00 11/12/2004 08:49
Il buio, paura e angoscia
Il buio.
Sfidato nel suo potere dalla lucentezza lunare, che del suo candore rivestiva ogni dove.
Il buio.
Personificazione di paure e angosce.
Enzucc.
Mai come quella notte avvertì il rianimarsi di incubi che tanto l'avevano turbato da fanciullino:
il terrore dell'oscuro, dell'ignoto, tutt'un tratto erano in lui riesplosi...

Steso su di un letto della locanda del Regno;
gli occhi ancora stancamente aperti,
che rincorrevan quella tiepida luce lunare
come unico rifugio dalla sua angoscia.
Perchè quella sensazione orribile?
Era come se una forza misteriosa avesse trovato dimora nel suo corpo
trasmettendogli un' indefinibile sensazione di soffocamento,
tale da impedirgli un sonno sereno e ristoratore.

D'improvviso,
lo scoppio di un fulmine.
Le urla gelide del vento.
E la luna fu come inghiottita
dall' impeto violento di quella natura.

Poi
fu il silenzio.
Il silenzio più cupo.
Il percepire solamente la vitalità del proprio corpo.
E della propria paura.

Paura.
Di lama che gelida si poggia sul petto.
Come respiro affannoso.
Come battito di cuore turbolento.

E il dolore.
Di spada che affilata affonda inesorabile.
Come urlo strozzato in gola.
Come prigione di ogni movimento.

E la sofferenza.
Di arma che bieca tormenta il cuore.
Come lacrime che solcano il volto.
Come singhiozzi mal sopiti.

E il cupo silenzio, che finora l'aveva avvolto,
fu improvvisamente lacerato.
Un pianto.
Un pianto disperato.
" Wejkala, Enzucc! Wejkala! ".
Il giovane trasalì.
Wejkala. Ancora quel nome.

E venne a dissolversi la paura.
Come di un soave odore di fiori profumati
fu invaso l'aere,
così Enzucc avvertì sempre meno l'acre aroma
di quella belva avversa.

E venne a lenirsi il dolore.
Come capelli di fanciulla
avvertì posarsi lievi sul proprio volto,
così Enzucc percepì sempre meno la tagliente arma
di quel soldato nemico.

E venne a spegnersi la sofferenza.
Come tenue luce viola
i suoi occhi poteron incontrare,
così Enzucc fu avvolto sempre meno dall'opprimenza
di quell' oscurità ostile.

E la serenità che d'improvviso l'aveva accarezzato,
di lui ne fece suo regno.
Ne chiuse le palpebre, non più dilaniato
e ineluttabil ne compì il disegno.



Come se i primi raggi del sole potessero offrire un benvenuto
ad un cucciolo che giunge a nuova vita,
così Enzucc aprì gli occhi frastornato
e si guardò timidamente attorno.

Si alzò lentamente.
Faticò non poco a riconoscere ogni singolo oggetto della sua stanza.
Poi, come improvvisamente rinsavito
ebbe un primo pensiero:
l'ametista!
Dov'era finita?
Rovistò in ogni dove...
Ma non ne trovò traccia.
Poi un brivido.
Freddo.
Intenso.
Si portò una mano al petto.
Avvertì come la presenza di un'ampia cicatrice....
La osservò....
Ancora un brivido lo scosse.
Possibile che la pietra fosse materialmente entrata nel proprio corpo???
Si guardò ancora attorno, confuso...
Qualcosa sulla parete attirò la sua attenzione...
Alcune lettere, impresse sulla parete come col fuoco vivo:

WEJKALA.

Fu allora che Enzucc decise risoluto che era arrivato il momento di mettersi di nuovo in marcia.
La sua destinazione, quelle strisce di terra bruciata che erano rimaste ad indicare la distruzione della tribù di Dewlana:
era quello l'unico posto che sentiva avrebbe potuto dargli spiegazione di quell'inquietante accadimento.