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Rastebana, la lotta per la successione

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2005 12:02
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21/04/2005 20:27
 
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Tehan uscì dalla cella recando con sé dilanianti dubbi:
“ Un’altro mondo…un’altra vita… “ pensò. “ Potrebbe mai essere possibile vivere contemporaneamente due esistenze differenti??? E con quale logica poi? “
Ma il suo monologo interiore fu presto interrotto dalla guardia, che vistolo uscire più tardi di quel che prevedeva dalla porta, lo apostrofò duramente:
“ Avete forse intenzione di farmi attendere tutto codesto tempo per ogni condannato che visiterete??? “
Tehan si espresse in una cupa maschera di disprezzo e sbottò:
“ La vostra sfacciataggine è al di fuori d’ogni limite!!! L’essere divino di Nejef non ha meschini limiti né spaziali né temporali… e voi venite a dirmi che vi faccio attendere troppo tempo??? Che la vostra anima dannata possa presto comprendere un minimo dell’immensità del Sommo!!! “
L’uomo allora chinò mestamente il capo e accompagnò il giovane ad un’altra cella poco distante da quella prima visitata.
“ Allora, fate conto ch’io non esista “ disse a colui che continuava a credere un bartanico, aprendo la porta “ e impiegate tutto il tempo che vi debba occorrere… “
E se ne andò, chiudendola con la stessa violenza già poc’anzi palesata.
E la semioscurità, di cui Tehan già prima aveva fatto conoscenza, anche lì lo accolse.
Ma questa volta una voce fece in modo che suo orecchio percepisse presenza umana, prim’ancora di suoi occhi:
“ Sakthami!!!Trendinhel, sakthami! “ udì distintamente da voce femminile.
Il giovane restò assai perplesso.
Poco silenzio ancora regnò in quell’ambiente, finché di nuovo stessa ugola:
“ Perché vestite da bartanico, se non siete uno di loro??? “
Di fronte a quella domanda, egli non poté non meravigliarsi di quanto stava accadendo:
i carcerieri sembravan chinar capo di fronte a ogni sua invettiva…
i detenuti invece non lasciavan trascorrere che pochi istanti, per riconoscerlo quanto meno per quel che non era…
In piedi, nei pressi d’una lanterna, Tehan riconobbe il profilo di una donna dai lunghi capelli…
Per quel poco che occhi potevan vedere, scorse un giovane volto e un esile corpo avvolto in laceri vestiti.
Le rivolse verbo, palesemente intimidito:
“ In verità, non ho ben compreso con quali parole mi abbiate accolto… “
“ Credo che voi non le abbiate comprese per niente… “ rispose la donna, accennando un sorriso.
“ Quello non era un linguaggio come gli altri…
era nafarense… un linguaggio del passaggio… “ aggiunse.
“ Un linguaggio del passaggio? “ chiese interdetto Tehan.
“ Sapete… Il passaggio da una dimensione a maggior calibro benefico, ad una a maggior calibro malefico, può essere distruttivo per un essere dall’animo non sufficientemente forte… ma chi invece è dotato di grande virtù, è in grado di scatenare un potere magico che derivi da una sfera degli elementi per uscirne indenne… un potere che deve esser evocato da uno di questi arcani linguaggi, tra cui il nafarense… “ spiegò la condannata.
“ E voi come fate a conoscerlo? “ le domandò il giovane.
“ Ero una dei custodi dei sacri manoscritti della biblioteca… prima di perder totalmente il lume della ragione e rifiutarmi di continuare ad asservire la mia mente a quell’incarico… “ rispose tristemente.
Poi lasciò che le sue terga scivolassero lentamente contro la mal illuminata pietra, e si sedette a terra.
Con lo sguardo rivolto verso l’alto, proseguì:
“ D’improvviso presi a ricordare qualcosa che mi era stato ignoto per molti anni…
la mia nascita… il buio immediatamente dopo…
La passione per i testi che mi leggeva mio padre…
La sua cruenta morte per mano di orribil essere…
E voce di quel meschino carnefice…
Che rapitami, mi fece insultar nel corpo e nell’animo per anni e anni da signori ricchi e facoltosi, che belle e colte volevan…
E così, mentre sognavo di diversa vita, bramando di quei testi che mio padre mi leggeva,
arrivò un giorno, uno diverso da altri che mi esortò: << Entrate nella mia biblioteca e vi ridarò la luce!!! >>
E accettai senza rifletter nemmeno un momento…”
Tehan restò sgomento in ascolto di una storia di cui sentiva di esser stato già testimone in precedenza.
La donna si passò nervosamente una mano tra i capelli e con la tempesta nel cuore proseguì:
“ Ma ben più grande sconvolgimento fu, quando ebbi altro ricordo…
un ricordo che a me è parso pura realtà!!!
Credevo di non aver famiglia… di non averla mai voluta…
Ma mi sono ritrovata con un bimbo in braccio…
a piangere perché avvertivo il suo calore tra le mie braccia, il suo profumo,
ma non vedevo la sua immagine, se non sfocati contorni…
E la madre che sentivo di non esser mai stata, mi pareva essere con quel frugoletto tra le braccia.
Ma più forte lo desideravo, più me ne allontanavo… “
Una breve pausa interruppe quel torrente impetuoso di parole.
Poi di nuovo:
“ E non è stato un sogno…
Vedete questo bracciale tra le mie mani???
Questo è suo!!!
E adesso vorrei solo ritornare da quel bambino!!!
E non c’ è giorno che non provi a ripetere quella stessa frase
<< Fammi fuggire, acqua sacra! Fammi fuggire!!! >> “ esclamò d’un fiato la donna tenendo stretto quel caro oggetto.
E concluse sconsolatamente:
“ Ma purtroppo vita mi rese esperta in lingua antica… non altrettanto in magia… e senz’essa non c’è incantesimo che si possa compiere.
Disperata a tal punto sono, che poco fa ho tentato di farmi uccidere all’istante:
il nafarense sulla bocca di un detenuto, per giunta invocando una magia della sfera benevola, sarebbe stato punito da un bartanico con l’annichilimento immediato…”
e guardando fisso negli occhi Tehan, aggiunse:
“ Ma sulla soglia di quella porta c’eravate voi…
ben diverso da quegli uomini dediti anche ad efferati incantesimi, per uccidere artefici di atti reputati come massimi oltraggi… “.
E per poco si arrestò nel verbo, prima che amara considerazione scaturisse dalle sue labbra:
“ Forse come tale avrei voluto esser trattata!!!
Ogni momento in più in questa cella è una tortura!!! Una tortura dovuta ad angosciante dilemma…
Qual è realmente la mia vita?
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22/04/2005 22:29
 
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Tehan aveva ascoltato in assoluto silenzio il racconto della donna:
nemmeno una parola era riuscito a pronunciare durante il suo impeto.
Ora che le voltava le spalle per uscire dalla cella, non poteva non pensare con forte inquietudine alle similitudini tra le vicende narrate da lei e dall’altro condannato.
Il suo naufragare in quei pensieri lo aveva portato a prestare meno attenzione alla realtà che lo circondava e ben se ne accorse il giovane, quando la guardia, indirizzandogli una sospettosa occhiata gli chiese:
“ Perdonate l’ardire… ma ho udito in altre occasioni, altri seguaci di Nejef divino imprecare contro ogni condannato e voi pure in precedenza… “
Tehan riuscì a stento a nascondere la propria preoccupazione…
Il suo interlocutore allora continuò imperterrito:
“ Perché in questa occasione, mi è parso che non l’abbiate fatto? “
Il giovane allora si schiarì la voce e con la severità di cui già prima aveva offerto esempio, rispose:
“ Più sciocca domanda non avreste potuto pormi!!! Vi sia comunque noto, che donna già così prostrata era, che di imprecar non vi sarebbe stato bisogno alcuno… “
“ Capisco. “ commentò lapidario il soldato e lo invitò a seguirlo verso la fine del corridoio.
Qui aprì una cella.
“ Entrate…. Entrate pure…. “ esortò l’uomo.
E mentre il giovane vi faceva il suo ingresso, la guardia restò pensierosa a meditare tra sé e sé, chiudendo questa volta la porta con maggior esitazione.
Avvolto in quella che era diventata ormai una semioscurità ben familiare, Tehan si riprometté questa volta di non venir meno ad un atteggiamento che lo facesse apparire per davvero un invasato suddito di Nejef .
Ma mai si sarebbe aspettato che suoi piani sarebbero stati presto sconvolti, da ciò che i suoi occhi poterono scorgere appena:
una ragazzina! Forse dieci anni poteva avere, non di più. Ed era rinchiusa in quella lurida e tenebrosa prigione…
Il giovane restò pietrificato.
E le parole che gli rivolse la creatura, lo trafissero a tradimento:
“ Chi siete? “
Tehan allora le si presentò:
“ Sono venuto per… ”
Ma inesorabile si bloccò nel verbo e solo in mente riuscì a completar discorso:
“ …per imprecare contro questa bambina!? Come potrei mai…. “
Allora, essendo silenzio padrone, fu quest’ultima a rivolgergli parola:
“ Sapete… siete vestito come quelle persone che vedo da un po’ di tempo, che urlano cose che non capisco…
Io mi spavento, piango… e più piango, più urlano… dovete forse urlare anche voi??? “
“ No.. no.. perché dovrei… urlare??? Perché dovrei dire quelle brutte cose… “ mormorò Tehan.
“ Allora voi non siete uno di quelli! “ si rasserenò la bambina.
“ No piccola, no… “ rispose, scuotendo lievemente il capo.
“ Allora posso fare una cosa, senza che vi arrabbiate? “ chiese timorosa.
“ Certo… piccola… “ annuì il giovane.
“ Posso… sigh …… posso… mettermi a piangere… allora…. Senza che nessuno si metta a urlare???
Sigh… “ e scoppiò in lacrime.
“ Piccola, piangete! Piangete pure…. “ la consolò Tehan, colpito da quella reazione.
“ E ditemi… perché mai una bambina è in questa cella? “
“ Perché sono scappata dal Palazzo Reale… dalla dimora dei fanciullini di corte…” gli spiegò.
“ E perché siete scappata? “ chiese il giovane.
“ Perché ho iniziato a fare dei brutti sogni…” sospirò.
“ Che genere di sogni? “
“ Ho sognato che avevo una mamma e un papà che passavano tutto il giorno a litigare…
ho sognato che incontravano gente cattiva che urlava contro di loro… “
Poi si interruppe quasi soffocata da prorompenti singhiozzi. E di nuovo:
“ Ho sognato che un giorno… sigh… mi sono svegliata… e non vedevo nient’altro che buio…
E allora ho cominciato a gridare… sob…
<< MAMMA! MAMMA! CHE FINE HA FATTO LA LUCE??? >>
e lei mi rispondeva:
<< LA LUCE NON LA VEDRETE PIU’! E’ANDATA VIA COI VOSTRI OCCHI! >>.

Dopo quel risveglio… soltanto il buio… le grida… sigh… le lacrime…
Ed io che volevo stare con gli altri bambini… volevo giocare con loro…
Non potevo nemmeno vederli… solo il buio mi faceva compagnia!!!
Finché un giorno un signore mi disse:
<< Entrate nel mio giardino, vi ridarò la luce! >>
ed io accettai felice… “
Solo allora si arrestò l’inesorabile racconto degli eventi, mentre la bimba continuava a piangere.
Tehan le si avvicinò, affinché le sue mani potessero sfiorare il suo volto, come conforto.
E in risposta a quel gesto, ella così parlò:
“ La vostra carezza mi ricorda gli ultimi sogni che ho fatto…
Carezze sognate… o forse carezze reali….
A me quest’ultime sembravano…..
Le carezze tenere di una mamma…
Una mamma che mi dice:
<< Piccola, qui con me non vi potrà succedere più nulla!!!>>.”
E intristendosi, proseguì:
“Ma anche una mamma che per i miei occhi era solo un’immagine sfocata…
E che per il resto del mio corpo era un odore… Un calore…
Ma che io sono sicura esista davvero! “
E, profondamente scossa nell’animo, dalla tasca estrasse un oggetto, porgendolo al giovane.
“ Questa rosa che è qui con me, me l’ha data lei…
Voleva che tornassi da lei… ed io … sigh voglio tornare da lei!!!
Perché non posso tornare da lei???
Perché ogni volta, qualcosa mi strappa da lei???”
Esclamò disperata di fronte ad un Tehan sempre più emotivamente coinvolto.
Che di nuovo udì quella stessa conclusione:
“ Forse perché non è… la mia vita???
Ma allora…sigh…
qual è realmente la mia vita?
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23/04/2005 21:57
 
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I custodi
Il pianto di quella bambina era stato per Tehan come una profonda ferita;
una ferita lacerante che pareva arrecargli tanto più dolore, quanto più si allontanava da quella creatura, uscendo dalla cella.
Ma nemmeno un po’ poté rasserenarsi l’animo, affinché la ferita potesse rimarginarsi!
Appena fuori, infatti, i suoi occhi s’incontrarono con quelli di cerbero, qual era guardia che in quell’occasione si era posta di fronte alla porta ad attenderlo.
“ Avete compiuto quel che dovevate? “ chiese costui con aria sospettosa.
Il giovane annuì, visibilmente infastidito.
“ Quindi “ continuò l’uomo “ avete ben compreso che domattina la bambina sarà condannata? “
Tehan sbottò: “ Credo invero di averlo compreso! Non vi era bisogno di precisazione alcuna! “
La guardia allora si incupì in volto e lo esortò a seguirlo.
Pochi passi bastò muovere, perché giungessero ad un incrocio:
il lungo corridoio si apriva a destra e a sinistra in due stretti passaggi di cui era impossibile intravedere la fine.
Con decisione la guardia voltò a manca;
camminando in quella direzione, Tehan ebbe la sensazione che non solo pareti opposte volessero inesorabilmente stritolarlo per quanto fossero vicine,
ma che anche soffitto volesse impedirgli di procedere in posizione eretta.
Ma quando pensava che sarebbe infine giunto il momento di proceder carponi, per quanto passaggio si facesse impervio, ecco il cammino allargarsi in un’ampia sala illuminata da ardenti bracieri.
Di fronte a loro, si ergeva una maestosa porta bronzea.
“ Qui alloggiano coloro che perpetrano inganni ai danni dell’imperatore!!! “ proclamò sontuoso il soldato.
Con un movimento della mano aprì la serratura di quella porta e invitò il giovane ad entrare.
Tehan mosse pochi passi appena in quel luogo e ne percepì d’impulso il gelo e l’oscurità solo in parte attenuati dal varco lasciato aperto alle sue spalle.
Ma d’improvviso anche quel varco si chiuse.
E quei due nemici lo invasero completamente.
Ben prima che potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo, udì voce sguaiata gridare:
“ AH! AH! ALLA FINE GLI IMPOSTORI FINISCONO PER ROVINARSI CON LE PROPRIE MANI!!!
“ MA… COSA DIAMINE STATE DICENDO??? “ esclamò Tehan, comprendendo di esser stato imprigionato
“ CHE NEJEF POSSA….. “
“ SMETTETELA DI NOMINARE NEJEF INVANO!!!! VOI NON SIETE UN BARTANICO!!!! UN BARTANICO SA BENE CHE I MOCCIOSI NON VENGONO CONDANNATI…..MA ESILIATI NELLE BOLLE MENTALI!!! “
strepitò la guardia.
“ Le bolle mentali…… “ mormorò il giovane.
“ E adesso inganno che voi cercaste di porre.. vi si ritorcerà contro!!! Nemmanco avete idea del luogo in cui inconsapevolmente siete entrato!!! “ urlò l’uomo, che tenebroso saluto gli rivolse:
“ Addio!!! “.
Sgomento avrebbe dovuto invader Tehan a quel punto…
Ma tutt’altri pensieri lo inquietarono:
le bolle mentali.
Qualcosa di cui aveva già sentito parlare e che pareva trasmettergli forte preoccupazione al solo pensiero.
Il suo rimuginare fu però presto troncato dalla visione dapprima tenue e poi sempre più prorompente di tre bagliori.
E quei bagliori presero lentamente forma di spaventoso spettacolo:
tre chimere avvolte in uno sfavillante manto dorato e dallo sguardo palesemente minaccioso.
Per poco davvero Tehan poté restar fermo ad osservarle,
perché repentina una delle tre belve lo assalì, ferendolo al braccio destro.
Quasi contemporaneamente un’altra lo attaccò violentemente al capo e lo fece cadere a terra.
La terza belva allora, immobile fino a quel momento, sprigionò impetuosa fiammata.
Ma Tehan, rimasto sulle ginocchia dopo i colpi ricevuti, non sembrò soffrire quel potere.
Allora le tre belve lo accerchiarono.
E tutte e tre insieme lo colpirono con un nuovo potente getto di fuoco.
Ma anche all’unisono, non parvero compier danno.
Allora il giovane si alzò.
Agitò le braccia in convulsi movimenti
e levò imponente grido:
“ VI FARO’ VEDERE IO COME SI ATTACCA COL FEROCE FUOCO!!!!!!!! “
E dal suo corpo intero scaturì come una devastante spirale di fuoco che colpì tutte e tre le chimere schiantandole al suolo.
Due di esse svanirono nel nulla, stroncate all’istante da quella violenza.
La terza invece cercò di rimettersi in piedi.
Tehan allora si infervorò come per infliggerle il colpo di grazia,
ma d’improvviso s’accasciò sulle ginocchia,
come se le forze l’avessero abbandonato.
Frastornato, guardò la propria veste e pensò:
“ Accidenti! Mi ero dimenticato di quanto fosse gravoso il suo peso… “
Poi osservò di fronte a sé la belva in gravi condizioni e se ne meravigliò:
“ Ma… cos’ è successo qui??? “
Incredibile!
Pareva che forza devastante l’avesse posseduto per tutto il breve tempo di quell’impeto
e poi l’avesse di colpo abbandonato,
senza lasciar di se stessa nemmanco il ricordo.
La chimera chinò il capo, quasi a riconoscere la sconfitta, poi emise un ultimo rantolo e crollò a terra.
Tehan si accostò in modo accorto al suo corpo. Sul dorso vi era una chiave.
L’afferrò.
Appena essa fu in contatto con il palmo della sua mano,
voce tonante si diffuse:
Affrontato avete i custodi di sacra chiave in feroce tenzone,
e uccisi loro, vi siete addossato la solenne maledizione:
se vivo resterete, gloria avrete;
se tra queste mura perirete, nuovo custode sarete.

