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Le Falci dei Custodi

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2013 13:09
02/10/2008 19:47
 
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Ora che erano finalmente tutti riuniti, la compagnia potè salire sulla nave, procedendo lentamente sulla passerella. Una volta imbarcati, gli Aspiranti si diressero verso i fianchi dell' imbarcazione, per godersi al meglio lo spettacolo della partenza, mentre BrightBlade rimaneva al centro del ponte, attendendo che il capitano Dixon lo raggiungesse:
<<Sir BrightBlade, possiamo partire?>> fu la perentoria domanda del Capitano.
<<Sì, partiamo pure>>.
<<Bene: UOMINI, SCIOGLIETE LE CIME E SPIEGATE LE VELE! SI PARTE!>> udito l'ordine del loro capitano, gli uomini della la ciurma si misero immediatamente all'opera, spostandosi velocemente lungo il ponte, per raggiungere i loro posti: oltre che la nave più veloce sembrava che i Sommi avessero messo a disposizione del gruppo anche l'equipaggio più competente.
Dopo che tutto fu pronto, la nave iniziò finalmente a muoversi, dapprima lentamente, staccandosi dal molo, poi sempre più veloce, sotto le attente cure del timoniere. In breve la nave uscì dalla darsena ed entrò lenta nelle acque del fiume, proseguendo calma lungo il suo corso. Dopo alcune ore di viaggio raggiunsero poi il mare:
<<FOCE IN VISTA, SPIEGARE TUTTE LE VELE!>> ordinò il capitano; poi, rivolgendosi al Paladino di Atlantide, esclamò <<Ora vedrete quanto è veloce il nostro veliero...>>
Quando tutte le vele furono spiegate, la nave rivelò la sua vera potenza e, sfruttando al massimo la sua agilità, raggiunse la sua velocità massima, correndo rapida sulle onde, che, come la migliore delle spade, facilmente fendeva.
<<Non è stupefacente quanto questa nave sia veloce, Ser Claudium?>> domandò Albins al Paladino.
<<Ehm.. già... burp... stupefacente>>.
<<Claudium, vi sentite bene? Non avete una bella cera...>>
<<Già... temo... burp... di soffrire di mal di mare... burp... vogliate scusarmi...>> l'Aspirante corse immediatamente verso il fianco dell'imbarcazione, in preda ai conati, compiendo cose che è meglio non specificare.
<<Eh, non fanno più gli Aspiranti di una volta; mi chiedo dove finiremo di questo passo>> esclamò Eruner scuotendo la testa, mentre BrightBlade e gli altri Aspiranti sorridevano divertiti di fronte alle disavventure del compagno.
[Modificato da Claudium 02/10/2008 19:49]
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Maestro
03/10/2008 13:38
 
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Il paesaggio al cospetto del monaco era splendido. L'immensa distesa d'erba si agitava ritmicamente, onda dopo onda, sospinta dal forte vento. All'orizzonte, un salice si ergeva come uno scoglio solitario, le fronde cullate nell'aria satura dei colori dell'alba. Era un luogo che esisteva al di fuori dello spazio e del tempo. Il lento scorrere dei secoli e il battito d'ali di una farfalla si confondevano in quell'eterno presente in cui il pensiero umano sembrava arrendersi, sopraffatto da tanta bellezza.
I lama del sud ritenevano che il mondo fosse abitato dal Nulla e che tutto fosse Apparenza, Vuoto: ma in quel momento, le loro pur profonde riflessioni erano come disperse dal vento, rese esse stesse vuote dalla profonda verità di quella valle, una verità che parlava alla mente prima ancora che ai sensi.
Il ciclico trascorrere delle stagioni, il ritmo imperturbabile della natura erano manifestazioni di un altro Tempo, tanto vero quanto l'inesorabile avanzare degli anni: in quel luogo speciale, queste due dimensioni sembravano toccarsi, manifestarsi insieme.
Forse la natura non era una madre ingannatrice, come sostenevano i lama; forse quella valle non era affatto una ''maschera del Nulla''. In quel momento, sembrava piuttosto l'immagine di un mondo superiore ed eterno, di ciò che dà forma alle cose e ti permette di riconoscerti allo specchio, sempre te stesso nonostante il tempo sia passato... e ti abbia cambiato. Una costante spirituale, una sorta di ''tempo dello Spirito'' tanto vero quanto lo è quello della Carne. Due dimensioni indissolubili, che si incontrano ad ogni festa, ad ogni ricorrenza...
Persino in quel momento, in cui il sole stava sorgendo, quei due mondi si incontravano; anzi, l'eterno volgere del sole era la prima e più costante manifestazione dell'unione tra il tempo ciclico e quello lineare.
Raggiunto il salice, il monaco si sedette ai suoi pedi, stanco dopo un'intera notte di cammino.
Si ricordò in quel momento che proprio quel giorno era il Solstizio d'Autunno: esattamente cinque anni prima, aveva superato il suo Kenmei na Saiban ed era diventato un monaco.
Fu questo pensiero a fargli spalancare gli occhi. Ora, come cinque anni prima... cinque anni prima, Solstizio d'Autunno...
Il tempo era trascorso, giorno dopo giorno, ma erano le ricorrenze a farglielo percepire. Se non ci fosse stato un solstizio, un'alba e un tramonto, non se ne sarebbe accorto.
Che cos'è il tempo? E' il regolare scorrere della sabbia all'interno di una clessidra?
Eppure, quello scorrere perdeva ogni significato senza il tempo ciclico, che proprio nel suo eterno ed immutabile ripetersi dava dimensione e sostanza all'altro, al tempo lineare... e dava all'uomo riferimenti, tappe della sua Storia, cioè della sua identità.
L'eternità terrena, di colpo, apparve agli occhi del monaco come la più terribile delle maledizioni: poiché era un eterno presente, una clessidra sempre piena, un tempo senza stagioni, senza tramonti, senza ricorrenze, senza passato, e quindi senza identità.
Il monaco rivolse il suo pensiero ai Bannin, i Custodi delle Falci: com'era la loro vita? Eppure la stessa parola ''vita'' non aveva senso, nel loro caso. La vita per definizione ha termine: si può dire ''vive'' di qualcuno che non muore?
Gli fu allora chiaro il terribile fardello di quegli uomini, i quali per proteggere le Falci avevano rinunciato a tutto: al proprio passato, alla propria vita, alla stessa umanità, disposti a esistere sospesi nel tempo, senza ieri o domani... soltanto un interminabile oggi.
Dovevano essere personalità eccezionali: per un comune mortale, un simile peso avrebbe ben presto significato la follia.
Il monaco rivolse più di una preghiera in loro favore, quindi raccolse le sue cose e, dopo aver carezzato il tronco del salice, riprese il cammino. Sebbene fosse stremato, sapeva di essere inseguito e non poteva permettere che lo prendessero... No, doveva raggiungere la Jutaku-Tatsujin, a qualunque costo!
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Paladino Lord
09/10/2008 10:55
 
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Albins aveva viaggiato per mare solo un paio di volte, e sempre su una grande nave. Le occasioni erano state entrambe per arrivare al Regno di BlueDragon, la prima volta per portare a termine una missione affidatagli, la seconda per stabilirsi definitivamente nelLo Regno, e chiedere l’investitura ad Aspirante Vassallo. In entrambe le occasioni il mare lo aveva affascinato, rapito, come solo una bella donna sa fare. Un’immensa distesa di acqua, che arrivava fino all’orizzonte, che pullulava di creature di tutti i tipi, dalle più docili alle più pericolose. Aveva, osservendolo, quasi l’impressione di perdersi nella sua vastità, e non riuscire più a togliere lo sguardo dall’infinito movimento delle onde. A volte ascoltava le storie di coloro che lo attraversavano molto più di lui, siano essi pescatori o esploratori, e sentiva di mostri marini giganti che attaccavano le navi per distruggerle, a volte erano draghi marini, altre volte calamari enormi, ma sapeva bene che molte di esse erano inventate, allo scopo di raccontare le proprie gesta.
Albins non aveva mai incontrato nessuno di quei mostri, ma nel suo secondo viaggio verso il Regno vide qualcosa che gli fece credere che non tutte le storielle raccontate da pescatori o esporatori erano false. Infatti una notte in cui non riusciva a dormire, decise di uscire dalla sua cabina e salire sul ponte a prendere una boccata d’aria. Era solo e poteva ascoltare il rumore del mare e notare il riflesso quasi argenteo della luce della Luna, anche se a volte veniva coperta da alcune nuvole. E proprio mentre una di queste nuvole cessava di oscurarla, vide in lontananza qualcosa a cui non avrebbe mai creduto, dapprima solo due brillanti occhi, poi una buona parte del corpo, formata da scaglie color verde. Era sicuro che fosse un Drago Marino, bellissimo a vedersi, e sembrava fissare prorpio lui. Ma in quel momento un’altra piccola nuvola passò davanti la Luna, fu solo un attimo, ma bastò alla creatura per sparire così come era apparsa. Albins non raccontò nulla di quella notte, ma sapeva che da qualche parte negli abissi vivevano creature come quella.

I giorni passavano e il viaggio procedeva nel migliore dei modi, anche per Claudium, che si stava abituando a viaggiare per mare, e non si sentiva sempre male come nei primi giorni…
09/10/2008 18:25
 
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Di quando il viaggio si allungò...


