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Combattere un traditore

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2010 00:34
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Paladino Lord
15/09/2009 00:47
 
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Una pioggia battente cadeva sul grande Regno di Bluedragon, spingendo tutti i suoi abitanti a rifugiarsi nelle proprie case e botteghe. Una coltre di nubi nere come inchiostro ricopriva il cielo e la nebbia si addensava lungo le strade, donando a ogni cosa un aspetto offuscato e misterioso.
Le uniche luci provenivano dall’interno delle case, insieme alle chiacchiere e alle risate dei loro abitanti.
Estranea a tutto ciò, una figura camminava solitaria lungo la via principale delLo Regno. Il pesante cappuccio ne copriva i lineamenti, ma non lo sferragliare metallico prodotto dai suoi passi. Una lancia pendeva dalla sua schiena e a ogni passo la sua punta sbatteva contro il duro selciato.
L’uomo avanzava a passo sicuro verso la taverna. Un edificio scuro che si profilava all’orizzonte.
Anche se era ancora lontano poteva già sentire i rumori provenienti dall’interno. Il vociare chiassoso e allegro, il tintinnare delle posate contro i piatti, il tutto accompagnato dal gradevole profumo di buona cucina.
La figura accelerò il passo, impaziente di azzerare al più presto possibile la distanza tra lui e un pasto caldo. Avrebbe preferito andare ad allenarsi per adempiere al meglio la missione assegnatagli dal Sommo, ma in quel momento era troppo stanco e la cosa migliore era riposare.
Arrivato a pochi passi dalla porta della locanda, si fermò e, voltatosi, sollevò lo sguardo al cielo e soprattutto verso la poderosa Reggia che svettava su tutti gli altri edifici. Una sensazione di gioia mista all’orgoglio gli riempì il cuore. Era finalmente arrivato nel posto in cui aveva sempre voluto essere.
Una linea bianca dardeggiante cadde all‘improvviso all‘orizzonte, illuminando l‘intera volta celeste. Per un istante il volto bagnato dalla pioggia di Trekentoff apparve sotto il cappuccio e la cicatrice che gli attraversava il viso brillò, simile al fulmine che cadeva in lontananza.
Poi l’oscurità ricadde su tutto, accompagnata dal cupo rombare del tuono.
Trekentoff sorrise. Era davvero nel posto giusto.
Soddisfatto, diede le spalle alla pioggia, aprì la pesante porta di legno ed entrò.

Bene, vi presento il primo racconto che posto nel Regno, innanzitutto ringrazio il Sommo per avermi accettato in questo fantastico Regno, diciamo che questo è il mio ringraziamento e diaciamola tutta anche il mio modo per rompere il ghiaccio. [SM=x92710]
Non credo che nei prossimi tempi avrò molto tempo, tutta colpa della scuola [SM=x92707] , ma spero di riuscire a seguire il sito regolarmente. [SM=x92705]
Ciao a tutti! [SM=x92710]
[Modificato da Trekentoff 15/09/2009 00:58]




Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragon
Scribacchino dilettante
Campione mondiale di salto carpiato sul divano

"Il Regno è ben più di un luogo, ben più di un palazzo, ben più di un castello.
Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
Trekentoff, Aspirante Vassallo del Sommo Blueragon

"La vita è un viaggio, perciò a voi tutti auguro:"
Buen camino

Joe Commoner, Vassallo del Sommo Bluedragon

"C'è bisogno sopratutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto"
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Paladino Lord
15/09/2009 19:43
 
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Il sole era già alto, quando Trekentoff attraversò, armato di tutto punto, le grandi porte del Regno di Bluedragon.
In cielo non c’era una nuvola e della tempesta che aveva infuriato per tutta la notte non rimanevano che qualche pozzanghera sulla strada polverosa e le goccioline di rugiada che scivolavano dalle foglie degli alberi o spuntavano timidamente tra i fili d’erba, inzuppando i stivali dei viaggiatori.
Una grossa folla riempiva il grande cancello, uomini, donne e bambini che entravano e uscivano, ognuno dedito alle proprie occupazioni quotidiane in un continuo mescolarsi di voci e richiami.
Trekentoff superò velocemente i pesanti cancelli senza degnare nessuno di uno sguardo, mentre la gente si spostava per lasciarlo passare, intimorita da quel cupo cavaliere avvolto in una pesante armatura argentata e armato fino ai denti.
I Guardmen di guardia gli rivolsero un titubante saluto, ancora incerti di come comportarsi con quel nuovo Aspirante Vassallo sempre cosi riservato e taciturno e in effetti il borbottio scocciato che ricevettero in risposta non cambiò di molto la loro situazione.
Con la lancia appoggiata sulla spalla e lo scudo allacciato al braccio, Trekentoff si lasciò alle spalle il Regno, diretto al villaggio di Otis.
Poco più che un ammasso di case assiepate attorno a una chiesa, Otis era popolato unicamente da pionieri e gente avventurosa e alla ricerca di una vita migliore e dalle loro famiglie.
Da quel che Trekentoff sapeva in quel luogo un tempo sorgeva Barishan, il luogo d’origine dei leggendari Sir Rinaldo e Sir Johnasson, entrambi membri della Fenice Blu delle Leggende, che venne distrutto dai servi di RedDragon al tempo della Battaglia dei Draghi.
A quanto pareva il governo di Griferia aveva intenzione di restituire tutta la regione alla civiltà e il villaggio era il primo timido tentativo verso la realizzazione di quel ambizioso progetto.
“ Potevano prendersela anche più comoda” pensò Trekentoff, ammirando con lo sguardo il panorama naturale attorno a sé.
La natura, rinvigorita dalla pioggia, si mostrava in tutta la sua antica e sempreverde bellezza. I fiori brillavano come gemme nei prati ancora bagnati, mentre i fili d’erba ondeggiavano scossi dal vento fresco che sembrava divertirsi a lacera in aria le luccicanti gocce di rugiada. Nell’aria si sentiva un forte e vivificante odore di muschio e terra bagnata.
Era uno spettacolo splendido e Trekentoff non potè non ammirarne la magnifica semplicità.
Spontanea, una canzone gli affiorò sulle labbra e tranquillo, il soldato cominciò a fischiettare un motivetto.
Aggrottò la fronte, mentre la sua missione gli tornava alla mente.
Purtroppo con la fondazione di Otis non erano giunti solo uomini onesti, ma anche sciacalli avidi e senza scrupoli che si facevano beffe del lavoro altrui.
Gruppi di banditi razziavano le carovane dei coloni e, approfittando della scarsa sorveglianza, attaccavano tutti i viandanti solitari, uccidendo chiunque osasse opporre resistenza.
Cosa ancora più grave, i predoni erano comandati nientemeno che da un Guardman che aveva tradito il Regno e per questo la milizia non era riuscita a fermarli.
Il problema era divenuto cosi grave che il sindaco si era rivolto al Regno di Bluedragon, chiedendo aiuto per estirpare questa minaccia. Il Sommo aveva convocato Trekentoff subito dopo aver ricevuto la richiesta e lo aveva incaricato di aiutare il villaggio di Otis. Lui aveva annuito e ora eccolo lì a marciare sotto il sole verso il suo primo compito come Aspirante Vassallo.
Aspirante Vassallo…..
Se glielo avessero detto, non ci avrebbe creduto. Lui, un Aspirante Vassallo. Era incredibile, anzi era inaudito, eppure era cosi.
Scosse la testa, sorridendo, e accelerò l’andatura. Aveva perso fin troppo tempo!
La sua marcia durò per tutto il giorno e dopo una cena leggera e una notte passata all’addiaccio su un letto di frasche riprese al levarsi successivo del sole.
All’incirca a mezzogiorno del secondo giorno Otis apparve in vista. Appena lo vide, Trekentoff sgombrò la mente da ogni altro pensiero e si concentrò esclusivamente sulla sua missione.
A passo deciso uscì dalla foresta e si diresse verso la porta del villaggio.
Una palizzata di legno alta tre metri circondava tutto il perimetro di Otis, interrotta ogni paio di metri da una rozza feritoia ricavata nei tronchi e, da che la vista acuta di Trekentoff riuscì a vedere, da cui spuntava la punta di una freccia, segno che le guardie lo tenevano sotto tiro.
Un paio di uomini apparvero sugli spalti e lo puntarono con due grosse balestre.
“ EHI, TU! FERMO DOVE SEI, SE NON VUOI FARE UNA BRUTTA FINE!!” urlò uno dei due, probabilmente il più alto in grado.
Trekentoff obbedì e si fermò, le mani bene in vista.
“ Se questa è l’accoglienza a tutti i visitatori, chissà come fanno a mantenere contatti con il resto del mondo” pensò. Poi ad alta voce “ Sono un Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragno, sono giunto su richiesta del vostro capomastro per fermare le scorrerie dei briganti”
Dopo essersi presentato, stette in silenzio, in attesa di una risposta.
Vide l’indecisione comparire sul volto del soldato che aveva parlato. Lui e il suo commilitone parlarono a bassa voce per qualche istante.
“ Puoi provarlo?” urlò alla fine.
Trekentoff sospirò, aspettandosi proprio quella richiesta. Senza preavviso strinse la lancia e, dopo aver preso la mira, la scagliò con violenza. L’arma si conficcò con un tonfo nel muro di legno proprio dietro al soldato, mancandogli la faccia di appena mezzo palmo.
Trekentoff incrociò le braccia sul petto.
“ Basta?” chiese serio e tranquillo.
La guardia, ancora sotto shock per la paura, annuì freneticamente.
Mentre il cancello si apriva con un notevole scricchiolio, Trekentoff sollevò lo sguardo all’orizzonte, nella direzione da cui era giunto, verso il Regno di BlueDragon.
Una cosa era certa. Non avrebbe deluso il Sommo.

