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Le Falci dei Custodi

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2013 13:09
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07/09/2008 19:13
 
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OT: ha qui inizio il racconto di cui avevo parlato con Eruner ed altri: questo è il capitolo introduttivo.
Buona lettura a tutti!

Ah, dimenticavo: per i nomi in "giapponese", uso questo sito:
Online Japanese Dictionary
In pratica, scrivo una parola inglese e lui mi restituisce la traduzione giapponese, di cui prendo la pronuncia (tipo: scrivo scyte, cioè falce, lui mi dà due strani caratteri e mi dice che si legge "kama", e il gioco è fatto. A volte dà anche più di un'alternativa, per cui bisogna leggersi i significati. E' molto istruttivo!). Tanto per non inventarmi parole a caso!
[SM=x92706]

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Le Falci dei Custodi


**********


«Perdonatemi, Nasari-Dono. Un viandante chiede di voi».
Il giovane monaco alzò per un istante gli occhi da terra, scrutando la nuca lucida dello Shudoushi dove campeggiava, da orecchio a orecchio, un tatuaggio sacro. Si trattava di un complesso ideogramma dell'antica lingua del Katai, il cui significato era noto solamente allo Shudoushi in persona.
«Fatelo entrare» disse quest'ultimo.
«Poi, tornate al vostro incarico».
Con un rapido inchino, il giovane monaco si congedò, lasciando lo Shudoushi solo nella camera.
Shudoushi significa letteralmente «colui che studia le Arti Elevate», ed è il termine con cui in Katai sono indicati i responsabili dei più importanti santuari del paese.
Nella cultura Katai, sono considerate «Arti Elevate» la filosofia, la matematica, la musica e le arti marziali. Tutti gli aspiranti monaci (detti «Kenkiunin») studiano le Arti dall'ingresso nei monasteri – che avviene non più tardi del quarto anno di età – fino al raggiungimento del ventunesimo anno di età. A quel punto, il Kenkiunin viene sottoposto al Kenmei na Saiban, una dura prova finale studiata per testare la padronanza delle Arti. Se la prova è superata, l'adepto diventa finalmente un monaco; in caso contrario, è scacciato dal monastero e non può più farvi ritorno.
Una volta ottenuto il loro status, molti monaci si stabiliscono in un monastero, dedicandosi ad approfondire ulteriormente il loro sapere, oppure scelgono di viaggiare di villaggio in villaggio per mettere il proprio talento al servizio della gente.
I monaci sono guidati dal Tatsujin, o «il Maestro». Ogni Tatsujin sceglie il suo successore al momento della propria elezione e resta in carica a vita. I suoi unici incarichi sono amministrare il monastero di Katai (la principale città del continente omonimo) e scegliere gli Shudoushi, che sono i custodi dei santuari, ovvero i templi che custodiscono le più importanti reliquie del paese.
Nasari-Dono rivestiva quel ruolo da venticinque anni; se non li avesse rasati a zero, i suoi capelli avrebbero testimoniato la sua età, superiore ai settant'anni.
Eppure, il tempo non aveva riscosso alcun tributo da Nasari-Dono. Alto un metro e ottanta – un vero gigante, per la media del suo popolo – Nasari sfoggiava il fisico di un uomo decine di anni più giovane, grazie all'addestramento. I suoi occhi corvini non tradivano alcun segno di stanchezza, e le piccole rughe che attraversavano il suo volto lo facevano apparire saggio, più che vecchio.
Lo Shudoushi sedeva a gambe incrociate su di un semplice tappeto, le mani poggiate sull'elsa delle due corte spade rituali che portava alla cintura, simbolo del suo status.
I suoi occhi chiusi non si aprirono neppure quando l'ospite sconosciuto entrò nella stanza e venne a mettersi proprio alle sue spalle.
«Ditemi», disse semplicemente.
«Vi ringrazio per avermi ricevuto, Nasari-Dono» esordì lo straniero, «Il mio nome è Sagachi Kojima; sono un contadino, vengo dal villaggio di Koya».
«Avete affrontato un lungo viaggio» mormorò lo Shudoushi.
«Proprio così, ''danna''. Sono in viaggio per ordine di Ogure-San, il nostro capo villaggio. Vedete, il villaggio di Koya è da sempre specializzato nella produzione di riso. Tutti i villaggi della zona mangiano il riso di Koya, e anche i mercanti di Niwa visitano spesso il nostro mercato. In pratica, Nasari-Dono, si potrebbe dire che ogni abitante di Koya coltiva riso».
«Proseguite», disse lo Shudoushi.
«Certo, ''danna''. Vedete, il nostro villaggio sorge sulla sponda del lago Tsukimi, dal quale prendiamo l'acqua per le nostre risaie.
Tuttavia, qualche mese fa il lago si è completamente prosciugato! Senza l'acqua del lago, le nostre risaie saranno ben presto distrutte, e il nostro villaggio andrà in rovina.
Così, Nasari-Dono, Ogure-San vi implora di concederci la Bannin-Kama custodita in questo tempio, la Spada della Rinascita. La vostra reliquia racchiude il potere della primavera, e Ogure-San dice...»
«Basta così, Sagachi-San. Conosco perfettamente il potere della Bannin-Kama che mi è stata affidata. Mi ritenete forse uno sprovveduto?»
«Certo che no, ''danna''. Io...»
«Se fosse così, certo vi sareste sforzato molto di più, per ingannarmi».
Lo Shudoushi si alzò in piedi.
«Ma cosa dite! Io...»
«Silenzio! Siete venuto a me presentandovi come un contadino, eppure non avete portato nessuna offerta al mio tempio, come è dovere di ciascun membro della vostra classe. Inoltre, dite di venire da Koya, nella regione di Niwa: eppure, vi rivolgete a me chiamandomi ''danna'', cioè Signore, un termine generico che viene usato soltanto dalla gente di Katai e dei villaggi circostanti. Infine, soltanto noi Shudoushi conosciamo il nome delle Bannin-Kama. Quindi, poiché sapete che qui è custodita la Spada della Rinascita, ciò significa che probabilmente avete parlato con uno Shudoushi...»
«Questo non...»
«Probabilmente, con lo Shudoushi di Niwa, Arachi-Dono, che è stato ucciso proprio due settimane fa assieme a tutti i monaci del Tempio dell'Inverno»
Nasari si avvicinò alla parete, dove era agganciata una lunga arma ad asta, nota come ''naginata''. Impugnata l'arma, lo Shudoushi si voltò.
«La notizia della distruzione del Tempio dell'Inverno ci è giunta soltanto un'ora fa. Siete stato veloce, straniero, ma non abbastanza».
Il presunto contadino lasciò cadere a terra il mantello che lo aveva avvolto fino a quel momento, rivelando abiti degni di un samurai e una spada corta appesa al fianco.
«E voi siete astuto, Nasari, ma non abbastanza. Visto che avete previsto la mia venuta, dovreste anche sapere che voglio impossessarmi della vostra Bannin-Kama. Solo uno sciocco ruberebbe soltanto una delle quattro Falci dei Custodi: presa singolarmente, ognuna delle quattro armi ha un debole potere. Ma quando vengono unite...»
Lo straniero sorrise sinistramente, prima di proseguire.
«Comunque sia, Nasari, siete uno sciocco. Ho ucciso personalmente Arachi, che è senz'altro molto più esperto di voi nel combattimento. Sareste dovuto fuggire invece di restare ad affrontarmi».
Questa volta, fu Nasari-Dono a sorridere.
«Come avete detto voi, non siete qui per me, bensì per la Bannin-Kama. Perché fuggire, se non sono io il vostro obiettivo?»
Il ghigno scomparve dalle labbra dello sconosciuto.
«Cosa intendete dire?»
Ma lo Shudoushi non rispose. Lanciando il suo grido di guerra, si scagliò sul nemico.

«L'avete trovata?»
Più che parlare, aveva ringhiato.
Il ninja scosse la testa.
«Abbiamo perquisito ogni cadavere e frugato in ogni stanza. Non c'è traccia della Bannin-Kama.
«Maledizione!»
Lo straniero si voltò, strappò da terra una lancia e attraversò il giardino, pieno di cadaveri.
Sebbene i monaci fossero tutti addestrati a combattere, i ninja avevano attaccato in superiorità numerica di quattro a uno, e di sorpresa. Più che uno scontro, era stata una carneficina.
Dopo aver scansato con un calcio il cadavere di un monaco, lo straniero si avvicinò a Nasari.
Lo Shudoushi giaceva a terra in una pozza di sangue. Il ventre era squarciato da una lunga ferita, dalla quale fuoriusciva parte delle sue interiora. Lo straniero non sembrava minimamente sconvolto da quella vista raccapricciante, né mosso a compassione dal rantolo agonizzante del vecchio monaco.
«Dove l'avete nascosta?»
Il volto del monaco si contorse in una sorta di ghigno, mentre il sangue sgorgava a fiotti dalle sue labbra.
Con un secco movimento, lo straniero sollevò la lancia e la piantò sull'uomo.

«Perdonatemi, Nasari-Dono. Un viandante chiede di voi».
Il giovane monaco alzò per un istante gli occhi da terra, scrutando la nuca lucida dello Shudoushi dove campeggiava, da orecchio a orecchio, un tatuaggio sacro. Si trattava di un complesso ideogramma dell'antica lingua del Katai, il cui significato era noto solamente allo Shudoushi in persona.
«Fatelo entrare» disse quest'ultimo.
«Poi, tornate al vostro incarico».
Con un rapido inchino, il giovane monaco si congedò, lasciando lo Shudoushi solo nella camera. Attraversato rapidamente il giardino, il monaco entrò in silenzio nel sancta-sanctorum del tempio. Si trattava di una stanza piuttosto piccola e poco illuminata, alla quale solo lo Shudoushi aveva accesso. Ma non in quella occasione.
Dopo essersi inchinato in segno di riverenza, il monaco si avvicinò all'altare. Su di esso, era esposta una lunga katana dal fodero turchese, abbinata ad una spada più corta. Quel genere di coppia di armi era nota tra i guerrieri del Katai come ''daisho'': ma quelle sull'altare non erano armi comuni.
Il monaco stava infatti guardando una delle quattro Bannin-Kama, le Falci dei Custodi, sul cui conto circolava ogni sorta di leggenda.
Dopo essersi inchinato nuovamente, il giovane monaco prese le due reliquie e le avvolse in un panno di seta, che aveva portato con sé. Quindi, avvolse il panno in un ulteriore rettangolo di stoffa, questa volta molto più grezza, e legò l'involucro con della corda.
Fatto ciò, si inchinò nuovamente ed uscì dal tempo, portando il fagotto tra le mani.
Attraversò il monastero senza dire nulla e senza alzare gli occhi da terra. Giunto all'uscita, si fermò per un attimo.
«Andiamo» disse quindi a se stesso: scesi i gradini, si unì a una piccola comitiva di pellegrini, che lasciava in quel momento il tempio, e si allontanò in silenzio, meditando sulla sua prossima meta: la casa del Maestro, la Jutaku-Tatsujin.




