Claudium incrociò le braccia: <<Ad essere sincero non saprei; non me ne intendo molto di tattiche d’assedio; in ogni caso la vostra idea mi sembra buona. La andrò a riferire immediatamente a Retoet>>.
Detto questo il Paladino si congedò dai compagni e riferì al Generale i loro pensieri in merito all’attacco. Dopo alcuni minuti di discussione il Generale ed i Comandanti si accordarono e comunicarono alle truppe i dettagli della sortita: mentre i fanti e gli arcieri avrebbero finto un attacco ad ovest, attirando così su di loro più truppe possibili, gli Aspiranti, Neirot e le sue Guardie Reali avrebbero abbattuto il grande trabucco di Oricalco situato ad est, sfondando così una delle porte. A quel punto la cavalleria sarebbe irrotta ed avrebbe cercato di prendere il controllo della città.
Tempo un’ora e l’esercito si sarebbe messo in marcia verso la Città di Cristallo.
Nel frattempo gli oltre 500 uomini che componevano le truppe dei Leoni procedevano col completare gli ultimi preparativi.
La tensione all’interno dell’accampamento era palpabile; ogni soldato conduceva le attività più diverse, dal sellare i cavalli all’indossare le armature, dal controllare gli archi all’affilare le spade, ma le medesime espressioni di sconforto e paura figuravano sul viso di tutti.
I soldati si chiedevano se mai avrebbero potuto fare ritorno alle loro famiglie, da quei familiari che ora attendevano confusi all’interno della città il succedersi degli eventi, non potendo concepire i sinistri complotti che avevano portato i loro cari ad abbandonare così improvvisamente la città in assetto da guerra.
I Leoni si chiedevano anche se avrebbero mai potuto combattere e, forse, uccidere i Falchi, quegli stessi compagni con cui fino alla sera precedente banchettavano come fratelli all’interno delle mura.
Turbamenti in parte diversi assalivano anche gli Aspiranti, ancora intenti a prepararsi alla battaglia. Ciò che li turbava maggiormente era stata la visione di Jekyll: cosa significavano quelle immagini? Non poteva rappresentare lo stato attuale di Omar, i soldati avevano lasciato la città da non più di una giornata. Ed allora a cosa corrispondevano? Ad un possibile futuro? A cosa sarebbe successo se avessero fallito? O magari era un monito che preannunciava la loro inevitabile sconfitta?
L’unico che non sembrava preoccupato da tali timori era Claudium, che da quando era tornato dall’incontro con il Generale era rimasto in disparte ad affilare con un sasso la sua spada di Oricalco.
Nella speranza di comprendere cosa lo stesse turbando, Jekyll, l’Aspirante con cui il Paladino aveva forse più legato durante il viaggio, gli si sedette accanto guardando i soldati concludere gli ultimi preparativi.
<<Cosa vi succede, Claudium? E’ da più di mezz’ora che non avete aperto bocca>> disse il Cavaliere del Nord.
<<Cerco di farmi una ragione per quello che ci è accaduto>> rispose il Paladino continuando a affilare la lama.
<<Vi rimproverate forse per Lamion? Non dovreste: nessuno di noi aveva capito le sue vere intenzioni, nemmeno io che tra tutti noi sono il guerriero con più esperienza>>.
<<Non sto pensando a Lamion; penso a Clanitia; lo conobbi quando ero ancora un apprendista; non passava anno che il maestro Corso non portasse me ed Osa ad Omar per mostrarci come Clanitia, suo vecchio amico, amministrasse la città con così grande zelo.
Ho passato la mia infanzia prendendolo come esempio di onestà e nobiltà d’animo. Ed ora mi sento tradito.
E voglio vendetta>> disse Claudium lapidario.
<<Claudium, sapete almeno quanto me che la vendetta non porta mai a nulla, né tanto meno reca alcun conforto a chi la porta a termine. Per non parlare che è un sentimento che non si addice ad un Seguace di Blue Dragon…>> rispose Jekyll.