Lo so, fa schifo [SM=x92707] Ho approfittato degli ultimi momenti liberi per scrivere prima dell'inizo "serio" della scuola, perciò penso proprio che il prossimo arriverà tra minimo 2 settimane.
Fatemi sapere cosa ne pensate! [SM=x92709]




Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragon
Scribacchino dilettante
Campione mondiale di salto carpiato sul divano

"Il Regno è ben più di un luogo, ben più di un palazzo, ben più di un castello.
Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
Trekentoff, Aspirante Vassallo del Sommo Blueragon

"La vita è un viaggio, perciò a voi tutti auguro:"
Buen camino

Joe Commoner, Vassallo del Sommo Bluedragon

"C'è bisogno sopratutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto"
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Eroe
15/09/2009 20:13
 
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OT -- Interessante, Firstaria esiste ancora... Io avevo qualche dubbio, nato dal confronto tra i due videogiochi (d'altronde, cinquant'anni dopo gli abitanti di Griferia non sono più pagani, almeno a prima vista)...
[Modificato da Vodia 15/09/2009 20:14]
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Sesso: Maschile
Maestro
16/09/2009 13:17
 
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Ot- No, secondo me non fa per niente schifo [SM=x92702] ! Scrivi bene, descrivi bene i paesaggi e le atmosfere, senza dilungarti eccessivamente (vizio che io, per esempio, non riesco a togliermi [SM=x92706] ) e, considerando che, per ora, non hai introdotto alcun personaggio reale e, quindi non ci sono dialoghi veri e propri, secondo sei stato bravo!! [SM=x92702]





Jekyll, Cavaliere del Nord

Vassallo del Sommo Blue Dragon

Membro del Sacro Ordine dei Paladini del Regno

Membro dell'Ordine dei Templari Sin Fein



Trova nel tuo cuore la Fede e la Forza e con esse camminerai al di sopra del Destino
16/09/2009 20:30
 
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OT- Quoto Jekyll, io scrivo da un anno e mezzo ma non riesco a rendere i paesaggi e le atmosfere bene come fai tu [SM=x92702]
Solo una cosa: in genere quando scriviamo in questa sezione se dobbiamo dire qualcosa che non fa parte del racconto lo facciamo mettendolo tra OT, che vuol dire Off Topic [SM=x92702] -OT
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Sesso: Maschile
Paladino Lord
24/09/2009 22:42
 
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Appena Trekentoff mise piede nell’interno delle mura di Otis, uno scalcinato gruppo di soldati male equipaggiati uscì dal piccolo posto di guardia accanto al cancello, andandogli velocemente incontro.
Senza dire una parola, i soldati si schierarono su una linea in modo da bloccargli l’ingresso al villaggio. Indossavano quasi tutti logore cotte di cuoio e brandivano rozze lance e scudi formati da tavole inchiodate di traverso tra loro, solo pochi portavano una spada.
Trekentoff sorrise soddisfatto tra sé. Quegli uomini potevano anche essere male armati, ma erano disciplinati e pronti a tutto per difendere la loro casa e ciò valeva mille volte di più di qualsiasi lancia o spada.
Un guerriero con tutta l’aria di essere il più alto in grado si fece avanti. Era protetto da una leggera armatura di ferro incrostata di terra e fango, una lunga spada avvolta in un fodero logoro gli pendeva al fianco e portava un piccolo scudo rotondo allacciato al braccio.
Arrivato a pochi passi, si tolse l’elmo consunto, rivelando il suo volto. Era un uomo di bell’aspetto, probabilmente poco più che ventenne, giudicò Trekentoff. I suoi capelli erano chiari e gli ricadevano sulle spalle, rischiando a ogni momento di impigliarsi con la cotta, anche se questo non sembrava infastidirlo.
Gli occhi color nocciola scintillavano di determinazione, donando alla sua figura un aspetto autorevole e imponente.
“ Vi do il benvenuto nel nostro umile villaggio, Aspirante Vassallo, il mio nome è Evandar e sono il capitano della guarnigione” si presentò il guerriero con tono affabile “ Scusate per l’accoglienza brusca, ma capirete che questi sono tempi difficili e non ci è consentito abbassare la guardia nemmeno per un istante, ma se desiderate…” La sua voce si fece seria “ …le guardie che vi hanno minacciato saranno punite duramente ”
Trekentoff annuì con decisione, notando nel gruppetto la guardia con cui aveva parlato che tremava come una foglia senza staccargli gli occhi di dosso.
Sospirò tra sé. Non era Aspirante Vassallo neanche da un mese che già cominciavano a guardarlo come una divinità scesa dal cielo.
Che seccatura!
“ Non preoccupatevi, quei soldati hanno fatto solo il loro dovere nell’avermi trattenuto, non ho alcunché da biasimare al loro operato”
Evandar sembrò visibilmente sollevato dalle sue parole e tutta la tensione che si era accumulata sul suo volto si sciolse, lasciando il posto a una espressione di profondo sollievo.
“Vi ringrazio, Messer…?”
“ Trekentoff” rispose laconico l’Aspirante.
“ Allora, messer Trekentoff è un vero onore avervi qui a Otis” L’uomo fece un saluto militare, subito imitato da tutti gli altri.
Trekentoff annuì distrattamente, già stufo di quella conversazione, e quando il capitano gli chiese di attendere qualche istante, colse l’occasione per esaminare le fortificazioni del villaggio.
Da quel che poteva vedere, la robusta palizzata circondava interamente il perimetro del villaggio, formando un largo cerchio che non lasciava scoperto nessun punto. Lo stretto camminamento era costellato da arcieri che facevano la spola da una feritoia all’altra, senza staccare gli occhi vigili dall’orizzonte, pronti a ogni evenienza.
A tratti una torre di legno si innalzava sulla continuità della palizzata e su ognuna di essa almeno quattro balestrieri tenevano appoggiate sul parapetto le loro voluminose armi, i dardi scintillavano sotto la luce del sole, quasi fremendo per l’impazienza di essere scagliati.
Ma la maggior attenzione, Trekentoff la dedicò al cancello, il punto debole per eccellenza di qualsiasi fortezza.
L’unica entrata al villaggio era protetta da un poderoso cancello di legno massiccio, tenuto saldamente chiuso da quattro travi di legno grandi quanto il suo torace e ai suoi lati sorgevano due torri piene di soldati che sorvegliavano quel punto vitale con particolare attenzione.
Apparentemente sembrava inespugnabile, ma Trekentoff non si sentì troppo sicuro.
Ben poche erano le fortezze impossibili da espugnare.
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da un colpetto alla gamba, seguito da un tonfo.
Incuriosito abbassò lo sguardo verso la fonte del rumore.
Vide un bambino di forse dieci anni che, seduto per terra appena sotto di lui, si massaggiava la testa, guardandolo con irritazione.
“ Non te l’hanno mai detto che solo gli stoccafissi si imbambolano in mezzo alla strada?” lo redarguì furioso il ragazzino, mentre sulla fronte si gonfiava lentamente l’inconfondibile sagoma di un bernoccolo.
Trekentoff dedusse che doveva essere stata la testa di quel ragazzino impertinente a sbattergli contro la gamba foderata di ferro.
Strano che non si fosse fatto più male.
“ Che fai, neanche rispondi adesso?” Il bambino si era rialzato e adesso gli puntava contro uno dei suoi piccoli pugni in una comico tentativo di minaccia.
Nel frattempo una piccola folla si era radunata per osservare la scena. Non si vedeva tutti i giorni un bambino che si metteva a bisticciare con un cavaliere armato fino ai denti.
Mormorii di preoccupazione si alternavano ad altri titubanti, tutti temevano per la sorte di quel ragazzino troppo coraggioso e troppo sciocco, ma nessuno osava intervenire per paura della reazione del guerriero.
All’improvviso si sentì un grido spaventato e subito dopo una donna uscì precipitosamente dalla folla.
“ Tanor, ma cosa stai facendo?” urlò quella che doveva essere la madre del bambino, afferrandolo bruscamente per un braccio.
Tanor dette strattonò la presa della donna “ Lasciami stare, mamma, questo tizio mi ha fatto male, devo dargli una lezione” urlò, cercando di divincolarsi.
Proprio in quel momento, forse attratto dal trambusto, Evandar giunse di corsa. Si fermò a poca distanza, sconvolto dalla scena, poi marciò minaccioso verso la donna.
“ Che sta facendo ancora tuo figlio, Sania?” chiese duro.
La donna cercò frettolosamente di scusarsi, ma lo sguardo duro del capitano non accennò ad addolcirsi.
“ Lo sai chi ha insultato tuo figlio, questo rispettabile cavaliere è l’Aspirante Vassallo inviato dal Sommo BlueDragon per aiutarci” disse a voce alta cosi che tutti potessero sentirlo.
Trekentoff sentì il bisogno impellente di dare una testata contro un muro.
Un clamore sorpreso si levò dalla folla e gli sguardi sconvolti di tutti si puntarono sulla donna e il ragazzino.
Sania si voltò, sconvolta verso Trekentoff, e dopo un istante afferrò per la collottola suo figlio e, ignorando le sue proteste lo costrinse ad abbassare la testa insieme a lei.
“ Perdonatemi, Aspirante Vassallo, vi prego, non addossate la colpa a mio figlio, lui è ancora un bambino, non sapeva chi foste” disse, praticamente implorando.
Tutti le voci tacquero di colpo, mentre l’attenzione generale si puntava su Trekentoff, in attesa della sua risposta.
L’Aspirante sospirò e si fece avanti. La tensione divenne quasi palpabile, mentre percorreva la poca distanza. Nel silenzio naturale che si era formato i suoi passi risuonavano come una serie di esplosioni.
Sentì Sania irrigidirsi, quando allungò la mano verso di lei.
Con delicatezza, Trekentoff sollevò il mento della giovane donna, facendola rialzare.
“ Vedere la gente che si inginocchia per una paura infondata è per me motivo di grande irritazione, milady” disse, cercando di essere più rassicurante possibile. Si voltò verso la folla che lo osservava stupito “ Vi prego di ascoltare le mie parole” esordì “ Io sono giunto nel vostro villaggio su ordine del Sommo BlueDragon per offrire il mio aiuto, non per dettare legge o impormi con la forza su di voi” fece una pausa, perché le sue parole venissero assorbite, poi riprese “ La forza degli Aspiranti e di tutti i Vassalli è finalizzata al portare Luce, dovunque ce ne sia bisogno, non dovete vederci come degli esseri soprannaturali da temere, vi posso assicurare che nelLo Regno ci sono semplici uomini e donne come voi, i loro cuori sono votati alla giustizia, ma la loro natura non cambia”
Concluso il suo discorso Trekentoff si inginocchiò davanti al bambino che lo fissò con i suoi occhi chiari.
“ Nel Regno è apprezzato il coraggio, per quanto possa essere temerario e incosciente” disse, per poi rivolgersi alla donna “Vostro figlio ha avuto davvero del fegato a sfidare un Aspirante Vassallo, sono sicuro che potrebbe essere un ottimo Aspirante un giorno”
Tranquillo, si rimise in piedi, sotto lo sguardo incredulo e colmo di gratitudine della donna. Si rivolse al capitano della Guardia.
“ Prima mi avete chiesto se desideravo qualcosa, ebbene io chiedo che non sia tolto un capello a questa donna e a suo figlio, né che si sparli di loro, né che si dica che sono degli insolenti”
Evandar ci mise qualche istante a riscuotersi, mentre mormorii stupefatti si facevano largo tra la folla.
“ Certo, certo” annuì frettolosamente il giovane.
Trekentoff gettò un ultimo occhiata a Tanor. Adesso il suo sguardo non era più rancoroso, ma carico di ammirazione.
L’uomo si rabbuiò per un istante, tristi ricordi del suo passato affiorarono per un attimo a tormentarlo, ma vennero ricacciati subito indietro nell’abisso in cui aveva gettato tutto ciò che voleva dimenticare. Risollevò lo sguardo, incrociandolo con quello ancora timoroso del capitano.
“ Bene, ora che questo spiacevole imprevisto è terminato, potreste portarmi dal capomastro?”

