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Le Falci dei Custodi

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2013 13:09
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Maestro
25/01/2010 13:32
 
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C'è mancato poco!.
Accucciato nel fosso, con il fango fino alle caviglie, il giovane monaco si guardò attorno ansimando. Un attimo di esitazione in più, e sarebbe stato visto, nonostante la pioggia scrosciante e la visibilità al minimo. Tuttavia, per quanto fosse momentaneamente al sicuro, il giovane non sembrava affatto contento: il suo volto lasciava trapelare ansia e insicurezza, due sentimenti insoliti per un monaco come lui! Eppure, chiunque si fosse trovato nei panni di Yoshiro avrebbe reagito alla stessa maniera, se non peggio. Nelle sue mani, il monaco stringeva una delle più importanti reliquie del suo paese, e gli uomini che volevano impossessarsene erano ovunque attorno a lui.
Se soltanto riuscissi a raggiungere la Jutaku...
Evidentemente i suoi avversari, chiunque fossero, avevano previsto le sue mosse, o forse era stato lui stesso a condurli fino all'antico castello. In realtà, non faceva molta differenza. Quel che contava era che tra lui e la sua destinazione c'era una schiera di uomini armati fino ai denti e che davano l'impressione di voler assaltare la fortezza stessa.
Yoshiro avanzò carponi lungo il fosso, fino a raggiungerne l'estremità. Alle sue spalle, udì il tonfo dei cavalli sulla terra fangosa. A quanto pareva, i soldati avevano circondato la Jutaku: una tattica piuttosto strana, a dire il vero. Secondo Yoshiro, sarebbe stato più saggio concentrare le truppe in pochi punti per far breccia nelle mura. Senza contare che – se ciò che sapeva corrispondeva al vero – conquistare anche tutta la fortezza sarebbe stato del tutto inutile... Ma cosa poteva saperne di guerra un umile studioso come lui? Era stato addestrato a difendersi, naturalmente: ma un conto era l'arte di duellare, un conto era guidare un'intera armata sul campo di battaglia!
Il monaco si acquattò nel fango, mentre un gruppo di soldati marciava in ordine sparso a poca distanza. Anche quello era strano: i soldati del Katai erano famosi per l'ordine assoluto nello schieramento e nelle manovre di combattimento. Anche il più inesperto dei generali conosceva decine di formazioni e si aspettava che i suoi uomini sapessero riprodurle alla perfezione. In effetti, assistere a una battaglia tra diverse fazioni assomigliava un po' a vedere un gigantesco balletto.
Eppure, gli assalitori sembravano muoversi quasi a casaccio, con l'unico evidente intento di formare un cerchio di uomini attorno alla Jutaku-Tatsujin: e questo rendeva l'impresa di raggiungere la fortezza praticamente impossibile.
Che dovrei fare?, si chiese Yoshiro.
Poi, udì i rumori.
All'inizio gli parve di essersi ingannato, poi un bagliore di fiamma illuminò la nebbia a poche decine di metri da lui. Il giovane monaco si appiattì al suolo ancora più di quanto non lo fosse e nascose la testa fra le mani. Il terreno tremava e persino da quella distanza si sentivano le improvvise vampe di calore prodotte dalle fiamme.
Sembrava che una qualche bestia mitologica si stesse abbattendo sui soldati, eppure i monaci sapevano che simili creature erano molto rare, e soprattutto molto diverse da come apparivano nell'immaginazione popolare. Inoltre, le uniche creature che potevano sputare fuoco erano i draghi o gli Hakuma-Shuten, i terribili Kami infernali: possibile che una di quelle creature avesse interrotto il suo riposo millenario per venire in suo aiuto?
Yoshiro trasse un lungo respiro e cercò di calmarsi, sussurrando uno dei molti insegnamenti del suo vecchio maestro, Nasari:
«Se non sai volare, non saltare; se non sai nuotare, non tuffarti; se non sai camminare, non muoverti; se non sai respirare, trattieni il fiato»
Aspettare, ecco cosa doveva fare: e così, Yoshiro attese in silenzio, acquattato nel suo nascondiglio.
I minuti trascorsero rapidamente: dal poco che era riuscito a scorgere, i soldati erano fuggiti, né c'era traccia del drago mitologico. Alla fine, il giovane monaco arrischiò un'occhiata.