<<Non pretendo che capiate cosa provo Jekyll, però vi chiedo di farmi una promessa prima di questa battaglia…>>
<<Quale?>>
<<Quando ci troveremo di fronte Clanitia, vi prego di lasciarlo a me>>.
E proprio mentre il Cavaliere del Nord stava per rispondere alla richiesta dell’amico, l’accampamento venne pervaso dal rumore di un corno: l’esercito si stava mettendo in marcia.
***
Non pretendere di poter governare solo con le buone azioni
Era questa la frase che Clanitia continuava a ripetersi senza sosta, immerso nella serenità del suo studio nella Torre. Era stato il primo insegnamento di politica che aveva ricevuto e, mentre osservava la città dormire beata sotto il manto stellato, gli era tornato alla mente, e continuava a ripeterlo quasi volesse convincersi della sua verità.
La riflessione del Conte venne però immediatamente interrotta dallo spavento provocato dalla comparsa di Hermes di fronte alla finestra del suo studio. L’arrivo del falco non poteva significare che una cosa: Lamion era morto.
Clanitia si portò la mano al petto; si sentì mancare; riuscì però a trovare la forza di alzarsi e di far entrare il volatile, che andò subito ad appollaiarsi nella sua uccelliera.
Il cuore del Conte era straziato dal dolore; la persona che era gli stata più vicina durante tutti quegli anni, l’unica, forse, che riusciva davvero a capire il suo disegno, era morta.
Nella sua mente, quasi come se esso fosse stato richiamato, riaffiorò il ricordo del loro primo incontro: Clanitia era appena stato nominato Comandante quando incontrò per le vie della città quel frugoletto con ancora in mano la refurtiva per cui lo stavano inseguendo; la sua colpa era quella di essere un ragazzo affamato che aveva ceduto alla tentazione di una bancarella troppo appetitosa.
Da quel momento il Conte sapeva che le loro strade non si sarebbero mai separate e Clanitia, infatti, crebbe con affetto quel giovane birbante a cui insegnò tutto quello che sapeva e che trattò come un figlio. E fu proprio Clanitia a nominarlo Capo delle proprie Guardie Reali una volta eletto Conte.
Il dolore di Clanitia doveva però attendere: la notizia più grave al momento era che gli Aspiranti erano vivi e… sapevano. Questo significava che se non fosse riuscito ad eliminarli prima che informassero i Sommi di ciò che stava succedendo il suo piano sarebbe andato in fumo. E proprio mentre questo pensiero stava per gettare il Conte nel più totale sconforto, una guardia entrò bruscamente nello studio:
<<Onorevole Clanitia, è appena giunto un messo dai campi di grano ad ovest: le truppe di Retoet e di Necroiec stanno marciando ad Omar in assetto da guerra! Con loro sono stati avvistati anche gli Aspiranti!>>
Un attacco… Me lo aspettavo… Però ci sono anche gli Aspiranti… Ma forse in realtà è una fortuna… Se li uccidiamo adesso i Sommi non sapranno mai niente… pensò Clanitia.
<<Soldato, riferisci subito al Generale Heclial di mettere in allerta le truppe e di prepararsi a sostenere un attacco dei Leoni!>>
<<Subito, Signore!>>
Una volta che il soldato se ne fu andato Clanitia tornò ad osservare la città.
<<Venite, venite pure: non sapete quello che vi aspetta…>>
***
<<Vi vedo pensieroso, Paladino>>.
Da quando erano partiti Claudium era rimasto soprappensiero, per questo non si accorse che la sua cavalcatura era stata affiancata da quella del Conte Necroiec.
<<In una mattina come questa come si potrebbe non avere pensieri?>> rispose l’Aspirante.
<<Ciò che dite è giusto, spero solo che le vostre riflessioni non vi distraggano dal vostro compito>>.
<<Non succederà Conte, di questo potete essere sicuro>>.