-OT- Salve ragazzi, come andate? E' un po' che non vengo qui nelLo Regno, mi fa piacere risentirvi tutti sempre attivi, a giudicare dagli ottimi lavori fatti negli altri racconti.
Lo ammetto in questo capitolo ho fatto un po' il fanatico con i discorsi, fatemi sapere se ho scritto qualche idiozia e provvederò
-OT-
[Modificato da Trekentoff 25/09/2009 15:06]




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"Il Regno è ben più di un luogo, ben più di un palazzo, ben più di un castello.
Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
Trekentoff, Aspirante Vassallo del Sommo Blueragon

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Buen camino

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"C'è bisogno sopratutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto"
25/09/2009 00:13
 
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ot
Niente male, affatto niente male; per le possibili contraddizione di ambientazione, tranquillo, non sarà mai nulla in confronto a certe vecchie scene (come boschi rasi al suolo e ricreati). Mica si nasce imparati!
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Maestro
25/09/2009 12:38
 
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ot-Sei davvero bravo! [SM=x92702] Un unica precisazione...nella sezione Regno è obbligatorio l'uso del Voi, sempre...che si parli con amici, superiori, nemici che si disprezzano, ecc. Per essere perfetto dovresti correggere la forma dal tu al Voi...per il resto nulla da dire! -Ot
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Gran Maestro
30/09/2009 18:02
 
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OT- Devo farti i miei complimenti Trekentoff,davvero un bel racconto...non buttarti giù se pensi che non sia un granchè oppure perchè credi che tu stia sbagliando, anche io ho preso tante di quelle cantonate che non hai neanche idea... [SM=x92706]. Unico avvertimento come ti ha anche menzionato l'amico Jekyll,nonostante non sia un Guardiano o un'Ambasciatore ci tengo a farti presente la regola del "Voi". Per il resto buona continuazione! [SM=x92702] -OT
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Paladino Lord
30/09/2009 21:22
 