La nebbia stava calando, ed era possibile scorgere abbastanza chiaramente la fortezza: davanti all'ingresso, il monaco vide una piccola compagnia di uomini intenta a parlottare. A giudicare dalle loro vesti stravaganti, dovevano essere stranieri; con loro poi c'erano anche due bambini. Dopo qualche secondo, il gruppetto si avvicinò al portale e Yoshiro vide che quest'ultimo cambiava colore, diventando candido come la neve.
«Stranieri ammessi nella Jutaku? Chi sono costoro?» mormorò il monaco pieno di stupore, ma subito si tappò la bocca con le sue stesse mani.
Proprio mentre il gruppetto svaniva oltre il Portale Cangiante, infatti, il monaco vide un piccolo drappello di soldati avvicinarsi guardingo alla Jutaku. I militari – gli stessi che stavano assalendo la fortezza prima di essere dispersi – marciavano su due file, sorreggendo sulle spalle due lunghi bastoni ai quali era assicurato un oggetto voluminoso, di forma pressoché sferica.
Giunti di fronte al portale, i soldati deposero il carico a terra, quindi si fecero da parte per lasciar passare il loro capo. Costui era completamente avvolto da un manto nero, e dello stesso colore era anche il suo destriero, i cui occhi avevano uno strano riflesso rossastro. Nel complesso, cavallo e cavaliere avevano l'aspetto di un demone uscito direttamente dal Meifumado.
L'uomo fece un gesto secco con la mano e i soldati tolsero il pesante drappo che ricopriva l'oggetto.
Yoshiro impiegò qualche minuto a comprendere la natura di quell'artefatto, ma quando infine intuì la verità, ebbe un tuffo al cuore e dovette di nuovo premersi le mani sulla bocca per non gridare.
Il Tatsujin! Devo avvertire immediatamente il Tatsujin!.

*****


Lo spettacolo che si presentò agli occhi dei seguaci del Regno li lasciò interdetti. Naturalmente, non si erano ritrovati nel cortile di una roccaforte, pieno di uomini in marcia per raggiungere le postazioni sugli spalti, ma neppure – e fu questo a sorprenderli – in un ameno cortile pieno di alberi di ciliegio e ruscelli disposti ad arte. Né vi era nulla in comune fra lo spettacolo di fronte ai loro occhi e la massiccia fortezza che avevano visto prima di varcarne i cancelli. Con tutta probabilità, il nome – Portale – non era meno importante dell'aggettivo – Cangiante – perché persino il clima tiepido, l'altezza del sole e il paesaggio erano cambiati del tutto.
Il prato in cui erano apparsi si stendeva a perdita d'occhio in ogni direzione, senza che un albero o un cespuglio interrompessero la sua perfetta uniformità. L'aria era quella tipica dei luoghi di montagna, eppure il clima era mite come nella piana del Regno.
La simmetria del paesaggio era assoluta e quasi fastidiosa per gli occhi, che non riuscivano a trovare una sporgenza, un dettaglio su cui soffermarsi.
«Da questa parte. Il Tatsujin vi attende»
La voce proveniva dalle loro spalle. Voltandosi, i compagni videro un monaco, coperto da una semplice tunica bianca; alle sue spalle, a qualche centinaio di metri di distanza, sorgeva una grande costruzione di legno smaltato, piuttosto semplice rispetto ai palazzi di Katai, ma pur sempre elegante. Non vi era traccia del Portale che li aveva condotti in quel luogo, né di una qualunque via di uscita.
Gli Aspiranti si disposero dietro al monaco, e questi li guidò verso la Jutaku, che nella lingua del Katai significa semplicemente “casa”. BrightBlade si attardò con Jekyll per richiamare i ragazzi, che si erano messi a esplorare quello strano luogo, sorvegliati da Eoden.
Il lupo sembrava essere incuriosito dalla stranezza del luogo non meno dei bambini, e anche dopo che Jekyll lo ebbe richiamato continuò a scrutare, di tanto in tanto, il paesaggio indecifrabile.
La costruzione al centro del prato si rivelò semplice anche all'interno, che era diviso in pochi ambienti arredati senza pretese di grandezza. Dopo essere stati accolti con un inchino da alcuni monaci, i compagni di viaggio vennero condotti attraverso una piccola anticamera e quindi raggiunsero un locale più ampio, sul cui pavimento campeggiava una lunga stuoia apparecchiata per il tè.