Seguirono alcuni minuti di silenzio.
<<Stavo pensando che io ed i miei compagni non vi abbiamo ancora ringraziato>> continuò il Paladino.
<<Ringraziarmi? E per cosa?>>
<<Beh, tramite Neirot avete vegliato su di noi per tutto il viaggio ed è sempre grazie a voi se io ed i miei compagni siamo sopravissuti alla trappola di Lamion. In realtà vi dobbiamo molto>>.
<<Per quanto mi riguarda, l’aiuto che ci state dando contro Clanitia costituisce già un ringraziamento più che sufficiente>> disse Necroiec sorridendo.
L’esercito marciò per alcune ore, per poi arrestarsi alla base di una collina ad ovest.
Le truppe erano arrivate.
Oltre il rilievo si trovava Omar.
Come previsto, gli Aspiranti, l’ingegnere militare, le Guardie Reali di Neirot e la cavalleria dei Leoni si staccarono dall’esercito aggirando la collina verso est, mentre il resto delle truppe si preparava a lanciare l’attacco contro la porta ovest.
Il Conte Necroiec, gli ausiliari dell’esercito e tutti gli altri non-combattenti si mossero invece verso un colle a nord per osservare l’esito della battaglia. Se la battaglia si fosse risolta in favore dei Leoni sarebbe stato necessario il loro aiuto.
Una volta che le truppe ebbero preso posizione il Generale si staccò dal suo battaglione passando in rassegna lo schieramento e, dopo essersi assicurato che tutti fossero ai loro posti, diede l’ordine di risalire la collina.
Vista dalla cima di quel rilievo, con il sole che albeggiava ad est, la bellezza di Omar raggiungeva il suo culmine: i bagliori cristallini della città aumentavano la loro lucentezza con l’avanzare dell’alba mentre le gemme di Balthia che formavano il Cerchio brillavano di un azzurro quasi innaturale in cima alle 8 torri della cittadina.
Retoet scrutò la pianura intorno ad Omar. Le difese erano esattamente quelle che il Generale si aspettava. L’unico imprevisto consisteva nell’aumento del numero delle macchine da lancio poste attorno alla città.
Retoet avrebbe dovuto aspettarselo: dopotutto Heclial era abile almeno quanto lui in fatto di strategia.
Il Generale scrutò poi la pianura ad est e vide che gli Aspiranti ed il resto degli uomini procedevano verso una macchia di bosco, una posizione perfetta per il loro attacco. Egli però non poteva aspettare che la raggiungessero; il suo esercito era infatti ormai visibile da almeno 5 minuti e doveva sbrigarsi se voleva sferrare un attacco a sorpresa. Trottando di fronte alle sue truppe iniziò così il suo discorso:
<<Soldati, oggi è arrivato il gran giorno!
Il giorno che avete aspettato da quando siete entrati nei ranghi dei Leoni, il giorno che aspettavate da quando siete diventati cittadini di Omar, il giorno che aspettavate da quando siete nati!
Questo è il giorno della vittoria!
E’ il giorno della pace!
E’ il giorno in cui gli abitanti di Omar raggiungeranno finalmente la libertà che da più di un secolo manca loro!
Sento però che tra di voi non tutti ne sono convinti.
Sento delle voci che si lamentano.
Voci che si domandano quale vittoria possa mai esservi nell’attaccare quella stessa città che abbiamo giurato di difendere, quale pace nel trucidare i Falchi nostri fratelli, quale libertà nel rovesciare una congiura per tornare alla vecchio ordinamento corrotto.
Ebbene, io a quelle persone dico: avete ragione.
Una guerra civile non è solo fratricida, ma anche stupida.
Però io vi domandando anche quale scelta abbiamo noi.
Preferite forse rientrare in città? Chiedere perdono al futuro tiranno? Assistere impotenti mentre questi sovverte le nostre istituzioni avventandosi rapace sul trono del potere?
