00 10/04/2005 21:18
Il deserto del Gaab
E giunse l’alba di un nuovo giorno.
Felsiner si recò di buona lena nella stanza di Tehan, convinto di trovarlo ancora immerso in un sonno profondo.
Con sua enorme sorpresa, invece, quando ebbe spalancata la porta, osservò che il giovane era già in piedi, intento a vestirsi di un lungo mantello.
“ Sono stupito di vedervi già sveglio! Credevo che avrei dovuto usare le maniere forti per destarvi dal vostro sonno! “ esclamò compiaciuto l’uomo.
“ E’ ben difficile dormire in una stalla, quando il dolore di una bastonata al capo va svanendo…. “ ribatté sarcastico Tehan, indicando la paglia.
Di fronte a quell’atteggiamento d’improvviso così spavaldo, Felsiner si irrigidì:
“ E’ il posto per le reclute. Esse devono abituarsi a queste ed altre condizioni… e ringraziate che il rigido clima di queste parti abbia convinto Tejedor a farvi accendere un fuoco…. “.
“ Già… “ annuì col capo il giovane “ …ed è un miracolo che con tutta questa paglia io non sia diventato una succulenta portata arrosto….. “.
Di fronte a quella risposta, il comportamento di Felsiner mutò nuovamente: egli divenne ancor più conscio di non aver più a che fare con il giovanotto disorientato della sera prima. Pertanto decise di porsi sullo stesso piano del suo interlocutore e, pungente, riprese la parola:
“ Uhm…… noto che il sonno vi ha reso più vivace nell’ eloquio…e, non dubitatene, mai sarebbe stato nostro complice nel rendervi cenere... “.
Poi impugnò un pezzo di legna.
Lo sbatté forte per terra e come per incanto ne accese un fuoco.
Vi passò sopra una mano, come disegnandovi un ampio cerchio.
E si rivolse a Tehan:
“ Orsù…. gettateci sopra della paglia adesso…. “.
Il giovane fissò Felsiner perplesso.
Poi senz’altro indugio, obbedì:
la paglia invece di prendere fuoco venne respinta.
“ Stupito? Si tratta di un banale incantesimo….. un fuoco intrappolato in una bolla mentale che ne consente di apprezzare i benefici e ne imbriglia la forza distruttrice …… “.
Ma Tehan, invece di spalancarsi in una maschera di meraviglia, si irrigidì come in una smorfia di dolore…..
“Qualcosa non va? “ gli chiese Felsiner.
“ Non so…. Forse il vostro colpo vuol farmi capire di essere ancora ospite sgradito… “ si lamentò toccandosi il capo.
“ Beh…… Mi auguro per voi che la nottata vi abbia reso più vivace anche nel fisico, perché dovremo percorrere lunga strada quest’oggi, prima di giungere a destinazione… “ introdusse l’uomo..
“ Non è preoccupante la lunghezza del cammino, se vi troveremo soltanto pietre e sabbia in questo deserto….. piuttosto mi inquieta quel che dovete ancor dirmi di questo viaggio…. “ riprese spavaldo il giovane.
“ E’ vero: non preoccupanti i confini, quanto gli abitanti di questo deserto… statue che lambiscono il sentiero in pietre laviche, che indica la strada a coraggiosi viandanti….. “ spiegò Felsiner.
“ Già v’ho detto! Non mi preoccupa certo la pietra, di cui ancor mi parlate, ma solo quel che perseverate a nascondermi… “ insistette Tehan.
Allora, il fedele servitore di Tejedor osservò severo il giovane e concluse:
“ Visto che improvviso ardore sembra avervi acceso….non pensate che sarà per voi più eccitante scoprire strada facendo quel che intendo dire? “
E così dicendo lo invitò a seguirlo fuori dalla stanza.

Percorsero un breve corridoio dalle spoglie pareti in pietra, a tratti adornate solo da vecchie lanterne accese.
Osservandole, Tehan si accorse di un particolare:
non aveva notato finestre nella sua stanza, e non ne notava nemmeno in quel momento.
Felsiner si avvide allora di come il giovane scrutasse in ogni dove e gli spiegò:
“ Questo, come già v’ha detto Tejedor, è un rifugio ed indubbiamente l’architettura è ridotta all’essenziale…
Due austere stanze per le reclute ed una, ben più confortevole, per le sporadiche visite del comandante…
Come poi avrete ben notato, non vi sono finestre… “.
Poi si fermò di fronte a Tehan come per sottolineare con forza quel che stava per dire:
“ Questo perché… ci troviamo sottoterra. “
Il giovane socchiuse gli occhi. E come se la cosa non potesse turbarlo più di tanto, chiese con estrema naturalezza:
“ Per motivi di difesa? “
“ Certamente…” gli fu risposto “ anche se ad onor del vero… il rifugio è difeso dalle barriere spirituali delle nostre guardie…”.
Guardie che Tehan ebbe ben modo di conoscere, quando giunsero in una sala, illuminata da lanterne fisse alle pareti, al cui centro troneggiava una stretta scalinata dagli alti gradoni.
I soldati si misero sull’attenti di fronte a Felsiner.
Quest’ultimo dettò poche gelide parole:
“ Annientate a vista ospiti non graditi o non attesi. “
Poi si rivolse al suo giovane interlocutore:
“ Avete voglia di emozioni, vero? Allora, perché non salite voi per primo, lungo quella scala che ci porterà fuori da questo posto? “
Tehan annuì.
Camminò per quegli alti gradoni, finché non arrivò a toccare con mano una robusta botola.
Il giovane restò fisso a guardarla.
Allora Felsiner lo esortò:
“ Bene! Che ne direste ora di aprirla? “.
Così, si riprese dai suoi pensieri e la spalancò.