Oltre la stuoia, accovacciato su un cuscino, era seduto un uomo decrepito. La sua barba grigia era così lunga che il vecchio la portava avvolta tutto attorno al corpo, e ne avanzava comunque un tratto. Le sue sopracciglia erano così folte da sembrare ciuffi di lana non ancora tessuta e gli occhi erano due fessure appena più larghe e profonde delle molte rughe che solcavano il suo volto.
I capelli erano raccolti in una lunga treccia acciambellata sulla testa come un serpente in letargo.
Nel complesso, il Tatsujin sembrava uscito dalle illustrazioni di un libro di favole creliane: imponente e bizzarro al tempo stesso, il vecchio era non meno misterioso del luogo in cui si trovava.
«Prego, accomodatevi» disse, sorridendo vagamente con le labbra scarne.
Mentre si sedeva, BrightBlade udì Haruvien bisbigliare:
«Che buffo...»
Immediatamente, Arynn zittì il fratello con un'occhiataccia, quindi gli sussurrò qualcosa nell'orecchio che forse solo l'udito superiore di Eruner avrebbe potuto decifrare.
Sorridendo sotto i baffi, il Paladino tornò a concentrarsi sull'uomo di fronte a lui.
Il vecchio iniziò subito a parlare.
«Vi ringrazio per aver scacciato gli assalitori»
«Ci mancherebbe... non avrei mai creduto che degli orientali potessero giungere ad assediare un luogo sacro»
«Eppure, questa non è la prima volta. Vi fu un tempo in cui in questo luogo erano custoditi i più potenti artefatti del Katai. Ben presto, in molti giunsero alla soglia del tempio con l'intento di impossessarsi del suo tesoro. Avrete notato le mura, prima di entrare...»
«In effetti – si introdusse Jekyll – da fuori questa sembra una fortezza...»
Il vecchio si sporse in avanti e sollevò la sua tazza con mano sorprendentemente ferma. In quel momento i compagni notarono che altrettanti recipienti ricolmi di tè fumante erano chissà come apparsi di fronte a loro.
«Ahimé, per quanto le si rafforzasse, le mura non erano mai abbastanza alte da scoraggiare gli assalitori. Così, creammo il Portale Cangiante e traslammo il tempio nel luogo in cui ora si trova»
«E sarebbe?» domandò Drago.
Il vecchio bevve un piccolo sorso prima di rispondere.
«Il luogo in cui ci troviamo non può essere rivelato. Vi basti sapere che il Portale che avete varcato mette alla prova l'animo delle persone e non lascerà entrare chi viene con cattive intenzioni»
«E la fortezza all'esterno?» chiese Albins, sorseggiando a sua volta il tè.
«Una volta il suo scopo era proteggere questo tempio. Ora è soltanto un involucro senza scopo, ma continuiamo comunque a tenerla in funzione. Non sono in molti a sapere che il tempio non si trova più al suo interno»
«E il portale? Non potrebbe essere distrutto?» disse Claudium.
«Per distruggere il Portale Cangiante è necessaria una forza ben superiore a quella di un ariete da campo o di un esercito. Esso è stato creato con l'aiuto dei più potenti Majutsu-Genso del Katai»
«Magia geomantica...» mormorò con stupore Albins.
«Inoltre – proseguì il vecchio – se anche il Portale venisse distrutto, esiste un altro accesso al tempio, che vi sarà mostrato a tempo debito.
Prima, tuttavia, vorrei che mi rendeste partecipe di ciò che avete scoperto e di quanto è accaduto dal giorno del vostro arrivo. I rapporti che ricevo sono contrastanti e pieni di interpretazioni e congetture. Forse voi, che siete stranieri, vedete le cose in un modo diverso dal nostro...»
Invitato da BrightBlade, Albins iniziò a narrare le loro avventure al Tatsujin, che ascoltò il resoconto interrompendo frequentemente il ninja per chiedere precisazioni e chiarimenti.
Haruvien ascoltava il racconto dell'Aspirante con sguardo rapito, mentre Arynn si guardava intorno guardinga. La ragazzina sembrava lievemente in apprensione, come se non si sentisse sicura neppure in quel luogo irraggiungibile per qualsiasi malintenzionato.
