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New adventure: La Tela

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2011 00:38
14/06/2008 11:45
 
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LA TELA

<<Dopo la mia investitura a paladino trascorsi i seguenti mesi all’interno del Regno allenando il mio corpo all’interno della palestra della Gilda dei Paladini e studiando nuovi incantesimi nella Biblioteca della Gilda dei Maghi. Il mio desiderio era quello di accrescere la mia forza sia fisica che magica per poter essere pronto al meglio alle sfide che mi avrebbero atteso, e per essere di aiuto a miei eventuali compagni. Durante questo periodo venni inoltre introdotto ad una missione di una certa rilevanza: la creazione di una cronologia e di una raccolta di tutte le storie ed avventure intraprese dai seguaci di Blue Dragon. Insieme a me partecipavano il Vassallo Otrebmu Ittoram, il mio Gran Maestro BrightBlade, e gli Aspiranti Luce e Tranduil. Il compito che mi era stato affidato era quello di contattare i vari Vassalli ed Aspiranti per ottenere il loro consenso alla scrittura delle loro gesta e raccogliere le loro testimonianze. Purtroppo questo lavoro risultò essere più difficile del previsto, in quanto, pur essendo coloro che si trovavano nel Regno facilmente reperibili, era invece quasi impossibile rintracciare quelli in missione e soprattutto coloro che da lungo tempo erano assenti dal reame; così ogni giorno ero costretto a recarmi presso le voliere del Regno nella speranza che i piccioni che avevo inviato fossero tornati con notizie degli assenti, ottenendo però scarsi risultati. Tra l’altro i miei insuccessi accrescevano il disappunto degli addetti, stizziti per l’avere a disposizione solo metà dei volatili da mettere a disposizione dei clienti.
Poi un giorno accadde una cosa inaspettata; ricevetti una lettera dal Conte Clanitia di Omar, un vecchio amico del mio maestro, Corso, la quale diceva:

Caro Claudium,
è con il cuore colmo di tristezza che ti informo che il Conte Stoneo è stato assassinato. La causa della morte sembra essere un potente veleno versato nel calice da cui era solito bere. E’ stata aperta un’inchiesta dalla Gloriosa Guardia ed è stato trovato colpevole un servo del Conte stesso, ma sono certo che sia innocente. Mi è stato concesso di essere il suo avvocato difensore ma da solo temo di non riuscire a salvarlo. Ti prego, raggiungi il prima possibile Omar ed aiutami a trovare il vero colpevole ed a impedire che questo evento distrugga la città.

Clanitia


Non appena letto il messaggio mi preparai immediatamente e partii in groppa ad Atreo, il mio cavallo. Il cammino che mi attendeva era molto lungo e ciò mi diede modo di ripensare ad Omar, la città verso cui mi stavo dirigendo.

Omar è una città autonoma organizzata come una repubblica e situata al di là del fiume centrale, a nord-ovest di Griferia, protetta a nord dalle montagne ed a ovest dal mare. Omar è una città meravigliosa sotto ogni punto di vista. La sua pianta è ottagonale ed ogni cosa al suo interno si rifà al numero otto, che per gli abitanti rappresenta la perfezione. Le otto bianche mura, divise una dall’altra da altrettante torri sono altissime ed imponenti, così solide che nessun mangano è mai riuscito ad aprirvi brecce. Al centro di ciascuna di esse si aprono otto maestose porte dalla forma di arco e su ognuna è cesellata un’enorme testa di idra, la creatura simbolo della città, che con le sue tremende fauci incute timore in qualunque nemico osi minacciare i cittadini. Da ogni porta si dirama una larga strada, lastricata con marmo bianco, che nel loro insieme suddividono Omar in otto quartieri, per poi raggiungere la Torre.

La Torre è il palazzo di Omar ed è chiamato in tal modo a causa della sua forma: un immensa torre bianca ottagonale la cui altezza è tale da poter essere vista anche al di fuori della cinta muraria. L’unico modo per accedervi è dato da otto porte sopra cui svetta lo stemma della città: uno scudo bianco ottagonale su cui è raffigurata un’idra dorata con otto teste coronate. Lo scudo rappresenta la città e le mura che la proteggono, delle quali riprende la pianta ed il colore, mentre l’idra rappresenta il popolo: un immenso corpo governato da otto teste il cui animo è nobile come l’oro. Sotto le zampe dell’idra è scritto il motto della città: octo moenia, octo capites, una cor (otto mura, otto teste, un solo cuore).
Essa è composta da otto piani che riducono verso l’alto il loro volume per poi culminare in una piccola piazzetta costituente la cima, al cui centro è posta una statua raffigurante un’idra. Il palazzo incorpora gli edifici più importanti di Omar tra cui la Corte Suprema, il Grande Tempio ed il Gran Consiglio.

