Minaccia dal futuro

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BrightBlade
00domenica 10 aprile 2005 22:45
"Il signor occhi gialli si è finalmente deciso ad agire" pensò Bright, osservando l'automa che, silenziosissimo, si stava muovendo per aggirare il gruppo. "Forse non sa di cosa siano capaci i vampiri... sarà individuato senza dubbio" continuò a pensare. Aveva percepito l'avvicinamento di Lirisea, anche se non aveva ancora avuto un contatto visivo che gliene desse la certezza: era stato già difficilissimo nascondere alla ragazza la sua presenza, e Bright non era neppure sicuro di esserci riuscito perfettamente.
Non aveva molta importanza, per il momento: ben presto, Ikarus e compagni avrebbero avuto da fare...
Bright trattenne a stento un grido di sorpresa. L'intera foresta pareva all'improvviso muoversi! Il Vassallo si accucciò ancora più tra i massi che gli facevano da riparo e nascondiglio.
Il terreno stesso vibrava, mentre violenti scossoni animavano le piante. All'improvviso, una grande quercia, a pochi metri dal Paladino, cominciò ad inclinarsi pericolosamente verso l'atlantideo. Il Gran Maestro capì di non avere il tempo per fuggire, e fece del suo meglio per appiattirsi a terra il più possibile. Qualche attimo dopo, il gigantesco albero si schiantò su di lui. Per sua fortuna, le pietre che lo avevano nascosto avevano bloccato parzialmente l'albero. BrightBlade era ormai imprigionato lì sotto, a meno che non fosse riuscito a sollevare di peso il tronco - cosa che andava abbastanza al di là delle sue capacità - ma per lo meno era vivo. Mentre sentiva un rivoletto di sangue sgorgare da un largo quanto innocuo taglio alla testa, Bright sbirciò oltre i propri stivali, e vide sbucare dal terreno un'intera squadra dei robot affrontati precedentemente. Questi, tuttavia, avevano l'armatura ombrata, cosa che li rendeva quasi invisibili nell'ombra del boschetto.
I robot si guardarono intorno, diligentemente. Il frastuono provocato dalla caduta dell'albero doveva essere stato percepito a miglia e miglia, ma la cosa non sembrava intaccare la loro cura nel muoversi silenziosamente... verso di lui.
L'atlantideo rimase immobile. I robot si avvicinarono all'albero, quindi lo scavalcarono con un agilissimo balzo. Uno di loro preferì atterrare sul tronco, facendolo scendere pericolosamente verso il petto del Paladino. Da là sopra, il robot - doveva essere il capo - scrutò il territorio circostante. Il ronzio modulante che Bright riusciva perfettamente ad udire non era per nulla rassicurante. Sembrava come se la creatura stesse scrutando, per mezzo di qualche strumento, l'orizzonte, alla ricerca di nemici.
Bright trattenne il fiato, ma evidentemente il marchingegno di cui si era servito il costrutto era regolato sulla media-lunga distanza, e dunque incapace di percepirlo.
Soddisfatto del suo esame, il robot scese dall'albero, chiamando a sé i compagni.
Il Gran Maestro li udì comunicare in una strana lingua, basata su fischi ed altri rumori incomprensibili.
"Per nulla interessante..." pensò l'atlantideo, mentre si contorceva tentando di sgusciare da sotto la quercia.
Dopo qualche secondo, vi riuscì. Per sua sfortuna, il mantello rimase impigliato sotto il tronco, e strappandosi mentre il Paladino strisciava via produsse un rumore fin troppo udibile.
Bright si nascose dietro il tronco, mentre i robot si voltavano simultaneamente in quella direzione.
"Ci fosse stato Night, mi avrebbe preso in giro per il resto dei miei giorni" pensò BrightBlade, togliendosi dalle spalle l'arco lungo. Il Paladino incoccò silenziosamente una freccia e attese.
Udì i passi dei robot avvicinarsi sempre più...
Quando giudicò che i nemici fossero a non più di sei metri dalla quercia, Bright scattò in piedi e scagliò il dardo contro il comandante. La freccia si piantò con un sonoro schioccò nella testa della creatura, sfondando l'elmo d'acciaio che la proteggeva.
Mentre il loro leader crollava a terra, gli altri robot - erano in tutto sei - spararono simultaneamente verso il loro assalitore.
Una grandinata di proiettili attraversò il luogo dove BrightBlade si era trovato fino a pochi attimi prima, ma il Paladino si era abbassato su un ginocchio, proteggendosi dietro la quercia.
I robot avanzarono, pronti a fare fuoco.
Un comportamento abbastanza illogico per un umano - che si sarebbe invece allontanato, preferendo distruggere la quercia, i massi e chiunque ci fosse dietro a distanza, con tutta comodità - ma evidentemente più che naturale per quei costrutti.
Quando furono praticamente a un metro dalla quercia, Bright agì. Si alzò in piedi sguainando entrambe le spade, ruotò attorno all'albero crollato poggiandovi la schiena e abbatté le proprie armi sul primo robot della fila, riducendolo in pezzi. Senza neppure aspettare, l'atlantideo effettuò una nuova piroetta ed eliminò un secondo robot spiccandogli la testa con un rapido colpo della spada elfica, mentre la Lama di Atlantide si piantava in profondità nel petto di un terzo costrutto.
Bright frappose la carcassa di quest'ultimo tra sé e il nemico più vicino, che scaricò la sua arma invano contro la corazza del compagno, finendolo. Soltanto un paio di colpi passarono: uno si perse nella campagna e l'altro colpì di striscio il Paladino alla spalla. Deviato dall'armatura, anche il secondo proiettile volò via nelle tenebre.
Bright disincastrò la Lama di Atlantide dal rottame crivellato di colpi e la abbatté sul suo avversario, tranciandogli via l'arma da fuoco. Gli altri due robot si mossero per accerchiarlo, ma il Paladino intercettò uno dei due nel momento stesso in cui tra sé e l'altro c'era il nemico mutilato con un fendente di piatto, che scagliò a terra il nemico. Mentre quest'ultimo estraeva la lama da corpo a corpo dal polso sinistro, l'atlantideo lo trafisse con la spada elfica, quindi si gettò a terra, schivando per un pelo la raffica che il sesto robot gli sparò contro. Mentre si rialzava con uno scatto, Bright scagliò la Lama di Atlantide contro l'avversario. La spada lo colpì alla spalla destra, tranciandogli via il braccio e parte del fusto. Il robot mosse qualche passo incerto verso il Paladino, sguainando la lama da corpo a corpo, quindi cadde a terra.
Bright spostò sulla destra la spada elfica, e si avvicinò all'ultimo robot rimasto, mentre questi si metteva in piedi.
Il robot si accorse della minaccia e cercò di sparare contro il Paladino, ma mancò completamente il bersaglio. Bright lo attaccò con due fendenti: il primo fu deviato dalla corazza di ferro del robot, mentre il secondo lo colpì in pieno, squarciandone il petto e rivelando un intricatissimo sistema di strani cavi e tubi, percorsi da scariche blu.
Con un sibilo e una fumata, l'ultimo avversario crollò a terra.
Bright si guardò attorno, individuò la Lama di Atlantide piantata nel terreno a pochi passi dal quinto robot e la recuperò. Quindi, raccolse da sotto l'albero il pezzo del mantello mimetico che si era strappato mentre sgusciava via. Templar e gli altri avrebbero ormai saputo che un misterioso amico li stava seguendo, questo era certo, ma Bright non aveva intenzione di lasciar sapere anche chi fosse quell'amico.
Infine, rinfoderate le armi e infilati arco e faretra a tracolla, corse via fino a quando non ebbe messo tra sé e il luogo dello scontro almeno un chilometro. Fatto ciò, chiamò Tame. Il destriero arrivò in pochi secondi, e condusse via il Paladino, velocissimo.
"Chissà che faccia farà Ikarus quando scoprirà cosa è successo dietro al bosco..." si chiese, sorridendo.

Qualche centinaio di metri più in là, proprio quando Bright aveva osservato lo strano terremoto tra gli alberi del boschetto, gli occhi rilucenti di un'altra squadra di robot, ben più numerosa di quella che aveva invano aggredito il Paladino di Atlantide, osservarono il robot-spia attaccare i bluedragoniani, aspettando il momento buono per attaccarli a loro volta...