Al termine del racconto, il Tatsujin finì il tè con un unico, lungo sorso, quindi rivolse i suoi occhi ai ragazzi.
«E voi, bambini?»
I ragazzi si guardarono, incerti su cosa rispondere. Fu Jekyll a toglierli d'imbarazzo, spiegando al vecchio del loro incontro e dei misteriosi assalitori che per due volte avevano tentato di rapirli. Subito dopo, BrightBlade raccontò della sua visione sul misterioso diamante magico. Quando il Tatsujin udì il racconto, trasalì.
«Tutto quadra...»
Il Paladino di Atlantide si interruppe, fissando interrogativamente il vecchio.
Dopo qualche secondo, questi disse:
«Non molto tempo fa, i Kami hanno visitato i miei sogni. Ricordo perfettamente le loro parole:
Dalla terra che non è più giungerà un seme di tenebra, e le quattro porte del tempo saranno in guerra fra loro.
I Kami predissero anche il vostro arrivo e quello dei bambini, e molte altre cose che non mi è concesso rivelarvi»
Mentre pronunciava le ultime parole, il Tatsujin guardò per un attimo alle spalle dei suoi interlocutori. Soltanto BrightBlade si accorse del gesto impercettibile. Improvvisamente, avvertì una vaga minaccia attorno a lui, senza che fosse possibile individuarne la causa. Il Vassallo si guardò attorno, ma non vide alcun pericolo: tuttavia, si accorse che anche Eoden, il lupo di Jekyll, era irrequieto.
Scuotendo il capo, l'atlantideo tornò a concentrarsi sul Tatsujin, ma in quel momento udì nella sua testa la voce di Eruner:
«C'è qualcosa che non va, maestro?» domandò l'Aspirante telepaticamente.
«Credo che siamo in pericolo, ma non capisco perché. Comunicate agli altri di stare all'erta e tenete gli occhi aperti».
Quindi, il Vassallo si rivolse direttamente al Tatsujin:
«La terra che non è più è senza dubbio la mia patria scomparsa, Atlantide; quanto al seme, ormai siamo certi che si tratti del Cristallo degli Elementi, anche conosciuto come il Diamante Nero»
Il Tatsujin annuì.
«Credo di sì. Se la vostra visione è veritiera, questo diamante ha il potere di corrompere le menti, annebbiandole con un'avidità insaziabile...»
«E se questo diamante finisse nelle mani di un Guardiano – chiese Drago – riuscirebbe a corromperlo a tal punto da spingerlo a volersi impossessare delle altre Bannin Kama? Questo spiegherebbe gli attacchi ai Templi...»
«Esatto! Tuttavia non vedo un legame con i disordini a Katai... possibile che i Sawamura si siano alleati al nostro ipotetico Guardiano corrotto?» disse Claudium.
Albins scosse il capo.
«Impossibile. Vi sembrerà strano, ma la fedeltà dei Sawamura al Katai è incrollabile!»
«E allora il complotto contro lo Shogun?» ribatté Drago.
«Badate bene: io ho detto “fedeltà al Katai”. Per quanto i Sawamura siano ritenuti i ninja dello Shogun, in realtà la loro fedeltà va al paese, non a colui che lo governa. È una specie di “garanzia” contro la corruzione, e per controbilanciare il potere che lo Shogun può esercitare tramite la casta dei samurai, che invece è fedele unicamente a lui. È anche per questo che samurai e ninja non si guardano di buon occhio. Comunque, se i Sawamura sono parte del complotto – cosa peraltro da dimostrare – evidentemente i loro capi hanno qualche ragione per pensare che l'attuale Shogun stia diventando un pericolo per il paese... il che, lo ripeto, mi sembra strano.»
Il vecchio Tatsujin fece per parlare, ma fu interrotto da un breve accesso di tosse. Ripresosi in fretta, disse:
«Se cammini nella nebbia, non guardare in lontananza: guarda invece dove metti i piedi.
Che cosa dunque sappiamo? Qualcuno vuole impossessarsi dei sacri Bannin Daisho; ha attaccato il Tempio della Primavera e il Tempio dell'Inverno. Mi è concesso rivelarvi che almeno in un caso egli ha fallito: il Daisho no Soshun, cioè quello del Tempio della Primavera, è stato salvato. E vi dirò di più: incontrerete presto il suo attuale custode. Per quanto...»