E ultima parola fu intonata,
che luce intensa l’accecò.
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25/04/2005 20:40
 
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Yowon, l'imperatore.
Sarebbe stato impossibile per chiunque percepire la benché minima emozione dallo sguardo di Yowon:
occhi gelidi, inespressivi, che risaltavano su di un volto solcato da profonde rughe
e accarezzato appena sulla fronte da canuta capigliatura.
Fasciato in una regale uniforme da ricevimento,
l’imperatore stava seduto su una comoda sedia rivestita di velluto, di fronte alla finestra di una sua camera privata, accarezzando il folto manto di un maestoso cane lupo. Un animale che dalla sua bocca semispalancata lasciava trasparire il profilo di denti aguzzi e dai suoi occhi una spaventosa carica di aggressività.
Solo il calore che gli trasmetteva la mano del suo padrone pareva renderlo mansueto, in un quadro di innaturale immobilità.
Ma l’empatia tra uomo e animale fu troncata dal secco bussar di porta.
E come Yowon digrignò i denti per il nervosismo, anche l’animale parve per un istante mostrarli e arrotarli rabbiosamente come in atto di mordere.
“ Avanti! “ gridò infastidito.
Mosse qualche passo appena nella camera, un affascinante uomo dall’età indecifrabile: una bionda chioma ribelle e alcune cicatrici sul volto ne tradivano il passato da guerriero, ma la cura delle sue mani e del suo vestiario ne sottolineavano l’attuale vita da facoltoso uomo di corte, avvolto com’era in un pregiato mantello di lana, che copriva quasi per intero vestiti dai tessuti ben lavorati, arricchiti da sfarzosi gioielli sui polsi.
Yowon gli rivolse la parola:
“ Credo di riuscire a riconoscere il rumore dei vostri stivali fin da fuori la porta… “.
E sarcastico aggiunse: “ Come quello dei vostri bracciali, del resto… “
Poi si alzò in piedi voltando le spalle alla finestra, mentre il cane, irrequieto, si poneva seduto sulle zampe.
E sgarbato gli chiese:
“ A cosa devo la vostra visita, Kaelian? “
“ Sire “ gli si rivolse l’uomo con fare cerimonioso “ son venuto a rammentarvi i vostri impegni! I vostri cortigiani vi attendono con impazienza già da un po’… “ .
L’imperatore sbuffò rumorosamente.
“ Oh che seccatura!!! Come detesto dedicare anche una stilla del mio tempo a quei mediocri adulatori… “ e prese a marciare nervosamente per la stanza, prima di prorompere di nuovo:
“ Fateli aspettare.... Anzi, no! Dite loro che oggi non riceverò nessuno! “
Il suo interlocutore allora gli replicò contrito:
“ Come volete, sire, ma io da vostro consigliere personale, cercherei di ascoltare le esigenze dei vostri uomini di corte… “
Yowon sembrò compiere un lungo respiro per non esplodere d’ira, ma infine affranto sospirò:
“ Ah, … e va bene!!! Guardate ben in volto chi debba essere ricevuto… e fate entrare solo chi davvero vi pare non poter giungere alla prossima aurora senza parlarmi! Agli altri… dite che li riceverò domani stesso, dopo le solenni esecuzioni! ”
“ Sarà fatto! “ esclamò conciso Kaelian.
E si accomiatò dall’imperatore.
Ma pur essendo porta stata chiusa, questi non si rasserenò,
percependo l’incombenza di una nuova visita.
Ancora infatti udì bussare.
“ Avanti! “ gridò, stavolta più rassegnato che infastidito.
Un uomo completamente bardato in assetto da guerra, gli si presentò:
“ Sire, il capo delle guardie vi porge i suoi… “
“ Va bene… “ lo troncò Yowon “ risparmiatemi l’etichetta che ad uomo come voi per niente s’addice… e raccontatemi alla svelta cosa vi ha portato fin qui! “
“ Oggi è un grande giorno… era tempo che non succedeva qualcosa del genere!!! “ si esaltò l’uomo.
“ Cosa per l’esattezza? “ chiese incuriosito il potente.
“ Maestà, sappiate solo che la torre di Xamai sta facendo sventolare da almeno un po’ di tempo il vessillo blu! “ esclamò sontuoso.
“ Un vessillo blu??? Accidenti… devo dunque dedurre che le nostre prigioni imperiali stanno per esser aperte per qualche ospite importante! “ commentò soddisfatto l’imperatore, accarezzandosi il mento.
“ E’ un occasione di vanto per le nostre truppe!!! Col vostro permesso, vi farei portare un vino prodotto dai migliori vigneti! “ s’infervorò l’uomo.
“ Vada per il vino delle MIE vigne… “ precisò contrariato Yowon.
Che aspramente continuò:
“ Ma non vedo qual vanto ci possa esser per voi, visto che sappiamo bene a chi si debba dire grazie per questi regali… “
Il capo delle guardie allora restò intimidito in ossequioso silenzio, mentre l’imperatore
fece chiamare uomini della servitù, perché fosse portato da bere.
Ma ben prima che vini pregiati, fu il suo consigliere a varcare nuovamente la soglia della camera.
“ Oh Kaelian siete tornato! “ gli si rivolse stupito Yowon. “ Dalla vostra celerità, devo dedurre che forse nessuno aveva tutta quest’urgenza di parlare con me… Pertanto unitevi al brindisi che inizierà a breve!!! Un prigioniero importante dovrà presto esser accolto da voi nelle prigioni imperiali!!! “
“ Sire, con tutto il rispetto… “ fece Kaelian con voce preoccupata
“ non vorrei rovinarvi il brindisi… ma temo di dover esser per voi latore di una gran brutta notizia… “
E detto ciò, guardò assai torvo il capo delle guardie:
“ Osservando alla finestra ho scorto che la torre di Xamai sta sventolando da alcuni istanti il vessillo rosso e quello giallo! “
Yowon scoppiò in una risata feroce.
“ Ah ah ah ah … ecco quello che si meritano i superbi come un capo delle guardie come voi!!! ”
“ Ma…ma io …. Non so come sia potuto accadere!!! “ biascicò l’uomo.
“ Io invece lo so bene com’è potuto accadere! Da inetto quale siete vi siete circondato di altri inetti! E adesso qualcuno sta cercando di fare l’eroe!!! “ esplose di collera Yowon.
“ Colui che ha ucciso i custodi ed è entrato nel Palazzo, non avrà lunga vita! “ assicurò il comandante, evidentemente atterrito da quella rabbia.
“ Non deve aver lunga vita! “ tuonò minaccioso il potente. “ E mi auguro per voi che… diventi al più presto il mio nuovo custode! “
Il capo delle guardie accennò allora un goffo inchino e si precipitò fuori dalla camera,
mentre Kaelian restò solo con l’imperatore.
Quest’ultimo gli rivolse la parola, con un tono inaspettatamente aspro:
“ Kaelian, voi sapete quel che penso di voi, vero? “
“ Non comprendo cosa intendiate, Sire… “ fece perplesso l’uomo.
“ Non mi resta ancor molto da vivere su questo trono, e non m’importa di nasconder le mie considerazioni sugli esseri che mi circondano… “ affermò Yowon, e
avvicinandosi così tanto da poter sentire il respiro del suo interlocutore, gli rivolse sferzanti parole :
“ Credo che in questo momento mi potrei fidare di più di una vipera assassina che di voi…”
Kaelian restò attonito in ascolto senza fiatare.
E l’imperatore proseguì, tagliente:
“ Ma del resto voi dovete obbedirmi, perché vi conviene ancora farlo…finché IO sarò imperatore! “.
Non constatando alcuna reazione da parte del suo consigliere, Yowon tornò lentamente a sedere e la sua mano riprese intimo contatto col manto del suo cane lupo.
Poi si schiarì la voce e parlò di nuovo:
“ Ma un’altra cosa è certa: se siete diventato il mio consigliere personale, è perché
non ho dubbio alcuno sulla vostra scaltrezza… “ e, arrestatosi per un momento, concluse:
“ Ecco perché affido a voi, sovra tutti gli altri, il compito di liberarmi da questo curioso viandante impiccione!
E nel più assoluto silenzio, ovviamente… “
A quel punto, Kaelian prese il coraggio a due mani per pronunciar verbo.
E dalla sua bocca uscì uno scarno:
“ Sarà fatto…” .
E lesto, abbandonò la camera.
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28/04/2005 20:13
 
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Il cortile dell'Avorio
Appena luce si fu dissolta e i suoi occhi poteron riprendere a vedere,
Tehan restò senza fiato per il nuovo contesto che gli si mostrava.
Come se fosse stato possibile squarciare le mura di ambienti oscuri e soffocanti
ed improvvisamente esser catapultati in uno spazio aperto, pregno di vita,
adesso il giovane si ritrovava in un ampio cortile,
brulicante di gente e contornato da affascinanti edifici,
alla luce d’un pallido, ma pur gradito sole.

Che posto era mai, quello in cui si trovava?
Guardò attorno a sé
e parve trovar risposta
in un sontuoso monolito di pietra:

“ IL CORTILE DELL’AVORIO
V’ ACCOGLIE IN TUTTO IL SUO SPLENDORE:
SOL PICCOLA PARTE
DEL PALAZZO DI YOWON, SUO SIGNORE “

“ Il cortile dell’Avorio… “ pensò tra sé e sé Tehan.
“ E’ forse questo il luogo che introduce al palazzo dell’imperatore!? “
Immerso in sensazioni intrise in egual misura di perplessità e meraviglia,
il giovane osservò inquieto le persone che numerose si aggiravano, e si domandò:
“ Ma com’è possibile che io mi sia ritrovato d’improvviso in questo posto e nessuno m’abbia visto?
Qui non c’è traccia alcuna di porte o varchi… “
Poi rifletté sul suo recente scontro e concluse:
“ Forse da quelle orribili creature nell’oscurità delle prigioni, si è scaturito qualche incantesimo a me ignoto… “
Si convinse pertanto che effettivamente questo fosse accaduto.
Si sistemò accuratamente il cappuccio sopra la testa e fece particolar preghiera:
“ Spero che con questa veste indosso, almeno tra queste mura,
io possa non destare turbamento alcuno, in coloro che animano questo luogo! “
Poi, aguzzando gli occhi,
scorse non troppo lontane le sagome di due edifici adiacenti…
Incuriositone, pensò di farne la prima meta del suo cammino.
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01/05/2005 15:07
 
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L'Armeria Imperiale
Di fronte a Tehan si parava l’imponenza di due strutture, che scritte a caratteri cubitali presentavano come l’Armeria e la Biblioteca Imperiali.
“ Accidenti! “ commentò. “ L’armeria e la biblioteca in due edifici separati dal resto del Palazzo Reale… “ e guardandosi attorno, esclamò estasiato: “ E’davvero incredibile la vastità della dimora di Yowon! “.
Trovandosi di fronte ad una scelta, il giovane decise di recarsi in primo luogo nell’armeria: egli reputava infatti che dalla storia delle armi ivi custodite si potesse comprendere molto del passato della città di Rastebana.