OT: Forza ragazzi, tocca a voi!!! /OT

[Modificato da BrightBlade 10/04/2005 22.47]

Ikarus, priore
00lunedì 11 aprile 2005 14:02
Ikarus estrasse la sua MorningStar velocemente, il suo sguardo scrutava nelle tenebre, ma non scorgeva altro che forme indistinte di arbusti e rocce. La sua mano si strinse ancora più forte alla sua arma, i raggi lunari colpendo le punte in ferro della MorningStar, lanciarono brevi bagliori in ogni direzione.
Il lieve venticello muoveva il mantello del priore con insistenza insieme ai suoi capelli.
Con una rapida occhiada guardò Lirisea, ora, più che odio, provava verso di lei compassione, la fanciulla non avrebbe mai più potuto osservare l'alba...ma i suoi pensieri furono interroti, quando un rumore metallico iniziò a provenire da sotto la collina, proprio nel mezzo della boscaglia.
Puntò i piedi saldi nel terreno e quando l'ebbe fatto, una specie di zampa metallica uscì dal sottobosco. Subito fu seguita dal resto del corpo, un grosso robot a forma di ragno si avvicinava minaccioso, ruotando il busto e mostrando i suoi otto occhi gialli.
Ikarus alzò la mano destra nel quale teneva l'arma e con un gesto rapido evocò la barriera protettiva attorno a se e a Lirisea. Subito gli venne in mente l'incantesimo di corrosione che aveva utilizzato tempo prima, quindi inaspettatamente, si lanciò giù dalla collinetta. Lirisea venne colta alla sprovvista, ma quando vide Ikarus mettersi a correre, lo imitò.
La creatura invece non parera affatto stupita e prese a sparare all'impazzata contro il sommo chierico. I proiettili roventi colpirono in migliaia la barriera, ma questa non s'infranse e quando Ikarus fu abbastanza vicino, lanciò il bastone a terra alla sua sinistra e con la mano toccò il nemico. Stava per compiere l'incantesimo, quando una potente scarica elettrica lo attraversò scagliandolo a terra.
La mano sinistra era stata bruciata e diverse ustioni dovevano essergli comparse sul corpo a causa dell'armatura. Ikarus non si concesse al dolore e cercò di risollevarsi.
Voltandosi a guardare Lirisea, la vide intenta a concentrarsi per lanciare un incantesimo. Anche il robot la vide e prese ad avvicinarsi a lei. Ikarus doveva impedire al robot di rompere la concentrazione di Lirisea e magari di ferirla.
Sapeva bene che i suoi poteri potevano poco o niente contro quei mostri di metallo, quindi risollevatosi, aprì il palmo della mano bruciata, verso il robot. Forse sarebbere stato inefficace, ma magari avrebbe attirato l'attenzione del nemico.
Quindi dei piccoli fasci di luce presero a canalizzarsi verso il palmo e rapidamente una bolla di luce iniziò a formarsi, quando fu pronta, il priore scagliò la sua magia verso il nemico.
Incredibilmente, il colpo s'infranse su una delle zampe del robot e la trapassò come se nulla fosse, proseguendo incontrò un'altra zampa e tranciò anche quella.
Quando le zampe si sgretolarono una strana sensazione colpì Ikarus, il robot emanava un'aura malvagia! Ma come era possibile? Probabilmente i soldati avevano torto nei riguardi della magia nel loro tempo, qualcuno la conosceva e aveva incanalato i suoi poteri malvagi all'interno dei robot, quel qualcuno, doveva essere CyberDragon!
Lirisea
00martedì 12 aprile 2005 23:40
Il robot per niente preoccupato per la perdita delle due zampe si girò per attaccare il Priore che era intento nelle sue veloci considerazioni; una leggera scossa però fermò la sua avanzata e lo fece cadere sui sei arti rimanenti.
Veloci liane uscirono dal terreno bloccandolo al suolo, mentre Ikarus, mantenuto l’equilibrio, tornò vicino alla giovane che aveva attuato l’incantesimo e le espose la sua conclusione.
-Qualcuno nel futuro è a conoscenza della magia?- Lirisea teneva una mano con il palmo aperto puntata verso il robot che tentava di liberarsi dalla stretta delle liane.
Al gesto di assenso del Priore osservò il costrutto come esaminandolo in ogni sua piccola parte; ora percepiva l’oscura aura che esso emanava.
-A cosa state pensando?- chiese Ikarus accorgendosi dello strano comportamento della ragazza.
-Ad Aredhel.....è una maga, possono averla "usata"....in tempi antichi esistevano rituali o qualcosa del genere che incanalava l’energia di un mago in altre persone o cose sprovviste…..se sono in possesso di libri che riportano quei rituali…- Lirisea si rabbuiò in volto mentre continuava ad osservare il robot che tentava in ogni modo di liberarsi, ma più si muoveva, più la stretta si faceva ferrea.
Ikarus intanto era rimasto colpito, non tanto dalla spiegazione possibile della sparizione della giovane, ma dalla apprensione che avvertiva nella voce della vampira che gli stava di fronte.
Solitamente quegli esseri erano privi di certe emozioni totalmente mortali.
Ma la spiegazione a quel fatto doveva essere rimandata, perché il costrutto riuscì finalmente ad essere libero.
-accidenti...- sibillò Lirisea emettendo un basso ringhio, ed estraendo i due pugnali che portava nei foderi legati ai fianchi della cintura, si preparò allo scontro.
La sua concentrazione era caduta per colpa di una sensazione di disagio.
Qualcosa li stava osservando e si stava avvicinando; era ancora lontana, ma ora la presenza era chiara alla giovine.
Il Priore si preparò ad riutilizzare l’incanto usato precedentemente, avendo sortito il giusto effetto, mentre la ragazza si allontanava da lui, mantenendo la calma e rimanendo vigile ad ogni movimento del robot.
Esso sembrava restio ad attaccare.
I due sapevano che non era per paura, ma stava saggiamente studiando una mossa che avrebbe segnato la sua vittoria.
Dovevano trovare un giusto modo per distrarlo così che avrebbero potuto attaccarlo facilmente.
Lirisea si mosse fulminea, mentre sentiva le otto paia di occhi del costrutto sulla sua persona.
Ikarus aspettò movendosi, cercando di non essere ferito dalle zampate, mentre la giovane schivò facilmente una serie di proiettili scaricategli addosso dall’essere, e saltò agilmente, aiutandosi con una mano, il robot, mentre con la resistente e dura lama di Estele riuscì a scalfire la corazza, non causandogli però seri danni, ma costringendolo a prestargli tutta la sua attenzione.
Una serie di colpi oscuri partirono da esso, togliendo così ogni dubbio a Lirisea sul possedimento dell’essere di magia.
Il robot tentava di colpire la giovane che però risultava troppo veloce per lui.
Ad un tratto si fermò come se stesse realizzando solo ora che c’era un secondo nemico nei paraggi.
Ma dove era finito?
Lirisea si riparò, mentre il priore trafisse da dietro il costrutto con l’incantesimo.
Il robot fu colpito duramente, mentre il suo corpo veniva in parte sgretolato e cadeva pesantemente a terra.
Lirisea si avvicinò guardinga, mentre Ikarus osservava sorpreso l’essere venire avvolto e distrutto completamente da un’oscura forza.
-Ma cos...- stava per chiedere, quando fu interrotto dalla giovane vampira:
-Forse chi lo ha mandato ha deciso che non era più necessario…- sussurrò piano, alzando il viso, rivolgendo lo sguardo verso la foresta e subito dopo verso l’accampamento vuoto.
Ikarus seguì il suo sguardo notando l’assenza degli altri.
-Dove sono finiti?- chiese avanzando e incominciando a scendere dalla collina dove si era consumato lo scontro.
Lirisea lo seguì stringendo ancora in mano i due pugnali e continuando a guardarsi intorno.
-C’è stato un altro scontro a qualche metro di distanza…sono stati richiamati dal rumore....il problema che il vero scontro capiterà da un momento all’altro....- la giovine si fermò e ascoltò in silenzio un distinto rumore provenire dalla foresta alla loro destra, a molti metri di distanza.
-Dite che un esercito di robot si stia mobilitando verso di loro?- Ikarus strinse l’arma, pronto ad affrontare il nemico, mentre seguiva Lirisea nel folto della vegetazione, dove si potevan vedere le tracce del passaggio del loro gruppo.
-già....dobbiamo avvertirli ed in fretta anche...- Lirisea si mise a correre, seguita subito dal priore, mentre tendeva l’orecchio per cogliere il rumore della squadra di robot in avvicinamento.
Ikarus, priore
00mercoledì 13 aprile 2005 16:43
Ikarus correva seguendo Lirisea. Se ciò che aveva detto era vero, allora, il nemico intendeva fare sua ogni persona in grado di utilizzare la magia. Forse il vero motivo che li spingeva al Regno, non era quello di distruggerlo, ma di rendere loro ogni potere magico scaturito dai suoi abitanti.
Con la magia del Regno dalla loro parte, non gli sarebbe stato difficile dominare svariati piani astrali oltre al loro.
Il discorrere di pensieri si interruppe quando correndo calpestò un qualcosa che emise un rumore sordo e metallico.
Lirisea si bloccò di colpo ed Ikarus guardò verso il basso.
Il fucile di uno dei soldati gaceva a terra...
"Che sia accaduto il peggio?!" disse Ikarus con il fiato corto mentre Lirisea cercava le tracce di uno scontro. "Pare che qui non sia avvenuto alcuno scontro...anche le tracce si interrompono...sembra che qui, siano svaniti...".
Uno strano silenzio piombò allora..."Forse, li hanno rapiti, e ci hanno teso un'imboscata..." e proprio mentre Ikarus pronunziava quelle parole, alcune sagome iniziarono a comparire tra la vegetazione.
I robot erano rimasti invisibili fino a quel momento. Erano in sei, con fattezze umane, ma con al posto dei bracci due di quelle strane armi.
Lirisea non li aveva uditi, ne odorati o visti. Essi infatti fluttuavano, erano invisibili e privi di odore...
Il loro mimetismo iniziò a sfumare rivelandoli perfettamente, al chè una voce metallica acuta disse "I vostri compagni sono stati prelevati. Ora voi verrete prelevati. Non c'è ragione che vi spinga ad opporre resistenza. Se lo farete, i vostri amici verranno terminati."


