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L'armatura

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2010 00:16
02/09/2008 00:49
 
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L'ARMATURA


Era una bella giornata quella che si presentava di fronte agli abitanti del Regno di Blue Dragon. Il sole, con la sua bionda corona, diffondeva la sua luce in ogni angolo del Reame, illuminando la giornata di tutti i suoi abitanti. Le abitazioni abbondavano di vita, traboccanti delle risate dei bambini giocosi, e dei tenui sospiri delle massaie, intente a cucinare per i loro mariti, mentre fabbri, mercanti e scudieri lavoravano, completamente immersi nelle loro attività.
In questo clima di perfetta serenità ed armonia, un paladino, sfolgorante nella sua azzurra corazza, si avventurava con passo deciso tra la folla, assaporando ogni momento di quella infinita pace. Quel paladino ero io medesimo, e quel giorno mi stavo avviando verso la Gilda dei Maghi per incontrare il Gran Maestro Markox. A volere quell’incontro ero stato io stesso, in quanto necessitavo dell’aiuto del magus per compiere una “missione”, se così si poteva definire, molto importante. Con questo pensiero per la testa, uscii dai Cancelli del Regno, dirigendomi verso il bosco.

Finalmente raggiunsi la Gilda dei Maghi. Era la prima volta che visitavo quel luogo e, nonostante mi fosse stato descritto più volte, rimasi comunque stupito dalla sua visione. Essa era composta da tre torri di forma conica, due d’argento ed una d’oro, l’ultima alta il doppio delle prime, tutte e tre disposte a forma di triangolo equilatero. Una sottile striscia di mura circondava il tutto e da essa si apriva l’unica entrata alla Gilda.
Ripresomi dallo stupore iniziale passai la cancellata.
Lo spettacolo che mi fu offerto fu sbalorditivo: all’interno delle mura si aprivano ampi parchi verdi, dove una miriade di maghi provava i più diversi incantesimi, creando un mosaico di luci, colori e forme fantastico. Sembrava che dentro quelle mura le leggi che regolano il mondo fossero di colpo crollate e che ora fossero quei savi in tunica a comandare la natura.
Dovetti procedere cautamente tra loro, se volevo evitare di essere colpito da qualche incantesimo sgradevole. Mi imbattei anche in una gruppo di allievi della Gilda, i quali osservavano attentamente il loro maestro compiere una complessa magia. Era tutto così bello ma anche così pazzo e folle.
Arrivai infine fino al portone della torre dorata, dove trovai ad attendermi un mago:
<<Voi dovete essere il paladino che ha chiesto udienza al Gran Maestro. Vi prego di seguirmi>>.
Senza dire neanche una parola seguii il mio cicerone all’interno della torre. Pensai subito che quella della guida fosse una semplice gentilezza offertami dal Gran Maestro Markox, visto che la torre non era poi così grande e che, quindi, avrei potuto trovare il suo studio in poco tempo.
<<Questo lo credete voi, messere. La Torre del Sommo Potere contiene più stanze di quello che pensate, e quasi tutte protette con incantesimi tali da uccidere qualunque non-mago. E’ necessario farsi guidare quindi da qualcuno che conosca la torre se si vogliono evitare spiacevoli imprevisti>>.
Accidenti! Aveva intuito ciò che pensavo o mi aveva letto nella mente?
Nel dubbio cercai di limitare il più possibile i miei pensieri, soprattutto quelli sulla ridicola tunica viola che il mago indossava.
<<Eccoci arrivati. Vi aspetterò qua fuori per riaccompagnarvi>>.
Finalmente, dopo essermi congedato dal mio cicerone, ripassai mentalmente il mio discorso e, preso un bel respiro, entrai nello studio.