L’amministrazione di Omar si basa su tre organi supremi dai quali dipendono tutti gli altri:

- Il Gran Consiglio, formato da otto membri a cui è affidato il governo di Omar e che detiene sia il potere legislativo che quello esecutivo. Il titolo attribuito ai suoi componenti è quello di “Conte” in quanto ciascuno è di origine nobile e possiede una “Contea”, ovvero un insieme di possedimenti che garantiscono a ciascuno una certa disponibilità economica così da compensare con il loro patrimonio eventuali mancanze di denaro che comprometterebbero lo svolgimento di lavori come la costruzione di case, il pagamento della Guardia e qualsiasi altra attività utile alla Repubblica. Inoltre per evitare eventuali colpi di stato ogni Conte è protetto da un corpo di otto guardie scelte chiamato “Guardia Reale” e comandato da un capitano.

- La Corte Suprema, composta da cinque membri e detenente il potere giudiziario, da cui dipende l’intera magistratura di Omar.

- La Gloriosa Guardia di Omar, l’organo che detiene quello che gli abitanti definiscono il “quarto potere” ovvero il potere militare. Il compito della Guardia è quello di proteggere, sia in tempo di pace che di guerra, la città da qualunque nemico ed a ogni costo. Essa è divisa in due parti: La Gloriosa Guardia di Ovest e La Gloriosa Guardia d’Est i cui membri sono chiamati rispettivamente i “Falchi” ed i “Leoni” a causa del simbolo che li contraddistingue. A ciascuno è affidata una metà della città comprendente quattro mura e quattro quartieri. Inoltre un distaccamento speciale è affidato alla difesa interna della Torre cosicché essa risulta protetta contemporaneamente dalle due Guardie. Ciascuna di esse è comandata da un Supremo Generale, il guerriero e lo stratega più abile della Guardia, alle cui dipendenze stanno quattro Generali, uno per quartiere.

La risorsa principale di Omar è il grano, che viene coltivato nei campi al di là delle mura da mezzadri che possono godere di metà delle loro coltivazioni, mentre il resto viene inviato ad Omar. Sono presenti però anche diversi allevamenti di bestiame destinati alla città, mentre i pescatori che abitano lungo il fiume riforniscono di pesce i mercati. Tuttavia, ciò che ha reso l’economia di Omar davvero florida sono in realtà le montagne. Esse sono ricche di innumerevoli materiali tra cui pietre preziose, oro, argento, ferro ed il cristallo bianco, minerale la cui resistenza è paragonabile a quella del mithril. Per questo motivo ad Omar risiedono alcuni tra i fabbri e gli artigiani più abili di tutto il continente e per questo la sua economia è diventata talmente forte che la sua zecca batte una moneta propria, l’ Idro.

Tuttavia la fama di Omar non è dovuta tanto alla sua economia, alla sua amministrazione o alla sua architettura, ma alla magia del Cerchio. Omar, come tutte le costruzioni degli Antichi, è stata costruita sopra un nodo energetico e questo permette che sul suo suolo venga praticata la magia geomantica. E proprio grazie ad essa gli otto più potenti arcimaghi dell’epoca usarono otto frammenti di Balthia per creare una barriera intorno alla città, chiamata “Il Cerchio”, la quale impedisce l’uso di qualsiasi tipo di magia all’interno del suo perimetro. Naturalmente, però, come tutte le regole anche questa ha un’eccezione; infatti all’interno della città può essere utilizzata, nonostante la barriera, la magia degli “Schermi”. Gli Schermi sono specchi fatati presenti in tutte le piazze della città che mostrano immagini e suoni di cose e persone lontanissime e che vengono utilizzati dal Consiglio per comunicare con la popolazione in caso di necessità.
Grazie alle otto pietre che compongono il Cerchio, poste sulla cima delle torri otto che segnano il perimetro delle mura, ed alla grande perizia della Guardia, la città è riuscita a resistere ad ogni assedio respingendo con successo ogni aggressore e consolidando il suo potere sulla regione.