Ot--- Si fà interessante! Ottima idea Liri, complimenti![SM=x92710] ---Ot
Lirisea
00giovedì 14 aprile 2005 21:34
Ot grazie, mi è venuta così^_^Ot

I robot rimanevano fermi con le armi puntate sui due presi di sorpresa aspettando una loro mossa.
Lirisea osservava tatticamente i sei automi pensando ad una veloce soluzione; non sapeva se il loro gruppo era stato davvero catturato oppure i robot stavano mentendo per catturare loro.
Ikarus rimaneva immobile anche lui, con l’arma in mano, pensando come la vampira la cosa giusta da fare.
L’impulsività della ragazza le sussurrava di attaccare e non preoccuparsi degli altri, ma la ragione diceva appunto il contrario.
Guardò con odio quelle macchine che erano riusciti a prenderli in trappola; non li aveva percepiti in alcun modo.
Avevano usato qualcosa del futuro oppure c’era di mezzo anche magia?
Dopo alcuni attimi che sembravano interminabili, Lirisea si mosse e rimise nei foderi i due pugnali.
Non sapeva con certezza se era vero quello che essi dicevano, ma il rischio era grande.
Anche Ikarus ritirò l’arma, essendo anche lui preso dal dubbio che i robot avessero catturato davvero i loro compagni.
-Bene. Ora verrete prelevati. State fermi e calmi.-
Ikarus e Lirisea si guardarono in faccia non capendo cosa intendevano dire con il termine “prelevare” ma comunque seguirono l’ordine e rimasero fermi.
Una nuova sensazione, come un forte mal di testa prese i due, mentre tutto intorno a loro veniva inghiottito da una specie di fine nebbia bianca.
Lirisea percepì un ronzio fastidioso e chiuse un attimo gli occhi per concentrarsi e mantenersi calma.
Quando li riaprì si ritrovò distesa per terra, su un pavimento di pietra gelida; la stanza dove si trovava era immersa nella semi-oscurità.
L’unica fonte di luce proveniva da cinque fiammelle di un candeliere appoggiato ad un logoro tavolo.
La giovine cercò il priore e lo ritrovò steso a qualche passo da lei che iniziava ad alzarsi, riprendendo lentamente coscienza.
-Dove siamo?- chiese ancora stordito guardandosi intorno.
Lirisea non rispose, ma si accorse che qualcosa mancava; cercò con le mani la cintura dove erano attaccati i foderi di Estele e Erdie non trovandola.
Guardò Ikarus, notando che anche la sua arma era sparita.
-Bè...dovunque ci troviamo, siamo senza armi...almeno,..quelle materiali...- rispose infine alla domanda del Priore, ritornando a guardarsi intorno.
La stanza era piccola e l’unico mobile era il vecchio tavolo con sopra l’unica fonte di luce.
In un angolo buio Lirisea riuscì ad individuare uno strato di paglia.
Niente finestre e solo una porta, anch’essa logora e vecchia, che non avrebbe retto ad un pugno ben assestato.
-Qualcosa non quadra....- disse Ikarus alzandosi ed esaminando con cura il luogo dove si erano svegliati. –se i robot, ipoteticamente, ci hanno mandati nel futuro....non dovrebbe essere più...come dire…diverso? Cioè, dai racconti dei due soldati il futuro non aveva niente a che vedere con il nostro tempo...- il priore parlò più a se stesso che a Lirisea.
La ragazza intanto si era avvicinata alla porta e la esaminava passandoci sopra una pallida mano.
-Qui tutto è molto strano...- diede un leggero colpo alla porta, che all’impatto avrebbe dovuto già essere a terra, al contrario, rimase integra -....le cose non sono quelle che sembrano...- disse rivolgendo uno sguardo serio verso Ikarus che ricambiò.
La cosa si faceva complicata. Dove erano finiti i robot? Dove era finito il resto del gruppo?
Dove si trovavano loro adesso?

Ot [SM=x92701] Ot

[Modificato da Lirisea 14/04/2005 21.42]

Aredhel Wind Whisper
00giovedì 14 aprile 2005 22:50
ot accidenti liri che fantasia[SM=x92708]

Lirisea e Ikarus stavano ancora parlando quando improvvisamente la porta della stanza si spalancò: il corpo di una ragazza venne scaraventato all'interno dove,con un tonfo,restò per un istante accasciato a terra.
I due rimasero per un momento immobili fissando l'essere che si trovava a pochi metri da loro:lunghi capelli neri sciolti e il corpo coperto solo da corti indumenti color notte...Sul petto si notavano chiaramente dei segni geometrici rossi anche nella semi oscurità.
Come appena svegliata da un incubo la figura aprì gli occhi e spaventata nel vedere i nuovi arrivati si allontanò velocemente in un angolo buio:fu presa da un pianto disperato che lasciò senza parole i due aspiranti vassalli...
Lirisea,che ancora non era riuscita a distinguere il volto dell'essere,disse a Ikarus:
-Ma cosa diavolo gli sarà successo? cerchiamo di avvicinarci no?!-
Ma appena conclusa la frase la figura smise di piangere,si alzò e allontanandosi dall'oscurità mostrò finalmente il volto:
-AREDHEL!!!- esclamarono all'unisono...
Ikarus, priore
00sabato 16 aprile 2005 16:51
Ikarus era felice di rivederla, ma vedere la sua disperazione lo faceva imbestialire. Cosa gli avevano fatto quei dannati?!
Una forte rabbia lo prese. Aveva vagato per giorni, senza trovare nulla, aveva visto Lirisea trasformata in una serva della notte e ora guardava il dolore di Aredhel. Tutte queste confluirono in lui che strinse le mani chiudendole con forza.
Cercò di non cedere all'ira, che era per lui una debolezza, quindi afferrò con una mano il suo crocifisso e cercò di calmarsi.
Chiuse gli occhi e cercò di riflettere, quella doveva essere solo una sorta di illusione, dimostrata dalla fragile porta.
Quando li riaprì si diresse verso il muro e vi mise una mano sopra.
Questo era freddo, ruvido e apparentemente di pietra. Poi dalla mano del priore, una leggera luminescenza s'intavide.
Il muro prese allora a cancellarsi ad una velocità inaudita, la magia si propagò in tutte le direzioni, causando ogni volta, la cancellazione delle pareti, come anche della porta.
Al loro posto, emerse la verità.
I muri non erano in pietra, parevano piuttosto in ferro, come anche la porta, ma dovevano essere spesse come nommai. Il soffitto invece era un grande specchio luminescente.
Fu allora che si riaprì la porta...
Lirisea
00sabato 16 aprile 2005 19:46
Quando la giovane maga si era mostrata, venendo riconosciuta dai due, Lirisea tentò di avvicinarsi lentamente, con l’effetto però di far indietreggiare l’amica.
-Vi prego Aredhel, non vi farò niente di male, ma permettetemi almeno di aiutarvi in qualche modo....- mormorò la vampira tendendo una pallida mano versi di lei.
Sapeva che quella sua nuova natura poteva causare timore verso i mortali, ma sapeva anche che la ragazza, in quanto maga, poteva ben sentire che le sue parole corrispondevano a verità.
Finalmente, mentre Ikarus riconosceva l’illusione, cancellandola, Aredhel si accostò a Lirisea.
Lei l’aiutò a sorreggersi; doveva essere stanca...Lirisea lo vedeva dalle sue visibili occhiaie e dai suoi movimenti stanchi.
-C-cosa ti è successo?- chiese Aredhel, ma l’altra la zittì subito.
-Non è il momento di pensare a me...ma a te....cosa ti è successo?- chiese la vampira, aiutando l’amica a sedersi, appoggiandole la schiena al muro, scopertosi fatto di un tipo di ferro e non di pietra come pareva all’inizio.
La giovane stava per rispondere quando Ikarus le richiamò.
La porta si era spalancata del tutto e un uomo aveva oltrepassato la soglia.
I tre lo guardarono attentamente, cercando di capire se era una specie di Robot oppure un uomo reale, in carne ed ossa.
Aredhel si strinse al braccio dell’amica, e Lirisea lo interpretò come un gesto di paura.
Aveva paura che fossero tornati a prenderla? Perché?
La vampira sentì verso nel nuovo venuto la vita, ma anche una strana sensazione, come se quell’uomo fosse in parte costituito dallo stesso materiale di cui erano fatti i robot.
-Chi siete e cosa volete da noi?- chiese con calma Ikarus.
Lirisea tornò a guardare la ragazza che squadrava l’uomo con occhi pieni di paura ma anche di un profondo odio; vide gli strani segni geometrici sul suo petto e una probabile spiegazione si formò nella sua mente.
-Unità B145, mi è stato riferito di portare chi possiede la magia nella sala circolare- rispose quasi con voce meccanica lo strano essere.
Lirisea si rivolse verso lo sconosciuto producendo un basso ringhio -Avete usato uno degli antichi rituali vero? Maledetti....con che diritto...- gli sarebbe saltato addosso all’istante, se Aredhel non si fosse attaccata forte al suo braccio alle parole dell’uomo-robot.
-Non posso darvi una risposta, sono adibito solo al prelevamento prigionieri- rispose quello di rimando.
Dietro di lui si sentirono dei movimenti meccanici e dopo poco apparvero tre dei robot che avevano preso Ikarus e Lirisea.
-Ora, chi di voi possiede la magia?- continuò l’essere, entrando e facendo passare accanto i due robot che attesero un ordine dell’Unità B145.

