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Rastebana, la lotta per la successione

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    Enzucc
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    Grande Eroe
    00 11/12/2004 08:47
    Il buio, ristoro e conforto

    Il buio.
    Sovrano incontrastato, che d'oscuro mantello avvolgeva ogni cosa.
    Il buio.
    Unico ed assoluto conforto.
    Per quell'essere, che della luce non aveva bisogno.
    Cupa ombra e immenso fuoco allo stesso tempo.
    Nejef.
    Ora che sedeva meditabondo sul suo trono, conservava le inquietanti sembianze di sovrano dell'ombra.
    Detestava fortemente il dover assumere fattezze umane; di fondo, perchè detestava fortemente l'uomo.
    Ma Egli era costretto ogni volta a mostrarsi essere umano di fronte agli esseri umani, per poter continuare la sua deprecabile opera di arruolamento della disperazione.
    Il suo castello maestoso era il ritratto del lusso e dello sfarzo.
    Luci e colori lo dominavano.
    Ma Egli in quel momento preferiva il buio di un tetro salone a cui nessuno aveva accesso, se non qualche fedelissimo.
    Era solo lì che la sua mente poteva agitarsi vorticosa in molteplici pensieri.
    Ad un tratto però, stridula voce osò giungere al suo orecchio.
    " Signore! " udì Nejef.
    " Signore! ".
    Il Sommo ebbe un impeto di fuoco e fiamme.
    Come per incanto, luce fu nel salone e Nejef riacquisì sembianze umane.
    Nella sua possente armatura e nei suoi occhi rubicondi, non destava certo meno timore di quando spirito.
    Di fronte a sè vide la persona che forse meno di tutte avrebbe desiderato vedere in quel momento.
    " Lisogor, maledetto vegliardo! Avete ancora il fegato di mostrarvi a me? " esclamò adirato il potente.
    " Oh Signore! Non dite questo.... io sono sempre il Vostro umile servo e sono sicuro che Voi mi avete fatta salva la vita, perchè avete ancora bisogno del Vostro umile servo...".
    Nejef non badò nemmeno alle parole dell'infido.
    Si passò una mano sul mento e dopo essersi rischiarata la voce, gli porse occhiata di fuoco:
    " Avete per caso un'idea vaga del perchè Dewlana sia stata distrutta? "
    " Sì, Signore! Per colpa di quel dannato seguace di Blue Dragon! Quel dannato Enzucc !!! " gridò isterico il servo.
    Nejef esplose di collera:
    " ECCO!!! ALLORA HO PERFETTAMENTE RAGIONE A CONSIDERARVI UN IDIOTA!!!!! SE PENSATE CHE ENZUCC ABBIA DA SOLO CAUSATO LA FINE DI UNA BOLLA MENTALE, NON AVETE CAPITO NULLA DI TUTTO QUELLO CHE E' SUCCESSO SOTTO IL VOSTRO NASO !!!!! "
    Come una foglia, impotente, trema al vento, così Lisogor, travolto, osò sussurrare appena:
    " Cosa intendete dire mio Signore? ".
    " Le illusioni, Lisogor! Le illusioni....... Ho avvertito crepe nelle illusioni..... e le ha avvertite anche l'aspirantucolo..... e quella maledetta pietra!!! "
    " Quali crepe...... di cosa state parlando? " farfugliò il servo.
    " Nella chiesa c'era un fedele davanti all'altare.......
    quando lo jo-jo è caduto dalle mani del marmocchio, la vostra corporeità è svanita per alcuni istanti.....
    in taverna, Enzucc ha avvertito l'immaterialità di un bicchiere.....
    VI SONO STATI FRANGENTI IN CUI LA BOLLA MENTALE HA AVUTO DEI MOMENTI DI CEDIMENTO!!!! " concluse furente Nejef.
    " Ma forse era il potere di Broydal che si stava indebolendo... " biascicò il suo pavido interlocutore.
    " L'ho pensato anch'io Lisogor!!!! L'ho pensato anch'io !!!!!! Ma altri due fenomeni ben più gravi si sono verificati a Dewlana!!!!! Il fanciullo che possedevate, Lisogor.... Ha parlato per vostra bocca! " urlò più forte il potente.
    " Ma cosa..."
    " Sì! " proruppe Nejef ben prima che il servo potesse parlare. " Quando dalle vostre labbra sono uscite le parole << GUAI SE MI STANCASSI!!!!! >> allora ho capito che non era semplice cedimento, ma vera e propria interferenza nel potere della bolla mentale..... "
    " Interferenza, mio Signore??? Ma quale grande potere potrebbe mai rompere l'incantesimo delle bolle??? " disse il servo con grottesca superbia.
    " Ecco il punto! Ora arriva il partcolare più inquietante...
    Enzucc ha incontrato un viandante in chiesa..... e quel viandante era reale!!!! Qualcuno è entrato a Dewlana senza essere fagocitato dall'incantesimo degli alberi di Broydal!!!
    Ed è rimasto all'interno di Dewlana per diversi minuti!!!! " urlò il Sommo.
    Poi dopo alcuni istanti di interminabile silenzio concluse:
    " C'è un potere a me avverso che vuole contrastare la mia opera.... ma non ho idea dell'essere con cui ho a che vedere!!! ".
    E dette queste ultime parole, avvampò.
    Lisogor sbiancò in volto.
    " Io vi aiuterò senz'altro .... " starnazzò il servo.
    " VOI NON AIUTERETE NESSUNO INETTO INCAPACE!!!!! " tuonò Nejef
    E di fuoco incenerì Lisogor all'istante.
    Poi al colmo della collera dettò come un proclama:
    " Dannati esseri che pretendete di interferire col mio potere!!!!!
    E dannato Enzucc!!!!!! Ora conosco la tua aura e se mai dovessi un giorno azzardarti a rimettere piede in un mio territorio,
    mi materializzerei all'istante per strapparti il cuore!!!!!!!! AL DIAVOLO GLI ASPIRANTI E I VASSALLI DI BLUE DRAGON!!!!!!!!! ".

    [Modificato da Enzucc 11/12/2004 8.50]

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    Enzucc
    Sesso: Maschile
    Grande Eroe
    00 11/12/2004 08:49
    Il buio, paura e angoscia
    Il buio.
    Sfidato nel suo potere dalla lucentezza lunare, che del suo candore rivestiva ogni dove.
    Il buio.
    Personificazione di paure e angosce.
    Enzucc.
    Mai come quella notte avvertì il rianimarsi di incubi che tanto l'avevano turbato da fanciullino:
    il terrore dell'oscuro, dell'ignoto, tutt'un tratto erano in lui riesplosi...

    Steso su di un letto della locanda del Regno;
    gli occhi ancora stancamente aperti,
    che rincorrevan quella tiepida luce lunare
    come unico rifugio dalla sua angoscia.
    Perchè quella sensazione orribile?
    Era come se una forza misteriosa avesse trovato dimora nel suo corpo
    trasmettendogli un' indefinibile sensazione di soffocamento,
    tale da impedirgli un sonno sereno e ristoratore.

    D'improvviso,
    lo scoppio di un fulmine.
    Le urla gelide del vento.
    E la luna fu come inghiottita
    dall' impeto violento di quella natura.

    Poi
    fu il silenzio.
    Il silenzio più cupo.
    Il percepire solamente la vitalità del proprio corpo.
    E della propria paura.

    Paura.
    Di lama che gelida si poggia sul petto.
    Come respiro affannoso.
    Come battito di cuore turbolento.

    E il dolore.
    Di spada che affilata affonda inesorabile.
    Come urlo strozzato in gola.
    Come prigione di ogni movimento.

    E la sofferenza.
    Di arma che bieca tormenta il cuore.
    Come lacrime che solcano il volto.
    Come singhiozzi mal sopiti.

    E il cupo silenzio, che finora l'aveva avvolto,
    fu improvvisamente lacerato.
    Un pianto.
    Un pianto disperato.
    " Wejkala, Enzucc! Wejkala! ".
    Il giovane trasalì.
    Wejkala. Ancora quel nome.

    E venne a dissolversi la paura.
    Come di un soave odore di fiori profumati
    fu invaso l'aere,
    così Enzucc avvertì sempre meno l'acre aroma
    di quella belva avversa.

    E venne a lenirsi il dolore.
    Come capelli di fanciulla
    avvertì posarsi lievi sul proprio volto,
    così Enzucc percepì sempre meno la tagliente arma
    di quel soldato nemico.

    E venne a spegnersi la sofferenza.
    Come tenue luce viola
    i suoi occhi poteron incontrare,
    così Enzucc fu avvolto sempre meno dall'opprimenza
    di quell' oscurità ostile.