Un nuovo accesso di tosse, questa volta più intenso, interruppe il Tatsujin.
«Per quanto concerne il Tempio dell'Inverno, il Daisho no Toki non si trova più nel Tempio. Ho visto un uomo in cammino verso alte montagne, un esercito in marcia e una oscura minaccia dal cielo»
«Non potreste essere più chiaro?» domandò Claudium, pur prevedendo in cuor suo la risposta.
Il vecchio fu di nuovo scosso da violenti accessi di tosse, quindi rispose:
«Purtroppo, ultimamente le mie visioni si sono fatte sempre più confuse. Temo che qualcuno abbia gettato un maleficio sulla mia dimora»
«Credo siate nel vero, Tatsujin-dono – disse BrightBlade – Entrando ho avvertito anch'io una forte interferenza magica, ma credevo fosse dovuta al potere del Portale Cangiante.
Dunque, incontreremo presto il custode di una delle Falci, mentre un'altra è probabilmente in viaggio verso una delle catene montuose del Katai. Se non ricordo male, ne avete solamente due degne di questo nome, una a nord-est e una a sud»
«Esattamente. A nord e ad est si trovano i monti Suihei, che circondano Katai come in un abbraccio; a sud invece si innalzano i picchi dei monti Kabe, che però sono assai lontani dal Tempio dell'Inverno»
«Quindi, ci basterà andare in questi monti Suihei, giusto?» chiese Drago.
Albins scoccò un'occhiata sardonica all'amico:
«Mi duole dirvelo, ma i Suihei sono lunghi centinaia di chilometri. In effetti, se fossi io il Custode del Tempio dell'Inverno, mi nasconderei proprio lì. Se è davvero lui, rintracciarlo sarà come cercare il proverbiale ago nel pagliaio. Almeno, faticheranno anche gli altri a trovarlo...»
«Ascoltatemi ora! Non ci resta molto tempo. Come saprete, Tachi Senmeina ha lasciato Katai con tutti i suoi guerrieri e si è ritirato nello Hyouga Ganseki, alle pendici dei monti Suihei. Le sue intenzioni sono chiare: lasciano la capitale egli protegge lo Shogun, poiché chiunque prendesse il potere non potrebbe respingere un loro assedio...»
«I Sawamura hanno commesso un errore attaccandoli così apertamente – intervenne Albins – Se fossero riusciti a tenerli nella città, dove il loro potere è maggiore, avrebbero potuto consumarli lentamente...»
Il Tatsujin lo fissò, quasi seccato per l'interruzione.
«I Sawamura non sono degli stolti. Certo, avrebbero potuto scatenare una guerra di logoramento nei vicoli di Katai, e probabilmente alla fine avrebbero vinto: e invece, hanno fatto di tutto per provocare la partenza dei samurai. Credete che sia un errore? Io no! Pensate a questo: se un altro esercito attaccasse la capitale in questo momento, chi difenderebbe la città? Lo Hyouga Ganseki dista dieci giorni di marcia: più che sufficienti per prendere una città priva dei suoi difensori, senza neanche considerare l'aiuto dei Sawamura dall'interno!»
«Ma in Katai non c'è un altro eser...»
«Eppure il Tempio dell'Inverno non si è bruciato da solo fino alle fondamenta! Né i settecento monaci del Tempio della Primavera si sono gettati sulle proprie armi!»
Tra un colpo di tosse e l'altro, il Tatsujin continuò a parlare, animandosi sempre più.
«Qualsiasi cosa stia succedendo, c'è una terza forza in campo! Non i Sawamura, non quello sciocco di Ankoku! Ascoltatemi! Raggiungete Senmeina e convincetelo a tornare a Katai! Trovate quella pietra...»
Sotto lo sguardo attonito dei presenti, il vecchio iniziò a schiumare sangue dalla bocca.
«Tatsujin-dono!»
«Trovate Senmeina... trovate il Diamante...»
Mentre ancora parlava, il Tatsujin si accasciò sul pavimento, in preda alle convulsioni.
