00 15/04/2005 19:38
Rastebana
Non si era voltato indietro nemmeno per un istante;
aveva continuato a procedere carponi lungo il cammino tracciatogli dal compagno, assorto solo ed unicamente in un unico pensiero: andare avanti.
Andare avanti, senza aver la benché minima idea di dove sarebbe mai giunto.
Ma andare avanti, perché era la sopravvivenza che glielo imponeva.

Lenta ma inesorabile, la natura venne di nuovo a mutare:
la sabbia che lo attanagliava, parve ridursi pian piano nella sua dilaniante ferocia;
non troppi passi dovette muovere ancora, perché la tempesta si placasse nella sua interezza.
Allora, di colpo, Tehan si fermò.

Ansimante, levò gli occhi al cielo.
“ L’azzurro!!! Vedo finalmente l’azzurro! Grigie nuvole lo sovrastano, ma mai avrei giurato di poterlo rivedere!!! “
mormorò col poco di fiato che gli era rimasto in gola.
Nel sollevare il capo per poter meglio osservare quello spettacolo,
si rese conto che anche muovere il resto del proprio corpo non gli era più inibito.
Così, si pose in ginocchio.
Spalancò le braccia come a voler abbracciare quel paesaggio finalmente più ospitale.
E respirò a pieni polmoni di quell’aria che pareva fresca, seppur intrisa dell’odore di una pioggia imminente.
Infine, si erse in piedi.
Percepì ogni parte di sé nel suo tiepido risveglio.

Guardò con attenzione quel che si parava di fronte ai suoi occhi:
non troppo distanti, alte mura che impedivano lo sguardo al curioso osservatore e si interrompevano nella loro continuità, in un maestoso cancello scuro, che anch’esso nulla lasciava trasparire.

Poi, osservò natura tutt’intorno.
Affascinante e misteriosa nella sua nudità,
di tenue pietra avorio che si poneva sotto le orme dei viandanti,
di nuvoloso cielo che si mostrava in alto e ai lati delle mura.
Nient’altro al di fuori di codesti personaggi era possibile scorgere.
E fatto disegno di quel nuovo paesaggio,
si diresse con decisione verso il cancello.

Avvicinatosi, osservò come quell’imponente struttura fosse in realtà accurata opera di esperto fabbro:
una fitta trama dal ferro generata, che tutto celava dietro sé, anche da vicino..

Sulla destra, un blocco di marmo recava una scritta con sovra inciso:

O voi che disprezzaste vostra essenza,
per un istante almeno o con insistenza:
vostra metà dimora
in questa residenza tuttora.
Non più vedeste luce
e il Sommo invocaste,
e il mondo truce,
volontà vostra, abbandonaste.
Vostra metà è qui invero,
ma come vi dissi non per intero.
Perché l’altra restò,
dove assillo avviò.


Lesse più d’una volta quelle parole, come per scoprirne oscuri significati.
Ma troppo stanco nel pensiero, lasciò che la sua mente si concentrasse su un altro blocco di marmo sulla sinistra, altrettanto imponente, ma apparentemente intatto.

Non vi era traccia di guardia alcuna,
ma Tehan non se ne stupì affatto.
“ Non vedo qual uomo posso difendere questo luogo, meglio della violenza della natura e della potenza della magia che ho affrontate. “ pensò tra sé e sé.
Osservò ancora una volta l’immensità dell’opera umana davanti ai suoi occhi, dalla base fino alla sommità.
“ E ora come si entra??? “ rifletté perplesso.
Ma nemmeno terminò il pensiero, che l’azione lo precedette.
Entrambe le braccia di quel cancello si aprirono in una lenta e rumorosa movenza:
Rastebana offrì così il suo benvenuto.