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Rastebana, la lotta per la successione

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2005 12:02
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Sesso: Maschile
Grande Eroe
06/05/2005 18:13
 
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" Giochiamo per far vivere Rastebana! "
Quando Tehan ebbe abbandonato la Biblioteca, il suo primo impulso fu quello di levare il proprio sguardo al cielo: nuvole invadenti avevano preso il sopravvento su lucenti raggi, già da prima osteggiati, che in quel momento parevan esser stati inesorabilmente vinti.
Fu poi distolto dal suo osservare, quando avvertì uno scuotente brivido di freddo, segno di come si fosse fatto vivo anche uno sferzante vento gelido, a render quel ritratto ancor più cupo.
Eppure, aggirandosi per il Cortile dell’Avorio, Tehan trovò modo di distaccarsi da quelle grigie sensazioni,
lasciando che i suoi occhi potessero ancora ammirare lo splendore delle facciate di musei d’arte, di mostre di artigiani, di saloni di orefici… Tutte strutture che nel loro insieme rendevano ben radicata in lui l’idea che fosse propria del popolo rastebanita un’innata passione per le arti in ogni loro espressione.
Ma la sua mente non poté procedere a lungo, serena, lungo quei leggiadri sentieri…
Infatti, non era ancora lontano lo smarrimento evocatogli dalle conversazioni a cui aveva furtivamente assistito!
E fu proprio quando era immerso in quei pensieri, che riuscì a scorgere, seminascosta tra due sontuosi edifici, una stradina che era passata inosservata al suo iniziale sguardo.
Incuriosito, Tehan si avvicinò ad essa con passo svelto;
e più il suo sguardo ne delineava i contorni, più suoi orecchi udivano canti e urla in un caotico intreccio, provenire da quella direzione.
Quando mise piede nell’angusto ambiente di quella stradina, gli parve di toccar con mano un volto nascosto di Rastebana: quello della miseria, di genti dai vestiti laceri e contusi che improvvisandosi suonatori o cantastorie chiedevan con occhi supplicanti una moneta che li gratificasse della loro umile arte.
E Tehan procedette lentamente lungo quel vicolo su cui si proiettava l’ombra di uno dei due edifici, intimamente emozionato dai fragorosi suoni che lo attorniavano.
Dopo che ebbe mosso lunghi passi, cominciò ad intravedere come una luminosità attraente in fondo alla stradina: in quel momento, il sole aveva di nuovo fatto capolino tra le nuvole.
E assieme a quella luminosità, la sensazione che quella viuzza si stesse per aprire in un immenso spazio aperto.
E Tehan vi si ritrovò, appena ebbe compiuto poc’altro cammino;
ma mai avrebbe immaginato a quel punto, un simile spettacolo:
tra viali costeggiati da rigogliose siepi e verdi prati che offrivan sostegno a maestosi alberi, vide di fronte a sé quello che era senza dubbio un magnifico giardino.
E quel quadro era reso ancor più rappacificante da urla di bambini che correvano gioiosi.
Ma anche in quell’idillio, Tehan notò qualcosa che d’improvviso lo fece inquietare:
dei bimbi che giocavano a fare i guerrieri con dei bastoni, ma che… perbacco! Erano in tre e stavano per accanirsi contro una bambina!!!
“ Che cosa state facendo! “ accorse il giovane, scagliandosi contro i tre maschietti.
Ma ben prima che potesse raggiungerli, questi fecero cadere i bastoni e cominciarono un festoso girotondo attorno alla bambina, urlando: “ Paura! Paura! “
Tehan restò lì impalato a fissar la scena.
Poi i tre bimbi si allontanarono da quel luogo e corsero verso di lui, ignorandolo e quasi travolgendolo con il loro impeto.
La bambina invece restò ferma a guardare in direzione del giovane.
Rimase per un po’ assorta in quello sguardo.
Poi gli si avvicinò.
“ Chi… chi siete? “ gli domandò, intimorita.
Tehan, sorpreso dal sentirsi rivolgere la parola, rispose vagamente:
“ Sono una persona… che viene da lontano. “
“ Da lontano? Quanto lontano? “ chiese la bimba, intrecciandosi un dito tra i lunghi capelli, con aria perplessa..
“ Molto… lontano “ rispose il giovane, spianando il volto in un largo sorriso.
Allora la bambina, fortemente rasserenata, accostò il palmo della propria mano a quello del suo interlocutore.
Ma appena l’ebbe toccato, abbassò mestamente gli occhi:
“ Siete forse andato a trovare la mia amica? “
Tehan, inizialmente disorientato, comprese, poi, a chi si stesse riferendo e,
scosso, annuì lievemente col capo…
“ Sapete…” continuò la piccola “ giocavamo sempre insieme… poi però qualche giorno fa è andata via… sapete forse dove è andata? “ rivolgendosi con un visino triste.
“ E’… è in un altro posto… “ rispose il giovane, chiaramente consapevole di non poter raccontare la verità.
“ Oh… sta giocando in un altro posto? “ restò delusa la bambina. “ Forse non voleva giocare più con me? “
“ No… piccola.. cosa dite! Se ne è andata, perché… i bimbi devono fare anche altre cose, oltre a giocare… e lei è andata via per un po’, perché aveva altre cose da fare… “ spiegò Tehan, provando a narrare una storia che paresse credibile.
“ Ma noi bimbi dobbiamo giocare soltanto! “ si lamentò la piccola.
Il giovane allora la fissò severo e l’ammonì:
“ Ma ci sono tante altre cose che un bambino possa fare! Perché credete che i bambini debbano giocare soltanto? “
“ Perché noi….in questo giardino… Giochiamo per far vivere Rastebana! “ esclamò la bimba.
“ Per far vivere Rastebana!? “ sgomentò Tehan.
“ Sì… a noi bambini è stato detto proprio questo: << Bambini… Giocate! Pensate solo a giocare in questo giardino e solo quando vi sentirete stanchi, lasciate cadere i vostri corpi sull’erba. Più giocherete e più Rastebana potrà vivere.>> “
E timorosa aggiunse: “ E certe volte ci è stato detto anche così: << Badate che solo i bimbi buoni resteranno, quelli cattivi se ne andranno via! >> “
Tehan restò fortemente turbato da quel racconto.
Poi la bimba proseguì.
“ Sapete cosa mi ha raccontato la mia amica, prima di andare via?
“ Ditemi… “ la invitò a parlare, il giovane.
“ Mi ha raccontato di un bellissimo sogno… di una donna che la baciava e l’accarezzava, tenendola tra le braccia e che diceva di essere la sua mamma… “
E con aria interrogativa si rivolse a Tehan:
“ Ma è una cosa cattiva avere una mamma? “
“ Perché mai dovrebbe esserlo? “ rispose il giovane, atterrito,
ma ancora ignaro di ben più sconvolgente domanda, che gli sarebbe stata posta:
“ Ma allora perché la mia amica se ne andata via? E’ stata una bimba cattiva a sognare di avere una mamma!? “

[Modificato da Enzucc 06/05/2005 18.14]

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