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*Bacheca sull'Attualità*

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2011 20:34
03/12/2010 13:56
 
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IL PRESIDENTE RUSSO: RIVELAZIONI DEL SITO DI ASSANGE DIMOSTRANO CINISMO DEI DIPLOMATICI USA


«Italia-Russia, mai interessi personali
Io malato? Gossip. Bufala il terzo polo»


Berlusconi a Sochi risponde a una domanda su Wikileaks: «Affettuosa simpatia per Mosca»


MILANO - Un rapporto di «sincera stima e profonda amicizia» lega il premier Silvio Berlusconi al presidente russo Dmitri Medvedev. Lo ha spiegato lo premier italiano, a Sochi per un incontro bilaterale con il presidente russo. Quanto ai contenuti dei dispacci Usa diffusi da Wikileaks e in particolare ai legami Roma-Mosca, «non c’è mai stato in tutti questi anni un solo interesse personale, mai in nessuna occasione, tutti abbiamo lavorato negli interesse dei rispettivi Paesi».

«IO MALATO? SOLO GOSSIP» - Il capo del governo boccia le rivelazioni del sito di Assange come un «grave infortunio», ritenendo che le informazioni fatte veicolare in Rete altro non siano che «giudizi fastidiosi», «notizie riprese dalla stampa» dai funzionari delle ambasciate e trasformate in documenti confidenziali. E quanto alle rivelazioni sulla sua salute cagionevole e sulla sua stanchezza dovuta alla partecipazione a troppe feste notturne - la cui paternità è stata attribuita tra gli altri al sottosegretario Gianni Letta -, il Cavaliere liquida tutto in una parola: «gossip». E spende parole in difesa dell'amico Letta: «E' falso dire che sia ambiguo». Il presidente del Consiglio chiede in ogni caso di non dare importanza ai messaggi pubblicati da Wikileaks. Medvedev, dal canto suo, sostiene che i documenti pubblicati da Assange dimostrano il «cinismo» dei diplomatici americani, ma che difficilmente avranno ripercussioni sui rapporti tra Russia e Stati Uniti.



IL «TERZO POLO» - Sollecitato dai cronisti italiani - che gli hanno riferito della decisione del cosiddetto «terzo polo» di voler presentare una mozione di sfiducia e che, conti alla mano, con 317 voti contrari il governo non avrebbe più la maggioranza -, Berlusconi ha poi liquidato come una «bufala» l'esistenza di una eventuale coalizione alternativa in Parlamento. E per questo motivo si è detto «determinato a continuare».

I MONDIALI? «MERITO ANCHE NOSTRO» - All'inizio della conferenza stampa, prendendo la parola dopo Medvedev, Berlusconi ha anche fatto riferimento all'assegnazione dei Mondiali di calcio del 2018 alla Federazione Russa: sono un obiettivo raggiunto anche grazie «a una piccola parte» che «abbiamo giocato noi con il nostro voto e convincendo i nostri amici» ha detto il premier, scherzando poi sul calcio e sul Milan. «Nel calcio il 50% è tecnica e qualità e il 50% arbitri e fortuna - ha spiegato il Cavaliere -, per questo - ha aggiunto - nessuno può dire quale può essere l'esito» di un eventuale incontro tra la nazionale italiana e la nazionale russa. Berlusconi ha precisato di poterlo dire con competenza essendo «il presidente della squadra più titolata del mondo».

tratto da www.corriere.it
04/12/2010 18:43
 
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Berlusconi: "La crisi è da irresponsabili
Terzo polo vuol allearsi con la sinistra
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A Fini che continua a ripetere che "il governo non c'è più", il premier sbarra la strada: "E' irresponsabile aprire una crisi di governo. Siamo convinti di avere con noi la maggioranza degli italiani". Poi smaschera il piano del terzo polo: "La loro volontà è fare un governo con la sinistra per accontentare le ambizioni personali dei leader". Sull'emergenza rifiuti annuncia: "Napoli sarà pulita entro qualche giorno"

Roma - Niente voto, niente sfiducia. Il governo andrà avanti ad attuare il programma per cui è stato eletto dalla maggioranza degli elettori. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si dice "deciso ad andare avanti" e si dice anche "convinto di avere la maggioranza il 14 dicembre". "E' irresponsabile aprire una crisi di governo - ha spiegato il Cavaliere - siamo convinti di avere con noi la maggioranza degli italiani, quegli italiani che vogliono restare liberi".

Le mosse del tel polo "La volontà del terzo polo è oggi quella di provare a fare un governo con la sinistra per accontentare le ambizioni personali dei leader delle tre piccole formazioni politiche che lo compongono", ha detto il presidente del Consiglio spiegando che "il terzo polo ha l’ambizione di cercare di cambiare la legge elettorale per innalzare al 45 per cento il tetto di consensi che si deve avere per far scattare il premio di maggioranza". Quindi, ha continuato Berlusconi, "l’intenzione è chiarissima, è quella di non far scattare il premio di maggioranza e di consegnare al cosiddetto terzo polo la situazione di essere arbitro e di decidere di allearsi o con il centrodestra o con la sinistra per rendere possibile la formazione di un governo".

Rating e stabilità di governo Per il presidente del Consiglio "questa crisi irresponsabile vuole riportarci alla vecchia partitocrazia, ai suoi linguaggi, ai suoi vizi, cose che hanno fatto passare in secondo piano o addirittura dimenticare tutte le cose ottime che ha fatto il nostro Governo". "Non si può tornare indietro alla Prima Repubblica - ha detto il premier - e arrivare ad una formazione di governo incapace e instabile con il rischio di cadere in quella instabilità che ha contrassegnato tutti gli anni della Prima Repubblica quando, vi ricordo, abbiamo avuto governi che duravano in media meno di un anno". Berlusconi è, infatti, convinto che "sia veramente irresponsabile adesso aprire la crisi". "Siamo dentro ancora una crisi che riguarda tutto il mondo e le agenzie di rating che hanno confermato per ora, a seguito della rigorosa politica dei conti pubblici che il governo ha saputo attuare, le tre A - ha spiegato Berlusconi - hanno legato questa conferma di qualità al fatto che si mantenesse la stabilità del governo".

La sinistra in crisi Il premier ha, quindi, ringraziato i Popolari di Italia "per il sostegno che avete dato e darete a questo governo" e ha, poi, ribadito che "la sinistra italiana verte oggi in una crisi profonda". "E' senza idee, progetti, senza leader o meglio con troppi aspiranti leader - ha detto ancora Berlusconi - il sostegno del Pid ci consente di contare sui numeri della maggioranza e soprattutto ci sentiamo uniti dal fatto che la sinistra riteniamo non sia una forza su cui poter contare". Berlusconi ha accusato la sinistra che "ha l’intenzione di tenere le frontiere spalancate per fare entrare gli extracomunitari a go go per dare presto loro il voto e cambiare la maggioranza dei moderati che fino ad adesso il Paese ha avuto ed ha".

L'emergenza rifiuti "Abbiamo la certezza che nel giro di qualche giorno Napoli ritornerà ad essere pulita". Dopo aver visto il prefetto di Napoli a Palazzo Chigi, il premier ha nuovamente preso in mano l'emergenza rifiuti per riuscire a porvi un rimedio quanto prima. "Dovevo essere lì ma impegni mi hanno trattenuto a Roma dove è in corso una riunione sull’emergenza rifiuti - ha proseguito Berlusconi in collegamento telefonico ad un convegno del Pid - credo che siamo in grado di poter riportare Napoli al suo doveroso splendore nel giro di qualche giorno".

Le riforme ancora da attuare Ci sono "sei riforme importanti, di modernizzazione del Paese, riforme che i cittadini aspettano": ecco perché, per Berlusconi, "abbiamo il dovere di continuare a governare". "Noi abbiamo le idee molto chiare abbiamo il dovere di continuare a governare - ha detto - di continuare a dare l’immagine dell’Italia sulla scena internazionale che sia di un paese solido, governato, senza instabilità. E abbiamo il dovere di portare avanti il programma che abbiamo a suo tempo presentato agli elettori, al Parlamento ottenendo una larga fiducia, il 29 settembre, e che voi avete approvato". "Un programma di cinque riforme a cui si aggiunge, dopo il consiglio dei ministri di questa settimana, la riforma per la digitalizzazione completa della pubblica amministrazione che sarà una cosa straordinariamente utile per tutti i cittadini - ha sottolineato - che non dovranno più recarsi negli uffici pubblici locali e centrali per mandare avanti le loro pratiche, ma potranno farlo dal loro computer di casa o di ufficio attraverso internet".