Lo studio non era molto grande ma, comunque, piuttosto confortevole, con il suo pavimento in legno e le pareti in pietra, da cui travi grosse e robuste andavano sostenendo il soffitto. Ai margini della stanza erano presenti alcuni tavoli ed una sedia, mentre il centro di essa era occupato da un modesto tavolino, che faceva da scrittoio per il Gran Maestro. Tuttavia, questi furono particolari che notai solo dopo, perché la mia attenzione fu colpita, dapprima, dalle miriadi di penne che, svolazzando, scrivevano ininterrottamente su decine di pile di fogli, sfruttando ogni tavolo disponibile nella stanza.
Appena entrato Markox alzò lo sguardo verso di me, e mi invitò a sedere sulla sedia che aveva appena mosso di fronte al suo scrittoio. Gli era bastato un semplice cenno della mano per farlo.
Il Gran Maestro era una persona piacevole; il suo corpo era snello e slanciato, completamente a suo agio all’interno della tunica gialla ed azzurra che il mago indossava; il suo viso aveva lineamenti molto fini, solcato solo da qualche ruga in fronte, che gli conferiva un’aria alquanto veneranda; la sua capigliatura era lunga e grigia e da essa spuntavano le orecchie a punta tipiche della sua razza, i mezz’elfi; inoltre, i suoi grandi e profondi occhi neri erano qualcosa di incredibile; mutavano continuamente, come la cresta del mare o il soffio del vento e, forse per questo, nessuno riusciva mai a scrutare a pieno l’animo del mago, mentre lui sembrava riuscire a scrutare molto bene il tuo. Una volta seduto presi un altro bel respiro e, sfoggiando uno dei miei sorrisi migliori, iniziai la conversazione:

<<Holux Gran Maestro, vi ringrazio per avermi ricevuto con così poco preavviso>>.

<<Holux a voi, Ser Claudium, di ciò non dovete assolutamente preoccuparsi, anzi, la vostra visita mi è molto gradita visto che è da molto tempo che sono costretto a stare chiuso in questo studio, riempiendo talmente tante di quelle scartoffie che se non fosse per la magia mi occorrerebbero secoli per compilarle tutte. Ma veniamo a noi. Sono rimasto alquanto incuriosito dal messaggio che mi avete inviato per richiedere questa udienza, in cui affermate che – cito le sue parole – “si tratta di una questione personale della massima importanza, in cui la magia ha un ruolo essenziale”. Ora, ditemi pure di cosa si tratta>>.

<<La questione, almeno in apparenza, è in realtà molto semplice: io avrei bisogno di una nuova armatura.
Vede, da quando sono arrivato per la prima volta nel Regno circa sei mesi fa e diventato poi Aspirante Vassallo, ho combattuto contro svariati nemici e le mie capacità e la mia esperienza sono cresciute sempre di più. Nello stesso tempo ho raggiunto anche la consapevolezza che in battaglia il fattore protezione risulta molto importante e deve essere quindi necessariamente curato. Purtroppo la mia armatura, anche se molte volte mi ha salvato da colpi letali, temo non potrebbe di certo proteggermi da attacchi magici o eterei e perciò necessito di una nuova corazza>>

Finito di ascoltarmi, Markox, si mosse dal suo scanno e disse:
<<Capisco il vostro problema, anche se a sentirvi parlare sembrate più un guardman che un paladino. Tuttavia mi chiedo perché non vi limitiate a far incantare la vostra corazza piuttosto che cercarne una nuova>>.

<<E’ un ottima domanda ed, affinché possiate capire fino in fondo la mia risposta, ritengo giusto iniziare dal principio…>>

Detto ciò assunsi un tono alquanto serio e, dopo aver preso un bel respiro, iniziai a raccontare:

<<Come penso voi sappiate, io vengo da Baros, un piccolo villaggio ad ovest di Vetoio. Raggiunta l’età di quattordici anni decisi di diventare un paladino di Blue Dragon e così cercai e trovai un maestro che mi potesse rendere degno di tale carica. Durante il mio addestramento lessi molti scritti, alcuni per studio altri per diletto, e fu tra quest’ ultimi che trovai un racconto che cambiò per sempre il mio modo di vedere le cose. Lo scritto in questione narrava la storia di un uomo il quale, un giorno, a causa di un evento inaspettato, inizia a vedere se stesso e la gente che lo circonda in maniera diversa. Egli comprende che tutte le persone hanno un proprio “io” il quale si rispecchia nelle loro azioni, nei loro pensieri e nei loro sentimenti e capisce anche che questo “io” non può essere compreso da nessuno nella sua pienezza perché appare agli altri sotto diversi aspetti ed ogni sua azione viene concepita dagli altri in maniera differente. Da ciò il protagonista conclude che ogni uomo vive in solitudine, incapace di far comprendere il proprio vero “io” agli altri, poiché esso può essere concepito solo nella sua apparenza, tante apparenze quante sono le persone da cui è visto, ognuna diversa dall’altra ed ognuna diversa dall’ “io” originale.
Ora, ciò che mi colpì di questo racconto non fu tanto l’idea della solitudine ma quella dell’apparenza. Come siamo noi veramente gli altri non lo possono e non lo potranno mai sapere. Potranno avvicinarsi sempre più parlandoci, conoscendoci, amandoci ma mai fino in fondo, mai fino alla vera essenza. Di noi è l’apparenza quella che gli altri colgono, ed i potenti lo sanno molto bene; per questo la usano come arma contro i loro avversari, la stessa arma che anche io voglio utilizzare>>.

<<Voi state parlando del terrore, non è vero?>>

<<Esatto. Questa riflessione mi portò così a pormi due domande: la prima era quale aspetto fosse più idoneo a terrorizzare il mio nemico, mentre la seconda era quale tipo di protezione volevo che l’armatura mi offrisse. Rispondere a queste domande però non bastava, perché capii che combattendo in tal modo non mi sarei affatto distinto da quei nemici che andavo cercando. Poiché io ero un paladino dovevo trovare il modo di usare questo terrore in maniera diversa, non per portare l’Ombra ma per portare la Luce; non per distruggere il mio avversario ma per tentare di aiutarlo, di mostrargli il suo errore, di liberarlo. Fu allora che trovai la via…>>

<<Ma quindi, Claudium, voi cosa volete?>>

Udite quelle parole alzai lo sguardo e, guardando il magus diritto negli occhi, dissi con una fermezza che non mi sarei mai aspettato le seguenti parole:
<<Voglio un’armatura che mi faccia apparire come qualcosa di superiore ad un uomo, qualcosa di puro e forte e tremendo. Voglio apparire al mio avversario come un angelo, come il Bene stesso, e voglio che i suoi colpi, che la sua forza, che il suo peccato, sia riflesso contro di lui, perché chiunque combatte contro chi lotta per il Bene compie del Male, e così compie una violenza contro sé stesso senza saperlo. Ora, voglio che questa violenza diventi reale e si manifesti di fronte ai suoi occhi in tutta la sua evidenza ed in tutto il suo terrore, per concedere al mio nemico un ultima speranza di salvezza prima che la mia spada ponga per sempre fine alla sua malvagità.
E’ per questo motivo che mi sono rivolto a voi, perché sapevo che solo un’organizzazione come la Gilda dei Maghi avrebbe potuto creare un oggetto simile. Vi chiedo quindi se intende aiutarmi nella creazione di tale artefatto. Qualunque pagamento richiediate sarò pronto a soddisfarlo>>.

Non appena ebbi finito di parlare Markox si alzò dalla sua sedia. Nello stesso istante tutte le penne della stanza smisero di scrivere e si posarono. Una volta alzato il Gran Maestro iniziò a percorrere la stanza con ampi passi, meditando su ciò che gli avevo appena detto. Dopo alcuni minuti si fermò e mi disse:

<<Dovete capire, messere, che il problema, non è tanto il pagamento dei servigi degli arcimaghi della Gilda o dei miei, ma è il decidere se lasciare o meno un potere così grande nelle mani di un semplice Aspirante Vassallo. Che le vostre intenzioni siano buone non lo metto in dubbio, in tal caso non sareste stato di certo nominato Aspirante, ma chi mi assicura che voi, una volta ricevuto un tale potere lo usereste per gli altri e non per il vostro tornaconto? Chi mi assicura inoltre che in futuro rimarrete al servizio del Regno? E se veniste in conflitto con i Sommi e diventaste un ribelle? O, peggio, se passaste dalla parte del Male? Usereste contro il Regno addirittura un suo stesso artefatto. Mi dispiace, ma di fronte a questi dubbi non posso soddisfare la vostra richiesta>>.