E le vostre famiglie? Le volete vedere schiave? Le volete vedere picchiate per aver starnutito troppo forte e scusarsi ancora per aver fatto arrossare le mani ai loro aguzzini?
Volete vedere voi stessi schiavi? Volete essere costretti a bruciare le case di vecchi in arretrato con le tasse per la paura di vedersi tagliata la testa al primo “Nossignore”?
Volete che anche i vostri figli siano schiavi? E che lo siano anche i vostri nipoti e tutte le generazioni future, finché un’altra guerra non metterà sul trono un altro tiranno al prezzo di un altro massacro?
Voi non lo volete, noi non lo vogliamo!
Ed è per questo motivo che questo giorno noi combatteremo, combatteremo contro coloro che credono di combattere per la nostra patria, contro quelle mura che ora proteggono un assassino, contro i nostri stessi sovrani che complottando ed ingrassandosi hanno portato alla catastrofe la nostra bella cittadina!
Quest’alba sorgerà portando con sé un giorno nuovo, un giorno in cui la nostra città è tornata il gioiello del Continente Occidentale!
Rammentate che è per lei e solo per lei che combattiamo!
Per te, Omar!>>
I soldati vennero immediatamente galvanizzati dal discorso del loro Generale e tutti i dubbi che li avevano pervaso fino a poche ore fa sparirono, come se non fossero mai esistiti; i Leoni iniziarono ad urlare il loro assenso percuotendo gli scudi con le spade o alzando in aria le armi, mentre le loro membra si sentivano riempite di una nuova e straordinaria energia.
Ora l’esercito era pronto per la battaglia.
E fu così che, una volta girato il suo destriero verso il pendio, Retoet si lanciò a tutta velocità brandendo la sua spada di cristallo, seguito a sua volta da un esercito che era pronto a dare la vita per ciò in cui credeva.
***
La macchia di bosco in cui gli Aspiranti e la cavalleria si erano posizionati riusciva a celare perfettamente la loro presenza. Fu Albins in particolare a rimanere soddisfatto da quel risultato: per un ninja è sempre motivo di appagamento riuscire a mascherarsi perfettamente prima di un attacco.
Non appena il gruppo si fu messo in posizione, Claudium verificò che ogni uomo fosse al suo posto.
L’Aspirante era molto orgoglioso che i suoi compagni l’avessero scelto come guida per i loro attacco, perchè voleva dire che i suoi compagni continuavano ad avere fiducia in lui.
Assicuratosi che tutto fosse a posto, il Paladino prese posizione in capo al gruppo insieme a Neirot; dietro di loro stavano in prima linea gli Aspiranti, Eoden compreso, seguiti a loro volta dalle Guardie Reali di Neirot, dall’ingegnere ed ad alcuni cavalieri che Neirot aveva aggiunto all’operazione, preventivando che il gruppo potesse subire delle perdite durante la manovra di avvicinamento. La cavalleria invece si rintanò nel bosco attendendo il segnale per il loro assalto.
Agli Aspiranti ora non rimaneva quindi che attendere l’esito del diversivo, che nel frattempo era già stato sferrato.
***
Non appena i fanti furono a portata di tiro le baliste iniziarono ad attaccare; fortunatamente esse non riuscirono ad infliggere grosse perdite alle truppe del Generale, che raggiunsero in poco tempo l’area delle mura; qui le prime linee ebbero in breve ragione dei soldati posti alla guida delle macchine da lancio, spianando così la strada verso la porta ovest.
Dal canto loro le truppe dei Falchi non persero tempo e gli arcieri presero immediatamente posizione dietro i merletti delle mura e sulle feritoie delle torri alle estremità della porta.
Sotto ad una fitta pioggia di frecce i Leoni incominciarono ad attaccare la porta con gli arieti, i quali erano protetti dagli scudi dei fanti, che avevano adottato una sorta di formazione molto simile alla “tartaruga” romana.