    E la serenità che d'improvviso l'aveva accarezzato,
    di lui ne fece suo regno.
    Ne chiuse le palpebre, non più dilaniato
    e ineluttabil ne compì il disegno.



    Come se i primi raggi del sole potessero offrire un benvenuto
    ad un cucciolo che giunge a nuova vita,
    così Enzucc aprì gli occhi frastornato
    e si guardò timidamente attorno.

    Si alzò lentamente.
    Faticò non poco a riconoscere ogni singolo oggetto della sua stanza.
    Poi, come improvvisamente rinsavito
    ebbe un primo pensiero:
    l'ametista!
    Dov'era finita?
    Rovistò in ogni dove...
    Ma non ne trovò traccia.
    Poi un brivido.
    Freddo.
    Intenso.
    Si portò una mano al petto.
    Avvertì come la presenza di un'ampia cicatrice....
    La osservò....
    Ancora un brivido lo scosse.
    Possibile che la pietra fosse materialmente entrata nel proprio corpo???
    Si guardò ancora attorno, confuso...
    Qualcosa sulla parete attirò la sua attenzione...
    Alcune lettere, impresse sulla parete come col fuoco vivo:

    WEJKALA.

    Fu allora che Enzucc decise risoluto che era arrivato il momento di mettersi di nuovo in marcia.
    La sua destinazione, quelle strisce di terra bruciata che erano rimaste ad indicare la distruzione della tribù di Dewlana:
    era quello l'unico posto che sentiva avrebbe potuto dargli spiegazione di quell'inquietante accadimento.

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    Enzucc
    Sesso: Maschile
    Grande Eroe
    00 11/12/2004 18:08
    " Il mio dovere è combatterlo "
    Il cammino verso sud rievocò in Enzucc ricordi legati alla sua precedente avventura.
    Quando allora si ritrovò impegnato in quel lungo e faticoso viaggio, aveva un'idea molto vaga della sua meta;
    adesso invece conosceva bene la sua destinazione, ma non per questo la sua mente era sgombra da nuovi dubbi e incertezze.
    Un gelido vento increspava i suoi vestiti ed un pallido sole faceva timidamente capolino tra grigi nuvoloni.
    Uno stato di forte agitazione sembrava aver investito tutta la natura,
    nelle braccia dei suoi alberi agitati
    quanto nelle voci dei suoi animali irrequieti.

    E poi
    arrivò finalmente a destinazione:
    le strisce di terra bruciata si presentarono ai suoi occhi come egli ricordava,
    quasi come una profonda cicatrice a rimembrare la malvagità e la perdizione della tribù di Dewlana.
    Fu colto da un repentino moto di repulsione quando si ravvivò nella sua mente
    l'immagine dei bimbi vittime del malefico inganno di Nejef,
    stesi come sfiniti su quel prato,
    anche se, in fondo, di nuovo liberi.

    Ma la sua mente fu presto interrotta nel suo ricordare....

    Il vento gelido che gli aveva sferzato il volto fin a quel momento
    si placò d'un tratto.
    Ora poteva percepire solo una leggera brezza
    e un odore.
    Soave.
    Che sembrava aver già conosciuto.
    Quel dolcissimo aroma di fiori profumati.
    Quel lieve lasciarsi morire che già aveva sognato.

    Due mani sentì poggiarsi sulle spalle.
    Ed una voce di fanciulla:
    " Non voltatevi, messere! Non voltatevi!
    Non è ancor tempo che i vostri occhi
    possano conoscer dimora delle parole che ascolterete.
    Sappiate solo che codesta voce vien d'amica,
    da colei che più d'ogni altra
    vuol salva la vostra vita.
    Enzucc, Il vostro cuore vi rese giusto custode dello zaffiro blu
    e vi fece far breccia nel cuore gelido, ma ancor pulsante di Broydal.
    Così entraste in possesso di rossa pietra,
    e con la prima che già possedevate,
    pietra d'ametista fu nelle vostre mani.
    E Dewlana fu distrutta,
    perchè mente malvagia che la reggeva
    fu ricondotta a più retta via.

    Ma l'altra notte dopo tanto silenzio
    è successo qualcosa
    che tanto vi ha sconvolto:
    sappiate, come già pensiero vi ha sfiorato,
    che la pietra che è stata sempre con voi
    è entrata adesso a dimorar dentro di voi.
    Non per caso, messere.
    Ma per causa giusta e importante.
    Nejef conosce ormai la vostra aura
    e non meno di un istante,
    di persona di fronte a voi sarebbe...
    e non oso pensar a vostra fine più orrenda.
    La pietra che è dentro di voi
    celerà la vostra spiritualità agli occhi del perfido...
    e sereno potrete entrare nel regno di costui."
    Poi strinse le sue mani sulle spalle dell'aspirante....
    " Vi sia chiaro, Enzucc...
    non pensiate che nel vostro destino
    non ci sia un'altra possibilità:
    che voi non vogliate più in alcun modo
    combattere questo malvagio sovrano...
    beh, lo comprenderei...
    Ben libero sareste per altre avventure
    e tosto vi libererei dalla gravosa custodia di questa pietra."

    Un lungo e interminabile silenzio concluse quel pensiero.
    Poi la fanciulla domandò all'Aspirante:
    " Orbene, cosa avete intenzione di fare, messere? ".
    Enzucc sospirò profondamente...
    Ancor di più gli sembrò di esser pervaso da quel meraviglioso effluvio,
    che solo ora gli pareva esser di fiori bianchi e profumati di mirto.
    Poi parlò d'un fiato:
    " Quando entrai alla corte del Sommo Blue Dragon,
    giurai sui valori del Regno.
    E quando giurai sul coraggio,
    dettai alla mia coscienza che seppur avessi avuto paura,
    avrei fors'anche temuto, ma lo stesso combattuto.
    Nejef è nemico della pace e dell'uomo stesso
    ed il mio dovere è combatterlo.
    Egli è senz'altro superiore a me,
    ma mai potrei aver rimpianto di morire
    per seguire i miei valori e quelli del Regno. "
    La fanciulla gli rispose:
    " Non avevo dubbio che non vi mancasse il coraggio,
    ma il bene che vi voglio è tale,
    che di certo mai vi consiglierei
    di sfidare il potente in duello!
    La mia voce purtroppo vi deve abbandonare,
    ma quando il vostro sguardo si girerà
    e non mi troverete,
    a chiare lettere vi sarà scritto
    quel che far dovrete. "

    E lento svanì il dolce peso delle sue mani e il suo profumo.

    Enzucc restò immobile qualche istante, poi si voltò e trovò per terra ciò che gli era stato lasciato:
    una pergamena e un ramoscello di mirto.

    Srotolò la pergamena e trovò così scritto:

    Non tu solo conoscesti il bieco
    ma anch'un altro in verità.
    Porta quel ramoscello teco
    e il fiume oltrepassato sarà.
    A Griferia arriverai
    e quell'uomo incontrerai
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    Otrebmu Ittoram
    Sesso: Maschile
    Cacciatore di demoni
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    00 11/12/2004 21:36

    [Modificato da Otrebmu Ittoram 03/09/2005 4.23]

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    Otrebmu Ittoram
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    Cacciatore di demoni
    Regio Cronologo
    00 12/12/2004 04:38

    [Modificato da Otrebmu Ittoram 06/04/2005 21.30]

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    Enzucc
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    Grande Eroe
    00 01/04/2005 16:34
    Una nuova natura
    Il cammino verso Griferia non sarebbe stato scevro di difficoltà e questo Enzucc lo sapeva bene:
    il freddo, il passaggio del fiume a sud-ovest del Regno, e anche i mostri, che senz'altro l'avrebbero aggredito.
    Ma ben più grandi pericoli avrebbe dovuto affrontare nel dover sfidare nuovamente l'oscuro mondo di Nejef!

    Perso come era nei suoi pensieri, l'Aspirante non si accorse nemmeno del troll che si era materializzato di fronte ai suoi occhi e che adesso gli aveva sbarrato la strada.
    Un troll.
    Aveva già avuto molti combattimenti con quelle creature;
    mai avrebbe pensato però, che quel combattimento avrebbe potuto sbalordirlo tanto più d'altri...
    Chiamò a sé il potere della frusta di ghiaccio;
    ma invece dell'attacco da lui invocato, si sprigionò dal suo pugno luce viola intensa.
    E da essa,
    raggi si intrecciarono a formar robusta rete,
    nella quale il troll fu imprigionato.
    La belva cercò di liberarsi in ogni modo:
    si divincolò furente,
    ansimò ossessiva,
    ma, inesorabile e lenta,
    resa la colse
    e spenta, cadde in terra,
    esanime.