[Modificato da BrightBlade 07/09/2008 19:19]





BrightBlade
Vassallo e Ambasciatore del Regno di Blue Dragon
Gran Maestro della Gilda dei Paladini di Blue Dragon
___________________________________________
I Giardini di Atlantide
17/09/2008 22:19
 
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NdBright: Intervento riposizionato nel post successivo!
[Modificato da BrightBlade 20/09/2008 17:33]
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20/09/2008 17:32
 
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«... Insomma, Sommo: la situazione mi preoccupa un po'».
Arrossendo leggermente per il gioco di parole in cui era involontariamente caduto, BrightBlade sollevò gli occhi dalle carte dispiegate sul tavolo davanti a lui e osservò lo Re.
Il Sommo Ostri dava parzialmente le spalle al Paladino, ma quest'ultimo riuscì comunque a notare il sorriso stampato sulle labbra del Sovrano.
«Che cosa non vi preoccupa ultimamente, mio vecchio amico?»
In quel momento, qualcuno bussò due volte alla porta.
«Avanti», disse il Sommo Ostri.
La porta si spalancò, rivelando un guerriero rivestito da capo a piedi da un'armatura completa che dava l'aria di essere decisamente pesante.
«Un viandante chiede udienza, Sommo. Dice di portare un messaggio da parte del Tasu... Tattsu.. ehm... dal Katai».
La voce del Guardman suonava leggermente metallica a causa dell'armatura, come se il soldato avesse parlato attraverso un corto tubo di ferro.
«Fatelo entrare», disse il Sommo.
Il Guardman prese congedo e sparì, sferragliando vagamente lungo il corridoio. Si trattava di un rumore tipico di quegli strani guerrieri, che faceva sorridere il Paladino di Atlantide, ma che non mancava di incutere timore in qualunque soldato lo avesse udito senza trovarsi all'ombra dei vessilli del Regno, come BrightBlade sapeva bene. Molti reputavano impossibile combattere indossando protezioni così pesanti. In effetti, una persona normale avrebbe faticato persino a camminare, con una simile armatura addosso. Chiunque conoscesse il genere di addestramento a cui si sottoponevano i Guardman, tuttavia, non dubitava affatto della possibilità di combattere indossando quelle corazze... bensì dell'eventualità di sopravvivere all'addestramento stesso!
Eppure, sfidando ogni buon senso, i Guardman continuavano a indossare le loro gigantesche armature, marciando in battaglia sotto cascate di proiettili senza neppure curarsi di sollevare gli scudi e sbaragliando i propri avversari metodicamente, senza essere rallentati minimamente dal loro pesantissimo equipaggiamento.
Fu proprio vedendo una di queste ''tipiche'' scene che un giovane Aspirante, un bel giorno, ebbe un'idea. Se un Guardman si muoveva con la stessa rapidità di un uomo normale indossando una corazza così pesante, ragionò il giovane, allora se si fosse tolto quella corazza avrebbe potuto colpire con forza e rapidità sovrumane! Così, il ragazzo andò da un Guardman e gli chiese di provare a combattere senza la sua armatura. Il soldato fece come diceva l'Aspirante... ma dopo pochi minuti di maldestri tentativi si rimise subito l'armatura, dichiarando che senza di essa era talmente sbilanciato da non riuscire neppure a tenersi in piedi! E così, il giovane Aspirante scoprì che si può trarre vantaggio anche da una condizione apparentemente svantaggiosissima... e che non tutte le buone idee si rivelano essere tali. Dopotutto, pensò in seguito, se in tutti quegli anni nessuna tartaruga aveva mai lasciato il guscio sul bagnasciuga, doveva pur esserci un motivo...
Intento a immaginare come potesse apparire una tartaruga senza guscio lanciata ''al galoppo'' su un'ipotetica, esotica spiaggia, BrightBlade non si accorse che il viandante nel frattempo era entrato finché questi non aprì bocca: quando ciò avvenne il Paladino trasecolò e, sgranchendosi la voce, chiese perdono per l'interruzione.
«Non preoccupatevi» disse il viandante, vagamente accigliato.
«Stavo dicendo... il mio maestro, Orowa-Dono, vi invia questa lettera. Egli spera che possiate aiutarci, dal momento che tutti i nostri strumenti si sono rivelati... inefficaci».
Detto ciò, il messo estrasse da una delle sue lunghe maniche un plico ripiegato, realizzato con la strana e pregiata carta tipica del Katai e bollato da numerosi sigilli di ceralacca, e lo porse al Sommo.
Lo Re prese la lettera e, rotti i sigilli, iniziò a leggere. Nel frattempo, il messo si era messo a osservare il Paladino e, probabilmente per non sprecare senza far nulla il tempo necessario al Sommo per la lettura, si mise a spiegare la situazione anche all'atlantideo.
«Dovete sapere – iniziò a dire – che nella nostra terra sorgono numerosi santuari, molti dei quali contengono antiche reliquie del nostro passato. In particolare, sono molto venerati i quattro Templi delle Stagioni, dove sono conservate le quattro Bannin-Kama, che nella vostra lingua significa ''Falci dei Custodi''. Ogni Bannin-Kama è composta da una spada ricurva, o katana, e da una spada più corta, che noi chiamiamo wakizashi. La coppia delle due spade è anche nota come Daisho.
Secondo la leggenda, queste armi furono forgiate migliaia di anni fa, per sconfiggere l'entità che voi chiamate Tur. Come potrete immaginare, sono armi dotate di un potere spaventoso: e proprio per questo, furono realizzate quattro Bannin-Kama. Soltanto quando le quattro spade sono riunite si scatena tutto il loro potere; inoltre, singolarmente le quattro spade si bilanciano.
Come certamente saprete, non furono le Bannin-Kama a sconfiggere Tur: tuttavia esse erano state create, e si trattava di artefatti molto pericolosi se non custoditi appropriatamente.
Fu così che il mio popolo costruì quattro templi, disposti come i quattro punti cardinali. Ognuno dei templi prese in consegna uno dei Daisho e lo affidò a un Custode, o 'Bannin' nella nostra lingua, e proprio per questo i quattro artefatti sono chiamati Bannin-Kama, o anche Bannin-Daisho.
Come potete immaginare, circola ogni genere di storia sul conto di questi Bannin: si dice che siano immortali e che abbiano ereditato parte dei poteri del Daisho che custodiscono»
«... E sono sicuro che non si tratti di dicerie senza alcun fondamento, giusto?»
Il messo si aspettava almeno un'occhiata incredula: quando invece vide che il Paladino non dubitava delle sue parole, riprese a spiegare animatamente.
«Proprio così! Sapete, i Bannin vivono sigillati all'interno del loro Tempio e nessuno giunge mai al loro cospetto. Più di duecento anni fa, tuttavia, avvenne qualcosa di unico al Tempio dell'Autunno. Uno dei miei antenati era un monaco proprio in quel luogo, e la storia di quell'episodio è stata tramandata di padre in figlio fino a me.
Dovete sapere che il Tempio della Primavera fu attaccato da un orrendo kami infernale – suppongo voi li chiamiate demoni – il quale riuscì a penetrare fin dentro il 'sancta sanctorum' del Tempio. Nessuno sa esattamente cosa avvenne all'interno: sta di fatto che il demone non uscì mai dal Tempio. Qualche giorno dopo, inoltre, il Daisho della Primavera fu ritrovato fuori dal Tempio stesso.
Il mio progenitore, come vi dicevo, scampò alla distruzione provocata dal kami, anche se da allora perse completamente la vista. Molti anni dopo, raccontò di aver guardato dentro il sancta sanctorum: lo fece così tardi perché volgendo gli occhi nel luogo più sacro del Tempio aveva commesso un grave peccato; pare inoltre che fosse stato lui stesso a cavarsi gli occhi per questo motivo.
Quale che sia la verità, egli raccontò di avere visto un guerriero dotato di forza e velocità sovrumane affrontare il kami impugnando le due spade sacre: al culmine della battaglia pare che il kami e il guerriero si siano scontrati usando le loro tecniche più potenti, e che siano scomparsi entrambi in una sfavillante esplosione di energia. In seguito, come vi ho detto, la Bannin-Kama della Primavera fu ritrovata all'esterno del tempio: il Tatsujin fece prendere la spada e la affidò ad un altro monastero, che si trovava molte miglia più a sud.
Quella che vi ho raccontato è l'unica testimonianza delle azioni di un Bannin dall'era leggendaria: né prima né dopo qualcuno ha mai più visto un Custode, né gli altri tre Templi furono violati... almeno fino a poche settimane fa».
«Che cosa intendete?» disse BrightBlade.
«Circa venticinque giorni fa, il Tempio dell'Inverno e quello della Primavera sono stati completamente distrutti. Come vi ho detto, il Tempio dell'Autunno non era protetto da alcun Custode, essendo il suo Bannin scomparso nello scontro con il kami: sebbene fossero tutti altamente addestrati, i monaci di quel monastero sono dunque stati spazzati via. Conoscevo personalmente lo Shudoushi del monastero, e vi assicuro che era un guerriero saggio e capace. Piango ancora la sua morte...»
Dopo essere rimasto qualche istante in silenzio, il messo riprese il suo racconto:
«Questo, tuttavia, è nulla in confronto a quanto è avvenuto al Tempio dell'Inverno. Vi dirò soltanto che del monastero non resta nulla: il Tempio è stato letteralmente incenerito. I miei colleghi ritengono che ciò sia il risultato del potere del Bannin, ma io non sono d'accordo. Se è vero che i Custodi traggono potere dal Daisho che custodiscono, mi riesce difficile credere che il Custode dell'Inverno, il cui dominio è il freddo, abbia potuto bruciare un Tempio»
«Mi sembra un'obiezione ragionevole» mormorò BrightBlade.
«Lo penso anch'io. Inoltre, nessuna delle Bannin-Kama è stata più vista dal giorno dell'attacco. Se il Custode fosse riuscito a sconfiggere l'aggressore, avrebbe dovuto far ritrovare il suo Daisho accanto al Tempio, come già aveva fatto il Bannin del Tempio della Primavera».
«Siete sicuri che questo Custode non si sia allontanato dal Tempio, magari per portare al sicuro le due spade sacre?»
«E' quel che penso anch'io. Dopotutto, sappiamo che il custode del Tempio d'Inverno è un elfo – mentre i Bannin del Tempio d'Estate e d'Autunno sono rispettivamente un nano e un uomo, o almeno così dice la leggenda – e che egli è reputato essere il più potente dei quattro Bannin, ragion per cui mi riesce difficile credere che possa essere stato sconfitto».
BrightBlade annuì in silenzio, quindi chiese:
«E il Tempio della Primavera? Sapete qualcosa della Bannin-Kama che vi era custodita?»
Il messo scosse il capo.
«Anche in questo caso, non ci sono testimoni». Poi tacque, ma BrightBlade notò che stava per aggiungere qualcosa.
«Suppongo abbiate una vostra teoria anche in questo caso», disse allora, pungolando il suo interlocutore.
«Ehm... a dire il vero sì.
Vedete, il fatto è che in seguito non è stato attaccato nessuno degli altri due templi. Come vi ho spiegato, ogni Falce è un'arma piuttosto potente, ma è quando i quattro Daisho sono riuniti che il loro vero potere si scatena. Se io fossi riuscito a mettere le mani su due Falci, non vedo perché dovrei attendere e non cercare subito di ottenere le altre due... senza contare che disporrei già di ben due Daisho da usare in battaglia!».
«Sono d'accordo. Dunque, secondo voi il vostro misterioso assalitore ha fallito almeno una volta?»
«Esatto: almeno una volta. Ma se il mio intuito non mi tradisce – il messo aveva abbassato via via la voce, fin quasi a bisbigliare – ritengo di poter dire che ha fallito entrambe le volte».
BrightBlade si fece più vicino.
«E come mai pensate questo?» chiese, sussurrando a sua volta.
«Beh, il Tempio della Primavera è stato attaccato pochissimo tempo dopo quello dell'Inverno. Sembra che gli assalitori si siano letteralmente precipitati al secondo Tempio: perché? Certo, si potrebbe pensare che volessero conservare il più possibile il vantaggio dell'effetto sorpresa... ma perché non attaccare allora il Tempio d'Autunno, che è molto più vicino al Tempio dell'Inverno di quanto non lo sia il Tempio della Primavera? Come vi ho detto, questo non si trova più dov'era un tempo, ma si è spostato più a sud, di circa sessanta miglia.
Soltanto una ragione può averli spinti a muoversi ad oriente piuttosto che ad occidente e a fare tutta quella strada in più: e cioè il sospetto che il Bannin dell'Inverno si sarebbe rifugiato nel Tempio della Primavera con il suo Daisho. Fate attenzione, queste sono solo mie supposizioni! Non ho nessuna prova a riguardo... ma non riesco a immaginare altra spiegazione al loro comportamento.
Insomma: secondo me hanno attaccato il Tempio dell'Inverno, ma hanno fallito. Pensando per qualche ragione che il Bannin, visto distrutto il suo Tempio, si sarebbe rifugiato al Tempio della Primavera, si sono precipitati alla volta di quest'ultimo, dove non solo non hanno trovato il Daisho dell'Inverno, ma neppure quello della Primavera (e sul perché di quest'ultimo fatto, non ho proprio idee). Il doppio fallimento li ha costretti a fermarsi: se tutto è andato come ho appena detto, ora ignorano la posizione di ben due delle quattro Falci, mentre nei Tempi restanti la sorveglianza è stata naturalmente triplicata, una volta che la notizia si è sparsa».
BrightBlade sorrise.
«Speriamo sia come dite voi, messere. Mi sembra una ricostruzione abbastanza plausibile: sarebbe interessante capire, però, perché il Custode dell'Inverno abbia scelto il Tempio della Primavera piuttosto che quello dell'Autunno, che come dite voi era più vicino... e dove il Bannin avrebbe potuto anche contare sull'aiuto di un suo collega!
Può darsi invece che i vostri nemici abbiano scelto l'altro Tempio proprio per non trovarsi ad affrontare contemporaneamente due Custodi, giusto?».
Il messo si carezzò il mento, sgranando leggermente gli occhi e mormorando:
«Non ci avevo pensato... Non si hanno notizie che il Bannin dell'Inverno sia giunto al Tempio dell'Autunno, è vero, ma chissà di quali poteri dispongono questi Cust...».
«Bene, se voi due avete finito di cospirare...»
Il Sommo Ostri aveva concluso da tempo la lettura della lettera, e si era divertito ad ascoltare le elucubrazioni dei due fino a quel momento.
«Da quanto ho letto – proseguì il Sommo – la situazione sembra preoccupante... giusto Bright?»
«In effetti...» disse il Paladino grattandosi il capo, consapevole che il Sommo stava citando una delle espressioni più tipiche dell'atlantideo.
Ostri rimase in silenzio qualche secondo, carezzandosi la folta barba mentre decideva il da farsi.
Ad un tratto, sembrò aver raggiunto una conclusione.
«Benissimo. Messere, tornate pure dal vostro Tatsujin e ditegli che invierò quanto prima degli aiuti».
Il messo sfoderò il miglior sorriso di cui disponeva.
«Intendete dire che ci manderete uno dei vostri Aspiranti Vassalli?» chiese, speranzoso.
«Non esattamente...» disse il Sommo, sorridendo a sua volta mentre puntava lo sguardo sul Paladino di Atlantide.
Quest'ultimo spostò i suoi occhi dal Sommo al messo, quindi di nuovo al Sovrano. Dopodiché, trasse un sospiro.
«Vado a preparare le mie cose...»
L'atlantideo era quasi arrivato all'uscio, quando lo Re lo richiamò.
«Bright... naturalmente non andrete da solo. Voglio che portiate con voi Albins o ThunderBlade: sono entrambi originari del luogo, uno dei due potrebbe farvi comodo».
Il Gran Maestro annuì e fece per uscire, quindi ci ripensò.
«Per voi va bene se porto con me anche qualcun altro? Sapete, conosco due o tre Aspiranti che non vedono l'ora di fare esperienza... Per esempio Drago o Claudium, per non parlare del mio allievo Eruner...»
«Proprio ciò che avevo in mente» concluse il Sommo, salutando quindi con un cenno della mano il Paladino mentre questi usciva.
Durante l'ultimo scambio di battute, il messo era rimasto in silenzio. Una volta uscito BrightBlade, si avvicinò al Sommo.
«Perdonatemi, Maestà... quello era un vostro Aspirante?» chiese, ammiccando verso la porta da cui il Paladino di Atlantide era appena andato via.
«Quello? – disse il Sommo, divertito – No, non proprio...
Ascoltatemi: ora tornate al vostro paese e rassicurate Orowa-Dono: entro pochi giorni dal vostro arrivo, riceverete visite da parte nostra...».
I due discussero ancora per qualche minuto, definendo i dettagli, quindi il messo prese congedo e fece ritorno alle proprie stanze.
Uscendo, attraversò un lungo corridoio, le cui pareti erano completamente ricoperte da scudi dipinti. Si trattava degli stemmi di tutti i Vassalli della storia del Regno, ma fu uno in particolare ad attrarre l'attenzione del messo: era uno scudo diviso in quarti bianchi e azzurri, separati da una croce azzurra e d'oro sulla quale campeggiava l'emblema del Regno; i quarti bianchi erano a loro volta occupati da due piccole croci d'oro. Ma non era lo stemma in sé ad aver colpito il messo, bensì il nome riportato più in basso: ''BrightBlade, Paladino di Atlantide''.



