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Rastebana, la lotta per la successione

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2005 12:02
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Sesso: Maschile
Grande Eroe
22/04/2005 22:29
 
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Tehan aveva ascoltato in assoluto silenzio il racconto della donna:
nemmeno una parola era riuscito a pronunciare durante il suo impeto.
Ora che le voltava le spalle per uscire dalla cella, non poteva non pensare con forte inquietudine alle similitudini tra le vicende narrate da lei e dall’altro condannato.
Il suo naufragare in quei pensieri lo aveva portato a prestare meno attenzione alla realtà che lo circondava e ben se ne accorse il giovane, quando la guardia, indirizzandogli una sospettosa occhiata gli chiese:
“ Perdonate l’ardire… ma ho udito in altre occasioni, altri seguaci di Nejef divino imprecare contro ogni condannato e voi pure in precedenza… “
Tehan riuscì a stento a nascondere la propria preoccupazione…
Il suo interlocutore allora continuò imperterrito:
“ Perché in questa occasione, mi è parso che non l’abbiate fatto? “
Il giovane allora si schiarì la voce e con la severità di cui già prima aveva offerto esempio, rispose:
“ Più sciocca domanda non avreste potuto pormi!!! Vi sia comunque noto, che donna già così prostrata era, che di imprecar non vi sarebbe stato bisogno alcuno… “
“ Capisco. “ commentò lapidario il soldato e lo invitò a seguirlo verso la fine del corridoio.
Qui aprì una cella.
“ Entrate…. Entrate pure…. “ esortò l’uomo.
E mentre il giovane vi faceva il suo ingresso, la guardia restò pensierosa a meditare tra sé e sé, chiudendo questa volta la porta con maggior esitazione.
Avvolto in quella che era diventata ormai una semioscurità ben familiare, Tehan si riprometté questa volta di non venir meno ad un atteggiamento che lo facesse apparire per davvero un invasato suddito di Nejef .
Ma mai si sarebbe aspettato che suoi piani sarebbero stati presto sconvolti, da ciò che i suoi occhi poterono scorgere appena:
una ragazzina! Forse dieci anni poteva avere, non di più. Ed era rinchiusa in quella lurida e tenebrosa prigione…
Il giovane restò pietrificato.
E le parole che gli rivolse la creatura, lo trafissero a tradimento:
“ Chi siete? “
Tehan allora le si presentò:
“ Sono venuto per… ”
Ma inesorabile si bloccò nel verbo e solo in mente riuscì a completar discorso:
“ …per imprecare contro questa bambina!? Come potrei mai…. “
Allora, essendo silenzio padrone, fu quest’ultima a rivolgergli parola:
“ Sapete… siete vestito come quelle persone che vedo da un po’ di tempo, che urlano cose che non capisco…
Io mi spavento, piango… e più piango, più urlano… dovete forse urlare anche voi??? “
“ No.. no.. perché dovrei… urlare??? Perché dovrei dire quelle brutte cose… “ mormorò Tehan.
“ Allora voi non siete uno di quelli! “ si rasserenò la bambina.
“ No piccola, no… “ rispose, scuotendo lievemente il capo.
“ Allora posso fare una cosa, senza che vi arrabbiate? “ chiese timorosa.
“ Certo… piccola… “ annuì il giovane.
“ Posso… sigh …… posso… mettermi a piangere… allora…. Senza che nessuno si metta a urlare???
Sigh… “ e scoppiò in lacrime.
“ Piccola, piangete! Piangete pure…. “ la consolò Tehan, colpito da quella reazione.
“ E ditemi… perché mai una bambina è in questa cella? “
“ Perché sono scappata dal Palazzo Reale… dalla dimora dei fanciullini di corte…” gli spiegò.
“ E perché siete scappata? “ chiese il giovane.
“ Perché ho iniziato a fare dei brutti sogni…” sospirò.
“ Che genere di sogni? “
“ Ho sognato che avevo una mamma e un papà che passavano tutto il giorno a litigare…
ho sognato che incontravano gente cattiva che urlava contro di loro… “
Poi si interruppe quasi soffocata da prorompenti singhiozzi. E di nuovo:
“ Ho sognato che un giorno… sigh… mi sono svegliata… e non vedevo nient’altro che buio…
E allora ho cominciato a gridare… sob…
<< MAMMA! MAMMA! CHE FINE HA FATTO LA LUCE??? >>
e lei mi rispondeva:
<< LA LUCE NON LA VEDRETE PIU’! E’ANDATA VIA COI VOSTRI OCCHI! >>.

Dopo quel risveglio… soltanto il buio… le grida… sigh… le lacrime…
Ed io che volevo stare con gli altri bambini… volevo giocare con loro…
Non potevo nemmeno vederli… solo il buio mi faceva compagnia!!!
Finché un giorno un signore mi disse:
<< Entrate nel mio giardino, vi ridarò la luce! >>
ed io accettai felice… “
Solo allora si arrestò l’inesorabile racconto degli eventi, mentre la bimba continuava a piangere.
Tehan le si avvicinò, affinché le sue mani potessero sfiorare il suo volto, come conforto.
E in risposta a quel gesto, ella così parlò:
“ La vostra carezza mi ricorda gli ultimi sogni che ho fatto…
Carezze sognate… o forse carezze reali….
A me quest’ultime sembravano…..
Le carezze tenere di una mamma…
Una mamma che mi dice:
<< Piccola, qui con me non vi potrà succedere più nulla!!!>>.”
E intristendosi, proseguì:
“Ma anche una mamma che per i miei occhi era solo un’immagine sfocata…
E che per il resto del mio corpo era un odore… Un calore…
Ma che io sono sicura esista davvero! “
E, profondamente scossa nell’animo, dalla tasca estrasse un oggetto, porgendolo al giovane.
“ Questa rosa che è qui con me, me l’ha data lei…
Voleva che tornassi da lei… ed io … sigh voglio tornare da lei!!!
Perché non posso tornare da lei???
Perché ogni volta, qualcosa mi strappa da lei???”
Esclamò disperata di fronte ad un Tehan sempre più emotivamente coinvolto.
Che di nuovo udì quella stessa conclusione:
“ Forse perché non è… la mia vita???
Ma allora…sigh…
qual è realmente la mia vita?
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