Da questo quadro dovrebbe emergere una società utopistica, un esempio per qualsiasi regno e forse per un certo periodo di tempo è stato anche così, ma la situazione oggi è molto diversa. I Conti, venerati per la loro saggezza e da cui è sempre dipeso lo splendore e la grandezza della città, si sono fatti sempre più avidi e corrotti e ciò ha segnato il declino della Repubblica. Iniziò tutto lentamente; dapprima incominciarono a diventare gelosi dei propri possedimenti rivendicandoli come propri, e smettendo di utilizzare i loro proventi per i cittadini, poi iniziarono ad aumentare i loro privilegi ed a sottrarre dalle casse cittadine il denaro proveniente dalle tasse. Col passare del tempo il denaro rimasto divenne insufficiente per il mantenimento della città, e così il “Gran” Consiglio decise di aumentare le tasse per rimediare al danno che aveva causato. La popolazione dapprima accettò di buon grado gli aumenti imposti che però divennero sempre più gravi e frequenti accrescendo il malcontento della popolazione, sempre più povera e con spese sempre più alte da pagare. I veri problemi iniziarono quando il malcontento iniziò a trasformarsi in disperazione: anche in questo caso iniziò tutto lentamente; prima una vecchia troppo acida che ingiuriava contro il fruttivendolo per i prezzi eccessivi, poi un giovane avventato che lanciava un pomodoro contro il palazzo accusando di corruzione i Conti, in seguito un gruppo di ragazzi arrabbiati che aggrediva un manipolo di guardie, ed infine moti di rivolta, scoppiati in tutti i quartieri. I Conti, intimoriti da questi avvenimenti, cercarono di frenare la situazione con tutte le concessioni possibili eccetto l’unica che il popolo volesse veramente: che rinunciassero a denaro e potere per poter tornare ad essere i savi di un tempo.
Non riuscendo a trovare un punto di dialogo con i cittadini, il Gran Consiglio decise di porre fine ai moti ricorrendo alla Gloriosa Guardia, ma la rivolta non si arrestò e gli interventi dei Generali divennero all’ordine del giorno. Tuttavia la situazione sembrava dover migliorare grazie all’operato dei Conti Stoneo, Clanitia e Necroiec, gli unici rimasti leali e fedeli al popolo, ma con l’assassinio del primo non osavo immaginare la rabbia della popolazione né tantomeno la reazione dei cittadini qualora non si fosse riusciti a trovare il colpevole. Questa poteva essere l’ultima goccia, pronta a far traboccare un vaso pieno di ingiustizie come Omar.


Impiegai all’incirca una ventina di giorni per raggiungere Omar a causa anche di alcuni imprevisti trovati lungo il cammino, ma finalmente giunsi sotto le mura. Non appena le Guardie riconobbero il sigillo del Conte sulla lettera mi lasciarono entrare, ma insistettero per scortarmi fino a palazzo. Poco dopo capii il perché: le bianche strade erano pieni di disperati sporchi e vestiti di stracci che urlavano scandendo il nome del Conte Stoneo e chiedendo la testa del suo assassino. La situazione era più disperata di quanto pensassi.
Lasciai Atreo ad una delle Guardie e mi diressi verso il piazzale che circondava la Torre, sgombro grazie alla presenza della Guardia, che teneva lontani i cittadini. Di fronte all’ingresso est mi attendeva il Conte Clanitia accompagnato da un soldato in armatura:
“Salve Claudium, non avete idea di che gioia sia per me vedervi!”
“Salve Conte, lo stesso vale per me” ne seguì una vigorosa stretta di mano. Il Conte era un uomo di bella presenza, sulla cinquantina, con corti capelli castani che il tempo aveva quasi del tutto incanutiti; indossava il classico abito di ogni Conte di Omar: un lungo vestito blu con ricami dorati e un colletto aperto sulla gola. Il suo comportamento era sempre molto controllato e misurato ed era un grande oratore. Inoltre eccelleva nel combattimento corpo a corpo, essendo stato da giovane un Generale dei Falchi.
“Permettimi di presentarti il capitano della mia Guardia, Lamion” il soldato avanzò di qualche passo; era un uomo robusto, sulla trentina, con lunghi capelli castani ed un’ampia barba; appena mi porse la mano ricambiai il gesto.
“E’ un piacere fare la vostra conoscenza, Lamion”.
“Anche per me” rispose il capitano; quindi il Conte continuò a parlare:
“Avrei desiderato incontrarvi in circostanze più felici ma purtroppo non è stato possibile. La città è in crisi ed il Gran Consiglio teme che la situazione possa degenerare in peggio se il processo non porterà al riconoscimento di un colpevole”.
“Capisco Conte, dopotutto quello che il popolo vuole non è l’assassino ma un colpevole, però non possiamo permettere che un innocente venga imprigionato mentre il vero responsabile rimane a piede libero”.
“E’ esattamente quello che penso anch’io ed è per questo motivo che vi ho fatto chiamare. Ora però credo che sia bene incamminarci: il processo sta per iniziare ed è indispensabile la vostra presenza tra il pubblico; al momento opportuno saprete cosa fare”.
“Come desiderate Conte”.