Il giovane paladino, abbigliato negli strani abiti del Katai acquistati durante il suo ultimo viaggio, che lo aveva condotto anche in quei luoghi, stava lentamente passeggiando nei pressi della sala d'accesso al castello del Sommo, osservando i viandanti che andavano e venivano e salutando con leggeri gesti del capo gli Aspiranti e i Vassalli che lo conoscevano. Ben pochi rispetto a quanti ricordava... Fortunatamente, molte nuove leve erano giunte a riempire i posti di coloro che se ne erano andati.
«Speriamo che possano reggere il confronto con il passato... Sarà un'ardua sfida, non li invidio affatto!», mormorò Eruner.
Improvvisamente, avvertì che l'aura del suo Maestro gli si avvicinava. Voltandosi verso di lui, lo osservò, sollevando l'unico occhio che gli era rimasto.
«Il Sommo ci aspetta, Eruner. Direi che non è il caso di farlo attenderlo troppo a lungo, non vi pare?»
Da quando l'elfo era tornato, sul viso del Gran Maestro campeggiava un imperituro sorriso. Forse, ora, sorrideva anche per l'allievo, che sembrava essere perennemente avvolto nella malinconia.
«Certo, Maestro, avete ragione; andiamo pure».
Gli ultimi due paladini della scomparsa Atlantide si avviarono verso la Sala del Duplice Trono, il Vassallo davanti, a indicare la via, l'Aspirante poco più indietro, il passo leggero, quasi impercettibile, pensieroso su cosa lo aspettasse e sull'imminente incontro, dopo molto tempo, con il suo Re. Una volta entrati, Ostri li salutò calorosamente, fermandosi di colpo a guardare l'atroce cicatrice che solcava il volto dell'elfo, un tempo perfetto, prima di dirgli, quasi sofferente:
«Amico mio, cosa vi è successo?»
L'Aspirante, con un sorriso amaro, rispose:
«Nulla, mio Sommo, ma la battaglia per la Luce richiede sempre dei sacrifici... I miei sono stati un occhio e la mia spada, Drath'Kahn».
Il Vassallo annuì alle parole dell'allievo, ponderando, silenzioso e imperscrutabile come è solito fare, le sue parole. Il Sommo guardò l'Aspirante, sondandolo. Eruner sapeva che Ostri avrebbe desiderato sapere di più sull'accaduto, ma non volle proseguire il discorso. Le ferite dell'anima erano ancora troppo recenti perché il giovane paladino potesse sopportarne il peso... Ostri quindi decise di passare oltre, rimandando al momento in cui il Paladino fosse stato pronto ad aprirgli il suo cuore lacerato. Voltandosi, mosse qualche passo verso il trono.
«Il vostro Maestro, nonché mio vecchio amico, mi ha messo al corrente della vostra volontà di ricercare un'arma che possa divenire la base di partenza per la vostra nuova compagna. Sebbene conosca e comprenda l'importanza che le Lame hanno per i paladini di Atlantide, quella che vi accingete a intraprendere non è un'impresa non da poco, spero ve ne rendiate conto...»
L'elfo paladino osservò il suo sovrano con intensità, poi BrightBlade, che annuì, quindi riportò lo sguardo sul monarca e rispose:
«Ne sono al corrente, mio signore. Intendo però ugualmente tentare la cerca, se me lo permetterete».
Il Sommo Paladino si voltò e sorrise verso l'Aspirante, compiaciuto della sua risposta.
«Vedo che le vostre ferite non hanno intaccato il vostro coraggio! Bene!
Ho la missione adatta a questo scopo. Pochi giorni fa, come BrightBlade sa, è giunto al Regno un dispaccio urgente dal Tatsujin del Katai recante il suo sigillo personale, identificante solo i documenti della massima importanza e strettamente rivolti a noi Sommi. In esso, veniva richiesto l'aiuto del Regno per porre termine a eventi che altrimenti potrebbero condurre a una catastrofe inimmaginabile, tale da mettere in pericolo non il solo Continente Orientale, bensì l'intero Mondo come noi lo conosciamo»
Il Vassallo e l'Aspirante voltarono all'unisono il capo, prima l'uno verso l'altro, quindi nuovamente verso Ostri. Eruner, approfittando del momento di silenzio offertogli dal Sommo, prese la parola.
«Mio signore, se la questione è di tale rilevanza, non sarebbe forse meglio affidarla a uno dei Vassalli? La mia ricerca di una Lama, sebbene ciò mi addolori, può attendere: non vale un prezzo tanto alto!»
Il Sommo sorrise nuovamente verso l'elfo.
«Eruner, è proprio questa vostra umiltà a rendermi ancora più fiducioso della mia scelta! I particolari sarebbe meglio se ve li rendesse noti il Tatsujin stesso, essendo lui la persona che li conosce meglio, quindi io vi dirò solamente la data dell'incontro, che avverrà fra due mesi a partire da domani. Il messo del Tatsujin vi precederà di qualche giorno, ed avrà già informato il Tatsujin del vostro imminente arrivo. Ben sapendo l'imminenza di tale evento, inoltre, ho già provveduto a far preparare tutto l'occorrente al vostro viaggio: prenderete una nave, già fornita delle provviste necessarie alla traversata, e farete rotta su Niwa. Da lì, una volta sbarcati, raggiungerete via terra la capitale, Katai, nella quale vi attende il Tatsujin con tutte le informazioni che vi servono. O almeno, quelle a lui note! Nel frattempo, comunque, BrightBlade potrà spiegarvi qualcosa».
Quindi, il sovrano si interruppe, voltandosi verso una zona leggermente in ombra dell'enorme sala.
«Drago, vi prego, venite avanti...»
Un soldato della Guardia Reale, in livrea blu e oro, si avvicinò al palco dove si trovava il monarca. Prima di quel momento i due Paladini non l'avevano notato, nonostante i sensi molto sviluppati, ma sapevano che nella sala del Duplice Trono era sempre presente la guardia di uno dei Sommi, quindi non si sorpresero più di tanto. La Guardia Reale si fermò, sull'attenti. Eruner notò sul petto lo stemma degli Aspiranti.
«Mio signore, sono pronto e ai vostri ordini».
Ostri si voltò nuovamente verso Eruner.
«Costui è Drago, membro della Guardia Reale e, come voi, Aspirante Vassallo. Vi accompagnerà, sia per aiutarvi, sia per dare alla vostra missione un valore di forte vicinanza dei Sommi nei confronti di un alleato, nonché vecchio amico, in gravissima difficoltà»
Il soldato, dopo aver salutato il Gran Maestro dei Paladini, si avvicinò all'elfo e ne strinse con forza la mano.
«Sarà un onore per me accompagnarvi, Sir Eruner; l'intero Regno ha avvertito la vostra mancanza!»
«No, sarà mio l'onore di viaggiare al vostro fianco! Inoltre, basta solo Eruner, non vi sono superiore ne in grado, ne in null'altro».
«Oltre a lui – proseguì il sovrano – Verrà con voi anche Albins, che voi, Eruner, non conoscete ancora, ma che è originario del Katai e potrà aiutarvi molto per orizzontarvi e muovervi facilmente per quelle terre, sebbene, da ciò che vedo, anche voi siete già stato in quei luoghi. Lo incontrerete alla Taverna del Viandante, è già stato avvisato ed è pronto a partire non appena lo sarete voi».
Eruner sorrise per la seconda volta da quando era tornato. Il Sommo era sicuro che avrebbe accettato, tanto da aver preparato ogni cosa nei minimi particolari.
«So che per la prima parte del viaggio BrightBlade vi accompagnerà: immagino che trarrete tutti grande beneficio dalla sua esperienza»
«Siete troppo generoso con questo umile atlantideo, mio signore...»
«Suvvia, Bright, non siate modesto! Conosciamo tutti la vostra maestria e le vostre conoscenze, Eruner più di ogni altro! Bene, amici miei, la vostra cerca inizia da ora! Buona fortuna, emissari del Drago Blu, che la Luce vi accompagni e prevalga sempre!».
I tre, prima di voltarsi per uscire dalla Sala del Duplice Trono, esclamarono all'unisono: «Holux, Sommo Ostri! Che la Luce prevalga!».
L'udienza era appena terminata. L'avventura, al contrario, non era che iniziata.