Varcato l’ampio atrio che accoglieva i visitatori,
era possibile accedere in un salone dalle alte pareti,
a cui erano addossati arazzi raffiguranti valorosi uomini a cavallo e guerrieri in battaglia;
uno di essi in particolare, più sontuoso degli altri, rappresentava l’imperatore Yowon in combattimento,
come scritta sotto impressa recitava: “ Yowon, il condottiero “.
Nel suo complesso,
il salone ospitava su robusti tavoli in quercia
le lame larghe e acuminate di gladi e daghe,
come le lignee aste di lunghe lance
stese su velluti di bianco lucenti.
Ma il candore di quegli stessi, era a tratti interrotto da purpureo colore.
Lo stesso che Tehan ben poté notare, a far da giaciglio per
lancia di forgia assai pregiata che si era arrestato a guardare con particolare attenzione.
Mentre era assorto a fissarla, anche qualcun altro si interessò ad essa.
Il giovane si voltò appena e vide un uomo elegantemente vestito che pareva star illustrando le meraviglie dell’armeria ad un vispo adolescente.
“ Con questa lancia il comandante Seakel combatté eroicamente contro l’esercito di Drenabarte! “ proferì orgoglioso l’uomo, indicando l’arma.
Il ragazzo la guardò con occhi appassionati ed esclamò:
“ Padre, spero un giorno di poter diventare valoroso come costui! “
Ma l’uomo si oscurò in volto. E severo:
“ Beh.. di esser come lui valoroso ve lo auguro di cuore… spero che in realtà follia non vi colga come con lui ha fatto! “
“ Cosa intendete dire? “ chiese intimorito il ragazzo.
“ Il velluto porpora che vedete è il velluto su cui posano le armi degli alti traditori. “ gli spiegò.
“ Degli alti traditori? Ma padre, non avevate appena decantato il suo eroismo? “
“ Oh certo, figliolo! I comandanti sono sempre stati uomini valorosi…
e vorrei vedervi pregno delle loro virtù piuttosto che dell’inettitudine delle guardie imperiali!!!” disse con enfasi l’uomo, ponendo una mano sul capo del figlio. E mesto continuò:
“ Ma errore ha colto questo comandante, che è venuto meno alla Somma Legge di Rastebana…e domani sarà per questa condannato! “
“ Ma di che legge si tratta? “ domandò il ragazzo.
“ Non saprei spiegarvelo di preciso… Quel di cui lo accusano è il fatto che la sua mente abbia varcato i confini di questo mondo… “ spiegò vagamente il padre.
“ Non comprendo… “ restò perplesso il giovane interlocutore.
“ Forse col tempo… molto tempo…comprenderete… “ lo rassicurò l’uomo.
E poco silenzio vi fu, prima che altra domanda venisse posta dal giovinetto:
“ E adesso chi è alla guida dell’esercito? “
Il padre abbassò lo sguardo e quasi con malinconia rispose:
“ Al momento non è stato trovato ancora un uomo all’altezza…
ed in questo frangente di relativa pace, Yowon non si è ancora preoccupato di una nuova investitura…
pertanto il capo delle guardie è attualmente alla guida anche dell’esercito. “
“ Ed è anch’egli un uomo virtuoso? “ chiese il fanciullo.
“ Tutt’altro…” rispose il genitore, scuotendo il capo. “ E’solo un superbo … che si è fatto strada più con l’inganno che con il valore… ed è infin giunto alla massima carica che potesse essere attribuita ad un inetto… capo delle guardie imperiali, appunto! ”
“ Ma padre, non dovrebbe essere invece incarico di prestigio? Non son forse le guardie che difendono Rastebana? “domandò.
“ Badate bene! “ intonò solenne l’uomo. “ Le guardie si limitano a punire coloro tra gli abitanti della roccaforte che vengano meno alla Somma Legge… e non sono certo loro a stabilire chi debba esser punito, ma cariche ben più importanti della città!
E’ l’esercito invece che, muovendosi per il deserto del Gaab, rinforza la barriera del nucleo che difende la roccaforte. Ed essa impedisce l’ingresso di estranei! “
E dopo quel discorso, chinò il capo e tristemente aggiunse:
“ Ma senza comandante, anche l’esercito è allo sbando!
Ecco che così oggi un intruso è entrato nel palazzo! E questo con un comandante alla guida dell’esercito non sarebbe successo! “
Dopo aver ascoltato, rapito, quelle parole, il ragazzo proferì di nuovo verbo:
“ Padre, voi dite che le guardie siano incapaci…
Eppure oggi ho sentito alcuni uomini tra loro, vantarsi della presenza di un prigioniero importante nelle prigioni imperiali! “
“ Oh sì… gran vanto per le nostre guardie,
pagare mercenari in giro per altre dimensioni, perché catturino cavalieri che han compiuto sgarbi a Nejef o ai suoi seguaci! “ proruppe sarcastico l’uomo.
E, guardando in alto come per ricordar qualcosa, continuò:
“ Sapete figliolo, ho anche presente uno di questi, per così dire, avventurieri…
Mi torna in mente l’immagine di un uomo con due occhi di colore differente… forse è stato proprio lui a condurre qui il nuovo prigioniero! “
“ E quale sarà il destino di quest’ultimo? “ domandò il fanciullo.
“ Ritengo che più tardi sarà visitato da Kaelian, il consigliere personale dell’imperatore e, in quanto nemico del Sommo, sarà con ogni probabilità giustiziato domani all’alba dopo i condannati di Kharaba…” sentenziò l’uomo.
Il ragazzo annuì.
Poi il padre gli diede una pacca sulla spalla e lo invitò a seguirlo:
“ Adesso venite con me, ho ancora tante altre cose da farvi vedere… “
E i due si allontanarono dalla lancia che era stata all’origine della loro discussione.
Tehan vi aveva assistito, senza che lo avessero degnato della benché minima attenzione,
ed aveva ascoltato silenziosamente senza lasciarsi sfuggire nemmeno una parola.
Di tutto quel dialogo,
qualcosa in particolare lo induceva a riflettere: l’immagine dell’uomo dagli occhi di colore diverso…
Ma stavano forse parlando di Felsiner? E se stavano parlando di lui, chi era poi il prigioniero in questione?
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03/05/2005 15:49
 
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La Biblioteca Imperiale
Dopo la visita all’Armeria, Tehan pensò di varcar la soglia anche dell’adiacente Biblioteca Imperiale.
Nell’elegante cornice di pavimenti in marmo, pareti affrescate e librerie in legno pregiato, il giovane non poté non restar ammaliato anche dallo sconfinato numero di tomi ordinatamente disposti.
“ Magnifico! “ esclamò, restando a bocca spalancata. “ Peccato non poterne ampiamente usufruire… “
Egli infatti percepiva chiaramente di non aver tanto tempo a disposizione per potersi dedicare alla ricerca di testi che lo aiutassero nella sua missione; riteneva invece che sarebbe stato meglio tener ben presente quel luogo, caso mai per una visita successiva, laddove nel corso della sua perlustrazione all’interno del Palazzo, avesse trovato qualcosa di più specifico su cui indagare.
Fu cosi che dopo un breve giro, in cui Tehan osservò diverse persone assorte in silenziosa consultazione,
credette fosse giunto il momento di dirigersi verso altre mete.
Ma nemmeno poté voltarsi verso l’uscita, che suoi orecchi furon attratti da tenue ed indecifrabile verbo umano, che d’improvviso venne ad insidiare l’innaturale silenzio in cui era immersa la biblioteca intera.
Si guardò attorno come per scovarne la fonte e dopo poco scorse, seduti in disparte ad un tavolo seminascosto da imponenti librerie, un anziano e una fanciulla intenti in pacata conversazione.
Avendo cura di celarsi dietro quella montagna di libri, restò lì, sperando di poter trarre da quel dialogo qualche preziosa informazione, come nell’Armeria.
Con lo sguardo rivolto su di un libro apparentemente dedicato alla scultura rastebanita, Tehan cercò di focalizzare tutta la sua attenzione sulle parole dei due interlocutori.
Le prime che riuscì ad udire distintamente furono quelle del vecchio:
“ … e adesso è bene che vi spieghi alcune cose importanti nella traduzione di questi antichi testi.
Ma innanzitutto mi preme chiedervi che cosa sappiate voi del nafarense… “
“ In verità ne ho sentito parlare come del linguaggio del passaggio… “ rispose vagamente la giovane.
“ Giusto… “ annuì compiaciuto l’anziano. “ Il nafarense è la lingua che potenti esseri adottano per il passaggio da dimensione maggiormente benefica a dimensione malefica. Ma avete per caso idea del perché un mago possa a volte adottare il linguaggio imperiale assieme al nafarense? “
La ragazza restò in pensieroso silenzio, fino a sussurrare imbarazzata:
“ Uhm… questo lo ignoro…. “
L’uomo allora storse le labbra in una smorfia di disappunto e con pazienza spiegò:
“ Quando un mago deve coinvolgere in un proprio incantesimo, difensivo od offensivo che sia, un altro essere umano cosciente che non abbia questo potere… allora porrà l’invocazione in doppia lingua…
se per esempio io fossi un mago potente e volessi trasportarvi da una dimensione ad un’altra e padroneggiassi l’arte del fuoco, griderei << Samameth! Fuoco Sacro! Samameth! >> “
La fanciulla lo ascoltò attenta e quand’egli ebbe concluso, gli domandò:
“ Maestro, credo di aver compreso il vostro discorso, ma voi avete parlato di persona cosciente… e se invece codesta persona cosciente non fosse? “
L’uomo rispose semplicemente:
“ Allora il mago si limiterebbe ad invocare in nafarense… “
La ragazza rimase a meditare con una certa perplessità su quelle informazioni finora a lei ignote.
Il suo maestro allora ne avvertì le difficoltà e pensò bene di incoraggiarla:
“ Mi raccomando! E’ necessario che voi conosciate queste cose, perché abbiamo bisogno di nuove genti che possano lavorare in questa biblioteca! “
Poi, un velo di malinconia lo avvolse, mentre continuava a rivolgersi alla sua allieva:
“ Una donna che custodiva questi sacri testi con me è stata purtroppo condannata… e domani il suo destino sarà compiuto. “
“ Sì, maestro… Ho saputo! “ fece la ragazza, sgomenta.
“ Ma perché? Perché è stata accusata di alto tradimento? “
“ Non saprei dirvi con esattezza…” rispose l’uomo, sconsolato. “ So che è stata punita perché… ha provato ad allontanarsi da questa terra… Ed ha violato la Somma Legge di Rastebana che prevede che i suoi abitanti debbano restare saldamente ancorati a questa realtà, altrimenti saranno puniti… e sarà quello che accadrà a questa donna nella Piazza della Genesi. La stessa dove successivamente sarà condannato anche il prigioniero che giunge da un’altra dimensione… “
“ E quindi il popolo domani assisterà anche alla condanna di quest’ultimo? “ chiese atterrita la ragazza.
“ Ah…” sospirò tristemente il maestro “ Come si vede che Rastebana vi tiene ancora saldamente legata a sé!
Ma credetemi…
La vostra salvezza presente sarà il non vedere chi viene da lontano;
ma in realtà la vostra salvezza futura sarà il distinguerne marcatamente i contorni.

La fanciulla restò pietrificata di fronte a quelle parole, tanto incomprensibili per lei.
L’uomo allora volle distoglierla da pensieri troppo gravosi per la di lei mente:
“ Orsù, mettiamoci al lavoro ora! La copia di questi tomi deve procedere alla svelta e il nostro lavoro è quanto mai fondamentale per tutto il Regno! “
e le sorrise invitandola a gettarsi a capofitto nella lunga opera.

Quand’ebbe constatato il silenzio che di nuovo avvolgeva la biblioteca, Tehan si allontanò lentamente dal posto in cui si era arrestato.
Nel dirigersi verso l’uscita, rifletteva dentro di sé sul fatto che non avesse poi saputo molto di cui non fosse già a conoscenza da quel dialogo. Forse solo qualcosa in più su quel linguaggio nafarense, che all’inizio gli era totalmente sconosciuto, era riuscito effettivamente ad ascoltare.
Ed in realtà, se ripensava anche solo per un istante a quegli ultimi nuovi particolari scoperti, provava una vaga e indefinibile sensazione di fastidio, che non sapeva proprio a cosa imputare.
Qualcosa che gli pareva di aver già provato fin dal risveglio nel rifugio di Tejedor.

[Modificato da Enzucc 03/05/2005 15.50]

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06/05/2005 18:13
 
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" Giochiamo per far vivere Rastebana! "
Quando Tehan ebbe abbandonato la Biblioteca, il suo primo impulso fu quello di levare il proprio sguardo al cielo: nuvole invadenti avevano preso il sopravvento su lucenti raggi, già da prima osteggiati, che in quel momento parevan esser stati inesorabilmente vinti.
Fu poi distolto dal suo osservare, quando avvertì uno scuotente brivido di freddo, segno di come si fosse fatto vivo anche uno sferzante vento gelido, a render quel ritratto ancor più cupo.
Eppure, aggirandosi per il Cortile dell’Avorio, Tehan trovò modo di distaccarsi da quelle grigie sensazioni,
lasciando che i suoi occhi potessero ancora ammirare lo splendore delle facciate di musei d’arte, di mostre di artigiani, di saloni di orefici… Tutte strutture che nel loro insieme rendevano ben radicata in lui l’idea che fosse propria del popolo rastebanita un’innata passione per le arti in ogni loro espressione.
Ma la sua mente non poté procedere a lungo, serena, lungo quei leggiadri sentieri…
Infatti, non era ancora lontano lo smarrimento evocatogli dalle conversazioni a cui aveva furtivamente assistito!
E fu proprio quando era immerso in quei pensieri, che riuscì a scorgere, seminascosta tra due sontuosi edifici, una stradina che era passata inosservata al suo iniziale sguardo.
Incuriosito, Tehan si avvicinò ad essa con passo svelto;
e più il suo sguardo ne delineava i contorni, più suoi orecchi udivano canti e urla in un caotico intreccio, provenire da quella direzione.
Quando mise piede nell’angusto ambiente di quella stradina, gli parve di toccar con mano un volto nascosto di Rastebana: quello della miseria, di genti dai vestiti laceri e contusi che improvvisandosi suonatori o cantastorie chiedevan con occhi supplicanti una moneta che li gratificasse della loro umile arte.
E Tehan procedette lentamente lungo quel vicolo su cui si proiettava l’ombra di uno dei due edifici, intimamente emozionato dai fragorosi suoni che lo attorniavano.
Dopo che ebbe mosso lunghi passi, cominciò ad intravedere come una luminosità attraente in fondo alla stradina: in quel momento, il sole aveva di nuovo fatto capolino tra le nuvole.
E assieme a quella luminosità, la sensazione che quella viuzza si stesse per aprire in un immenso spazio aperto.
E Tehan vi si ritrovò, appena ebbe compiuto poc’altro cammino;
ma mai avrebbe immaginato a quel punto, un simile spettacolo:
tra viali costeggiati da rigogliose siepi e verdi prati che offrivan sostegno a maestosi alberi, vide di fronte a sé quello che era senza dubbio un magnifico giardino.
E quel quadro era reso ancor più rappacificante da urla di bambini che correvano gioiosi.
Ma anche in quell’idillio, Tehan notò qualcosa che d’improvviso lo fece inquietare:
dei bimbi che giocavano a fare i guerrieri con dei bastoni, ma che… perbacco! Erano in tre e stavano per accanirsi contro una bambina!!!
“ Che cosa state facendo! “ accorse il giovane, scagliandosi contro i tre maschietti.
Ma ben prima che potesse raggiungerli, questi fecero cadere i bastoni e cominciarono un festoso girotondo attorno alla bambina, urlando: “ Paura! Paura! “
Tehan restò lì impalato a fissar la scena.
Poi i tre bimbi si allontanarono da quel luogo e corsero verso di lui, ignorandolo e quasi travolgendolo con il loro impeto.
La bambina invece restò ferma a guardare in direzione del giovane.
Rimase per un po’ assorta in quello sguardo.
Poi gli si avvicinò.
“ Chi… chi siete? “ gli domandò, intimorita.
Tehan, sorpreso dal sentirsi rivolgere la parola, rispose vagamente:
“ Sono una persona… che viene da lontano. “
“ Da lontano? Quanto lontano? “ chiese la bimba, intrecciandosi un dito tra i lunghi capelli, con aria perplessa..
“ Molto… lontano “ rispose il giovane, spianando il volto in un largo sorriso.
Allora la bambina, fortemente rasserenata, accostò il palmo della propria mano a quello del suo interlocutore.
Ma appena l’ebbe toccato, abbassò mestamente gli occhi:
“ Siete forse andato a trovare la mia amica? “
Tehan, inizialmente disorientato, comprese, poi, a chi si stesse riferendo e,
scosso, annuì lievemente col capo…
“ Sapete…” continuò la piccola “ giocavamo sempre insieme… poi però qualche giorno fa è andata via… sapete forse dove è andata? “ rivolgendosi con un visino triste.
“ E’… è in un altro posto… “ rispose il giovane, chiaramente consapevole di non poter raccontare la verità.
“ Oh… sta giocando in un altro posto? “ restò delusa la bambina. “ Forse non voleva giocare più con me? “
“ No… piccola.. cosa dite! Se ne è andata, perché… i bimbi devono fare anche altre cose, oltre a giocare… e lei è andata via per un po’, perché aveva altre cose da fare… “ spiegò Tehan, provando a narrare una storia che paresse credibile.
“ Ma noi bimbi dobbiamo giocare soltanto! “ si lamentò la piccola.
Il giovane allora la fissò severo e l’ammonì:
“ Ma ci sono tante altre cose che un bambino possa fare! Perché credete che i bambini debbano giocare soltanto? “
“ Perché noi….in questo giardino… Giochiamo per far vivere Rastebana! “ esclamò la bimba.
“ Per far vivere Rastebana!? “ sgomentò Tehan.
“ Sì… a noi bambini è stato detto proprio questo: << Bambini… Giocate! Pensate solo a giocare in questo giardino e solo quando vi sentirete stanchi, lasciate cadere i vostri corpi sull’erba. Più giocherete e più Rastebana potrà vivere.>> “
E timorosa aggiunse: “ E certe volte ci è stato detto anche così: << Badate che solo i bimbi buoni resteranno, quelli cattivi se ne andranno via! >> “
Tehan restò fortemente turbato da quel racconto.
Poi la bimba proseguì.
“ Sapete cosa mi ha raccontato la mia amica, prima di andare via?
“ Ditemi… “ la invitò a parlare, il giovane.
“ Mi ha raccontato di un bellissimo sogno… di una donna che la baciava e l’accarezzava, tenendola tra le braccia e che diceva di essere la sua mamma… “
E con aria interrogativa si rivolse a Tehan:
“ Ma è una cosa cattiva avere una mamma? “
“ Perché mai dovrebbe esserlo? “ rispose il giovane, atterrito,
ma ancora ignaro di ben più sconvolgente domanda, che gli sarebbe stata posta:
“ Ma allora perché la mia amica se ne andata via? E’ stata una bimba cattiva a sognare di avere una mamma!? “