BrightBlade si sentì tirare per il mantello: si voltò e vide Arynn e Haruvien svenire sotto i suoi occhi. E allora gli fu chiaro:
«Dannazione! Veleno nell'aria!»
Il Paladino di Atlantide maledisse la sua stoltezza. Eppure l'aveva sentito...
«Veleno? Da dove?» chiese Eruner, osservando preoccupato Arynn e Haruvien.
«Dall'esterno! Avevo sentito uno strano odore, prima di entrare!»
«Ma il Portale...» disse Jekyll.
«Il Portale ferma gli uomini malintenzionati: il veleno, fino a prova contraria, non ha “intenzioni”! Dobbiamo uscire di qui! Tutti quanti! Prendete il Tatsujin»
Albins si voltò verso il Vassallo.
«E' inutile... è già morto»
Quello del ninja era il volto della vendetta; BrightBlade ne fu quasi spaventato.
«Coraggio Albins! Troveremo il responsabile, ve lo prometto, ma ora dobbiamo uscire!»
Per loro fortuna, tutti i Seguaci del Regno erano protetti dai veleni, ma se i due Vassalli ne erano praticamente immuni, lo stesso non si poteva dire per gli Aspiranti: BrightBlade sapeva bene che se non si fossero sbrigati a uscire, anche loro avrebbero iniziato a subire gli effetti della tossina.
Il ninja rimase immobile per qualche istante, quindi si alzò in piedi.
«Da questa parte»
Subito gli Aspiranti gli corsero dietro; BrightBlade e Jekyll presero in braccio Arynn e Haruvien e quindi seguirono i compagni attraverso il corridoio.
In pochi secondi, la comitiva giunse ad un cortile interno, al centro del quale campeggiava un grande arco di legno. Attorno al portale giacevano molti monaci, ognuno riverso nella propria pozza di sangue.
«Questo dovrebbe condurre fuori» disse il ninja.
«Come lo sapete?»
«Questi monaci sono morti da parecchi minuti; guardate il sangue rappreso... Il veleno deve essere entrato da qui»
«Questo significa che probabilmente il nemico ci attende oltre questo portale» disse BrightBlade, sistemandosi Arynn sulla spalla sinistra in modo da liberare una mano per brandire la spada.
«Preparatevi a comb...»
«Fermi! Aspettate!»
Dall'altro lato del cortile, si fece avanti un giovane il cui volto era celato dietro un fazzoletto annodato attorno alla nuca. Lo sconosciuto indossava un abito simile a quello del Tatsujin, ma di colore verde pallido e con ricami dorati. La veste, inoltre, era a dir poco malconcia, imbrattata com'era di polvere e fango e lacera in più punti. Inoltre, l'uomo portava legato sulla schiena un vistoso fagotto, di forma oblunga.
«Se uscirete da lì vi prenderanno! Seguitemi, conosco un'altra uscita!»
Senza fare domande, BrightBlade si mise sui suoi passi, seguito dai compagni.
Lo sconosciuto li guidò attraverso un dedalo di stanze, fino a raggiungere quello che poteva essere tranquillamente definito un ripostiglio.
Lo stanzino era strapieno di ogni genere di oggetti: eleganti brocche d'oro, statue di pietra dalla posa ieratica, rotoli di carta di riso, casse di legno e un'infinità di statuine di terracotta, per lo più raffiguranti alcuni dei moltissimi Kami che popolano la mitologia del Katai.
In fondo alla stanza, poggiata malamente contro la parete, si trovava una riproduzione in scala ridotta dell'arco di legno che i compagni avevano visto poco prima; ai piedi dell'artefatto giaceva un semplice drappo di lino ingiallito e impolverato, che probabilmente copriva l'arcata.
«Per di qua!» disse il monaco, e prima che gli altri potessero aprir bocca svanì dentro il portale.
«E va bene... occhi aperti, mi raccomando!» disse BrightBlade; quindi, seguito a stretto giro dai compagni, attraversò l'arco e sparì.

*****


«Mio signore, ormai il veleno avrà fatto effetto...»
Il cavaliere nero restò in silenzio.
«Mio signore?
Signore, quali sono i vostr...»
Senza preavviso, il cavaliere sguainò la spada e la piantò nel petto del molesto attendente, uccidendolo all'istante.