    L' Aspirante restò di sasso.
    " Che....che fine ha fatto il mio potere del ghiaccio??? " si domandò turbato.
    " La pietra ha forse modificato anche i miei poteri??? ".
    Stette a lungo fermo ad osservare la propria mano come se fosse oggetto estraneo al proprio corpo;
    poi si incamminò verso il fiume, conscio del fatto che forse si sarebbe dovuto abituare all'idea di una sua nuova natura.
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    Enzucc
    Sesso: Maschile
    Grande Eroe
    00 01/04/2005 16:37
    Il fiume
    Da quando il ponte sul fiume era stato distrutto da un mostro marino di nome Kraken, era possibile giungere a Griferia solo se abbastanza fortunati da possedere un’imbarcazione.
    Il dono della fanciulla però, per lo meno secondo quanto scritto sulla pergamena,
    sembrava potergli consentire l'attraversamento di quell'ostacolo.
    Prese il ramoscello di mirto in mano.
    Lo osservò fiducioso.
    Ma una maligna folata di vento gelido lo fece scivolare dalle sue mani.
    " Accidenti!!! " urlò l' Aspirante.
    E il ramoscello finì in acqua.
    Enzucc non fece nemmeno in tempo a disperare,
    che d'improvviso prese vita un ponte di fiori e bacche di mirto.
    Il mago lo fissò affascinato:
    " Che incanto...... " sussurrò con un filo di voce.
    Poi però lo scetticismo prese il posto della meraviglia.
    " Sì.... bellissimo, ma potrà mai sostenere il mio peso??? " si domandò Enzucc.
    Guardò ancora quel magico ponte con un senso di sfida.
    E quasi con rassegnazione borbottò:
    " Bah... non ho alternative! Devo attraversarlo...
    Non ho una nave a disposizione e troppa strada dovrei ad ogni modo percorrere per poter raggiungere il mare” .
    Con timidezza pose un piede su quel prodigioso tappeto.
    Poi anche l'altro.
    Come un bambino che impara a camminare
    compì titubante pochi piccoli passi.
    Incredibile.
    Neanche il minimo cedimento.
    E fu così che lento giunse alla sponda opposta del fiume.
    Appena i suoi piedi toccaron terraferma,
    la magia di quel piccolo capolavoro della natura, svanì in una folata di vento come per incanto.
    Nel palmo della sua mano si posarono un fiore ed una bacca.
    Ed Enzucc li portò con sé, ancor più ammaliato dai prodigi che si andavano compiendo sotto i suoi occhi.

    Costeggiò l'immensa foresta a nord di Griferia senza che sorprendentemente nessun mostro lo assalisse.
    E fu così che durante la notte giunse a destinazione.
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    Enzucc
    Sesso: Maschile
    Grande Eroe
    00 01/04/2005 18:29
    Malinconia di un momento già immaginato
    Il freddo vento sferzante sembrava essere l’unico prepotente abitante di quel villaggio;
    un ospite così sgradito ed invadente, da aver costretto ogni essere umano al rifugio nella propria calda, seppur angusta, dimora.
    L' Aspirante frugò nelle sue tasche:
    era tardi per cercare l'uomo di cui scriveva la pergamena;
    pertanto avrebbe trascorso la notte in locanda
    e l'indomani si sarebbe preoccupato della ricerca.

    Entrò nella locanda del villaggio.
    Nell’ambiente mal illuminato dalla tenue luce d’una lanterna, scorse il profilo di un uomo.
    Avvicinandosi alla sua figura, ne apprezzò in primo luogo i sereni lineamenti del volto
    ed abbassando lievemente lo sguardo, il lungo scialle che lo avvolgeva attorno alle spalle.
    Con voce pacata l’uomo gli rivolse la propria attenzione:
    " Buonasera, messere! Se volete trascorrere la notte qui, soltanto 7 kion. "
    Enzucc scrutò le monete che aveva già ben salde nel palmo della mano
    e ne prese quante gliene aveva richieste.
    " Ecco a voi, buon uomo! " disse, porgendogli il denaro.
    L’oste lo osservò solo per un istante, poi rivolse voce ancor più serena all’Aspirante:
    " Buon riposo, messere! ".
    Mentre Enzucc si recava verso il proprio giaciglio, l’uomo diede ancora un’occhiata alle monete.
    La serenità che sembrava avvolgerlo assieme ad un candido scialle di lana,
    pareva adesso esser stata scalfita come da un’improvvisa preoccupazione.
    I muscoli del volto dapprima distesi in un tiepido sorriso,
    sembravano ora essersi contratti come per uno scuotente gelido brivido.
    Poi distolse lo sguardo da quelle monete.
    Sospirò lungamente.
    Abbandonò a capo chino il suo posto dietro il bancone della locanda.
    Lento, si recò in una casupola vicina.
    Aprì la porta.
    Una lanterna era accesa nella stanza che si offriva per prima alla sua vista.
    Lì, una donna ancora in piedi nonostante la tarda ora lo fissò negli occhi,
    quasi come se avesse avuto premonizione di quell’ingresso.
    L’uomo le si avvicinò:
    “ Mia compagna di vita per lunghi e lunghi anni…. Il segno è infine giunto!
    Come già voce mi annunciò quando fui tratto in salvo da mia antica schiavitù,
    un giovane dal lungo mantello sarebbe una notte giunto recando con sé monete macchiate di sangue…..
    quello è il mio sangue…
    quello che dovrò versare per lavare le mie colpe!
    Sappiate perdonarmi ancora…
    e che la mia triste vicenda sia di monito per i nostri figlioletti che abbiam assieme cresciuto,
    affinché non compiano mai le paterne scelte errate e seguano sempre la via della luce “.
    E la donna restò silenziosa e inerte.
    Nemmanco lacrime solcaron il suo viso.
    Non perché fosse statua di pietra,
    neppur scalfita da forze inclementi della natura;
    piuttosto opera d’artigiano già fin troppo vessata,
    da vandali feroci quali i fuggenti pensieri di quel momento
    già disegnato e allo stesso tempo pianto.
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    Otrebmu Ittoram
    Sesso: Maschile
    Cacciatore di demoni
    Regio Cronologo
    00 01/04/2005 18:43

    [Modificato da Otrebmu Ittoram 03/09/2005 4.27]

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    Enzucc
    Sesso: Maschile
    Grande Eroe
    00 02/04/2005 10:19
    Il fuoco. Ancora il fuoco.
    Enzucc era da poco riuscito ad addormentarsi.
    Si era girato e rigirato tra le lenzuola, terribilmente irrequieto nell’infinito errare della sua mente;
    come se si stesse compiendo fin dalla notte della fusione con la pietra,
    una battaglia interiore tra angosciose sensazioni e serene visioni,
    che alla luce del giorno vedeva vittoriose queste ultime,
    ma che al calar delle tenebre recava in trionfo quelle altre.

    Paura di chiudere gli occhi.
    Di abbandonare le certezze, minime ma pur sempre tali, che gli regalava la vista.
    E di avvicinarsi a qualcosa che solo per un attimo potesse avvicinarlo
    ad una dimensione che gli pareva sempre più ignota…

    Ma alla fine, sonno lo vinse
    e con esso,
    anche tormento gli fece compagnia.

    Non più il calore,
    né il delicato abbraccio delle lenzuola,
    ma la fredda roccia,
    ruvida e inospitale.

    E tonante voce invaderlo impetuosa:

    Sette monete nel pugno della tua mano,
    di sette si svelerà l’arcano.
    Ma angelo e demonio si scontrarono
    e altri sette ne crearono.
    Del Sommo che onore e gloria tra le genti,
    le ardue imprese conoscesti;
    del Sommo che disprezzo e rancore rammenti,
    nemmeno le più efferate crudeltà immagineresti!
    Ma tosto è giunto il momento
    che avvenga tal evento.
    L’infinita tua battaglia
    tra un’immagine riflessa
    e la realtà stessa.


    E quando fu emesso ultimo fiato
    di siffatto anatema,
    fu di nuovo come sprofondare
    in un profondo abisso.


    Ma il repentino ritorno alla realtà
    non seppe restituirgli la serenità svanita,
    giacché d’istante fu svegliato da disperate grida:

    AIUTO!!!! AIUTO!!!! LA LOCANDA VA A FUOCO!!!!!

    Enzucc aprì appena gli occhi.
    Di scatto si alzò dal letto.
    Intorno a sé fumi intensi e fiamme alte sembravano aver già avvolto la stanza.
    Ma ben più angosciante spettacolo si parò di fronte a sé quando abbassò lo sguardo:
    riverso sul pavimento un uomo esanime con un coltello conficcato nel petto.
    Lo riconobbe come l’oste che gli aveva offerto ospitalità nella locanda.
    Fu preso dall’impeto di urlare, ma non vi riuscì.
    Qualcosa pareva bloccarlo.
    Guardò ancora per terra.
    Sette monete erano affianco al cadavere.
    Le sue.
    Macchiate di sangue.

