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Il Vassallo perfetto

Ultimo Aggiornamento: 23/09/2020 12:32
18/09/2013 04:44
 
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Claudium quella sera non uscì; passò l'intera nottata in tenda mentre Atreo, il suo cavallo, vegliava su di lui poco distante. Claudium,steso tranquillamente sul suo pagliericcio, meditò sugli strani avvenimenti del bosco, sullo scopo della loro missione, su Throneshield e sui S.E.R.S. Mentre l'Aspirante Vassallo lasciava che la sua mente spaziasse tra un pensiero e l'altro il suo sguardo cadde su Aleksandra, la sua spada incatenata. Al Paladino tornò in mente dove e quando ottenne quella lama...

BrightBlade, Jekyll, Eruner, Drago, Albins e Claudium erano appena tornati nella capitale del Katai finita la missione. Che quest’ultimo prima di far ritorno al Regno decise di approfittare dell'occasione per fare visita al famoso fabbro che abitava a un giorno dalla capitale. Claudium infatti desiderava trovare una degna sostituta per la spada di oricalco di suo padre, che durante un duro scontro era purtroppo stata spezzata. E il Paladino non poteva trovarsi in luogo più ideale per cercare una nuova lama, visto che questo fabbro era considerato il miglior fabbricante di spade di tutto il mondo conosciuto...