Luce di Luna che nel cielo splendi,
sol tu rischiari il mio inquieto sonno,
quasi come torcia in antro oscuro.
Luce di Stelle che a gemme pari,
sol tu mi rallegri di mille sfavilli,
quasi di fiamme la notte popoli.
Luce di Ombra che laggiù t'addensi
sol tu mi desti com'orrido sogno,
lasciandomi tremante e impotente.

Luce di Notte che...


La notte era riempita di una soave litania in lingua elfica, insieme dolce e raccapricciante, capace di raggiungere ogni angolo della veloce nave del Regno. BrightBlade, che non riusciva a prendere sonno a causa di un nervosismo immotivato, appena udì quelle ritmiche parole rimase un secondo ad ascoltarle, come rapito, quindi di alzò e decise di scoprire chi ne fosse il cantore. Una volta sul ponte, rimase alquanto sorpreso nello scoprire che a riempire l'aria di note canore era il suo allievo, appolaiato su uno degli alberi della loro imbarcazione.
Eruner, una gamba a penzoloni nel vuoto e lo sguardo perso nell'infinito, s'interruppe appena il Vassallo fece capolino da sotto coperta, avvertendo la fastidiosa sensazione di essere osservato.
<<Non riuscite a dormire neanche voi, Maestro? >> chiese l'elfo, voltandosi verso il Paladino.
<<Noto di non essere l'unico... Cosa vi tiene sveglio? Lo sò che non dormite mai più di un paio di ore, ma dovreste riposare il più possibile prima dei disagi che ci affrontiamo a intraprendere.>>
<<Lo sò, ma ho una sgradevole sensazione di pericolo imminente... Come anche Drago>> quindi indicò un punto a prua, da dove un'ombra più scura prese ad avvicinarsi.
<<Sir BrightBlade, vedo che ora i nottambuli sono tre! Vi ha forse svegliato il canto? Non prendetevela, sono stato io a domandare a Sir Eruner di farmi ascoltare qualche composizione del suo popolo>>
<<Drago, vi ho già detto di non darmi titoli... Non sono più meritevole di voi in alcun modo!>> disse Eruner, senza malizia, facendo capire con lo sguardo di non essere affatto infastidito.
<<Avete ragione Eruner, è solo la forza dell'abitudine... A palazzo, con tutti i diplomatici dei vari regni del mondo che vanno e vengono, sono più le volte che dico "Sir" di quelle in cui saluto!>> replicò la guardia reale, prorompendo in una leggera, quanto decisa, risata.
Improvvisamente, Eruner voltò lo sguardo verso il castello di poppa, corrucciato, seguito subito dopo da BrightBlade.
<< Sentite nulla?>> domandò l'elfo.
<<No...>> risposero gli altri due. Quindi BrightBlade proseguì: <<Perchè il timoniere non fa rumore?>>
Quasi prima che il Vassallo terminasse la frase, un dardo si diresse letale verso Eruner, che riuscì ad evitarlo di pochissimo e si lanciò con un balzo verso la direzione da cui era provenuto, la spada già in pugno, seguito immediatamente dai meno agili umani. Appena vicino al timone per poco non inciampò in qualcosa, riacquistando immediatamente l'equilibrio, ma perdendo l'opportunità di bloccare l'aggressore, che sparì oltre la balaustra, ma senza che si sentisse alcun tonfo in acqua. L'elfo, noncurante di quell'ultimo aprticolare, si si lanciò a sua volta nell'oceano, ritrovandosi però completamente solo. Imprecando a bassa voce, formulò un paio di parole in atlantideo e una colonna d'acqua lo riportò sul ponte. Mentre muoveva rapidamente il capo per spruzzare via l'acqua di mare dai lunghi capelli neri, l'aspirante disse:
<<E' fuggito. Non sò come, ma è riuscito a sparire nel nulla. Mi state ascoltando?! >> l'ultimo sbotto di rabbia era rivolto ai due compagni, fermi davanti al timone, Drago che fissava un punto ai suoi piedi e il Vassallo accucciato sull'ombra contro cui aveva inciampato Eruner durante il breve inseguimento appena conclusosi. Quando l'Aspirante abbassò lo sguardo a sua volta, vide il cadavere di un uomo: il timoniere. Dopo essersi rialzato, BrightBlade disse;
<<Non c'è più nulla che i nostri poteri possano fare. E' morto immediatamente a causa di una ferita netta alla gola. Come se non bastasse, il timone è stato manomesso. Ecco il perchè della sensazione che ci teneva svegli... Mi domando chi possa aver fatto tutto questo.>>
<<Ho io la risposta>> la voce era quella di Albins, che, come gli altri occupanti della nave, era stato svegliato dal trambusto. <<Deve essere stato un ninja come me: l'arma conficcata nell'albero è uno shuriken. I nostri avversari vogliano evitare che si riesca a giungere in Katai...>>
<<Sembra che ci siano riusciti...>> fece notare mestamente Eruner.
[Modificato da Eruner 09/10/2008 18:26]
10/10/2008 20:28
 
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In breve Claudium e tutti i membri dell'equipaggio, Capitano compreso, salirono sul ponte, circondando il corpo ormai senza vita del timoniere. Dixon si fece largo tra la folla seguito da Claudium:
<<Cosa diavolo succede qui?>> il suo sguardo si posò sui Seguci di Blue Dragon, per poi passare sul cadavere del timoniere <<ERIEMITON! NOOOO!>>
Dixon si gettò sul marinaio nella vana speranza che i suoi strattoni potessero svegliare l'uomo da quello che sembrava essere un prodondo sonno; e sonno lo era ma troppo profondo per poterne essere risvegliato.
<<QUALE BASTARDO HA OSATO TANTO?>> gridò il capitano con la voce rotta dal dolore.
<<Non lo sappiamo. Siamo stati attaccati da uno sconosciuto, un ninja probabilmente, ma ora sembra essersi volatilizzato. Poi abbiamo trovato il vostro timoniere in questo stato>> rispose Eruner chinando il capo e stringendo i pugni, gesti suscitati dal rispetto per la sorte del marinaio e dalla rabbia per essersi lasciato sfuggire l'assassino>>.
<<Inoltre l'assassino ha manomesso il timone, perciò per ora siamo bloccati qui>> aggiunse BrightBlade indicando i resti dello strumento.
Dixon si ricompose ed alzatosi passò ad esaminare lo stato dei meccanismi. Claudium gli si avvicinò lentamente:
<<Credete che si possa aggiustare, capitano?>>
<<Sì, ma dovremmo essere in un cantiere per farlo. Ora come ora è inservibile>>.
<<Quindi addio missione, siamo costretti a rimanere bloccati qui per chissà quanto tempo>> esclamò stizzito Drago incrociando le braccia.
<<Non necessariamente; il timone non è l'unico sistema con cui si può governare una nave, possiamo usare anche i remi. Purtroppo però, la nostra marcia subirà un forte rallentamento, in quanto, se prima potevano correggere la nostra rotta mentre navigavamo, ora dovremmo fermare la nave di volta in volta ed aspettare che i rematori modifichino la traiettoria del veliero. Di questo però preferirei parlarne più tardi. Ora vorrei far portare via il mio timoniere>>.
Dixon ordinò così agli uomini di portare via il corpo di Eriemiton; il mattino dopo avrebbero proceduto con il suo funerale, affidando il suo corpo al mare.
Dopo che tutti se ne furono andati, sul ponte rimasero solo gli Aspiranti, il Vassallo ed il Capitano.
<<Risolto il problema del timone ora dobbiamo pensare a come trovare il nostro amico ed a evitare che si azzardi di nuovo a giocarci un tiro del genere>> disse Claudium.
<<Sicuramente il ninja deve essere rimasto sulla nave; se ci fosse stata un'altra imbarcazione l'avrei sicuramente vista dopo che mi sono tuffato>> affermò Eruner.
<<Dannazione! Quindi quel maledetto si aggira tra la mia ciurma. Giuro che se gli metto le mai addosso gli farò rimpiangere di essere nato>>.
<<Calmatevi capitano, state pur certo che non gliela faremo passare liscia, ma ora dobbiamo ragionare: quel tale, essendo un ninja, doveva sicuramente essere un orientale. Quanti ve ne sono nell'equipaggio?>> chiese BrightBlade.
<<Praticamente metà degli uomini>> rispose Dixon.
<<Quindi ci sono poche probabilità di scoprire chi sia; l'unica cosa che possiamo fare, per ora, è impedire che ci riprovi ancora. Purtroppo fare delle ronde notturne temo sia inutile contro un nemico che trova nella notte la sua migliore alleata. Voi avete qualche idea?>>
Albins fece un passo avanti:
<<Io in verità ne avrei una: ho portato con me dei fogli speciali che producono un ronzio molto forte qualora qualcuno vi si avvicini troppo, percettibile solo da animali o da persone che possiedono un udito molto sviluppato, come me. Potrei piazzare tali trappole lungo tutto il ponte, così da avvertirvi in tempo qualora il nostro uomo decidesse di uscire di nuovo allo scoperto>>.
Il Vassallo chinò la testa in tono di assenso, ricominciando a parlare:
<<Molto bene, mi sembra un buon piano. Voi, Capitano, domani mattina, tranquilizzate i vostri uomini sull'accaduto, ma tenetegli all'oscuro del nostro piano; limitatevi a vietargli di aggirarsi per il ponte di notte, adducendo come pretesto l'episodio verificatosi stasera. Voi, Albins, d'ora in avanti, disponete ogni sera senza farvi vedere le voste trappole lungo il ponte, per poi toglierle al mattino.
La prossima volta saremo preparati...>>
[Modificato da Claudium 11/10/2008 10:25]
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Paladino Lord
11/10/2008 11:28
 