    GAHKTAMI!!!!!!! SAMAMETH, GAHKTAMI!!!!!

    Fu lo straziante ultimo urlo che invase la sua mente.
    Poi fu solo il dolore.
    Di un colpo al capo.
    E il buio.
    Dei sensi.
    E il silenzio.
    Più cupo.

    [Modificato da Enzucc 02/04/2005 10.20]

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    Enzucc
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    00 04/04/2005 20:45
    Tehan
    Ero la vostra anima
    e ora sono il vostro corpo...
    come Tehan sono infin rinato.


    Aver gli occhi chiusi ed in realtà continuare a vedere….
    una scritta rossa su un campo nero….. Tehan….
    E poi
    il lento e inesorabile risveglio dei propri sensi:
    la crescente fastidiosa percezione di un giaciglio di paglia sotto la schiena,
    il progressivo disvelarsi di un acuto dolore al capo;
    e quando pelle sembrò aver ripreso contatto col suo esterno,
    fu volta dei suoi compagni.
    E olfatto lasciò entrare aspro e invadente odor di vino,
    orecchi apriron cigolanti usci al crepitio di un fuoco,
    sol’occhi non trovaron subito forza per robuste enormi porte.

    “ Finalmente avete ripreso conoscenza…… cominciavo a pensare che avessimo sbagliato a farvi salva la vita…“
    udì da sgradevole voce nasale.
    L’uomo disteso sul giaciglio restò senza parole.
    “ Cominciavo a pensare che avessimo sbagliato a salvarvi la vita!?
    Quand’ è che è uno sbaglio salvare la vita di qualcuno??? “ meditò tra sé e sé.
    Finalmente si spalancarono le ultime porte rimaste chiuse:
    di fronte a lui poteva osservare un’imponente figura avvolta in uno scintillante mantello argenteo e dal volto in gran parte celato nei suoi lineamenti da una folta barba scura.
    “ Dove mi trovo?? “gli chiese, intontito.
    “ Oh beh, strano che non lo sappiate… siete nel posto dove avete voluto essere,
    visto che voi ci avete invocato…. “.
    L’uomo gli si avvicinò guardandolo fisso negli occhi. Poi gli domandò arrogante:
    “ Piuttosto…. Qual è il vostro nome??? “
    Il giovane cercò allora di articolare le labbra in una risposta, ma in quel momento gli sembrava di non ricordare più nulla di se stesso….. nulla…
    “ Ebbene??? “ gli si rivolse impaziente il suo interlocutore.
    “ Te-han….. Tehan, …….forse….. “ balbettò.
    “ Forse???? Beh… deve avervi proprio stordito Felsiner allora quando vi ha colpito!!!!! “ esclamò con un filo di ironia l’uomo.
    Poi aggiunse:
    “ Ma in fondo se siete vivo dopo un viaggio di tali proporzioni, deve esserci del buono in voi….. “.
    E prese tra le mani un grosso calice, di cui bevve ampio sorso.
    “ Di… di che viaggio state parlando? “ continuò esitante colui che si era presentato come Tehan.
    “ Uhmpf… accidenti….” si stizzì il suo imponente interlocutore, quasi lasciando sgraziatamente sgorgare il vino dalle sue labbra.
    “ Ma possibile che non vi ricordiate più nulla???? Avete superato la prova per entrare a far parte dell’Armata Ignota di Nejef! “ esclamò.
    E lo guardò negli occhi attendendosi come una reazione all’ascolto di quel nome.
    “ Nejef??? “ fece stralunato Tehan.
    “ Sì! Avete scovato un ricercato e tosto ne avete smascherato l’aura affinché noi potessimo giungere ed offrirne il cadavere al potente…… “ proferì sontuoso l’uomo dal lucente mantello.
    “ Nejef….. chi è costui??? “ chiese disorientato.
    “ Ah ah !!!! Ah ah !!!! Non c’ è che dire! Vi siete proprio rincretinito! “ gli fu risposto, con un tono di voce che inesorabile sfociò in una fragorosa risata.
    Poi l’uomo assunse un tono falsamente serioso:
    “ Nejef è il comandante supremo di questa dimensione….
    Nejef è colui che ha dato vita a questa dimensione…..
    Nejef è colui che controlla ogni mente in questa dimensione…. “.
    Poi fece una pausa e sussurrò:
    “……… quasi ogni mente……. “
    Tehan era ancora troppo intontito per poter constatare l’ironia che trasudava da ogni parola di quell’uomo.
    Fors’anche un po’ stupidamente gli chiese:
    “ Voi dunque….. chi siete? Il comandante delle truppe che difendono Nejef??? “
    Il tono del suo interlocutore tornò ad esser arrogante:
    “ Nejef non ha bisogno certo di difese, giovanotto!!! E’ lui stesso la sua guardia del corpo!!! “.
    E riacquisendo un’aria sontuosa, aggiunse:
    “ Noi costituiamo il braccio armato di questo mondo… Coloro che compiono il lavoro per così dire…… sporco….
    Eliminiamo i pericoli che per Nejef sarebbe sconveniente e rischioso eliminare….. “.
    Tehan nel frattempo provò stancamente a guardarsi intorno. Poi gli domandò:
    “ Ed in qual punto di questo mondo ci troviamo adesso? “
    “ Volete sapere dove ci troviamo??? Siamo in un rifugio nel deserto del Gaab, a ventimila passi da Rastebana… “ gli rispose.
    “Rastebana? “ chiese perplesso Tehan.
    “ Sì, Rastebana….. una delle Cinque Roccaforti…..
    Aprite bene le orecchie, giovanotto, perché Rastebana sarà il teatro della vostra prima missione agli ordini del qui presente comandante Tejedor!” declamò l’uomo, indicando se stesso con ampi movimenti delle braccia.
    Poi si schiarì la voce:
    “ Rastebana è una città sull’orlo di una guerra civile…… L’imperatore, Yowon è un uomo vecchio e malato…. E non molte volte ancora il sole dovrà tramontare, prima che abbandoni il potere…
    Il suo successore naturale, il primogenito Kar brama da tempo quel trono, ma…….
    I suoi fratelli non lasceranno mai che non venga versata goccia di sangue per quello stesso, sua sorella Yehoan e suo fratello Zalko……” .
    Tejedor restò in silenzio e scrutò Tehan, come per vedere se il suo discorso avesse sortito qualche effetto sul giovane. Poi proseguì:
    “ Quel che mi sta particolarmente a cuore è fare in modo che il processo di successione si svolga nel modo più incruento possibile….. e soprattutto con la giusta persona alla guida della città… “ e con un sorriso malizioso aggiunse:
    “ Giusta per noi, si intende…… “.
    Come un attore di teatro che ben sapeva utilizzare pause accurate, Tejedor lasciò ancora che il silenzio cadesse nella stanza per poi esplodere in tutta la sua fierezza:
    Zalko è colui che dovrà prendere il potere! E’ un uomo in nostro assoluto controllo!!!
    E grazie a lui, l’Armata Ignota di Nejef potrà esercitare la sua ingerenza su Rastebana !!!!!
    “.
    E mentre pronunciava le sue ultime parole, lasciò che la mano che reggeva il calice vibrasse energica ad accentuare l’enfasi del discorso.
    Che seccamente concluse:
    “ Il mio tempo con voi è terminato! Adesso, rimettetevi in forze!
    Felsiner vi darà le ultime direttive e domattina partirete con lui! “
    E dettò ciò, voltò le spalle al giovane e si avviò a lunghi passi verso l’uscita.