Ot domanda…ma gli altri dove son finiti? Ot
Ikarus, priore
00domenica 17 aprile 2005 10:28
Ikarus non aveva alcuna intenzione di farsi catturare da quei maledetti, e non voleva nemmeno che fosse fatto del male ad una delle fanciulle quindi si avvicinò ad una delle macchine e alzò una mano verso di lei.
Si ricordava degli effetti della corrosione su quelle macchine e voleva provare a riottenerli. Probabilmente dopo il suo attacco si sarebbero trovati in una spiacevole situazione, ma non poteva fare diversamente.
Quindi dicendo "IO!" appogiò la mano sull'unità B145 e subito questo prese ad arrugginire, ma al contrario di tutti gli altri robot, urlò di dolore e dai tubi che lo componevano fuoriuscì del sangue, che sprizzò tutto in torno.
I tre robot che seguivano, non si mossero affatto. Non facevano nulla. Forse attendevano un ordine, ma quell'ordine l'unità B145 non poteva più darglielo...
Ikarus guardò Lirisea e Aredhel, che si mossero verso di lui. Senza che vennissero fermati, uscirono dalla stanza.
Un lungo corridoio stava alla loro destra e ad una distanza regolare l'una dall'altra, si affacciavano delle porte. Probabilmente anche quelle dovevano essere celle.
"Non mi piace la cosa...nemmeno nel nostro tempo saremmo usciti tanto facilmente..." disse a bassa voce il priore "Già, credo che ci stiano tendento una trappola..." continuò Lirisea.
Stavano per avanzare quando una voce tuonò nel corridoio "Voi non andrete da nessuna parte!" era l'unità B145, completamente risanata! "Io sono il direttore dell'installazione ed in 374 anni di servizio, nessuno mi è mai sfuggito!" "Beh, c'è sempre un'inizio!" disse ad alta voce Lirisea.
Presero allora a correre, quando un muro di luce rossa gli si materializzò innanzi, Ikarus per istinto mise una mano in avanti e questa si cancellò al contatto con la luce. Il priore urlò di dolore e cadde in ginocchio reggendosi il moncone che sanguinava paurosamente.
Lirisea e Aredhel si bloccarono inorridite. Cosa mai poteva essere quella cosa? Fu B145 a rispondere "Oh, avete conosciuto i laser ma bravi! Ha ha ah ah!".
Ikarus si concentrò e con un ennesimo urlo impose la sua mano rimannente sul moncone e da esso una nuova mano si materializzò.
"Sbalorditivo!" disse l'unità mentre Ikarus si rialzava.
Il priore guardò la macchina e poi mosse la sua nuova mano per provare se si muoveva correttamente.
Le due ragazze erano ora sbalordite, non avevano mai visto un chierico rigenerare una parte del corpo!
Lo scontro era ormai inevitabile. Anche se la loro unica via di fuga era bloccata dal laser, non si sarebbero fatti catturare senza combattere!

Ot--- Non sò dove siano gli altri...[SM=x92713] Ma che ti posso dire, noi andiamo avanti per ora![SM=x92702] ---Ot
BrightBlade
00domenica 17 aprile 2005 11:47
Alla luce del sole!
OT: ritornato dalla gita, torno in ballo!

BrightBlade tirò con forza le redini di Tame. Di colpo, non percepiva più l'aura di Ikarus, di Lirisea e degli altri. Erano semplicemente... svaniti!
Il Paladino scese da cavallo, e andò a sedersi su di un masso bianco e piatto lì vicino.
Prima Aredhel, ora gli altri... e poi, ciò che solo Bright sapeva. Ciò che lo aveva spinto ad agire in quel modo. L'atlantideo estrasse per la prima volta il minuscolo amuleto che aveva trovato nelle profondità della Biblioteca del Regno, giorni prima, accompagnandovi Runa del Nord.
Il ciondolo rappresentava un piccolo drago, acciambellato su se stesso. Bright non era riuscito a capire che cosa fosse precisamente quella specie di metallo blu di cui era fatto il gioiello. Né, tantomeno, poteva immaginare da dove provenisse.
Era comparso, con tanto di lampo di luce e fumo azzurrognolo, in una delle sale più profonde della Biblioteca, contenente testi scritti in idiomi sconosciuti. Alcuni di quei libri risalivano persino all'era degli Antichi, e per questo motivo l'accesso alla sala era consentito solamente al Sommo e ai Vassalli.
L'apparizione dell'oggetto era avvenuta il giorno prima della partenza del gruppo: Bright aveva quindi già ascoltato il resoconto di Templar sul suo primo contatto con i robot. Era impossibile che quelle creature così evolute non fossero in grado di trovare il Regno. Sebbene fosse una fortezza piuttosto piccola, non era certo nascosta sotto una montagna o celata da un incantesimo, e la fama di cui il Regno godeva rendeva la sua identificazione ancora più facile.
Il Paladino lo aveva capito nel momento stesso in cui aveva posato i suoi occhi su quel ciondolo venuto da chissà dove.
Non era il Regno che i robot cercavano. Era quel ciondolo.
Forse era per quello che Ikarus e gli altri erano stati rapiti. Forse quegli strani esseri venuti dal futuro credevano che il ciondolo fosse con loro. Eppure... Bright non era così sicuro. C'era un'altra possibilità: che i robot volessero sfruttare il potere dei suoi amici per trovare l'oggetto che cercavano con tanta insistenza? E se Templar, Ikarus e gli altri si fossero rifiutati? Che cosa gli avrebbero fatto?
Il Gran Maestro tirò un lungo respiro, quindi balzò in piedi e rimontò a cavallo.
Quindi, si mise al collo il ciondolo del drago blu, infilandolo sotto l'armatura. Il contatto con quel freddo metallo provocò un lieve formicolio al Paladino. Era come se... come se il ciondolo lo stesse esaminando. Lentamente, quella curiosa sensazione passò.
Bright spronò all'improvviso Tame, lanciandolo al galoppo attraverso la pianura, verso l'ultimo luogo in cui aveva visto i compagni. L'agire nell'ombra, in fin dei conti, non aveva sortito il risultato sperato, anzi: Ikarus e gli altri erano stati catturati, senza che riuscissero a confermare i sospetti del Paladino sul ciondolo o gli intenti dei robot.
Forse era tempo di cambiare tattica, e uscire sotto la luce del sole. Bright aveva deciso. Si sarebbe fatto catturare - magari dopo aver spedito all'altro mondo qualche dozzina di quegli odiosi invasori - e si sarebbe così ricongiunto con i compagni. Almeno, pensò, avrebbe potuto fare di persona le domande le cui risposte tanto cercava!
Mentre cavalcava verso i robot, il Gran Maestro lanciò un urlo di gioia. Niente più sotterfugio, niente più inseguimenti notturni, niente più paura di essere scoperto. Avrebbe di nuovo agito alla luce del sole, secondo il suo onore e il suo cuore. Che lo trovassero pure, quei maledetti! Li avrebbe affrontati spada in pugno. L'idea di un duello faccia a faccia eccitò il Paladino.
Ridendo, BrightBlade proseguì la sua corsa sfrenata, scomparendo nella foschia del mattino.
Lirisea
00domenica 17 aprile 2005 23:35
Ikarus, Lirisea e Aredhel erano pronti per uno scontro, mentre dietro all’Unità B145 arrivarono i tre robot, richiamati da un suo ordine.
Dietro di loro si sentiva il basso ronzio della parete rossa che l’uomo-robot aveva definito laser.
Anche se loro avevano quelle strani armi, i tre potevano vantare dell’aiuto della magia, anche se Lirisea era inquieta sulle condizioni dell’amica al suo fianco.
Anche se era in piedi, sentiva la sua aura molto debole e non sapeva se sarebbe riuscita ad essere attiva al cento per cento....ma era sempre un valido aiuto.
Ad un tratto i tre robot tirarono fuori delle strane e nuove armi che lanciavano delle specie di fasci biancastri.
-Cercate di stordirli...ci servono vivi!- ordino con autorità l’Unità B145.
Ikarus creò uno scudo protettivo davanti a loro, mentre Aredhel deviava quegli strani colpi, così che non avrebbero indebolito la barriera del Priore.
Lirisea si concentrò e richiamò una strana nebbia bianca davanti allo scudo, che prese le sembianze di un grosso lupo incorporeo, che attaccò uno dei tre robot.
I colpi stordenti gli passarono attraverso come se esso fosse un fantasma, ma appena l’animale azzannò un braccio dell’automa, prese consistenza, causando così un grosso squarcio nel materiale del robot.
Piccole scariche si notarono sull’arto, e il lupo continuò nel suo attacco, fino a che un altro automa colpì contro di esso, facendolo svanire, ma almeno l’attacco aveva messo fuori uso uno dei tre nemici.
Mentre Aredhel stava attaccando uno dei due rimasti, avvertì un basso ronzio alla sua destra, dove c’era la solida parete di ferro.
Anche Lirisea lo sentì, ed in un primo momento pensò al laser alle loro spalle.
Dal nulla si aprì un largo passaggio, dove altri due robot puntarono le armi stordenti e fecero fuoco contro le giovani, ma prontamente Aredhel creò un secondo scudo e la vampira le si mise davanti avendo percepito sempre più l’indebolirsi nell’aura dell’amica.
Ikarus intanto colpì un robot che era uscito da un’altra apertura sulla parete sinistra, abbattendolo.
Lirisea bloccò uno dei due automi al di là dello scudo creato da Aredhel con delle robuste liane plasmate dalla magia.
Se la barriera creata dalla ragazza dietro di lei sarebbe caduta, la vampira avrebbe dovuto attaccare il robot rimanente.
Si preparò per l’eventuale scontro facendo confluire la Vitae nelle sue braccia, proprio mentre lo scudo si infrangeva sotto un colpo dell’essere meccanico.
Stava per stordire la ragazza con l’arma, quando lei fu più veloce e colpì con l’ausilio della Potenza, una delle tre discipline vampiriche apprese, il robot, fu scaraventato nell’apertura da cui era uscito, nel corridoio nascosto.
Rimase fermo sul pavimento, producendo delle luminose scariche dal buco che la vampira gli aveva causato.
Aredhel guardò l’eventuale via di fuga, avvertendo dell’idea l’amica, quando l’apertura si chiuse, cancellando quindi quella possibilità.
-accidenti...andata...- affermò Lirisea girandosi verso la ragazza.
Le due aiutarono Ikarus, tornando ad attaccare, con i loro poteri, i due robot rimanenti, mentre l’Unità B145 rimaneva nascosto dietro i due automi, osservando lo scontro.
Il priore mentre contrattaccava con un incanto, vide l’umanoide parlare in uno strano oggetto rettangolare.
Anche le giovani se ne accorsero nell’infuriare dei colpi, e mentre tentavano di dare una spiegazione, dietro di loro il ronzio smise.
Lirisea girò per un attimo lo sguardo, accorgendosi dell’assenza della parete di laser.
La cosa non era normale, e non le piaceva affatto...
Avvertì gli altri mentre nuovi tre robot arrivarono dal corridoio alle loro spalle.
I colpi degli automi si fermarono, mentre l’Unità B145 si mise a parlare.
-Mi sembra che la vostra banale resistenza sia finita...siete circondati!- disse guardando i tre che rimanevano fermi e pronti a qualunque cosa.