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Subito dopo il capitano e gli aspiranti scesero tutti sotto coperta, solo Albins rimase sul ponte per poter piazzare le sue trappole. Sapeva bene di aver a che fare con un ninja come lui, se non più abile, dato il modo in cui era riuscito a fuggire e a farla ad un aspirante vassallo quale Eruner, ma non aveva ancora capito bene quale tecnica abbia usato. Comunque non c’era tempo da perdere, l’assassino era ancora a piede libero, e per di più sulla loro stessa nave, Albins doveva fare in fretta e farlo al meglio.
Mente piazzava le trappole in modo strategico vide qualcuno salire sul ponte, era Eruner.
<< Salve Eruner, come mai siete salito di nuovo sul ponte? >>
<< Eh Albins volevo vedere come procedeva il vostro lavoro. >>
<< Tutto bene, sto continuando a mettere le mie trappole, penso che prima o poi il nostro amico ci finirà dentro… Aspettate, non da lì.. >> disse girandosi verso Eruner, che nel frattempo lo stava raggiungendo.
<< Vogliate scusarmi Albins, non mi ero reso conto che le aveste già attivate. >>
<< Solo alcune, quelle nel punto in cui stavate passando. Così se l’assassino mi avesse voluto fare una visita anticipata, lo avrei accolto a braccia aperte..eheh.
Comunque c’è poco da scherzare, quel ninja deve essere molto forte e per questo avevo già intenzione di farvi alcune domande. >>
<< Dite pure Albins. >>
<< Volevo sapere se avevate notato qualcosa di quel ninja, anche un piccolo particolare. >>
<< Era nella penombra e si è mosso rapidamente, ma i miei occhi da elfo sono riusciti a seguirlo finchè non ha voltato l’angolo ed è sparito, cosa che i ninja sanno fare meglio di tutti al mondo.
Comunque era vestito tutto di nero, ma ora che mi ci fate pensare, la cosa che mi ha colpito è stata una fascia che aveva sul braccio…una fascia rossa, si. >>
Detto questo Eruner notò che gli occhi di Albins ( l’unica parte del corpo visibile del ninja ) assumevano una strana espressione, un misto di sorpresa e preoccupazione.
<< Ne siete proprio sicuro Eruner? >>
<< Certo, vorreste mettere in dubbio la mia vista? >>
<< No no, vogliate scusarmi voi ora, è solo che questo vuol dire che la situazione peggiora sempre di più. I nostri nemici sono disposti a tutto pur di fermarci, l’atto di stasera non è che l’inizio…>>
<< Perché Albins? Cosa avete scoperto? >> disse Eruner interrompendo l’aspirante.
<< Penso di aver capito chi ci ha attaccati stanotte, ma prima di spiegarvi tutto in modo più chiaro, ho bisogno di controllare una cosa. Voi non preoccupatevi e andate a riposare, domattina potrò dire a tutti voi qualche cosa di più. >>
<< Va bene Albins, vi lascio fare ciò che dovete e seguirò il vostro consiglio. A domani. >>
Eruner sapeva che Albins era agitato, ma non riusciva a capire come facesse a sembrare così calmo, come se la paura e la preoccupazione gli scivolassero via dal corpo come l’acqua.
Anche il ninja scese nella propria cabina e subito prese dalla sacca che porta con sé un libricino.
Si mise a sfogliarlo con foga e improvvisamente si fermò ad una pagina contenente un simbolo e un disegno raffigurante una fascia.
Sbalancò gli occhi, appartenevano alla più potente famiglia di ninja assassini dell’oriente, la famiglia Sawamura.
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Gran Maestro
11/10/2008 20:31
 
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Drago prima di coricarsi si era trattenuto a parlare con Albins per saperne di più sul nemico e quello che aveva scoperto non era nulla di rassicurante.
Due ore prima...
<<Allora direi che siamo messi bene,anzi benissimo...>>.
Il ninja sembrava alquanto spiritoso.
<<Non penso che stiamo così ben messi...indi parlatemi un pò di questa stirpe,come li avete chiamati i Sawamura?Il nome mi sembra familiare..>>.
Improvvisamente l'espressione del ninja cambiò radicalmente,sia dal suo tono di voce,sia dal suo sguardo,Drago oramai aveva imparato a leggere anche i suoi pensieri stando da molto insieme a lui.
<<Questa stirpe di ninja assassini è nota per la loro pessima reputazione,conoscono delle arti e dei ninjutsu fatali,non per niente è la più potente che sia mai esistita nel Katai e vi posso assicurare che non sarà così semplice,infatti vengono assoldati dalle famiglie più ricche...>>.
Anche Drago assunse un'espressione seria,ma non sembrava per nulla impressionato.
<<Non dobbiamo preoccuparci,nessuno potrà fermarci perchè noi siamo i portatori della Luce e non possiamo permettere che loro intralcino il nostro cammino,soprattutto adesso che sappiamo si trovi sulla nave dovremo prenderlo prima o poi,almeno spero.>>
<<Avete ragione senz'altro,le trappole non sono così facili da evitare ma se è un ninja esperto,il che non lo dubito,state pur certo che non abboccherà così facilmente..>>
<<A domani fratello>>
<<A domani...>>
Dopo quella breve chiacchierata fra i due,la Guardia Reale ritornò nella sua cabina e prima di entrare,gli sembrò di udire uno strano fruscio...
[Modificato da Drago.89 12/10/2008 11:48]
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16/10/2008 23:37
 