Quando il cadavere dell'uomo fu scivolato via dalla sua lama affilatissima, il cavaliere la portò alla lingua e leccò con piacere il sangue caldo della sua più recente vittima.
«Alzati» disse quindi, accompagnando il comando con altre parole incomprensibili.
Lentamente, il corpo del soldato tornò a animarsi, rimettendosi in piedi con discreta agilità.
«Confido che ora terrete a freno la lingua» disse ghignando il cavaliere.
Quindi, si voltò verso l'uomo incappucciato alla sua sinistra.
«Ed ora, Majutsu, fareste bene ad aprire quel Portale... Voglio essere dentro prima che tramonti il sole. Chiaro?»
Lo stregone incappucciato annuì vagamente, o forse era solo il tremore che si era impossessato del suo corpo.

*****


«State bene?»
Forse per colpa della posizione precaria del piccolo portale di legno, i compagni emersero dall'altra parte del varco dimensionale a mezzo metro da terra, rovinando malamente l'uno sull'altro.
Si trovavano in una camera scura, quasi una caverna, tanto scarso era il lavoro di rifinitura delle pareti.
Vassalli e Aspiranti si misero faticosamente in piedi, quindi BrightBlade si avvicinò al nuovo venuto.
«Siete Yoshiro?»
Il monaco strabuzzò gli occhi.
«Come lo sapete?»
«Il Tatsujin ci aveva predetto che vi avremmo incontrato presto, ma non pensavo così presto. A questo punto, inizio a pensare che avesse previsto anche la sua morte»
«Il Tatsujin è morto?»
«Purtroppo sì, e forse lo saremmo anche noi, se non foste arrivato. Vi dobbiamo la vita, Yoshiro»
«Io...»
Il giovane era tentato di essere diffidente, ma dopotutto quegli stranieri avevano superato il Portale Cangiante. Così, decise di uscire allo scoperto.
Tolta dalle spalle una voluminosa sacca di cuoio, la depose a terra con estrema cura ed iniziò a sciogliere i molti legacci che la tenevano chiusa. Quando ebbe finito, mise le mani all'interno e quindi estrasse il contenuto della sacca, e mentre lo faceva si chinò fino a toccare il terreno con la fronte, dicendo:
«Shinsei Shinjikigen-Katana soshite Shinsei Midori-Keiken, Bannin Daisho no Soushun»
Nelle mani levate in alto, il monaco stringeva due splendide armi: un pugnale leggermente ricurvo, il cui fodero era incrostato di smeraldi, e una lunga spada dal fodero dipinto di bianco, verde e oro, e la cui elsa culminava nella testa di un drago che aveva rubini al posto degli occhi.
Superato l'attimo di stupore, Drago diede un colpetto di gomito ad Albins e chiese:
«Che ha detto?»
Il ninja si voltò e disse:
«Ha detto: “Sacra Spada della Rinascita e Sacro Germoglio Verde”. Sono le Falci del custode del Tempio della Primavera!»
Dopo un attimo, Yoshiro parlò ancora:
«Devo consegnarle a un nuovo Custode: il Tatsujin vi ha rivelato il suo nome?»
«Sì. Voi» rispose semplicemente BrightBlade, che non amava le cerimonie.
Yoshiro impiegò qualche secondo prima di capire.
«Come? È... è impossibile, io non sono altro che un giovane monaco!»
«Eppure siete arrivato fino alla Jutaku sano e salvo, nonostante tutti vi stiano cercando» disse Jekyll.
«Ho solamente fatto il mio dovere e...» ribatté il monaco.
BrightBlade lo interruppe:
«Ciò non di meno, il Tatsujin vi ha chiamato Custode.
Ora ascoltatemi: questi due bambini hanno respirato il veleno. Io posso guarirli, ma potrei metterci dei giorni. Questo luogo è sicuro?»
«Siamo in un'antica tomba a non molta distanza dalla Jutaku. Solo noi monaci conosciamo questo accesso alla Jutaku, ma è probabile che gli assalitori vengano da queste parti, prima o poi»
«D'accordo. Siete a conoscenza degli ultimi eventi?»
Yoshiro scosse il capo.