La baracca che si stagliava di fronte all'Aspirante non aveva proprio l'aria di contenere un fucina così importante: un curioso agglomerato di legni di diverso tipo e dall'infinito numero di sfaccettature occupava il centro di una piccola collina infestata dai tanuki*.
L'Aspirante entrò scostando con leggerezza il piccolo insieme di assi che faceva da porta. L'interno dell'abitazione era perfettamente in tono con l'esterno: un buio anfratto dotato solo di un pagliericcio per dormire e nulla più. Al centro del pagliericcio giaceva un anziano. I suoi vestiti erano sporchi e logori, una abbinamento perfettamente in contrasto con la lunga barba bianca del vecchio. L'Aspirante si avvicinò all'anziano per svegliarlo:
<<Mi scusi, buon uomo, sto cercando il famoso fabbricante di spade che vive in queste terre>>.
L'uomo aprì immediatamente gli occhi con sguardo allucinato e rimanendo perfettamente immobile urlò queste parole:
<<Perché la volpe è caduta?>>
L'Aspirante cadde a terra per lo spavento:
<<C-come scusi?>>
Il vecchio passò da sdraiato a seduto con un solo movimento:
<<Una mattina una volpe si sveglia piena di energie ed esce per cacciare. Un violento lupo la nota e decide di seguirla fino alla sua tana per farne la sua preda. Dopo che è tornata dentro la tana, il lupo getta il muso dentro per sorprenderla ma la volpe è stesa a terra con la lingua di fuori. Il lupo non mangia cadaveri perciò tira fuori la testa e va in cerca di un'altra preda. Perché la volpe è caduta?>>
L'Aspirante guardò il vecchio come se stesse guardando un pazzo. Dopo qualche minuto di silenzio l'Aspirante si alzò in piedi:
<<Mi scusi devo aver sbagliato casa...>>
L'Aspirante scostò le assi ed uscì richiudendole dietro di sé.
Claudium fece qualche passo in direzione del suo cavallo, con le parole del vecchio ancora in testa. Non sapeva dirne il motivo ma sentiva che in ciò che l'anziano aveva detto c'era qualcosa di perfettamente sensato. Poi l'Aspirante ebbe una folgorazione. Tornò su suoi passi e rientrò nella capanna:
<<Il lupo cerca la tana della volpe in cerca di un pasto con cui soddisfare la sua fame. Quando la trova però è già cadavere perciò deluso se ne va. Ma la volpe è astuta: lei non è morta, è solo caduta per fingersi morta. In questo modo ha allontanato il lupo senza combattere. Proprio... come avete fatto voi, Mastro Fabbro. I potenti cercano la vostra fucina in cerca di armi con cui placare la loro fame di violenza ma quando si trovano di fronte un vecchio pazzo si allontanano convinti che ormai il tempo abbia preso la vostra mente. Ma in realtà voi non siete pazzo, siete solo astuto. E solo a chi dà prova di essere astuto tanto quanto voi vi rivelate...
Il vecchio sorrise: <<Lieto di vedere che la saggezza sopravvive ancora nei giovani d'oggi; anche se non mi aspettavo di trovarla in un giovane dell'Ovest...>>
L'anziano si alzò in piedi e chinò il capo: <<Il mio nome è Kamen, figlio di Kiyou, Mastro Fabbro della Famiglia Hanzo>>.
Claudium rispose all'inchino: <<E' un onore per me potervi conoscere, Maestro>>.
<<Ditemi, cosa può mai fare un vecchio come me per un giovane come voi?>> chiese il vecchio.
<<Maestro, necessiterei di una nuova spada. Quella che avevo in precedenza si è spezzata durante uno scontro> rispose Claudium.
<<Prego, ragazzo. Porgetemi la vostra lama> disse il vecchio fabbro.
Claudium tirò fuori un fagotto e da esso estrasse fuori i resti della sua spada, che pose con cura nelle mani di Kamen.
Il Maestro passò i frammenti nelle mani toccandoli in ogni loro parte.
<<E' raro vedere una spada di fattura così semplice raggiungere questa età. E dice anche che nonostante non siate stato tra i suoi possessori più gentili o accorti siete sicuramente colui che l'ha maneggiata con più abilità negli ultimi anni. Anche le lame che portate sulle spalle parlano bene di voi>>.
<<Le mie lame... parlano?!>> chiese confuso Claudium.
L'anziano sorrise dicendo: <<Tutte le cose a questo mondo hanno una voce, ragazzo mio, basta solo sapere come udirla. Per chi come me ha passato così tanto tempo in compagnia delle spade non è difficile ascoltare le loro parole>>.
Seguì qualche attimo di silenzio. Poi l'uomo restituì a Claudium i frammenti della sua spada.
<<E' passato molto tempo dall'ultima volta ma penso che per voi sia possibile: accetterò di donarvi una delle mie spade. Prego sceglietene una>> dichiarò l’uomo.
Claudium rimase interdetto: <<Va bene, però non mi è sembrato di vedere spade quando sono entr...>>