05/12/2010 22:08
 
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"Yara è stata uccisa", si cerca il corpo
Il marocchino fermato nega le accuse


Cautela tra gli inquirenti dopola svolta di ieri nelle indagini.
Il ragazzo intercettato: «Allah mi perdoni, non sono stato io»


BREMBATE SOPRA (BG)
Per la scomparsa di Yara ora c'è una persona in carcere: un marocchino di 22 anni, residente a Montebelluna, nel Trevigiano, giunto in Italia qualche anno fa con il ricongiungimento famigliare. Il ragazzo, però, respinge le accuse e «fornisce le sue giustificazioni».

Il marocchino lavorava come muratore nel cantiere di Mapello dove i cani delle forze dell'ordine hanno fiutato più volte tracce di Yara Gambirasio, la tredicenne di cui non si hanno notizie da ormai nove giorni, dopo essere scomparsa del centro sportivo in cui si allenava, a poche centinaia di metri dalla casa in cui vive con i genitori e tre fratelli a Brembate Sopra, nella zona chiamata 'Isolà nella cintura di paesi intorno a Bergamo.

L'accusa alla base del suo fermo, eseguito ieri a bordo di una motonave che da Genova stava andando a Tangeri, in Marocco, è raggelante: sequestro di persona e omicidio volontario, anche se in Procura a Bergamo si muovono con estrema cautela, mentre le ricerche della ragazza sono proseguite incessantemente anche oggi in più località della provincia senza alcun esito. Il giovane immigrato è stato interrogato dal pm Letizia Ruggeri nel carcere cittadino di via Gleno, ma avrebbe negato la sua partecipazione al sequestro di Yara. Lo aveva già fatto nella conversazione intercettata dai carabinieri, poco prima della sua partenza verso il Marocco e che ha fatto convergere le indagini su di lui: «Allah mi perdoni, ma non l'ho uccisa io».

È una conversazione che si sta comunque cercando di interpretare, perchè la frase potrebbe essere stata detta in un momento particolare, forse di preghiera. L'intercettazione, unita al fatto che gli investigatori hanno saputo che stava per tornare in Marocco, a far scattare il fermo, principalmente per un incombente pericolo di fuga. Il marocchino, però, davanti ai magistrati, avrebbe «fornito le sue giustificazioni», come è trapelato. In queste ore il pm Ruggeri e il procuratore aggiunto, Massimo Meroni, stanno valutando la richiesta di convalida del fermo, per la quale hanno 48 ore di tempo, mentre i carabinieri stanno valutando le dichiarazioni rese dal marocchino. Il suo fermo sembra sia solamente l'inizio di indagini che si profilano complicate come, del resto, una vicenda che sta lasciando con il fiato sospeso i bergamaschi e non solo. Il provvedimento potrebbe essere solo un punto di partenza nella possibile individuazione di eventuali complici.

Si è cercata inutilmente la ragazza anche nei boschi di Ambivere, zona in cui stanno agendo gli agenti della Questura, ma non su indicazioni dell'immigrato. Investigatori e inquirenti stanno cercando di inquadrare il ruolo del marocchino nella vicenda. Potrebbe comunque aver visto qualcosa accaduto nel cantiere di Mapello, unico luogo in cui Yara sembra essere stata dopo la sua sparizione, intorno alle 18,30 del 26 novembre. A quanto si è saputo, non sono nemmeno ancora bollate come del tutto inattendibili le testimonianze di due persone che avrebbero notato la presenza di due uomini, intorno a quell'ora, vicino al centro sportivo. Compresa quella di Enrico Tironi, il diciannovenne vicino di casa della ragazza che raccontò di aver visto Yara in compagnia di due uomini, denunciato per procurato allarme ma poi risentito nei giorni successivi. Negli ambienti investigativi vige la consegna del silenzio sulla posizione del fermato, mentre le indagini non conoscono tregua per scoprire la sorte della giovane promessa di atletica ritmica che sembra inghiottita dal nulla.

tratto da www.lastampa.it
07/12/2010 14:00
 
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All'Angelus il Papa denuncia le situazioni di violenza in Iraq, Egitto e nel Sinai

Il rispetto dei diritti
presupposto della convivenza civile




"Il rispetto dei diritti di tutti è il presupposto per la civile convivenza": lo ha ricordato il Papa all'Angelus di domenica 5 dicembre, in piazza San Pietro, invitando i fedeli a pregare "per tutte le situazioni di violenza, di intolleranza, di sofferenza che ci sono nel mondo".

In questo tempo di Avvento, in cui siamo chiamati ad alimentare la nostra attesa del Signore e ad accoglierlo in mezzo a noi, vi invito a pregare per tutte le situazioni di violenza, di intolleranza, di sofferenza che ci sono nel mondo, affinché la venuta di Gesù porti consolazione, riconciliazione e pace. Penso alle tante situazioni difficili, come i continui attentati che si verificano in Iraq contro cristiani e musulmani, agli scontri in Egitto in cui vi sono stati morti e feriti, alle vittime di trafficanti e di criminali, come il dramma degli ostaggi eritrei e di altre nazionalità, nel deserto del Sinai. Il rispetto dei diritti di tutti è il presupposto per la civile convivenza. La nostra preghiera al Signore e la nostra solidarietà possano portare speranza a coloro che si trovano nella sofferenza.



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07/12/2010 15:41
 
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Sul rispetto dei diritti non posso non ricordare Monsignor Mao, Vescovo cinese che è stato sequestrato dalla polizia, il tutto per costringerlo, contro il suo volere, a partecipare ad una "assemblea" che si terrà nei prossimi giorni a Pechino.
In questa assemblea, i Vescovi cattolici dovranno eleggere il Presidente del "Consiglio dei Vescovi cattolici cinesi", un collegio, questo, che non è riconosciuto dalla Santa Sede. Infatti il Papa aveva chiesto ai Vescovi cinesi di non parteciparvi.
Inutile dire che i Vescovi che vi parteciperanno sono per la maggior parte costituiti da Vescovi cattolici eletti dal governo cinese e non riconosciuti dal Papa.
Monsignor Mao doveva ieri celebrare un funerale, ma la polizia non voleva. Mao allora ha minacciato uno sciopero della fame e la polizia gli ha concesso di celebrarlo. Al termine della funzione, i fedeli hanno cercato di proteggerlo coi loro corpi, ma decine di poliziotti hanno manganellato tutti e lo hanno sequestrato nuovamente. Ora, secondo le ultime notizie, il Vescovo dovrebbe trovarsi a Pechino in stato di isolamento, in attesa dei partecipare obbligatoriamente all'assemblea.
Altri due Vescovi "papisti" sono stati arrestati da settimane e di loro non si hanno più notizie, non sono stati neanche convocati all'assemblea di Pechino. Si pensa che possano essere stati uccisi dalla polizia. Il governo cinese ha dichiarato che i Vescovi cattolici che rifiutano l'autorità della Cina in materia religiosa, saranno considerati alla stregua di "pericolosi criminali", ovvero rischiano di essere uccisi.

Questo è lo stato dei diritti umani nella Cina moderna.
Probabilmente i giornali di domani non faranno minimamente menzione di tutto questo. Ci siamo abituati.




"Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate." (G.K. Chesterton)

07/12/2010 20:56
 
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Beh, penso che tutti ricordiamo i famosi accordi tra Cina ed altri motori di ricerca per vietare la diffusione di notizie contrarie alle leggi del governo cinese. Trovo curioso però che questa lotta tra governo cinese e papato ricalchi quella delle investiture combattuta tra l'imperatore del SRI contro Gregorio Magno, infatti anche allora vescovi "politici" e vescovi papali erano venuti a scontrarsi e questo avveniva già ben 1000 anni fa.
[Modificato da Claudium 07/12/2010 20:58]
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07/12/2010 21:30
 
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Eh già. La Chiesa non è nuova a problemi simili e di praticamente oigni altro tipo.




"Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate." (G.K. Chesterton)

08/12/2010 17:57
 
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Nuova pista per Yara "Conosceva i rapitori"


Le indagini per ritrovare Yara Gambirasio, rapita lo scorso 26 novembre, hanno subito un duro colpo con l'abbaglio preso su Moahmmed Fikri, il ragazzo marocchino arrestato per un'intercettazione tradotta male e poi rilasciato. Gli inquirenti cercano nuove piste. Il presupposto da cui si cerca di ripartire è che Yara si fidasse di chi l'ha aggredita. Secondo quanto trapela da ambienti investigativi, sarebbe questa la strada su cui le indagini andrebbero a parare.

LA PORTA SECONDARIA - Terminata la parentesi Fikri, le ricerche sono ripartite dalla ricostruzione di cosa accadde il pomeriggio della scomparsa, quando in pochi minuti la giovane promessa della ginnastica ritmica, lasciata la palestra, è scomparsa nel nulla. La prima anomalia riscontrata dagli inquirenti affonda le sue radici proprio in palestra. Infatti Yara sarebbe uscita da una porta secondaria, in direzione opposta rispetto a quella di casa. E il fatto che i tre segugi che da giorni scandagliano Brembate di Sopra puntino forte su quella via di uscita non è un caso.