Anche gli arcieri della retroguardia fecero la loro parte e, dietro la protezione di una serie di mantelletti, scaricavano sopra le mura quante più frecce possibili, cercando così di smorzare la morsa degli arcieri avversari sui fanti.
Per ora l’operazione procedeva secondo i piani, ma il Generale sapeva di avere un tempo limite per raggiungere il suo obiettivo.
Retoet conosceva infatti le tattiche militari di Omar e sapeva che mentre loro combattevano i soldati dei Falchi si stavano già dando da fare per riscaldare olio e pece bollenti da lanciare sugli invasori. E, visto l’elaborato ma letale sistema di “innaffiamento” di cui la città poteva disporre, se l’esercito non fosse riuscito ad attirare in tempo abbastanza soldati dal lato est della città per far partire l'assalto degli Aspiranti, le prime linee si sarebbero trovati letteralmente sotto una pioggia di fuoco; e a quel punto non solo l’attacco sarebbe scemato ma l’esercito sarebbe stato respinto e la missione sarebbe fallita.
E purtroppo era esattamente quello che stava succedendo, poiché, anche se tutte le guardie posizionate sulle mura nord-ovest e sud-est erano state mobilitate, così come la maggior parte dei soldati della zone nord e sud, le guarnigioni ad est non accennavano a sguarnirsi.
Fu mentre dirigeva le truppe immerso in questi pensieri che Retoet intravide sulle mura un sagoma a lui familiare; era il Generale Heclial, il quale stava dirigendo personalmente le operazioni di difesa della città.
Perché non mobilitate quelle dannate truppe? pensò il Generale dei Leoni, fissando la sommità della porta.
Purtroppo la situazione non cambiò e la pece era quasi pronta, Retoet lo sapeva.
Il Generale dei Leoni iniziò a pensare che ormai stava tutto per finire, l’ultimo attacco dei Leoni per la salvezza di Omar si stava trasformando nel canto del cigno e lui non poteva fare niente per evitarlo.
Ma Retoet non poteva sapere che uno dei loro arieti era riuscito, con un colpo di fortuna, ad incrinare l’anta sinistra della porta ovest.
I soldati dei Falchi informarono immediatamente Heclial dell’evento, il quale sbiancò in volto:
Se quella incrinatura si allarga c’è il rischio concreto che la porta ceda.
Il Generale dei Falchi immaginava già il ricordo che i futuri abitanti di Omar avrebbero avuto di lui: Heclial, il Generale la cui imperizia permise che un esercito avversario violasse per la prima volta nella storia di Omar il sacro suolo della città.
Heclial non avrebbe mai potuto sopportare una simile vergogna e così ordinò che metà degli arcieri dislocati sulle mura est, nord-est e sud-est confluissero sulla porta ovest.
***
Claudium aspettava con impazienza l’inizio dell’assalto. Era passato ormai molto tempo da quando i Leoni avevano iniziato l’attacco e l’Aspirante iniziava ormai a pensare che il loro piano non stesse funzionando; proprio in quel momento però Claudium intravide una serie di bagliori provenienti dal colle vicino: era il segnale, la porta est era rimasta sguarnita.
<<Soldati, pronti per l’attacco!>> esclamò deciso il Paladino.
Immediatamente gli Aspiranti e i soldati si prepararono.
<<CHAAAAAAARGGGEEEE!>>
Dopo aver lanciato l’immancabile grido di battaglia del Regno, Claudium si fiondò contro le mura seguito dai compagni e dal resto del gruppo.
Purtroppo la cartina non mentiva: il terreno ad est era molto sconnesso e ciò riduceva di molto la velocità dei cavalli.
Inoltre, non appena i cavalieri furono a portata di tiro, l’immenso trabucco e le altre macchine da lancio iniziarono a bombardare il gruppo.
<<Claudium, siamo un bersaglio troppo facile!>> urlò Jekyll che aveva appena schivato per miracolo uno degli immensi proiettili lanciati dal trabucco.