Ikarus, priore
00lunedì 18 aprile 2005 18:41
Ikarus non aveva alcuna intenzione di soccombere innanzi alle scialbe minacce di un nemico. Quindi con voce sprezzante disse "La nostra resistenza finirà con la nostra morte!" detto questo, inioziò a formulare un arcano incantesimo.
Aredhel e Lirisea vennero messe in grave difficoltà dalla mossa di Ikarus, che aveva smesso di combattere per concentrarsi, ma nonostante tutto, cercavano disperatamente di resitere in attesa dell'incantesimo del priore.
Mentre Lirisea colpiva con la sua abilità di Potenza un'ennesimo nemico e Aredhel erigeva un'ultima barriera a protezione del gruppo, Ikarus finì l'incantesimo.
Una grande energia si avvertì nell'aere, questa risucchiò tutte le altre, le barriere scomparvero e le liane di Lirisea svanirono. Lo scompenso di energie, venne avvertito persino dalle macchine, che si voltarono in direzione dell'unità B145 cessando di attaccare.
Il direttore dell'impianto, si guardò attorno mentre piccole scariche elettriche rosse e violacee, iniziavano a comparirgli sotto i piedi, subito seguite da un vortice nero-bluastro che divenica sempre più vorticoso.
"CHE DIAVOLO SUCCEDE!" urlò il malcapitato cercando di spostarsi.
Tentò di correre via ed iniziò ad agitarsi mentre il vortice lo tratteneva. Quando fù delle dimensioni di B145, lo fece scomparire tra i suoi tetri colori e quindi si richiuse, fecendo cessare la strana sensazione di potere magico che emanava.
I robot, cessarono i loro attacchi, privi di ordini.
"Che diavolo avete fatto?!" chiese flebilmente Aredhel "Ho mandato quella carogna su un altro piano astrale!". Con quella mossa avevano ottenuto la vittoria, ma il priore pareva spossato. Per ora almeno, potevano tirare un sospiro di soglievo...

[Modificato da Ikarus, priore 19/04/2005 17.12]



Ot--- Ho modificato dato che ho usato il tu...sob, peccato un'altra X[SM=x92713] Più attenzione Ikarus![SM=x92702] Bright, grazie per avermelo fatto notare![SM=x92702] Non desidero dare il cattivo esempio[SM=x92710] ---Ot

[Modificato da Ikarus, priore 19/04/2005 17.14]

Aredhel Wind Whisper
00mercoledì 20 aprile 2005 10:36
Finalmente lo scontro si era concluso e nessuno era stato ferito:solo Ikarus era rimasto un pò spossato per il grande incantesimo che aveva fatto,ma grazie a lui i tre amici avevano vinto! Ora tutto ciò che dovevano fare era di trovare un'uscita al più presto,di trovare gli altri compagni scomparsi e di guarire Aredhel,ormai sfinita per lo sforzo eccessivo.




ot raga cerchiamo di uscire da questo postaccio[SM=x92713] ot
BrightBlade
00giovedì 21 aprile 2005 16:30
Bright era tornato in prossimità del boschetto dove si era scontrato con i robot, quando individuò un gruppetto di costrutti poco distante.
Sguainando la spada, il Paladino caricò in quella direzione. I robot si accorsero dell'attacco e... si voltarono e scapparono.
Sorpreso da quel comportamento molto umano, l'atlantideo incitò il cavallo, seguendo i nemici oltre la collinetta dove si erano nascosti.
Non appena ebbe aggirato il colle, comprese la tattica dei robot, mentre decine di armi da fuoco si puntavano su di lui.
Bright lasciò che Tame continuasse la sua corsa, mentre i nemici gli intimavano di arrendersi, e raccolse la propria energia.
Non appena il capitano della squadra ebbe finito di parlare, il Gran Maestro lanciò il proprio incantesimo, liberando l'energia allo stato grezzo. Centinaia di luminosissime scariche bianche partirono in tutte le direzioni, abbattendo i robot tutto attorno. Alcuni costrutti riuscirono tuttavia a resistere all'attacco, ed aprirono il fuoco.
BrightBlade si sbilanciò tutto da un lato, frapponendo tra sé e i proiettili il corpo del destriero.
Tre o quattro proiettili colpirono il cavallo in tutto il corpo, tuttavia nessuno di loro riuscì a ferire anche il Paladino.
Con un nitrito, Tame perse l'equilibrio e crollò di lato, schiantandosi sopra il Vassallo.
BrightBlade raccolse nuovamente la propria magia divina, imponendo le mani sul destriero. Con un sinistro risucchio, le ferite si richiusero.
"Ora, amico mio!" sussurrò l'atlantideo. Tame cominciò a brillare, quindi il Paladino lo congedò e l'animale scomparve in mezzo all'aria.
Spossato per l'intenso sforzo magico sostenuto, BrightBlade si rialzò in piedi, brandendo la Lama di Atlantide a due mani.
I robot lo circondarono.
"Non opponete resistenza... ora verrete prelevati" declamò il capitano.
Bright non ascoltò neppure quell'affermazione, per altro inappropriata: probabilmente, il costrutto l'avrebbe pronunciata anche se avesse "prelevato" un sasso. Il Paladino caricò a testa bassa, ma non raggiunse mai il bersaglio. Di colpo, una nebbiolina azzurra lo avvolse, e la testa cominciò a girargli violentemente.
Prima di svenire, ebbene come la sensazione che il terreno sotto di lui lo inghiottisse, facendolo sprofondare sempre più giù...
Ikarus, priore
00sabato 23 aprile 2005 10:51
Ikarus stava guarendo le ferite di Aredhel e le stava ridonando un poco di vigore, quando udì un rantolo provenire dalla loro cella. Lirisea scattò in piedi con le orecchie tese e i suoi sensi vampirici completamente focalizzati sulla stanza.
Ikarus la guardò, poi disse "Aredhel, aspettateci qui, siete ancora molto debole e le poche forze che avete recuperato, ci serviranno per uscire" quindi fece un cenno a Lirisea ed entrambi presero ad avanzare verso la stanza.
Quando furono all'ingresso videro la figura del Paladino di Atlantide riversa al suolo. Lirisea esclamò "E' BrightBlade!" Ikarus come lei era sensibilmente sbigottito nel vedere il Gran Maestro a terra in quella stanzetta, ma senza indugiare oltre, si mosse nella stanza seguito dalla vampira.
Quando gli fù vicino, passò una mano poco al di sopra degli occhi del paladino e questi si riprese alzandosi di scatto.
Aredhel Wind Whisper
00giovedì 28 aprile 2005 19:26
Aredhel,sorpresa dal ritrovo di BrightBlade,pensò per quanto tempo avrebbe resistito in quelle condizioni:anche se non aveva detto nulla,dopo lo scontro la sua debolezza era aumentata notevolmente ma non si permetteva di ammetterlo...neppure a se stessa. Non sapeva cosa sarebbe successo ma era certa di una cosa: se rimanevano ancora in quel posto,nessno avrebbe potuto resistere!