Ci incamminammo tutti e tre all’interno del palazzo. Entrammo in uno di quelli che ad Omar chiamano “ascensore”, un’ampia cassa di legno aperta da un lato che grazie ad un complicato sistema di carrucole azionato da alcuni servi permette di raggiungere qualsiasi piano del palazzo in poco tempo e senza fatica.
Giunti al terzo piano ci incamminammo verso la Corte Suprema ed arrivati di fronte all’aula entrammo. Il tribunale era un ampio locale molto lungo, diviso nel senso della lunghezza in tre aree, separate da due divisori. Le due aree laterali erano destinate ad ospitare gli spettatori mentre quella centrale serviva per lo svolgimento del processo. Sul fondo alti banchi ospitavano i cinque membri della Corte Suprema, i membri del Gran Consiglio ed i due Supremi Generali della Guardia, che quel giorno erano tutti presenti. Io mi nascosi tra la folla mentre il Conte si presentò alla Corte scortato da Lamion.
Il processo iniziò con lo svolgimento dei vari convenevoli, quindi venne fatto entrare l’imputato, scortato da due guardie. La sua entrata fu accolta con una serie di fischi ed urla da parte del pubblico. Appresi che il suo nome era Centineon e non aveva di certo l’aria di un assassino, anzi, sembrava la persona più onesta di questo mondo. Purtroppo però le prove contro di lui erano schiaccianti; l’accusa presentò tre testimoni: un altro servo, uno speziale ed una guardia.
Il primo testimoniò di aver sentito, il giorno prima dell’assassinio, il collega lamentarsi del basso stipendio e del modo in cui il Conte lo trattava, minacciando addirittura di toglierlo di mezzo; il secondo disse di aver venduto a Centineon un ampolla contenente lo stesso tipo di veleno con cui è stato assassinato Stoneo; il terzo affermava di aver visto lo stesso entrare nello studio del Conte portando un calice di vino, mentre teneva in mano la stessa ampolla venduta dallo speziale. Il poveretto cercò di difendersi come poteva dicendo che effettivamente si era lamentato del comportamento che il Conte aveva verso di lui ma che non ha mai osato minacciare di ucciderlo. Ammise inoltre si essersi recato dallo speziale ma di avere comprato un semplice dolcificante, non un veleno, lo stesso che la guardia aveva visto mentre entrava nel suo studio e che aveva versato, come richiesto, nel calice di Stoneo. Il vero problema però era un altro: in casa di Centineon era stata ritrovata dalla Guardia l’ampolla con il veleno e nessuna traccia di dolcificanti. Centineon non riusciva a spiegarselo e purtroppo la brillante dialettica del Conte non poteva aiutarlo in quella situazione.