<<Va bene, separiamoci!>> ordinò Claudium ed immediatamente soldati ed Aspiranti ruppero la formazione, procedendo ognuno per conto proprio.
Questa tattica si rivelò alfine molto efficace, poiché in questo modo venne quasi dimezzata l’efficacia dei lanci nemici, ma purtroppo ciò non poté evitare l’abbattimento di 5 uomini.
Una volta che il gruppo arrivò nell’area delle mura, Drago, Albins ed Eoden procedettero subito a fare piazza pulita dei soldati alla guida delle macchine da lancio.
Il trabucco intanto era lì che li attendeva, un’immensa macchina azzurra la cui struttura sfavillava di mille colori sotto la luce del sole; essa era fatta quasi interamente di puro Oricalco ed era così alta ed imponente che gli Aspiranti erano sicuri sarebbe riuscita ad annientare l’intero reparto della loro cavalleria se essa non avesse trovato riparo nel bosco.
Ma non c’era tempo per perdersi in lode ed ammirazione: il gruppo aveva poco tempo prima che le difese nemiche si infoltissero nuovamente e la parte difficile della missione era appena incominciata.
Subito Drago e Trekentoff iniziarono a tagliare le funi ed ogni tipo di sostegno che ancorasse la macchina al terreno mentre le Guardie Reali ed i cavalieri scesero da cavallo e si divisero in due gruppi: il primo gruppo aveva il compito di scavare una mina sotto la base del trabucco e precisamente sotto la metà rivolta verso le mura; in questo modo il terreno avrebbe ceduto più facilmente sotto il peso della macchina.
Dopo essersi perciò liberati dalle parti dell’armatura che li avrebbero intralciati, i soldati misero mano ai badili ed iniziarono a scavare intorno alla macchina da lancio. Per velocizzare il lavoro Albins utilizzò alcuni Jutsu di terra per far letteralmente scomparire la terra da sotto l’arma, mentre Jekyll e Eoden aiutavano gli altri a scavare come potevano.
Al secondo gruppo spettava invece il compito di legare i cavalli alla macchina; i soldati si diedero quindi da fare per lanciare più rampini possibili verso la cima del trabucco e, una volta assicuratisi che fossero abbastanza per reggere la forza a cui sarebbero stati sottoposti, legarono le corde a collari da spalla fatti appositamente indossare ai cavalli prima della missione. Il tutto avveniva sotto l’attenta guida dell’ingegnere, il quale aveva il compito di controllare la traiettoria di caduta del trabocco, poiché anche il minimo errore di calcolo avrebbe fatto mancare loro il bersaglio.
Claudium infine doveva provvedere alla difesa dei soldati dagli arcieri nemici.
Per fare ciò il Paladino fu costretto a riversare tutta l’energia magica che possedeva all’interno di Arkea, la quale si illuminò di un’accecante luce azzurra e, grazie alla facoltà della spada di raddoppiare la potenza degli incantesimi lanciati, il Paladino riuscì a materializzare un enorme scudo argenteo con il quale tenere al riparo i propri compagni.
Trascorsero alcuni minuti e i lavori procedevano come previsto.
<<Ingegnere, lo scavo è stato completato>> affermò Jekyll dopo aver raggiunto l’uomo insieme ad Eoden ed Albins.
<<Anche le corde sono fissate ed in tiro>> aggiunse poi Neirot.
<<Bene. Ora, metà dei cavalli deve tirare a sinistra della porta mentre l’altra dovrà tirare verso destra: in questo modo la forza risultante sarà perpendicolare alle mura e saremo sicuri che il trabucco colpisca la porta>> disse l’ingegnere indicando quest’ultima con un dito.
<<Ma così facendo i cavalli rimarranno esposti al tiro nemico>> osservò Trekentoff che aveva appena finito di tagliare tutti i supporti insieme a Drago.
