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Combattere un traditore

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2010 00:34
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Sesso: Maschile
Paladino Lord
18/02/2010 23:33
 
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Una piccola carovana di carri arrancava lungo la strada fangosa. Niente più che un sentiero malmesso e pieno di buche, l’ampia strada fendeva come una lunga cicatrice l’infinita uniformità delle foreste attorno a Otis. Erbacce e cespugli spinosi la assediavano da entrambi i lati, rendendo difficoltoso, ma non impossibile, il cammino e recando a testimonianza dei pochi viaggiatori che l‘avevano percorsa in quei tempi travagliati. File di alberi ne ostruivano i fianchi e i loro rami carichi di foglie la invadevano, oscurandone larghi tratti con la propria ombra.
Dalla sua postazione dietro un cespuglio particolarmente grosso, il bandito studiava con occhio sospettoso la lenta processione di uomini e bestie. Osservò i guidatori dei carri che, con il capo coperto da grossi capelli a falde larghe, incitavano i cavalli con leggeri colpi di redini, soffermandosi sulle spade e le lance che portavano al fianco o appoggiate sul tavolaccio.
Poi il suo sguardo si spostò sui carri.
Grossi teli ne coprivano il contenuto, nascondendolo alla sua vista, ma anche cosi se aguzzava l’orecchio riusciva a sentire chiaramente uno sferragliare metallico provenire da essi.
“ Ferro “ pensò “ o forse un carico di ferri di cavalli o qualcosa del genere”
A disagio, si aggiustò sulla spalla il lungo arco che portava a tracolla. La leggera maglia di ferro che gli copriva il petto tintinnò leggermente.
Qualcosa non gli tornava.
Non aveva avuto alcuna notizia riguardo a un carico di ferro proveniente da Otis né a rigor di logica avrebbe dovuto averla.
Le loro scorribande avevano messo gravemente in crisi la situazione economica e quei miserabili contadini stavano stringendo troppo la cinghia per potersi permettere di perdere anche solo una zappa, tanto meno di far uscire dal villaggio una cosi considerevole quantità di materia prima.
E in ogni caso, ci sarebbe stato come minimo un piccolo esercito a proteggerlo e invece, da quel che poteva vedere dalla sua posizione, c’erano solo due guardie per carro.
Cinque carri, compresi i conducenti, quindici uomini in tutto.
Un numero assolutamente ridicolo per un carico cosi prezioso.
Non avrebbero avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di essere in pericolo, se li avessero attaccati. Li avrebbero uccisi tutti e si sarebbero impadroniti di tutto quel minerale in un batter d‘occhio.
Non poteva credere che gli abitanti di Otis gli stessero offrendo una tale fortuna su un piatto d’argento.
Sulla destra, appollaiato tra il fitto fogliame di un grosso ramo, uno dei suoi uomini incoccò una freccia nell’arco e lo fissò interrogativo.
Lui gli fece cenno di aspettare e quello abbassò l’arma, rimanendo comunque pronto ad agire.
Non gli piaceva tutta quella storia. Aveva ancora i tagli di quella volta che quei maledetti bifolchi avevano sistemato delle grosse barricate sui carri e da lì avevano bersagliato i banditi disposti sugli alberi.
In quella sola giornata aveva perso dieci uomini che, da idioti, si erano esposti troppo.
Stavolta era meglio non correre rischi.
Fece un cenno a uno dei banditi nascosti dietro di lui, l’unico a non avere un elmo di cuoio completo di tutta la piccola brigata. L’uomo portò alla bocca il piccolo corno che portava a tracolla e soffiò.
Un’unica, lunga nota bassa e vibrante si sparse per il bosco.
Capendone il significato, la carovana si fermò bruscamente. I cocchieri erano ormai abituati a eventi del genere e si comportarono di conseguenza.
Tirarono le redini per far girare i carri e accostarli gli uni vicini agli altri. I cavalli nitrirono sorpresi dagli improvvisi strattoni, ma obbedirono rapidamente e la fila ordinata della carovana fu sostituita da una serie di manovre convulse. Nel frattempo, le guardie, senza un ordine e con una disciplina che faceva impallidire anche il più incallito dei veterani, si divisero rapidamente in tre gruppi. I primi due si schierarono ai lati della strada per fornire protezione in caso d’attacco improvviso, mentre i componenti del terzo gettarono le armi sugli alti ripiani dei carri e presero a spingerli per velocizzare l’operazione.
In breve una sorta di piccola fortilizio formato da un recinto di carri si erse al centro della strada.