YARA CONOSCEVA I RAPITORI - Ma le supposizioni degli investigatori si spingono più in là. Se nessuno può aver notato Yara quando ha lasciato la palestra, è però difficile ipotizzare che le sue urla non siano state sentite. Così come, nel caso i rapitori fossero stati in due, appare poco credibile che la scena non sia stata notata da nessuno. La tredicenne non si sarebbe mai allontanata di sua volontà con uno sconosciuto, afferma senza ombra di dubbio chiunque l'avesse conosiuta. Yara non aveva nessun amore adolescenziale nascosto, niente segreti nel computer o nella rubrica del cellulare. Una bimba, una ragazza trasparente: se ha scelto di uscire da una porta inconsueta, deve esserci stato un motivo, si ripetono gli investigatori: Yara conosceva chi l'ha attirata nella trappola.

LA PRIMA TESTIOMINANZA - Ora prende di nuovo vigore, dopo il rilascio di Fikri che è pronto a ripartire per il Marocco e a dimenticare l’esperienza del carcere, la pistache vede al centro dei sospetti i due uomini. E le parole del diciannovenne Enrico Tironi, che per primo rivelò di aver visto la Yara parlare con due persone, trovano conferma. Un altro testimone, poco tempo dopo la scomparsa della ragazza, ha detto alla polizia di averla vista, a pochi metri dal palazzetto dello sport, vicino a una Citroen rossa.


09/12/2010 09:33
 
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Passaparola di Marco Travaglio del 6 dicembre 2010




10/12/2010 09:48
 
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Smentita la liberazione di Sakineh


Portata nella sua abitazione solo per la ricostruzione dell'omicidio del marito che sarà trasmesso in tv in serata

La televisione iraniana in inglese PressTv ha smentito il rilascio di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, sottolineando che la donna è stata portata nella sua abitazione solo per realizzare un programma che sarà trasmesso in serata.

SMENTITA - La notizia della liberazione della donna, condannata alla lapidazione per adulterio e in attesa di sentenza in un processo per l'uccisione del marito, era stata data giovedì sera dal Comitato internazionale contro la lapidazione, con sede in Germania. Il rappresentante del Comitato in Italia aveva detto che Sakineh e suo figlio, Sajjad Ghaderzadeh, anch'egli arrestato nell'ottobre scorso, erano stati visti nel cortile della loro casa di Oskou, nel nord-ovest dell'Iran. La televisione PressTv aveva effettivamente diffuso fotografie di Sakineh e del figlio nella casa.

FARSA - Lo stesso Comitato rilancia venerdì dopo la diffusione della falsa notizia della liberazione di Sakineh: «Era libera da tre gioni, questa vicenda è tutta un gioco sporco delle autorità iraniane ingraziarsi le potenze internazionali nei colloqui sul programma nuclare». Secondo Taher Djafarizad, attivista del Comitato, Sakineh era stata condotta fuori dal carcere per essee liberata e non di una semplice intervista «sul luogo del delitto», come sostiene la tv di Stato. «Anche alcuni quotidiani vicini al regime hanno dato notizia della liberazione», sostiene l'attivista.

tratto da www.corriere.it
12/12/2010 16:39
 
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Nel vertice di Freiburg im Breisgau i due leader bocciano gli eurobond ma chiedono più responsabilità

La difesa dell'euro secondo Merkel e Sarkozy


Friburgo, 11. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel chiedono più responsabilità per contrastare la crisi economica. Nel corso del tredicesimo Consiglio dei ministri franco-tedesco, tenutosi ieri a Friburgo, nel sud della Germania, i due leader hanno gettato le basi di un'armonizzazione dei sistemi fiscali dei rispettivi Paesi. Un'intesa, quella franco-tedesca, non nuova e che potrebbe condizionare i futuri sviluppi della strategia comunitaria.
"Abbiamo concordato una convergenza delle politiche fiscali e ringrazio il cancelliere tedesco per questa apertura", ha dichiarato il presidente francese al termine del vertice. "È molto importante essere capaci di dire ai nostri partner che siamo tutti nell'eurozona e che tutti dobbiamo convergere per difendere la moneta unica". Merkel ha sottolineato che "bisogna dare un esempio sulle questioni di competitività per vedere fino a che punto possiamo andare al di là della pura politica di bilancio". I ministeri delle Finanze di Germania e di Francia hanno già formato un gruppo di lavoro che analizzerà i rispettivi sistemi per le imprese e le possibili forme di collaborazione.
Sarkozy e Merkel sono poi intervenuti sulla proposta degli eurobond, bocciandola. Gli eurobond - questo il parere dei due leader - contribuirebbero solo a deresponsabilizzare i Paesi dell'eurozona, mentre nella fase attuale è necessario il contrario. Insomma, serve più austerità. "Non deve esserci la condivisione del rischio estesa a tutti i Paesi", ha spiegato Merkel, perché "la condivisione dei tassi di interesse e dei rischi non ci aiuterebbe in modo strutturale". Piuttosto, ha aggiunto il cancelliere tedesco, "siamo entrambi d'accordo che è necessaria maggiore coerenza nella politica economica". A queste parole si è unito Sarkozy sottolineando che occorre responsabilizzare gli Stati. Il capo dello Stato francese non ha mancato di difendere Berlino dalle critiche recentemente avanzate dal presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, per il quale la Germania avrebbe un atteggiamento anti-europeo. "Non vedo quanto la Germania possa essere egoista; alla fine Berlino è il primo contribuente nella Ue", ha replicato Sarkozy.
Parigi condivide con l'Esecutivo Merkel non soltanto l'opposizione agli eurobond. Sarkozy sostiene anche la linea di Berlino sull'entità attuale del fondo salva-Stati, opponendosi così alla posizione belga. Inoltre, Parigi è favorevole al progetto, anche questo targato Merkel, della creazione dal 2013 di un meccanismo permanente di soccorso ai Paesi in difficoltà con l'introduzione di clausole che coinvolgano anche privati. Tutto, in vista di un nuovo Patto di stabilità più rigoroso.
Ma l'economia non è stata l'unico argomento del vertice tra Merkel e Sarkozy. Anche la storia ha avuto la sua parte. I due leader, infatti, si sono spostati da Friburgo a Strasburgo, nell'est della Francia, per accogliere il primo battaglione tedesco in terra francese dal 1945. Un gesto dal profondo significato simbolico, secondo entrambe le parti, e che rafforza l'amicizia tra Germania e Francia. L'accordo che ha dato il via libera.

13/12/2010 18:32
 
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La replica di Berlusconi: la storia mi darà ragione


Alle 14 Silvio Berlusconi torna in Aula al Senato per ribattere agli interventi degli onorevoli dell'opposizione dopo il suo discorso della mattina.
"Riguardo al senatore Zanda (Pd, ndr), Credo davvero che la storia chiarirà cosa è stato fatto dal presidente del Consiglio, anche per la sua capacità di tycoon. Sul caso Wikileaks e le osservazioni di certi diplomatici: vi rimando alle dichiarazioni di Bill Clinton, George Bush, Hillary Clinton, Barack Obama".

SULLA RUSSIA - "Ho rapporti di amicizia forti con Vladimir Putin, vuole trasformare il Paese in una vera democrazia, anche se il percorso è lungo e difficile. Per noi la Russia è un fornitore importante, prendiamo da loro quasi il 30% dell'energia che consumiamo. Ed è un paese importante per le aziende italiane, come Eni e Finmeccanica. Abbiamo portato contratti importanti e vinto l'opera più importante, il raddoppio del canale di Panama. Abbiamo tutto l'interesse ad avere questo rapporto con la Russia. Avevate rapporti con l'Unione Sovietica quando non dovevate, e adesso che dovreste non volete... Caro senatore Zanda, ho una fortuna personale che non avrei mai pensato di poter conseguire. Garantisco sui miei figli che non c'è un solo dollaro che entrerà nelle mie tasche da questi affari".

SU L'AQUILA - "Siamo intervenuti con tempestività. In pochi mesi abbiamo dato una casa alle famiglie in difficoltà e dato i mezzi alle altre famiglie per ristrutturare le case. Oggi sono aperti piùà di 10mila cantieri. Per il centro dell'Aquila, una delibera del Comune ci ha chiesto di non farlo per dare una spinta alle aziende locali cui affidare le operazioni. Il centro dell'Aquila richiederà molti anni per essere riqualificato, serviranno indagini approfondite. Sugli appalti della Protezione Civile: contratti esemplari e onesti, esecuzione nei tempi e nei prezzi dichiarati. Il nostro intervento di grande spessore e valore".