[Modificato da Enzucc 06/05/2005 18.14]

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07/05/2005 19:22
 
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" Non troverete altra via al di fuori di me! "
Tehan era rimasto fortemente turbato dalle riflessioni della bambina;
e non solo le sue parole, ma anche la scena dei tre maschietti che si accanivano contro di lei,
si affacciavano con insistenza nella sua mente, trasmettendogli un’inspiegabile inquietudine.
Conscio dell’inutilità di restare ulteriormente in quel giardino,
il giovane decise di allontanarsene,
e non scorgendo nessun altra via d’uscita al di fuori del vicoletto che l’aveva condotto sin lì,
lo ripercorse a ritroso.
Cominciò a compiere pochi passi in quel rumoroso e angusto mondo,
completamente immerso nelle sue meditazioni,
finché gracchiante voce non ridestò la sua attenzione verso l’esterno:
“ Straniero, avete l’aria smarrita di chi non sa che sentiero percorrere… posso forse aiutarvi? “
Tehan si riprese di colpo dai suoi pensieri, e, voltandosi d’istinto, notò seduto contro il muro alla sua destra,
un uomo coperto da una rozza tunica scura e dal volto celato dietro una maschera d’argilla dalla triste espressione.
Il giovane, individuando in lui la persona che doveva avergli rivolto parola, disse:
“ Siete forse voi che potreste aiutarmi? “
L’uomo restò serenamente seduto e con un ampio cenno delle braccia, rispose:
“ Io conosco i dubbi che vi stanno assalendo e… potrei esser anche in grado di risolverne alcuni! “
E ironico aggiunse:
“ Purché abbiate una moneta da offrire a questo povero mendicante! “
Perplesso, Tehan prese a frugare nervosamente nelle proprie tasche, convinto in realtà di non possedere alcunché di valore. Ma con sua enorme sorpresa, scovò alcune monete nella sua veste sotto il mantello e le pose in bella mostra sul palmo della propria mano.
“ Oh… vedo che allora volete ascoltarmi! “ si compiacque l’uomo.
“ Sì… ma mi inquieta non poco il dover parlare con una persona che non mostri il proprio volto… “ si piccò Tehan.
“ Oh…. Me ne dispiace assai. Ma davvero siffatta maschera non fu fatta per scena, ma affinché io potessi celare il mio volto deturpato da feroci fiamme, agli occhi di genti troppo impressionabili… e artigiano mi fece tal maschera apposta, che triste volli, com’ero allora e son tuttora! “
Il giovane allora ne fu convinto e lasciò cadere una moneta nella mano del mendicante.
Questi la osservò.
“ Oooh! Una moneta bellissima! “ esclamò, meravigliato. “ Raffigura un volto umano con gli occhi chiusi… “
E in silenzio restò fisso a guardare Tehan, con insistenza.
Il giovane non resse a lungo quello sguardo e dopo un po’ distolse i suoi occhi dall’uomo, per osservar di nuovo la povera gente che abitava quel posto.
E notando che nessun verbo veniva più da labbra di mendicante, pensò lui di rivolger parola:
“ Mi sapreste dire chi sono questi esseri abbandonati a condizione così misera? “
L’uomo rimase ancora assorto in un mistico silenzio, finché d’un tratto sospirò e rispose a interrogativo postogli dal giovane:
“ Costoro sono gli spiriti di Kharaba! “
“ Spiriti!? “
“ Sì. I condannati, una volta giustiziati, divengono spiriti, obbligati per l’eternità ad abitare questo oscuro posto. “
Tehan restò attonito.
Poi fu il mendicante a parlar di nuovo:
“ Adesso voglio fare io una domanda a voi: avete per caso una vaga idea di chi io sia? “
Notando il disorientamento del giovane, egli si presentò così:
“ Io sono il sentiero che cercavate… colui che assapora le anime con cui viene a contatto e che apre i suoi cancelli a chi è giusto che venga fatta strada… “
Tehan resto alquanto scettico di fronte a quell’affermazione, e con quello stesso scetticismo, domandò:
“ E, di grazia, dove porterebbe mai, questo sentiero? “
Inaspettatamente l’uomo si alzò in piedi e con un impeto vigoroso delle mani, afferrò il giovane per le braccia, scuotendolo.
“ Non è forse alla corte di Yowon che volete arrivare? E se davvero questa è la vostra meta, credetemi! Non troverete altra via al di fuori di me! “
Allora, spavaldo, Tehan gli ribatté:
“ Se è vero quel che dite, allora fate in modo che io possa percorrerla! “
Il mendicante continuò a tener fermo il giovane per le braccia. E con tono di voce stavolta meno imponente, lo ammonì:
“ Io non avrò problema alcuno a farlo,
ma badate bene!
Finor molti non vi videro,
perché ciechi eran e ciechi rimasero;
e chi vi vide,
fu perché cieco più non era.
Costoro che incontrerete ora,
vi vedranno!
Ma non perché ciechi non siano,
ma perché lor potere
rese cosa vana che essi vedessero. “
Tehan espresse lieve titubanza di fronte a quella astrusa filastrocca; poi però la voglia di proseguire la missione assegnatagli prese il sopravvento:
“ Messere, ho bisogno di raggiunger il sommo potere di questa città… e non m’importa se sarà rischioso! “
Il mendicante continuò a scrutare il giovane, poi proferì parola:
“ Allora, sia fatto ciò che volete! “
E con un rapido gesto della gamba batté un piede per terra.
In un istante la viuzza si spopolò.
Rimasero solo Tehan e il mendicante.
Il giovane si atterrì.
E l’uomo lo scosse da quella sensazione, incoraggiandolo a voce alta:
“ Adesso percorrete il vicolo lungo la direzione da cui siete venuto: seguite la luminosità del sole e non potrete sbagliarvi! “
Senza che il mendicante dovesse aggiungere altro, il giovane si diresse pertanto verso la direzione indicatagli.
Verso una destinazione ignota…

[Modificato da Enzucc 07/05/2005 19.23]

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14/05/2005 12:39
 
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Il folle piano di Zalko
“ E dunque mi state dicendo che mio padre si è molto adirato con voi per colpa di quest’impostore entrato nel Palazzo… vero? “.
Zalko, terzogenito dell’imperatore, aveva posto quella domanda al capo delle guardie, senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla finestra della saletta adiacente al Salone delle Investiture.
E senza che i suoi occhi scuri, vuoti di luce, neanche facessero finta di incontrarsi con quelli del suo interlocutore, ricevette risposta:
“ Esattamente, signore… “
Soltanto allora, il giovane decise di voltarsi verso l’uomo.
Chiunque avesse avuto la possibilità di osservare Zalko in tutta la sua persona, non avrebbe non potuto rimanerne inorridito: un omaccione pingue, dalla chioma scompigliata e dal vestiario palesemente trasandato, su cui sovra ogni cosa spiccavano rozzi bracciali ed un vistoso ciondolo di pessimo gusto.
Con un sorriso idiota stampato sul volto, scrutò da capo a piè il capo delle guardie, per poi parlargli così:
“ Beh, mio padre non ha tutti i torti… un tempo questo non sarebbe successo! “
E truce precisò:
“ E se è successo è a causa della vostra inettitudine, Hrovat! “
L’uomo scrollò il capo in atteggiamento di infinita costernazione.
Ignaro però della spiazzante prosecuzione del discorso di Zalko:
“ Ma sapevo anche di potermi fidare della vostra inettitudine… che ha fatto sì che il mio piano per l’ascesa al trono potesse procedere lungo la giusta via! “
Hrovat si paralizzò in una maschera di stupore.
Dalla quale però fu ben presto scosso:
“ Cancellate dal vostro viso quell’espressione da babbeo…del resto dovreste sapere perché ho esercitato ascendente su mio padre, affinché veniste scelto come capo delle guardie! “
E avvicinandosi all’uomo quel tanto che bastasse, perché potesse esser invaso da sgradevole tanfo di vino da proprie fauci prodotto, aggiunse:
“ Solo voi potevate mettere a guardia dei cancelli, uomini di così basso potere spirituale, tale da non poter vedere alcun essere proveniente da altre dimensioni! “
“ Esseri di altre dimensioni!!?? “ esclamò inebetito Hrovat. “ Sono potuti entrare esseri di altre dimensioni, nonostante l’imponente barriera mentale nel deserto del Gaab !? “
Zalko affondò una mano nella folta barba, prima di lasciarsi travolgere da improvvisa enfasi:
“ In questo momento la barriera potrebbe attraversata da chiunque!
E questo perché mio padre, colui che la regge per mezzo del suo esercito, si sta indebolendo nella sua forza… e personalmente non bramavo che potesse accadere nulla di meglio!
E constatando la meraviglia di Hrovat, continuò nel suo discorso, rivolgendogli un sorriso beffardo:
“ Voi, poi, avete fatto il resto… facendo modo che un uomo di Tejedor potesse indisturbato penetrare nel Palazzo.. e sarà proprio lui l’artefice del gesto, da cui trarrò linfa vitale per la mia salita al potere! “
Il capo delle guardie allora, visibilmente colpito da tanto ardore, tentennò non poco a porre quesito al giovane:
“ Signore… perdonatemi, ma… come può un sol uomo recitare un ruolo decisivo nella vostra successione a Yowon? “
Allora Zalko si voltò nuovamente verso la finestra e, accostate le mani al vetro, spiegò con parole accurate:
“ Hrovat, io sono di gran lunga più potente dei miei fratelli… e la mia forza mentale è tale che io possa prevedere qualsiasi loro movimento e che ogni mia mossa sia invece imprevedibile ai loro occhi…
Sarà così che quest’uomo arruolato da Tejedor si introdurrà furtivamente nelle stanze di Kar… e lo avvelenerà nel sonno senza ch’egli possa accorgersene! “. E recando una mano al petto, come ad indicar se stesso, aggiunse: “ E sarò io stesso a dargli il potere affinché la sua presenza non venga percepita da mio fratello, quando inalerà le polveri della magia del << veleno di serpente >>! “
Gli occhi di Zalko parvero quasi voler uscire da lor orbite, mentre proseguiva in superbo impeto:
“ Quando poi solenni suoi funerali saranno celebrati ed io e mia sorella saremo davanti alla folla a tesserne tristi elogi, IO l’accuserò di averlo fatto uccidere! E quale prova di tal delitto, l’uomo di Tejedor si mostrerà alla gente quale assassino e ben in evidenza porrà gioiello da lei regalato quale ricompensa… “ e, mentre parlava, estrasse dal mantello una spilla tempestata di brillanti, aggiungendo con sottile ironia: “ Gioiello di cui in verità è stata privata a sua insaputa… “
Poi Zalko rivolse di nuovo il suo sguardo a Hrovat, proseguendo nella sua delirante previsione di accadimenti futuri:
“ Allora ella per istinto glielo strapperà di mano come per discolparsi… ma ignara ne trarrà veleno, di cui pregno, e d’istante cadrà morta…
Seguiranno attimi di sgomento tra la folla! Ma IO riprenderò in mano gli eventi ordinando alle guardie di arrestare quell’uomo che aveva potuto aggirarsi per il Palazzo a compier crimini, così indisturbato…
SARA’ ALLORA CHE LEVERO’ LE BRACCIA AL CIELO E IL POPOLO STESSO NON POTRA’ FAR ALTRO CHE ACCLAMARMI COME SUO NUOVO IMPERATORE!!!! “ e nel pronunciare le ultime parole, esplose in una risata così feroce, da far sbiancare in volto il pavido Hrovat.
E quest’ultimo, solo quando vide che il potente pareva placarsi da tanto invasamento, osò domandare:
“ Signore… mi…mi.. …sembra un piano ingegnoso… ma come pensate che questo giovane possa introdursi nel Cortile del Diamante, ove alloggiano i potenti di questa Roccaforte? Sapete bene che Minar il mendicante ha ordini ben precisi… solo i rastebaniti hanno accesso ai luoghi superiori e solo per le evenienze solenni! “
Zalko si accigliò infastidito prima di rispondere:
“ Minar già è stato da me istruito al proposito… e non escludo che il giovane sia già nei pressi del nucleo vitale di Rastebana… “
Poi il potente distolse la propria attenzione da Hrovat per mormorare tra sé e sé:
“ Certo…è un peccato che un giovane così coraggioso venga sacrificato per questa causa… ma del resto chi uccide due possibili imperatori non può non esser giustiziato! “
Respirò profondamente, come per voler abbandonare la surreale dimensione in cui era naufragato e, quasi con un’inaspettata rassegnazione, affermò:
“ Ma prima che io possa attuar questo diabolico piano dovrà compiersi la profezia… “
E tornò a fissare l’uomo di fronte a sé, prima che altro pensiero lo sfiorasse:
“ Se memoria non mi inganna… ora dovreste accompagnare Kaelian nella visita al nuovo prigioniero… “
Hrovat annuì tremante col capo.
Zalko allora lo congedò così:
“ Sarà ancora uno di quei cavalieri che provano a far gli eroi… Andate dunque! E fate sì, per quel che vi sarà possibile, che Kaelian sia sbrigativo nel decretare la condanna a morte di costui… “
E udito ciò, il capo delle guardie guadagnò mestamente l’uscita.
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Grande Eroe
19/05/2005 17:04
 