**********



NdBright: ho aggiunto la seconda parte della mia introduzione e rimesso a seguire l'intervento di Eruner, subito dopo il mio stemma (già che c'ero, l'ho anche corretto secondo i canoni del team di correzione) e ho anche corretto qua e là qualcosa.
A questo punto, direi che ogni partecipante dovrebbe scrivere un breve post dove descrive la sua preparazione alla partenza (tutto ciò serve solo a confermare i partecipanti [SM=x92702]) e quindi si può partire.
Ultima cosa: entro breve, si unirà a noi anche Claudium (a meno che qualcuno non abbia qualcosa in contrario): deciderà lui a che punto della storia comparire (ci stiamo tenendo in contatto via FFZ).
Buona lettura a tutti!
[Modificato da BrightBlade 22/09/2008 17:19]
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20/09/2008 19:58
 
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La Guardia Reale era appena tornato nelle sue stanze e già sentiva crescere dentro di sè l'emozione di questa nuova avventura.
-"Ho ascoltato tutte le conversazioni nella sala del Trono e devo dire che farei qualunque cosa per aiutare un amico in difficoltà,inoltre sono orgoglioso di poter svolgere questa missione in questo modo aiuterò anche Eruner..amici aspettatemi..
Iniziò col togliersi le vesti ordinarie delle guardie reali,poi si dette da fare per trovare l'Armatura completa in mythrill..
-"Ma dove l'avrò messa...mmm...forse sarà qui...eccola!"
Trovò i vari pezzi(corazza,elmo,bracciali,gambali,guanti e stivali) della suddetta armatura in un baule in bronzo,rimase sbalordito dalla sua lucentezza e integrità,era ancora in perfetto stato.Dopo aver indossato il tutto si guardò per un'istante allo specchio,a questo punto mancavano le sue due spade.Sia la Spada dell'Alba che la Spada del Tramonto erano abbastanza grandi e preferiva,come al solito,portarle dietro la schiena.Prima di partire alla volta della Taverna del Viandante,dove sicuramente avrebbe trovato Albins,Eruner e Brightblade si fermò un attimo a scrutare la spada del Tramonto..
-"Per quale strano motivo sei stata forgiata?ahh se potessi rispondermi..."
Poco dopo si mise subito in cammino alla volta della Taverna,sperando di non essere stato l'ultimo ad essere arrivato.
Intanto alla Taverna era tutto tranquillo,il ninja era seduto fuori in attesa della compagnia e di tanto in tanto pensava alla sua città natale e su cosa si sarebbe dovuto aspettare..di colpo si intravide all'orizzonte un uomo in armatura con due spadoni dietro la schiena che correva verso la Taverna,aveva già capito chi era.
Arrivò col fiatone:
"Allora...puff...sono in...hanf...ritardo?"
"No devo dire che certe volte siete anche più veloce di me.."
I due scoppiarono in una fragorosa risata e si apprestarono ad entrare nella taverna per bere un boccale di birra ed attendere il resto dei compagni.

P.S.OT-Caspita complimenti a Brightblade ed Eruner è una storia di tutto rispetto,molto intrigante e coinvolgente.-OT
20/09/2008 20:45
 
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Claudium stava attraversando il corridoio della Gilda dei Paladini, dirigendosi verso lo studio del Gran Maestro. Arrivato di fronte alla porta bussò:
<<Avanti>>.
<<Permesso. Holux Gran Maestro>>.
<<Oh! Holux Claudium. Prego, sedetevi pure>> rispose BrightBlade facendo cenno verso la sedia poco distante. Claudium si avvicinò lentamente e si sedette:
<<Mi avete fatto chiamare?>>
<<Sì, ricordate quei servigi di pulizia e rassettamento che vi avevo richiesto presso le Stalle della Gilda come punizione per la semidistruzione della Palestra causata da quel vostro piccolo esperimento?>>
<<Ehm... sì purtroppo>>.
<<E che mi direste se vi dicessi che potreste evitare tale "oneroso" incarico ponendo la vostra abilità e la vostra magia al servizio del Regno, in una difficile missione da cui dipendono le sorti di tutti i continenti ed in cui rischieremo più volte la vita?>>
<<Vi risponderei chiedendovi solo dove sia il nemico e quando si parta>>.
<<Perfetto, era la risposta che mi aspettavo. Vi spiegherò brevemente la situazione: alcuni giorni fa è giunto presso i Sommi un messaggero proveniente dal Katai portando seco una richiesta di aiuto da parte del Tatsujin. Nel messaggio esso chiedeva l'assistenza dei Sommi per compiere una missione estremamente delicata, le cui ripercussioni potrebbero portare ad una catastrofe mondiale. Il Sommo Ostri ha così creato una compagnia formata da me, dal Paladino Eruner, dalla Guardia Reale Drago e dal Ninja Albins per portare a termine la missione. Desidererei quindi che vi uniste a noi, in quanto ritengo che le vostre capacità magiche e belliche possano tornarci molto utili. Confermate la vostra adesione?>>
<<Certo Maestro BrightBlade, sarei ben lieto di partecipare ad una missione di così grande importanza. Inoltre non avrei potuto chiedere compagni migliori: Albins e Drago, due Aspiranti la cui abilità è fuori discussione, e Voi ed Eruner, due tra i più potenti Paladini del Regno. Direi che solo uno sciocco non accetterebbe>>.
<<Eccellente, potete andare allora; partiremo fra qualche ora dalla Taverna del Viandante. Holux Claudium>>.
<<Holux Gran Maestro>> detto questo l'Aspirante uscì dallo studio.

OT- Come ha già detto Bright vorrei unirmi anche io all'avventura. Se però sono di troppo ditemelo che mi faccio da parte [SM=x92702] -OT
[Modificato da Claudium 21/09/2008 14:32]
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21/09/2008 10:37
 
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21/09/2008 13:15
 
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OT-Scusami Otrebmu ma non mi sembra che io abbia messo riferimenti al racconto la tela,controlla il mio post [SM=x92713]-OT
[Modificato da Drago.89 21/09/2008 13:15]
21/09/2008 14:34
 
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OT- Se non ci fossi Otrebmu bisognerebbe inventarti [SM=x92707] . Ho modificato tutto [SM=x92702] -OT
[Modificato da Claudium 21/09/2008 14:34]
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22/09/2008 15:33
 
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OT: Alcune comunicazioni
Comunicazione numero uno:
Grazie ad una attenta mail di Claudium, ho notato diverse incongruenze nella mia introduzione, che ho provveduto a correggere.
In particolare, ribadisco che i templi attaccati sono quello dell'Inverno e quello della Primavera, che è anche l'unico tempio a non avere un Custode, avendolo perso anni prima come narrato dal messo.
I templi inviolati sono invece quello dell'Autunno e quello dell'Estate (in parte del mio post, avevo confuso il Tempio della Primavera con quello dell'Autunno).
[SM=x92706]
Quando alla cronologia, il messo ha due giorni di vantaggio su di noi, mentre il viaggio per il Katai richiede qualche mese, ragion per cui egli arriverà due giorni prima di noi e potrà annunciare al Tatsujin, Orowa-Dono, il nostro imminente arrivo.