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L'enigma del sicario
Il sole era ormai tramontato da molte ore e sulla Ventura non si udiva altro suono che il continuo scroscio delle onde.
Quella sera, il timoniere Eriemiton aveva ricevuto l'ultimo saluto prima di essere affidato alle cure del mare: nessuno era in vena di scherzi, neppure il giovane Than.
Dopo due ore di estenuante lavoro, i marinai erano infine riusciti a rimuovere il timone: il ninja, infatti, aveva chissà come riscaldato le giunture di ferro fino a farle fondere, bloccando la barra tutta a dritta in modo che la nave girasse in tondo. L'albero del timone – un'asta metallica spessa cinque pollici – si dimostrò un avversario formidabile e resistette ostinatamente a tutti i tentativi di manomissione della ciurma, fino a quando, sotto la guida di BrightBlade, cinque marinai, calatisi dalla coperta con imbragature improvvisate, riuscirono a scardinarlo facendo leva in modo opportuno con sbarre di ferro. A quel punto, però, la poppa era talmente danneggiata da rendere impensabile l'ipotesi di sostituire il timone: qualsiasi riparazione – come aveva previsto il Capitano Dixon – non sarebbe sopravvissuta alla prima avvisaglia di tempesta.
Dopo aver riallineato il vascello alla rotta a forza di remi, dunque, la nave riprese a navigare, sospinta dalla sua possente velatura. Per recuperare il tempo perduto, Dixon ordinò di spiegare tutte le vele, nonostante il mare fosse piuttosto agitato. La nave fendette le acque per tutta la notte a una velocità impressionante, tra continui sobbalzi e violenti scossoni che fecero venire il mal di mare non solo al povero Claudium, ma a metà della ciurma, costretta all'interno dello scafo traballante dal coprifuoco.
Soltanto gli uomini strettamente necessari alle manovre rimasero all'aperto, guardati a vista a turno dagli Aspiranti, ma non poterono certo reputarsi più fortunati dei compagni rimasti sotto coperta: un'ora dopo il tramonto, infatti, la Ventura fu investita da un violento acquazzone. La pioggia durò solo una decina di minuti, ma fu talmente intensa da inzuppare completamente i marinai aggrappati alle cime.
Quando BrightBlade tornò sotto coperta assieme al suo gruppo, lasciò dietro di sé un vero e proprio rivolo d'acqua. Avvolto nella fradicia pelliccia, con la barba gocciolante e i capelli arruffati, il Paladino sembrava uscito direttamente da un romanzo di avventure in alto mare e fu suo malgrado protagonista delle sporadiche battute che sospendevano, di tanto in tanto, l'atmosfera lugubre in cui era sprofondata la nave dalla morte di Eriemiton. Dopo essersi asciugato, l'atlantideo si rintanò nella propria cabina senza una parola.
Quanto a Eruner, l'elfo non sembrava infastidito dal continuo dondolio della Ventura più di quanto non lo fosse il suo maestro. Il Guerriero di Atlantide trascorse quasi tutta la notte all'aperto, accovacciato accanto alla polena a forma di drago, incurante della pioggia e del freddo, gli occhi continuamente rivolti alle acque scure sotto di lui, come se da un momento all'altro da esse potesse riemergere il loro misterioso assalitore.
Quando ormai mancavano poco meno di due ore all'alba, il Paladino di Atlantide uscì improvvisamente dalla sua stanza. Mentre tutti dormivano, BrightBlade fece il giro delle cabine e radunò i compagni di viaggio.
«Scoperto niente?» disse, non appena gli Aspiranti furono riuniti nella sua cabina.
«Negativo – rispose Albins scuotendo la testa – le mie trappole non sono scattate neanche una volta».
Ad uno ad uno, tutti fecero rapporto: nessun membro della ciurma si era comportato in maniera sospetta; né il coprifuoco era stato violato.
Dopo aver ascoltato il resoconto degli amici, BrightBlade si sedette sul proprio giaciglio, chiuso in un impenetrabile silenzio.
«A cosa state pensando, maestro?» chiese infine Eruner.
Il Vassallo si riscosse dai suoi pensieri.
«Tutto ciò è molto strano.
L'altra sera, quando avete sorpreso il ninja, si è dato immediatamente alla fuga. Voi, Albins, mi avete assicurato che questi ninja sono molto ben addestrati: il solo essere riuscito a seminare tanto facilmente Eruner è una prova più che sufficiente della sua abilità, per non parlare del fatto che pur avendo ripetutamente perquisito la nave non siamo riusciti a trovare nemmeno una traccia del suo passaggio».
«Senza dubbio» convenne Claudium, ancora pallido in volto a causa della nausea.
«Bene. Ma non vi sembra che ci sia qualcosa di strano in tutto ciò?» domandò BrightBlade.
Nella stanza calò un breve silenzio.
Dopo aver capito che nessuno aveva notato nulla, il Paladino si decise a parlare.
«Vedete: intenti come eravamo ad andare su e giù per la nave, ci siamo dimenticati della cosa più elementare, e cioè le nostre percezioni.
Come forse saprete, i maestri di spada dell'oriente si vantano di poter controllare il proprio ''sakki'', o brama di uccidere. Essi affermano che la violenza e il desiderio di morte verso qualcuno non solo possono essere percepiti, ma anche controllati. Grazie all'addestramento in questa difficile arte, questi combattenti non sono mai colti alla sprovvista, perché avvertono le minacce imminenti prima che queste si verifichino. Tutto ciò è il loro modo di spiegare quelle che noi chiamiamo ''aure'' e a cui l'uomo comune spesso si riferisce quando parla di ''sesto senso''. Sapete anche che, per quanto controllo si possa esercitare sulla propria aura, è impossibile nasconderla nell'istante in cui si sferra il colpo. Certo, un guerriero formidabile potrebbe riuscire a celare il proprio ''sakki'' fino a pochi istanti prima: ricordo che l'abilità di Nightlord in questo era impareggiabile. Per così dire, si può nascondere il pugnale nella manica sia prima che dopo l'omicidio, ma per uccidere la lama deve uscire allo scoperto, per quanto rapido possa essere l'assassino nel ritrarla: lo stesso vale per le aure.
Ebbene: qualcuno di voi ha percepito mai un'aura malvagia, dal giorno in cui siamo partiti? Ne dubito. Io stesso non ho avvertito nulla, neppure la più lieve sensazione: eppure è stato assassinato un uomo! Inoltre, per quanto abile sia questo ninja, dubito che sia così capace da nascondersi completamente a me. Ho passato tutta la notte a concentrarmi, ma non ho percepito alcunché».
«Non capisco, maestro: volete dire che non c'è nessun sicario a bordo? Ma allora chi ha pugnalato il timoniere?» disse Eruner.
«Neanch'io so cosa pensare, amici miei. Però posso partire dalle poche certezze che ho: la prima delle quali è che la brama di morte è percepibile da un uomo addestrato a farlo, come sono tutti i presenti».
«Beh, non si direbbe proprio che il povero Eriemiton sia stato vittima di un incidente!» esclamò Drago.
«Per di più, Eruner ha chiaramente visto un sicario dei Sawamura: costoro sono professionisti dell'assassinio. – proseguì Albins – Non metto certo in dubbio le vostre facoltà, BrightBlade, ma personalmente non sono così sicuro di non poter essere ingannato da uno di quegli assassini...».
«Sarà come dite voi, Albins, ma quell'assassino mi ha seminato come se niente fosse. – disse Eruner – Se è così bravo, perché non ci ha ancora eliminati tutti? Forse non è capace di sorprendere BrightBlade, ma se davvero noi non siamo in grado di percepire la sua minaccia, può coglierci di sorpresa quando vuole. Io sono stato solo sul ponte per più di tre ore: un sicario così abile mi avrebbe potuto uccidere almeno una decina di volte...»
«Beh, magari non è sua intenzione eliminarci» intervenne Claudium.
«Mah... di certo non vuole farci arrivare in Katai, amico mio: e come ci arriviamo, se siamo morti?» ribatté Drago, animandosi.
«Questo è vero, però forse il suo scopo è solamente rallentarci: dopo tutto, non abbiamo idea di quale sia la situazione! Può darsi che ai nostri nemici sia sufficiente guadagnare tempo!»
«In effetti Claudium ha ragione– disse Albins – Non sappiamo nulla dei nostri avversari, quindi non possiamo fare altro che supporre».
«In ogni caso, questo non spiega perché il mio maestro non abbia sentito nulla!» esclamò Eruner.
A quel punto, tutti gli Aspiranti si accorsero che il Vassallo aveva uno strano sguardo. Sebbene i suoi occhi fossero fissi sui presenti, sembrava quasi che il Paladino guardasse attraverso i compagni.
«Albins, che mi dici della divinazione in Katai?» chiese all'improvviso BrightBlade.
Il ninja, colto alla sprovvista da quella domanda apparentemente fuori luogo, impiegò qualche secondo a raccogliere le idee:
«Io... ehm... credo che sia... beh, la divinazione è molto praticata in Katai. Ma questo cosa c'entra con...».
«Interessante – lo interruppe BrightBlade – non ci avevo mai pensato.
Ditemi: vedete quella candela?». Mentre parlava, indicò il lume appoggiato su una mensola dall'altro lato della cabina, a tre metri di distanza.
Gli Aspiranti si scambiarono uno sguardo allarmato, prima di annuire esitando.
«Non ne dubitavo. E Eruner, grazie ai suoi occhi da elfo, potrebbe probabilmente dirci cosa c'è scritto nel piattino alla base».
In effetti, nel sottile disco di ottone era incisa una scritta, ma era talmente piccola che i presenti faticavano anche solo a scorgerla
«Mi sembra dica ''Ventura illustro, non ventura''».
Gli altri Aspiranti spostarono lo sguardo esterrefatto dall'allievo al maestro, confusi dai discorsi senza senso del Vassallo e dalla vista incredibile dell'elfo.
«E che significa?» chiese sottovoce Albins, senza ricevere risposta.
«Benissimo – riprese BrightBlade – Ora, che cosa potrebbe far sì che nessuno di noi, neppure Eruner, veda quel lume?».
Deve esserci un qualche nesso tra la maledetta candela e il sicario, pensò Drago, prima di dire: «Beh, potrei coprirlo!»
«Oppure, lo si potrebbe spostare in un'altra stanza» aggiunse Albins.
«O magari, nasconderlo tra cento altre candele» disse Claudium.
«Come il proverbio elfico: se vuoi nascondere un albero, mettilo in una foresta!» aggiunse Eruner.
«Molto interessante – commentò BrightBlade – ma non è a questo che penso. Che altro?»
Uno dopo l'altro, i presenti scossero il capo.
«Io penso – disse allora il Vassallo – che un altro modo per impedire a Eruner di vedere la candela sia metterla molto lontano da lui. E penso che sia questa la ragione per cui nessuno di noi ha avvertito il sicario».
«Ma... ma era... è sulla nostra stessa nave!» disse Drago.
«Davvero? Eppure di lui non c'è traccia: niente di niente.
Sarà un'idea strana, ma a me sembra abbastanza plausibile: il sicario non è mai salito a bordo».
«Come? E allora chi ha ucciso...»
«Come ha confermato Albins, in Katai è molto diffusa la divinazione. Dal canto mio, ho letto qualche storia di sicari capaci di imprese stranissime...»
«... come uccidere principi che si erano circondati di soldati e chiusi ermeticamente nella loro stanza!» concluse per lui Albins.
«Esattamente. Secondo voi come è possibile? Per me, è divinazione».
«Intendete forse dire che questi sicari riescono a creare una specie di ''fantasma'' a molta distanza dal luogo in cui si trovano?» chiese Eruner.
«Ebbene sì. Dopo tutto, anche i lama dicono di poter abbandonare il proprio corpo: perché non potrebbe farlo un ninja?
Immaginate che i più abili sicari dei Sawamura siano capaci di ciò: molte delle loro imprese sarebbero facilmente spiegate da simili capacità. Inoltre, è ben difficile percepire la brama di morte di un uomo che si trova magari a decine di chilometri di distanza, giusto? Proprio come la nostra candela! Inoltre, l'aura emanata da una simile manifestazione è per noi del tutto sconosciuta: magari qualcuno di voi si è sentito a disagio o osservato, ma non ha potuto ricollegare queste sensazioni a qualcosa di definito».
Gli Aspiranti guardavano il Paladino attoniti, mentre l'idea che qualcuno fosse in grado di ''uccidere a distanza'' si faceva lentamente strada nella loro mente.
«Ma se ciò che dite è vero, siamo completamente impotenti di fronte a un simile avversario!»
«Anche in questo caso, ho un'idea differente – spiegò BrightBlade – Quando Eruner ha inseguito il sicario, quest'ultimo è come svanito nel nulla, giusto?
E se fosse invece che l'aura di Eruner ha interferito con la proiezione del ninja? Una cosa molto simile avviene anche nel mio caso: la magia arcana si attenua naturalmente a contatto con la mia aura – e questo a dire il vero mi ha salvato la vita più di una volta!».
«Fatemi capire – disse allora Claudium – Secondo voi un ninja del Katai si è ''proiettato'' sulla nave e ha eliminato il timoniere, prima che la sua ''magia'' fosse dissolta dall'avvicinamento di Eruner?».
BrightBlade sorrise.
«Questa è la mia teoria. Che ne pensate?».
I presenti guardarono sbalorditi il Vassallo per un lungo minuto. Poi...
«Credo che ci dormirò su.» disse Drago, ed uscì dalla stanza.