    Tehan fissò il nuovo personaggio che gli si mostrava.
    Era un uomo che poteva avere all’incirca quarant'anni: al primo sguardo pareva non aver alcun segno particolare.
    Poi fissandolo negli occhi scorse un colore diverso tra un’iride e l’altra.
    Gli rivolse faticosamente la parola:
    “ Ho una profonda confusione in testa…… ricordo a malapena il mio nome…. “
    “ Non dovete preoccuparvi… l’arruolamento nell’Armata Ignota è sempre così traumatico…… “ gli spiegò pacatamente Felsiner.
    “ Il comandante Tejedor poi è sempre molto brutale con le reclute…ed è strano che con voi sia stato addirittura prodigo di spiegazioni…..” aggiunse l’uomo.
    “ Ora dormite e non siate turbato! Domani avremo tempo per parlare……. “

    [Modificato da Enzucc 06/04/2005 18.18]

    [Modificato da Enzucc 30/07/2005 16.16]

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    "Paunovic"
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    Eroe
    00 06/04/2005 12:03
    La mappa
    OT su richiesta di Otrembu, ecco la mappa del viaggio di Enzucc, spero vada bene OT

    [Modificato da "Paunovic" 06/04/2005 12.04]

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    Enzucc
    Sesso: Maschile
    Grande Eroe
    00 06/04/2005 18:15
    OT. Perfetta! Paunovic sei impagabile!!![SM=x92702]
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    Otrebmu Ittoram
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    Cacciatore di demoni
    Regio Cronologo
    00 06/04/2005 21:32
    Ot--Grazie Paunovic, ora posso calcolare il tempo del viaggio di Enzucc fino a Griferia, mmm ultimamente non fanno che sbagliare il mio nome dovevo sceglierne uno piu' facile[SM=x92713] [SM=x92711] --OT
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    "Paunovic"
    Sesso: Maschile
    Eroe
    00 07/04/2005 16:28
    OT

    Scritto da: Otrebmu Ittoram 06/04/2005 21.32
    Ot--Grazie Paunovic, ora posso calcolare il tempo del viaggio di Enzucc fino a Griferia, mmm ultimamente non fanno che sbagliare il mio nome dovevo sceglierne uno piu' facile[SM=x92713] [SM=x92711] --OT



    Scusami[SM=x92705], sbaglio sempre a scrivere il tuo nome, ma in genere me ne accorgo e lo correggo.[SM=x92713]
    Ricordando i vari Paunovich, Paunovie e Pauvonic, sappi che capisco cosa provi.[SM=x92702]

    OT





    La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci

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    Enzucc
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    00 10/04/2005 21:18
    Il deserto del Gaab
    E giunse l’alba di un nuovo giorno.
    Felsiner si recò di buona lena nella stanza di Tehan, convinto di trovarlo ancora immerso in un sonno profondo.
    Con sua enorme sorpresa, invece, quando ebbe spalancata la porta, osservò che il giovane era già in piedi, intento a vestirsi di un lungo mantello.
    “ Sono stupito di vedervi già sveglio! Credevo che avrei dovuto usare le maniere forti per destarvi dal vostro sonno! “ esclamò compiaciuto l’uomo.
    “ E’ ben difficile dormire in una stalla, quando il dolore di una bastonata al capo va svanendo…. “ ribatté sarcastico Tehan, indicando la paglia.
    Di fronte a quell’atteggiamento d’improvviso così spavaldo, Felsiner si irrigidì:
    “ E’ il posto per le reclute. Esse devono abituarsi a queste ed altre condizioni… e ringraziate che il rigido clima di queste parti abbia convinto Tejedor a farvi accendere un fuoco…. “.
    “ Già… “ annuì col capo il giovane “ …ed è un miracolo che con tutta questa paglia io non sia diventato una succulenta portata arrosto….. “.
    Di fronte a quella risposta, il comportamento di Felsiner mutò nuovamente: egli divenne ancor più conscio di non aver più a che fare con il giovanotto disorientato della sera prima. Pertanto decise di porsi sullo stesso piano del suo interlocutore e, pungente, riprese la parola:
    “ Uhm…… noto che il sonno vi ha reso più vivace nell’ eloquio…e, non dubitatene, mai sarebbe stato nostro complice nel rendervi cenere... “.
    Poi impugnò un pezzo di legna.
    Lo sbatté forte per terra e come per incanto ne accese un fuoco.
    Vi passò sopra una mano, come disegnandovi un ampio cerchio.
    E si rivolse a Tehan:
    “ Orsù…. gettateci sopra della paglia adesso…. “.
    Il giovane fissò Felsiner perplesso.
    Poi senz’altro indugio, obbedì:
    la paglia invece di prendere fuoco venne respinta.
    “ Stupito? Si tratta di un banale incantesimo….. un fuoco intrappolato in una bolla mentale che ne consente di apprezzare i benefici e ne imbriglia la forza distruttrice …… “.
    Ma Tehan, invece di spalancarsi in una maschera di meraviglia, si irrigidì come in una smorfia di dolore…..
    “Qualcosa non va? “ gli chiese Felsiner.
    “ Non so…. Forse il vostro colpo vuol farmi capire di essere ancora ospite sgradito… “ si lamentò toccandosi il capo.
    “ Beh…… Mi auguro per voi che la nottata vi abbia reso più vivace anche nel fisico, perché dovremo percorrere lunga strada quest’oggi, prima di giungere a destinazione… “ introdusse l’uomo..
    “ Non è preoccupante la lunghezza del cammino, se vi troveremo soltanto pietre e sabbia in questo deserto….. piuttosto mi inquieta quel che dovete ancor dirmi di questo viaggio…. “ riprese spavaldo il giovane.
    “ E’ vero: non preoccupanti i confini, quanto gli abitanti di questo deserto… statue che lambiscono il sentiero in pietre laviche, che indica la strada a coraggiosi viandanti….. “ spiegò Felsiner.
    “ Già v’ho detto! Non mi preoccupa certo la pietra, di cui ancor mi parlate, ma solo quel che perseverate a nascondermi… “ insistette Tehan.
    Allora, il fedele servitore di Tejedor osservò severo il giovane e concluse:
    “ Visto che improvviso ardore sembra avervi acceso….non pensate che sarà per voi più eccitante scoprire strada facendo quel che intendo dire? “
    E così dicendo lo invitò a seguirlo fuori dalla stanza.

    Percorsero un breve corridoio dalle spoglie pareti in pietra, a tratti adornate solo da vecchie lanterne accese.
    Osservandole, Tehan si accorse di un particolare:
    non aveva notato finestre nella sua stanza, e non ne notava nemmeno in quel momento.
    Felsiner si avvide allora di come il giovane scrutasse in ogni dove e gli spiegò:
    “ Questo, come già v’ha detto Tejedor, è un rifugio ed indubbiamente l’architettura è ridotta all’essenziale…
    Due austere stanze per le reclute ed una, ben più confortevole, per le sporadiche visite del comandante…
    Come poi avrete ben notato, non vi sono finestre… “.
    Poi si fermò di fronte a Tehan come per sottolineare con forza quel che stava per dire:
    “ Questo perché… ci troviamo sottoterra. “
    Il giovane socchiuse gli occhi. E come se la cosa non potesse turbarlo più di tanto, chiese con estrema naturalezza:
    “ Per motivi di difesa? “
    “ Certamente…” gli fu risposto “ anche se ad onor del vero… il rifugio è difeso dalle barriere spirituali delle nostre guardie…”.
    Guardie che Tehan ebbe ben modo di conoscere, quando giunsero in una sala, illuminata da lanterne fisse alle pareti, al cui centro troneggiava una stretta scalinata dagli alti gradoni.
    I soldati si misero sull’attenti di fronte a Felsiner.
    Quest’ultimo dettò poche gelide parole:
    “ Annientate a vista ospiti non graditi o non attesi. “
    Poi si rivolse al suo giovane interlocutore:
    “ Avete voglia di emozioni, vero? Allora, perché non salite voi per primo, lungo quella scala che ci porterà fuori da questo posto? “
    Tehan annuì.
    Camminò per quegli alti gradoni, finché non arrivò a toccare con mano una robusta botola.
    Il giovane restò fisso a guardarla.
    Allora Felsiner lo esortò:
    “ Bene! Che ne direste ora di aprirla? “.
    Così, si riprese dai suoi pensieri e la spalancò.