EMERGENZA RIFIUTI - "A Napoli abbiamo ereditato una tragedia nazionale. Dopo due mesi abbiamo indicato alle istituzioni locali che cosa fare per evitare il ritorno alla situazione iniziale. Il Comune affidato alla sinistra non ha fatto assolutamente nulla. Non sono stati aperti altri impianti di smaltimento né gli appalti dei termovalorizzatori.

LE GRANE DELL'ITALIA - Gli altri Paesi crescono di più? Ma non hanno avuto la nostra eredità, innanzitutto il debito pubblico, l'emergenza della produzione di energia (le centrali nucleari stoppate dagli ecologisti, ndr), la mancata creazione di infrastrutture negli ultimi 30 anni, una pubblica amministrazione inefficiente e oppressiva, la giustizia civile (non parlo per amor di patria di quella penale) con tempi impossibili (8 anni di media per una causa di civile, 9 per farsi pagare una fattura)".

Berlusconi si congeda rivolgendo un invito ai finiani: "Cari amici del Fli, la notte vi porti consiglio..."

14/12/2010 13:49
 
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Fiducia, ok a Berlusconi alla Camera tre voti in più


A Montecitorio finisce 314 a 311, con due astenuti. Decisivi i voti di Calearo, Scilipoti e Cesario, oltre alle due defezioni all'interno di Fli. Più ampio il vantaggio al Senato dove l'esecutivo ha ottenuto la conferma con 162 si e 135 no

[Modificato da Claudium 14/12/2010 13:49]
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14/12/2010 17:50
 
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314 a 311, due cartellini gialli e un paio di fuori gioco, dovremmo guardare la moviola per assicurarci che le decisioni arbitrali siano state adeguate. Una partita avvincente, no? L'importante è divertirsi, almeno la gente ha qualcosa di cui parlare al bar con gli amici.




"Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate." (G.K. Chesterton)

14/12/2010 19:01
 
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Triste solo vedere che a quanto pare non è cambiato niente dai tempi di Mastella e consorte.
15/12/2010 19:22
 
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All'udienza generale il Papa parla di santa Veronica Giuliani

Vera immagine del Cristo crocifisso


"Ho trovato l'Amore, l'Amore si è lasciato vedere". Le ultime parole pronunciate da santa Veronica Giuliani sono la sintesi più efficace della sua "appassionata esperienza mistica". Il Papa le ha ricordate durante l'udienza generale di mercoledì 15 dicembre, nell'Aula Paolo vi, parlando della clarissa cappuccina marchigiana di cui ricorre in questi giorni il 350° anniversario della nascita.

Cari fratelli e sorelle,
Oggi vorrei presentare una mistica che non è dell'epoca medievale; si tratta di santa Veronica Giuliani, monaca clarissa cappuccina. Il motivo è che il 27 dicembre prossimo ricorre il 350° anniversario della Sua nascita. Città di Castello, luogo dove visse più a lungo e morì, come pure Mercatello - suo paese natale - e la diocesi di Urbino, vivono con gioia questo evento.
Veronica nasce appunto il 27 dicembre 1660 a Mercatello, nella valle del Metauro, da Francesco Giuliani e Benedetta Mancini; è l'ultima di sette sorelle, delle quali altre tre abbracceranno la vita monastica; le viene dato il nome di Orsola. All'età di sette anni, perde la madre, e il padre si trasferisce a Piacenza come soprintendente alle dogane del ducato di Parma. In questa città, Orsola sente crescere in sé il desiderio di dedicare la vita a Cristo. Il richiamo si fa sempre più pressante, tanto che, a 17 anni, entra nella stretta clausura del monastero delle Clarisse Cappuccine di Città di Castello, dove rimarrà per tutta la vita. Là riceve il nome di Veronica, che significa "vera immagine", e, in effetti, ella diventerà una vera immagine di Cristo Crocifisso. Un anno dopo emette la solenne professione religiosa: inizia per lei il cammino di configurazione a Cristo attraverso molte penitenze, grandi sofferenze e alcune esperienze mistiche legate alla Passione di Gesù: la coronazione di spine, lo sposalizio mistico, la ferita nel cuore e le stimmate. Nel 1716, a 56 anni, diventa badessa del monastero e verrà riconfermata in tale ruolo fino alla morte, avvenuta nel 1727, dopo una dolorosissima agonia di 33 giorni che culmina in una gioia profonda, tanto che le sue ultime parole furono: "Ho trovato l'Amore, l'Amore si è lasciato vedere! Questa è la causa del mio patire. Ditelo a tutte, ditelo a tutte!" (Summarium Beatificationis, 115-120). Il 9 luglio lascia la dimora terrena per l'incontro con Dio. Ha 67 anni, cinquanta dei quali trascorsi nel monastero di Città di Castello. Viene proclamata Santa il 26 maggio 1839 dal Papa Gregorio XVI.
Veronica Giuliani ha scritto molto: lettere, relazioni autobiografiche, poesie. La fonte principale per ricostruirne il pensiero è, tuttavia, il suo Diario, iniziato nel 1693: ben ventiduemila pagine manoscritte, che coprono un arco di trentaquattro anni di vita claustrale. La scrittura fluisce spontanea e continua, non vi sono cancellature o correzioni, né segni d'interpunzione o distribuzione della materia in capitoli o parti secondo un disegno prestabilito. Veronica non voleva comporre un'opera letteraria; anzi, fu obbligata a mettere per iscritto le sue esperienze dal Padre Girolamo Bastianelli, religioso dei Filippini, in accordo con il Vescovo diocesano Antonio Eustachi.
Santa Veronica ha una spiritualità marcatamente cristologico-sponsale: è l'esperienza di essere amata da Cristo, Sposo fedele e sincero, e di voler corrispondere con un amore sempre più coinvolto e appassionato. In lei tutto è interpretato in chiave d'amore, e questo le infonde una profonda serenità. Ogni cosa è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l'amore di cui è capace una creatura.
Il Cristo a cui Veronica è profondamente unita è quello sofferente della passione, morte e risurrezione; è Gesù nell'atto di offrirsi al Padre per salvarci. Da questa esperienza deriva anche l'amore intenso e sofferente per la Chiesa, nella duplice forma della preghiera e dell'offerta. La Santa vive in quest'ottica: prega, soffre, cerca la "povertà santa", come "esproprio", perdita di sé (cfr. ibid., iii, 523), proprio per essere come Cristo, che ha donato tutto se stesso.
In ogni pagina dei suoi scritti Veronica raccomanda qualcuno al Signore, avvalorando le sue preghiere d'intercessione con l'offerta di se stessa in ogni sofferenza. Il suo cuore si dilata a tutti "i bisogni di Santa Chiesa", vivendo con ansia il desiderio della salvezza di "tutto l'universo mondo" (ibid., iii-iv, passim). Veronica grida: "O peccatori, o peccatrici... tutti e tutte venite al cuore di Gesù; venite alla lavanda del suo preziosissimo sangue... Egli vi aspetta con le braccia aperte per abbracciarvi" (ibid., ii, 16-17). Animata da un'ardente carità, dona alle sorelle del monastero attenzione, comprensione, perdono; offre le sue preghiere e i suoi sacrifici per il Papa, il suo vescovo, i sacerdoti e per tutte le persone bisognose, comprese le anime del purgatorio. Riassume la sua missione contemplativa in queste parole: "Noi non possiamo andare predicando per il mondo a convertire anime, ma siamo obbligate a pregare di continuo per tutte quelle anime che stanno in offesa di Dio... particolarmente con le nostre sofferenze, cioè con un principio di vita crocifissa" (ibid., iv, 877). La nostra Santa concepisce questa missione come uno "stare in mezzo" tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso.
Veronica vive in modo profondo la partecipazione all'amore sofferente di Gesù, certa che il "soffrire con gioia" sia la "chiave dell'amore" (cfr ibid., i, 299.417; iii, 330.303.871; iv, 192). Ella evidenzia che Gesù patisce per i peccati degli uomini, ma anche per le sofferenze che i suoi servi fedeli avrebbero dovuto sopportare lungo i secoli, nel tempo della Chiesa, proprio per la loro fede solida e coerente. Scrive: "L'eterno Suo Padre Gli fece vedere e sentire in quel punto tutti i patimenti che avevano da patire i suoi eletti, le anime Sue più care, cioè quelle che si sarebbero approfittate del Suo Sangue e di tutti i Suoi patimenti" (ibid., ii, 170). Come dice di sé l'apostolo Paolo: "Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1, 24). Veronica arriva a chiedere a Gesù di essere crocifissa con Lui: "In un istante - scrive -, io vidi uscire dalle Sue santissime piaghe cinque raggi risplendenti; e tutti vennero alla volta mia. Ed io vedevo questi raggi divenire come piccole fiamme. In quattro vi erano i chiodi; ed in una vi era la lancia, come d'oro, tutta infuocata: e mi passò il cuore, da banda a banda... e i chiodi passarono le mani e i piedi. Io sentii gran dolore; ma, nello stesso dolore, mi vedevo, mi sentivo tutta trasformata in Dio" (Diario, i, 897).
La Santa è convinta di partecipare già al Regno di Dio, ma contemporaneamente invoca tutti i Santi della Patria beata perché le vengano in aiuto nel cammino terreno della sua donazione, in attesa della beatitudine eterna; è questa la costante aspirazione della sua vita (cfr. ibid., ii, 909; v, 246). Rispetto alla predicazione dell'epoca, incentrata non raramente sul "salvarsi l'anima" in termini individuali, Veronica mostra un forte senso "solidale", di comunione con tutti i fratelli e le sorelle in cammino verso il Cielo, e vive, prega, soffre per tutti. Le cose penultime, terrene, invece, pur apprezzate in senso francescano come dono del Creatore, risultano sempre relative, del tutto subordinate al "gusto" di Dio e sotto il segno d'una povertà radicale. Nella communio sanctorum, ella chiarisce la sua donazione ecclesiale, nonché il rapporto tra la Chiesa peregrinante e la Chiesa celeste. "I Santi tutti - scrive - sono colassù mediante i meriti e la passione di Gesù; ma a tutto quello che ha fatto Nostro Signore, essi hanno cooperato, in modo che la loro vita è stata tutta ordinata, regolata dalle medesime opere (sue)" (ibid., iii, 203).
Negli scritti di Veronica troviamo molte citazioni bibliche, a volte in modo indiretto, ma sempre puntuale: ella rivela familiarità col Testo sacro, del quale si nutre la sua esperienza spirituale. Va rilevato, inoltre, che i momenti forti dell'esperienza mistica di Veronica non sono mai separati dagli eventi salvifici celebrati nella liturgia, dove ha un posto particolare la proclamazione e l'ascolto della Parola di Dio. La Sacra Scrittura, dunque, illumina, purifica, conferma l'esperienza di Veronica, rendendola ecclesiale. D'altra parte, però, proprio la sua esperienza, ancorata alla Sacra Scrittura con una intensità non comune, guida ad una lettura più profonda e "spirituale" dello stesso Testo, entra nella profondità nascosta del testo. Ella non solo si esprime con le parole della Sacra Scrittura, ma realmente anche vive di queste parole, diventano vita in lei.
Ad esempio, la nostra Santa cita spesso l'espressione dell'apostolo Paolo: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" (Rm 8, 31; cfr. Diario, i, 714; ii, 116.1021; iii, 48). In lei, l'assimilazione di questo testo paolino, questa sua fiducia grande e gioia profonda, diventa un fatto compiuto nella sua stessa persona: "L'anima mia - scrive - è stata legata colla divina volontà ed io mi sono stabilita davvero e fermata per sempre nella volontà di Dio. Parevami che mai più avessi da scostarmi da questo volere di Dio e tornai in me con queste precise parole: niente mi potrà separare dalla volontà di Dio, né angustie, né pene, né travagli, né disprezzi, né tentazioni, né creature, né demoni, né oscurità, e nemmeno la medesima morte, perché, in vita e in morte, voglio tutto, e in tutto, il volere di Dio" (Diario, iv, 272). Così siamo anche nella certezza che la morte non è l'ultima parola, siamo fissati nella volontà di Dio e così, realmente, nella vita per sempre.
Veronica si rivela, in particolare, una testimone coraggiosa della bellezza e della potenza dell'Amore divino, che la attira, la pervade, la infuoca. È l'Amore crocifisso che si è impresso nella sua carne, come in quella di san Francesco d'Assisi, con le stimmate di Gesù. "Mia sposa - mi sussurra il Cristo crocifisso - mi sono care le penitenze che fai per coloro che sono in mia disgrazia ... Poi, staccando un braccio dalla croce, mi fece cenno che mi accostassi al Suo costato ... E mi trovai tra le braccia del Crocifisso. Quello che provai in quel punto non posso raccontarlo: avrei voluto star sempre nel Suo santissimo costato" (ibid., i, 37). È anche un'immagine del suo cammino spirituale, della sua vita interiore: stare nell'abbraccio del Crocifisso e così stare nell'amore di Cristo per gli altri. Anche con la Vergine Maria Veronica vive una relazione di profonda intimità, testimoniata dalle parole che si sente dire un giorno dalla Madonna e che riporta nel suo Diario: "Io ti feci riposare nel mio seno, avesti l'unione con l'anima mia, e da essa fosti come in volo portata davanti a Dio" (iv, 901).
Santa Veronica Giuliani ci invita a far crescere, nella nostra vita cristiana, l'unione con il Signore nell'essere per gli altri, abbandonandoci alla sua volontà con fiducia completa e totale, e l'unione con la Chiesa, Sposa di Cristo; ci invita a partecipare all'amore sofferente di Gesù Crocifisso per la salvezza di tutti i peccatori; ci invita a tenere lo sguardo fisso al Paradiso, meta del nostro cammino terreno, dove vivremo assieme a tanti fratelli e sorelle la gioia della comunione piena con Dio; ci invita a nutrirci quotidianamente della Parola di Dio per riscaldare il nostro cuore e orientare la nostra vita. Le ultime parole della Santa possono considerarsi la sintesi della sua appassionata esperienza mistica: "Ho trovato l'Amore, l'Amore si è lasciato vedere!". Grazie.