Il Paladino non fece nemmeno in tempo a finire la frase per lo stupore. Le pareti di legno marcio intorno all'Aspirante erano scomparse di punto in bianco. Intorno a lui ora si presentava una vasta armeria con centinaia di pareti rosse che andavano a formare un labirinto senza fine. Intorno a lui migliaia di spade, lame e qualsiasi arma da taglio sia stata mai concepita riposavano placidamente intorno a lui.
<<Non dovreste stupirvi...>> dichiarò il vecchio ...<<spesso vediamo solo ciò che vogliamo vedere. Prendete la mia casa per esempio: vedendola così fatiscente all'esterno avete voluto vederla tale e quale anche una volta che vi siete entrato. Al contrario, una volta avuta conferma di trovarvi di fronte alla persona che cercavate ciò che vedevate non è stato più lo stesso>>.
Claudium assentì con un leggero cenno del capo. Il Paladino incominciò a guardarsi intorno facendo correre lo sguardo sulle pareti di fronte a lui. Il suo sguardo vagò per ore, posandosi su un numero di lame ben superiore a tutte quelle che aveva incontrato durante le sue battaglie. La sua mente iniziò a rimanere intontita, non sapeva quale scegliere, avrebbe voluto averle tutte e nessuna allo stesso tempo. Tutto a un tratto però la sua attenzione venne catturata da una lama vicina. L'Aspirante si avvicinò all'oggetto per esaminarlo: era un oggetto curioso; una lunga spada bastarda con un'elsa bianca a forma di stella; la lama era protetta da un fodero anch'esso bianco ma era impossibile estrarla a causa delle spesse catene che l'avvolgevano.
<<Perché questa spada porta delle catene? Sembra che la facciano soffrire molto, come un prigioniero in una gabbia>> affermò Claudium.
Il vecchio si avvicinò a lui accarezzandone con cura il fodero:
<< Di tutte le armi presenti nel nostro mondo molte possono essere definite "pericolose", poche sono quelle che portano il nome di "terribili", ma una sola, questa, vanta l'appellativo di "assoluta">>.
Claudium dopo aver ascoltato chiese: <<Mi state dicendo quindi che questa spada è così pericolosa da dover rimanere incatenata?>>
Il Maestro chiuse gli occhi prima di continuare a parlare poi disse : <<Il pericolo non sta nella lama, ma nelle mani indegne di chi potrebbe maneggiarla senza giudizio; le catene non servono a imprigionarla ma a proteggerla>>.
Claudium volse lo sguardo alla lama e senza che se ne rendesse conto i suoi occhi si fecero umidi:
<<Eppure ne soffre molto... Lo sento chiaramente... Sembra che sia rimasta sola per secoli...>>
<<Ed in effetti è così. L'ultimo suo possessore dovrebbe essere una persona a voi ben nota: sulla sua armatura svettava lo stesso simbolo che è presente sulla vostra: la Sacra Gilda dei Paladini del Regno di Blue Dragon>> disse l'anziano indicando la corazza dell'Aspirante.
<<Il precedente proprietario di questa spada era un Paladino di Blue Dragon?>> disse il Paladino spostando lo sguardo sul Maestro.
<<Non un Paladino qualunque: all'epoca lo chiamavano Gran Maestro ed era il primo del suo genere che il mondo avesse mai conosciuto...>> rivelò l’anziano.
<<Mi state dicendo che questa spada è appartenuta al primo Gran Maestro della Gilda dei Paladini?>> esclamò Claudium sbigottito.
<<Esatto. La portava fiero al suo fianco appellandola con un nome rubato al cielo: Aster>> disse l’uomo.
Lo sguardo di Claudium si spostò di nuovo sulla spada. L'Aspirante iniziò ad accarezzarla come se fosse un bambino in fasce dicendo: <<Ha dovuto attendere così tanto prima di poter essere maneggiata da un altro Paladino di Blue Dragon... E sia! Da oggi ha trovato un nuovo proprietario: Claudium da Baros>>.
Il Maestro aprì gli occhi e si mise a guardare serio l'Aspirante: <<Non dovreste prendere così alla leggera il ruolo che il proprietario di questa spada è costretto a ricoprire nel mondo: come vi ho già detto questa lama è speciale persino se messa a paragone di altre spade del suo tipo; essa vi ha chiamato a voi e questa è una cosa che né io né altri possiamo cambiare; ma se volete portarla con voi è bene che ne conosciate la sua storia...>>
<<Bene, vi ascolto...>> disse Claudium.
Il Maestro chiuse di nuovo gli occhi e con voce calma iniziò a parlare dicendo :<<Questa è una leggenda che si tramanda all'interno della mia famiglia da generazioni... e va indietro di molto millenni. Si dice che una notte d'inverno giunse un uomo presso la porta della casa di un mio antenato; il poveretto portava sul corpo ferite tremende, solo in parte lenite dal freddo consolatore di quella gelida nottata. Tra le braccia però teneva qualcosa di molto luminoso, qualcosa che assomigliava molto al sorriso di un bambino...>>