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Trekentoff camminava pensieroso, ascoltando distrattamente le parole della sua guida.
Dopo l’episodio del bambino e della donna, Evandar lo aveva accompagnato attraverso le piccole vie del paese fino alla casa del capomastro, una massiccia torre di pietra alta quattro piani, con porte solide e robuste e finestre saldamente protette da inferiate di ferro, che con la sua mole troneggiava cupamente sul resto del villaggio.
Da quel che diceva Evandar, la torre era il centro nevralgico di Otis. Non solo veniva utilizzata come centro amministrativo e magazzino, ma era anche il rifugio di tutti gli abitanti in caso di attacco.
Vi avevano residenza il capomastro e tutta la sua famiglia e, dietro un affitto non proprio economico, tutti gli abitanti più benestanti.
A detta del capitano la torre era un capolavoro di ingegneria militare.
La sua maggiore solidità le permetteva di resistere tranquillamente ad attacchi che avrebbero sbriciolato le palizzate esterne e inoltre grazie alla sua maggiore altezza sugli altri edifici, dai suoi bastioni gli arcieri potevano colpire senza problemi qualunque nemico che fosse riuscito a entrare nel villaggio.
Il capitano arrivò a parlarne talmente bene che per un attimo Trekentoff pensò che doveva essere stato lui in persona a costruirla.
In pochi minuti arrivarono al pesante portone d’accesso. Una decina di guardie lo sorvegliavano, tutte, notò con disappunto Trekentoff, apparentemente molto più esperte di quelle al cancello principale. Invece di corazze ammaccate e sporche, indossavano pesanti armature di ferro lucide come specchi e impugnavano alabarde e massicce spade perfettamente affilate.
Stranamente Evandar, che era il capitano della Guardia, sembrava intimidito dalla loro presenza e le parole che aveva loro rivolto erano state rapide e piene di timoroso rispetto.
Trekentoff domandò il perché, ma preferì non indagare per il momento.
Appena seppero dell’identità dell’Aspirante Vassallo, le guardie si fecero da parte e li lasciarono lasciati passare senza una parola.
Mentre li superava, Trekentoff li aveva osservati in silenzio. Quegli uomini non erano abitanti del villaggio. Troppo chiusi e taciturni.
Aveva accantonato quei pensieri, mentre attraversavano rapidamente il pianterreno, adibito a camerata e sala d’addestramento. I soldati li fissavano di sottecchi, senza interrompere le loro occupazioni. I loro sguardi erano sospettosi, quasi astiosi e di nuovo Trekentoff si chiese il perché.
Anche se forse lo intuiva.
Lui e il suo accompagnatore salirono le rampe di scale che salivano a chiocciola lungo il perimetro della torre. A ogni piano Evandar si spendeva in descrizioni accurate, come se volesse scusarsi del mutismo che aveva tenuto davanti alle guardie.
Dalle sue parole, Trekentoff aveva capito che il secondo piano era utilizzato come magazzino sia delle scorte di cibo, rigorosamente conservate in dispense tenute sempre sotto controllo da un notabile che annotava tutte i tributi portati dai contadini e le derrate che spettavano a ognuno. Il terzo invece ospitava il centro amministrativo in cui venivano registrate tutte le pratiche importanti, come morti, nascite e altro ancora, e il tribunale, dove venivano giudicati tutti i reati commessi nel villaggio e emanate le sentenze. Infine al quarto piano c’erano gli alloggi del capomastro e dei civili che potevano permettersi l’affitto e delle loro famiglie. Solo chi aveva un permesso speciale poteva salire fin lassù e per ottenerlo bisognava sempre avere un motivo molto più che valido, perché il borgomastro si occupava solo dei casi più importanti.
“ Una volta non era cosi” aveva aggiunto Evandar, mentre salivano i ripidi gradini di pietra. “ Fino a qualche anno fa il borgomastro riceveva personalmente chiunque avesse un problema, ma ora si fa vedere in pubblico molto raramente e si occupa solo delle questioni più importanti, come il vostro arrivo”
“ Ne sapete il motivo?” chiese Trekentoff
“ Girano delle voci che sia malato e che non possa più gestire gli affari del villaggio come una volta, ma se devo essere sincero non ci ripongo molta fiducia”
“ E allora voi cosa pensate di tutto ciò?”
La domanda di Trekentoff fece fermare di colpo Evandar, un piede appoggiato sul gradino successivo. Il capitano si voltò a guardarlo, una strana espressione titubante sul volto. Sembrava combattuto, come se stesse soppesando l’idea di rivelare qualcosa di importante.
Poi veloce come era arrivata, l’espressione sparì, lasciando il posto a uno strano sguardo vacuo.
“ Io non so niente, non mi impiccio e faccio solo il mio lavoro”
Detto questo, riprese salire con un passo più veloce. Trekentoff aggrottò la fronte, perplesso, osservandolo per un istante, poi lo seguì.
In breve raggiunsero l’ultimo piano, un ampio spazio circolare elegantemente arredato da mobili e arazzi che riproducevano immagini soprattutto di lavoro nei campi. A destra dell’entrata partiva un corridoio tappezzato di porte che conducevano agli alloggi, mentre in fondo si apriva una piccola porta sorvegliata da un paio di soldati arcigni.
Evandar condusse Trekentoff proprio davanti a questa e dopo aver parlato con le guardie, si congedò con un veloce inchino, sempre con quello sguardo vacuo.
“ Spero che vi troverete bene nel nostro villaggio” mormorò, prima di dileguarsi lungo le scale.
Trekentoff rimase a guardarlo, finchè non sparì dalla sua vista. Sentiva un gran brutto presentimento.
Con un sospiro si voltò verso la porta, facendo cenno alle guardie. Subito quella che stava a destra estrasse dalla tasca un grosso numero di chiavi arrugginite e, sceltane una, la infilò nella toppa.
I chiavistelli gemettero come anime in pena, quando il soldato girò la chiave e la porta scricchiolò, quando la aprì con una spinta.
“ Prego, entrate” disse il soldato, riprendendo il suo posto.
Trekentoff fece un cenno di ringraziamento ed entrò.
L’interno era molto spazioso e confortevole. Come il resto del piano era arredato da mobili e arazzi che ricoprivano le pareti, mentre un variopinto tappeto ricopriva lo scarno pavimento di pietra.
Un gran numero di sedie stavano allineate per tutta la lunghezza delle pareti. La luce entrava abbondantemente da una grossa finestra a vetro che si apriva sul fondo.
Sotto di essa, seduto a un ampia scrivania, sommersa da pile di documenti, c’era un uomo molto vecchio, probabilmente almeno sull’ottantina. Il volto era ricoperto da una ragnatela di rughe profonde che lo facevano assomigliare alla corteccia di un vecchio albero con centinaia di anni sulle spalle. Una lunga capigliatura bianca perfettamente annodata in una coda gli scendeva dal capo raggrinzito, arrivando quasi a terra, mentre una folta barba dello stesso colore ricopriva il suo petto scarno. Il fisico scarno del vecchio era coperto da una lunga veste rossa che gli arrivava fino ai piedi, ripiegandosi più volte sul prezioso tappeto.
L’attenzione del vecchio era tutto concentrato su la pergamena che stringeva tra le mani callose, tanto che sembrava neanche essersi accorto della presenza di un visitatore.
Trekentoff tossicchiò. Richiamato da quel rumore, l’uomo sollevò lo sguardo dalla pergamena, portandolo su di lui.
“ Voi chi siete? Cosa volete?” chiese, severo, adocchiando le armi di Trekentoff. Non c’era la minima traccia di preoccupazione nella sua voce, ma solo una forte indignazione.
“ Perdonate l’intrusione, il mio nome è Trekentoff e sono l’Aspirante Vassallo inviato dal Sommo BlueDragon per liberare il vostro villaggio dai predoni, immagino che voi siate il capomastro”
Il vecchio posò la pergamena e un gran sorriso si dipinse sul suo volto legnoso.
“ Oh, cosi siete giunto finalmente, non sapete quanto abbiamo bisogno del vostro aiuto, ma prego sedetevi” disse, indicando una sedia, davanti alla scrivania.
Trekentoff accettò l’invito con gratitudine. Dopo una giornata intera passata sotto il sole, chiuso nell’armatura, cominciava a sentirsi un po’ stanco.
Si tolse dalla tracolla la lancia e lo scudo e li appoggiò contro il muro non troppo distanti da sé. Poi si sfilò anche l’elmo e si sedette sulla sedia, appoggiandoselo in grembo.
Appena vide il suo ospite comodo e attento, il vecchio riprese a parlare:
“ Immagino che avrete già dovuto sopportare abbastanza convenevoli, perciò non vi assillerò con saluti e salamelecchi vari”
Trekentoff annuì, grato. Già si prospettava una altra serie interminabile di elogi e ringraziamenti.
Il borgomastro ridacchiò, facendo dondolare l’ampia barba.
“ Vi capisco, so bene quanto possa essere forviante essere continuamente al centro dell’attenzione, negli anni passati mi è capitato cosi tante volte che oramai ho perso il conto”
La risata chioccia si spense in una serie di colpi di tosse che scosse il suo fisico esile.
“ Siete sicuro di sentirvi bene?” domandò Trekentoff, appena sembrò strare meglio, guardandolo preoccupato. Forse Evandar aveva torto a non credere alle dicerie.
Il vecchio sollevò lo sguardo verso di lui, guardandolo tristemente.
“ Non come vorrei, ma purtroppo non c’è molto da fare contro la vecchiaia, se non accettarla con serenità”
Trekentoff sorrise. Quel uomo gli piaceva, era schietto e non si nascondeva dietro giri di parole.
“ Ma tu guarda che scortese” riprese il vecchio, sorridendo gioviale “ Vi ho coinvolto nei miei problemi da vecchio acciaccato senza nemmeno presentarmi, il mio nome è Bertus e ho la fortuna di essere il capomastro di questo splendido villaggio da oltre venti anni, è un onore conoscervi, Messer Trekentoff”
Si sporse in avanti, porgendo la mano in direzione del suo interlocutore.
“ L’onore è mio” disse Trekentoff, stringendola rudemente. Ebbe l’impressione di avere tra le mani un giunco secco, di quelli che spuntano nelle paludi.
“ Immagino che siate impaziente di conoscere la situazione qui a Otis” riprese Bertus, risedendosi sulla sua grossa sedia imbottita.
“ Ho notato qualcosa, mentre una delle vostre guardie mi accompagnava fin qui, e mi sono fatto qualche mia ipotesi, ma spero che voi possiate darmi un quadro più esaustivo” Detto questo rimase in silenzio, in attesa di una risposta.
Bertus sospirò. Un sospiro stanco. Si passò una mano sul volto calloso.
“ Non c’è molto da dire” cominciò dopo qualche istante “ Come ho già scritto nella mia missiva al vostro Regno, da qualche tempo i traffici commerciali di Otis non sono più sicuri, una banda di predoni si è stabilita nella regione e ha cominciato ad assalire senza sosta ogni carovana che passa per le vie vicine al villaggio, abbiamo tentato di porre un freno alle loro scorrerie, ma le guardie appostate lungo le strade sono state tute sconfitte e i soldati che avevo inviato alla ricerca del covo dei banditi non sono più tornate” Bertus voltò la propria sedia verso la finestra, osservando il villaggio che si stendeva al di sotto. Pigri fili di fumo uscivano dai comignoli delle rozze abitazioni, un gruppo di bambini si rincorreva, ridendo e strillando. “Non ho voluto allarmare la popolazione, ma la situazione è davvero grave, i soldati rimasti sono appena sufficienti a difendere il villaggio e ogni giorno che passa quei predoni si fanno sempre più impudenti, ormai non passa giorno che io non tema di vederli attaccare Otis stesso e a aggravare la situazione c‘è Griferia che sembra ignorare la mia richiesta di rinforzi, a quanto ho saputo ilgoverno sta passando un momento di instabilità, ma questo non è un motivo per indugiare, ogni secondo che perdono nelle loro inutili discussioni potrebbe essere fatale” Tornò a volgersi verso l’Aspirante che lo ascoltava con attenzione, lo sguardo serio e determinato “ Io non posso permettere che accada qualcosa alla mia gente, non permetterò che ci sia una seconda Barishan, per questo ora io vi chiedo, Messer Trekentoff, posso contare sull’aiuto del Regno di BlueDragon per salvare il mio villaggio?”
Trekentoff mantenne un espressione severa, come se quella domanda lo offendesse.
“ il Sommo mi ha inviato qui per questo, capomastro, il Regno esiste per aiutare tutti coloro che sono in difficoltà, chiunque essi siano, a prescindere dalla razza e nazionalità, e inoltre la vostra situazione ci riguarda doppiamente, poiché è giunta notizia che a comandare i predoni che vi assillano ci sia un Ex-Guardman del Regno”
Appena sentì quella parola, il volto di Bertus si rabbuiò. Trekentoff capì di aver toccato un tasto dolente.
Le parole che uscirono dalla bocca del vecchio erano dette con un tono basso e calmo, ma ognuna era cosi impregnata di odio e veleno che Trekentoff ne rimase stupito.
“ Colui a cui vi riferite si fa chiamare il Tagliateste, ma il suo vero nome è Sondor, un barbaro sanguinario, bestemmiatore e sprezzante di ogni pietà, un mostro crudele come mai ne ho visti in tutta la mia vita, lo conosco, perché fu lui a massacrare le pattuglie di soldati che inviai in esplorazione, dopo averli uccisi barbaramente, si presentò davanti alle nostre mura, ricoperto da capo a piedi di sangue di uomini valorosi. Quel giorno io sentì schernire tutto ciò in cui credevo con una brutalità e un sangue freddo spaventoso, i soldati sulle mura lo bersagliarono, ma le loro frecce rimbalzavano come polvere sull’enorme armatura di Sondor che rise e ci schernì ancora per poi andarsene, lasciando davanti al portone chiuse in un sacco le teste di tutti gli uomini che aveva ucciso” Fece un leggera pausa, come se ricordare quei terribili avvenimenti gli costasse un immane fatica “ I pianti delle madri, delle mogli e dei fanciulli che sentì ancora mi rimbombano nella mente, Messer Trekentoff, spero con tutto il cuore che voi possiate mettere fine alle atrocità di quel mostro, ora se non vi dispiace, preferire rimanere da solo, vi ho detto tutto ciò che potevo e l’unica cosa che posso fare ancora è auguravi buona fortuna”
Capendo che non era il caso di restare ancora, Trekentoff si alzò in piedi.
“ Vi ringrazio, capomastro, le vostre informazioni mi saranno utili”
Prese le sue armi e, imbracciatele, si congedò con un lieve inchino che Bertus non vide, perché si era voltato verso la grande finestra, le mani giunte dietro la schiena.
Trekentoff uscì dalla stanza del capomastro a passi svelti che risuonarono sul pavimento di pietra. Doveva trovare Evandar.

OT Stavolta gli ot me li sono ricordati [SM=x92713] Piccolo capitoletto di discusioni per fare il punto della situazione del disgraziato villaggio di Otis.
Un grazie a tutti per i complimenti, sul serio, non me li merito!!
X Eruner: Ma non si abbattono gli alberi, vandalo! Cosa diranno i verdi e gli Ent? Occhio che quelli ti fanno una marcia contro con tanto di fanfara [SM=x92706] OT
[Modificato da Trekentoff 30/09/2009 21:25]




Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragon
Scribacchino dilettante
Campione mondiale di salto carpiato sul divano

"Il Regno è ben più di un luogo, ben più di un palazzo, ben più di un castello.
Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
Trekentoff, Aspirante Vassallo del Sommo Blueragon

"La vita è un viaggio, perciò a voi tutti auguro:"
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03/10/2009 02:12
 
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Re:
Eruner, 25/09/2009 0.13:

ot
Niente male, affatto niente male; per le possibili contraddizione di ambientazione, tranquillo, non sarà mai nulla in confronto a certe vecchie scene (come boschi rasi al suolo e ricreati). Mica si nasce imparati!


OT: A cui dovresti aggiungerci anche la demolizione di una taverna, oltre ai calcioni nel sedere presi da un paio di tuoi superiori in grado tanto tempo fà......... [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706]





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03/10/2009 15:26
 
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....Messer Eruner....davvero avete distrutto una taverna?