«Eruner, aggiornatelo»
L'elfo spiegò brevemente al monaco del complotto e dell'attacco al Tempio dell'Inverno, accennando anche alle visioni del Tatsujin, quindi passò al Diamante Nero e alle sue possibili implicazioni. Quando ebbe finito, BrightBlade riprese a parlare:
«Prima di morire, due sono state le raccomandazioni che il Tatsujin ci ha dato: raggiungere il comandante dei samurai, Senmeina, e trovare il Diamante Nero.
Se i timori del Tatsujin sono fondati, Katai potrebbe essere attaccata da un momento all'altro, quindi raggiungere i samurai ha la massima priorità.
D'altro canto, Arynn e Haruvien non potranno muoversi finché non li avrò guariti. Pertanto, se siete d'accordo la mia decisione è questa: voi, Yoshiro, condurrete i miei compagni fino allo Hyouga Ganseki. Avvertirete i samurai e se possibile vi metterete in cerca del Custode dell'Inverno, che a quanto pare si è nascosto nei monti Suihei.
Nel frattempo, io e Jekyll ci occuperemo dei ragazzi e quindi partiremo in cerca del Diamante Nero»
«Perdonatemi, maestro – intervenne Eruner – non sarebbe meglio che almeno uno fra voi e Jekyll ci accompagnasse?»
«Vi ho narrato molte volte della mia cerca del Diadema, Eruner, e temo che questo Diamante Nero non sarà molto più facile da trovare e neutralizzare. L'ultima volta, è bastato a stento l'aiuto di alcuni membri degli Antichi, quindi non intendo sottovalutare la situazione.
E poi... siete forse degli smidollati? Ai miei tempi, quando ero Aspirante, i Vassalli non si sognavano neppure di accompagnarci nelle nostre imprese; ce la dovevamo cavare da soli, in ogni situazione, per quanto ardua fosse l'impresa, eppure siamo sopravvissuti.
Inoltre, non sto certo affidando il destino del Katai a degli incompetenti. Voi siete fra gli Aspiranti più promettenti che ci siano in questo momento, dovete assumervi le vostre responsabilità nei confronti nel Regno. È questa la Via del Vassallo: servire il Regno secondo i propri talenti»
Quindi, dopo un attimo di silenzio, il Paladino di Atlantide riprese:
«Bene, ora basta discorsi e mettetevi in marcia.
Eruner, affido a voi il comando. Utilizzate il nostro collegamento telepatico per tenermi aggiornato, se la distanza fra di noi lo consentirà; io farò altrettanto. Quando lo incontrerete, portate i miei saluti a Senmeina: forse non si ricorderà di me, ma ci siamo conosciuti, qualche anno fa. E ricordatevi: Katai ha la massima priorità. Riportate i samurai nella capitale e difendetela a qualunque costo.
Albins, confido che abbiate mantenuto qualche contatto e che saprete come utilizzarlo. Occupatevi dei Sawamura, scoprite qual'è la loro posizione in questa vicenda. So che voi e Drago lavorate molto bene insieme, quindi vi consiglio di lavorare in coppia.
Infine, Claudium, vi affido Yoshiro. Le vostre arti difensive sono eccellenti, fatene buon uso. Quando questa storia sarà finita, conto di insegnarvi qualche nuovo scudo per la vostra “collezione”, nel frattempo allenate le tecniche che già conoscete.
E' tutto chiaro?»
Gli Aspiranti annuirono, risoluti.
BrightBlade si alzò in piedi e sguainò la spada.
«Allora buon viaggio, e che la Luce illumini il vostro cammino!»
Mentre parlava, il Vassallo levò la spada in alto, e per un attimo la lama sfavillò di luce propria.
I compagni avvertirono una strana sensazione di calore pervadere le loro membra, cancellando la stanchezza e riempendo i loro cuori di determinazione.
Uno dopo l'altro, abbracciarono i Vassalli e lasciarono la camera, decisi come non mai a raggiungere i monti Suihei e difendere Katai da qualsiasi esercito l'avesse attaccata.
Quando furono usciti, BrightBlade rinfoderò la spada e si voltò verso Jekyll.
«Ed ora, pensiamo ai ragazzi».


OT:
OK, da qui le nostre strade si dividono. Comunque, non vi lascio "soli": ogni tanto interverrò anche nella "quest degli Aspiranti" in base alla trama concordata con Eruner; inoltre, per qualsiasi dubbio o suggerimento mandatemi una mail!
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