    “ La luce! Finalmente la luce! “ avrebbe voluto urlare.
    Ma quando gli occhi poteron osservare all’esterno,
    lo spettacolo fu in realtà inquietante.
    Il cielo, la sabbia di uno sterminato deserto... tutto era dipinto di un innaturale color vermiglio.
    Tehan emerse in tutta la sua persona dal rifugio con passi esitanti, mentre Felsiner alle sue spalle chiudeva la botola dietro di loro.
    Quando la stessa fu chiusa, allora il giovane si rese conto che si ritrovavano esattamente nel mezzo del sentiero di cui gli era stato poc’anzi raccontato .
    Ora che scrutava con attenzione il paesaggio, notava come le scure tonalità delle pietre laviche e il lugubre grigio delle statue, fossero gli unici elementi cromaticamente distinguibili dal rubicondo dominante colore.
    E proprio le statue che contornavano il sentiero, cominciò a fissare con un misto di meraviglia e orrore:
    esse rappresentavano infatti uomini nella loro agonia prima della morte!
    Corpi dilaniati orribilmente e armi che li avevan privati di ultima energia vitale, ancor conficcate nei petti;
    ma volti ancor espressivi e pregni di un’atroce sofferenza…
    Allora Tehan, turbato, chiese:
    “ Felsiner, perdonate…qual scultore tanto insensibile poté mai creare simili opere senza stretta al cuore alcuna? “
    Allora, il suo più anziano compagno di viaggio gli rispose seccamente:
    “ Nejef! Nejef in persona!. “
    “ Come… come dite? “ restò sbigottito il giovane.
    “ O meglio…” precisò Felsiner “ i suoi seguaci ne sono gli autori… queste statue rappresentano difatti i traditori di Nejef: condannati ad una lenta agonia… uccisi… ed infine tramutati in statue, apparentemente inanimate, ma in realtà ancora in possesso di bieca scintilla vitale, da codeste impiegata per sbranare ignare genti…. “
    “ Terribile… “ sussurrò con un filo di voce Tehan.
    “ Già… se una di esse ci dovesse attaccare, sarebbe davvero terribile… “ sottolineò cinicamente l’altro.
    “ Ma se ci offendessero, potremmo sempre difenderci, no? “ chiese il giovane.
    Ma Felsiner gli spiegò:
    “ Beh, non è così semplice….. queste statue sono pur sempre creazione di Nejef….. Mai volesse il cielo che distrutta una statua se ne animassero altre cento!!! Voglia piuttosto che la nostra aura non dia troppo fastidio a queste pietre!!! “.
    Allora Tehan, fortemente preoccupato, gli domandò ancora:
    “ Ma non esiste alternativa alcuna al camminare lungo questo sentiero? “
    Felsiner non gli rispose nemmeno.
    Si limitò a prendere una vecchia tunica dal suo zaino. E la scagliò verso la sabbia.
    Mani feroci fecero allora comparsa e la stracciarono in mille pezzi.
    “ Ora comprendete cosa accadrebbe se soltanto mosca si azzardasse a percorrere altra via? Forse Nejef solo sa quali terribili bestie assetate di sangue abitino al di sotto di questo deserto! “ esclamò.
    Il giovane allora sospirò mestamente.
    E lesti si incamminarono lungo quella terrificante strada.

    Tehan però, non poteva far a meno di continuare ad essere angosciosamente rapito da quelle opere.
    Si soffermò per un istante di fronte ad una creazione particolarmente agghiacciante:
    pareva orribil mostro nato come da imperfetta fusione dei corpi di due esseri umani
    e sovra ogni cosa, osservò come un braccio reggesse pesante spada, mentre l’altro stringesse nel pugno come una sfera d’energia.
    “ Codesta statua è davvero raccapricciante! Due uomini uniti ancor nel corpo sin dalla nascita, furon forse uniti anche nella morte??? “ domandò attonito Tehan.
    Felsiner era pochi passi avanti al giovane:
    si voltò distrattamente, poco attento alle sue parole.
    Quando poi lo osservò di fronte a quella statua e comprese a cosa si stesse riferendo,
    sbiancò in volto, come se avesse percepito un incombente terribile pericolo.

    Ma ben prima che altra azione potesse essere compiuta,
    urlo disumano parve lacerare l’immenso deserto:
    “Enzucc!!! Dannato!!! “
    E Felsiner repentino,
    con un fulmineo movimento del braccio
    scatenò una tempesta di vento, che sgretolò la statua in sassi e polvere.
    Tehan, sconvolto, fissò l’autore di quel gesto con il terrore negli occhi:
    “ MA NON AVEVATE DETTO CHE NON AVREMMO DOVUTO DISTRUGGERLE!!??
    PERCHE' LO AVETE FATTO??? “ esclamò.
    Il destinatario di quella disperata domanda restò in assoluto silenzio, con l’arto ancora immobile nella posizione d’attacco.
    “ E POI “ proseguì “ DI CHI ERA QUELLA VOCE??? CHI STAVA CHIAMANDO??? “
    Allora Felsiner allargò le braccia al cielo e rivolse il suo sguardo in alto.
    Poi fissò Tehan, spianò il volto in un largo sorriso e disse, scuotendo il capo:
    “ Purtroppo non m’ha ascoltato… “.
    E gli si avvicinò dandogli una fraterna pacca sulla spalla.
    Il giovane sembrò allora quasi rasserenato dall’atteggiamento del suo compagno.

    Ma quest’ultimo era tutt’altro che quieto dopo quell’accaduto!
    “ Adesso posso solo pregare che non si svegli… “
    sussurrò difatti tra sé e sé.

    [Modificato da Enzucc 10/04/2005 21.19]

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    00 11/04/2005 20:42
    La tempesta
    Felsiner in cuor suo sapeva bene che il suo misfatto non sarebbe rimasto impunito:
    in qualche modo aveva intaccato l’integrità di quei luoghi e la sua mente si agitava tumultuosa già percependone la violenta reazione. Fors’anche perché in vita sua, l’aveva già conosciuta.
    Si fermò di colpo nel suo cammino, davanti ad un Tehan esterrefatto per quell’improvviso arresto.
    Gettò a terra lo zaino.
    Ne estrasse una lunga tunica con un cappuccio.
    Poi si rivolse al giovane:
    “ Indossatela! Questa vi consentirà di coprire quasi interamente il vostro corpo. E’ una veste di un bartanico. “
    “ Un bartanico? “ chiese perplesso Tehan.
    “ Sì….. sono coloro che predicano il culto di Nejef in quanto divinità… “ spiegò con un filo d’ironia Felsiner.
    Il giovane la prese tra le mani. Poi la indossò.
    “ Accidenti! E’ pesantissima…non pareva tal fardello tra le mie mani… ma di cosa è fatta???? “ domandò.
    “ Non ne ho la benché minima idea… So solo che i bartanici la usano per acuire la loro sofferenza… e di conseguenza l’enfasi dei loro sermoni… “ precisò il suo compagno, mantenendo inalterata la precedente ironia.
    Poi aggiunse:
    “ Per quel che riguarda voi, invece…E’ fatta apposta per far in modo che voi possiate superare indenne l’inferno che sta per scatenarsi….. “

    E Tehan non dovette attendere molto per veder sparire dalla sua mente la perplessità di fronte a quel discorso.
    Inesorabile e repentina, la natura di quel paesaggio fu sconvolta.
    Come se già non fosse terrificante il rosso colore del cielo,
    adesso sembrò quasi voler scoppiare, per come divenne ardente.
    E poi un boato, a scuoterli.
    E la luce di un fulmine, ad accecarli.
    “ A terra Tehan!!! A terra!!! “ urlò Felsiner.
    “ Che diavolo succede??? “ chiese terrorizzato il giovane.

    E mentre volgeva tal domanda, vento violentissimo si erse a protagonista nello sterminato deserto e ferocemente lo rivoltò a destra e a manca.
    “ Succede che si sta scatenando una tempesta di sabbia! “ rispose freddamente il più anziano.
    “ E la sabbia di questo deserto, non è certo come le altre…... “.
    Difatti,
    come lama graffiava le loro mani,
    come pietra si abbatteva sulle loro terga,
    come nebbia impediva la loro vista,
    come veleno ostacolava il loro respiro.
    “ Faccia a terra!!!! Faccia a terra!!! “ gridò Felsiner “ E continuate a camminare carponi!!!!!
    Aggrappatevi alle pietre per proseguire!!! “
    “ Ma non sarebbe meglio fermarsi??? Attendere che smetta??? “ fece Tehan.
    “ NO!!!! Perché non smetterà mai!!!! Finché ci saremo noi….. non smetterà mai!!!!!!” esclamò il suo compagno.

    E fu così che si avviarono in quello che diventò uno stremante percorso:
    ogni passo compiuto, ogni pietra a cui riuscivano ad aggrapparsi era una sofferente conquista che li privava sempre più di energia.
    E Tehan ad un certo punto, urlò disperato:
    “ FELSINER!!! FELSINER!!!! NON RIESCO PIU’ AD ANDARE AVANTI!!!!! “
    Allora, costui, sentendosi invocare, gli rivolse tutta la sua attenzione.
    E mestamente gli spiegò:
    “ Temevo purtroppo che la vostra aura non sarebbe stata forte a sufficienza, per superare la barriera di un nucleo mentale…”
    “ Un nucleo mentale??? Di cosa state parlando? “ chiese sconvolto il giovane.
    Felsiner restò meditabondo in silenzio. Poi ignorando l’altrui domanda sentenziò:
    “ E’ inevitabile … sarete voi solo ad entrare in Rastebana! “
    “ Io solo??? Ma non so nemmeno cosa devo fare???? “ si spaventò Tehan.
    “ Come non lo sapete??? Dove è finita la vostra spavalderia!!!??? Sapete bene quel che dovete fare!!! Tejedor in persona ve l’ha detto!!! “ lo esortò a gran voce.
    Poi rasserenandosi, gli disse:
    “ Ora vi aprirò il varco che vi consentirà di accedere alla Roccaforte e farò personalmente in modo che resti aperto. “
    “ Ma voi come potrete sopravvivere qui???? “ chiese ancora Tehan.
    “ Non è un grosso problema…… sono abituato a queste tempeste….
    E poi, tranquillizzatevi! Quando tra un po’ di ore mi sarò ripreso dallo sforzo, vi raggiungerò……” concluse.
    Poi si alzò lievemente dalla sua posizione prona e sollevò le spalle faticosamente come se stesse realmente assumendo su di sé il peso di gravosa zavorra, che occhi non scorgevano, ma mente ben percepiva.
    Infine, dalle mani fece scaturire un leggero soffio.
    E incoraggiò Tehan:
    “ Andate! Andate! E fate presto!!! Non credo che potrò tenere aperta a lungo questa breccia… “.