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" Io mi fido di voi... "
“ Non immaginereste mai cosa mi ha detto vostro padre… “
Nel profondo silenzio della sua camera privata, Yehoan fissava con aria interrogativa colui che si era a lei introdotto con quelle parole palesemente intrise d’ironia; avvolta in un lungo vestito azzurro degno di poter esser indossato sol da donna che avesse innato portamento regale, con pochi leggiadri passi, come di danza, si avvicinò all’uomo, esortandolo a continuare nel suo discorso con un lieve cenno del capo.
“ Mi ha detto che in questo momento potrebbe fidarsi di più di una vipera assassina che di me… “ affermò allora Kaelian, corrugando la fronte in un’espressione figlia più dello stupore che di real timore.
Percependo tanto l’ostilità di suo padre nei confronti di quell’uomo, quanto la strafottenza di quest’ultimo in risposta ad essa, lo ammonì, invasa da sconforto:
“ Dovreste ben sapere che per mio padre ogni essere di questo mondo è come un libro aperto. “
E, guardandolo ben negli occhi, aggiunse: “ E voi più d’ogni altro non avete fatto altro che mettervi in cattiva luce per colpa della vostra brama di potere. “
“ La MIA brama di potere!? “ esclamò Kaelian con le mani giunte al petto. “ Io sto lavorando nell’ombra per voi! “ continuò l’uomo “ Perché possiate esser voi e non uno dei vostri fratelli a salire al trono! “
“ Possibile che vi ostiniate a non capire? “ si smosse allora dalla sua femminile compostezza Yehoan. “ A me non interessa il trono! Non potrei mai desiderare simil fardello! “. E amareggiata, concluse:
“ Il vostro perseverare in quest’idea, non fa altro che rafforzare in me quello che è il mio pensiero poc’anzi esposto. “
E voltandogli le spalle, si lasciò cadere su una poltrona di velluto, chiusa in una triste rassegnazione.
Kaelian allora si mosse lentamente verso di lei; appena i loro occhi poteron incontrarsi di nuovo, le parlò:
“ IO posso anche comprendere che voi non vogliate il potere, ma… purtroppo per voi, qualcuno non deve esser bene a conoscenza dei vostri propositi… “
“ Che cosa intendete dire? “ mormorò perplessa Yehoan.
“ Zalko, vostro fratello ha progettato un piano davvero diabolico per conquistare il potere alla morte di vostro padre! “ sospirò l’uomo.
La giovane si rabbuiò d’istante.
Mentre il suo interlocutore proseguì inesorabile:
“ Ed è veramente raccapricciante come il suo piano preveda anche la vostra morte! “
A udir ciò, Yehoan sbiancò letteralmente in volto, riuscendo solo a biascicare quelle ultime stesse parole appena pronunciate: “ La mia morte… “
“ E non è tutto… mentre voi continuate con tutte le vostre forze a rinnegare un trono che potrebbe esser vostro… Zalko è già giunto a buon punto del suo progetto! “ insisté l’uomo.
Vi fu di nuovo silenzio in quella stanza.
Prima ch’egli si placasse nel suo impeto, per cambiar tono e far domanda apparentemente inspiegabile:
“ Avete per caso una vaga idea di dove sia finita la vostra spilla di brillanti? “ chiese alla giovane con un sorriso quasi beffardo.
Come pervasa da un fremito improvviso, Yehoan si alzò di colpo dalla poltrona. Convulsa prese a frugare tra i suoi effetti personali nel mobile di fianco allo specchio.
Ma Kaelian la gelò:
“ E’ inutile che vi affaccendiate… Non la troverete! Uno zelante cameriere da Zalko istruito ve l’ha sottratta a vostra insaputa… ed egli la impugnerà come prova per incolparvi davanti alla folla di un delitto che non avrete commesso! “
Con gli occhi lividi Yehoan si rivolse al consigliere personale del padre:
“ Quale delitto??? “
“ Quello di vostro fratello Kar! “ esclamò crudamente l’uomo. “ Che sarà ucciso nel sonno da un giovane che è da poco penetrato nel palazzo… un giovane che vi accuserà davanti alla folla di essere stata mandante dell’assassinio… e che di fronte ai vostri inevitabili rinnegamenti, risponderà… uccidendovi! “
Col terrore dipinto sul volto la giovane crollò sulla poltrona, intimamente scossa.
L’uomo si accostò a lei con animo consolatore e come se non stesse attendendo altro che cotanto sconforto, raccolse dalle sue labbra le parole che fortemente sperava di ascoltare:
“ Aiutatemi, Kaelian! Aiutatemi…. Ho paura! “
Paura.
Quella disarmante esternazione era come oro colato per la bramosa mente di Kaelian.
Paura.
Un sentimento nel quale far breccia per poter aver in pugno quella giovane e condurla come un burattino a quello che era il SUO piano: un impero retto da lei come imperatrice ed egli… consigliere? No! Vero e proprio reggente!
Fu così che con parole suadenti le sussurrò:
“ Yehoan, non preoccupatevi… il piano di Zalko è indubbiamente a buon punto… ma deve ancor compiersi la profezia prima che possa manifestarsi in tutto il suo essere! “ e scuotendola per un braccio, come a volerla risvegliare da un orrido torpore, le chiese: “ Ricordate cosa dica la profezia, vero? “
La donna annuì.
Allora Kaelian allontanò il proprio sguardo dagli occhi della donna e compì alcuni fieri passi nella camera, prima di insuperbirsi in spregiudicate considerazioni:
“ Zalko è solo un presuntuoso: crede di esser dotato di straordinari poteri mentali e… crede che gli eventi si stiano svolgendo secondo le sue congetture decisamente astruse. In realtà non ha il minimo sentore di quanto siano strane le cose che stanno accadendo in questo Palazzo! “
e torvo aggiunse: “ E in questo mondo… “
Yehoan, ancora smarrita in vortici di inquietanti pensieri, parve non curarsi di quell’invettiva.
L’uomo allora le si avvicinò con vigore e cogliendo il suo volto tra le mani, con le virtù proprie di un abile incantatore, le disse: “ Voi dovete soltanto aver fiducia in me! “
Lo sguardo della giovane parve perdersi nel vuoto.
Mentre l’uomo replicava:
“ Dovete aver fiducia in me, qualsiasi cosa vi sarà chiesta di fare e qualsiasi persona deciderò di coinvolgere! “
Yehoan sembrò far di tutto per evitare di incrociare i suoi occhi.
Così maleficamente persuasivi.
“ Soltanto così diventerete la nuova imperatrice! “ provò ancora a convincerla.
Ma ella parlò di nuovo come a volersi sottrarre a quel destino che vedeva impostole:
“ Perdonate… ma perché non potrebbe diventare Kar imperatore, come è giusto che sia? “
Il volto di Kaelian assunse un’ inaspettata espressione truce.
Fece appena in tempo ad allontanarsi dalla giovane che sbottò feroce:
Perché proprio lui non può diventarlo!!!!
Yehoan si atterrì di fronte a tanta ira e l’uomo si trovò spiazzato egli stesso dal dover giustificare quella reazione.
“ Cosa vi fa pensare che anche lui non stia tramando qualcosa???? “ domandò allora stizzito.
La donna restò senza parole: con gli occhi che sembravan quasi sul punto di cedere a tristi lacrime, riuscì appena a sussurrare, un quasi impercettibile:
“ Non so che dirvi… “ .
Allora l’uomo si ravvivò nella sua infida opera di persuasione e di nuovo di fronte a lei, disse:
“ Yehoan, che sia ben inteso, io non ho intenzione di far nulla che sia contro la vostra volontà! Ma nel momento in cui accetterete di ricevere il mio aiuto… vorrò la massima fiducia… “. E arrestatosi nel parlare, le chiese:
“ Voi avete fiducia in me? “
Tremante, la giovane gli rispose: “ Sì… sì… io mi fido di voi… “
Allora Kaelian la baciò sulla fronte.
E allontanandosi da lei, fece come per accomiatarsi:
“ Adesso perdonatemi, ma importanti faccende mi attendono. Un nuovo prigioniero va accolto e la mia presenza è a tal proposito indispensabile… “
E inchinandosi, la omaggiò:
“ Vi saluto, mia futura imperatrice! “
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Grande Eroe
24/05/2005 17:05
 
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Il Cortile del Diamante
Tehan non si attendeva davvero che la luce del sole potesse abbagliarlo in modo così veemente.
D’istinto protesse il suo volto con entrambe le mani.
Quando poi tentò lentamente di riaffacciare il proprio sguardo al mondo esterno,
gli parve di scorgere il profilo di un essere imponente spuntare da quella luminosità.
Ben prima che la visione potesse esser nitida, udì:
“ Benvenuto nel Cortile del Diamante, straniero! “
Appena gli occhi riuscirono a metter a fuoco,
di primo impatto gli sembrò che gli si parasse di fronte la propria immagine riflessa: un uomo anch’egli raccolto in lunga veste incappucciata propria di bartanico.
Tehan accennò un inchino, pensando allora di trovarsi davanti a figura che fosse realmente invasata adoratrice di Nejef.
Ma subito ne fu smentito:
“ Non temete… non sono quel che potrebbe apparire da queste vesti! Sono piuttosto una persona che sa bene perché siate penetrato tra queste mura. “
A quelle parole, il giovane fece un lungo sospiro di sollievo.
Osservò l’uomo di fronte a sé con curiosità; prima ne aveva notato l’imponenza, adesso cercava di scrutarne il viso: si rese conto in realtà di come fosse impossibile riuscire a penetrare in quegli occhi seminascosti da un cappuccio che unicamente naso e labbra lasciava scoperti.
Fors’anche infastidito dal non poter ben vedere in volto il proprio interlocutore, Tehan esclamò sarcastico:
“ Non credo che debba far molto piacere a questi bartanici che le loro vesti siano così utilizzate! “
L’uomo allora ribatté sereno:
“ Devo dirvi in verità che Felsiner mi aveva raccontato della vostra inquietudine interiore… e ora ne ho effettivamente avuto esempio! Temevate che fossi un bartanico e vi siete mostrato a me con un timoroso inchino; mi sono palesato a voi come un essere meno ignoto di quel che credevate e il vostro istinto vi ha condotto ad un’arrogante spavalderia. “
“ Mi avete accolto in questo posto per giudicare i miei atteggiamenti o per qualche altro motivo?? “ si stizzì allora Tehan; egli infatti era rimasto decisamente turbato da come quel personaggio fosse riuscito a farsi strada nelle pieghe del suo carattere in così poco tempo.
“ Uhm… sì! Ho decisamente qualche altro buon motivo! “ rispose l’uomo senza scomporsi, anzi, accennando un sorriso quasi fraterno. E continuò: ” Ho da poco terminato di conversare con Felsiner, il quale mi ha reso partecipe di tutto quel che avrei dovuto dirvi in questo frangente. “
Il giovane si illuminò:
“ Allora Felsiner è riuscito a penetrare nel palazzo?? “
L’uomo ignorò quella domanda, voltandogli le spalle e compiendo un ampio gesto con un braccio a indicargli come un punto lontano di quel luogo, che avrebbe dovuto osservare assieme a lui.
“ Vedete in lontananza quei vessilli sventolanti su quella torre? “
“ Sì. “ rispose seccamente il giovane aguzzando la vista. “ Mi sembrano… un vessillo rosso… uno giallo e… uno blu. “
Allora il misterioso personaggio proferì così:
“ Quella è la torre di Xamai! E quei vessilli simboleggiano lo stato attuale delle difese di Rastebana e del suo Palazzo. Il rosso e il giallo indicano che i custodi dell’ingresso sono stati uccisi… e che un intruso è entrato nel Palazzo… “ E arrestatosi un istante, sentenziò: “ Voi! “.
Allora Tehan intimorito constatò:
“ Quindi sanno che sono entrato nel Palazzo! “
“ Esattamente. “ annuì l’uomo.
“ E quindi non solo non ho la più pallida idea di quale sia il mio ruolo in questa missione… “ disse evidentemente agitato. “ Ma sarà anche più difficile muoversi tra questi luoghi a me sconosciuti, ora che mi hanno scoperto! “
“ Rasserenatevi! “ lo tranquillizzò l’uomo. ” In realtà non sarà tutto tanto più difficile di quel che poteva esser prima… “
Tehan lo osservò perplesso, mentre proseguiva nel suo eloquio:
“ In questo mondo vi sono soltanto due esseri che incontrandovi potrebbero riconoscervi come <>. E sappiate che una di queste è l’imperatore in persona… “
Poi inclinò lievemente il capo, prima di continuare: “ L’altra… è il suo consigliere personale Kaelian! “.
Il giovane rimase ossequiosamente in silenzio a rivolgere tutta la sua attenzione al suo interlocutore.
Il quale disse ancora:
“ Ed è proprio lui la persona che voi dovrete riuscire ad avvicinare! “
“ E perché mai??? “ chiese inquieto Tehan.
L’uomo gli rispose:
“ Perché quando vi avrà incontrato e riconosciuto, sarà lui ad agire in modo tale che gli eventi possano procedere secondo il disegno prestabilito… “
“ E dove potrei trovarlo? “ domandò ancora il giovane.
“ Presumibilmente starà per recarsi nelle prigioni imperiali… ad accogliere un prigioniero. “ gli disse l’uomo, accompagnando le sue parole con un vago cenno della mano.
“ Il vessillo blu che avete poc’anzi visto indica per l’appunto la presenza di un prigioniero… “
“… di un’altra dimensione! “ proruppe Tehan, troncando l’altrui discorso.
E per spiegare la sua conoscenza, chiarì:
“ L’ho già sentito dire da qualcuno nell’Armeria Imperiale… “
Il giovane, fremente, chiese allora lumi sulla sua missione:
“ Il mio compito è dunque introdurmi nelle Prigioni Imperiali spacciandomi per bartanico, nella speranza di incontrare Kaelian, giusto? “
“ Sì “ annuì l’uomo. “ Ma mi raccomando! Prestate attenzione anche ad ogni altra persona che incontrerete! Chiunque potrà vedervi e solo con la massima attenzione riuscirete ad ingannare le guardie e gli esseri tutti di quest’area del Palazzo! “
“ Non dubitatene! “ si inorgoglì Tehan.
“ Oh beh… io ne dubito un po’ invece… “ sottolineò l’uomo con una smorfia di disappunto.
“ Cosa state insinuando? “ lo aggredì il giovane.
Il misterioso personaggio si grattò il mento esprimendo tutta la sua perplessità:
“ Non vi pare strano che io e voi si sia potuto tranquillamente dialogare di tali argomenti, senza che nessuno ci degnasse della benché minima considerazione e per di più nell’area abitata dagli esseri più potenti di questo Palazzo? “
Tehan rimase di sasso, conscio di non aver assolutamente pensato a quel particolare.
L’uomo gli spiegò:
“ Nessuno avrebbe potuto né vederci né sentirci perché all’uscita del sentiero del mendicante vi ero io pronto ad accogliervi all’interno di una bolla mentale creata apposta per sfuggire agli sguardi indiscreti… “
e strizzando l’occhio aggiunse: “ e alle menti potenti… “
E fatto un lungo respiro gli rivolse ancora la parola:
“ Adesso il mio tempo è scaduto… la potenza richiesta per questo incantesimo è tale che io possa reggerla solo per poco tempo! “
E dandogli una pacca sulla spalla lo incoraggiò:
“ Ora, voltatemi le spalle e camminate dritto davanti a voi! “
Fu così che Tehan prese a muovere pochi piccoli passi senza aver neanche il coraggio di pronunciare alcun altro verbo; man mano che si allontanava da quel personaggio, i suoi occhi cominciavano a distinguere marcatamente i contorni di quel grande cortile che sarebbe stato scenario delle sue azioni future,

Mentre egli era immerso nella scoperta di quel luogo,
un uomo con due occhi dal colore diverso l’uno dall’altro lasciava cadere sulle spalle il cappuccio d’una lunga veste e meditava timoroso:
“ Spero solo che potremo esser pronti per affrontare, quel che inesorabilmente accadrà a breve… “
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Grande Eroe
30/07/2005 16:14
 
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Enzucc
Siete tuttora la mia anima
e tuttora il mio corpo…
ma adesso Enzucc si è ridestato…


Aver gli occhi chiusi ed in realtà esser consapevoli di aver già visto ogni cosa…
Come quella scritta rossa su di un campo nero….. Enzucc….
E poi rivivere un qualcosa di già vissuto…
il lento risveglio dei propri sensi,
la fastidiosa percezione della paglia sotto la schiena,
il progressivo rivelarsi di un acuto dolore al capo;
ma quella volta invece,
olfatto parve rimaner inerte,
occhi nemmeno parvero volersi affacciare all’esterno…
sol orecchi si ravvivarono d’un tratto:

“ Spero che il giaciglio della miglior cella delle prigioni imperiali di Rastebana sia stato di vostro gradimento…“
udì infatti da voce suadente.
Enzucc restò silenzioso.
“ Quand’è che una cella può essere di gradimento di qualcuno? “ meditò tra sé e sé.
Timidamente si aprirono le ultime porte ancor saldamente chiuse:
di fronte a lui poteva osservare un’imponente figura avvolta in un mantello di lana e dalla bionda chioma ribelle.
“ E cosa avrei fatto, per meritare di star qui? “ farfugliò il giovane, ancora frastornato.
“ Oh beh, strano che non lo sappiate… “ gli rispose l’uomo, guardandolo fisso negli occhi.
“ Piuttosto…. Qual è il vostro nome??? “
Il mago cercò allora di articolare le labbra in una risposta, ma in quel momento gli sembrava di non ricordare più nulla di se stesso…
“ Ebbene??? “ gli si rivolse impaziente il suo interlocutore.
“ En- zucc….. Enzucc, …….forse… “ balbettò.
“ Forse???? Beh… deve avervi proprio stordito quel giovane allora quando vi ha colpito!!!!! “ esclamò con un filo di ironia l’uomo.
Poi aggiunse:
“ Ma in fondo se siete vivo dopo un tal viaggio dimensionale, deve esserci qualcosa che valga la pena di esser indagato in voi ….. “.
“ Un viaggio??? “ chiese stupito Enzucc.
“ Certo… “ annuì deciso l’uomo. “ Un viaggio di proporzioni insostenibili per un normale essere umano… “
“ Un viaggio con destinazione finale qui nella roccaforte di Rastebana! “ concluse.
“ Rastebana? “ domandò il giovane evidentemente ignaro dell’esistenza di quel luogo.
“ Sì…. Una delle roccaforti dell’impero di Nejef…. Questa è la sua dimensione infatti! “ tuonò l’uomo.
Il giovane trasalì: era in pieno territorio nemico.
“ Enzucc! “ si sentì apostrofare. “ Se siete qui di fronte a Kaelian, primo consigliere dell’imperatore di Rastebana… è perché domani sarete giustiziato con tutta la solennità che si deve ad un feroce nemico del potere di Nejef! Chi vi ha catturato e condotto sin qui è già stato ricompensato degnamente ed ora non si attende altro che veder compiuta la fine dell’uccisore di Dewlana! “
All’ascolto di quel nome, il giovane vide scorrere dinanzi a sé tutte le immagini di quella precedente avventura.
E quando rapidamente la mente l’ebbe condotto a rivivere il crollo di quel piccolo mondo, rivolse lo sguardo al suo interlocutore, credendo che si sarebbe dovuto atterrire di fronte a quel terribile proclama. Eppure non percepiva alcun timore dentro sé… I suoi occhi continuavano a scrutare con intensità Kaelian come a voler affondare pienamente nella sua superbia… e a quest’ultima Enzucc volle come per istinto dar linfa vitale.
Sospirò tristemente come a voler lasciar trasparire tutta la sua impotenza di fronte a quella condanna. Poi si espresse così:
“ Se mi avete riconosciuto come colpevole di crimini secondo le vostre leggi, è giusto che io sia condannato…
Spero almeno mi sia concesso di potermi inchinare di fronte a Nejef, onde poterne riconoscere la superiorità “
“ Sì… “ esitò Kaelian… “ certo che sì… “
L’uomo era rimasto sorpreso da quell’atteggiamento: non si attendeva una rassegnazione tanto composta, né tanto meno una tale sottomissione…
E poi c’era ben altro a renderlo agitato: Nejef doveva aver già appreso della cattura di un personaggio che comunque era stato considerato come uno dei più pericolosi per il Regno del suo signore. Eppure egli non aveva ancora dato alcun segno di sé… Pertanto già qualche istante prima di entrare in quella cella aveva provato ad entrare in contatto mentale con il supremo padrone di quei domini, ma a nulla era valso.
Mentre era immerso nei suoi dubbi, Enzucc gli rivolse di nuovo la parola:
“ Quindi voi sareste il consigliere di Yowon… “
Kaelian lo fissò piccato, ma non poté pronunciare verbo perché fu ancora il giovane mago a parlare dopo poco:
“ Pertanto voi siete l’essere più potente di questo dominio! Dopo l’imperatore ovviamente… “
“ Cosa vi fa pensare nelle vostre vesti di prigioniero di poter parlare così liberamente dei sommi poteri di Rastebana? “ sbottò acido Kaelian.
Con estrema fatica Enzucc fletté il proprio busto in avanti come a volersi metter seduto, fletté le ginocchia ad angolo e quasi poggiò la testa su di esse. Appena infastidito da quella paglia deposta a cumulo che quell’uomo aveva osato chiamar giaciglio, riprese la parola:
“ E’ un peccato che un essere del vostro potere non si stia rendendo conto di quanti stiano tramando alle vostre spalle… “
“ Se vi state riferendo a Zalko e a quello stupido di Tejedor vi state sbagliando di grosso! Attendo solo che agiscano per fargliela pagare… “ rispose Kaelian altezzoso.
Il volto di Enzucc si spianò allora in un lieve sorriso, quasi come per istinto…
L’uomo lo fissò vagamente irritato… e forse non era tanto quel sorriso ad irritarlo, quanto le parole ascoltate prima.
Come poteva un prigioniero conoscere le gerarchie di Rastebana e come poteva essere a conoscenza dei complotti di corte?
“ Cosa ci trovate di tanto divertente??? “ si inviperì allora Il consigliere.
“ Sapete “ disse il giovane “ dovrei esser sgomento per ciò che mi avete detto… eppure … ora che comincio a riprender conoscenza, comincio anche a comprendere cosa mi fa essere… così sereno… “
Kaelian lo fissò immobile con occhi quasi spiritati.
Enzucc proseguì:
“ Il mio sonno è stato lungo e tormentato e ricordo ben poco di quel che lo abbia animato… però c’è ancor tuttora una voce che mi rimbomba nella testa… “
Poi guardò profondamente negli occhi il suo interlocutore:
“ Una voce che mi pregava di riferire qualcosa alla prima persona che mi avesse accolto al mio risveglio… “
Il consigliere di Yowon era tutt’un tratto venuto meno in tutta la sua superbia. Ora un appena percettibile tremolio si faceva strada nelle sue mani e il tono della sua voce era piuttosto preoccupato nel chiedere al giovane:
“ Cosa… cosa vi ha detto??? “
A Enzucc non parve vero di veder cambiare in modo così repentino l’atteggiamento del suo carnefice. Eppure adesso ricordava di qualcosa che sembrava poter trasmettere a Kaelian quella paura che invece sarebbe dovuta essergli propria in quanto condannato…
“ La successione… “ disse il giovane “ La successione è cominciata! “
Kaelian impazzì:
“ COSA ANDATE FARNETICANDO???? NON E’ POSSIBILE!!!! “
e gli si avvicinò così tanto da afferrarlo per il collo come a volerlo strangolare.
Ma Enzucc non si scompose:
“ Volete uccidermi? Fate pure… ma non saprete mai cos’altro ho da dirvi… “
Al colmo della collera Kaelian si allontanò irato dal giovane, scalciando violentemente una sedia contro un muro.
“ Tanto morirete domattina come già v’ho promesso… e non c’è certo bisogno che io acceleri i tempi!!! “ gridò furioso l’uomo.
Ma il mago sembrò non voler cancellare dal suo volto un’espressione serena, mentre affermava:
“ Io non posso esser preoccupato per l’esecuzione di domattina… Perché ben altro accadrà prima… “
Kaelian lo guardò ansimando.
Enzucc si fermò un istante, per poi concludere:
“ Prima dell’alba… RASTEBANA SARA’ UN CUMULO DI ROVINE!!! “
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30/07/2005 16:19
 
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OT Bellissima, impagabile! Grande Sir Enzucc!
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02/08/2005 17:45
 
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Un fardello inatteso
Il sole volgeva lento e inesorabile al tramonto, quando Tehan si ritrovò di fronte alla spettrale imponenza delle Prigioni Imperiali di Rastebana. Un massiccio edificio che in tutta la maestosità della facciata che si presentava ai viandanti, mostrava a malapena qualche minuscola finestrella a rompere la triste monotonia della grigia pietra.
A guardia di un robusto portone bronzeo, si ergevano due soldati in pesanti armature di ferro.
Ben prima che il giovane potesse accostarsi a loro, i due uomini scattarono sull’attenti, come in ossequio ad un potere superiore.
Tehan li fissò con aria interrogativa.
Ma la sua perplessità durò poco; si voltò appena e vide arrivare di gran carriera un uomo completamente bardato in assetto da guerra.
“ Ai vostri ordini comandante Hrovat! “ gridarono all’unisono le due guardie.
“ Il consigliere Kaelian ha già avuto accesso alle prigioni? “ chiese seccamente l’uomo.
“ Sissignore! “ risposero, senza nemmeno incrociare lo sguardo del loro comandante.
Questi allora sbuffò vistosamente, alzando gli occhi al cielo.
Poi quasi distrattamente rivolse lo sguardo verso Tehan; notando le sue vesti, gli chiese:
“ Siete forse il bartanico di corte? “
“ Sì! “ rispose imperioso il giovane. “ Son venuto a maledire l’anima del condannato ivi rinchiuso! “
Hrovat annuì ampiamente col capo. “ Allora, seguitemi! “ lo invitò a gran voce.

I due salirono lungo una larga scala contornata da ruvide pareti di roccia e a stento illuminata dai tenui raggi del sole che filtravano attraverso le poche fessure che pure dall’esterno si potevan scorgere.
Dopo che ebbero percorso lungo tratto, Tehan osservò come in effetti ogni venti gradini vi fosse un ampio pianerottolo dominato da un braciere ardente a interrompere la gravosa ascesa.
Un’ascesa che dopo aver incontrato almeno sei di quei bracieri cominciava a sembrargli davvero spossante.
Forse perché Hrovat aveva un’andatura molto spedita o forse perché aveva già tanto camminato, Tehan avvertì come il fastidioso emergere di un’indefinita sensazione di malessere. Pareva quasi che più salisse per quelle scale, più qualcuno si divertisse a caricare sulle sue spalle un fardello sempre maggiore.
Hrovat, voltandosi, si rese presto conto di come il giovane arrancasse qualche gradino dietro di lui:
“ Tutto a posto? “ chiese con aria preoccupata.
“ Sì sì… solo un po’ di stanchezza… ho bisogno di andare un po’ più lentamente, ecco tutto! “ rispose Tehan.
Il quale meditò tra sé e sé: “ Certo, costui è il primo soldato che mi capita di incontrare che sembra trattare i bartanici con riverenza estrema… “.
Ma mentre pensava a ciò, percepiva man mano l’insorgere di un affanno crescente. Il respiro si faceva sempre più difficoltoso e il cuore batteva sempre più forte, più superava quei maledetti gradini.
Quasi allo stremo delle forze, si passò la mano sulla fronte imperlata di sudore, sperando di tutto cuore che la cella del condannato non fosse ancora troppo lontana.
E le sue speranze divennero reali quando dopo un’altra interminabile rampa di scale gli apparve un angusto corridoio.
Appena raggiunta l’agognata destinazione, Tehan si appoggiò al muro nel disperato tentativo di recuperar fiato, mentre Hrovat avanzò deciso verso due soldati a guardia del luogo.
Dopo che ebbe brevemente dialogato con i suoi uomini, il comandante invitò colui che credeva un bartanico a raggiungerlo.
Ma appena quest’ultimo si privò del sostegno di rocciosa parete per attivarsi in nuovo cammino,
si accasciò pesantemente a terra.
“ Ma cosa vi succede??? “ esclamò Hrovat accorrendo in suo aiuto. “ Siete sicuro di star bene? Volete che vi faccia condurre in un posto dove possiate riposare? “
“ No… non è niente… “ ansimò Tehan, cercando di sollevarsi faticosamente sulle braccia.
“ E poi, devo portare a termine il mio incarico… prima! “ aggiunse, come a volersi incoraggiare.
E lentamente si rimise in piedi, grazie all’appoggio offertogli dall’uomo.

Nel mentre, la porta di una cella si aprì lentamente.
Ne uscì un uomo dalla chioma bionda di cui subito Tehan comprese l’identità quando Hrovat gli si rivolse con tono lamentoso:
“ Kaelian, avete già parlato con il condannato senza attendere la mia presenza? “
Il consigliere fissò il suo interlocutore con uno sguardo palesemente perso nel vuoto; il volto pallido e gli occhi scavati da profonde occhiaie erano poi il ritratto di una profonda angoscia che non poté non passare inosservata al capo delle guardie.
“ Ma… cosa vi è successo, Kaelian? Sembrate spaventato a morte… “ osservò infatti quest’ultimo.
“ Domani mattina! “ gridò l’uomo come se fosse stato risvegliato d’improvviso.
Hrovat lo guardò dubbioso.
“ Domani mattina vi sarà la solenne esecuzione! “ tuonò Kaelian, guadagnando frettolosamente l’uscita, senza
nemmeno attendere segni di risposta.
Il capo delle guardie scosse la testa pensando come non fosse la prima volta che il suo potere venisse ignorato dal primo consigliere dell’imperatore.
Eppure quella volta gli era parso di notare qualcosa di mai visto prima.
Angoscia.
“ In tanti anni che lo conosco non l’ho visto mai angosciarsi, neppure quando Yowon l’ha minacciato di morte… “ pensò.
Mentre vi rifletteva sopra, notò come il peso del giovane che si era appoggiato a lui, andasse sempre più aumentando…
“ Siete davvero sicuro di voler entrare? Da come vi state sostenendo a me, avverto che le forze vi stanno venendo a mancare sempre più… “
Ma Tehan fece un cenno con la mano come a indicare la cella in cui sarebbero dovuti entrare.
Allora Hrovat ordinò alle guardie di scortarlo all’interno della stessa, mentre egli si sarebbe preoccupato di sorreggere il bartanico nel suo cammino.
E così varcarono la soglia di quella porta che Kaelian aveva lasciato spalancata.

Seduto sulla paglia vi era un uomo con la testa nascosta tra le ginocchia avvolto in un lacero mantello blu. Questi, resosi conto della nuova visita, alzò il capo e diresse il suo sguardo in direzione dei presenti.
Era chiaramente un volto giovane: folti capelli scuri adornati da una fascetta bianca sulla fronte, gli occhi castani e un ironico sorriso sulle labbra.
Tehan lo osservò con attenzione.
E di nuovo
si sentì mancare.
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Grande Eroe
04/08/2005 19:15
 
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" E' colpa vostra! "
Il vostro sorriso mi fece arrossire come se fosse la prima volta.
I vostri verdi occhi mi risultarono impenetrabili come se non vi avessi mai conosciuto.
Vi allontanaste da me senza mai distogliere lo sguardo dal mio volto.
E il mio sguardo vi accompagnò fin sulla soglia di vostra dimora, pur lontano metri e metri.
Mi voltai sol quando foste entrata.
E mossi qualche passo sol quando porta fu chiusa.