Sempre riguardo alla cronologia: è vero, il post Eruner è vecchio di cinque mesi. Forse però è più comodo ai fini della cronologia presumere che io ed Eruner ce ne siamo rimasti buoni buoni nel Regno per tutto quel tempo, e che il messo del Tatsujin sia arrivato pochi giorni dopo la conclusione del racconto La Tela. In questo modo, ordine cronologico "reale" e ordine cronologico "in ambientazione" coincidono, il che mi sembra un'ottima cosa! Che ne dici, Otrebmu?

Comunicazione numero due:
A mano a mano che scrivete, sto copiando i vostri interventi su un file nel mio PC e correggendo tutto quanto. Per esempio, mettendo queste virgolette, «», al posto di quelle vostre: a questo proposito, vorrei chiedervi di introdurre il vostro discorso come ha fatto Claudium, e cioè usando questi caratteri: << e >> (li trovate entrambi sullo stesso pulsante, a sinistra della zeta). Ricordatevi però di disattivare il codice HTML, altrimenti tutti i discorsi diretti non si vedono!
Così facendo, mi semplificherete parecchio il lavoro.
Grazie a tutti e buona scrittura!
[Modificato da BrightBlade 22/09/2008 16:05]
23/09/2008 01:03
 
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ot
Otrebmu, le so ancora riconoscere le frecciatine, sai? Non essere pignolo, i miei racconti hanno un inizio certo e un finale a tempo indertiminato, è sempre stato così! ihihih [SM=x92710]
ot

Eruner si avviò distrattamente verso la Gilda, ormai non più cosciente del mondo a lui circostante, tutto preso com'era a meditare su improbabili scenari apocalittici riguardanti un vetusto monaco rilucente che affrontava un'enorme demone a più braccia e diverse centinaia di teste nel bel mezzo di un desolato quanto imprecisato tempio orientale. In ogni caso, osservando il taciturno allievo avanzare, il meditabondo atlantideo si trovò a pensare una frase che spesso gli capitava di trovarsi in mente:
- A volte vorrei avere le sue doti telepatiche solo per il gusto di sapere a cosa pensa tutto il tempo. Cosa avrà di così tanto complicato da discernere per doverci riflettere giorno e notte lo sà solo lui...
Quindi, si profuse in un malinconico sospiro e rimebrò nella sua mente, con nostalgia, le immagini e i ricordi dei tempi in cui aveva una calamità biblica formato gigante come allievo:
- Quanto vorrei che tornasse esuberante come un tempo, quando per rintracciarlo mi bastava seguire il fumo, la scia di detriti e le urla di lamentele rivolte ai Guardiani. Beh, forse all'oste non farebbe molto piacere... Neanche i muratori del Regno probabilmente lo gradirebbero, per non parlare dei camerieri, dei garzoni, degli stallieri, dei passanti innocenti e dei maghi. Soprattutto i maghi eviterebbero un ritorno al passato. No, soprattutto i camerieri... Più di tutti i camerieri, decisamente.
Un lieve sorriso divertito si dipinse sul volto del paladino al ricordo dei disastrosi esperimenti "alcolici" dell'allievo, come anche di quelli di magici, per non parlare poi di quelli equestri... Proprio lui una volta aveva quasi rischiato di essere investito dal ciclone chiamato Eruner, intento a provare la velocità del suo nuovo compagno equino per le strade del Regno. Gixorn... Chissà che fine aveva fatto quel povero animale! Ora che ci pensava, Eruner non era tornato in gruppa al suo cavallo elfico, bensì su di uno nero come la notte... Che il grande stallone fosse caduto vittima dell'entità affrontata dal suo allievo tempo addietro?
Nel frattempo, Eruner lo salutò, visto che oramai erano arrivati di fronte le proprie stanze ed era giunto il momento di separarsi per raccogliere il necessario al viaggio incombente, ma il Gran Maestro tirò dritto senza degnarlo di uno sguardo, figurarsi salutarlo, ormai non più cosciente del mondo a lui circostante, tutto preso com'era a meditare su improbabili scenari apocalittici riguardanti un cavallo bianco rilucente che affrontava un'enorme demone a più teste e diverse centinaia di braccia nel bel mezzo di un assolato quanto imprecisato deserto australe. In ogni caso, osservando il meditabondo atlatideo avanzare, il taciturno elfo si trovò a pensare una frase che spesso gli capitava di trovarsi in mente:
-A volte vorrei avere i suoi poteri di Vassallo solo per il gusto di sapere a cosa pensa tutto il tempo. Cosa avrà di così tanto complicato da discernere per doverci riflettere giorno e notte lo sà solo lui...
Quindi, si profuse in un malinconico sospiro e rimebrò nella sua mente, con nostalgia, le immagini e i ricordi dei tempi in cui vagava, felice e benvoluto, tra le Taverne e le Congreghe del Regno.


Una volta finito di raccogliere lo zaino, preparato in precedenza all'incontro con il Sommo, e aver ritrovato il libro di magia arcana Atlantideo prestatogli qualche giorno prima dal Maestro, nascosto fittamente sotto cumoli di pergamene e fiale alchemiche varie, il giovane elfo paladino si diresse tranquillamente verso la Taverna del Viandante, riuscendo a evitare di un soffio e per pura fortuna una sorta di meteora in corsa che riuscì a malapena a riconoscere come Drago. Appena entrato, riprendendosi dalla bolgia di risate, odori e schiamazzi che ogni volta lo investiva appena oltre la soglia del locale unico in legno che costituiva l'interno della Taverna, individuò la posizione della Guardia Reale, seduta a fianco di un altro figuro, sconosciuto all'Aspirante Vassallo. Avvicinatosi ai due, fece guizzare l'unico occhio sano rimasto dall'uno all'altro.
<<Salve a tutti. Drago ho già avuto il piacere di conoscerlo, al contrario non conosco l'identità del suo amico avventore... Mi presento, il mio nome è Eruner>>.
[Modificato da Eruner 23/09/2008 02:03]
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24/09/2008 14:02
 