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Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
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A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
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03/10/2009 21:56
 
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“ D’accordo, Trekentoff, vi metterò a disposizione un gruppo di cinque soldati, ma non di più”
Nonostante le parole di Evandar fossero chiaramente forzate e dettate più dal timore che provava verso l’Aspirante che da una reale accettazione dei fatti, Trekentoff fu ugualmente soddisfatto dal sentirle.
“ Parlate al tenente di guardia e vedete di riportarmeli tutti interi se potete”
Trekentoff borbottò un ringraziamento e, senza aggiungere altro, uscì, lasciando il capitano alle sue incombenze.
Mentre attraversava velocemente le stanze che formavano il posto di guardia principale di Otis, ripensava alla discussione che aveva avuto con Evandar per riuscire a ottenere qualche soldato per perlustrare i dintorni del villaggio.
Gli ultimi avvenimenti, i continui attacchi e le perdite subite avevano reso gli abitanti estremamente restii anche a mettere piede fuori dalle proprie case. Lo stesso Evandar era contrario a inviare altri uomini alla ricerca del covo dei banditi, a parer suo era come spedirli dritti nella tana dei leoni, e in effetti gli eventi sembravano dargli ragione.
Perfetti.
Questa parola ricorreva con una frequenza estremamente fastidiosa nelle testimonianze che Trekentoff aveva raccolto sugli attacchi dei predoni.
Lo schema era sempre lo stesso. Prima una pioggia di frecce uccideva le guardie disposte sia in testa che in coda più lontano dalla carovana, poi una fila di alabardieri pesantemente corazzati bloccava la strada e infine un orda di uomini armati alla leggera attaccava da tutte le direzioni. Uscivano dal folto degli alberi, sbucavano da buche coperte da frasche, e, veloci come folgori, massacravano chiunque osasse opporre resistenza e rubavano tutte le cose di valore. Non si fermavano neanche davanti alle lacrime delle donne e al pianto dei fanciulli, uccidevano tutti con un sangue freddo e una spietatezza inumane.
I pochi testimoni con cui parlò Trekentoff dissero di essere sopravvissuti solo perché avevano finto di essere morti o si erano coperti con le salme dei loro compagni di viaggio.
Un moto di disgusto attraversò Trekentoff al pensiero delle atrocità perpetrate da quegli uomini.
La sua espressione era impassibile, mentre parlava con il tenente, che in quel momento presenziava l’addestramento quotidiano dei soldati, riguardo la sua intenzione, ma dentro di sé fremeva di rabbia e impazienza.
Comunque sapeva bene di non potersi permettere nessuna azione avventata.
Sarebbe andato volentieri da solo per non mettere in pericolo altre vite, ma aveva bisogno di qualcuno che conoscesse il territorio attorno al villaggio e inoltre per quanto potesse avere buoni motivi a spingerlo non avrebbe potuto sostenere un combattimento contro molti uomini senza un minimo di aiuto.
Il tenente, un veterano dall’aria coriacea vissuta, lo guardò per un istante come se fosse impazzito, poi, capendo che non stava scherzando, si voltò e, con un leggero tremito nella voce, chiamò cinque nomi.
Cinque soldati interruppero i loro esercizi e, dopo essersi scambiati un occhiata interrogativa, si schierarono velocemente davanti al loro superiore. Dalle armi decisamente meglio tenute di quelle dei loro commilitoni, Trekentoff dedusse che dovevano trattarsi dei i guerrieri migliori e non potè fare a meno di rallegrarsi tra sè.
Metteva sempre di buon umore sapere di avere le spalle coperte da un guerriero che sapeva il fatto suo.
Cinque paia di occhi semi parzialmente nascosti dagli elmi si sgranarono, riempiendosi di paura, al sentire le parole del sergente e per poi voltarsi all’unisono verso Trekentoff che da parte sua rispose con un sorriso appena accennato che non prometteva niente di buono.

OT Aggiornamento velocissimo e poi sparisco [SM=x92712] Che ne dite come sta venendo? [SM=x92713] OT




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Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
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Gran Maestro
04/10/2009 17:26
 
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OT- Vai tranquillo Trekentoff,credo stia venendo fuori una storia davvero niente male. Bravo,continua così. [SM=x92702] -OT
12/10/2009 18:01
 
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OT- Ho letto gli ultimi interventi e devo dire che secondo me promette bene questo racconto; ti faccio i miei complimenti inoltre per la scelta delle parole e la tendenza a rendere la narrazione più realistica e particolareggiata possibile; tra l'altro mi piace il tuo pg, mi dà l'impressione di un guerriero che sotto una dura scorza da brontolone nasconda in realtà un animo da pezzo di pane. [SM=x92710] -OT
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Paladino Lord
16/10/2009 20:07
 
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“ Cercate di muovervi, dobbiamo accelerare il passo”
Le secche parole di Trekentoff ebbero l’effetto di una randellata sui poveri cinque soldati che lo seguivano faticosamente, facendosi strada tra le fitte piante della foresta che circondava Otis. Le armature limitavano i loro movimenti, rischiando continuamente di farli inciampare in radici che affioravano dal terreno o in rami caduti. A ciò si aggiungeva il caldo afoso di metà pomeriggio, moltiplicato dalle pesanti cotte di maglia, che dava loro la sensazione di potersi sciogliere da un momento all’altro.
Trekentoff se la cava un po’ meglio, grazie al fatto che il minerale di cui era composta la sua armatura sembrava non trattenere eccessivamente il calore, ma conservava comunque tutto il suo peso e, anche se cercava di non darlo a vedere, ormai anche lui cominciava a sentire la stanchezza della marcia.
“ Ma, Aspirante” protestò uno dei soldati, un uomo basso e tarchiato, ma molto robusto, con indosso una leggera corazza di ferro ammaccata. A Trekentoff parve di ricordare che si chiamasse Daimon. “ Siamo in marcia fin dall’alba e non abbiamo fatto che una sosta, non so quanto voi siate ancora in grado di andare avanti, ma a meno che non vogliate farci uccidere dalla stanchezza dobbiamo fermarci almeno qualche attimo a riposare”
Gli altri quattro uomini annuirono stancamente alle parole del loro compagno.
Trekentoff si fermò, guardando irritato i cinque soldati, la fronte imperlata di sudore e il respiro leggermente accelerato. Senza dire una parola, volse il proprio sguardo verso il sole battente, schermandosi gli occhi con il dorso della mano.
Fece qualche calcolo sul tempo che rimaneva alla sera, quando avrebbero dovuto necessariamente porre fine all’esplorazione e annuì soddisfatto tra sé.
“ D’accordo, faremo una sosta”
Alzò un mano per troncare sul nascere le esultanze dei soldati.
“ Ma non qui! Siamo pur sempre nel territorio dei banditi e non ho intenzione di correre rischi inutili, cercheremo un luogo sicuro e solo allora ci fermeremo”
Detto questo, si voltò e si incamminò, senza aspettare risposta. I passi dietro di sé gli fecero intuire che i soldati dovevano essersi rassegnati a camminare ancora un po‘.
Per fortuna le loro fatiche non durarono ancora molto. Dopo qualche minuto, la boscaglia si aprì e Trekentoff sbucò in uno spiazzo aperto.
“ Qui è perfetto” commentò, valutando la zona con occhio critico.
Si trattava di una piccola radura che si apriva come una macchia nell’altrimenti ininterrotta distesa verde. Completamente circondata dal bosco, era talmente ben nascosta che probabilmente non l’avrebbero mai trovata se non per un caso fortuito, come in quel momento. La mancanza degli alberi era compensata da un tappeto di cespugli e erba alta quasi quanto un uomo che offriva un ottimo nascondiglio contro qualsiasi osservatore.
I soldati non sembravano condividere il suo giudizio, ma erano talmente stanchi che si sarebbero accontentati anche di un letto di ortiche, perciò non fecero proteste.
“ Nascondetevi tra l’erba e riposatevi, ma fate attenzione alle vipere, il loro morso è molto pericoloso e io non ho nessuna intenzione di mettermi a organizzare funerali nel bel mezzo di una foresta, tutto chiaro?”
I soldati mormorarono un assenso appena accennato e si inoltrarono nel prato incolto, spostando con le braccia le piante.
Un istante dopo la radura era tornata deserta. I sei uomini stavano accucciati tra l’erba, perfettamente mimetizzati nell’ambiente e in attesa di recuperare le forze per continuare la propria missione.