Le sue parole mi colpirono come pugnali nel petto e causarono il mio disappunto:
<<Gran Maestro, comprendo che voi possiate avere tali dubbi, i quali mi sembrano perfettamente legittimi, ma alla luce di ciò non posso far altro che insistere, affermando che la mia fede nel Regno è salda e che per nulla al mondo lo tradirei. Mettetemi alla prova, lasciatemi dimostrare il mio valore, fate quello che volete insomma, ma non mi congedate dicendomi che non potete soddisfare la mia richiesta solo perché non vi fidate di me>>.

Markox a questo punto si sedette sulla sedia con l’aria crucciata:
<<Davvero, non so che fare, Claudium. Ora come ora non posso aiutarvi. Se volete dimostrarmi la vostra fede rimanete qui nel Regno, combattete, dimostratemi di essere degno di un’arma del genere. Quando vi riterrò pronto vi contatterò. Nel frattempo cercherò sui libri della Gilda un modo per realizzare ciò che mi avete chiesto. Di più non posso fare>>.

Rimasi in silenzio qualche minuto per riflettere. Poi mi alzai e tesi la mano al magus:
<<Va bene, non mi resta che seguire il vostro consiglio. Vi ringrazio per avermi ascoltato e spero tra non molto di potervi rincontrare. Holux Markox>>.

<<Holux Claudium, lo spero anch’io>>.

Uscito così dalla stanza, mi avviai insieme alla mia guida verso i giardini, per poi incamminarvi alla volta del Regno. Una volta superate le mura, mi girai a guardare la Torre dorata con il fuoco negli occhi; in quel momento giurai a me stesso che, un giorno, avrei dimostrato a Markox che ero degno di quel potere.

[Modificato da Claudium 02/09/2008 11:55]
02/09/2008 00:51
 
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OT- Questo è un racconto sospeso che un giorno spero di poter continuare. Chiedo quindi ai Moderatori di lasciarlo aperto, per favore -OT
22/04/2010 11:14
 
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[SM=x92702] Dal titolo mi sembra un bel racconto. Lo leggerò il prima possibile.
Sono sicura che riuscirete a finirlo.
Basta che ci crediate.
Nihal;
22/04/2010 12:26
 
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OT- In verità dopo aver riletto il racconto dopo qualche mese mi ha disgustato così tanto quello che ho scritto che chiedo a qualunque moderatore di passaggio di chiudere la discussione il prima possibile. Nel caso Otrebmu legga lo informo di non inserire il racconto in cronologia e, anzi, fare finta che non lo abbia nemmeno scritto. -OT
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Regio Cronologo
22/04/2010 14:55
 
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OT-- Perchè invece non usarlo e metterlo in cronologia come finito e magari quando ci sarà un nuovo Vassallo [SM=x92702] Markox potrebbe dire che è giunto il momento di creare una certa armatura [SM=x92701] --OT
[Modificato da Otrebmu Ittoram 22/04/2010 14:56]




Vassallo del Regno di Blue Dragon
Mago-Guerriero/Cronologo Ufficiale/
Mastro Erudito della Biblioteca Arcana
Membro della Compagnia dei Templari Sin Fein
Cavaliere della strada Pura
Secondo classificato al primo torneo del Regno di Blue Dragon di FF4
Quarto classificato al secondo torneo del Regno di Blue Dragon di FF4 BARBA D'OSTRI
Primo classificato al terzo torneo del Regno di Blue Dragon di FF4 Boccale di Birra di Palank
22/04/2010 22:58
 
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OT- E' che l'armatura che ho pensato ora ha caretteristiche diverse da quelle che ho descritto e perciò creerei un paradosso nell'ambientazione. Senza contare che rileggendo il mio dialogo mi sono accorto in certi punti di essere caduto nel patetico e secondo me ad un racconto si può perdonare tutto eccetto questo -OT
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23/04/2010 00:58
 
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OT-- Be quando questo racconto passerà per la biblioteca lo modificherai [SM=x92702] --OT
23/04/2010 12:35
 
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OT- Vabbè lasciamolo aperto allora. Poi lo modifico allora e lo concludo -OT
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Cacciatore di demoni
Regio Cronologo
25/04/2010 00:16
 
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OT-- Bene [SM=x92702] --OT
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