<<Purtroppo questo è l’unico modo. Forse se il vostro compagno potesse allargare il suo scudo…>>
Lo scudo creato da Claudium era largo una decina di metri, una lunghezza già considerevole considerato che l’Aspirante non era un mago, ma se voleva coprire anche i cavalli avrebbe dovuto almeno triplicarne la larghezza.
<<Speriamo che Claudium ce la faccia…>> esclamò amaro Drago <<...Claudium dovete allargare il vostro scudo!>>
Il Paladino sperava di aver capito male. Era da almeno dieci minuti che gli arcieri continuavano a bombardarlo di frecce:
<<State scherzando?! E’ già un miracolo che tenga in piedi questo. Non ce la farei mai!>>
<<Dovete farcela o qui ci lasciamo tutti le penne!>> esclamò il ninja.
Convinto ormai dell’inevitabilità di tale azione, Claudium prese un bel respiro e dopo aver pronunciato sottovoce alcune formule iniziò lentamente ad allargare lo scudo; lo sforzo fu così forte che ad un certo punto il Paladino iniziò ad urlare ma alla fine riuscì a far raggiungere allo scudo la larghezza necessaria; ora anche i cavalli sarebbero stati coperti.
<<Non resisterò più di 2 minuti perciò sbrigatevi!>> esclamò l’Aspirante.
Il gruppo non se lo fece ripetere una seconda volta e, mentre i cavalieri incitavano i cavalli a tirare, gli Aspiranti e le Guardie spingevano con tutte le loro forze il trabucco nella speranza di farlo cadere.
La macchina iniziò subito a muoversi, ma Claudium incominciava già a perdere energia; infatti lo scudo si dissolse in più punti, lasciando filtrare molte frecce.
<<NON CE LA FACCIO PIU’! FATELO CADERE!>>
Mentre il Paladino urlava, il terreno alla base del trabucco iniziò a cedere, per poi franare tutto d’un colpo.
Il trabucco stava finalmente cadendo.
<<CI SIAMO CLAUDIUM! TOGLIETEVI!>> urlò Neirot.
Claudium aveva udito benissimo le parole del Capo delle Guardie Reali, però il suo corpo rifiutava di muoversi.
Fortunatamente per lui, proprio mentre il trabucco stava per schiacciare l’ Aspirante, Trekentoff ebbe il sangue freddo di tuffarsi sul Paladino, togliendolo dalla traiettoria.
I due caddero entrambi a terra a lato del trabucco; erano un po’ lividi, ma ancora vivi.
Pochi attimi dopo tutta la pianura attorno ad Omar venne invasa da un rumore assordante. Il trabucco era caduto ed aveva centrato la porta, facendola finire in mille pezzi. L’impatto fu così forte che tutti i soldati situati sulle tre mura ad est vennero sbalzati di sotto.
Gli Aspiranti ed il resto dei soldati erano sfiniti ma non potevano ancora riposarsi. Dopo essere quindi rimontati in groppa ai loro cavalli ed aver tagliato le funi che li ancoravano alla macchina, si lanciarono dentro alle mura. Come previsto dal loro piano il gruppo si divise: i soldati e Neirot avrebbero dato supporto alla cavalleria mentre gli Aspiranti si sarebbero diretti verso il palazzo di Omar.
***
Al Conte Clanitia per poco non prese un infarto. Un rumore fortissimo lo aveva quasi assordato.
Non può essere…
Il Conte si avvicinò tremando alla finestra e guardò verso est: una delle porte aveva ceduto, la cavalleria dei Leoni aveva fatto irruzione ed ora gli arcieri a cavallo ripulivano le vie e le mura dalle truppe dei Falchi. Non poteva essere: Omar esisteva da centinaia di anni eppure mai nessun esercito, nemmeno l’Orda di Red Dragon era riuscita a violare il perimetro delle mura.
Il Conte si buttò su una sedia con le mani nei capelli. Tutto era perduto.
Lanciatosi fuori dalla stanza ordinò immediatamente alle sue Guardie di radunare i Conti del Gran Consiglio.