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Il Gran Maestro aveva già preparato le sue cose, che si trovavano disposte in bell'ordine sulla scrivania: Lama di Atlantide, spada elfica, mantello di pelliccia, borsa di cuoio, otre (quest'ultimo ancora vuoto, lo avrebbe riempito alla fontana prima di partire) e due tuniche di ricambio.
Dopo aver riposto tutti gli oggetti nella borsa – ad eccezione delle spade e del mantello – il Paladino si voltò ed esaminò la sua armatura, sistemata su un fantoccio a un angolo dello studio.
Forgiata nella sua isola natale, la corazza rifulgeva sotto la luce delle torce, mandando riflessi argentei in tutta la stanza. Come molte armature di qualità superiore, era stata forgiata nel famoso e leggerissimo mithrill (o mythrill che dir si voglia). Non tutti sanno che su Atlantide non esistevano miniere di mithrill: gli atlantidei, però, riuscirono ad ottenerlo come lega di metalli molti secoli fa. Gli alchimisti devono ancora stabilire se la lega creata ad Atlantide e il metallo che gli elfi estraggono dal terreno siano la stessa cosa: entrambi i materiali sono famosi per leggerezza e resistenza, ma differiscono leggermente nel colore (quello naturale è argenteo, mentre quello di Atlantide ha leggere sfumature azzurrine, simili alle venature del marmo).
Naturalmente, la ''formula del mithrill'' fa gola a molti: tuttavia, gli unici reperti in quel materiale sopravvissuti alla caduta di Atlantide sono le spade e la corazza di BrightBlade, il quale ha permesso che gli alchimisti del Regno li studiassero. E così, uno dei tanti favolosi tesori del Regno di Blue Dragon – accuratamente custodito in una sala segreta del Castello – è la formula grazie alla quale, combinando metalli comuni, si può ottenere il metallo superiore: questo spiega anche perché nel Regno persino i soldati di più basso rango siano regolarmente equipaggiati con cotte di mithrill.
Indossata la corazza che gli aveva salvato la vita innumerevoli volte, il Paladino di Atlantide agganciò sulle spalle il pesante mantello di pelliccia, suo inseparabile compagno di avventure, e cinse ai fianchi le armi, una per lato. Infine, si gettò lo scudo sulle spalle e, preso in mano l'elmo, si guardò allo specchio.
Quello che vide fu un uomo dall'aspetto giovanile, alto circa un metro e ottanta, con il volto ovale incorniciato da una fitta barba nera, sebbene qualcuno vi vedesse anche delle sfumature rossastre, e da capelli dello stesso colore (per la verità, la sua chioma si assottigliava notevolmente sulla sommità del capo, ma BrightBlade non se n'era mai curato). Oltre la barba, attiravano l'attenzione il naso aquilino e i grandi occhi, il cui colore attraversava tutte le tonalità del verde prima di sfumare nel marrone e poi quasi nel giallo avvicinandosi all'iride.
L'armatura nascondeva un fisico asciutto, propenso più alla resistenza che alla forza bruta: l'atlantideo sembrava non avere addosso neanche un grammo di grasso, ma non sfoggiava certo la muscolatura pronunciata tipica dei lottatori.
BrightBlade rimase a guardare la sua immagine riflessa per quasi un minuto, studiandosi attentamente e riconoscendosi sul volto ancora giovane i primi segni della fatica e di una lunga vita di avventure. Gli atlantidei, infatti, invecchiano più lentamente degli uomini e non sembrano mai davvero vecchi, neppure al momento della loro morte, che avviene in media attorno ai centottant'anni. Sebbene dimostrasse appena trent'anni, dunque, l'atlantideo in realtà aveva probabilmente superato la cinquantina: non conoscendo con esattezza l'anno della sua nascita, il Paladino poteva basarsi solamente sulle congetture del Cronologo del Regno, Otrebmu Ittoram, con il quale aveva avuto una lunga discussione a riguardo.
«Sarà meglio sbrigarsi».
Prese le sue cose e lanciata un'ultima occhiata allo specchio, BrightBlade uscì dalla stanza, chiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle prima di dirigersi all'uscita.
Fuori era piuttosto freddo, ma BrightBlade, avvolto nel suo caldo mantello, si sentiva perfettamente a suo agio. Dopo aver girato attorno alla Gilda, il Paladino si incamminò fischiettando verso la Taverna, dove probabilmente si erano già riuniti i suoi compagni di viaggio.
Era molto presto: le strade del Regno, che più tardi sarebbero state invase dalla gente come in una fiera di paese, erano ancora deserte, fatta eccezione per qualche saltuario passante.
Il cielo stava lentamente cambiando colore: a occidente la notte sembrava non voler ancora cedere il passo al giorno, mentre sopra la testa del Paladino si stendevano come onde sprazzi di rosso, giallo e arancione, pronti a trasformarsi nell'azzurro di una bella giornata d'autunno.
Camminando per tutto il tragitto con il naso all'insù, BrightBlade raggiunse infine la Taverna. Nonostante l'ora, i saloni erano già pieni di grida e schiamazzi e l'aria era pervasa da un odore stranissimo, un miscuglio di pancetta affumicata, latte bollito, marmellata e birra.
Guardandosi attorno, il Gran Maestro individuò subito i suoi compagni. Immaginando che stessero facendo conoscenza – non tutti si erano incontrati prima di allora – il Paladino non andò subito al loro tavolo, ma raggiunse invece il bancone.
Riconoscendolo e notando che Nappa era impegnato altrove, una giovane cameriera si precipitò a servirlo:
«Buongiorno, signore! Che cosa desidera?»
«Buongiorno... ieri sera ero passato ad ordinare delle razioni da viaggio...»
«Un attimo, vado a chiedere in cucina».
Mentre aspettava, il Paladino si voltò a osservare i suoi futuri compagni di viaggio.
Non sembravano male assortiti: erano tutti ottimi combattenti da prima linea, ma non mancava loro né la discrezione, grazie alle arti da ninja di Albins, né la magia, grazie al passato di Eruner.
Erano decisamente un buon gruppo, concluse BrightBlade.
«Ecco a voi!»
La ragazza era tornata con due grossi sacchi: in previsione della permanenza in Katai, il Vassallo aveva fatto preparare razioni di pane elfico sufficienti a sfamare tutti quanti per almeno due settimane. In questo modo, il Paladino aveva speso una vera cifra, ma d'altronde quello era l'unico alimento che si sarebbe conservato per i due mesi del viaggio in mare senza ammuffire.
Naturalmente, avrebbero potuto farsi sfamare dal Tatsujin: BrightBlade però aveva sentito dire che l'estate appena trascorsa era stata molto arida in Katai, e che ora il continente si trovava sull'orlo della carestia.
Dopo aver messo in spalla le provviste e ringraziato la cameriera, il Paladino si avvicinò infine al tavolo dove si trovavano i compagni.
«Buongiorno a tutti, signori!».
Su consiglio del Vassallo, ordinarono latte caldo e una fetta della crostata con marmellata di castagne che la moglie del Taverniere aveva appena sfornato e che si dimostrò essere buonissima.
Non appena ebbero finito di mangiare, uscirono tutti dalla Taverna per recuperare le proprie cavalcature, che nel frattempo erano state nutrite a loro volta; BrightBlade invece li precedette a piedi fino ai Cancelli, dove fu raggiunto dal resto del gruppo.
«Avete preso tutto?»
Gli altri annuirono in silenzio.
Soddisfatto, il Vassallo si voltò e mormorò alcune parole in quello che Eruner riconobbe essere atlantideo. Pochi istanti dopo, lo spiazzo davanti i Cancelli fu colpito come da un fulmine, senza però che si udisse alcun rumore.
Tutti quanti ne furono abbagliati: quando tornarono a vedere bene, BrightBlade era già montato in sella a un imponente destriero bianco, la cui criniera sembrava tessuta con fili d'argento.
Tame era pronto ancora una volta a servire il suo padrone.
«Un normalissimo fischio no, eh?»
disse Eruner, scuotendo la testa sorridendo.
Ignorando la battuta, il Paladino di Atlantide voltò il cavallo a oriente.
«Si parte!»
Tame si impennò, scalciando nell'aria con le zampe anteriori e lanciando un poderoso nitrito, quindi partì al galoppo.
Gli Aspiranti si scambiarono una lunga, significativa occhiata.
Infine, spronarono a loro volta i cavalli e si accodarono al Paladino di Atlantide.
24/09/2008 17:38
 
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Eruner cavalcava silenzioso, avvolto nel mantello di pelliccia d'orso bianco regalatogli dal Maestro tempo addietro, appuntato da un fermaglio di metallo con al centro uno zaffiro blu oltremare, anch'esso donatogli da BrightBlade prima di un'avventura.
-Praticamente è il mio sarto personale...- pensò sorridendo il bicentenario elfo. L'altlatideo, notando quella breccia di umorismo nell'imperturbabile allievo, gli disse divertito, avvicinandosi:
<< Ah, ma allora sapete ancora sorridere! >>
L'aspirante, ricompostosi nella sua perenne aria di distacco, rispose: << Ogni tanto accade ancora, lo ammetto. Dev'essere l'emozione di una nuova sfida! >>.
Intanto, gli altri tre compagni di viaggio dei paladini, che cavalcavano poco dietro, si scambiarono un'altra occhiata, questa volta dubbiosa, domandandosi senza parlare quante ne avessero passate quei due per conoscersi così bene. Decisero, ognuno nella sua mente, di domandarglielo, prima o poi, magari proprio durante il viaggio in mare che si accingevano a compiere.
Durante i pochi giorni che ci vollero per raggiungere Vetoio e imbarcarsi, i tre si sorpreso sempre di più quando constatarono il numero di volte al giorno in cui i paladini si allenavano, nonostante fossero entrambi degli spadaccini molto capaci, ognuno a suo modo.
Soprattutto Albins, convinto che i due combattessero con il medesimo, rimase schockato dalle differenze lampanti che avevano, quindi, fattosi coraggio, decise di damandarglene il motivo (anche perchè l'elfo, senza un occhio e sempre silenzioso, gli incuteva un certo timore).
BrightBlade lo guardò un attimo stupito, come se la risposta fosse la più facile del mondo, quindi gli disse:
<< Vedete, io sono stato allenato dai Maestri paladini del Tempio del Gran Veggente e della Guardia Reale, che mi hanno insegnato lo stile proprio della mia cultura, fatto di un numero pressochè infinito di parate, schivate, affondi e contrattacchi. Una scherma che deve portare il Paladino a divenire solido e irremovibile come un bastione>> indi fece un leggero cenno del capo verso l'allievo che, seduto sul ramo basso di un albero, era intento a studiare alcuni incantesimi da un libro << Eruner al contrario è divenuto mio allievo molto decenni dopo la caduta di Atlantide e dopo oltre due secoli di vita quindi quando lo presi sotto la mia ala, per così dire, era già un esperto guerriero e un capace mago. Non avrebbe avuto senso imporgli il mio stile, ragion per cui gli dissi di proseguire come meglio credeva. Gli insegnai ciò che sapevo, ma lui ha sempre modificato le mie lezioni in modo che si adattassero al suo singolare modo di combattere. All'occorrenza sarebbe perfettamente in grado di combattere come un vero Paladino di Atlantide e anche in modo molto efficace, credetemi, ma preferisce sempre sfruttare la sua naturale agilità. Ah, vi dò un consiglio per il futuro: se doveste vederlo sorridere nel mezzo di una battaglia, preoccupatevi. PSecondo me viene colto da raptus di follia, ma lui dice che si diverte soltanto.>> E fece una leggera alzata di spalle. Quindi raggiunse l'allievo e iniziarono nuovamente a combattere. Albins, alquanto preoccupato, tornò a preparare il suo giaciglio.
24/09/2008 20:31
 
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Anche nell'animo di Claudium erano sorti degli interrogativi, i quali, tuttavia, non riguardavano il rapporto tra il maestro e l'allievo, bensì unicamente Eruner.
Il primo di questi interrogativi trovò presto risposta durante i primi giorni di viaggio.
Claudium, infatti, da quando era partito, coltivava dentro di sè il desiderio di apprendere il più possibile le tecniche di battaglia di un vero Paladino, quali erano BrightBlade ed Eruner. Tuttavia, allenarsi con BrightBlade, per un Aspirante come lui, era praticamente impossibile, poichè sarebbe stato come se una mosca volesse imparare a volare da un'aquila. Così, un pomeriggio, il Paladino chiese ad Eruner di allenarsi insieme a lui. Il combattimento non fu per niente facile per Claudium, in quanto il suo avversario era incredibilmente veloce ed anticipava con grande abilità tutti i suoi colpi. Dopo circa mezzora di combattimento l' Aspirante fu costretto a fermarsi per riprendere fiato:
<<Anf... ma come... è possibile... anf... che riusciate... ad evitare... tutti i miei colpi... anf... nonostante... vi manchi un occhio... anf...>>
Eruner rivolse delicatamante la lama a terra e rispose:
<<Amico mio, non dimenticate mai le risorse che un guerriero ha a disposizione. E' vero, quasi la metà del mio campo visivo è stata compromessa, però ho altri sensi a disposizione. Tra questi vi è l'udito che negli elfi, come bene saprete, è molto più sviluppato del normale. Così, è facile per me anticipare la vostra lama in quanto, pur non vedendola, sono comunque in grado di sentirla, prevenendo così il colpo. Inoltre, ricordate che, nonostante non sia ancora un Vassallo, ho molta esperienza alle mie spalle, e perciò sono in grado di prevedere con facilità la direzione dei colpi di un guerriero alle prime armi come voi, limitandomi ad osservare solo la posizione delle gambe e la distribuzione del peso. Non vi preoccupate comunque: queste nozioni le imparerete strada facendo>>.
Claudium chinò il capo in tono di assenso e, sollevata la lama, riprese l'allenamento.
[Modificato da Claudium 24/09/2008 21:07]
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Gran Maestro
25/09/2008 09:46
 