16/12/2010 19:27
 
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Passaparola di Marco Travaglio del 13 dicembre 2010




17/12/2010 20:27
 
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Maroni: "Sbagliato rilasciare i fermati"
Alfano invia gli ispettori, l'Anm attacca


Il ministro dell'Interno in un'informativa al Senato sugli scontri di martedì 14: "Le forze di polizia hanno evitato incidenti più gravi". Sulla scarcerazione dei fermati: "Rispetto i magistrati, ma non condivido". Il Guardasigilli invia gli spettori per un accertamento "urgente sulla conformità formale e sostanziale alle norme, del provvedimento disposto dall’Autorità Giudiziaria". L'Anm: "Appropriazione indebita". La replica di Alfano: "Sto dalla parte dei cittadini"

Roma - "Apprezzamento" per le forze di polizia impegnati martedì scorso a Roma è stato espresso dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in un’informativa al Senato. Con il loro comportamento, ha aggiunto, "hanno evitato incidenti più gravi". Il ministro ha anche espresso "vicinanza e solidarietà a chi è rimasto ferito per porre argine ad una guerriglia messa in atto da gruppi violenti animati solo dall’intento di creare incidenti". Dal ministero di Giustizia, intanto, vengono mandati gli ispettori per fare luce "sulla conformità formale e sostanziale alle norme, del provvedimento disposto dall’Autorità Giudiziaria". Ma l'Anm va subito all'attacco: "Da Alfano un'appropriazione indebita"

Le preoccupazioni di Maroni "Sono destituite da ogni fondamento le illazioni sulla presenza di infiltrati negli scontri di martedì scorso a Roma: sono ipotesi offensive nei confronti delle forze dell’ordine", spiega il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in un’informativa al Senato. "La verità è che gli agenti hanno agito con senso di responsabilità esemplare per tutelare l’esercizio delle istituzioni dall’attacco di violenti, di veri e propri delinquenti - continua Maroni - solo grazie a loro non ci sono state né vittime nè feriti gravi". "I professionisti della violenza - invoca il ministro leghista - non possono trovare sponda da forze politiche, ma vanno isolati e perseguiti con il massimo rigore".

Le illazioni sugli infiltrati "La verità dei fatti - sottolinea Maroni - si è affermata peraltro nella stessa giornata di ieri: la persona travisata e ritratta durante gli scontri con in mano un manganello e delle manette, indicata da alcuni organi di stampa come un agente infiltrato, è stata identificata in un ragazzo minorenne, sottoposto a stato di fermo di indiziato del delitto di rapina aggravata nei confronti di un militare della Guardia di finanza a cui aveva sottratto con violenza le manette e lo sfollagente". "Pure infondati - prosegue il titolare del Viminale - si sono rivelati i clamori suscitati dalle immagini che hanno ritratto, rispettivamente, un Carabiniere ed un operatore della Guardia di finanza, che impugnavano una pistola durante le fasi concitate della manifestazione. In questi casi è stato appurato che i militari erano impegnati proprio a proteggere le armi di ordinanza dai tentativi dei manifestanti di sottrargliele".

Il Guardasigilli invia gli ispettori Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a seguito della scarcerazione dei soggetti responsabili, appena poche ore prima, di gravi atti di guerriglia urbana e di violenta contestazione delle istituzioni, ha incaricato l’Ispettorato generale di effettuare l’accertamento urgente sulla conformità formale e sostanziale alle norme, del provvedimento disposto dall’Autorità giudiziaria.