Tre bambini giocavan a fare i guerrieri, ma…
perbacco! Si accanivano contro una bambina.
“ Fermi! “ li richiamai.
Ma essi fuggirono. E la bambina restò a piangere dinnanzi a me.
“ Perché continui a piangere? E’tutto finito! “ la consolai.
“ Ma io…” fece la piccola “ Non piango per me… piango per la vostra amata… “
E non potei comprendere se non quando assordante esplosione mi scosse.
Mi voltai di scatto e rimasi pietra.
Della dimora della mia amata, fuoco e fiamme devastanti avevan deciso di prender possesso.
Corsi verso di lei. Dovevo salvarla a costo della mia vita!
Ma la vidi uscire tra le braccia di un uomo da un mantello blu e dai folti capelli scuri.
Questi si avvicinò a me…
Nei suoi occhi castani potevo intravedere rubiconde sfumature e un triste messaggio che avevo paura di ascoltare.


“ Signore! “ cercava di svegliarlo Hrovat.
“ Signore! “
Tehan riaprì lentamente gli occhi ancora frastornato. Questa volta doveva aver davvero perso conoscenza, non solo le forze. Osservò l’uomo di fronte a sé riconoscendolo solo dopo qualche istante come il capo delle guardie.
Poi si guardò attorno e iniziò a ricordare anche cosa ci facesse lì. Soffermò la sua attenzione su un uomo seduto sulla paglia che pareva rivolgergli uno sguardo di tiepida apprensione e ricordò anche che era stata quella l’ultima immagine che aveva visto.
Una guardia accorse dentro la cella recando con sé una sedia di legno che pose di fronte al condannato.
Hrovat allora aiutò Tehan a rialzarsi, mentre con voce preoccupata gli si rivolgeva così:
“ Non credo di potervi distogliere dai vostri propositi, ma almeno lasciate che vi sostenga fino alla sedia. “
Il giovane si trovò così faccia a faccia con il prigioniero.
Ora che lo fissava da vicino poteva scorgere alcune profonde sfumature rubiconde negli occhi castani ed uno strano sfregio purpureo sulla guancia sinistra. Mentre notava questi particolari, ebbe quasi come un capogiro, ma questa volta sembrò riprendersi subito.
“ Sapete. “ gli si rivolse il condannato. “ Anch’io mi sento molto debole! Credo di aver dormito ore e ore… eppure faccio ancora molta fatica ad alzarmi… “
“ Come vi chiamate? “ gli chiese Tehan.
“ Enzucc, signore. E voi invece chi sareste? “ gli domandò a sua volta. “ Non riesco a veder il vostro volto così ben nascosto da veste che indossate, ma potrei almeno sapere con chi ho il piacere? “
“ Come osate rivolgervi con questo tono al bartanico di corte! “ lo rimproverò Hrovat.
Ma Tehan fu quasi infastidito da quell’intervento:
“ Frenate la vostra collera! “ lo rimbrottò aspramente. “ Anzi, affinché non veniate ancora indotto in tentazione di cadere nell’ira, lasciate che io sia solo a colloquiare con il prigioniero… “
“ Ma siete sicuro? “ si lamentò il comandante. “ Siete molto debole e se mai pensasse di aggredirvi… “
“ Non succederà nulla di questo… “ lo troncò il giovane.
Allora Hrovat s’inchino a malincuore di fronte a quella volontà e con lui anche le altre guardie lasciarono la cella, chiudendo la porta dietro le loro spalle.
Tehan proseguì il suo dialogo:
“ Sapete perché siete qui…. Enzucc ? “ pronunciando quel nome, come se fosse una pugnalata allo stomaco.
“ Perché mi sono opposto con tutte le mie forze al potere di Nejef? “ domandò il giovane in forma retorica, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.
Tehan scosse il capo.
“ Non era esattamente quello che volevo sapere… Volevo chiedervi se sapete come siete arrivato sin qui. “
Enzucc restò sorpreso da quella domanda.
Poi rifletté:
“ Non ho molti ricordi in verità… l’ultima immagine è quella… “
” Di un incendio? “ domandò Tehan
Enzucc annuì.
“ E di un cadavere? “ chiese ancora l’uomo, con un crescente nervosismo che solo ora il mago cominciava a notare.
Questi ci meditò su e poi gli venne naturale chiedere a sua volta:
“ Eravate anche voi in quella… locanda? “
Tehan piegò la testa verso il pavimento.
Poi con poche parole lo fulminò:
“ E’ colpa vostra! “
“ Come dite? “ restò stupito Enzucc.
“ E’ colpa vostra se Sheila è morta! “ gridò, rivolgendogli uno sguardo carico d’odio che se ben difficile da scorgere per l’ombra che gli conferiva l’ampio cappuccio era comunque immaginabile.
“ Sheila? E chi sarebbe… “ disse l’aspirante, quasi cadendo dalle nuvole.
Tehan respirò profondamente.
Poi lo accusò:
“ Avete con voi il profumo del mirto… e negate financo di conoscerla… “
Come per istinto Enzucc si mise una mano in tasca e trovò un ciondolo che pareva nato dal bagno nell’oro fuso di una bacca e di un fiore di mirto… E non solo era un’opera stupenda, ma emanava anche un intenso odore…
“ Quel ciondolo è di Sheila… “ sentenziò Tehan. “ Non solo l’avete fatta morire… ma glielo avete anche portato via! “
Enzucc si ammutolì.
Il suo interlocutore si alzò di scatto come invasato. Pareva che nuovo potere gli scorresse nel sangue e gli consentisse ora di erigersi perfettamente in piedi.
“ Sì, Enzucc… “ lo freddò Tehan. “ Ero anche io in quella locanda… e ricordo perfettamente che cosa avrei dovuto fare e cosa non ho potuto fare per colpa di Felsiner!!! E se penso a come mi ha preso in giro… “
E si interruppe prendendo a girare per la stanza, convulso.
Poi avanzò verso Enzucc che era rimasto immobile.
Si svestì della tunica di bartanico, scagliandola violentemente a terra.
Ed esplose:
“ Ora che sono privo del mio fardello, ho le idee molto più chiare!!!! E riparerò ai miei errori… “
E dalla mano destra una fiamma ardente si sprigionò violenta.
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Grande Eroe
09/08/2005 17:02
 
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L'ultimo tramonto
Davanti alla finestra della sua camera privata, il sole scompariva lentamente all’orizzonte.
Yowon era rimasto tutto il giorno in quel luogo, unicamente in compagnia del suo fido cane lupo. Entrambi erano immobili in un quadro di intensa malinconia che era tutt’altro che riscaldata dalla tiepida luce che filtrava, allungando notevolmente le loro ombre proiettate sulla parete di fronte alla finestra.
Ma come già era accaduto poche ore prima, empatia tra uomo e animale venne a rompersi d’improvviso;
il cane iniziò a digrignare i denti come fosse il principio di un violento impeto d’ira; ma quella volta il suo padrone parve discostarsi da quel sentimento e con un moto deciso e allo stesso tempo affettuoso della mano lo acquietò. Poi l’animale andò ad accucciarsi in un angolo della camera, mentre Yowon si voltò verso la porta.
“ Perché non mi meraviglia assolutamente il fatto che voi siate riuscito ad entrar qui dentro, senza che nessuno se ne accorgesse? “ disse, rivolgendosi ad un uomo che si era appena presentato di fronte a lui..
“ Forse perché sapete che la vostra energia mentale si è praticamente esaurita… e perché sapete che in questo momento della sua storia, Rastebana potrebbe essere accessibile anche agli esseri estranei? “ ribatté lievemente ironico costui.
L’imperatore allora sprofondò ancora più stancamente nella sua poltrona, prima di riprender parola, tagliente:
“ Voi… non siete di certo un essere estraneo a Rastebana… Felsiner! “
“ No di certo Yowon. “ ribadì l’uomo. “ Ma se è per questo neppure voi siete estraneo a me… “
“ Sì, lo so… “ sospirò infastidito l’imperatore. “ << Io sono la vostra immagine riflessa! >>…me lo avete urlato più e più volte anche quando ci siamo scontrati anni e anni fa… ma sappiamo tutti e due come è andata a finire! “
“ Sì purtroppo… “ scosse il capo il mago. “ E così avete potuto liberamente attuare il vostro progetto di costruzione di questo mondo illusorio… “
“ Quello che voi chiamate mondo illusorio… “ starnazzò il potente “…ha dato la possibilità a coloro che eran ciechi di tornare a vedere!!! “
“ Ma a prezzo dell’anima!!! “ tuonò Felsiner.
“ Chi vive qui su Rastebana ha fatto una scelta ben precisa. “ spiegò Yowon senza scomporsi. “ Abbandonare la propria realtà per far vivere la propria anima in questo mondo… e lasciare il proprio corpo a vegetare in una dimensione da cui si è voluti fuggire! “
“ Desiderare per un istante soltanto di tornare a vedere equivale a voler fuggire secondo voi? “ insisté Felsiner.
“ La verità è che il malefico potere di Nejef ha fatto breccia nelle più minime debolezze di questi uomini ed egli non ha perso tempo affinché le loro anime venissero accolte in questo ingannevole mondo dove possono vedere ogni cosa che ad esso appartenga! “
“ Forse vi dimenticate che avete di fronte a voi colui che si è addossato la cecità dei suoi sudditi! “ esplose l’imperatore. “ E che in questo mondo vivono persone liete di evitare la sofferenza, che accettano inconsciamente che il loro corpo vegeti nella loro dimensione d’appartenenza e che la loro anima soggiorni qui! “
“ E i condannati di Kharaba, invece? “ domandò in preda alla collera Felsiner. “ Forse ignorate le loro grida, ma essi sono coloro che rivogliono la loro vita reale e che soffrono nel ricordarla… perché amano e sono amati! “
“ E per Rastebana questo è inaccettabile! “ continuò a gridare Yowon. “ Chiunque ricordi qualcosa della propria vita reale deve essere inesorabilmente condannato! E il loro destino è la morte del loro corpo terreno per mano degli emissari di Nejef e l’oscurità perenne delle loro anime nell’orrendo vicolo di questa roccaforte! “
“ L’avete detto! Ecco il vero volto di Rastebana! “ strepitò il mago. “ Ribellarsi ad essa vuol dire morire… permanere nell’incoscienza vuol dire rinunciare alla propria vita…”
“ Felsiner, non riesco più a tollerare le vostre chiacchere! Non vi ho dato retta anni fa e non vedo perché dovrei farlo oggi! “ si adirò il potente. “ Pertanto datemi una buona ragione per cui dovrei continuare ad ascoltarvi, invece di chiamare le mie guardie! “
“ Io devo impedire che voi siate ingannato, Yowon! “ affermò semplicemente l’uomo.
“ Questa è bella! “ scoppiò a ridere. “ Io. L’essere più potente di Rastebana. Colui che può leggere nelle menti di ogni persona qui presente. Ingannato… stupido io che continuo a darvi possibilità di blaterare… “
“ Superbo eravate e superbo siete rimasto! “ esclamò furente Felsiner. “ Possibile che non sappiate guardare al di fuori di queste maledettissime mura??? Sarete anche l’essere più potente di questo mondo, ma forse dimenticate che alla base di esso c’è il vostro signore… “
“ Volete dunque farmi credere che Nejef mi abbia posto un inganno? “ domandò con tono sprezzante. “ Beh, vi ringrazio per avermelo detto, ma non credo che ad un vecchio come me resti molto da vivere… la successione ormai sta per compiersi e… “ Ma mentre stava per proseguire si fermò di colpo. Accarezzò con la punta delle dita un anello d’oro bianco all’anulare sinistro e parve tremare come una foglia… come se tutta la sua spavalderia si fosse d’un tratto annichilita.
“ L’anello… l’anello è gelido… “ mormorò, mentre si alzava lentamente.
“ Il mio potere mentale si è esaurito… Rastebana è totalmente senza difese… “ biascicò preoccupato, prima di urlare sempre più forte in un crescente moto di follia:
“ Ma sarebbe dovuto apparire il vessillo grigio!!! Perché non mi ha avvisato nessuna delle guardie????
Dov’è quell’inetto di Hrovat? E dov’è pure Kaelian? Devo scegliere subito il mio erede o Rastebana non vedrà l’alba, senza nessuno che la sostenga!!! “
E nel pieno del suo delirio, cadde rovinosamente a terra nel mezzo della stanza.
Felsiner gli si avvicinò come per prestargli soccorso, ma fu ricacciato indietro.
“ Non mi toccate!!! “ gli ringhiò contro Yowon.
Ed anche l’animale che si era amorevolmente accostato al suo padrone fu intimorito da tanta ira.
L’imperatore si rialzò sulle braccia, restando però inginocchiato a terra, senza aver la forza di sollevare il capo.
“ Speravo avrei avuto più tempo per convincere Kar o Yehoan ad accettare il mio trono, ma so già che lo rifiuteranno… “ si disperò.
“ E’ naturale che lo facciano! “ inveì Felsiner. “ Come potete pretendere che conducano un’esistenza come la vostra in un continuo vortice di rancore e frustrazione! “
“ E voi come potete giudicare quello che io potrei offrire a loro? “ sibilò Yowon. “ Vi dimenticate forse di quel che io ho già donato a quelli che ora son uomini, ma che un tempo eran bimbi che salvai da devastante incendio!!!??? Voi invece cosa avete fatto per loro? “
“ Quello che sto facendo adesso: aiutarli a far cadere Rastebana! “ esclamò il mago.
“ Kar e Yehoan sono degli ingrati! “ sentenziò Yowon amaramente. “ Ma non importa… offrirò il mio anello a Zalko! “
“ Ecco cosa devo impedirvi di compiere! “ trasalì Felsiner. “ Devo impedirvi di dare il potere a quell’essere che tanto vi disprezza! “
“ Egli mi detesta con tutte le sue forze. “ riconobbe anche Yowon. “ Ma per lo meno con lui Rastebana continuerà a vivere.”
“ E sareste capace di dare il potere ad un essere che non esiterebbe a uccidere i suoi fratelli? “ gli chiese con astio il suo interlocutore.
“ Se porgerò subito a Zalko il potere di quest’anello, non vi sarà bisogno che uccida… “ spiegò l’imperatore.
“ Se gli darete quell’anello, Kar e Yehoan saranno i primi condannati della nuova era di Rastebana!!! “ strepitò Felsiner. “ E voi non volete che accada questo se è vero, come dite, che avete costruito quest’impero per loro… “
Yowon restò perplesso:
“ Ma… perché vorrebbe volerli uccidere, anche una volta acquisito il potere? “
“ Perché per lui rappresentano una minaccia! “ gli fu risposto.
“ Ma sono i suoi fratelli!!! “ imprecò l’imperatore.
“ No… non sono i suoi fratelli… ma solo degli ostacoli lungo il suo cammino… “ ribatté il mago.
Yowon restò in silenzio lasciando trasparire tutta la sua inquietudine per l’ambiguità di quelle parole.
Felsiner allora gli espose la cruda realtà:
“ Zalko non è vostro figlio! “
L’imperatore rimase incredulo:
“ Cosa state blaterando? “
“ Zalko è una creatura di Nejef… “ spiegò Felsiner. “ Egli potrà prendere il vostro potere, perché in lui scorre il vostro sangue! Ma il suo spirito è stato scolpito da Nejef stesso, che aveva previsto queste discontinuità nel suo piano e in Zalko ha già istruito un degno erede alla vostra morte… “
Yowon si ammutolì.
Quell’essere con cui aveva combattuto una sanguinosa battaglia anni prima per la costruzione della roccaforte di Rastebana, adesso si presentava dopo tanto tempo in quella stanza a dirgli qualcosa che non poteva non sconvolgerlo.
Confuso, gli si rivolse così:
“ Aiutatemi, affinché io possa rialzarmi, ve ne prego! “
Felsiner gli allungò entrambe le mani.
L’imperatore si fece forza e si alzò in piedi.
Ma il tono della sua voce si caricò di nuova rabbia, quand’ebbe sfiorato le dita dell’uomo.
“ E per quale motivo dovrei credere a ciò che dite e non consegnare il mio anello a Zalko? Potrei benissimo pensare che tutto ciò che abbiate detto, lo abbiate detto con l’intento di evitare un nuovo duello… che potreste perdere come già avete perso anni fa… Del resto, voi avete già consegnato il vostro anello a Kar, vero? “
“ Ma voi questo duello dovete evitarlo e distruggere il vostro… “
“ Sciocchezze!!! “ lo interruppe brutalmente Yowon. “ Voi siete certo della sconfitta vostra e di Kar! E per questo state cercando di destare in me compassione! “
“ Io sto provando ad aprirvi gli occhi! “ lo esortò disperato Felsiner.
Ma sul volto di Yowon si dipinse un poco rassicurante sorriso:
“ Fareste meglio a prepararvi, Felsiner… a mezzanotte vi sarà un cruento duello per stabilire le sorti di Rastebana. “
Il mago si diresse così a passo lento verso la porta, chiaramente convinto di non esser riuscito nel suo compito.
Ma proprio sul punto di abbandonare la stanza, le parole di Yowon lo indussero ad arrestarsi.
“ Chissà cosa avrà detto il mago blu… “ mormorò l’imperatore.
“ Strano che non lo sappiate… il vostro potere mentale deve essere allora scemato da molto tempo! “ constatò beffardamente Felsiner.
Yowon sembrò impazzire:
“ Fermatevi! Cosa sapete voi? Cosa ha detto il mago? “
Questa volta il sorriso si disegnò sul volto del più giovane:
“ Sapete Yowon… in questo momento vi sono due cose che vostro malgrado non potete osservare… una è il sorriso con cui sto per accomiatarmi da voi. La seconda è il bellissimo tramonto che or ora si sta concludendo davanti ai miei occhi… Peccato sia l’ultimo! “
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09/08/2005 17:04
 