**********


PS: ma che significa la scritta sulla candela? [SM=x92702]
(PPS: speriamo di non aver sbagliato niente, sennò Enricus mi pela vivo!)
[SM=x92710]
PPPS: Complimenti a tutti! Ero proprio indeciso se intervenire o no: il racconto filava a meraviglia!
[Modificato da BrightBlade 16/10/2008 23:39]
17/10/2008 00:49
 
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Ot- Sono contento che tu sia rimasto soddisfatto, Bright, anche perchè non è affatto facile scrivere all'altezza di te ed Eruner, che, almeno secondo il mio parere, scrivete molto più scorrevolmente di me, Drago ed Albins e sapete dare alle vostre parole un fascino che non tutti sanno dare. Io tra l'altro ero un po' in dubbio sul proporre o meno la soluzione dei remi, non sapendo nulla di navi e navigazione e pensavo di prendere una cantonata grossa come una casa; per fortuna, invece, a parte la tua correzione sul timone è andato tutto liscio. La frase in latino ho provato a tradurla alla veloce e l'ho interpretata così: "Illumino la Ventura (cioè la nave) e non le cose che accadranno" -OT
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18/10/2008 10:55
 
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OT-Sono sicuro che questa diventerà una grande storia.Molto lusingato dai complimenti di Brightblade anche se io non sono bravo e prendo anche io delle cantonate...Ringrazio tutti voi di cuore,il solo prendere parte a questa missione è un Onore per me.-OT
20/10/2008 22:05
 
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Sono praticamente una pietra antimagia che cammina... Confortante!, pensò Eruner, sorridendo divertito all'immagine di una runa con le orecchie a punta e i suoi vestiti che camminava spensierata sul ponte della nave, annullando orribili ombre dalle forme indefinite.
Albins e Claudium intanto, rimasero ancora qualche istante, ma notando come Eruner fosse oramai perso in un personale mondo immaginifico, almeno tanto quanto il Vassallo che fissava, senza realmente guardarla, la candela, decisero di tornare ognuno alla propria cabina.
Trasalendo dal suono della porta che sbatteva, i due paladini ripresero coscienza del mondo reale, rimanendo sorpresi nel trovarsi soli. Guardandosi allibiti, scoppiarono in una risata simultanea, oramai consci di essere in grado di perdersi in mondi fantastici, dimentichi del mondo e per questo incappando in inevitabili figuracce. Sospirando, Eruner salutò il Maestro dicendogli che avrebbe consultato i libri che aveva preso dalla biblioteca del Vassallo, in previsione di problemi di natura mistica, cercando riscontri sulla forma di magia usata e su possibili incantesimi utili a contrastarla o, in una fortunata quanto improbabile ipotesi, addirittura annullarla.
BrightBlade acconsentì, domandandogli se avesse portato dei volumi di divinazione atlantidea e, una volta avuta conferma, consigliandoli su quali porre particolare attenzione.
Una volta uscito, l'Aspirante si diresse immediatamente verso la sua cabina, immergendosi totalmente nello studio di oscuri volumi intrisi di simboli e magia antica, a volte dimenticata fin dalla caduta di Atlantide. Vi erano decine e decine di incantesimi che sfruttavano focus materiali quali una candela, o la luce, o più semplicemente la cera, ma forse il particolare della dicitura latina era un elemento determinante per lo sfoltimento della lista... In ogni caso, ne restavano un numero piuttosto consistente.
Sospirando, il Guerriero di Atlantide pensò: Ti aspetta una lunga e magica notte, caro il mio Eruner...
[Modificato da Eruner 20/10/2008 22:06]
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Paladino Lord
23/10/2008 16:15
 
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Albins era rientrato nella propria cabina, si era fatto tardi, e non avendo sonno, decise di mettersi un po’ a riflettere su ciò che aveva detto BrightBlade. Il fatto che i Sawamura fossero in grado di uccidere a distanza lo turbava e incuriosiva al tempo stesso. Essa rendeva quella famiglia ancora più potente e temibile di quanto Albins immaginasse, e si chiedeva che allenamento seguissero per apprenderla. In quanto ninja, egli non poteva non essere attirato da una tecnica del genere, essa era l’essenza stessa del mondo delle tecniche ninja. Una tecnica che permetteva di attaccare e nel momento stesso di non poter essere attaccati, di non poter essere catturati, era perfetta.
Però Albins sapeva che anche una tecnica del genere oltre a non essere facilmente utilizzabile, anche da ninja molto esperti, doveva comunque avere qualche ripercussione sulla mente e sul fisico del ninja che la usava, infatti ogni grande potere e ogni grande tecnica richiedono tali sacrifici. E ripensando al potere di quella usata dal ninja, dedusse che usando quella tecnica si poteva solo mettere a repentaglio la propria vita, infatti se la teoria di BrightBlade fosse corretta, e quindi si possa separare l’anima dal corpo, bisognerebbe fare moltissima attenzione a dove la si invia, e soprattutto bisognerebbe nascondersi da qualche parte, in quanto il corpo poi rimane privo di difese.
Mille e altre cose affollavano la mente del ninja, e mentre rifletteva un pensiero solo gli sfrecciò per il cervello: E se le sue trappole non funzionassero con chi usasse una tecnica del genere?
Le trappole erano in grado di percepire la presenza di chiunque, ma quel “chiunque” doveva essere dotato di corpo, doveva esserci la presenza fisica per l’attivazione delle trappole. Albins non era sicuro che avrebbero funzionato allo stesso modo, anche perché non gli era mai capitata una situazione del genere.
Subito uscì dalla stanza per andare a riferire i suoi dubbi a BrightBlade, così da escogitare un eventuale altro piano, sperando che non fosse già troppo tardi…
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Gran Maestro
26/10/2008 23:22
 
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Quando ritornò nella sua cabina era completamente fradicio,durante i turni di guardia se non fosse stato per la cappa che aveva indossato,l'acqua gli sarebbe penetrata fino al midollo,ma in quel momento non pensava affatto al freddo,i suoi pensieri erano rivolti ai discorsi fatti con Brightblade e i suoi fratelli.Le parole gli uscirono fuori come un mormorio sommesso.
<<Divinazione...>>
L'aspirante adesso iniziava a comprendere come fosse diventata così potente la famiglia dei Sawamura.La sua mente era piuttosto confusa ma aveva capito fin troppo bene.
Penso proprio che le mie abilità non siano niente paragonate a questi assassini,ma anche se la divinazione è un'arte molto potente non mi spaventa affatto,avrà di certo i suoi lati negativi...meglio dormirci sopra.
Intanto fuori infuriava un incessante pioggia che martellava senza tregua sulla Ventura.Di tanto in tanto si udiva il fragore lontano di un tuono che squarciava il cielo,presagio di una tempesta.
Se gli agenti atmosferici sarebbero stati così ostili nei loro confronti avrebbero non solo perso la rotta,ma ben di più,visto com'era ridotto il timone della nave.
[Modificato da Drago.89 26/10/2008 23:24]
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30/10/2008 17:38
 