Si destò dai suoi pensieri appena vide BrightBlade riprendersi...Aveva sicuramente molte cose da raccontare...
BrightBlade
00giovedì 28 aprile 2005 20:02
Alzatosi in piedi, il Paladino raccolse la Lama di Atlantide dal terreno.
"Salve Ikarus... qual buon vento?" disse allegramente.
Il Chierico si stupì del contagioso buonumore dell'atlantideo.
Quest'ultimo, nel frattempo, aveva notato la presenza di Lirisea ed Aredhel, così come l'assenza dei soldati e del demone-volpe.
"Lady Aredhel..." disse il Paladino, salutando la maga con un accenno d'inchino. Aredhel rispose al saluto con un cenno del capo, e anche solo quel gesto gli comportò un notevole sforzo di volontà.
"Presumo che ognuno di noi abbia da raccontare parecchie cose, io per primo, quindi... che ne dite se trovassimo un posticino per chiacchierare in privato?" disse Bright.
"Considerato che - se non vado errata - siamo in una base dei robot, credo sia difficile trovare un posto del genere, Bright" affermò Lirisea, che scrutava con un certo nervosismo il corridoio di fronte a loro - unica via d'uscita dalla zona delle celle. "Inoltre - aggiunse - credo sia meglio spostarci subito e rimandare i resoconti a dopo. Non vorrei che fossimo intrappolati da un'altra di quelle barriere luminose...".
Ikarus si strofinò istintivamente il polso che aveva rimarginato.
"Avete ragione, Lirisea. Andiamo avanti io ed Ikarus, voi e Aredhel state indietro e copriteci le spalle" disse allora l'atlantideo, e si incamminò lungo il corridoio.
Mentre i due uomini camminavano in silenzio, Aredhel si lasciò sfuggire un lieve gemito. Era incredibilmente stanca, e non riusciva a capire perché le forze non le tornassero come sarebbe stato normale.
"Appoggiatevi a me" le sussurrò Lirisea, offrendole il braccio pallidissimo.
La maga dell'aria vi si appoggiò, e rivolse uno sguardo di gratitudine alla compagna mentre tenevano il passo del Chierico e del Paladino.
Ikarus, priore
00lunedì 2 maggio 2005 20:00
Mentre camminavano Ikarus si scostò di lato per osservare in una delle celle, ma essa pareva vuota... Da un certo punto di vista era un bene, se in quelle celle non ci fosse stato nessuno, non avrebbero perso tempo nel liberare ogni singolo individuo, ma proprio in quel momento un urlo di soccorso giunse da una delle celle più avanti.
Bright senza perdere tempo, schiantò la lama della sua arma sulla robusta porta, che però venne squarciata in due meta, dall'alto al basso. La parte priva di cardini ricadde al suolo e finalmente le grida cessarono.
Un piccolo ometto magrissimo, a cui sporgevano le ginocchia e si potevano contare tutte le costole, stava seduto su di un pagliericcio e fissava gli eroi con aria sconvolta. Bright si fece avanti per aiutarlo ad uscire e questo gli venne in contro gattonando e blaterando parole senza senso.
Quasi non sembrava più un uomo...
Anche se a guardarlo incuteva ribrezzo, il cuore del paladino era fermamente convinto del dovere di aiutare quel disgraziato.
Così quando gli fu innanzi, lo sollevò da un braccio e lo aiutò ad uscire dalla cubicola.
Non aveva ferite quindi Ikarus, non poteva fare altro che aiutare il Gran Maestro a portare il poveretto.
Andarono avanti senza incontrare resistenze o altri prigionieri, tutte le celle erano vuote.
Alla fine del lungo corridoio, una robusta porta sbarrava il passaggio, pareva spessissima e indistruttibile, quando Bright si avvicinò per tentare di colpirla, questa si aprì.
Ai muri stavano tutte le armi sottratte ai prigionieri, comprese quelle degli eroi.
Un ennesima porta stava all'altro muro della stanza e anc'essa come se nulla fosse si aprì rientrando nella parete.
Tutti si aspettavano un pò di sole, invece un enorme cupola nera si stendeva sopra di loro e scompariva all'orizzonte nanscondendo la fine.
"Quali prodigi osservano i nostri occhi!" Esclamò Ikarus. Il prigioniero allora si divincolò ed iniziò a fuggire. Bright fece per corrergli incontro, ma poi si arrestò pensando che fosse meglio lasciarlo andare, in fondo sarebbe stato più al sicuro lontano dal gruppo.
Tornarono a contemplare il paesaggio e si accorsero che innanzi a loro distante molti chilometri si distingueva solo una specie di palazzo, in cima ad un enorme torre di ferro e luci. Tra loro e quel palazzo stava il vuoto nero dell'oscurità.
Si avvicinarono al limitare del terreno e guardando di sotto non videro il fondo.
Migliaia, se non miglioni di strade che si incrociavano, si sovrapponevano in un intrico incomprensibile.
Tutte in ferro nero conn luci sui bordi. Ognuna guingeva ad una torre enorme e apparentemente altissima.
Sotto le strade stavano delle nuve nere, che di tanto in tanto sbuffavano fumate verdi.
Su ogniuna delle innumerevoli strade, velocissimi veicoli sfrecciavano ordinati in ogni direzione.
"Come possono essere capaci di tali imprese quei mostri?!" Esclamò Lirisea. Tutti erano sensibilmente sconvolti, mai era stato scritto di luoghi simili e tutto ai loro occhi giungeva nuovo. Dopo alcuni secondi di mutismo Ikarus si accinse a parlare "Non ne ho idea Lirisea, fatto stà che in un modo o nell'altro dovremo andarcene da qui... io, io...beh, ci sarà un modo per raggiungere uno degli altri livelli!" al che Aredhel sarcastica disse "Si e non è certo quello di buttarsi di sotto...". Tutti sorrisero e continuarono a contemplare quel paesaggio, splendido e orribile allo stesso tempo...
Aredhel Wind Whisper
00lunedì 2 maggio 2005 20:36
Quel luogo incuteva timore e sorpresa alla giovane che,ancora sostenuta dalla compagna Lirisea,non riusciva ancora a riprendere le forze:
-Non capisco perchè non mi tornano le forze...Faccio fatica anche a parlare...Eheh..Se ci fosse qua Sir Eruner direbbe "finalmente riuscite a tacere!!!"!!!- disse Aredhel con un flebile sorriso.
Lirisea guardò la compagna con meraviglia:anche in una situazione così riusciva a essere spensierata come sempre...

