OT:(mega pezzo, oggi mi sento abbastanza ispirato...)
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Almeno per questa volta, le cose andarono diversamente dal solito, e non ci fu bisogno di rispondere al guerriero in armatura.
Un raggio bluastro infatti saettò crepitando attraverso l'aria, centrando il guerriero in pieno petto e trapassando la pesante armatura come se fosse stata fatta di cartone. L'uomo venne scagliato indietro, andando a schiantarsi contro il fronte d'acciaio del veicolo corazzato.
I soldati vestiti di armature bianche reagirono fulmineamente, sparpagliandosi e gettandosi a terra.
Ikarus e gli altri li imitarono all'istante, mentre altri raggi blu tempestavano l'acciottolato sconquassato della piazza dietro al quale si nascondevano i soldati.
BrightBlade si sporse oltre il masso che gli fungeva da riparo - un'enorme pietra che doveva far parte del basamento della statua al centro della piazza - e guardò in direzione dei raggi.
Un nutrito manipolo di uomini stava occupando la piazza. Erano vestiti con un vasto assortimento di oggetti: pantaloni stracciati, pezzi di armature un tempo bianche - probabilmente sottratti a qualche nemico abbattuto - ridipinte di grigio, elmetti coperti da reti mimetiche. Due dei soldati, appostati dentro un cratere, maneggiavano una sorta di strano cannone portatile, sorgente del poderoso colpo che aveva ucciso sul colpo il sergente dei militari "in bianco".
Mentre questi ultimi rispondevano malamente al fuoco, il carro armato ruotò la torretta e puntò il gigantesco cannone che da essa sporgeva verso il nemico. Una fragorosa detonazione fece sobbalzare il veicolo, mentre, a una ventina di metri di distanza, il proiettile scagliato centrava in pieno i due ribelli armati con il cannone pesante, vaporizzandoli.
"Sarà meglio defilarci" sussurrò Ikarus a Bright, dopo averlo raggiunto strisciando tra le macerie; "qui le cose si mettono male".
Bright si voltò verso Lirisea ed Aredhel. "Dobbiamo raggiungere quei ribelli, muoviamoci!".
Il gruppetto avanzò strisciando attraverso la piazza, mentre sopra le loro teste decine di raggi blu e rossi solcavano l'aria. Ritmicamente, il tuono del carro armato si faceva udire, e una nube di schegge pioveva sui bluedragoniani.
A una ventina di metri da loro, Luke De'Luke e il Sergente Rogers prendevano posizione dietro una finestra del palazzo che chiudeva il lato sinistro della piazza.
Rogers era un soldato di media statura, con due spalle così ampie che avrebbe potuto tranquillamente portarci sopra una cassapanca. Occhi neri, capelli arruffati - tenuti fermi dall'elastico dei due occhialoni di vetro che, quando non li indossava, portava sopra la fronte - e almeno tre cicatrici sulla guancia destra, antico ricordo lasciatogli da una tigre selvaggia.
Il suo compagno, Luke De'Luke, ispirava saggezza tanto quanto Rogers suggeriva esuberanza. Era snello e molto alto, ma i vestiti, lacerati qua e là, lasciavano intravvedere una muscolatura poderosa. De'Luke e Rogers erano una vera e propria leggenda tra i ribelli. Si sussurrava che avessero combattuto contro le truppe di Cyber Dragon in quasi tutti i teatri di guerra, superando ostacoli apparentemente insormontabili grazie all'ottimo equipaggiamento che si procuravano non si sa come, e alla grande dose di coraggio e fortuna che li accompagnava ovunque.
In quel momento, ne stavano per combinare una delle loro.
Rogers, infatti, portava sulla spalla destra un grande tubo metallico, contenente un autentico
razzo perforante. Solamente i droidi più potenti di Cyber Dragon disponevano di quell'equipaggiamento, ma i due avevano abbattuto uno di quei droidi proprio qualche ora prima.
"Mi raccomando, Rogers, ricordatevi che abbiamo un colpo solo" disse De'Luke, con aria premurosa. Rogers sbuffò, infilando il razzo nel tubo del
bazooka. "I miei occhiali che lo colpisco sotto la torretta" disse, in tono di sfida. "Caro Sergente, ormai dovreste sapere che non amo le scommesse" rispose filosoficamente De'Luke. "Sì, certo... quelle che sapete di non poter vincere" disse tra i denti Rogers, e premette il grilletto.
Il razzo perforante si incuneò esattamente nello spiraglio tra la torretta del veicolo e il corpo sottostante. Dopo essere penetrata attraverso corazza e cavi elettrici, nel punto più vulnerabile del carro armato, si schiantò contro l'asse di rotazione della torretta.
Il corazzato saltò in aria, tra le grida di esultanza dei ribelli.
I soldati di Cyber Dragon esitarono. Erano esseri umani, dopotutto, non freddi robot come quelli incontrati dai bluedragoniani fino a quel momento, e il loro sergente era morto. Per un attimo, considerarono l'idea di ripiegare.
Poi, in loro soccorso arrivò il robot.
Era molto più grande della maggior parte degli esemplari incontrati in precedenza, e alle sue braccia meccaniche erano saldate diverse paia di armi.
"Contrattaccare" disse con voce meccanica l'androide, avanzando attraverso le rovine, incurante dei raggi che rimbalzavano innocui sulla sua pesante corazza.
Raggruppandosi dietro al leader meccanico, i soldati in armatura bianca avanzarono attraverso la piazza.
Nel frattempo, ignari di quanto era successo, Ikarus, Templar e gli altri avevano quasi attraversato la piazza, arrivando a una decina di metri scarsi dalla linea dei ribelli.
Purtroppo, quegli ultimi dieci metri erano praticamente sgomberi: le rovine erano state spazzate via dai colpi del carro armato, e l'unico riparo era costituito dai crateri che punteggiavano quella striscia di terra.
"Accidenti!" mormorò Lirisea a denti stretti.
Ikarus la ignorò. La sua attenzione era diretta ad uno dei ribelli, che stava cercando di comunicare con lui a gesti. Bright osservò i due senza capire.
Il Chierico, alla fine, sorrise e annuì con la testa.
"Ci copriranno mentre attraversiamo" comunicò poi, "ma dobbiamo fare in fretta".
Lirisea si voltò verso Aredhel.
"Credo che dovremo correre. Ce la fate?". Aredhel annuì. "In città ho recuperato le forze, ora sto già meglio". Lirisea percepiva lo stress fisico della compagna. Sì, fisicamente si era ripresa. Persino il battito del cuore, che i vampiri percepiscono istintivamente, era più regolare.
Tuttavia, c'era ancora qualcosa che non andava, anche se non riusciva a capire cosa.
"Lirisea, Aredhel, andrete prima voi. L'effetto sorpresa sarà nullo dopo il primo passaggio, ed è meglio che ne approfittiate voi" disse Bright.
Le due si prepararono a scattare.
"Aredhel..." aggiunse l'atlantideo, "Legatevi alla schiena il mio scudo. E' leggero, e potrebbe esservi utile".
Dopo che furono pronte, Aredhel e Lirisea attesero il segnale dall'altro lato.
Il ribelle, all'improvviso, fece un cenno con il capo.
Mentre attorno a loro il fuoco di copertura si faceva fittissimo, le due balzarono in piedi e cominciarono a correre.
Due, quattro, otto passi... era quasi fatta, quando tra loro e la salvezza si parò un cratere.
"Salta!" gridò Lirisea ad Aredhel.
Si strinsero la mano, e...
[Modificato da BrightBlade 30/05/2005 17.57]
[Modificato da BrightBlade 02/06/2005 11.49]