“ La luce! Finalmente la luce! “ avrebbe voluto urlare.
Ma quando gli occhi poteron osservare all’esterno,
lo spettacolo fu in realtà inquietante.
Il cielo, la sabbia di uno sterminato deserto... tutto era dipinto di un innaturale color vermiglio.
Tehan emerse in tutta la sua persona dal rifugio con passi esitanti, mentre Felsiner alle sue spalle chiudeva la botola dietro di loro.
Quando la stessa fu chiusa, allora il giovane si rese conto che si ritrovavano esattamente nel mezzo del sentiero di cui gli era stato poc’anzi raccontato .
Ora che scrutava con attenzione il paesaggio, notava come le scure tonalità delle pietre laviche e il lugubre grigio delle statue, fossero gli unici elementi cromaticamente distinguibili dal rubicondo dominante colore.
E proprio le statue che contornavano il sentiero, cominciò a fissare con un misto di meraviglia e orrore:
esse rappresentavano infatti uomini nella loro agonia prima della morte!
Corpi dilaniati orribilmente e armi che li avevan privati di ultima energia vitale, ancor conficcate nei petti;
ma volti ancor espressivi e pregni di un’atroce sofferenza…
Allora Tehan, turbato, chiese:
“ Felsiner, perdonate…qual scultore tanto insensibile poté mai creare simili opere senza stretta al cuore alcuna? “
Allora, il suo più anziano compagno di viaggio gli rispose seccamente:
“ Nejef! Nejef in persona!. “
“ Come… come dite? “ restò sbigottito il giovane.
“ O meglio…” precisò Felsiner “ i suoi seguaci ne sono gli autori… queste statue rappresentano difatti i traditori di Nejef: condannati ad una lenta agonia… uccisi… ed infine tramutati in statue, apparentemente inanimate, ma in realtà ancora in possesso di bieca scintilla vitale, da codeste impiegata per sbranare ignare genti…. “
“ Terribile… “ sussurrò con un filo di voce Tehan.
“ Già… se una di esse ci dovesse attaccare, sarebbe davvero terribile… “ sottolineò cinicamente l’altro.
“ Ma se ci offendessero, potremmo sempre difenderci, no? “ chiese il giovane.
Ma Felsiner gli spiegò:
“ Beh, non è così semplice….. queste statue sono pur sempre creazione di Nejef….. Mai volesse il cielo che distrutta una statua se ne animassero altre cento!!! Voglia piuttosto che la nostra aura non dia troppo fastidio a queste pietre!!! “.
Allora Tehan, fortemente preoccupato, gli domandò ancora:
“ Ma non esiste alternativa alcuna al camminare lungo questo sentiero? “
Felsiner non gli rispose nemmeno.
Si limitò a prendere una vecchia tunica dal suo zaino. E la scagliò verso la sabbia.
Mani feroci fecero allora comparsa e la stracciarono in mille pezzi.
“ Ora comprendete cosa accadrebbe se soltanto mosca si azzardasse a percorrere altra via? Forse Nejef solo sa quali terribili bestie assetate di sangue abitino al di sotto di questo deserto! “ esclamò.
Il giovane allora sospirò mestamente.
E lesti si incamminarono lungo quella terrificante strada.

Tehan però, non poteva far a meno di continuare ad essere angosciosamente rapito da quelle opere.
Si soffermò per un istante di fronte ad una creazione particolarmente agghiacciante:
pareva orribil mostro nato come da imperfetta fusione dei corpi di due esseri umani
e sovra ogni cosa, osservò come un braccio reggesse pesante spada, mentre l’altro stringesse nel pugno come una sfera d’energia.
“ Codesta statua è davvero raccapricciante! Due uomini uniti ancor nel corpo sin dalla nascita, furon forse uniti anche nella morte??? “ domandò attonito Tehan.
Felsiner era pochi passi avanti al giovane:
si voltò distrattamente, poco attento alle sue parole.
Quando poi lo osservò di fronte a quella statua e comprese a cosa si stesse riferendo,
sbiancò in volto, come se avesse percepito un incombente terribile pericolo.

Ma ben prima che altra azione potesse essere compiuta,
urlo disumano parve lacerare l’immenso deserto:
“Enzucc!!! Dannato!!! “
E Felsiner repentino,
con un fulmineo movimento del braccio
scatenò una tempesta di vento, che sgretolò la statua in sassi e polvere.
Tehan, sconvolto, fissò l’autore di quel gesto con il terrore negli occhi:
“ MA NON AVEVATE DETTO CHE NON AVREMMO DOVUTO DISTRUGGERLE!!??
PERCHE' LO AVETE FATTO??? “ esclamò.
Il destinatario di quella disperata domanda restò in assoluto silenzio, con l’arto ancora immobile nella posizione d’attacco.
“ E POI “ proseguì “ DI CHI ERA QUELLA VOCE??? CHI STAVA CHIAMANDO??? “
Allora Felsiner allargò le braccia al cielo e rivolse il suo sguardo in alto.
Poi fissò Tehan, spianò il volto in un largo sorriso e disse, scuotendo il capo:
“ Purtroppo non m’ha ascoltato… “.
E gli si avvicinò dandogli una fraterna pacca sulla spalla.
Il giovane sembrò allora quasi rasserenato dall’atteggiamento del suo compagno.

Ma quest’ultimo era tutt’altro che quieto dopo quell’accaduto!
“ Adesso posso solo pregare che non si svegli… “
sussurrò difatti tra sé e sé.

[Modificato da Enzucc 10/04/2005 21.19]