[Modificato da Aredhel Wind Whisper 02/05/2005 20.40]

Lirisea
00martedì 3 maggio 2005 00:47
"Ha una grande forza d’animo...." si ritrovò a pensare la vampira, mentre scrutava con gli altri una possibile soluzione a quella “strada chiusa”; ma sentiva anche quella mancanza di forze da parte della giovane che sorreggeva, molto insolita.
Certo, erano passate tre settimane e qualche giorno, da quando Aredhel era sparita dal Regno, quindi poteva anche essere possibile che il troppo tempo passato sotto chi sa quale archetipo di quegli esseri, poteva aver portato via notevoli forze alla maga.
-Bisogna sbrigarsi....ormai la nostra evasione sarà nota a molti...-disse Ikarus, mentre insieme al paladino cercavano una sorta di strumento per raggiungere i livelli sotto di loro.
Lirisea stava contemplando l’oscuro paesaggio oltre il varco senza via di fuga, quando sentì un forte rumore, che si sovrapponeva a quello dei particolari veicoli che sfrecciavano sulle strade.
-Scusatemi Aredhel...- aiutò la giovane ad appoggiarsi al muro, e avvicinatasi all’apertura si abbassò, sporgendosi di poco, per guardare di sotto.
-Cos’avete?- chiese BrightBlade, mentre cercava con lo sguardo il Priore per qualche sorta di spiegazione.
"Grazie ai Numi che il cielo è avvolto dalle tenebre..." ringraziò mentalmente la ragazza di quella fortuna, mentre osservava più da vicino il pavimento di ferro, passandoci piano una mano.
-Sembra che stia vibrando....e questo rumore si fa sempre più vicino....- sibilò.
Anche Ikarus si abbassò, appoggiando anche lui la mano, constatando che la vampira aveva ragione.
-Cosa potrebbe significare?- chiese con un filo di voce Aredhel, tenendosi appoggiata al muro, tentando di rimanere in piedi.
Lirisea si sporse ancora, tanto da vedere quasi l’alta struttura dove si trovavano; da quel fondo buio e quasi senza fine stava pian piano salendo una strana "scatola rettangolare" (da primo avviso della giovane).
-Eh? Fate vedere....- anche il paladino si sporse, e dopo alcuni secondi riuscì a vedere ciò che aveva lasciato abbastanza allarmata la vampiressa.
-Qualunque cosa sia….sale rapidamente...forse e per questo motivo che questa porta si è aperta...- Lirisea si alzò di scatto, mettendosi subito al fianco della maga, mentre Ikarus e Bright si preparavano ai lati.
-Forse è l’unica via.... non possiamo tornare indietro, quindi qualsiasi cosa stia salendo...dobbiamo affrontarla, se necessario...- Aredhel riuscì ad ergersi risoluta, aiutata dalla gelida mano della vampira, che si preparava anche lei come i suoi compagni a ciò che avrebbe riservato loro lo strano aggeggio.
Ikarus, priore
00martedì 3 maggio 2005 18:42
Iniziava anche ad udirsi il bieco rumore metallico che proveniva da sotto di loro. Sempre più incalzante, sempre più vicino, Ikarus strinse con forza le sue due armi e si preparò come tutti gli altri a qualunque cosa fosse risalito da quell'oscuro abisso.
L'attesa diveniva sempre più snervante, ma nessuno si muoveva dalle proprie posizioni, il rumore era ormai udibile nella sua completezza e lo sferragliare metallico pareva quello di una spada che colpisce di stiscio uno scudo, quasi un fischio.
Infine dal baratrò spuntò prominente un enorme rettangolo metallico, proprio come aveva detto Lirisea. Bright prese ad avvicinarsi, quando la strana "cosa" iniziò a sbuffare fumo da alcuni tubi posti a lato producendo di colpo un rumore assordante. Al che tutti scattarono sull'attenti, ma il fumo iniziò a diradarsi...
Allora anche Ikarus prese ad avvicinarsi insieme al paladino, che esclamò "Cosa credete che sia? Non pare animato..." Quando furono vicini, la parete si aprì di scatto, e rivelò una stanza totalmente inluminata, ampia e con delle comode poltrone imbottite ai lati.
"Qualunque cosa sia, credo che sia questa a traghettare le persone da un livello all'altro..." disse il chierico con voce sommessa. "Muoviamoci allora!" disse Bright iniziando a camminare verso l'interno della strana macchina.
Gli altri lo imitarono. Tutti si adagiarono su di una sedia, Aredhel si sdraiò su una fila di esse. Ikarus rimase in piedi ad osservare delle strane lucette bluastre sulla parete accanto alla porta. Le scritte erano incomprensibili, ma era quasi sicuro che fossero numeri. "Dove andiamo? In uno dei piani centrali o al fondo, nell'ignoto abisso?" disse il priore continuando ad osservare lo strano pannello. "Qualunque livello mi pare la medesima cosa." rispose Lirisea. Ed Ikarus senza farselo ripetere due volte, schiacciò l'ultimo tasto. Poi mentre prendeva posto su una sedia, le porte si richiusero con un sonoro scossone e la macchina iniziò la sua inesorabile discesa.
Aredhel Wind Whisper
00giovedì 5 maggio 2005 22:44
la strana macchina viaggio per pochi minuti ad una velocità altissima e quando atterrò all'ultimo livello,le porte si aprirono di scatto con un leggero suono.
Tutti uscirono velocemente,trovandosi immersi in una cortina di fumo e poco dopo,riusciroso a scrutare il posto in cui si trovavano:palazzi altissimi colorati di miriadi di luci e nel cielo,coperto di densi fumi neri,file veloci di macchine sfrecciavano da una direzione all'altra...

Nessuno aveva ancora detto nulla ma alla fine una voce parlò:
-Bene signori! Che facciamo ora?!- domandò Aredhel quando i compagni si girarono all'unisono
BrightBlade
00lunedì 9 maggio 2005 20:30
"Suppongo che, vista la nostra condizione, una direzione valga l'altra" disse BrightBlade, e si incamminò costeggiando il muro metallico al cui interno scorreva il tunnel percorso dallo strano veicolo che li aveva traghettati nelle profondità della terra.
La comitiva camminò per qualche ora, scrutando attonita quel panorama alieno.
Ogni cosa sembrava fatta di ferro e produceva dense nuvolette di fumo pestilenziale.
Quella regione della città non doveva certamente essere di lusso.
"Chissà - disse Ikarus - forse è una specie di periferia..."
Pù si inoltravano attraverso le strette vie dell'insediamento, più i rumori caotici diminuivano per lasciar posto a ben più sinistri rimbombi. Dopo quasi un'ora, il gruppo giunse infine ad una piazza.
Una statua in rovina, raffigurante un drago di fattezze orientali acciambellato sulle sue spire, si ergeva annerita al centro dello spiazzo. Tutto attorno, barricate realizzate con ogni genere di rottame formavano un intricatissimo labirinto.
Il luogo era deserto, eppure i segni dello scontro evidenti. Qua e là, cadaveri riversi e sporchi di sangue o rottami di robot simili a quelli affrontati dai bluedragoniani punteggiavano le linee difensive, e crateri di ogni forma e dimensione sconvolgevano il lastricato marmoreo della piazza.
"Che diamine sta succedend...?"
L'esclamazione di Aredhel fu interrotta da un rombo simile a quello di un grosso motore. Dopo qualche istante, da un vicolo laterale spuntò un enorme veicolo cingolato di ferro...
Tutto attorno
Templar Knight
00domenica 15 maggio 2005 21:40
OT
Chiedo perdono, lo so che la storia l'ho cominciata io, ma averei bisogno di un riassuntino, mi sono leggermente perso!

[SM=x92708] [SM=x92708] [SM=x92705]
Otrebmu Ittoram
00lunedì 16 maggio 2005 04:21
OT--Riassunto molto stringato per Templar, Aredhel era scomparsa, Ikarus, i soldati, voi, Hideky e Lirisea ora Vampira, avete vagato per settimane cercando i robot, dopo uno scontro Ikarus e lirisea sono stati catturati e hanno incontrato Aredhel che era stata prigioniera fino ad allora, anche BrightBlade e' stato catturato e trovato da Ikarus e Lirisea e Aredhel che erano riusciti a fuggire, ora si stanno muovendo all'interno di diciamo una citta' del futuro, i robot hanno detto che Voi e i soldati eravate stati catturati ma nessuno sa se era vero, nelle celle controllate da ikarus e compagni non vi hanno trovato, spero basti come riassunto [SM=x92702] --OT
BrightBlade
00martedì 17 maggio 2005 15:45
OT: io avevo pensato, ora, a una specie di scontro tra "ribelli" umani e robot, e tra i ribelli c'eravate anche voi ed Hideky, che non ho capito più neanche io dove sia finito, comunque fate voi... !!!
[SM=x92702]
/OT
Otrebmu Ittoram
00domenica 22 maggio 2005 05:25
OT--A titolo informativo Hideky si e' tirato fuori da questo racconto, il come e quando e' uscito ne ho una mezza idea, nel caso mi dia il via libera lo scrivero', altrimenti lo fara' lui stesso quindi non usate piu' il suo PG grazie--OT
Ikarus, priore
00venerdì 27 maggio 2005 14:49
OT--- Vabbuò allora vado avanti ---Ot

iniziarono a comparire delle figure umanoidi. Delle tremende luci abbaglianti si accesero all'improvviso dalle strade che fluivano alla piazza.
Il cingolato avanzava e le figure indistinte con lui, iniziavano a formare un cerchio intorno agli avventirrieri. Poi una voce disse "Fermi dove siete! Alzate le mani!". Ma il gruppo anzichè alzarle, si mise in posizione da combattimento.
Una delle figure arrivò finalmente alla luce e tutti poterono vedere: un uomo con addosso una grossa armatura e uno strano elmo dalla visiera trasparente. Dalle sue spalle uscivano fasci di luce e la sua armatura era completamente bianca arrotondata e non spigolosa come quella dei robot. Le gambe completamente rivestite di ferro, parevano impossibili da muovere e nel mezzo di esse pendeva un lungo drappo azzurro con uno strano e complicatissimo disegno bianco. Se quella fosse stata una comune armatura in ferro, l'uomo non sarebbe ami riuscito a smoverla tanto era spessa ed ingombrante. Come al solito portava con se una di quelle armi strane e complesse e la puntava minacciosamente verso i Bluedragoniani.
E un'ennesima volta l'uomo intimò di arrendersi...
BrightBlade
00lunedì 30 maggio 2005 17:56
OT:(mega pezzo, oggi mi sento abbastanza ispirato...)
[SM=x92710]
/OT