<<Che cos'era?>> domandò Claudium.
<<Era una piuma. Di un tipo che nel nostro mondo non era mai stato visto prima. E il motivo era facile da intuire: la creatura da cui la piuma proveniva non era solita volare in cielo, o almeno non nel nostro...>>
<<Intendete dire che apparteneva a... un angelo?>> chiese Claudium.
<<E non ad un angelo qualsiasi, bensì a colui che secondo le vostre leggende brandì la lama che esiliò nell'abisso l'Infimo. Sembrate una persona colta, dovreste aver capito di chi parlo...>>menzionò il fabbro.
L'Aspirante si mise a pensare per un po', poi rispose: <<Parlate di Michele... l'Arcangelo che guidò le schiere celesti e gettò Lucifero negli Inferi...>>
Il maestro chinò il capo in segno di assenso e disse: <<Al termine di quella notte l'uomo spirò e affidò la piuma al mio antenato. Egli comprendeva bene di trovarsi di fronte ad un oggetto particolare ed all'improvviso venne colto da un'ispirazione: perché non trasformare la piuma in una spada? Perché non creare l'arma definitiva, una lama in grado di opporsi al Male in qualsiasi sua forma? Fu così che il mio antenato dedicò la sua vita a quell'impresa e, proprio al volgere della stessa, vi riuscì; prima di spirare con la lama completata tra le mani riuscì a pronunciare solo poche parole, che furono raccolte con rispetto dal figlio: "Stella di Mikael... questo è il suo nome...">>
<<Due vite sacrificate a quest'arma. Anche se di origine angelica sembra portare sventura...>> disse cupo il Paladino.
<<Triste infatti fu la sorte di tutti coloro che la ebbero in sorte. Tutti tranne uno: il suo ultimo proprietario, il primo Gran Maestro della Gilda dei Paladini. Egli si presentò un giorno presso il mio bisnonno; disse che sapeva che la spada proveniva da quel luogo ed ora che il suo viaggio stava volgendo al termine voleva che trovasse un posto in cui potesse riposare al sicuro dai malvagi. Quella fu anche l'ultima volta che qualcuno vide il Gran Maestro>>.
<<Perché questa spada è così pericolosa? Quale potere nasconde?>> chiese Claudium.
<<Essa racchiude in sé il potere del Fuoco Angelico, l'essenza stessa di cui sono composti gli angeli. Qualsiasi entità malvagia che dia battaglia a questa spada è destinata a perire tra le fiamme divine>> rivelò il fabbro.
<<Ora capisco: è un potere spaventoso. Ed essendo una cosa buona può essere corrotta... Per questo le catene... Se un demone o qualche altra creatura infernale ne finisse in possesso questo vorrebbe dire...>> disse Claudium.
<<...la fine del nostro mondo così come lo conosciamo. Senza dubbio...>> rispose severo l'anziano <<...Per questo ve lo chiedo nuovamente: ora che ne conoscete la sua sfortunata storia accettate comunque di diventare il custode di questa spada?>>
Claudium rimase in silenzio per diversi minuti poi disse: <<So che non sarà una cosa semplice ma sento che non è giusto che essa rimanga qui... Non almeno a soffrire in questo modo... Ho deciso: la porterò con me!>>
Il Maestro chiuse gli occhi come se sentire quelle parole fosse per lui doloroso.
<<Questa è la vostra scelta. Pregherò il cielo affinché sia stata una decisione saggia>> disse l’uomo.
<<Nel caso dovessi usarla come faccio però a rimuovere le catene? Esiste una chiave?>> chiese Claudium.
<<Questo non so dirvelo. Immagino che sia una cosa che dovrete scoprire da solo...>> rispose il fabbro.
<<Capisco. Grazie Maestro per questo dono. Farò in modo di esserne degno..>> disse il Paladino chinando il capo di fronte al vecchio.

Una volta uscito dall'abitazione l'Aspirante abbassò lo sguardo ed osservò la lama. Non sapeva spiegarlo ma adesso che era alla luce del sole la sentiva come se fosse... contenta.
<<E così vi chiamate Stella di Mikael, vero? E il mio predecessore vi chiamava Aster... Sarà meglio che anche io vi dia un nome; presentarvi in battaglia con il vostro vero nome non mi sembra una cosa saggia... E sia: vi darò il nome di un antico condottiero, ma più consono alla vostra natura; voi ora siete Aleksandra>> dichiarò Clauidum.
Detto questo l'Aspirante riprese la sua strada e lasciò il Katai insieme ai suoi compagni.

Claudium distolse lo sguardo dalla lama e si mise a guardare il cielo. Da quando aveva lasciato il Katai non era ancora riuscito a capire come sciogliere le catene che la bloccavano; forse perché in fondo non ne aveva ancora avuto davvero bisogno. Durante quell'avventura però forse le cose sarebbero cambiate...

[Modificato da Otrebmu Ittoram 21/05/2014 15:31]
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