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Anche Drago,era curioso sul rapporto che vi era fra Brightblade ed Eruner,ma adesso,adesso che si trovava in Vetoio,suo paese natio,si sentiva molto triste.Stava cominciando ad imbrunire quando l'aspirante si allontanò dal luogo dell'allenamento senza farsi notare,camminò sino ad arrivare nella cappella di Vetoio.
Appena entrò sentì un gradevole odore di incenso.
Innanzitutto fece un inchino ed osservò la cappella in cui aveva trascorso buona parte della sua vita.
Il confessionale era alla destra delle panche,poco più in avanti vi era il mobile delle offerte.Vari dipinti affrescavano le pareti,angeli volavano liberi nel cielo limpido e sereno,infondendo tranquillità e un alone di magnificenza alla cappella.
Il prete come sempre era nel solito posto,Drago si sedette sulla panca ove era seduto e incominciò a pregare.
Il prete avendolo riconosciuto proferì parola:
<<Salve Drago>>
<<Salve padre,scusatemi ma ho bisogno di conforto,le vostre parole mi hanno sempre aiutato nei momenti più difficili della mia vita...>>
<<Oh Drago...ricordo bene tutti quei bei momenti,quando venivate anche insieme a vostro padre,lui si che era un eroe...siate sempre fiero e non rattristatevi perchè sento che egli vive ancora in Voi>>
<<Come farei senza di voi..>>
Ci fu un sincero abbraccio fra i due,dopodichè il prete gli diede la sua benedizione.
<<In nomine patris,filius et spiritus sancti ti benedico in modo che sia sempre sotto la protezione di nostro signore.>>
Detto questo l’aspirante si congedò e tornò nel luogo in cui si erano stabiliti con il cuore colmo di fierezza,confortato anche dalle parole del prete .Albins gli si parò davanti appena arrivò e cominciò a rinfacciargli che era ora di allenarsi,ogni volta che combattevano fra di loro miglioravano in velocità e forza,inoltre Drago aveva iniziato a sviluppare un certa resistenza contro gli attacchi magici. Questo era niente in confronto a quello che avrebbero potuto imparare dal vassallo Brightblade e da Eruner,ma Drago preferì solo pensarlo,perché non avrebbe mai potuto tener testa a due paladini come loro…I combattimenti erano oramai finiti e si preparavano per organizzare i turni della notte.
[Modificato da Drago.89 25/09/2008 09:50]
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Paladino Lord
25/09/2008 11:33
 
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Era ormai calata la sera sui cinque guerrieri, e si poteva facilmente notare che erano tutti un po’ affaticati, anche perché nessuno si era risparmiato durante il giorno, tutti avevano voluto allenarsi, sia per tenersi in forma, sia per poter migliorare ulteriormente, in modo da poter tenere testa a qualsiasi avversario. Albins però sapeva bene che in un combattimento faccia a faccia non sarebbe stato in grado di eguagliare nessuno dei quattro, e per questo si era dato da fare, allenandosi fino ai propri limiti, e cercando di imparare quanto più poteva dai suoi compagni, fratelli, amici. Amici si, perché in questi pochi giorni aveva iniziato a poco a poco a conoscerli meglio, a parte Drago, che conosceva ormai da una vita. Claudium aveva avuto già il piacere di conoscerlo e di parlarvi, e subito aveva notato una certa intesa, quelli a lui sconosciuti erano i due Paladini di Atlantide. Di BrightBlade lo conosceva di fama, ma prima di questo viaggio non lo aveva mai incontrato, e quando lo vide, forse rimase un po’ deluso, aspettandosi un gigante pieno di muscoli chiuso in un’armatura, il cui colpo sarebbe stato in grado di abbattere centinaia di nemici. Quello che vide invece era un uomo più o meno della sua stazza, con addosso però un’armatura di come non ne aveva mai viste, e con una spada…tale che non avrebbe voluto il privilegio di incontrarla in battaglia. Infine, a prima vista non riuscì a dire se quello che si diceva sul suo conto era vero o no, ma aveva tutta la voglia di scoprirlo durante il viaggio, per questo lo osservava con un misto di curiosità e timore reverenziale. E quando lo aveva visto in giornata allenarsi con il suo discepolo Eruner, capì che era tutto vero quello che si diceva su di lui, era perfetto e rapidissimo nei movimenti, tanto che Albins, anch’egli dotato di una velocità fuori dal comune, ne rimase stupito, ma felice allo stesso tempo, perché sapeva che aveva molto da apprendere, in tutti i campi, non solo nel combattimento, ma anche nelle altre arti, e quindi aveva modo di migliorare, anche solo osservandolo, e poi perché, con un compagno come lui in squadra, era molto più tranquillo.
Albins però rimase stupito anche dall’altro paladino, Eruner, forse ancor di più di quanto lo fosse per BrightBlade, in quanto di quest’ultimo ne conosceva la fama, mentre del primo no.
Infatti notò che Eruner riusciva a tener testa al suo maestro, anche se aveva uno stile di combattimento un po’ diverso, che si adattava meglio alle proprie caratteristiche di elfo, ma sapeva che entrambi probabilmente non stavano facendo del loro meglio, e non riuscì ad immaginare di cosa sarebbero stati capaci di fare in un combattimento.
A parte quello che potè vedere nel suo allenamento, il paladino aveva un qualche cosa di malinconico nel suo modo di fare. Albins non conosceva la sua storia, ma dalla ferita che notava sul suo volto sapeva che aveva subito qualche cosa di terribile, ma al tempo stesso sapeva che forse ciò che lo tormentava non era in quella ferita, ma nel suo animo. Comunque decise di non chiedere nulla al paladino, per non essere invadente.
Tutti infine si erano preparati per passare la notte, e si decisero i turni di guardia: Albins si offrì di fare il primo turno, poi venivano Claudium, Eruner e BrightBlade. Infine l’ultimo lo faceva Drago, il quale aveva anche il compito di svegliare tutti all’alba.
27/09/2008 21:01
 
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Quella notte Claudium ebbe una curiosa disavventura: una volta finito il suo turno di guardia, l'Aspirante cedette il posto ad Eruner e, non avendo ancora sonno, decise di fare un giro poco lontano dal luogo in cui si erano accampati. Il Paladino camminò fino a raggiungere un torrente e si sedette nei suoi pressi, mettendosi ad osservare il suo pugnale; il suo cuore ebbe un sussulto quando vide che questo era illuminato. Rimase a contemplare l'oggetto fino a quando la luce non si spense; dopodichè si avvicinò assetato all'acqua. Improvvisamente, una specie di serpente fluviale spuntò dal torrente aprendo le sue fauci aguzze; Claudium tolse la testa appena in tempo, evitando per pochi centimetri i denti della bestia. Tuffatosi all'indietro, l'Aspirante sguainò Arkea e si mise in posizione di guardia <<E tu che ci fai qua, bestiaccia?>>
Il rettile non era per niente piccolo: il diametro delle sue spire era pari a metà del corpo del Paladino e dalle sua bocca spuntavano denti affilati come rasoi, grondanti uno strano liquido verde smeraldo, lo stesso colore dei bagliori che le sue squame lanciavano sotto la luce della luna.
La creatura non perse un solo attimo di tempo e, appena l'Aspirante fu in piedi, sputò un denso liquido nero.

<<EGO SCUTUM LUCIS VOCO!>>

Claudium evocò immediatamente uno scudo di Luce che, materializzandosi sul suo braccio, impedì che questo venisse corroso dal liquido; esso infatti si rivelò essere un potente acido.
Il Paladino si preparò a rispondere all'attacco: caricò una discreta quantità di mana nella sua spada, le cui rune iniziarono ad illuminarsi di una tenue luce azzurra; la luce finì con l'espandersi su tutta la lama, ed essa venne ricoperta da uno strato di folgore; il Paladino fece roteare in aria la spada e scagliò una piccola saetta contro il serpente. Claudium pensava che sfruttando la conducibilità elettrica dell'acqua avrebbe potuto avere facilmente ragione della bestia, ma essa sembrò non riportare alcun danno.
<<Possibile che debbano capitare sempre a me gli avversari più coriacei?>> mormorò tra sè e sè il Paladino, prima di continuare il suo attacco contro la creatura.

Il combattimento continuò per un'ora ma, nessuno dei due combattenti riuscì a ferire l'avversario. Poi, mentre il rettile si preparava a scagliare il suo ennesimo attacco, una luce intensa, giunta dalle spalle del Paladino, accecò la bestia. L'incantesimo era stato lanciato da Eruner, che sguainata Enemesi si lanciò sul serpente, tagliandolo in più parti. A combattimento concluso i due Aspiranti rinfoderarono le armi e si avvicinarono l'uno all'altro.
<<Grazie, Eruner, iniziavo a stancarmi di combattere contro quella creatura. Come mai mi avete raggiunto?>>
<<Finito il mio turno non vi ho trovato nel vostro giaciglio e così ho pensato che fosse meglio vedere dove eravate finito. Comunque, la prossima volta state più attento quando combattete mostri del genere o almeno invitate anche me>> rispose il Paladino con un sorrisetto malefico stampato sulla faccia.
Claudium tornò dai suoi compagni insieme all'ex-Mago dell'Acqua, pensando che esso era esattamente come lo descrivevano gli abitanti delLo Regno.
[Modificato da Claudium 28/09/2008 16:17]
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28/09/2008 13:37
 