L'Anm contro Alfano L’Anm esprime "preoccupazione" per l’iniziativa del ministro della Giustizia di inviare gli ispettori per compiere accertamenti sulle scarcerazioni di alcuni manifestanti accusati di aver partecipato agli scontri del 14 dicembre. "Siamo di fronte a un’indebita interferenza nello svolgimento dell’attività giudiziaria - tuona il sindacato delle toghe - si rischia di pregiudicare il regolare accertamento dei fatti e delle responsabilità dei singoli". "La nostra condanna degli episodi di violenza cui abbiamo assistito - affermano nota il presidente e il segretario dell’Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini - è ferma e netta e l’Anm esprime solidarietà agli appartenenti alle forze dell’ordine che sono rimasti feriti nello svolgimento delle loro funzioni". "Ma - aggiungono - abbiamo il dovere di ricordare che alla magistratura è affidato il delicatissimo compito di accertare responsabilità individuali, di verificare la fondatezza delle accuse e di valutare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione di misure cautelari, a partire dai fondamentali principi della presunzione di non colpevolezza e di assoluta eccezionalità della custodia in corso di processo". "Sono principi - concludo i vertici dell’Anm - che sovente molti politici ci ricordano in occasione di inchieste che toccano la pubblica amministrazione e che troppo facilmente vengono dimenticati in altre occasioni".

Alfano: "Sto dalla parte dei cittadini" "Invito l’Anm a non trincerarsi dietro un sindacalismo esasperato che difende sempre e comunque i magistrati. Il mio dovere è stare dalla parte dei cittadini, anche quando non sono togati". Così il ministro della Giustizia Angelino Alfano replica in una nota al sindacato delle ’toghè che ha definito una "indebita interferenza" quella del Guardasigilli di avviare un’ispezione in merito alla decisione della magistratura di rimettere in libertà i fermati negli scontri di martedì scorso.

La proposta di Mantovano Estendere il "daspo" alle manifestazione di piazza. E' la proposta avanzata dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano "per contare su uno strumento in più sul piano della prevenzione" che "permette di conoscere preventivamente, e non sulla base di mere informative, i soggetti da tenere distanti dalla piazza, nell’interesse stesso dei manifestanti con intenzioni pacifiche".

18/12/2010 18:27
 
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LA PROTEZIONE CIVILE: IGNORATE ALLARMI MATTEOLI

Intrappolati sull'A1, coda di 38 km
Convocati i vertici di Anas e Autostrade


Tra Firenze e Arezzo auto e tir fermi per più di 24 ore. Il governatore toscano Rossi: ora class action dei cittadini

MILANO - Le abbondanti nevicate di venerdì hanno paralizzato la Toscana, mandando in tilt la mobilità in quasi tutta la regione. La situazione più pesante sull'autostrada del Sole tra Firenze e Arezzo, dove migliaia di auto e tir sono rimasti bloccati dalle 15 di venerdì e per più di 24 ore. Ora però si muove il governo, con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli che convoca Anas, Fs, Autostrade e Protezione civile per fare il punto sulla situazione maltempo e per verificare l'origine e le ragioni dei disagi di venerdì e sabato. L'incontro è in programma lunedì pomeriggio.
CODE - La coda tra Valdarno e Firenze sud, in direzione nord, ha raggiunto i 38 chilometri e migliaia di persone hanno trascorso la notte al gelo. Ci sono camion e auto abbandonati: in molti hanno preferito raggiungere a piedi l'abitato più vicino. Sabato la situazione è in lento miglioramento ma i blocchi che si sono formati - con mezzi fermi perché privi di gomme termiche o catene - non sono risolti. Tutti i mezzi spazzaneve e spargisale a disposizione stanno lavorando, soprattutto in direzione nord nel tratto tra Valdarno e Firenze Certosa, dove ci sono diversi chilometri di coda. Sulla zona non nevica più, il problema ora è il ghiaccio sulla carreggiata. Migliore la situazione in direzione sud, dove il traffico scorre seppur lentamente. L'A1 è stata chiusa da Monte San Savino, in provincia di Arezzo, fino al capoluogo toscano; alle 15.30 è stato riaperto il tratto fra il bivio dell'A1 con l'A11 e Valdichiana, ma restano lunghe code soprattutto fuori dai caselli (molti dei quali sono ancora chiusi).

VERIFICA ISPETTIVA - Quanto accaduto sulla A1 ha innescato diverse polemiche. Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli accusa il «sistematico disinteresse degli italiani che si sono messi in auto senza attrezzature adeguate», mentre il presidente toscano Enrico Rossi ha annunciato una class action con le segnalazioni dei cittadini il rimborso dei danni e denunce contro «chi non ha fatto il suo dovere: Mauro Moretti di Ferrovie dello Stato, Pietro Ciucci di Anas e i Benetton di Società Autostrade per l'Italia». L'Ispettorato della vigilanza sulle concessioni autostradali dell'Anas ha disposto una verifica ispettiva su alcune tratte dell'A1, dell'A12 Livorno-Rosignano e dell'A24 Roma-L'Aqulila per «verificare l'operato delle società concessionarie nella gestione delle emergenze e individuare le eventuali responsabilità».

SOCCORSI DIFFICILI - Rallentati i soccorsi sull'A1 per la difficoltà a entrare con i mezzi nel serpentone di auto: nella notte 15 squadre hanno raggiunto a piedi il tratto bloccato e non tutte ci sono riuscite. Gli operatori stanno pulendo la neve intorno a ciascuna auto, ma chi è senza catene o gomme da neve si blocca di nuovo. Forze dell'ordine e volontari hanno distribuito coperte, viveri e bevande calde. La Protezione civile di Firenze ha organizzato con i vigili fuoco un mezzo carico di derrate alimentari, per risalire da Firenze sud a Incisa, centro della crisi. «Non ho mai visto nulla del genere» dice un automobilista, aggiungendo che alcuni addetti della società Autostrade, a piedi, hanno portato acqua e zucchero per un neonato che aveva urgente bisogno di latte. Praticamente impossibile contattare i call center per le informazioni, costantemente occupati. «Undici ore bloccato in autostrada, dieci delle quali fermo tra la neve, nello stesso punto, senza muovermi di un centimetro, a poca distanza dall'ingresso in autostrada che ho imboccato perché il pannello segnalava "code a tratti"» aggiunge l'automobilista, bloccato tra Firenze Sud e Scandicci dal primo pomeriggio di venerdì -. I pannelli erano tranquillizzanti, code a tratti per chi frequenta questa autostrada sono la norma, nulla di strano. Il problema è che appena entrato sono rimasto fermo, bloccato, per dieci ore. Poi in un'ora ho percorso qualche metro. Nessuno ci informava su nulla, le radio davano poche notizie, non si capiva quel che stava succedendo. Ho visto entrare, con me, mezzi pesanti senza catene. Ho visto sull'autostrada camion e tir di traverso che bloccavano le carreggiate e mi sono chiesto: perché li hanno fatti entrare? perché non dare messaggi più chiari sui pannelli a messaggio variabile? È una vergogna». Nella notte d'inferno sull'A1 c'era anche il vice presidente del Senato Vannino Chiti, bloccato da mezzanotte alle 11.30 all'uscita Val d'Arno.


«ALLARMI IGNORATI» - Secondo il capo della Protezione civile Franco Gabrielli la situazione era prevista ed evitabile: «I disagi e le nevicate erano state ampiamente segnalate in maniera puntuale e precisa con una dettagliatissima circolare a tutti gli enti. Se fossero state seguite non ci saremmo trovati in questa situazione. C'è stato un sistematico disinteresse degli italiani che si sono messi in auto senza attrezzature adeguate». Gabrielli sottolinea comunque che «la priorità è portare generi di conforto e carburante per liberare gli automobilisti bloccati, poi verrà il momento di fare la somma delle responsabilità». Il comitato operativo della Protezione civile sta valutando gli interventi da attuare per liberare i viaggiatori: la situazione più critica tra Incisa e Valdarno, una decina di chilometri di coda con centinaia di persone immobilizzate. «È difficile raggiungerle - spiega Gabrielli - e dunque dobbiamo lavorare tutti per andare a prendere anche l'ultimo automobilista». La Regione Toscana fa sapere che dalle 22 di venerdì è impossibile mettersi in contatto telefonico con la Società Autostrade e Anas e che molti, per avere informazioni, hanno chiamato la Sala operativa regionale.
Le nevicate in Italia