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Dopo aver rassicurato Albins, spiegandogli di avere incantato la nave in modo da proteggerla da ulteriori tentativi di quel tipo, BrightBlade si era recato nella cabina del capitano.
Dixon era ancora piuttosto scosso per la morte del timoniere, con il quale aveva condiviso quasi tredici anni di avventure, ma non aveva consentito al dolore di prendere il sopravvento.
Quando il Paladino entrò nella sua cabina, infatti, lo trovò al lavoro come sempre, intento a studiare numerose carte sparse sulla piccola scrivania installata al centro della stanza.
Avvicinandosi, il Paladino notò che si trattava di carte nautiche ricoperte di appunti scritti a mano, con una calligrafia minuta e difficilmente decifrabile, a tal punto che il stesso Dixon stava usando una grossa lente per consultarli. Probabilmente, si trattava di note e promemoria stilati dal capitano stesso, frutto di anni ed anni di navigazione: un tesoro di saggezza e esperienze che Dixon aveva pensato bene di mettere nero su bianco.
«Che cosa dicono le vostre carte, Capitano?»
Dixon posò la lente sul tavolino.
«Nulla di buono a dire il vero. Se i miei calcoli sono esatti – e lo sono sempre – dovremmo trovarci pressappoco qui».
Il lupo di mare posò il dito proprio in mezzo al Mare delle Viverne.
«Come vedete – proseguì il capitano – non c'è neanche un'isola nei paraggi. Questo è un bene, perché senza timone sarebbe decisamente difficile destreggiarsi tra scogli appuntiti e barriere coralline, ma significa anche che siamo in balia della tempesta, senza baie o insenature in cui ripararci. A giudicare dalle nubi, non ci aspetta esattamente una giornata di sole...»
«La nave reggerebbe l'impatto di un tifone?» domandò il Vassallo.
«In condizioni normali, sì. Ma senza timone, chi può dirlo? Se venissimo colpiti sul fianco da un'onda abbastanza forte...»
Il capitano non completò la frase, tornando a studiare le carte.
«Ditemi: la chiglia ha subito danni quando abbiamo divelto il timone? Intendo falle, incrinature...»
«State scherzando? Lo scafo reggerebbe a una cannonata!»
BrightBlade sorrise.
«Quindi non ci sarebbe pericolo se, diciamo, qualcosa spingesse o sollevasse la nave da sotto...»
«Volete convincere i pesci del mare a portarci fino in Katai?» domandò incuriosito Dixon.
«Sto pensando a qualcosa di un po' più grande di un pesce, Capitano» disse il Paladino.
Mezz'ora più tardi, la nave ebbe un improvviso scossone, quindi iniziò a ruotare sul posto come se fosse stata agganciata ad un perno. Dopo aver girato di quasi novanta gradi, il vascello iniziò ad avanzare tra le onde, acquistando lentamente velocità. I marinai sbigottiti spostavano lo sguardo attonito dagli alberi, completamente privi di velatura per non offrire appiglio ai venti di tempesta, ai flutti che scorrevano sotto di loro sempre più rapidamente. Ben presto, la ciurma si convinse che il fenomeno doveva essere il frutto di una qualche magia praticata dai seguaci del Regno, sebbene nessuno di questi sembrasse intento a concentrarsi, come ci si aspetterebbe da un mago nell'atto di alimentare un incantesimo di simile potere.
Al contrario, la compagnia di eroi si era riunita a prua, dove i compagni stavano ancora discutendo animatamente sull'attacco subito qualche giorno prima e sulla spiegazione che ne aveva dato il Vassallo. Nessuno di loro sembrava curarsi del miracoloso movimento della Ventura: soltanto BrightBlade ed Eruner, di tanto in tanto, rivolgevano lo sguardo alla polena a forma di drago della nave con uno strano sorriso stampato sulle labbra.
Lasciatasi alle spalle la tempesta, la Ventura proseguì il suo viaggio in linea retta: ogni tanto, il moto della nave si interrompeva misteriosamente, per riprendere altrettanto stranamente qualche ora più tardi. Specialmente in seguito agli avvistamenti (o presunti tali) di Than, tra i marinai si diffuse la notizia che il vascello fosse sospinto da un enorme mostro marino: tuttavia, né il Vassallo ed i suoi compagni né il capitano Dixon confermarono o smentirono la diceria: il motivo stesso di tanta segretezza divenne ben presto oggetto di ogni genere di speculazione. La spiegazione più verosimile fu fornita dal nostromo, secondo il quale i seguaci del Regno temevano ancora che il ninja si nascondesse tra la ciurma, e dunque preferivano tenere i marinai all'oscuro dei loro progetti.
Inutile dire che ipotesi e congetture si susseguirono per tutto il resto del viaggio, anche perché, sollevati dal dovere di governare la nave, gli uomini non avevano niente di meglio per passare il tempo – salvo le solite carte e qualche occasionale partita di ''muro contro muro'', un gioco abbastanza rude in cui due squadre si contendevano il possesso di una palla che cercavano di portare fino a fondo campo.
Dal canto loro, gli Aspiranti ed il Vassallo restarono per tutto il tempo in disparte, allenandosi e studiando su alcuni libri portati da Eruner gli usi e i costumi del continente in cui stavano per sbarcare. Di tanto in tanto, anche per sollevare il morale della ciurma, gli Aspiranti si sfidavano a duello sul ponte, esibendo parate e contrattacchi che lasciavano senza fiato i marinai. Sebbene BrightBlade non partecipasse mai in prima persona a questi combattimenti, si trovava sempre nei paraggi, tempestando i duellanti di consigli e suggerimenti per tutta la durata degli scontri.
In questo modo, la Ventura trascorse tutto il tempo necessario a raggiungere il continente orientale. La nuova ''propulsione'' si era dimostrata più lenta dell'andatura della nave a vele spiegate, per cui il vascello giunse in vista della costa del Katai con dodici giorni di ritardo rispetto alle previsioni iniziali. Fortunatamente, la Ventura aveva imbarcato provviste in abbondanza, e la durata prolungata del viaggio non fu un problema.
Ciononostante, quando il giovane Than lanciò il grido di «Terra in vista!», l'equipaggio esplose in un boato di grida: dopo tante peripezie, la nave aveva finalmente raggiunto la sua destinazione.
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Paladino Lord
31/10/2008 10:54
 
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Appena Than urlò “Terra in vista”, il ninja si precipitò sul ponte della nave per osservare meglio, e appena anch’egli in vista del continente orientale, gli prese un vuoto allo stomaco. Stava tornando nella sua terra natia.
Mille pensieri gli affollavano la mente, ad iniziare dai genitori, i suoi primi maestri nelle arti ninja, per passare poi a colui che lo aveva voluto vicino, e che anche in momenti bui aveva sempre pronte le parole per confortarlo, lo Shogun in persona, e per finire alla ragazza che aveva conquistato il suo cuore in gioventù, Shu Qi, una bellissima e dolcissima ragazza, figlia di un maestro armaiolo, che abitava in una casetta di fronte alla sua.
Sapeva però che sarebbe stato un amore impossibile, in quanto stesso il suo credo vietava legami troppo stretti, per ovvie ragioni, e dovette lasciarla finché aveva ancora la forza per farlo. Se avesse passato ancora un altro po’ di tempo con lei, il suo mondo e le sue convinzioni sarebbero potute crollare, e lui non poteva permetterselo, perché doveva raggiungere il suo scopo, diventare un ninja.
Nei giorni passati sulla nave aveva detto tutto quello che sapeva sul Katai e sui suoi usi e costumi, soprattutto a chi, come Drago, non era mai stato in quel posto. Gli aveva detto che non avrebbe trovato ninja ovunque, e che erano tutte persone normalissime, solo che su molte cose la pensavano in modo del tutto diverso da loro, infatti anche lui quando era arrivato nel Regno aveva avuto non poche difficoltà ad ambientarsi, poi per fortuna aveva conosciuto delle fantastiche persone, e con il loro aiuto fu tutto più facile.
Mentre pensava a tutte queste cose, la nave aveva attraccato e Claudium, che gli si eera affiancato, mettendogli una mano sulla spalla gli disse:
<< Siamo arrivati nella vostra terra Albins, cosa ne dite di scendere e di portarci in qualche bel posticino? Ho mangiato poco su questa nave e non sono mai stato del tutto bene. Ora ho voglia di mettere qualcosa di buono sotto i denti >>
<< Giusto, lo stesso vale per me >> disse Drago
BrightBlade però intervenne mentre Albins si accingeva a rispondere ai due:
<< Mi spiace amici, ma il tempo è poco, ricordate che abbiamo perso parecchi giorni per quello scherzetto fattoci in mare, e ora dobbiamo recuperare, vedremo più tardi di rifocillarci >> detto questo e visto che gli Aspiranti avevano capito, si allontanò per parlare col Capitano.
Solo Eruner non aveva detto ancora nulla. Come spesso accadeva, l’elfo era perso nei propri pensieri, e sembrava del tutto al di fuori del mondo.
Gli Aspiranti comunque si apprestarono a scendere dalla nave, e il ninja, toccato il suolo, come ogni volta che scendeva da una nave, si inginocchiò e baciò il terreno e per qualche minuto rimase lì, immobile, come se stesse pregando.
Dopo un po’ anche BrightBlade scese dalla nave.
Solo ora stava per iniziare la vera avventura….
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Gran Maestro
03/11/2008 19:32
 