Mentre i cinque soldati si riposavano e davano fondo alle poche scorte di cibo e di acqua che avevano portato da Otis, Trekentoff scrutava in silenzio la foresta apparentemente silenziosa, attento a qualsiasi rumore o segnale che potesse tradire la presenza di nemici. Sapendo che la lancia no gli sarebbe stata che di impiccio negli ristretti spazi della foresta in caso di battaglia, aveva preferito lasciarla al villaggio, portando con sé solo lo scudo e le spade.
“ Come mai tenete le lame nel fodero, se temete un attacco a sorpresa?”
Trekentoff si voltò verso la fonte della voce. Daimon gli si era messo accanto, guardandolo con i suoi profondi occhi scuri.
“ Se tenessi in mano la spada, la luce del sole vi si rifletterebbe sopra, rendendo immediatamente chiara la nostra posizione” fu la laconica risposta, mentre l’Aspirante tornava a concentrare la propria attenzione verso la massa di alberi.
Il fischio d’ammirazione che stava per lasciarsi sfuggire il soldato venne prontamente troncato dall’occhiataccia di Trekentoff.
“ Ehm, volevo dire…dovete avere fatto molta esperienza per sapere tutte queste cose” disse Daimon, visibilmente a disagio.
“ Abbastanza” rispose Trekentoff distrattamente.
Daimon stava per dire ancora qualcosa, ma un rumore proveniente dalla foresta lo interruppe.
Entrambi si misero in ascolto, appiattendosi il più possibile tra a vegetazione. Daimon fece cenno di avvicinarsi agli altri soldati e, mormorando gli ordini sottovoce, li fece disporre a semicerchio, pronti a qualsiasi evenienza.
Trekentoff tese l’orecchio e riconobbe l’inconfondibile rumore di frasche spostate e di passi in avvicinamento.
A giudicare dal numero di suoni, calcolò che dovevano trattarsi di almeno due persone e questo gli produsse qualche perplessità.
Possibile che le pattuglie dei predoni fossero cosi esigue?
Una voce squillante da bambino risuonò nell’aria tesa, seguita subito dopo da una lieve voce femminile.
Un paio di soldati aggrottarono la fronte, sorpresi, e rivolsero uno sguardo interrogativo verso Trekentoff che a parte sua, spostò una manciata di piante per vedere meglio.
Vide una fanciulla e un bambino al confine della radura con il bosco che parlavano tra loro. I pesanti mantelli e i cappucci abbassati che indossavano ne nascondevano completamente i lineamenti. Erano troppo distanti per capire quello che dicevano, cosi Trekentoff si limitò ad osservare il loro comportamento.
Il bambino saltellava irrequieto sul posto e sembrava quasi stesse rimproverando la donna che ascoltava a testa bassa senza dire niente.
Frustrato per non ottenere risposta, il fanciullo si voltò con uno scatto furioso, volgendo la faccia imbronciata proprio verso il punto dove i soldati stavano nascosti.
Trekentoff sgranò gli occhi appena vide il volto arrossato di rabbia di Tanor, il bambino che aveva incontrato a Otis. I soldati accanto a lui sembravano altrettanto stupefatti, ma non osarono muoversi senza un ordine.
Dedusse che la donna doveva essere Sania, la madre del bambino, e in effetti le sue supposizioni si rivelarono esatte, appena lei si gettò all’indietro il cappuccio per dire qualcosa a suo figlio.
Mentre i due discutevano, Trekentoff si chiese cosa facessero cosi lontano da Otis. Stava per ordinare di uscire dal nascondiglio, quando numerosi rumori di passi molto vicini lo indussero a fermarsi.
Anche Sania sembrava averli sentiti e si mise tra Tanor e la foresta, come per volerlo proteggere.
Sette uomini armati alla leggera con coltelli e asce uscirono dal folto del bosco e accerchiarono rapidamente la donna e il bambino.
Trekentoff sentì i soldati stringere i pugni attorno alle armi.
“ State calmi” ordinò con un sussurro. Solitamente sarebbe rimasto ad aspettare, sperando che i predoni si limitassero a rapinare i due viaggiatori per poi lasciarli andare, cosi li avrebbero seguit fino al loro covo per poi tornare con forze maggiori.
Ma purtroppo sapeva anche che in quel caso perseverare in una tale speranza era solo follia.
La sua spada produsse un lieve sibilo, quando la estrasse. Tre soldati, tra cui Damion, lo imitarono, mentre gli altri due incoccarono le frecce negli archi.
Nel frattempo Sania stava parlando con uno dei banditi. Un uomo grasso e robusto che l’ascoltava apparentemente con disinteresse, soppesando tra le mani una grossa ascia da boscaiolo.
Di colpo disse qualcosa che Trekentoff interpretò come un insulto osceno e tutti i suoi compagni scoppiarono a ridere. Sania abbassò il capo, subendo l’umiliazione in silenzio, ma Tanor non fu della stessa opinione.
Furibondo e incurante delle urla di sua madre, il ragazzino saltò addosso al bandito, graffiandolo e mordendogli una mano.
L’uomo imprecò per il dolore e cercò convulsamente di toglierselo di dosso. Lo colpì con violenza sulla tempia con il manico dell’ascia. Il piccolo Tanor cadde rotolando nella polvere e non si mosse più.
Vedendo la scena, Trekentoff non seppe più trattenersi.
“ ALL‘ATTACCO!!!!” urlò, uscendo dal riparo dell’erba alta e cominciando a correre verso i banditi. I spadaccini lo seguirono, urlando e agitando le spade, mentre gli arcieri scagliavano le loro frecce.
I banditi furono colti completamente di sorpresa e reagirono con lentezza. Prima che potessero fare alcunché, due di loro caddero, trafitti dalle frecce. I restanti ebbero appena il tempo di estrarre le armi, prima che i soldati guidati da Trekentoff li raggiungessero.
Abbassandosi la celata, Trekentoff corse verso l’avversario più vicino, un bandito con il petto grande come una botte che lo attaccò, brandendo un grosso spadone. Trekentoff parò il colpo con lo scudo e rispose con fendente che l’uomo parò goffamente con il piatto della spada.
Nel frattempo Daimon e gli altri soldati stavano combattendo con valore contro gli altri banditi. Gli arcieri avevano smesso di tirare per non rischiare di colpire i propri compagni e si erano uniti alla battaglia.
Trekentoff parò un altro colpo e, approfittando di un varco nella difesa del suo avversario, lo colpì con una stoccata all‘addome, mozzandogli il fiato. L’uomo lasciò cadere lo spadone e si piegò in due, mugolando dal dolore. Trekentoff lo colpì alla testa con il manico della spada egli fece perdere i sensi.
Non si fermò neanche ad controllare come andasse lo scontro.
Coprì velocemente la distanza che lo separava da Sania, ma prima che potesse arrivare dalla donna, l’uomo grasso gli sbarrò la strada, urlando come un pazzo, l’ascia alta sopra la testa.
Senza lasciarsi intimorire, Trekentoff scartò lateralmente e l’ascia si conficcò nel terreno. Prima che l’uomo potesse estrarla lo colpì violentemente sul volto con lo scudo, mandandolo a gambe all’aria.
Si fermò, ansimando leggermente, e si guardò attorno.
Lo scontro aveva ormai raggiunto il suo sanguinoso termine. I soldati avevano abbattuto velocemente tutti gli altri banditi, senza lasciarne scappare nemmeno uno. Nessuno aveva riportato ferite gravi.
“ Questi bastardi hanno avuto quello che si meritavano” disse Daimon, venendogli incontro. Una striscia di sangue gocciolava dalla punta della sua spada.
Trekentoff non disse nulla e andò verso Sania che in ginocchio teneva tra le braccia il corpicino inerte di Tanor.
“ Come sta?” chiese, inginocchiandosi al suo fianco. La donna rivolse i suoi occhi colmi di lacrime verso di lui e scosse la testa.
Aggrottando la fronte, Trekentoff poggiò una mano sul collo del ragazzo. La pulsazione era lenta, ma si sentiva.
“ E’ ancora vivo, ma dobbiamo portarlo subito al villaggio” disse e, senza chiedere il permesso, prese il ragazzo tra le sue braccia e si alzò in piedi. Sania lo guardò, incredula, le guance rigate di lacrime.
“ Fatevi coraggio, milady, andiamo” disse.
La donna si asciugò il volto e si alzò.
“ Grazie” mormorò
“ Daimon” chiamò Trekentoff. Indicò l’uomo grasso che aveva atterrato “ Quest’uomo è ancora vivo, prendetelo e portiamolo al villaggio”
“ Ne siete sicuro?” Daimon sembrava stupefatto.
Trekentoff annuì e siri volse a tutti i soldati.
“ Avete combattuto bene, ma ora è il momento di tornare al villaggio, questo ragazzo sta male e inoltre il sole sta per tramontare, è pericoloso indugiare ancora, nascondete i corpi tra le piante e muoviamoci”
Mentre gli uomini si apprestavano a eseguire i suoi ordini, si rivolse di nuovo a Sania.
“ Cosa ci facevate qui, milady?” chiese severo “ Questo è un luogo estremamente pericoloso, dovreste saperlo”
“ Perdonatemi, Aspirante” rispose la donna con voce rotta, gettando di sottecchi uno sguardo estremamente preoccupato verso Tanor “ Io e mio figlio siamo usciti dal villaggio per raccogliere bacche, ma ci siamo allontanati troppo e abbiamo smarrito la strada, è un miracolo che ci abbiate trovati, altrimenti mio figlio…” Non riuscì a continuare.
“D’accordo, non importa” disse Trekentoff “ L’importante è che sia finito tutto bene, ma ora è meglio muoversi, non è molto saggio aggirarsi per il bosco di notte e le mie vecchie ossa non hanno nessuna intenzione di stare all‘addiaccio”






Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragon
Scribacchino dilettante
Campione mondiale di salto carpiato sul divano

"Il Regno è ben più di un luogo, ben più di un palazzo, ben più di un castello.
Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
Trekentoff, Aspirante Vassallo del Sommo Blueragon

"La vita è un viaggio, perciò a voi tutti auguro:"
Buen camino

Joe Commoner, Vassallo del Sommo Bluedragon

"C'è bisogno sopratutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto"
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02/11/2009 21:13
 
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“ Invece temo proprio che dovrete farlo, Aspirante”
Quelle parole sarcastiche fecero voltare di colpo tutti i presenti, appena in tempo per vedere venti uomini pesantemente armati uscire dal folto del bosco. Trekentoff non ci mise molto a capire che doveva trattarsi di altri briganti. Probabilmente dovevano aver sentito i rumori dello scontro.
L’Aspirante aggrottò la fronte, a metà tra il preoccupato e il perplesso.
A differenza di quelli che avevano appena affrontato, questi avevano un equipaggiamento superbo. Portavano tutti armature di media grandezza dall’aria molto robusta, grosse spade legate ai fianchi e archi robusti dietro la schiena. Un gruppo di uomini dall’aria arcigna in lunghe tuniche rosso fuoco guidava il piccolo contingente.
Trekentoff strinse l’impugnatura della spada, mentre i suoi dubbi aumentavano. Possibile che avessero anche dei maghi?
Più che una banda di briganti sembravano le truppe regolari di un regno.
“ State dietro di noi e non muovetevi” ordinò a Sania, passandogli il piccolo Tanor, mentre i soldati si schieravano in linea con le armi in pugno. La donna prese il bambino e obbedì, andando ad acquattarsi velocemente vicino a un cespuglio abbastanza distante.
Trekentoff sguainò la spada. I suoi occhi guizzarono rapidamente in tutte le direzioni alla ricerca di una possibile scappatoia.
Uno degli uomini in veste rossa si fece avanti con un ghigno stampato in volto.
“ Bene, bene, bene, cosa abbiamo qui? Tanti bei pesciolini pronti per essere presi all‘amo” disse beffardo.
Trekentoff quasi non gli badava, troppo impegnato ad elaborare una strategia. Ammaestrati dalla precedente esperienza e dal numero dei nemici, Daimon e i soldati non si mossero.
“ Vedo che avete eliminato una delle nostre pattuglie esterne” continuò l’uomo, adocchiando i cadaveri insanguinati degli altri banditi che spuntavano tra l‘erba. Sputò in segno di disprezzo.
“ Bah, lurida feccia”
Benchè quegli uomini fossero stati dei miserabili vigliacchi, Trekentoff si sentì comunque oltraggiato da quelle parole.
“ Certo che ne avete di coraggio per parlare cosi dei vostri compagni morti” disse serio.
Il sorriso scomparve dal volto dell’uomo, sostituito da un espressione di glaciale indifferenza.
“ Non erano che delle reclute inutili e senza nessuna esperienza, e poi non credo di dovere dare spiegazioni a chi sta per morire” Dicendo le ultime parole distese il braccio innanzi a sé, il palmo puntato conto Trekentoff.
“ Dovrete faticare per farci mordere la polvere” disse, quasi ironico. Forse aveva capito di che tipologia erano quei maghi.
Un bagliore furente attraversò gli occhi del mago e subito una sfera di fuoco rovente partì dalla sua mano, sfrecciando a velocità paurosa verso il petto corazzato di Trekentoff. Gridando, Daimon si mosse velocemente per cercare di scansarlo, ma fu di un secondo troppo lento.
Con un gesto fulmineo Trekentoff sollevò lo scudo e la sfera di fuoco impattò con violenza contro la mezzaluna scolpita al centro di esso. Ma al contrario di ogni aspettativa, invece di esplodere e di bruciare il braccio del guerriero, la palla infuocata affondò nello scudo, generando, come un sasso che cade in una pozza d’acqua, una serie di onde concentriche che fecero tremolare per la mezzaluna per poi calmarsi dopo qualche istante.
Il mago e i banditi rimasero stupefatti da quel prodigio mai visto, ma si ripresero subito dalla sorpresa e estrassero le armi, pronti alla battaglia.
Trekentoff abbassò lo scudo, un espressione di desolato dispiacere dipinta sul volto legnoso. I maghi nemici erano dei piromanti e, proprio in quel momento, si stava alzando il vento. Questo gli suggeriva un unica via di fuga, e anche se purtroppo era terribile, non aveva altra scelta.
“ Daimon” chiamò, senza staccare gli occhi dai briganti che si preparando ad attaccarli.
“ Come diavolo avete fatto?” chiese il soldato, guardando esterrefatto il suo scudo, ora lievemente luminoso. Anche gli altri soldati avevano espressioni altrettanto stupite.
“ Ve lo spiegherò dopo” liquidò l’argomento Trekentoff “ Adesso ascoltatemi, appena farò un segnale ci ritireremo lentamente vero il bosco, ma mi raccomando passate solamente al limitare della radura, non entrate assolutamente nell’erba alta, chiaro?” Daimon e i quattro soldati annuirono, affidandosi all’esperienza dell’Aspirante per riportare la pelle a casa.
“ Bene, qualcuno prenda quel tipo svenuto e andiamo”
Uno dei soldati si mise in spalla il bandito che Trekentoff aveva steso e, dopo aver fatto mettere Sania e suo figlio al centro dello schieramento, tutti insieme presero a indietreggiare lentamente, le spade tese innanzi a sè.
“ Non andrete proprio da nessuna parte” sentenziò il piromante “ Circondateli!” ordinò e tutti i briganti si disposero in formazione sparsa, accerchiando il piccolo gruppo da tre lati per sfruttare al massimo la loro superiorità numerica.
Trekentoff osservò in silenzio il grosso dei banditi entrare nell’erba alta e avanzare lentamente con le armi in pugno. Dovette riscuotersi appena i maghi, capita la lezione, scagliarono una serie di globi infuocati, non contro di lui, ma contro i suoi compagni.
Trekentoff si piazzò sulla traiettoria dell’attacco e le sfere infuocate vennero di nuovo assorbite dallo scudo. La luce emanata dalla mezzaluna aumentò d’intensità.
Vedendo che gli incantesimi erano inutili, il piromante fece cenno di fermarsi e, visibilmente irritato, sguainò un lungo pugnale purpureo, subito imitato dai suoi compagni.
“ D’accordo, facciamola finita” disse, avanzando con cautela insieme agli altri.
Trekentoff aspettò ancora qualche istante, poi si staccò dal gruppetto dei soldati e avanzò da solo.
“ Aspirante, dove andate?” sentì chiamarlo Daimon, ma lo ignorò, concentrato sul piromante che aveva davanti.
“ Sapete, penso che dovreste proprio cambiare mestiere”
Il mago si fermò, guardandolo interrogativo. Ma di che diavolo stava parlando?
Trekentoff continuò, apparentemente dimentico della situazione.
“ Io ho combattuto contro tantissimi piromanti, ma non ne avevo mai visto uno debole come voi, perché invece di fare il mago non vi mettete fare il vasaio? La vostra categoria attuale ne guadagnerebbe davvero molto”
Sorrise tra sé nel vedere il mago digrignare i denti per l’insulto, ma doveva farlo arrabbiare ancora un po’.
Sentiva gli sguardi dei soldati puntati contro la schiena, probabilmente si stavano se gli avesse dato di volta il cervello, ma non ci fece caso.
Intanto i briganti si erano fermati, incerti sul da farsi.
“ Sul serio, un cucciolo di drago morente saprebbe sicuramente sputare palle di fuoco più forti” Indicò il pugnale “ Scommetto che quello spiedino non ferirebbe nemmeno un anatra, ma d’altronde le armi rispecchiano le attitudini del proprio padrone, no?”
Per il piromante quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Accecato dalla rabbia, creò tra le mani una sfera grande almeno il doppio del normale e la scagliò con un urlo.
Era quello che Trekentoff stava aspettando.
Sollevò di nuovo lo scudo, come a volersi difendere, ma invece di puntarlo con decisione verso l’attacco lo piegò leggermente verso il basso, cosi che invece di essere assorbita come le precedenti, il globo di fuoco rimbalzò, andando a colpire il terreno appena davanti ai banditi.
L’erba prese immediatamente fuoco e, alimentate dal vento le fiamme crebbero e cominciarono a propagarsi a grande velocità.
Accadde tutto in un lampo.
Trekentoff volse le spalle e corse verso Daimon e i soldati che, capito cosa stava per succedere, stavano battendo velocemente in ritirata verso la foresta. Tutti riuscirono ad allontanarsi in tempo e non furono toccati dal fuoco.
Il piromante e i banditi non furono cosi fortunati. Con il vento che spirava verso di loro non ebbero il tempo di mettersi al riparo che le fiamme sempre più alte li inghiottirono nel loro rovente e mortale abbraccio. Terribili urla si levarono dall‘incendio.
Le sventurate vittime correvano in tutte le direzioni alla ricerca di disperata salvezza, ma niente poteva salvarle dal loro destino. Le fiamme si facevano strada tra armature e vesti, bruciando e consumando la carne con furia ruggente .
Appena furono abbastanza lontani e al sicuro, i soldati rallentarono la corsa, forse per volgersi indietro e vedere la fine degli odiati nemici, ma Trekentoff non glielo permise.
“ Non infierite su chi è già morto” mormorò e nel suo sguardo basso si poteva leggere un grande dolore.
Cosi il gruppo continuò la sua marcia verso Otis senza fermarsi. Dietro di loro una colonna di fumo nero si alzava a spirale verso il cielo.
Non si sentivano più urla.
Il silenzio era già sceso sulla strage.
Trekentoff sentiva una pietra battere nel petto.

-OT- Accidenti, 15 giorni per aggiornare, devo cercare di velocizare i tempi, sennò Otrbmu non la finirà mai la cronologia! [SM=x92707]
Questo è stato davvero un capitolo nudo e crudo, tanto che ho quasi l'impressione di aver esagerato, non so....
Comunque, man mano che butto giù la prima bozza prima di postare mi sono reso conto che forse è un po' troppo per il mio povero Pg che alla fine dei conti, passatemi il termine, è un po' una mezza sega. [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706]
Per questo [SM=x92705] da questo momento chi vuole unirsi alla storia è ben accetto, fatevi avanti e chissà che non venga fuori un gran bel lavoro. [SM=x92710] OT




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Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
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Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
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10/11/2009 08:47
 
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Erano passati svariati giorni da quando il Sommo lo aveva sciolto momentaneamente dai suoi doveri nella Sala del Trono per accorrere al villaggio di Otis in appoggio a Trekentoff. Durante il cammino rimembrava quel discorso parola per parola:
<< Drago quest’oggi ritengo inopportuna la vostra presenza qui…piuttosto mi farebbe piacere vedervi al villaggio di Otis. Come saprete, un nuovo aspirante è in missione da non molto perché ci è giunto un dispaccio dove veniva richiesto il nostro aiuto in quel villaggio…non dubito che Trekentoff possa farcela ma credo che un aiuto sarebbe quanto mai gradito. Che la luce prevalga! >> concluse il Sommo Palank.
Ovviamente senza molti convenevoli Drago accettò di buon grado. Aveva già indosso l’armatura completa di Oricalco, il quale sembrava emanare barbigli di luce al sole lucente del mattino. Anche Tramonto ed Alba erano ai propri posti dietro la schiena dell’Aspirante, riposte scrupolosamente nei propri foderi di cuoio istoriato. Si recò alla Taverna e chiese con una certa fretta dei viveri all’Oste i quali gli sarebbero bastati per qualche giorno di marcia, dopodiché pagò e ringraziò uscendo rapidamente. Arrivò nella stalla imperlato di sudore, prese il solito palafreno nero fumo e superò i Cancelli dello Regno come un fulmine a ciel sereno.
I Guardmen straniati dalla faccenda si domandarono in quale altra missione sarebbe andato a cacciarsi la Guardia Reale più temeraria e forse anche avventata delLO Regno intero.
Galoppava freneticamente da giorni oramai. Era stanco ma non voleva fermarsi per nessun motivo, le uniche soste che faceva erano solo ed esclusivamente per quel buon diavolo di cavallo. Se non fosse stato per quei pochi attimi di riposo sicuramente il cavallo lo avrebbe mollato in mezzo ad una radura qualsiasi, ma per sua buona sorte non fu così, anche perché era una persona di buon cuore e non sopportava guardare il dolore nemmeno negli animali, piuttosto avrebbe preferito subire lui qualsiasi dolore. Come volevasi dimostrare arrivò la sera e con essa una fitta lancinante alla schiena. Non accese nessun fuoco quella notte, infatti essendo molto vicino alla sua meta era più sicuro. Il mattino dopo non tardò ad arrivare, si svegliò tremante nonostante avesse indosso un mantello pesante di lana a mò di coperta. Un’ altra notte passata all’agghiaccio e mi ritrovo un bel raffreddore pensò.
Senza molti convenevoli sellò il palafreno e continuò la sua marcia, superò pianure verdeggianti e rigogliose e finalmente intravide un grande cancello in legno e delle fortificazioni dello stesso materiale tutte intorno ad un villaggio piuttosto scarno almeno apparentemente. Dopo un lungo viaggio senza nessun tipo di problema era arrivato alle porte di Otis che già iniziava ad imbrunire. Delle fiaccole erano state posizionate all’ingresso. Si avvicinò a piedi conducendo per le briglie il suo cavallo, dopo pochi passi una voce gli intimò di fermarsi:
<< Fermo!Chi siete?Identificatevi subito o perirete! Un momento…Trekentoff? >> sentenziò una guardia malconcia e con una balestra pronta a sibilare un dardo. Drago notò con piacere che aveva un bel po’di armi puntate contro, questo voleva dire che almeno le guardie di quel posto facevano il proprio dovere. Prima che potesse parlare un uomo in un’armatura di ferro leggero si identificò come il capitano della guarnigione il quale da lontano anch’egli avrebbe pensato che per un attimo Trekentoff fosse già ritornato ma non era così. Non indugiando un minuto di più Drago si schiarì la voce e pronunziò:
<< Mh..mh..noto con piacere che avete una vista quanto mai aguzza, temo di dovervi deludere non sono Trekentoff, ma vi consolerà sapere che un altro Aspirante Vassallo del Regno di Blue Dragon è stato mandato in vostro soccorso, il mio nome è Drago >> concluse attendendosi qualche sguardo sbalordito ma non fu così. Infatti il capitano della guarnigione aveva dei dubbi sul forestiero immerso in quell’armatura a dir poco considerevole, senza contare i due spadoni che aveva.
<< Ah ma davvero? E chi ci dice che voi forestiero non siate un nostro nemico ma un’Aspirante? >> disse in tono severo. La Guardia Reale non sapendo cosa fare si trovò a rispondere secondo logica.
<< Se fossi stato un vostro nemico avrei mai potuto attaccarvi da solo? E poi non credo che qualcuno oserebbe spacciarsi per un’Aspirante Vassallo qualora non fosse un guerriero della Luce votato al dovere, alla giustizia ed all’onore >> concluse Drago sperando bastasse per infondere sicurezza sia nel capitano e sia nelle guardie che adesso lo scrutavano meno guardinghi. Una volta tanto la fortuna fu dalla sua parte ed il capitano della guarnigione si decise a farlo entrare nel villaggio, qualificandosi con il nome di Evandar. Venne a conoscenza dei fatti accaduti sin ad ora dallo stesso Evandar e dal capomastro del villaggio il quale fu ben lieto di vedere un altro Aspirante in loro aiuto. Presentazioni a parte venne anche messo al corrente dei problemi che avevano avuto a causa del gruppo di banditi capitanati dal traditore Sondor. Dopo una lunga spiegazione l’Aspirante iniziava a sentire il peso della stanchezza indi si affrettò a concludere.
<< Non temete capomastro Bertus siete in buone mani, sono sicuro che io e Trekentoff riusciremo a riportare stabilità e sicurezza qui ad Otis, lo attenderò nella locanda del villaggio, se non vi spiace la prego di informarlo della mia venuta >> menzionò Drago.
<< Certamente messer Drago, siete più che benvenuto in questi tempi duri… >> concluse Bertus.
Dopodichè la Guardia Reale prese congedo ed uscendo dalla torre si diresse alla Locanda nel tentativo di riposare le sue stanche membra, sperando che Trekentoff ed i cinque guerrieri fossero ritornati illesi.

