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Le Falci dei Custodi

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2013 13:09
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Sesso: Maschile
Maestro
28/09/2008 13:37
 
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Il gruppetto capitanato da BrightBlade raggiunse Vetoio di buon mattino.
Dopo la distruzione ad opera delle melme marine, il porto fluviale del paese era stato ricostruito ed ampliato ulteriormente in modo da poter ospitare una piccola flotta di navi battenti bandiera del Drago Blu: persino la Maed Blue Cross, uno dei vascelli più famosi al mondo, aveva attraccato a Vetoio, qualche volta.
La realizzazione del nuovo molo era stata una notevole sfida per i mastri architetti del Regno.
Accanto al letto del fiume, era stata scavata una grande apertura rettangolare, larga circa centoventi metri e lunga cinquanta. La buca era separata dal fiume da un grande molo fortificato, dello spessore di dieci metri, quattro dei quali occupati dalle mura che circondavano interamente la nuova darsena. Il molo presentava un'apertura larga venticinque metri, alle cui estremità sorgevano due torrette. Una volta completati i lavori di scavo e lastricata completamente la buca, gli ingegneri avevano fatto crollare la diga di legno che ostruiva l'apertura: in pochi minuti, l'acqua aveva allagato la buca, trasformandola in un bacino perfetto per l'ormeggio delle navi.
Accanto a quella sorta di ''baia'' protetta, erano stati costruiti due grandi magazzini di pietra, un grande ostello e una piccola rocca, poco più che una torre fortificata.
Grazie alle sue dimensioni, la nuova darsena poteva ospitare fino a otto galeoni da battaglia, anche se non si era mai visto un simile affollamento di navi da guerra. La maggior parte del tempo, infatti, la nuova darsena era occupata da navi più piccole, per lo più fregate o brigantini, come quello in attesa della compagnia diretta in Katai.
Quando i compagni giunsero a Vetoio, trovarono ad attenderli un ragazzo dai capelli rossi, di nome Anthaner.
«... Ma potete chiamarmi Than» aggiunse subito, mentre li guidava attraverso il paese, fino alla nuova darsena.
Il molo brulicava di attività. Gru e montacarichi di legno portavano su e giù casse di ogni genere e dimensione: gabbie contenenti animali esotici, carichi di stoffe e spezie, generi alimentari, legname, pietra e metalli pregiati. Le banchine erano affollate di marinai e braccianti provenienti dai quattro angoli del mondo e nell'aria c'era un baccano assordante.
«Da questa parte!» disse Than, facendosi largo a stento tra la folla. Alto poco più di un metro e sessanta, il ragazzo aveva l'aspetto di un monello: capelli rossi, lentiggini e due occhi castani che sembravano incapaci di fermarsi per più di cinque secondi su qualcosa. Il giovane era piuttosto magro e questo fatto era accentuato dal suo abbigliamento: le braghe bianche di tela, arrotolate molte volte attorno alle caviglie, e la camicia rossa, piena di macchie e rattoppi, erano di molte taglie troppo grandi per il giovane.
Dopo ben dieci minuti di spintoni e deviazioni forzate, la comitiva riuscì finalmente ad emergere dal tumulto. Il gruppo aveva attraversato tutta la banchina, raggiungendo il fondo del molo, dove sorgeva uno dei magazzini ed il forte.
Di fronte a questi edifici era ormeggiato un agile veliero. Lo scafo era lungo trentacinque metri e largo quasi otto, ed era sormontato da tre alberi: trinchetto, albero maestro e albero di mezzana, più il lungo bompresso che sporgeva dalla prua.
Leggermente più piccola di un galeone, ma dotata della stessa alberatura, la nave doveva essere una delle più veloci in circolazione.
Osservando le sovrastrutture del veliero, BrightBlade vide diversi marinai intenti a sistemare le cime, rammendare la velatura e prendersi cura delle sei balliste montate sul ponte di coperta, tre per lato. Più in basso, il Paladino notò che sullo scafo si aprivano quattro boccaporti.
L'atlantideo aveva viaggiato molto, ma non aveva mai visto una nave dotata di una vera e propria batteria di armi da fuoco: evidentemente, il Sommo aveva assegnato loro uno dei migliori velieri in circolazione.
«Signori, questa è la Ventura» disse con aria importante Than, accompagnando le parole con un ampio gesto della mano.
«Guardate, maestro: sembra Unot'nah!» disse Eruner, indicando la polena, che raffigurava la testa di un drago marino. Il Vassallo sorrise incuriosito: da quanto ne sapeva, nessun abitante della terraferma aveva mai visto l'antico drago all'infuori di lui, Eruner e Cyber Dark. Eppure, la somiglianza con la creatura mitologica era davvero incredibile...
«Il capitano Dixon vi aspetta alla Mensa Ufficiali; nel frattempo, potete lasciarmi le vostre cose e i cavalli» disse il ragazzo.