I Giudici si apprestarono quindi a decretare la sentenza quando, inaspettatamente, il Conte si alzò dal suo banco e prese la parola:
“Sommi Giudici, vi prego di perdonare questa mia interruzione. Speravo di potermi astenere da rilevare tale informazione, ma visto il modo in cui si è sviluppato questo processo non posso non tacere permettendo che un innocente venga ucciso”.
“Di cosa state parlando, Conte?” chiese il primo dei Giudici.
“C’è un testimone in grado di fornire prove che non solo dimostrerebbero l’innocenza dell’imputato, ma che esista una forza all’interno della città che ha tramato fino ad adesso affinché il Conte Stoneo fosse ucciso e la colpa fosse fatta ricadere sul servo Centineon, così da destabilizzare la Repubblica” dopo la risposta seguirono brusii di stupore tra la folla.
“Conte Clanitia se quello che dite è vero il caso sembra essere più grave di quanto già non sia. Fate entrare immediatamente questo teste” comandò il secondo Giudice.
“Purtroppo ciò non è possibile, Giudici”.
“Per quale motivo, Conte Clanitia?” chiese il terzo Giudice.
“Il teste teme così tanto questa forza che non appena ha scoperto l’imbroglio ha deciso di fuggire da Omar recandosi in una cittadina a Nord, poco distante dal Regno di Blue Dragon, ed aspettando che un’adeguata scorta lo protegga e lo riconduca ad Omar. Pertanto chiedo formalmente una proroga affinché vengano mobilitati dei soldati per recuperare il teste e svelare questo complotto”.
I Giudici si alzarono ed iniziarono a discutere con i Conti ed i Sommi Generali; quindi tornarono ai loro banchi. Il quarto Giudice prese la parola:
“Conte Clanitia il Gran Consiglio e questa Corte sono disposti a concedervi una proroga, tuttavia la situazione di disordine che regna ad Omar impedisce ai Sommi Generali di cedere anche una solo soldato per questa missione e, conoscendo il vostro animo, vi proibiamo di ricorrere alla vostra Guardia mettendo in pericolo la vostra persona e la stabilità della nostra città”.
“Capisco benissimo la vostra decisione, Sommi, ma vi propongo una soluzione. Chiedo che Claudium da Baros si avvicini al mio banco!”
Non appena sentì il Conte pronunciare il mio nome mi feci strada tra la folla fino a raggiungere il banco di Clanitia.
“Questo giovane è un’Aspirante Vassallo del Regno di Blue Dragon ed è un ottimo guerriero. Chiedo che lui insieme a Lamion, il capo della mia Guardia, si rechino presso il Regno di Blue Dragon e raccolgano un gruppo di guerrieri per scortare fino a qui il teste”.
I Giudici, i Conti ed i Supremi Generali si riunirono di nuovo. Quindi il quinto Giudice iniziò a parlare:
“Claudium da Baros, siete cosciente della vostra missione e delle responsabilità che essa implica?”
“Sì, Vostro Onore”.
“E siete pronto a portarla fino in fondo?”
“Con qualunque mezzo ed a ogni costo pur di impedire che un innocente venga punito e dei colpevoli rimangano impuniti”.
“Bene. La richiesta del Conte Clanitia è stata accettata. Entro 40 giorni da oggi la Corte Suprema si riunirà di nuovo e sarà bene che per tale data venga presentato il teste. In caso contrario procederemo con pronuncia del verdetto”.

Quando l’udienza fu conclusa mi rivolsi a Clanitia:
“Conte, non potevate dirmelo nella lettera che avrei dovuto guidare una scorta per proteggere un testimone e salvare una città dalla rovina?”
“Certo, avrei potuto anche farlo, però sapevo che avresti declinato la mia richiesta affermando che non eri adatto a condurre una missione del genere”.
“Ed avreste avuto ragione, devo ancora partire già non mi sento più lo stomaco” entrambi scoppiamo in una calorosa risata. Subito però gli occhi del Conte tornarono seri: “Ascolta Claudium c’è una cosa che devo dirti: la forza che ha ordito questo inganno e che non ho potuto nominare durante il processo per mancanza di prove è il Conte Necroiec”.
“Ma come Conte?! Necroiec è uno degli ultimi Conti onesti rimasti!”
“La sua onestà è una menzogna Claudium, una montatura per ottenere il rispetto dei cittadini ed allontanare da lui ogni sospetto di complotto. Sicuramente farà di tutto per impedire che la verità venga a galla ed invierà dei mercenari per fermarvi. Stai in guardia Claudium e non lasciarti sopraffare”.
“Stia tranquillo Conte. Starò in guardia e non permetterò che Necroiec vinca”.
Mentre mi allontanavo insieme a Lamion vidi il Conte Necroiec nero di rabbia guardare nella nostra direzione e potei leggere chiaramente sulle sue labbra questa parola: ”Maledetto!”

Questo è tutto>>.


I presenti avevano ascoltato con attenzione la storia di Claudium ed ora attendevano in silenzio; dopo un po’ Claudium riprese a parlare:
“Questa è il compito che ci attende: raggiungere a cavallo il villaggio di Pagus a sud-est del Regno evitare le trappole dei mercenari e scortare il nostro uomo fino ad Omar, il tutto fatto entro 20 giorni. Desiderate aiutarmi in questa missione?”

[Modificato da Claudium 14/06/2008 12:14]
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