Se doveva cadere almeno non sarebbe stato l’unico.
***
Mentre gli Aspiranti galoppavano veloci per le vie della città, osservavano i cittadini confusi e spaventati radunarsi nelle piazze; essi di punto in bianco si erano resi conto che Omar non solo aveva subito un attacco, ma che un esercito nemico stava addirittura invadendo la città. La loro confusione andava poi aumentando man mano che la gente capiva che erano stati i soldati dei Leono ad invaderli.
Gli Aspiranti avevano una gran voglia di fermarsi e spiegare agli abitanti cosa stesse succedendo ma ora non ne avevano il tempo; la loro missione infatti era quella di catturare Clanitia e costringerlo a capitolare e per nulla al mondo essi si sarebbero fatti distogliere da questo obiettivo.
Il gruppo non ci mise molto a percorrere la strada di marmo ad est, ma quando esso giunse in prossimità della Torre i soldati stavano già facendo scorrere le saracinesche per proteggere il palazzo. Così, mentre Claudium ed Atreo, che avevano distaccato il gruppo, riuscirono ad entrare, gli altri rimasero invece chiusi fuori.
Dopo aver eliminato i soldati presenti il Paladino scese da cavallo e si avvicinò alla saracinesca; non poteva credere di essere stato diviso dai suoi compagni.
<<Forza proviamo a sollevarla>> propose Trekentoff, ma fu tutto inutile: la grata era troppo pesante per sollevarla a mani nude e gli Aspiranti non potevano usare la magia all’interno della città.
Mentre gli Aspiranti si chiedevano se ci potesse essere un’altra entrata, una forte scossa di terremoto scosse Omar.
<<Che cos’è stato?>> domandò Drago.
<<Una sciagura!…>> esclamò Retoet arrivando al galoppo <<…Heclial è riuscito a raggiungere i sotterranei di Omar e ne ha aperto l’entrata. Heclial non è un tipo che si arrende facilmente: se è entrato lì vuol dire che ha intenzione di raggiungere il frammento di Balthia posto al centro della città. E’ quello che alimenta la magia del Cerchio e degli Schermi e se Heclial tocca qualcosa provocherà un’esplosione che polverizzerà l'intera città!>>
Gli Aspiranti sbiancarono; per il Generale dei Falchi evitare una sconfitta valeva più della salvezza del suo popolo?
<<Non abbiamo scelta: dobbiamo fermarlo…>> disse Jekyll <<…Retoet, guidateci dentro sotterranei; ci penseremo noi a fermare Heclial. Voi Claudium vi occuperete invece di Clanitia>>.
<<Ma non possiamo lasciarlo andare da solo>> esclamò Drago.
<<Purtroppo non abbiamo altra scelta. Mi raccomando Paladino, state attento>> disse il Cavaliere del Nord guardando l’Aspirante dritto negli occhi.
<<Anche voi non abbassate la guardia: Heclial non sarà di sicuro solo e voi non potete usare magie o armi incantate finché rimanete dentro la città>> esclamò l’Aspirante.
Un solo sguardo bastò a Claudium per far capire ai compagni ciò che mille parole non avrebbero potuto dire; quanto era riconoscente loro per averlo sostenuto fino a quel momento, quanto li ammirava per le straordinarie qualità dimostrate e quanto li stimava per la fiducia che essi avevano riposto in lui.
Così, dopo essersi congedato dai compagni, Claudium si diresse deciso verso la cima della Torre, mentre Retoet egli Aspiranti partirono al galoppo verso i sotterranei.
La lotta per il potere ad Omar era ormai arrivata alle battute finali.
OT- Finalmente sono riuscito a postare il pezzo. Ora le nostre strade si dividono e i vostri post dove tentate di fermare Heclial si incrocieranno ai miei che tento di fermare Clanitia. Se avete dei dubbi contattatemi pure via mail. Buona scrittura a tutti
-OT