Dopo aver affidato zaini e cavalcature a Than, la compagnia del Regno entrò nella Mensa, che sorgeva proprio accanto al forte e aveva l'aspetto di una locanda di lusso.
All'interno l'atmosfera era piuttosto tranquilla: il locale era infatti riservato agli ufficiali, mentre i marinai potevano disporre dell'osteria situata all'altro capo della nuova darsena.
In quel momento la sala era completamente deserta, fatta eccezione per il locandiere e per il capitano Dixon, seduto a un angolo della stanza con gli stivali sopra il tavolo.
Non appena vide la comitiva, il capitano si fece notare con ampi gesti delle braccia, quindi si alzò e andò incontro al gruppo.
«Benvenuti a Vetoio, signori.
John Curtis Dixon, capitano della Ventura, la fregata ormeggiata qui fuori.
Voi dovete essere la squadra diretta in Katai, giusto?»
Mentre parlava, il capitano porse la mano, che BrightBlade si affrettò a stringere a nome del gruppo. Entrambi avevano una stretta decisa e furono ben impressionati da quella dell'altro.
«Sedetevi, vi prego» disse Dixon, accomodandosi al tavolo.
«Con piacere, Capitano. Vi ringrazio per aver accettato di accompagnarci in Katai» esordì il Paladino di Atlantide.
«Il piacere è mio, signori. Ho sentito molto parlare delle vostre imprese» rispose Dixon, riempendo di birra i boccali dei presenti fino all'orlo.
«Ditemi, Capitano: quanto tempo ci vorrà per raggiungere Niwa?» domandò Claudium, prima di bere un sorso dal suo bicchiere.
«Dipende soprattutto dal tempo – rispose Dixon – ma direi che due mesi è una stima più che verosimile. Naturalmente bisogna anche considerare l'eventualità di un attacco da parte dei pirati, o di qualche viverna... ma non sono molto preoccupato a riguardo».
Sul volto del lupo di mare era apparso un sinistro sorrisetto.
«Vi riferite ai vostri... cannoni, è così che si dice?» disse allora BrightBlade, ripensando ai boccaporti che aveva visto poco prima.
«Proprio così. Li ho fatti montare in questi giorni, mentre vi aspettavo. Otto ''colubrine'' da 15 libbre, quattro per lato, più una da 10 libbre a prua» disse con orgoglio Dixon.
La polvere da sparo era una novità per gli Aspiranti, che conoscevano i cannoni solo per sentito dire, per lo più come protagonisti di racconti difficili da credere. Nel Regno circolavano da tempo alcuni modelli di fucile, ma si trattava di armi portatili, non certo di vere e proprie macchine da guerra! Per giunta, l'arco e la balestra si dimostravano ancora decisamente superiori ai nuovi e spesso inaffidabili ritrovati della scienza.
«Sono armi molto potenti?» chiesero all'unisono Drago ed Albins.
Dixon scoppiò ridere.
«A dire il vero fanno solo un gran baccano! Che dire... sono terribilmente imprecisi sulla lunga distanza e per ricaricarli serve il doppio del tempo di una ballista... ma a corto raggio sono micidiali. Credete a me: quelle armi sono il futuro».
Come a sottolineare quest'ultima affermazione, Dixon bevve un lunghissimo sorso di birra.
«Quando saremo pronti a partire, Capitano?» chiese invece Eruner.
«Non appena lo desiderate, signori. E' ancora presto, quindi possiamo salpare anche ora, oppure domattina. Di solito non parto mai di pomeriggio, perché non riusciremmo a raggiungere il mare aperto prima che scenda la sera... e vi garantisco che navigare un fiume stretto come questo in piena notte non è piacevole!».
BrightBlade annuì, quindi si voltò verso i compagni.
«Per quanto mi riguarda, possiamo partire anche subito. Qualcuno di voi deve sbrigare qualche faccenda qui a Vetoio?».
Tutti scossero il capo ad eccezione di Drago.
«Se possibile, vorrei passare a salutare il sacerdote di Vetoio: è un mio vecchio amico. In ogni caso, sarò di ritorno in mezz'ora al massimo».
BrightBlade annuì:
«Non c'è problema. Facciamo così: ci rivediamo tutti tra mezz'ora di fronte alla Ventura».
Dopo essersi salutati, gli Aspiranti uscirono dalla locanda; il Vassallo invece rimase seduto con il Capitano. I due discussero brevemente del viaggio, quindi Dixon si offrì di mostrare la nave al Paladino, il quale accettò ben volentieri.
Mentre uscivano dalla Mensa Ufficiali, BrightBlade avvertì una strana sensazione. Voltatosi, notò che un uomo lo stava osservando, fermo in mezzo alla folla tumultuosa che si agitava sul molo.
Non appena si accorse di essere stato visto, lo sconosciuto si dileguò tra la gente, ma non prima che il Vassallo avesse notato almeno un particolare: due sottili occhi a mandorla...
[Modificato da BrightBlade 28/09/2008 13:37]
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