Vinyadan colse di sorpresa il primo degli umani, sferrandogli un calcio contro la testa che lo ridusse all’impotenza, gettandolo nel fango. La rapidità del movimento stupì i nemici, che si fermarono un istante a cogli occhi sbarrati. “
Mai distrarsi dal combattimento”, pensò freddamente il filosofo, avvicinandosi veloce al secondo delinquente e rifilandogli un colpo con la mano a lancia, diretto contro la gola. Il suono della trachea del suo compagno che si frantumava parve mettere fretta all’ultimo umano rimasto senza avversari, un arciere, inducendolo a scagliare la freccia già incoccata alla sua arma prima di aver teso la corda a sufficienza per poter assicurare all’asta un volo preciso. Mentre la freccia lo mancava di un paio di spanne, Vinyadan sentì mormorare l’elfa, dietro di sé. “
Volete un arco, donzella dei boschi?”, pensò, con un sorriso che raggelò il brigante. “
Penso di averne trovato uno”. Muovendosi ad una velocità tale che il disgraziato non riuscì neppure a distinguere i suoi movimenti, Vinyadan si portò verso il nemico, si accucciò, si pose sotto le sue gambe e si alzò di scatto, sollevando l’uomo sulle proprie spalle e gettandolo a terra subito dopo, accompagnando la caduta del malcapitato con un pugno sul mento che lo fece rotolare davanti ad Eothen.
«Non era quello che volevate?», domandò di fronte allo sguardo stupito dell’elfa. Ma mentre chiedeva così, sentì il suono di una frustata che fendeva l’aria, e qualcosa di simile ad una liana, ma munita di spine lunghe un dito, si avvolse intorno al suo braccio. Vi erano ancora quattro mostri da sconfiggere. La virtù della tunica che indossava aveva fatto sì che il braccio non gli fosse straziato dall’arma, ma ora era intrappolato. Con una faticosa rotazione della mano, estrasse dalla manica la Lama dei Ghiacci, brillante di una fosca luce sotto le nere nubi, e si liberò con un fendente, quando il dendriforme mostro era ormai molto vicino a lui. La liana ferita lo inondò di icore verdastro. Vinyadan non se ne accorse neppure – anche se, probabilmente, dopo il combattimento avrebbe imprecato con veemenza nel trovare il suo mantello bianco chiazzato di verde marcio –, ma assalì direttamente il suo oppositore, infilando la Lama nella fessura della corteccia che probabilmente gli faceva da bocca. Con un crepitìo, la creatura diede inizio ad una danza impossibile, spinta dal dolore, finché il filosofo non si stufò e le diede un pestone sul fianco, sbattendola per terra, dove esplose in mille pezzi. “
Alberi assassini. Puah.” Tranciò a metà un altro mostro, stavolta simile ad un lupo con grandi corna e dotato di una cresta sul dorso, che aveva avuto la pessima idea di saltargli addosso frontalmente, e si guardò intorno. I suoi compagni avevano fatto piazza pulita degli altri esseri, ed un esile raggio di sole si fece strada fra le nuvole, illuminando le macchie sul suo mantello. Vinyadan lo guardò – e si mise ad imprecare.
Ot – Vesnar, correggi i tuoi messaggio e usa il “voi”, prima che Eruner appaia e ti sfidi a duello
! Invito il Master a controllare se quello che ho scritto è possibile, calcolando che i briganti privi di poteri magici sono dei tontolotti, come dimostra il post di Eothen. – Ot