Almeno per questa volta, le cose andarono diversamente dal solito, e non ci fu bisogno di rispondere al guerriero in armatura.
Un raggio bluastro infatti saettò crepitando attraverso l'aria, centrando il guerriero in pieno petto e trapassando la pesante armatura come se fosse stata fatta di cartone. L'uomo venne scagliato indietro, andando a schiantarsi contro il fronte d'acciaio del veicolo corazzato.
I soldati vestiti di armature bianche reagirono fulmineamente, sparpagliandosi e gettandosi a terra.
Ikarus e gli altri li imitarono all'istante, mentre altri raggi blu tempestavano l'acciottolato sconquassato della piazza dietro al quale si nascondevano i soldati.
BrightBlade si sporse oltre il masso che gli fungeva da riparo - un'enorme pietra che doveva far parte del basamento della statua al centro della piazza - e guardò in direzione dei raggi.
Un nutrito manipolo di uomini stava occupando la piazza. Erano vestiti con un vasto assortimento di oggetti: pantaloni stracciati, pezzi di armature un tempo bianche - probabilmente sottratti a qualche nemico abbattuto - ridipinte di grigio, elmetti coperti da reti mimetiche. Due dei soldati, appostati dentro un cratere, maneggiavano una sorta di strano cannone portatile, sorgente del poderoso colpo che aveva ucciso sul colpo il sergente dei militari "in bianco".
Mentre questi ultimi rispondevano malamente al fuoco, il carro armato ruotò la torretta e puntò il gigantesco cannone che da essa sporgeva verso il nemico. Una fragorosa detonazione fece sobbalzare il veicolo, mentre, a una ventina di metri di distanza, il proiettile scagliato centrava in pieno i due ribelli armati con il cannone pesante, vaporizzandoli.
"Sarà meglio defilarci" sussurrò Ikarus a Bright, dopo averlo raggiunto strisciando tra le macerie; "qui le cose si mettono male".
Bright si voltò verso Lirisea ed Aredhel. "Dobbiamo raggiungere quei ribelli, muoviamoci!".
Il gruppetto avanzò strisciando attraverso la piazza, mentre sopra le loro teste decine di raggi blu e rossi solcavano l'aria. Ritmicamente, il tuono del carro armato si faceva udire, e una nube di schegge pioveva sui bluedragoniani.
A una ventina di metri da loro, Luke De'Luke e il Sergente Rogers prendevano posizione dietro una finestra del palazzo che chiudeva il lato sinistro della piazza.
Rogers era un soldato di media statura, con due spalle così ampie che avrebbe potuto tranquillamente portarci sopra una cassapanca. Occhi neri, capelli arruffati - tenuti fermi dall'elastico dei due occhialoni di vetro che, quando non li indossava, portava sopra la fronte - e almeno tre cicatrici sulla guancia destra, antico ricordo lasciatogli da una tigre selvaggia.
Il suo compagno, Luke De'Luke, ispirava saggezza tanto quanto Rogers suggeriva esuberanza. Era snello e molto alto, ma i vestiti, lacerati qua e là, lasciavano intravvedere una muscolatura poderosa. De'Luke e Rogers erano una vera e propria leggenda tra i ribelli. Si sussurrava che avessero combattuto contro le truppe di Cyber Dragon in quasi tutti i teatri di guerra, superando ostacoli apparentemente insormontabili grazie all'ottimo equipaggiamento che si procuravano non si sa come, e alla grande dose di coraggio e fortuna che li accompagnava ovunque.
In quel momento, ne stavano per combinare una delle loro.
Rogers, infatti, portava sulla spalla destra un grande tubo metallico, contenente un autentico razzo perforante. Solamente i droidi più potenti di Cyber Dragon disponevano di quell'equipaggiamento, ma i due avevano abbattuto uno di quei droidi proprio qualche ora prima.
"Mi raccomando, Rogers, ricordatevi che abbiamo un colpo solo" disse De'Luke, con aria premurosa. Rogers sbuffò, infilando il razzo nel tubo del bazooka. "I miei occhiali che lo colpisco sotto la torretta" disse, in tono di sfida. "Caro Sergente, ormai dovreste sapere che non amo le scommesse" rispose filosoficamente De'Luke. "Sì, certo... quelle che sapete di non poter vincere" disse tra i denti Rogers, e premette il grilletto.
Il razzo perforante si incuneò esattamente nello spiraglio tra la torretta del veicolo e il corpo sottostante. Dopo essere penetrata attraverso corazza e cavi elettrici, nel punto più vulnerabile del carro armato, si schiantò contro l'asse di rotazione della torretta.
Il corazzato saltò in aria, tra le grida di esultanza dei ribelli.
I soldati di Cyber Dragon esitarono. Erano esseri umani, dopotutto, non freddi robot come quelli incontrati dai bluedragoniani fino a quel momento, e il loro sergente era morto. Per un attimo, considerarono l'idea di ripiegare.
Poi, in loro soccorso arrivò il robot.
Era molto più grande della maggior parte degli esemplari incontrati in precedenza, e alle sue braccia meccaniche erano saldate diverse paia di armi.
"Contrattaccare" disse con voce meccanica l'androide, avanzando attraverso le rovine, incurante dei raggi che rimbalzavano innocui sulla sua pesante corazza.
Raggruppandosi dietro al leader meccanico, i soldati in armatura bianca avanzarono attraverso la piazza.
Nel frattempo, ignari di quanto era successo, Ikarus, Templar e gli altri avevano quasi attraversato la piazza, arrivando a una decina di metri scarsi dalla linea dei ribelli.
Purtroppo, quegli ultimi dieci metri erano praticamente sgomberi: le rovine erano state spazzate via dai colpi del carro armato, e l'unico riparo era costituito dai crateri che punteggiavano quella striscia di terra.
"Accidenti!" mormorò Lirisea a denti stretti.
Ikarus la ignorò. La sua attenzione era diretta ad uno dei ribelli, che stava cercando di comunicare con lui a gesti. Bright osservò i due senza capire.
Il Chierico, alla fine, sorrise e annuì con la testa.
"Ci copriranno mentre attraversiamo" comunicò poi, "ma dobbiamo fare in fretta".
Lirisea si voltò verso Aredhel.
"Credo che dovremo correre. Ce la fate?". Aredhel annuì. "In città ho recuperato le forze, ora sto già meglio". Lirisea percepiva lo stress fisico della compagna. Sì, fisicamente si era ripresa. Persino il battito del cuore, che i vampiri percepiscono istintivamente, era più regolare.
Tuttavia, c'era ancora qualcosa che non andava, anche se non riusciva a capire cosa.
"Lirisea, Aredhel, andrete prima voi. L'effetto sorpresa sarà nullo dopo il primo passaggio, ed è meglio che ne approfittiate voi" disse Bright.
Le due si prepararono a scattare.
"Aredhel..." aggiunse l'atlantideo, "Legatevi alla schiena il mio scudo. E' leggero, e potrebbe esservi utile".
Dopo che furono pronte, Aredhel e Lirisea attesero il segnale dall'altro lato.
Il ribelle, all'improvviso, fece un cenno con il capo.
Mentre attorno a loro il fuoco di copertura si faceva fittissimo, le due balzarono in piedi e cominciarono a correre.
Due, quattro, otto passi... era quasi fatta, quando tra loro e la salvezza si parò un cratere.
"Salta!" gridò Lirisea ad Aredhel.
Si strinsero la mano, e...

[Modificato da BrightBlade 30/05/2005 17.57]

[Modificato da BrightBlade 02/06/2005 11.49]

Otrebmu Ittoram
00martedì 31 maggio 2005 03:33
OT-- Ma mi son perso qualche passaggio ? quando e' saltato fuori Templar ? nessuno a scritto che e' stato incontrato [SM=x92708] --OT
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