OT- Holux Trekentoff! Se a te fa piacere ti aiuto molto volentieri, spero solo di aver azzeccato il post…[SM=x92705] Forse dovrei aspettarmi qualche cantonata da Claudium, Brightblade o meglio da Otrebmu ma non ho saputo resistere [SM=x92705]...credo però che si potrebbe ambientare il racconto sia dopo la Tela che dopo il mio e dopo quello di Brightblade. In questo modo il nostro cronologo non avrà problemi a collegarli temporalemente.[SM=x92702] -OT
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Paladino Lord
10/11/2009 19:14
 
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Sei il più che benvenuto, Drago! Avere compagni per una pericolosa missione è sempre un bene! [SM=x92709] Per la cronologia, anche io sono del tuo stesso parere, ma per evitare errori è meglio lasciare la decisione al nostro esperto Cronologo [SM=x92710] Ancora benvenuto!!




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Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
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Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
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Paladino Lord
29/11/2009 22:53
 
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Temendo di incrociare altre pattuglie in ricognizione, il piccolo gruppo di guerrieri mantenne un andatura guardinga e attenta a qualsiasi possibile inseguitore, e inoltre erano rallentati dal prigioniero che portavano con loro.
Cosi, giunsero in vista di Otis che era ormai notte fonda, esausti dalla lunga marcia, ma soddisfatti per il successo riportato.
Tutti, tranne uno.
“ Che avete, Aspirante?” chiese a un tratto Daimon, mentre attraversavano la porta del villaggio e venivano accolti dai saluti allegri delle guardie.
Fin dalla veloce battaglia nella foresta, Trekentoff non aveva più aperto bocca e la sua espressione si era fatta pensosa e dura.
“ No, non è niente, sono solo un po‘ stanco” rispose, liquidando l‘argomento.
Daimon ghignò, dubbioso delle parole che aveva appena sentito.
“ Più che da uomo stanco, il vostro modo di fare, sembra quello di chi ha dubbi su ciò che ha compiuto, cos’è? Vi siete dimenticato di salutare la vostra donna, prima di partire?”
Se gli sguardi avessero potuto ferire realmente, in quel momento Daimon si sarebbe ritrovato pieno di buchi, tanto era fulminante l’occhiata che gli rivolse Trekentoff.
“ Vi consiglio di dedicarvi di più ai vostri affari che a quelli degli altri, Messer Daimon” intimò severo e, dopo avergli rivolto un brusco saluto, si allontanò a passo svelto, diretto verso il posto di guardia, passando tra le guardie che correvano ad accogliere i propri compagni stanchi e ad aiutare i feriti.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso, stava ancora pensando agli uomini periti nell’incendio che lui stesso aveva scatenato. Per quanto fosse passato per decine di scontri nei luoghi più disparati e avesse visto le più terribili atrocità, Trekentoff non riusciva a liberarsi della convinzione che qualsiasi uomo avesse il diritto a una morte dignitosa.
E quella che aveva inflitto a quei banditi non lo era di certo.
“ Salve, Evandar” salutò, mettendo momentaneamente da parte la questione.
Il giovane capitano aveva un colorito pallido e un aria stanca e da questo Trekentoff dedusse che non doveva aver staccato la sorveglianza nemmeno per un attimo.
“ Aspirante, sono lieto….” cominciò, ma Trekentoff lo interruppe con un gesto della mano.
“ Adesso, non è il momento delle chiacchiere” disse, perentorio “ Siamo riusciti a catturare uno dei banditi e preferirei passare subito ad interrogarlo, prima che voi sveniate dal sonno, dunque non perdiamo tempo, d’accordo?”
Non sapendo cosa rispondere, Evandar annuì semplicemente.
“ Bene, cominciate a portare il prigioniero nel posto di guardi, io devo controllare di una cosa” si congedò Trekentoff e si allontanò alla ricerca di Sania e di suo figlio. Era stata soprattutto la donna ad accusare la stanchezza della marcia e Tanor era rimasto incosciente per tutto il tempo, perciò ora voleva accertarsi delle condizioni di entrambi.
Li vide affidati alle cure di un chierico, probabilmente chiamato dai soldati. L’uomo aveva sistemato il piccolo Tanor su una spartana panca accanto a una delle case e lo stava guarendo, mentre Sania guardava tutto in silenzio seduta a pochi passi, lo sguardo triste.
Trekentoff preferì non interferire e sgattaiolò via, diretto al posto di guardia in cui i soldati feriti stavano entrando o venivano accompagnati uno dopo l’altro e dove lo attendeva un ultimo lavoro prima di riposare.
Nonostante la buona volontà di Trekentoff e Evandar, l’interrogatorio durò quasi tutta la notte. Il bandito si dimostrò più tenace del previsto, incurante di tutte le minacce che i soldati gli rivolgevano. A un certo punto arrivò perfino a rifiutare l’offerta di essere rimesso in libertà in cambio della posizione del covo dei briganti.
Trekentoff rimase impressionato ed amareggiato dalla sua forza di volontà. Perché degli uomini cosi fedeli e coraggiosi dovevano scegliere la strada del male?
Comunque alla fine anche quel uomo cosi tenace cedette e rivelò che due giorni dopo era prevista un imboscata a una carovana di mercanti che sarebbe dovuta partire dal villaggio. Questo fu tutto quello che riuscirono a estorcergli.
“ Non è quanto speravo, ma è un informazione importante” disse Trekentoff, lasciandosi cadere esausto su una delle sedie della sala vuota usata per gli interrogatori, mentre un paio di guardie portavano il prigioniero in cella.
“ Potrebbe essere una menzogna” azzardò Evandar. Il capitano sembrava reggersi in piedi solo per pura volontà.
“ Non credo” lo contraddì l’Aspirante Vassallo “ Quel uomo era arrivato al limite della resistenza e ci ha dato un informazione che considera di poco conto per avere qualche attimo di respiro, ma comunque noi prenderemo le dovute precauzioni”
“ Cosa avete intenzione di fare?”
Trekentoff sospirò stancamente.
“ Un imboscata al contrario direi che sia l’idea migliore, solo che avrei bisogno di aiuto per organizzarla”
“ Ah, a proposito di aiuto” Evandar sembrò ricordarsi qualcosa all’improvviso “ Poco prima del vostro ritorno, è giunto al villaggio un altro Aspirante, un guerriero chiuso in un armatura imponente che diceva di chiamarsi Drago, forse lo conoscete”
Trekentoff sorrise, grattandosi la barba. Era proprio vero che i Sommi avevano un incredibile intuito nel capire, quando qualcuno degli Aspiranti o dei Vassalli aveva bisogno di aiuto.
“ Non ho mai avuto la fortuna di averlo come compagno in battaglia, ma direi che è venuto il momento di rimediare”




Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragon
Scribacchino dilettante
Campione mondiale di salto carpiato sul divano

"Il Regno è ben più di un luogo, ben più di un palazzo, ben più di un castello.
Il Regno è una luce nel buio.
Il Regno è una costruzione più resistente dell'
acciaio e più duratura del tempo.
Il suo architrave sono i Valori, i suoi mattoni sono le persone.
Non serve cercarlo lontano.
Ovunque ci sia uno sguardo che si solleva contro l'ingiustizia, ovunque ci sia un sussurro che combatte la menzogna, ovunque ci sia un cuore che respinge l'Oscurità, là c'è il Regno.
Più solido dell'acciaio, più duraturo del tempo.
Il Regno è nel cuore. La sua Luce è nel cuore.
Pensate di poterlo abbattere?
Oh, io non credo che potrete riuscirci.
Anche nel buio più profondo c'è una scintilla, anche nella luce più fulgida c'è una macchia.
Umana natura.
Dio ci ascolta e piange per le Luci che si spengono, lacrime di amarezza e compassione
A noi sta la scelta, condanna e grande benedizione.
Qualunque essa sia, il Regno è qui."

Piccolo componimento scritto di getto. Non pretendo che vi ci ritroviate.
Io si. O almeno tento, giorno dopo giorno.
Trekentoff, Aspirante Vassallo del Sommo Blueragon

"La vita è un viaggio, perciò a voi tutti auguro:"
Buen camino

Joe Commoner, Vassallo del Sommo Bluedragon

"C'è bisogno sopratutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto"
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