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Finalmente dopo svariati giorni passati erano arrivati al porto ove poi avrebbero continuato sino ad arrivare nella capitale della terra Orientale chiamata "Katai".Quella mattina le nubi fecero posto ad un sole radioso più che mai.Tutti ormai erano scesi tranne il capitano Dixon che aveva le sue faccende da sbrigare,ovvero assegnare vari compiti ai marinai,soprattutto dopo che le stive erano notevolmente svuotate.
Il porto della città era abbastanza affollato ed a maggior ragione era molto più imponente del porto di Vetoio.Da notare la grande affluenza di navi mercantili,stracolme di prodotti di ogni genere.
Molte persone come era usanza del luogo vestivano in modo diverso,vestiti con motivi floreali,multicolori...inoltre Drago fu felice di ricordarsi i discorsi con Albins,infatti gli aveva anche reso noto che quel porto era in larga parte mercantile,ma non mancavano anche le sue imbarcazioni da guerra e questo era niente rispetto a quello che avrebbe visto in Katai.
Si respirava un'aria salmastra con un miscuglio di svariati odori,soprattutto quando si trovarono a passare presso un venditore di spezie pregiate provenienti da svariati paesi,in particolare Drago riconobbe lo zenzero e l'habanero(considerato il peperoncino più piccante al mondo).
Passando per quella bancarella a Claudium venne l'acquolina in bocca ma ora non avevano tempo nè per fermarsi a comperare nè per mettere giù qualcosa di commestibile.
Brightblade aveva parlato chiaro,prima il dovere e dopo il piacere,inoltre non gli si poteva dare torto,purtroppo avevano perso molti giorni in mare a causa di quel contrattempo.
Mentre si apprestavano ad allontanarsi dal porto Albins era completamente assorto nei suoi pensieri,oramai gli occhi del ninja non celavano più alcun segreto all'amico Drago,quindi decise di rompere il ghiaccio.
<<Immagino sarete contento adesso che stiamo per anddentrarci nella vostra terra natia>>.
Il ninja rispose di tutto punto.
<<Certo e da molto che non mettevo più piede su queste terre e voi cosa ne pensate?>>.
<<Beh non c'è che dire è proprio magnifica>>.
<<Aspettate di vedere Katai,rimarrete ancora più sbalordito>>.
<<Bando alle ciance,non siamo venuti qui per una gita turistica..>> intervenne BrightBlade divertito. Raramente si poteva vedere il paladino di Atlantide sorridere,ma un po’ di sarcasmo per alleviare la stanchezza ed il fardello del viaggio non avrebbe fatto male.
Adesso che la vera avventura era iniziata si apprestavano ad arrivare al più presto al palazzo del Tatsujin.
Dopo un pò di cammino arrivarono ad un bivio ed Albins fece nota a BrightBlade le direzioni da prendere per arrivare nel più breve tempo possibile allo scopo della loro missione.
[Modificato da Drago.89 03/11/2008 19:34]
03/11/2008 20:09
 
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Superato il bivio, Claudium si avvicinò a BrightBlade per chiedergli alcune informazioni:
<<Come siete rimasto d'accordo con il capitano, Sir?>>
<<Dixon ha detto che ci attenderà al porto fino a quando non avremmo completato la nostra missione. Dopotutto non potrebbe fare diversamente: il timone è rotto e, vista l'entità del danno, ci vorrà molto tempo prima che gli operai del cantiere navale riescano ad aggiustarlo>> rispose pacatamente il Paladino.
<<Capisco. Ed ora noi cosa faremo?>> continuò l'Aspirante.
<<Visto che abbiamo ben dodici giorni di ritardo dovremmo affrettarci per raggiungere il prima possibile il palazzo del Tatsujin, che di certo sarà molto allarmato. Inoltre dobbiamo informarlo della minaccia di questa famiglia Sawamura, anche se penso che Orowa-Dono ne sia già al corrente. Comunque, ora è meglio muoversi; spero che al vostro cavallo piacciano le marce forzate, perchè dovremmo farne parecchie prima di raggiungere Katai>>.
<<Perfetto... Atreo non vedeva l'ora>> rispose sarcastico il paladino.

Dopo essersi riforniti di tutto il necessario, la compagnia abbandonò la città, dirigendosi verso est. Il viaggio proseguì tranquillo ma fu molto faticoso a causa dell'estenuante ritmo da sostenere. Inoltre, da quando avevano lasciato il porto, BrightBlade ed i suoi compagni non riuscivano a togliersi di dosso la sensazione che qualcuno li stesse seguendo, nonostante le numerose perlustrazioni compiute da Albins non rivellassero la presenza di alcun intruso nelle vicinanze.
Circa a metà del loro viaggio, i cinque incontrarono poi una squadra di soldati imperiali, i quali erano stati spediti al porto dal Tatsujin stesso per indagare sulla causa del loro ritardo. Scortati così dai soldati, la compagnia giunse finalmente a Katai, recuperando tre giorni di ritardo.
[Modificato da Claudium 04/11/2008 12:27]
04/11/2008 01:15
 
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Eruner continuava ad avere la stessa sgradevole sensazione che aveva provato quella notte a bordo della nave, un misto di consapevolezza, allarme e distorsione delle sue capacità magiche. Aveva perfettamente capito come il gruppo fosse tenuto sotto stretta sorveglianza, ma non voleva arrischiarsi a seminare maggior tensione di quella già presente nei suoi giovani compagni. Inoltre, anche BrightBlade aveva avvertito quella strana presenza, ma aveva deciso che ne lui ne tanto meno l'elfo avrebbero agito, così da non mettere in pericolo gli altri membri del gruppo cadendo in una ovvia trappola: l'aura del nemico emanava infatti una vibrazione tanto flebile da essere avvertita solo dai poteri del Vassallo e dai sensi arcani dell'elfo, ma non risultava abbastanza forte da poter essere notata dai restanti seguaci del Drago; in ogni caso, il mago-paladino manteneva la sua alla massima portata possibile, visto che per il momento risultava la sola difesa disponibile contro la magia avversaria, ancora di natura sconosciuta.

Fino all'incontro con i soldati imperiali non occorse nulla degno di nota. La routine consisteva nel togliere le tende al mattino presto, viaggiare tutto il giorno fermandosi pochi minuti a ristorarsi e quindi accamparsi la sera, mantenendo turni di guardia di due ore per gli Aspiranti più giovani e quattro per i due paladini, cosicchè si fosse sempre pronti a difendersi.
Quando infine il gruppo si incontrò con le milizie del Katai, il viaggio si sveltì grandemente, permettendo ai Bluedragoniani di giungere al cospetto dello Shogun in tempi ancora utili allo svolgersi della missione. L'anziano signore invitò tutti i membri a prendere parte all'incontro, decisione condivisa dal Vassallo; sebbene Eruner non fosse d'accordo, si premurò di non rendere pubblica la sua contrarietà, riconoscendo l'urgenza di problemi ben più gravi che semplici materie mondane.
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20/11/2008 18:09
 