    Così, il giovane si mosse risoluto lungo il varco creato da Felsiner.
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    00 15/04/2005 19:38
    Rastebana
    Non si era voltato indietro nemmeno per un istante;
    aveva continuato a procedere carponi lungo il cammino tracciatogli dal compagno, assorto solo ed unicamente in un unico pensiero: andare avanti.
    Andare avanti, senza aver la benché minima idea di dove sarebbe mai giunto.
    Ma andare avanti, perché era la sopravvivenza che glielo imponeva.

    Lenta ma inesorabile, la natura venne di nuovo a mutare:
    la sabbia che lo attanagliava, parve ridursi pian piano nella sua dilaniante ferocia;
    non troppi passi dovette muovere ancora, perché la tempesta si placasse nella sua interezza.
    Allora, di colpo, Tehan si fermò.

    Ansimante, levò gli occhi al cielo.
    “ L’azzurro!!! Vedo finalmente l’azzurro! Grigie nuvole lo sovrastano, ma mai avrei giurato di poterlo rivedere!!! “
    mormorò col poco di fiato che gli era rimasto in gola.
    Nel sollevare il capo per poter meglio osservare quello spettacolo,
    si rese conto che anche muovere il resto del proprio corpo non gli era più inibito.
    Così, si pose in ginocchio.
    Spalancò le braccia come a voler abbracciare quel paesaggio finalmente più ospitale.
    E respirò a pieni polmoni di quell’aria che pareva fresca, seppur intrisa dell’odore di una pioggia imminente.
    Infine, si erse in piedi.
    Percepì ogni parte di sé nel suo tiepido risveglio.

    Guardò con attenzione quel che si parava di fronte ai suoi occhi:
    non troppo distanti, alte mura che impedivano lo sguardo al curioso osservatore e si interrompevano nella loro continuità, in un maestoso cancello scuro, che anch’esso nulla lasciava trasparire.

    Poi, osservò natura tutt’intorno.
    Affascinante e misteriosa nella sua nudità,
    di tenue pietra avorio che si poneva sotto le orme dei viandanti,
    di nuvoloso cielo che si mostrava in alto e ai lati delle mura.
    Nient’altro al di fuori di codesti personaggi era possibile scorgere.
    E fatto disegno di quel nuovo paesaggio,
    si diresse con decisione verso il cancello.

    Avvicinatosi, osservò come quell’imponente struttura fosse in realtà accurata opera di esperto fabbro:
    una fitta trama dal ferro generata, che tutto celava dietro sé, anche da vicino..

    Sulla destra, un blocco di marmo recava una scritta con sovra inciso:

    O voi che disprezzaste vostra essenza,
    per un istante almeno o con insistenza:
    vostra metà dimora
    in questa residenza tuttora.
    Non più vedeste luce
    e il Sommo invocaste,
    e il mondo truce,
    volontà vostra, abbandonaste.
    Vostra metà è qui invero,
    ma come vi dissi non per intero.
    Perché l’altra restò,
    dove assillo avviò.


    Lesse più d’una volta quelle parole, come per scoprirne oscuri significati.
    Ma troppo stanco nel pensiero, lasciò che la sua mente si concentrasse su un altro blocco di marmo sulla sinistra, altrettanto imponente, ma apparentemente intatto.

    Non vi era traccia di guardia alcuna,
    ma Tehan non se ne stupì affatto.
    “ Non vedo qual uomo posso difendere questo luogo, meglio della violenza della natura e della potenza della magia che ho affrontate. “ pensò tra sé e sé.
    Osservò ancora una volta l’immensità dell’opera umana davanti ai suoi occhi, dalla base fino alla sommità.
    “ E ora come si entra??? “ rifletté perplesso.
    Ma nemmeno terminò il pensiero, che l’azione lo precedette.
    Entrambe le braccia di quel cancello si aprirono in una lenta e rumorosa movenza:
    Rastebana offrì così il suo benvenuto.
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    00 16/04/2005 16:49
    I condannati di Kharaba
    E l’essere umano tornò prepotente padrone della scena:
    pochi passi percorse Tehan lungo la larga via principale,
    che poté ammirare la città in tutta la sua fervente operosità.
    Sovra ogni cosa attrassero il suo udito
    le urla dei mercanti tra le loro bancarelle all’aperto
    e il rumoroso concerto dei fabbri nelle loro botteghe.
    Poi anche gli occhi si fecero guidare
    nel lasciarsi ammaliare dalla lucente fontana, al centro dell’immenso piazzale
    in cui si apriva la via dal giovane percorsa.
    Mentre si sistemava il cappuccio della veste sopra il capo,
    si avvicinò a passo lesto verso quell’opera e più minuziosamente ne apprezzò i particolari:
    pareva che bronzea statua d’uomo si ergesse dalle acque e che dal suo pugno
    appena aperto sgorgasse limpida acqua a dissetar le genti.
    Ai piedi di quel capolavoro, troneggiava una scritta:
    Yowon, sorgente infinita
    per primo percorse questa via,
    chi ne berrà tutta la vita
    farà ch’Egli ancora lo sia