ALTRE STRADE - Alcuni automobilisti sono rimasti bloccati anche sulle rampe d'accesso della superstrada Firenze-Pisa-Livorno, chiusa fino a Montopoli (Pisa): hanno passato la notte in macchina. Praticamente risolta la situazione sull'A12 tra Livorno e Rosignano, che rimane comunque chiusa: nella notte quasi tutti i mezzi bloccati tra gli svincoli della Variante Aurelia sono ripartiti. Come Firenze, anche Pisa si è svegliata con il sole ma la situazione non è migliorata sul fronte della viabilità. È tornata percorribile l'A11, bloccata nelle ore scorse dalla neve: chi arriva da Bologna verso Firenze viene ora indirizzato sulla Firenze-Mare, per poi proseguire lungo l'Aurelia in direzione Roma. Sull'A11 sono però ancora chiuse tutte le entrate tra Firenze e Montecatini. In Emilia-Romagna ha smesso di nevicare ed è tornato il sole, ma le conseguenze della nevicata sono pesantissime nel nodo di Bologna, con una lunga coda sull'Autosole da Modena nord a Bologna. La Polstrada ha chiuso i caselli verso sud: Sasso Marconi, Casalecchio di Reno e Borgo Panigale. In mattinata la stazione di Sasso Marconi è stata aperta a tratti per 10 minuti e poi chiusa per i successivi 10, con l'ausilio di safety car, macchine di sicurezza a sostegno ai viaggiatori. Situazione difficile anche sulla Statale Porrettana, scelta dai viaggiatori come alternativa all'A1. La Polstrada suggerisce per chi è diretto a Firenze di puntare sull'A15 da Parma verso Livorno, oppure sull'A14 uscendo a Cesena per prendere la E45 Ravenna-Orte. Continua poi a nevicare sull'A23 tra Udine e il confine e sull'A27 tra Treviso e l'allacciamento con la SS 51. In tutte le autostrade della penisola sono obbligatorie catene a bordo o pneumatici invernali. Ci si può informare sulle condizioni meteo e di viabilità su radio Rtl 102.5 o Isoradio 103.3 e sul sito www.autostrade.it (call center 840.042121).

SITUAZIONE TRENI - Pesanti disagi anche sulle linee ferroviarie. L'intercity Salerno-Torino partito venerdì mattina è arrivato poco dopo le 6 alla stazione di Porta Nuova, con oltre 13 ore di ritardo, dopo essere rimasto fermo fermato per quasi 10 ore alla stazione di Livorno. I 400 passeggeri sono stati rifocillati e visitati. Disagi e treni in ritardo anche sulla linea Torino-Genova: nel tratto Trofarello-Asti la neve ha fatto cadere le linee di alimentazione aeree di un binario; la tratta è stata ripristinata sabato intorno alle 13.30. I tecnici delle Ferrovie hanno lavorato ininterrottamente nel corso della notte per riportare la situazione verso la normalità, in particolare nella stazione di Firenze Santa Maria Novella, dove la neve ha completamente coperto i binari bloccando la circolazione dei convogli. La circolazione è ripresa sabato intorno alle 9.30, con l’ingresso dell'Intercity 580 Terni-Milano. In Friuli Venezia Giulia ritardi e cancellazioni di treni sono causati dalla formazione di ghiaccio sui cavi dell'alimentazione elettrica, che impediscono l'arrivo di elettricità ai locomotori. In Abruzzo è stata interrotta la linea Roma-Sulmona.

AEROPORTI - Sempre chiusi gli aeroporti di Firenze e Pisa. Sta invece tornando alla normalità lo scalo di Orio al Serio (Bergamo), dove 3.900 persone sono rimaste a piedi venerdì per la cancellazione di 28 voli Ryanair. La maggior parte dei passeggeri ha trovato una collocazione su voli alternativi prima delle 22, mentre 200 hanno dovuto trascorrere la notte in aeroporto. La Protezione civile ha sistemato 170 brande nell'area check-in e nella sala vip, i volontari hanno fornito bevande calde e generi di primo conforto. Dalle 6 lo scalo ha ripreso la normale attività e tutti i passeggeri in attesa sono partiti. L'Enac ha convocato Alitalia e Aeroporti di Roma dopo i disservizi di venerdì.

« - Numerose le polemiche sui problemi causati dal maltempo. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha definito «intollerabile» il fatto che Roma sia rimasta bloccata in quasi tutti gli accessi stradali. Anche per Matteo Renzi - primo cittadino di Firenze - è «inaccettabile» quanto accaduto, e il presidente della Toscana Enrico Rossi ha annunciato una class action contro i responsabili della viabilità e dei trasporti, invitando i cittadini a inviare alla Regione testimonianze dei disservizi. E di messaggi ne sono arrivati a centinaia. Insieme alle e-mail nel dossier finiranno le telefonate arrivate alla centrale della Protezione civile regionale. «È ora di dire basta - afferma Rossi -. Denuncerò chi non ha rispettato la nostra allerta, tempestiva e dettagliata, chi non è intervenuto, chi non ha fatto il suo dovere, chi ha mostrato gravissima negligenza: Mauro Moretti di Ferrovie dello Stato, Pietro Ciucci di Anas e i Benetton di Società Autostrade per l'Italia». Secca la replica del presidente dell'Anas Pietro Ciucci: «Quando accadono eventi straordinari come questi, prima di pensare a Procure, class action e quant'altro, bisogna pensare a risolvere i problemi». Secondo Ciucci, i problemi causati dalla nevicata sono stati «un problema che non ha riguardato una sola strada o una sola autostrada, ha riguardato province e regioni. E in Toscana, non soltanto strade di Anas avevano problemi, ma anche strade gestite direttamente dalla regione». Contro-replica di Rossi: «Il presidente dell'Anas dice una bugia. Non esistono strade gestite direttamente dalla regione. Allo stesso modo venerdì Ciucci negava l'evidenza dei problemi sulla Firenze-Siena, quando migliaia di persone erano costrette in colonna e al freddo dal primo pomeriggio. Di questi disagi il direttore Ciucci risponderà alla Procura e ai cittadini che vorranno attivare una class action, che la Regione promuove e sostiene. La verità è che un servitore dello Stato, perché tale Ciucci dovrebbe essere, ho sottovalutato la nostra allerta e solo successivamente e tardivamente è intervenuto, su insistenza mia e del ministro Matteoli. Mi deve le sue scuse e soprattutto le deve ai toscani».

AUTOTRASPORTATORI - Giovanni Moltali (Fita-Cna), rappresentante degli autotrasportatori, punta il dito contro Autostrade: «Invece di garantire la circolazione come dovrebbe fare, scarica la responsabilità sugli operatori che fanno solo il loro lavoro. È gente impegnata a far girare l'Italia e che dovrebbe poter contare su infrastrutture efficienti, ma così non è. Per come la vedo io ci vorrebbe una class action contro Autostrade». Sempre sul fronte del trasporto merci, il ministro dei Trasporti Matteoli ha autorizzato per questo fine settimana, in deroga al calendario dei divieti, la circolazioni dei tir e dei mezzi pesanti, «in considerazione delle avverse condizioni meteorologiche di venerdì».

19/12/2010 22:51
 
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Dopo la riapertura al pubblico a conclusione dei lavori di restauro