I cavalli vi erano stati chiusi dentro e erano stati legati per evitare che potessero fuggire. I soldati muniti di arco si erano appostati vicini ai bordi, con le frecce incoccate, mentre quelli armati di spade e lance erano posizionati all’interno del cerchio, pronti a intervenire contro qualsiasi nemico che avesse violato la piccola linea di difesa.
Dopo aver assistito a quella impressionante prova di organizzazione, il capo dei banditi sorrise e avanzò fuori dal suo nascondiglio.
Il suono di quel corno aveva un doppio utilizzo.
Il primo, strano dirlo, era proprio di avvertire i membri della carovana che stavano per essere attaccati. Forse sembrare un controsenso, ma non lo era.
Per loro era come lanciare una sfida, una spacconata. Sentendolo, gli occupanti dei carri dovevano sapere in anticipo che non avevano scampo, dovevano rendersi conto che qualsiasi misura avrebbero preso per difendersi sarebbe stata del tutto inutile.
I Lupi di Sondor erano giunti per prendere i loro averi e le loro vite.
Il bandito ghignò. Era stato il loro capo, Sondor, ad inventare quel trucco e doveva ammettere che non era niente male.
Il secondo, decisamente più pratico, era di avvertire tutti i briganti che stava per scatenarsi un attacco in massa. Era il suono dell’adunata.
Una condanna a morte per gli attaccati e un urlo di trionfo per gli attaccanti.
Appena il bandito uscì dalla fitta vegetazione, il sergente che comandava alla carovana gridò:
“ Chi sei? Fatti riconoscere!”
Il tono autoritario della sua voce si spense con una lieve imprecazione, appena una piccola folla di almeno quaranta uomini armati di asce e spade si schierò in formazione compatta dietro al primo.
“ Bene, bene, cosa abbiamo qui? Un bel gruppetto di pecorelle che si è perso e ha beccato i lupi” disse ironico e tutti i banditi risero sguaiatamente, più entusiasmati dalla schiacciante superiorità numerica che avevano, più che dall’ironia del loro capo.
Le guardie strinsero le impugnature della armi, ma dato che il sergente non dava nessun ordine, non fecero nulla.
Quando l’ondata di risate si placò il capo bandito parlò di nuovo:
“ Consegnateci quello che trasportate e nessuno si farà male” ingiunse con tono autoritario.
Il sergente sembrò esitare. Non era abituato a situazioni del genere
“ D’accordo” disse dopo qualche istante “ Adesso, svuoteremo i carri e vi porteremo…” prese a dire, ma la risata beffarda del brigante lo interruppe bruscamente.
“ Niente da fare!” sbraitò “ Conosco questi trucchetti da prima che voi vermi veniste al mondo, perciò non pensare di fregarmi! Adesso voi vi allontanate e noi veniamo a prenderci quella roba e se, come sospetto, ci troviamo qualche soldato nascosto, allora saranno guai per loro e per voi”
Il sergente digrignò i denti e gettò uno sguardo veloce verso i rigonfiamenti che spuntavano dalle coperte sui carri. Uno sviluppo del genere era la cosa peggiore che poteva capitare. Avrebbe voluto rifiutarsi, ma ormai lo avevano messo con le spalle al muro.
Con un gesto nervoso ordinò ai soldati di ritirarsi. Non senza qualche esitazione le guardie obbedirono e, spostati due carri, si raggrupparono ai limiti della strada, senza mai staccare gli occhi dal nemico.
Lentamente i banditi si fecero avanti con le armi sguainate. Arrivati al limitare del cerchio difensivo, vi sciamarono dentro e, arrampicandosi e balzando sulle assi, mentre alcuni tenevano sotto d’occhio i soldati di Otis, gli altri circondarono i carri.
Il capo dei banditi si accostò a quello più grosso, una lancia uncinata in mano.
“ E adesso vediamo se siete dei bugiardi” disse e con uno scatto secco calò la punta della arma sul telo che copriva il contenuto del carro.
Un suono limpido e argentino, come quello di una campana, si diffuse nell’aria.
Il bandito rimase qualche istante fermo, incerto sul da farsi, mentre i suoi compari, curiosi cercavano di sbirciare all’interno dello squarcio creato dalla punta arrugginita. Poi afferrò un lembo della coperta e la tirò via.
Armature.
Il carro era pieno di pezzi di armature di ogni genere: spallacci, gambali, elmi e anche pettorali, tutti accatastati alla rinfusa, come se ci fossero stati gettati sopra precipitosamente.
” Ma questa è una miniera d’oro!” esclamò piacevolmente sorpreso di quella scoperta. I banditi vicino a lui si profusero in esclamazioni stupite e ammirate , mentre ammiravano quel arsenale.