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Avete risolto il blocco Sir Enzucc?
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12/08/2005 20:17
 
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Ingannato
“ Prima dell’alba, Rastebana sarà un cumulo di rovine… “
Quelle parole avrebbero dovuto rappresentare nient’altro che una vana minaccia… se non che a pronunciarle era stato lui! Colui che l’antica profezia della successione al trono di Rastebana pareva proprio indicare come il mago blu.
Kaelian ricordava ancora perfettamente come essa recitasse:
“ Il cammin della successione sarà avviato,
quando un mago blu sarà catturato;
egli solo dirvi potrà
se splendore o cenere Rastebana sarà. “

Egli si era preoccupato di recarsi nella prigione imperiale ben prima di Hrovat, appena aveva avuto notizia dell’identità del giovane catturato. “ Un Aspirante Vassallo del Sommo Blue Dragon… il mago Enzucc “, così gli era stato presentato da quell’uomo di Tejedor dal diverso colore degli occhi.
Aveva subito avuto il sentore che potesse trattarsi del mago blu della profezia… anche se in cuor suo sperava non fosse così; in quel momento si sentiva fortemente impreparato ad affrontare la successione, e tanto più smarrito si sentiva adesso che la profezia si era rivelata tanto infausta…
“ La successione è cominciata! “ così gli aveva detto il mago prigioniero.
Mentre faceva risuonare nella propria testa quelle parole, la sua mente ripercorreva per sommi capi quella che era stata la storia di Rastebana.
Due potenti esseri si erano scontrati in un cruento duello molti e molti anni prima… uno voleva creare questo mondo per coloro che eran ciechi, l’altro vi si era opposto.
Il primo aveva avuto il sopravvento: troppo grande era la sua superiorità considerato anche l’oscuro potere di cui l’aveva arricchito Nejef, suo signore. Aveva ridotto il suo avversario in fin di vita. Ma proprio mentre stava per sferrargli il colpo di grazia, il morente lo aveva avvisato: “ Badate bene! Voi siete la mia immagine riflessa! E se ucciderete me… morirete assieme a me, che sono la realtà che vi sostiene!!! “. Ma per quanto non gli avesse creduto, tanto era bastato a distrarlo. E il morente lo aveva accecato con una banale magia della luce che avrebbe potuto evitare se quei pensieri non l’avessero distolto dall’uccidere il suo avversario. Quando ebbe riaperto gli occhi, non v’era più traccia di lui; in compenso vi erano una pergamena e un sigillo. La prima conteneva la profezia della successione… sul secondo vi era un’incomprensibile scritta che voce tonante che risuonò nell’aria aveva voluto spiegare: “TRA NON MOLTI ANNI, YOWON, ARRIVERA’ IL MOMENTO DELLA VOSTRA SUCCESSIONE…. E ALLORA IL MIO SUCCESSORE SFIDERA’ IL VOSTRO E SAPRA’ COGLIER LA RIVINCITA, QUANDO TRIONFERA’ E SAPRA’ LEGGERE IL CONTENUTO DI QUEL SIGILLO CHE DECRETERA’ IL CROLLO DI RASTEBANA “.
Yowon in preda alla rabbia aveva cercato di distruggere quegli oggetti, ma invano…Una violenta spirale di fuoco si era eretta a loro difesa e l’uomo non aveva potuto far altro che constatare quella sua impotenza.
Allora era apparso Nejef in tutto il suo immenso potere. Anch’egli suo malgrado si era accorto di essere incapace di distruggere quegli oggetti… ed il massimo che era riuscito a compiere era stato avvolgerli della sua magia e occultarli al di sotto di quella che sarebbe stata la Biblioteca Imperiale.
Era stato quel giorno stesso infatti che Nejef aveva innalzato le mura di Rastebana. Yowon era divenuto l’imperatore di quel piccolo mondo; i suoi tre figli Kar, Yehoan e Zalko, gli unici suoi possibili eredi. E al fianco di quell’uomo era stato posto un consigliere, lui stesso. Il suo ruolo sarebbe stato quello di vigilare sulla crescita dei tre figli di Yowon… e da essi scoprire colui che sarebbe stato il giusto successore. Per accrescere la sua influenza, Nejef gli aveva dato anche il potere di leggere nelle menti altrui… Ed egli financo quelle di Yowon e Zalko aveva potuto scrutare per anni e anni… ma incredibilmente questo gli era risultato impossibile per Kar e Yehoan.
Pertanto li aveva ritenuti come dotati di un incredibile potere mentale e aveva pensato che tra loro due potesse esservi il successore. Ma Kar qualche anno prima aveva violentemente esternato le sue idee sulla possibilità di ereditare il trono. “ Se avrò il potere farò cadere Rastebana! “ così si era accomiatato dal padre, urlando e strepitando. E si era poi isolato nelle stanze della torre di Xamai, ove solo la sorella Yehoan era da lui ben accetta.
Yehoan… era in lei che Kaelian aveva deciso di identificare l’erede di Yowon! Era in lei che aveva visto quel personaggio impenetrabile, ma così fragile allo stesso tempo, con cui avrebbe voluto segnare la storia futura di Rastebana. Ma per realizzare il suo progetto non c’era più tempo da perdere… Yehoan avrebbe dovuto accettare di recarsi da Yowon e chiedergli l’anello in cui risedeva il potere. Insieme avrebbero poi affrontato la lotta contro… Kar!
Sì… perché proprio lui era stato scelto dall’antagonista di Yowon per il duello decisivo e di questo ne era fortemente convinto. Solo così del resto sapeva spiegarsi perché Nejef non fosse ancora intervenuto per far procedere la successione secondo il suo volere: Kar stava esercitando un incantesimo barriera, sfruttando l’enorme potere dell’anello imperiale.
Ma se pensava che Nejef sarebbe rimasto lontano ancora a lungo si sbagliava di grosso! L’esperienza del crollo di Dewlana era servita a rendere il suo signore molto più prudente e se alla sua mente non fosse giunta al più presto l’energia degli eventi di Rastebana sarebbe presto giunto di persona nella roccaforte…
Prima di recarsi da Yehoan, Kaelian doveva adesso compiere un atto ancora più importante: doveva recuperare il sigillo! Nejef gli aveva infatti detto: “ Mi raccomando Kaelian il vostro primo pensiero al momento della successione dovrà essere di prendere quel sigillo… quando proverete a leggerlo e il suo potere si addosserà su di voi avrete assolto fino in fondo al vostro compito “.
Marciando a passo spedito lungo il cortile dell’Avorio il consigliere dell’imperatore pensava a quanto potere gli avesse dato Nejef… era grazie a lui infatti se conosceva questi particolari della storia della roccaforte: li aveva letti dalla mente di Yowon!
Eppure qualcosa gli appariva sfocato… il volto del nemico… di colui che anche adesso aveva offerto il suo potere a Kar.
Non prima di aver maledetto ancora una volta l’incombere della notte, segno dell’inesorabile trascorrere del tempo, Kaelian varcò la soglia della Biblioteca Imperiale.
Scrutò l’ambiente con sospetto.
Nonostante a quell’ora vi dovessero essere per lo meno il vecchio bibliotecario e alcuni studiosi all’opera,
pareva invece non esservi anima.
“ Meglio così “ pensò. Indubbiamente non avrebbe dovuto dare spiegazioni a nessuno quando avrebbe distrutto una porzione del pavimento della Biblioteca
Si aggirò come un lupo a caccia di una preda, camminando tra scaffali ricchi di libri d’ogni tipo…
Ben presto quei corridoi gli parvero un labirinto inestricabile, per quanto si sforzasse di esercitare il suo potere e trovare una qualsiasi traccia di quel maledetto sigillo…
Ma non ne avvertiva la presenza in nessun posto…
Quando poi si rese conto di esser ritornato al punto di partenza, la pazienza lo abbandonò al punto tale che avrebbe potuto distruggere tutto.
Ma una voce alle spalle lo fece sobbalzare.
“ Credo di avere io quel che cercate Kaelian… “
Una voce femminile… quella di Yehoan.
L’uomo si voltò.
Era forse l’ultima persona che avrebbe pensato di incontrare in quel luogo… ed era forse l’ultima persona da cui avrebbe mai potuto accettare di farsi leggere nelle propria mente…
Guardandola negli occhi scorgeva un’aria orgogliosa e fiera come mai gli era accaduto… un’altra persona rispetto a quella che credeva di avere in pugno.
Nemmeno si rese conto di quanto fu grottesco nel rivolgersi a lei:
“ Yehoan? Voi… avete forse preso il sigillo? “
“ Io sono la custode del sigillo, Kaelian! “ intonò la figlia dell’imperatore, scandendo ogni singolo verbo.
L’uomo trasalì.
“ Ed in questa battaglia io sarò al fianco di Kar… “ aggiunse la donna.
Kaelian avanzò a passi furenti verso di lei.
“ VOI NON MANDERETE IN ROVINA RASTEBANA!!! NON CI RIUSCIRETE!!! “
E detto così la cinse con le mani al collo, come a volerla soffocare.
“ Datemi il sigillo o non esiterò ad uccidervi! “ la minacciò.
“ Questo non sarà possibile… se volete il sigillo dovrete uccidermi… “ sussurrò Yehoan con un fil di voce.
“ Il sigillo è dentro di me… ed un estraneo può entrarne in possesso solo se mi uccide! “
“ Yehoan non mi sfidate! Sappiate che non esiterò… “ si inferocì l’uomo.
“ Non sarò mai dalla vostra parte. Sappiatelo. “
Furon le sue ultime flebili parole.
Poi la morsa di Kaelian si strinse inesorabile.
Sugli occhi della donna si dipinse una strana espressione di compatimento ed un sorriso che quell’uomo non poteva ancora comprendere.
Yehoan cadde esanime a terra, senza aver opposto la benché minima resistenza.
Accecato dal potere, Kaelian non aveva esitato ad ucciderla.
E certo non per piangere sul suo cadavere, ma per brama di conoscenza, si chinò su di essa come per frugare tra le pieghe del suo vestito.
Ma rimase di stucco, quando sulla bianca schiena scoperta di lei, apparvero parole rosso vermiglio.
L’uomo le lesse, tremante.
E poté solo urlare disperato:
“ NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!! SONO STATO INGANNATO!!!!!!!!!!!!! “

“ Chi non ha il sangue dell’imperatore
non può accedere al sigillo di viola colore.
Voi che siete bramoso del potere,
il falso sigillo avete a vedere:
col delitto da voi commesso
la solenne maledizione vi è addosso.
La morte atroce.
La morte precoce. “

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14/08/2005 09:54
 
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Dal godimento del buio, alla paura del buio...
L’oscurità che lo aveva quasi completamente avvolto non pareva dargli assolutamente fastidio. Si trovava a suo agio a contatto con essa e non pensava che avrebbe avuto bisogno alcuno di privarsene, accendendo l’elegante lampada ben in mostra sul tavolino.
Seduto dietro la scrivania della sua camera privata, Zalko si era come immobilizzato in una posizione quasi estatica… Sguardo rivolto verso l’alto, bocca spalancata, braccia protese in avanti… Dimentico di tutto quello che costituiva il mondo attorno a sé, si era completamente assorto nell’immaginare la sua ascesa al trono. Ma la mente lo aveva portato oltre… lo aveva condotto anche a progettare la SUA Rastebana.
Egli sapeva a cosa sarebbe andato incontro, accettando quel potere… e difatti nei suoi disegni immediati c’era ben altro che addossare su se stesso la cecità dei suoi sudditi!
In realtà, egli aveva piena conoscenza dei principi che regolavano le bolle mentali:
in quei luoghi, vecchi miserabili si legavano a bambini, per così dire, “istruiti” da emissari di Nejef e così essi continuavano a vivere anni e anni ancora, perché erano i piccoli ad addossare su loro stessi lo scorrere del tempo. Ecco! Il suo disegno era quello: non sarebbe stato lui, ma i bambini a prendere su se stessi la cecità dei suoi sudditi…
E Rastebana avrebbe continuato a vivere così: rafforzando la convinzione del suo signore Nejef, che l’uomo è incapace di sopportare la sofferenza! E che sarebbe disposto a percorrere qualsiasi via pur di vedersela lenire… anche sfruttare l’ingenuità dei bambini…
Poi Zalko si riprese dai suoi pensieri.
Si alzò in piedi e si affacciò alla finestra.
“ Notte senza luna, stasera… “ mormorò a denti stretti.
Ma mentre si perdeva in quella visione, tornò d’improvviso alla realtà; cominciò finalmente a rendersi conto di come qualcuno tardasse a dare proprie notizie di sé.
“ Dove diavolo si è andato a cacciare Hrovat? “ borbottò rumorosamente.
Chiuse gli occhi come a voler raccogliersi in uno stato di profonda concentrazione: stava cercando di comprendere dove si trovasse il capo delle guardie.
Ma il turbamento si fece largo, quando si rese conto che la sua mente era totalmente ottenebrata.
“ Il buio… il buio più totale… “ biascicò impaurito. “ Ho perso i miei poteri… non percepisco più la mente di nessuno qui su Rastebana!!!! “
Prese a marciare per la stanza stravolto.
Si atterrì, quando per il buio urtò una sedia facendola fragorosamente cadere a terra.
E si fermò, con le mani tra i capelli, conscio di come fosse terribile, per lui, non riuscire a percepire nulla che non potesse dominare con gli occhi… tanto più che era l’oscurità a farla da padrone.
Raggiunse a piccoli passi il tavolino dove era presente la lampada e l’accese.
Respirando a fatica, cercò di riordinare le idee.
Ma in quel momento avvertiva solo un sentimento: la paura. La paura del buio.
E come quando un bambino che ne è spaventato chiama il padre cercando conforto,
così anch’egli convenne di come solo una persona potesse aiutarlo.
“ Yowon, solo lui può spiegarmi che diamine stia succedendo! “
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