La visita di Benedetto XVI alla Biblioteca Vaticana


Un'ora tra gli antichi manoscritti e gli incunaboli della "sua" biblioteca, per benedire quanti, frequentandola "per coltivare le scienze e le arti", "da onesti indagatori del vero" orientano "i loro sforzi alla costruzione di un mondo più umano". Sabato mattina, 18 dicembre, Benedetto XVI si è recato in visita alla Biblioteca Apostolica Vaticana, riaperta al pubblico lo scorso 20 settembre dopo tre anni di restauro e di ristrutturazione.
È tornato per la seconda volta, dopo esservi già stato il 25 giugno 2007, poco prima della chiusura triennale per i lavori. Più di recente, nel messaggio inviato lo scorso 9 novembre per il convegno e la mostra promossi in occasione della riapertura, il Pontefice aveva ricordato come la Biblioteca sia parte integrante degli strumenti necessari allo svolgimento del suo ministero, un mezzo prezioso al quale il vescovo di Roma non può e non intende rinunciare. E a quel messaggio ha fatto riferimento nel congedarsi, quando ha salutato i presenti all'uscita che dà sulla Galea. "Cari amici - si è rivolto loro - vorrei dirvi grazie per il vostro lavoro. Nel mio messaggio ho già detto quanto penso circa la necessità e la grande importanza della Biblioteca", ha concluso prima di impartire la benedizione conclusiva e augurare buon Natale a tutti. L'attenzione di Joseph Ratzinger per questa istituzione, che ha scelto di visitare nel giorno di chiusura per non togliere spazio all'attività di ricerca che vi viene svolta, è stata ricambiata con tre doni (descritti nella scheda in pagina): una medaglia in bronzo, un'agenda rilegata in pelle bianca e un volume.
Giunto in auto davanti all'ingresso principale sul piazzale del Belvedere, il Papa aveva trovato ad accoglierlo il cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, il prefetto monsignor Cesare Pasini e il viceprefetto Ambrogio M. Piazzoni - che lo hanno accompagnato per tutta la visita - e il consiglio della Biblioteca. Con il Pontefice erano l'arcivescovo Harvey, prefetto della Casa pontificia, il vescovo De Nicolò, reggente della prefettura, e monsignor Gänswein, suo segretario particolare.
Nell'atrio d'ingresso, ai piedi dello scalone, presso la grande statua marmorea di Ippolito, il Papa ha recitato una breve preghiera per la benedizione dei locali rinnovati. Ha diretto il breve rito il maestro delle celebrazioni liturgiche monsignor Guido Marini.
Salito al terzo piano, Benedetto XVI ha quindi raggiunto la sala consultazione stampati. Qui si è affacciato da una delle finestre che danno sul cortile per vedere i due ascensori esterni: uno completamente nuovo e uno rinnovato per poter raggiungere i livelli più alti della struttura. Il prefetto Pasini gli ha mostrato un volume dotato di badge, che consente di mantenere traccia degli eventuali spostamenti, così da poter ricostruire il percorso dei libri ricollegandoli alle persone che li prendono in carico. Infine il direttore del dipartimento degli stampati, Adalbert Roth, in tedesco, ha presentato al Pontefice i due antichi volumi della Bibbia di Gutenberg conservati dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.
Trasferitosi nella sala consultazione manoscritti 2, il Papa si è soffermato su una stampa antica, presentatagli dal curatore delle stampe Barbara Jatta. È l'acquaforte "Vero dissegno deli stupendi edefitii giardini boschi fontane et cose maravegliose di Belvedere in Roma" del 1579, del milanese Ambrogio Brambilla e mostra un'immagine complessiva del Vaticano al tempo di Gregorio XIII, offrendo in primo piano una visione della basilica di San Pietro in costruzione, del cortile del Belvedere e dei giardini Vaticani inseriti nelle mura del Sangallo. Una veduta dello stato dei luoghi antecedente al 1587, quando venne costruita per volontà di Sisto v una nuova sede per la sua Biblioteca. L'architetto Domenico Fontana progettò il nuovo edificio, che ospita tuttora la Vaticana, collocandolo tra il cortile del Belvedere e quello superiore, detto oggi cortile della Biblioteca. L'incisione si trova inserita nella nota raccolta dello Speculum Romanae Magnificentiae di Antoine Lafréry. In particolare è stato mostrato l'esemplare dello Speculum che reca la segnatura Riserva.S.7, il più antico che si conserva in Biblioteca e anche quello che più si avvicina alle prime copie rilegate della raccolta che uscivano dalla stamperia del Lafréry. Il volume proviene dalla biblioteca del cancelliere francese Séguier, politico al tempo dei re Luigi XIII e XIV, tra i fondatori dell'Accademia francese. Esso presenta ancora la legatura originale in pelle marrone, con una decorazione dorata, formata da un seminato di gigli che occupa l'intera superficie dei piatti, mentre al centro sono presenti rami dorati incrociati con altri fregi a formare un ovale. Il volume entrò poi in possesso di Hippolyte Destailleur, quindi dell'archeologo inglese Thomas Ashby e, agli inizi del xx secolo, fu acquistato dalla Biblioteca Vaticana.
Benedetto XVI ha anche ammirato due antiche monete, descrittegli dal direttore del dipartimento del gabinetto numismatico Giancarlo Alteri: un medaglione in oro del 1929, commemorativo del Concordato tra l'Italia e la Santa Sede e del giubileo sacerdotale di Pio xi, e una moneta da dieci fiorini di Camera in oro, coniata da Sisto iv in occasione del giubileo del 1475. Il primo rappresenta, al dritto, il busto di Papa Ratti; sotto, la firma dell'incisore camerale Aurelio Mistruzzi. Al rovescio la scena rappresentata e le date nel giro, in alto, si riferiscono al Giubileo sacerdotale del Pontefice bibliotecario: l'ostia sopra il calice in primo piano è il simbolo del sacerdozio; la basilica di San Giovanni in Laterano e quella di San Pietro in Vaticano, sullo sfondo, sono rispettivamente le sedi dell'ordinazione sacerdotale e dell'incoronazione papale di Achille Ratti. Il riferimento ai Patti Lateranensi è contenuto nella leggenda dell'esergo. Questo medaglione, di oltre 82 millimetri di diametro, fu presentato al Papa proprio l'11 febbraio 1929, giorno della firma dei Patti, e piacque tanto al Pontefice, che volle fosse emesso anche come medaglia annuale del 29 giugno seguente, senza varianti.
La seconda al dritto rappresenta Gesù che affida a Pietro il gregge, che pascola in un campo alberato e illuminato dai raggi del sole. All'esergo, due angeli sorreggono lo stemma del Pontefice. Intorno si svolge la leggenda. Al rovescio è rappresentata la nave degli Apostoli sul mare agitato, mentre Gesù, in piedi sulle onde, salva Pietro che sta per annegare. La moneta fu emessa da Papa Della Rovere (1471-1485) in soli tre esemplari.
Passato attraverso la sala consultazione manoscritti 1, e salutato alcuni benefattori, il Papa si è poi diretto nell'ufficio del prefetto. Qui ha ricevuto i tre doni. Successivamente si è recato nella sala consultazione manoscritti 1, dove il direttore del dipartimento Paolo Vian e l'archivista capo Marco Buonocore gli hanno presentato rispettivamente due manoscritti e un documento d'archivio. Il primo Reg. lat. 124: Rabano Mauro, De laude sanctae Crucis, è un manoscritto vergato e illustrato nell'abbazia di Fulda negli anni (822-847) in cui era abate lo stesso Rabano Mauro, che dunque deve avere seguito da vicino le diverse fasi dell'allestimento del codice, nel quale vi sono alcune miniature a piena pagina. Fra queste: al foglio 2v, l'immagine di Alcuino (Albinus) che accompagna Rabano Mauro (Maurus) e lo presenta a san Martino di Tours; al foglio 4v, l'immagine dell'imperatore Ludovico il Pio. Il manoscritto è appartenuto a Cristina di Svezia ed è pervenuto alla Vaticana nel 1690. Il secondo è Vat. lat. 9850: Tommaso d'Aquino, Autografo della Summa contra gentiles (ff. 2-89) e dei Commenti a Boezio (ff. 90-103) e a Isaia (ff. 105-114). Accanto alla scrittura di Tommaso, compare la mano di uno dei suoi segretari, Reginaldo da Priverno. Sono stati mostrati i fogli 14v-15r, con depennamenti di prime stesure autografe dei capitoli 53-54 della Summa contra gentiles e con la stesura definitiva redatta da Reginaldo, del quale è anche probabilmente la testa d'asino disegnata al foglio 14v. Il documento d'archivio è una Bolla di indizione del primo Giubileo (inc. Antiquorum habet fida relatio) che si trova nell'Archivio del Capitolo di San Pietro, capsa i, fascicolo 1, n. 9. Si tratta della lettera solenne (datata 22 febbraio 1300) mediante la quale la cancelleria annunciava l'indizione del primo Anno Santo. Veniva concessa l'indulgenza plenaria a chi si fosse confessato, avesse fatto penitenza nonché visitato le basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le Mura.
Successivamente il Papa è sceso nel primo seminterrato al deposito manoscritti, dove ha visitato anche la sala papiri. In un ambiente tenuto a temperatura e umidità costanti, aprendo il secondo cassetto sopra il ripiano estraibile, Vian gli ha mostrato un rotolo di papiro di tre segmenti (in tutto 2,70 metri) proveniente da un fondo archivistico del "nomos" di Marmarica in Egitto, con registrazioni fondiarie (dell'anno 190 d.C). Riutilizzato poco dopo, all'inizio del iii secolo, per trascrivere sul verso l'opera di Favorino di Arles, il papiro fu acquisito dalla Biblioteca Vaticana nel 1930.
Gli ultimi ambienti visitati dal Papa sono stati i nuovi locali dell'archivio fotografico al secondo piano e, al primo, la sezione nord del laboratorio di restauro, dove ha assistito a una breve rappresentazione del lavoro artigianale che vi viene svolto, eseguita dal responsabile del laboratorio Arnaldo Mampieri.
Sono stati sessanta minuti, quelli trascorsi da Benedetto XVI nella Biblioteca, nei quali ha percorso le grandi sale per rendersi conto di persona dei lavori effettuati e per tornare ad ammirare gli autentici "tesori dell'umanità" che vi sono conservati; ma soprattutto ha assaporato l'atmosfera di quello che avrebbe potuto essere un luogo in cui coltivare la sua passione di studioso, se non fosse stato chiamato al soglio di Pietro. (gianluca biccini)

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