Probabilmente quegli uomini erano dei ladri che avevano rubato al loro stesso villaggio tutte quelle corazze per rivenderle da qualche parte.
Ma allora c’era qualcuno di intelligente in quel miserabile villaggio. Peccato però che avessero incontrato i Lupi di Sondor.
Con un ghigno stampato in faccia lasciò ricadere il telo e si voltò verso il gruppetto di soldati in vigile attesa.
“ Beh, idea intelligente la vostra” sollevò la lancia, subito imitato da tutti i suoi compari. Era chiaro che stavano per gettarsi contro quei pochi soldati e trucidarli tutti “Però siete stati davvero sfortunati! Nessun esce vivo dalla foreste dei Lupi” mormorò, ghignando.
“ A me mi sa che quelli sfortunati siete voi”
Il bandito sgranò gli occhi al sentire quella voce alle sue spalle, ma non ebbe il tempo di voltarsi che il manico di una spada lo colpì alla nuca, stendendolo all’istante.
Gli altri briganti, colti di sorpresa, lanciarono gridi d’allarme, ma reagirono troppo lentamente. Guidati da un uomo abbastanza anziano armato di spada e scudo e un altro di corporatura massiccia con due spade, frotte di uomini vestiti solo di indumenti di tela sbucarono da sotto i carri e li travolsero, prima che potessero abbozzare la benchè minima resistenza. A loro si aggiunsero presto anche gli altri soldati battuti precedentemente in ritirata che partirono alla carica, gridando selvaggiamente.
Intrappolati nel cerchio di carri che credevano di aver ormai conquistato, i briganti si batterono con furia, ma il numero e la sorpresa erano dalla parte dei soldati di Otis e in breve il combattimento degenerò in una confusa rissa.
“ Vi devo fare i miei complimenti, Trekntoff, è stato davvero un ottimo piano” disse Drago, disarmando un avversario con una serie di rapide stoccate, per poi atterrarlo con un calcio.
Trekentoff parò un colpo d’ascia e rispose con un affondo che squarciò la gola del brigante che lo aveva attaccato.
“ E’ tutto merito di Evandar, se non mi avesse informato per filo e per segno di tutte le incursioni che avevano subito le carovane non sarei mai arrivato a formulare questo piano” rispose l’Aspirante incanutito. “ Fate attenzione! Non deve scapparne neanche uno! Catturateli se potete, altrimenti uccideteli!” aggiunse poi, urlando. Come per sottolineare le sue parole, abbattè un altro brigante con un colpo di scudo.
Gli rispose un grido corale dei soldati, soddisfatti di poter rendere la pariglia agli odiati nemici.
Il combattimento volse rapidamente in favore dei difensori, avvantaggiati dal numero e dagli arcieri disposti sui carri, cosi Trekentoff si allontanò dalla mischia per valutare lo scontro da un punto più tranquillo.
Proprio mentre osservava tutti i punti del combattimento con occhio vigile, notò qualcosa muoversi tra i cespugli. Con orrore vie che si trattava di un bandito vestito più alla leggera degli altri, con un corno in mano, che si era tenuto in disparte fino a quel momento.
L’uomo lo guardò per un istante, poi si voltò e corse via, svanendo tra le foglie.
“ Drago!” gridò Trekentoff, attirando l’attenzione del ragazzo che stava combattendo con tre avversari contemporaneamente.
L’Aspirante si disimpegnò rapidamente e corse verso il suo compagno.
“ Cosa succede?” chiese con il fiatone. Sembrava sentirsi a disagio senza la pesante armatura che portava sempre.
“ Ne è scappato uno” gridò Trekentoff, alzando la voce per sovrastare i rumori della battalgia e indicando il punto in cui era scomparso il fuggitivo “ Dobbiamo riprenderlo subito! Se tornerà con i rinforzi non riusciremo mai a uscire vivi da questa foresta”
Drago trattenne a stento una parola poco galante.
“ andiamo, allora”
I due aspiranti scavalcarono rapidamente il cerchio formato dai carri e si gettarono all’inseguimento, svanendo tra le ombre della foresta dei Lupi.


Le cose cominciano a farsi complicate. Drago mi affido a te, la foresta è strapiena di trappole.
Scusate se è scritto da cani, ma l'ho fatto di fretta.




Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragon
Scribacchino dilettante
Campione mondiale di salto carpiato sul divano

"Il Regno è ben più di un luogo, ben più di un palazzo, ben più di un castello.
Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
Trekentoff, Aspirante Vassallo del Sommo Blueragon

"La vita è un viaggio, perciò a voi tutti auguro:"
Buen camino

Joe Commoner, Vassallo del Sommo Bluedragon

"C'è bisogno sopratutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto"
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