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Katai era proprio come BrightBlade ricordava. L'aveva visitata ormai diversi anni prima, mentre era in viaggio con Cyber Dark alla ricerca del Diadema del Potere, e da allora non era cambiato nulla.
Costruita al centro di una vasta pianura, la città aveva conosciuto un imponente sviluppo nel decennio precedente, quando gli Shogun di Katai avevano unificato gran parte del continente, prima diviso in piccoli stati sotto il controllo dei tanti signori della guerra.
In quanto capitale del nuovo ''Koei Han'', o ''Impero Glorioso'', Katai era stata completamente rasa al suolo e ricostruita secondo i progetti dei più famosi architetti dell'epoca. La nuova città, a pianta circolare, era interamente circondata da alte mura di pietra spesse più di tre metri e sormontate da torri di pietra e legno a intervalli regolari. Sulla cinta si aprivano quattro portali, ognuno dedicato ad un particolare momento della giornata, secondo la posizione: ''Yake Koushimon'' o Porta dell'Alba ad est, ''Shogun Koushimon'' o Porta di Mezzogiorno (detta anche Porta dello Shogun) a sud, ''Nichibotsu Koushimon'' o Porta del Tramonto ad ovest e infine ''Ban Koushimon'' o Porta della Notte a nord.
Da ciascuna delle porte partivano quattro grandi viali che dividevano la città in altrettanti quartieri, prima di confluire nel Kanjoudoro, una grande strada a forma di anello che collegava i quattro viali e racchiudeva il Palazzo dello Shogun.
Sebbene il drappello venuto dal Regno fosse giunto alla città da ovest, fu invitato a girare attorno alla città per entrare attraverso la Shogun Koushimon, privilegio concesso solo ad ospiti ritenuti molto importanti. Una volta varcato l'imponente cancello, attorniato da quattro grandi torrioni quadrati sui quali sventolavano decine di vessilli variopinti, gli avventurieri trovarono ad attenderli un nutrito gruppo di soldati e un ancor più numeroso stuolo di servi, assegnati a cinque magnifiche portantine.
Il comandante della guarnigione si fece avanti e, dopo aver chinato il capo, fece cenno ai viaggiatori di accomodarsi sulle portantine.
BrightBlade aveva avvertito gli altri di una simile evenienza durante il viaggio. Sapendo che i compagni non avrebbero mai accettato di farsi portare in quel modo così ''lussuoso'', li aveva pregati di non opporre resistenza: in quella terra, infatti, l'etichetta era di grandissima importanza e rifiutare di salire sulle portantine avrebbe offeso lo Shogun.
Dopo che ogni viaggiatore si fu accomodato all'interno del suo ''koshi'' (questo il nome delle portantine), le guardie si disposero tutto attorno al piccolo corteo che si mosse alla volta del Palazzo Imperiale.
L'interno delle koshi era interamente foderato di stoffe pregiate. Pur non essendovi alcun sedile, gli occupanti trovarono morbidissimi cuscini sui quali accomodarsi, chi a gambe incrociate, chi in ginocchio e chi in modi ancora più strani, che avrebbero fatto sorridere gli abitanti del luogo.
Ogni koshi era dotata di tende che coprivano completamente l'ingresso e le aperture sul fronte e sul retro erano schermati in modo simile, impedendo a chiunque di scoprire chi fosse l'occupante del veicolo, ma anche a quest'ultimo di guardare all'esterno.
Dopo che il corteo si fu avviato, comunque, tutti gli inviati del Regno – ad eccezione di BrightBlade ed Albins, che già conoscevano la città – cedettero alla tentazione di scostare i lembi delle tende e sbirciare fuori.
Ai loro occhi apparve una città diversa da qualsiasi cosa avessero visto fino ad allora. Attorno al viale lastricato che stavano percorrendo, gli Aspiranti videro susseguirsi ordinatamente abitazioni dall'intelaiatura di legno scuro riempita da pareti bianchissime, che raramente superavano i due piani.
Lungo le strade, gli uomini camminavano da soli o a gruppi di due o tre persone, il capo rigorosamente chino. Di tanto in tanto, la comitiva incontrava piccole squadre di soldati intenti a pattugliare le vie o piccole bancarelle in cui si vendevano spezie, stoffe o si offrivano pasti caldi.
Per la prima parte del viaggio, gli Aspiranti notarono che quasi ogni edificio era occupato da un negozio o da un albergo. Questi ultimi si riconoscevano facilmente, perché sull'uscio stazionava sempre un piccolo drappello di giovani ragazze con il compito di attirare clienti.
Avvicinandosi al Palazzo, tuttavia, le attività commerciali lasciarono il posto alle abitazioni vere e proprie, che si facevano sempre più lussuose quanto più ci si allontanava dalla Porta del Sud.
Ben presto, il drappello si trovò a costeggiare vere e proprie ville, circondate da grandi giardini perfettamente curati, racchiusi da alte mura di pietra o legno.
Lungo il tragitto, gli Aspiranti attraversarono diversi piccoli ponti, segno che la città era attraversata da un sistema di canali artificiali; al contrario, durante tutto il viaggio non incontrarono mai una piazza.
Infine, il piccolo corteo giunse al cospetto del Palazzo dello Shogun. Una volta che le portantine furono deposte a terra, gli occupanti poterono scendere e sgranchirsi le gambe, mentre l'anziano Maestro di Palazzo, Aiko Matsu, dava loro il benvenuto. Davanti a loro, si innalzava una cinta di mura ancora più imponente di quella che racchiudeva la città.
La muraglia di pietra bianca svettava sulle piccole case della città come un gigante, innalzandosi per quasi dieci metri. Come le mura perimetrali, anche questa era interrotta a intervalli regolari da torrioni quadrati sormontati da tetti aguzzi di legno dipinto di rosso. I cancelli del Palazzo erano a loro volta imponenti: larghi cinque metri ed alti otto, erano interamente di bronzo: sulle ante erano scolpite scene di guerra raffiguranti le grandi battaglie che avevano portato all'ascesa dello Shogunato. Al centro del portale, troneggiava un gigantesco fiore a tre petali, inscritto in un cerchio.
Lentamente, le due ante di bronzo ruotarono sui cardini bene oliati, per lasciar accedere gli ospiti.
Oltre i cancelli si stendeva un grande parco, solcato da ruscelli artificiali e punteggiato da alberi di ogni specie. Il giardino era circondato da un porticato, attraverso il quale si accedeva alle varie zone del Palazzo. Seguendo la propria guida, gli Aspiranti e il Vassallo girarono attorno al parco, camminando su lucidissimi pavimenti di legno sui quali i tacchi degli stivali da viaggio sembravano rimbombare come tamburi.
Agli occhi dei visitatori, il Palazzo sembrava quasi disabitato: fatta eccezione per qualche sporadico membro della servitù – che si affrettava a cedere il passo alla comitiva con inchini così accentuati da risultare quasi ridicoli – il drappello non incontrò persone lungo il percorso.
Soltanto grazie alla loro esperienza gli Aspiranti notarono le numerosissime guardie nascoste in ogni angolo dell'edificio. Quando Claudium ne fece parola con BrightBlade, il Vassallo annuì con aria sorniona.
«Vediamo se qualcuno di voi riesce a contare quante guardie incontreremo da qui alla sala di ricevimento...» aggiunse subito dopo, strizzando l'occhio ad Albins, che conosceva già la risposta.
Più di cinque minuti dopo, il gruppo raggiunse finalmente la propria destinazione: una piccola camera poco distante dalla sala del trono, dalla quale si aveva accesso ai bagni del Palazzo. Cinque pile perfettamente stirate di asciugamani aspettavano gli ospiti adagiate su altrettanti sgabelli, segno inequivocabile che per questi ultimi era in programma un bel bagno ristoratore.
Dopo aver informato gli ospiti che sarebbe ritornato un'ora più tardi, il Maestro di Palazzo si allontanò dalla stanza.
Guardandosi attorno, gli Aspiranti furono sorpresi dall'eleganza dell'arredamento: mobili in legno d'ebano, stucchi dorati e lampade variopinte si alternavano per tutto l'ambiente. Quanto ai bagni, erano un capolavoro di architettura: Eruner stesso dichiarò che soltanto le terme viste nei suoi viaggi a sud dell'equatore erano ancora più belle.
La camera in cui si trovavano dava infatti accesso a un vasto salone circolare, occupato da una grande piscina di acqua calda. La volta del padiglione era sostenuta da quattro gigantesche magnolie, del cui aroma era intrisa l'aria. Il soffitto era costituito da due coni sovrapposti: quello inferiore era sorretto dai quattro alberi, mentre quello superiore scaricava il peso in parte sulle pareti esterne ed in parte sul soffitto inferiore stesso. Nel complesso, la struttura costituiva un vero e proprio modello della leggendaria abilità del popolo di Katai di creare spettacolari giochi di luce.
I raggi del sole, infatti, entravano attraverso una grande finestra circolare, che occupava il centro del tetto esterno. La faccia inferiore di quest'ultimo e quella superiore del soffitto interno erano entrambe completamente rivestite di argento, quindi la luce veniva riflessa uniformemente lungo l'intercapedine tra i due coni, fino a raggiungere le falde del cono inferiore: a quel punto, una corona di specchi rifletteva la luce al di sotto, diffondendo un alone bianco e soffuso, che illuminava solo parzialmente la stanza. A completare il tutto, piccole monete d'oro e d'argento e nastri di sete colorate pendevano da sottilissimi fili annodati al soffitto o ai rami delle magnolie, sfavillando come diamanti e dondolavano lentamente, agitati dall'aria calda che saliva dalla piscina.
Inutile dire che l'effetto, nel complesso, era mozzafiato.
Dopo aver trascorso venti minuti a languire nella vasca centrale, i compagni di viaggio andarono a occupare cinque delle sedici stanze che attorniavano il padiglione della piscina.
Ciascuna delle stanze era attrezzata con una piccola vasca di acqua tiepida, incavata nel pavimento, nella quale gli ospiti completarono il bagno.
Quando fecero ritorno nell'anticamera, i seguaci del Regno scoprirono che i loro abiti erano scomparsi: al loro posto, li attendevano cinque damigelle con altrettante tuniche pulite.
Mentre aiutavano gli ospiti a rivestirsi, le cinque donne non sollevarono mai gli occhi da terra né proferirono parola, limitandosi a stringere fiocchi e sistemare frange per tutto il tempo.
Completata la vestizione, i compagni si osservarono in uno dei tanti specchi della stanza: loro malgrado, dovettero ammettere di essere decisamente buffi.
Solamente Albins era perfettamente a suo agio nella tunica dalle larghe maniche che avevano indossato, e anche Eruner aveva un aspetto elegante e aggraziato – dopo tutto, l'abbigliamento degli elfi ricorda vagamente quello degli orientali. Drago, Claudium e BrightBlade, invece, sembravano appena usciti da una festa in maschera: era chiaro che i tre preferivano di gran lunga la sicurezza di una cotta di maglia al lusso della seta, e per quanto si sforzassero sembravano vagamente fuori luogo. Quanto all'equipaggiamento, esso era stato sistemato con cura all'interno di un baule, dove i compagni avrebbero potuto recuperarlo una volta parlato con lo Shogun (era infatti proibito portare al cospetto dell'Imperatore oggetti che non fossero doni, e men che meno armi!).
Appena fuori dall'anticamera, Aiko Matsu era già pronto per accompagnarli, sebbene mancassero ancora dieci minuti all'orario prefissato: di conseguenza, i compagni ne approfittarono per porgli qualche domanda.

(OT: ovviamente... ponete qualche domanda!
Una volta che avrò risposto tramite Aiko Matsu, proseguiremo con il colloquio con lo Shogun, che ci spiegherà per bene tutti i dettagli e ci darà i primi suggerimenti per il futuro. Da quel momento, mi limiterò a fare da narratore – o un po' da ''dungeon master'', se preferite – facendo andare avanti la storia e aggiungendo via via dettagli seguendo la trama concordata con Eruner: il resto spetta a voi!)
21/11/2008 17:46
 
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Il primo a parlare fu Claudium, il quale, avvicinatosi pacatamente al Maestro di Palazzo, iniziò il suo discorso:
<<Perdonatemi, Maestro Matsu...>> proruppe il paladino chinando leggermente il capo <<...vorrei chiedervi cortesemente di soddisfare una mia curiosità: durante il viaggio che abbiamo compiuto fino a palazzo, non ho potuto fare a meno di scostare una delle tende del mio koshi, curioso di sapere in che tipo di città vivessero gli abitanti dell'Oriente e devo dire che sono rimasto davvero sorpreso dal lusso e dalla bellezza che sia le costruzioni che gli abitanti del luogo ostentano; perciò, di fronte a cotanta prosperità, non ho potuto non chiedermi in che modo il vostro regno possa essere dotato di una così grande ricchezza, differentemente dal nostro continente, frammentato in migliaia di poveri villaggi e decine di splendidi regni, il cui fulgore, tuttavia, raggiunge a mala pena la metà di quello da voi mostrato>>.
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