OT- Va bene, occhio solo a non fare i power-players
Ora però è meglio smetterla con tutti quesi Ot, che sennò appesantiamo il racconto
-OT
...gli Aspiranti non sapevano che Heclial aveva appena raggiunto il Cuore di Omar.
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Dopo essersi diviso dai suoi compagni Claudium interrogò uno dei soldati dei Falchi che aveva messo fuori combattimento all'ingresso della Torre; prima che l'uomo perdesse i sensi, il Paladino apprese che Clanitia aveva fatto riunire tutti i Conti nella Sala del Gran Consiglio, il locale situato in cima al palazzo dove gli 8 erano soliti riunirsi per discutere dei problemi della cittadina.
L’Aspirante iniziò a sudare freddo: Clanitia non gli aveva di certo fatti riunire lì per discutere; probabilmente voleva… Il Paladino preferì non pensarci; forse poteva arrivare in tempo per impedirlo.
Certo però no sarebbe stata una cosa facile: avrebbe dovuto raggiungere da solo la cima di una torre alta ben 8 piani e per di più brulicante di decine di soldati pesantemente armati, senza contare che non avrebbe potuto utilizzare nessuno delle sue magie da paladino.
L’Aspirante si gettò a terra; non gli veniva in mente nessuna idea. Di certo se voleva arrivare in cima alla Torre in fretta e con abbastanza forze per riuscire a fronteggiare il Conte e le sue Guardia Reali avrebbe dovuto prendere per forza gli ascensori, ma così piazzato non sarebbe mai riuscito ad arrivare vivo fino alla Sala.
Mentre Claudium rifletteva su questi pensieri, il suo sguardo si fermò su Atreo, che attendeva impassibile gli ordini del suo cavaliere; i suoi occhi corsero poi verso i soldati che aveva ucciso e si posarono sullo stemma dipinto sulle loro corazze.
Improvvisamente il Paladino ebbe un’idea: se avesse indossato una delle armature dei soldati avrebbe potuto facilmente confondersi con loro riuscendo a raggiungere indisturbato la cima della Torre.
Soddisfatto dell'idea, l’Aspirante iniziò a spogliare il soldato più vicino e dopo essersi liberato della sua corazza indossò la nuova armatura; poi nascose il corpo del soldato spogliato per evitare che qualcuno scoprisse il suo trucco e desse l’allarme; inutile dire quanto faticò il Paladino, già provato dall’attacco alle mura, a trascinare il corpo con un'armatura che non era la sua; infine, dopo aver condotto Atreo nelle stalle e averlo confuso tra gli altri destrieri, l’Aspirante si incamminò verso i locali degli ascensori.
Tutto procedette come previsto da Claudium: il suo travestimento non destava sospetti tra i soldati, anche se, forse, agitati com’erano, non avrebbero notato il Paladino anche se avesse continuato ad indossare la sua corazza. L’Aspirante raggiunse così senza problemi l'ascensore e salì fino alla cima del palazzo, impiegando non più di un quarto d’ora. Tutto filò lisciò anche quando il Paladino attraversò il piano in cerca della Sala, la cui entrata Claudium individuò in un corridoio che conduceva ad una grande porta dorata sorvegliata da due Guardie Reali armate con armature complete ed alabarde.
Claudium sapeva che non sarebbe stato facile superarle, ma arrivato a questo punto non poteva fermarsi. Così, dopo aver preso un bel respiro, il Paladino imboccò di gran lena il corridoio.
<<Fermo, per ordine del Conte Clanitia nessuno può entrare nella Sala del Gran Consiglio fino a quando la riunione non sarà conclusa!>> intimò la prima Guardia a Claudium, sbarrandogli il passo con l’alabarda.
<<Cedete il passo, soldati! Il Generale Heclial in persona mi ha ordinato di riferire importanti aggiornamenti al Conte sullo stato dell’avanzata nemica>> mentì deciso il Paladino.
<<Noi siamo Guardie Reali, non Falchi, e rispondiamo solo all’autorità dei Conti. Nemmeno se ricevessimo l’ordine da Heclial in persona apriremmo queste porte!>> rispose lapidaria la seconda Guardia.
L’Aspirante allora si girò su se stesso fingendo di andarsene, ma appena il secondo soldato abbassò la guardia, il Paladino si girò, stampando con un pugno tremendo in faccia all’uomo, che lasciò la presa sull’alabarda e si accasciò tenendosi il naso con le mani.
Immediatamente l’altra Guardia calò giù la sua alabarda, che mancò per un pelo la testa del Paladino. A quel punto Claudium sguainò la sua spada di oricalco; l’Aspirante doveva sbrigarsi a terminare il combattimento se non voleva attirare a sé altre Guardie.
Così, dopo aver schivato un colpo di alabarda portato al suo fianco, il Paladino colpì le braccia del soldato, disarmandolo, e, con un colpo deciso portato all’elmo dell’uomo con il pomolo della sua spada, mise fuori combattimento la Guardia.
Proprio in quel momento però, l’altra Guardia si era ripresa e si apprestava a caricare Claudium, il quale, molto abilmente, schivò il colpo e deviò la direzione dell’attacco, facendo sbattere violentemente l'uomo contro il muro sinistro del corridoio. Ora che però entrambe le Guardie erano svenute, l’Aspirante fu costretto a nascondere anche i loro corpi se non voleva essere scoperto e, visto il tremendo peso delle loro armature, stavolta il guerriero dovette liberarsi della sua corazza per spostarli, rischiando così di farsi scoprire. Fortunatamente nessun soldato passò per il corridoio in quel momento e il Paladino riuscì a far rotolare i corpi dietro ad una grossa statua, lo stesso punto dove abbandonò la sua corazza.
Fatto ciò Claudium si fermò a riflettere un momento di fronte alla grande porta dorata; poi, preso un altro bel respiro, entrò.
La resa dei conti con Clanitia era finalmente arrivata.