    “ Yowon. L’imperatore di Rastebana… “ rifletté Tehan, dopo aver letto quelle parole.
    Osservò ancora la statua.
    Poi lo sguardo si diresse oltre.
    Di fronte a sé si stagliava contro il cielo l’imponente sagoma del Palazzo Reale, distante non troppi passi ancora.
    Ma ben prima che potesse muoversi verso quella meta, due soldati gli sbarrarono la strada.
    “ Dove pensate di andare??? Dovete essere riconosciuto da noi prima di proseguire verso il Palazzo! “ tuonò minaccioso uno dei due.
    Tehan li scrutò intimorito.
    “ E adesso? Se mi riconoscono.. e non sono a lor persona gradita… che succederà? “ pensò.
    Ma l’altro soldato guardò da cima a fondo il giovane, poi esclamò:
    “ Oh…. Ma forse voi siete un bartanico!!!
    Per amor del cielo Phil, non ostacoliamo il cammino di costui!!!
    Altrimenti nessuno potrà risparmiarci le sue strazianti litanie!!! “
    Tehan, allora, cogliendo come unica speranza di salvezza lo sfruttamento di quell’equivoco, si calò nella parte, facendo breccia nello screanzato atteggiamento del suo interlocutore:
    “ Oh miscredenti!!! E’ forse questo modo di proferir verbo di fronte a colui che da Nejef stesso si vide illuminato a profeta del Suo potere presso le divinità??? “ intonò in preda ad un falso invasamento.
    I due soldati chinarono il capo con un moto di sconforto.
    Poi colui che l’aveva riconosciuto come bartanico, prese la parola:
    “ Perdonate l’irriverenza! Siete forse venuto per il Saluto ai Condannati di Kharaba??? “
    Tehan ignorava completamente di cosa stesse parlando, ma preferì lasciarsi trasportare dagli eventi:
    “ Certo!!! Deh, sciagurati!!! Conducete colui che vi sta parlando, di fronte a codesti condannati! “
    I due lo invitarono pertanto a seguirlo lungo una polverosa viuzza seminascosta tra le casupole a est della fontana.
    Dopo un percorso non troppo lungo, il giovane si ritrovò di fronte ad una lugubre struttura in pietra, sorvegliata al suo ingresso da alcune guardie.
    “ Son dunque qui i condannati??? “ domandò con enfasi Tehan.
    “ Naturalmente… queste sono le prigioni… le prigioni non imperiali, s’intende… “ rispose il soldato che precedentemente l’aveva minacciato.
    Di fronte a quella precisazione, il suo compagno gli rivolse un’occhiata torva.
    Ed entrando nell’edificio, pensò bene di spender altre parole:
    “ Intendeva ovviamente dire che vi sono anche le prigioni imperiali… ma, credetemi, non sono utilizzate da tempo! Qui invece sono rinchiusi coloro che sono stati accusati di tradimento nei confronti di Yowon.
    Coloro che visiterete oggi, saranno giustiziati in solenne cerimonia domattina all’alba!
    E adesso seguitemi… “
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    00 19/04/2005 17:34
    Scendendo lungo la male illuminata scalinata di pietra che conduceva alle celle dei condannati,
    Tehan rivivette, suo malgrado, sensazioni già vissute nel rifugio di Tejedor, quand’anche in quella occasione aveva avvertito forte disagio per la totale ostilità esercitata da imponente struttura di fattura umana,
    nei confronti della calda luce del sole.
    Quando la discesa fu conclusa,
    si ritrovò insieme al soldato che lo stava scortando
    in un angusto corridoio, ai cui lati era possibile scorgere le sagome di porte in ferro saldamente chiuse.
    Fu in quel luogo che la sua guida si fermò
    e gli rivolse la parola:
    “ Sarà mia personale premura indicarvi le celle degli sciagurati che domani saran condannati… “.
    E così dicendo infilò le chiavi nella serratura di una porta.
    La spalancò brutalmente e lo invitò ad entrare.
    “ Io vi aspetterò all’imbocco del corridoio… “ aggiunse.
    E replicando alla precedente brutalità, chiuse la porta alle spalle di Tehan.
    Il giovane cercò allora di scorgere una presenza umana nella semioscurità di quell’ambiente.
    Dalla porta non trapelava nemmeno un barlume della pur tenue luce esterna… l’unica fonte di luminosità era una lanterna fissa in alto su una parete.
    Proprio sotto di essa gli parve di intravedere il profilo di un uomo seduto per terra, con il capo raccolto tra le ginocchia.
    Questi, percependo l’ingresso di qualcuno, alzò lentamente lo sguardo.
    Tehan non poteva osservarne chiaramente il volto, ma riconobbe comunque i lineamenti di un uomo abbastanza anziano, dalla barba incolta, dovuta probabilmente ad una lunga prigionia.
    Il giovane gli rivolse la parola:
    " Son venuto qui per…"
    “ Per ricordarmi che riceverò giusta pena per le mie colpe??? “ lo interruppe bruscamente il condannato.
    “ Non ce n’era bisogno! E se volete, potete pure sbraitare quanto vi pare, ma nemmanco in punto di morte accetterò di chinare il capo di fronte ad un bartanico!!! “
    Tehan stupito dalla violenza di quelle parole, cercò allora di porsi con tono consolatorio:
    “ Qualunque sia la vostra colpa, sono venuto a recarvi conforto… poi, non starà a me concedervi il perdono… forse Nejef divino potrà un giorno concedervelo! “
    L’uomo sbarrò gli occhi come allibito.
    Rivolse uno sguardo fulmineo alla porta rimasta chiusa.
    Si alzò di colpo dalla sua posizione e
    fissò il giovane negli occhi.
    D’istinto esclamò:
    “ MA VOI NON… “
    Poi si bloccò nell’impeto del suo verbo, mentre Tehan restava immobile senza batter ciglio.
    Il vecchio allora gli si rivolse nuovamente, abbassando sensibilmente il tono della propria voce:
    “ Ma voi non siete un bartanico… “
    Un profondo silenzio fece seguire a quelle parole, poi proseguì:
    “ … non potete esserlo… i bartanici non hanno la benché minima cognizione del perdono… prevedono solo la dannazione eterna per chi ha commesso offesa contro Nejef e i suoi seguaci… “.
    Il giovane continuò a sostenere il suo sguardo, conscio però del fatto che non sapeva che reazione attendersi da un detenuto che lo aveva smascherato.
    “ Tutto ciò è incredibile… “ continuò l’uomo. “ Con me ancora al comando dell’esercito imperiale, tutto ciò non sarebbe successo… “.
    “ Eravate comandante? “ chiese sbigottito Tehan.
    Il vecchio gli rivolse un’occhiata assai ostile.
    Prese a girovagare inquieto per la cella.
    Poi di colpo si rasserenò. Come se in realtà, si fosse reso conto che l’avrebbe reso più lieto il colloquio con un uomo che non fosse un fanatico adoratore di Nejef.
    E, ignorando completamente la sua domanda, gli disse:
    “ Non so chi voi siate… ma se siete qui, perché vi hanno scambiato per uno di loro, dovete far finta di inveire contro di me… sicuramente c’è una guardia lì fuori che è stata già abbastanza idiota da lasciarvi entrare e che come tutte le altre si sarà allontanata quanto più possibile per non lasciarsi assordare dalle invettive di un bartanico… non credo che non si insospettirebbe a non sentirvi sbraitare in preda all’invasamento divino!!! “
    E detto ciò, prese della pergamena.
    La srotolò. E gliela porse:
    “ Queste sono le imprecazioni tipiche di quegli uomini… urlatene alcune e poi andatevene… “
    Tehan allora recitò la sua parte:
    “ CHE FULMINI DELL’INFERNO POSSANO RISPARMIARE ALMENO QUALCHE BRANDELLO DELLA VOSTRA CARNE!!! “
    E il vecchio annuì.
    Ma la tentazione del giovane di saper qualcosa in più del suo interlocutore era troppo forte.
    Allora sottovoce gli domandò:
    “ Perché siete in questa prigione? “
    “ Perché ho ricordato… “ rispose l’uomo dopo una breve esitazione.
    “ Non capisco… “ fece Tehan, esprimendo la sua perplessità.
    Allora, dopo un lungo sospiro, il condannato si mise a raccontare:
    “ I primi quarant’anni almeno della mia vita mi sono risultati per lungo tempo avvolti nel buio più totale…
    Ho vissuto ricordando solo gli avvenimenti più recenti, dall’investitura a comandante dell’esercito di Yowon fino alle ultime battaglie in sua difesa…
    Un giorno però avvenne qualcosa di incredibile… “ e si arrestò nella narrazione, facendo come un cenno di incoraggiamento col capo al giovane.
    “ CHE TEMPESTE DI VENTO ARIDO POSSANO ESSERVI MAGNANIME NEL NON DISPERDER TROPPO LONTANE LE VOSTRE CENERI!!! “ gridò allora quest’ultimo.
    Poi, accennando un sorriso, il vecchio continuò:
    “ Ho ricordato una battaglia feroce… La pietà nei confronti di un nemico… la sua lancia che uccideva il mio compagno… un violentissimo colpo alla nuca… e il buio, il buio perenne…
    il buio che cominciai a maledire all’infinito… finché udii voce suadente propormi:
    << Entrate nel mio esercito, vi ridarò la luce!!! >>
    E ricordo di aver accettato, senza colpo ferire… “.
    Approfittando di un’altra pausa, Tehan declamò un altro verso scritto sulla pergamena:
    “ CHE UOMINI POSSANO FUGGIRE DA VOSTRO BIECO ESEMPIO E VOSTRA MORTE ESSER DI MONITO!!! “
    “ Ma quel che mi ha più sconvolto è stato qualcos’altro… “ proseguì l’uomo
    “ …e sono sicuro che questo non fosse un ricordo…
    Ho ancora l’immagine disegnata nella mia mente del mio corpo disteso in un letto…
    E di una giovane donna che piange al mio capezzale…
    E di una ragazzina che mi scongiura:
    << Nonno, perché non aprite gli occhi??? Perché non mi volete vedere??? >>. “
    Si fermò come per riprender fiato, poi riprese quasi estasiato:
    “ Nonno… mi chiamava nonno…
    ed io sapevo di non averla mai vista in questo mondo…
    eppure la conoscevo!!!
    E conoscevo anche la donna!!!
    E vedete questo nastro tra le mie mani???
    Questo è suo!!!
    Per questo sono convinto di non aver sognato!!! “
    “ CHE NEJEF POSSA DANNARVI PER L’ETERNITA’ !!! “ proruppe ancora Tehan, con una voce roca che tradiva la forte emozione evocatagli da quel racconto.
    “ E sapete qual è la cosa più terribile? “ esclamò il condannato.
    “ Che io sentivo di voler restare in quel letto!!! Volevo aprire gli occhi!!! Volevo dire a quella fanciullina: << Ora, nonno li apre gli occhi! >>
    Ma non riuscivo ad aprirli! E mi risvegliavo puntualmente in questa cella senza riuscire a restar lì, in quel luogo che sentivo appartenermi!!! “
    E quasi in lacrime, concluse:
    “ Non so se sto impazzendo… ma, prima di morire, vorrei veder risposta al mio angosciante dilemma…
    Qual è realmente la mia vita?

    [Modificato da Enzucc 21/04/2005 17.19]

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