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Il gruppetto capitanato da BrightBlade raggiunse Vetoio di buon mattino.
Dopo la distruzione ad opera delle melme marine, il porto fluviale del paese era stato ricostruito ed ampliato ulteriormente in modo da poter ospitare una piccola flotta di navi battenti bandiera del Drago Blu: persino la Maed Blue Cross, uno dei vascelli più famosi al mondo, aveva attraccato a Vetoio, qualche volta.
La realizzazione del nuovo molo era stata una notevole sfida per i mastri architetti del Regno.
Accanto al letto del fiume, era stata scavata una grande apertura rettangolare, larga circa centoventi metri e lunga cinquanta. La buca era separata dal fiume da un grande molo fortificato, dello spessore di dieci metri, quattro dei quali occupati dalle mura che circondavano interamente la nuova darsena. Il molo presentava un'apertura larga venticinque metri, alle cui estremità sorgevano due torrette. Una volta completati i lavori di scavo e lastricata completamente la buca, gli ingegneri avevano fatto crollare la diga di legno che ostruiva l'apertura: in pochi minuti, l'acqua aveva allagato la buca, trasformandola in un bacino perfetto per l'ormeggio delle navi.
Accanto a quella sorta di ''baia'' protetta, erano stati costruiti due grandi magazzini di pietra, un grande ostello e una piccola rocca, poco più che una torre fortificata.
Grazie alle sue dimensioni, la nuova darsena poteva ospitare fino a otto galeoni da battaglia, anche se non si era mai visto un simile affollamento di navi da guerra. La maggior parte del tempo, infatti, la nuova darsena era occupata da navi più piccole, per lo più fregate o brigantini, come quello in attesa della compagnia diretta in Katai.
Quando i compagni giunsero a Vetoio, trovarono ad attenderli un ragazzo dai capelli rossi, di nome Anthaner.
«... Ma potete chiamarmi Than» aggiunse subito, mentre li guidava attraverso il paese, fino alla nuova darsena.
Il molo brulicava di attività. Gru e montacarichi di legno portavano su e giù casse di ogni genere e dimensione: gabbie contenenti animali esotici, carichi di stoffe e spezie, generi alimentari, legname, pietra e metalli pregiati. Le banchine erano affollate di marinai e braccianti provenienti dai quattro angoli del mondo e nell'aria c'era un baccano assordante.
«Da questa parte!» disse Than, facendosi largo a stento tra la folla. Alto poco più di un metro e sessanta, il ragazzo aveva l'aspetto di un monello: capelli rossi, lentiggini e due occhi castani che sembravano incapaci di fermarsi per più di cinque secondi su qualcosa. Il giovane era piuttosto magro e questo fatto era accentuato dal suo abbigliamento: le braghe bianche di tela, arrotolate molte volte attorno alle caviglie, e la camicia rossa, piena di macchie e rattoppi, erano di molte taglie troppo grandi per il giovane.
Dopo ben dieci minuti di spintoni e deviazioni forzate, la comitiva riuscì finalmente ad emergere dal tumulto. Il gruppo aveva attraversato tutta la banchina, raggiungendo il fondo del molo, dove sorgeva uno dei magazzini ed il forte.
Di fronte a questi edifici era ormeggiato un agile veliero. Lo scafo era lungo trentacinque metri e largo quasi otto, ed era sormontato da tre alberi: trinchetto, albero maestro e albero di mezzana, più il lungo bompresso che sporgeva dalla prua.
Leggermente più piccola di un galeone, ma dotata della stessa alberatura, la nave doveva essere una delle più veloci in circolazione.
Osservando le sovrastrutture del veliero, BrightBlade vide diversi marinai intenti a sistemare le cime, rammendare la velatura e prendersi cura delle sei balliste montate sul ponte di coperta, tre per lato. Più in basso, il Paladino notò che sullo scafo si aprivano quattro boccaporti.
L'atlantideo aveva viaggiato molto, ma non aveva mai visto una nave dotata di una vera e propria batteria di armi da fuoco: evidentemente, il Sommo aveva assegnato loro uno dei migliori velieri in circolazione.
«Signori, questa è la Ventura» disse con aria importante Than, accompagnando le parole con un ampio gesto della mano.
«Guardate, maestro: sembra Unot'nah!» disse Eruner, indicando la polena, che raffigurava la testa di un drago marino. Il Vassallo sorrise incuriosito: da quanto ne sapeva, nessun abitante della terraferma aveva mai visto l'antico drago all'infuori di lui, Eruner e Cyber Dark. Eppure, la somiglianza con la creatura mitologica era davvero incredibile...
«Il capitano Dixon vi aspetta alla Mensa Ufficiali; nel frattempo, potete lasciarmi le vostre cose e i cavalli» disse il ragazzo.
Dopo aver affidato zaini e cavalcature a Than, la compagnia del Regno entrò nella Mensa, che sorgeva proprio accanto al forte e aveva l'aspetto di una locanda di lusso.
All'interno l'atmosfera era piuttosto tranquilla: il locale era infatti riservato agli ufficiali, mentre i marinai potevano disporre dell'osteria situata all'altro capo della nuova darsena.
In quel momento la sala era completamente deserta, fatta eccezione per il locandiere e per il capitano Dixon, seduto a un angolo della stanza con gli stivali sopra il tavolo.
Non appena vide la comitiva, il capitano si fece notare con ampi gesti delle braccia, quindi si alzò e andò incontro al gruppo.
«Benvenuti a Vetoio, signori.
John Curtis Dixon, capitano della Ventura, la fregata ormeggiata qui fuori.
Voi dovete essere la squadra diretta in Katai, giusto?»
Mentre parlava, il capitano porse la mano, che BrightBlade si affrettò a stringere a nome del gruppo. Entrambi avevano una stretta decisa e furono ben impressionati da quella dell'altro.
«Sedetevi, vi prego» disse Dixon, accomodandosi al tavolo.
«Con piacere, Capitano. Vi ringrazio per aver accettato di accompagnarci in Katai» esordì il Paladino di Atlantide.
«Il piacere è mio, signori. Ho sentito molto parlare delle vostre imprese» rispose Dixon, riempendo di birra i boccali dei presenti fino all'orlo.
«Ditemi, Capitano: quanto tempo ci vorrà per raggiungere Niwa?» domandò Claudium, prima di bere un sorso dal suo bicchiere.
«Dipende soprattutto dal tempo – rispose Dixon – ma direi che due mesi è una stima più che verosimile. Naturalmente bisogna anche considerare l'eventualità di un attacco da parte dei pirati, o di qualche viverna... ma non sono molto preoccupato a riguardo».
Sul volto del lupo di mare era apparso un sinistro sorrisetto.
«Vi riferite ai vostri... cannoni, è così che si dice?» disse allora BrightBlade, ripensando ai boccaporti che aveva visto poco prima.
«Proprio così. Li ho fatti montare in questi giorni, mentre vi aspettavo. Otto ''colubrine'' da 15 libbre, quattro per lato, più una da 10 libbre a prua» disse con orgoglio Dixon.
La polvere da sparo era una novità per gli Aspiranti, che conoscevano i cannoni solo per sentito dire, per lo più come protagonisti di racconti difficili da credere. Nel Regno circolavano da tempo alcuni modelli di fucile, ma si trattava di armi portatili, non certo di vere e proprie macchine da guerra! Per giunta, l'arco e la balestra si dimostravano ancora decisamente superiori ai nuovi e spesso inaffidabili ritrovati della scienza.
«Sono armi molto potenti?» chiesero all'unisono Drago ed Albins.
Dixon scoppiò ridere.
«A dire il vero fanno solo un gran baccano! Che dire... sono terribilmente imprecisi sulla lunga distanza e per ricaricarli serve il doppio del tempo di una ballista... ma a corto raggio sono micidiali. Credete a me: quelle armi sono il futuro».
Come a sottolineare quest'ultima affermazione, Dixon bevve un lunghissimo sorso di birra.
«Quando saremo pronti a partire, Capitano?» chiese invece Eruner.
«Non appena lo desiderate, signori. E' ancora presto, quindi possiamo salpare anche ora, oppure domattina. Di solito non parto mai di pomeriggio, perché non riusciremmo a raggiungere il mare aperto prima che scenda la sera... e vi garantisco che navigare un fiume stretto come questo in piena notte non è piacevole!».
BrightBlade annuì, quindi si voltò verso i compagni.
«Per quanto mi riguarda, possiamo partire anche subito. Qualcuno di voi deve sbrigare qualche faccenda qui a Vetoio?».
Tutti scossero il capo ad eccezione di Drago.
«Se possibile, vorrei passare a salutare il sacerdote di Vetoio: è un mio vecchio amico. In ogni caso, sarò di ritorno in mezz'ora al massimo».
BrightBlade annuì:
«Non c'è problema. Facciamo così: ci rivediamo tutti tra mezz'ora di fronte alla Ventura».
Dopo essersi salutati, gli Aspiranti uscirono dalla locanda; il Vassallo invece rimase seduto con il Capitano. I due discussero brevemente del viaggio, quindi Dixon si offrì di mostrare la nave al Paladino, il quale accettò ben volentieri.
Mentre uscivano dalla Mensa Ufficiali, BrightBlade avvertì una strana sensazione. Voltatosi, notò che un uomo lo stava osservando, fermo in mezzo alla folla tumultuosa che si agitava sul molo.
Non appena si accorse di essere stato visto, lo sconosciuto si dileguò tra la gente, ma non prima che il Vassallo avesse notato almeno un particolare: due sottili occhi a mandorla...
[Modificato da BrightBlade 28/09/2008 13:37]
29/09/2008 03:11
 
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Eruner si aggirò svogliatamente per la cittadina, giusto per far passare più rapidamente il tempo, senza interessarsi a nulla di ciò su cui cadeva il suo sguardo.
- E va bene, direi che mi sono annoiato più che a sufficienza...
Voltandosi, prese a ritornare verso la nave dalla strana, ma in qualche modo famigliare, polena di forma draconica, la quale riportò alla mente del Paladino i ricordi della sua investitura: quella notte sembrava che il cielo avesse deciso di riversare tutte le sue lacrime sul mondo, tanto che, persino bardati nei loro mantelli, Cyber Dark, BrightBlade e lui si bagnarono inverosimilmente. Quanti anni erano passati... Sembrava un'altra vita!
Senza accorgersene, si ritrovò sulla nave, anzi, percisamente sopra la nave, appolaiato sull'albero maestro, lo sguardo rivolto al fiume.
- Come diavolo sono finito quassù? Mah...
Voltando l'occhio sulla folla che si accalcava sulla darsena, notò una figura immobile e irriconoscibile a causa di un mantello, che osservava sfacciatamente la nave. Probabilmente non si sarebbe notata dal basso, ma dall'altezza a cui si trovava l'elfo in quel momento risultava singolare qualcuno fermo tra gli uomini indaffarati che riempivano la riva. Incredibilmente, appena la figura notò che l'Aspirante l'osservava, sembrò sparire nel nulla dopo aver mosso pochi passi.
- Questo è curioso... Conosco solo una persona capace di fare qualcosa di simile e al momento non si trova certamente qui, ne sono più che sicuro. Interessante...
Proprio mentre pensava ciò, udì le voci dei compagni di viaggio da basso, appena tornati dalle loro faccende in città.
- Sarà meglio raggiungerli...
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29/09/2008 12:11
 
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Drago stava tornando dalla cappella di Vetoio,il panorama che si stagliava di fronte a lui appena uscito dal villaggio era una foresta immensa ed una stradina verso sud che portava alla darsena.
Era in perfetto orario e camminava tranquillo verso la sua meta,quando udì degli strani rumori,l'aspirante si mise subito in posizione d'attacco:
<<Vieni fuori,chi sei?>>
Non successe nulla,ci fu solo silenzio.L'aspirante adesso camminava con una mano tesa sulla elsa della spada.
Stranamente la spada del Tramonto iniziò a luccicare.
-"Quale strano potere avvolge questa spada?Spero un giorno di comprendere il suo vero potenziale.."
Finalmente arrivò alla darsena e si diresse verso il veliero,l'area portuale era affollata,ma aveva la strana sensazione che qualcuno lo stesse seguendo,si voltò per sicurezza ma non vide nulla.
Arrivato nel posto si accorse che Eruner e Birghtblade lo aspettavano e fortunatamente i suoi amici in quel momento salivano sulla nave.Albins chiese dove fosse sparito:
<<Ma dove siete andato,non vi ho visto in città>>
<<Laciamo perdere ho avuto un contrattempo..>>
Il ninja incuriosito voleva saperne di più:
<<Che genere di contrattempo?>>
<<Niente mi è solo sembrato di essere seguito..>>
Infine quella strana sensazione era avvolta da un profondo mistero, forse collegata alla missione che avrebbero presto intrapreso.

OT-Ho cambiato tutto scusa Eruner... [SM=x92713]-OT
[Modificato da Drago.89 30/09/2008 00:53]
29/09/2008 20:49
 
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ot Non è che bisogna far spuntare nemici ogni tre per due. Tanto più che in mezzo a una città risulta ben poco credibile... ot
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