È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 
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Partenogenesi

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2005 16:59
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Paladino
14/02/2005 23:05
 
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OT
Eccomi di ritorno dopo un periodo esami estenuante(mi sono pure ammalato per cinque giorni, argh!). Prendo nuovo inizio per riprendere la mia storia a dove l'avevo lasciata: questa è una parte, poi la proseguirò e metterò apposto: esattamente come per l'altra volta[SM=x92702] , spero vi piaccia, miei amici!

Fedele al Regno! Alucard, Cavaliere della Speranza[SM=x92701]
Fine OT------------------------------------------------

Varcata la porta dimensionale, Alucard si ritrovò a cadere pesante in un dirupo buio. La voce non gli usciva e il suo sguardo era volto alle figure dei compagni che diventavano sempre più lontani. Avrebbe voluto chiamarli, ma non ci riusciva, e Sale precipitava assieme a lui, disegnandogli attorno un vortice bianco e screziato.
Forse perse i sensi, ma riaprendo gli occhi si ritrovò a terra in un ambiente scarlatto e silenzioso. Solo dopo qualche secondo si accorse che in realtà c’era un rumore in sottofondo come di tamburi attutiti e una voce che lo chiamava -Alucard…-, non la riconobbe, ma gli sembrò famigliare e a lui molto vicina. Sale non gli era accanto, anche lui l’aveva abbandonato, poi ne sentì il battito d’ali e il suo gufare.
Si girò intorno e notò una strana caverna aperta come una ferita pulsante su di una parete rocciosa innervata da rigagnoli rossastri. -Alucard… entra in me…-. Il ragazzo camminò oltre quell’entrata presentatasi d’un piglio. Le anche di pietra assomigliavano a labbra carnose sanguinolente, ma nel Vassallo non incutevano paura o fastidio, gli davano l’impressione di trovarsi nel luogo più intimo di sé stesso, nel luogo che forse gli altri avrebbero chiamato casa, ciò di cui Alucard non aveva mai avuto ricordo.
La caverna s’articolava in strane curvature, a volte impossibili, ma Alucard riusciva sempre a superarle, come se il suo corpo fosse divenuto immateriale e reagisse a regole diverse dal mondo fisico da lui finora conosciuto. Svoltando uno di questi anfratti, si ritrovò in una stanza vuota, ad una parete si manteneva in volo Sale e proprio lì stava una strana figura nuda e dai capelli lunghi in simbiosi con la roccia stessa del luogo. –Sei giunto, mio corpo, quanto ti ho chiamato, e con me tutti gli altri… hai lasciato quella dimensione e quel Regno a me irraggiungibili.
– Ora potremo riconciliare l’ordine, spazzare via il male e l’esistenza di un corpo innaturale, malato, di un esperimento sconfitto.–
Alucard ancora si chiedeva chi fosse quella creatura, la testa inclinata a volersi liberare dalle mura ne nascondeva lo sguardo. Si decise ad avvicinarsi, fece qualche passo. Sale continuava a volteggiare e anche quando venne superato dal Vassallo, egli continuava, come una immagine fantasma senza vita, a ripetere il suo moto ondulatorio, fisso, inchiodato ad una manopola inceppata. Pure gli occhi screziati non guardavano altro che il vuoto. Alucard lo superò avvicinandosi sempre più all’altra “cosa” che intanto parlava –Quanti come te, quanti con il corpo in stallo, che non hanno resistito e son morti, ma senza permettere all’anima di possederli. Tu sei stato l’ultimo, poi Cassandra si è fermata abbandonandoti. Tua madre, e la madre degli altri–, Alucard era arrivato ai piedi di quel corpo. Alzò un braccio per scostare il velo dei capelli, la sua mano vi arrivò a sfiorarne prima le punte, poi ne percorse i capelli risalendo, giungendo fin alla fronte bianchiccia. Di scatto la testa si alzò, bocca e occhi cuciti da spine e un cordone nero. Sul petto figure di volti si agitavano in urla mute. –Questa è la tua anima assieme alle altre che Cassandra ha derubato del mondo–, la bocca si apriva e si chiudeva, tirando e sfregandosi contro la pelle, ad ogni lettera pronunciata essa si arrossava e strappava lacerandosi in ferite sanguinanti.
Alucard si ritrasse, ma cadde a terra. Troppo tardi si era accorto di esser stato preso dalla mano di quel corpo, lo teneva saldo cercando di avvicinarlo alle mura. Il Vassallo, non poteva demordere un solo istante o si sarebbe ritrovato completamente nelle braccia di quel mostro. –Non scappare, lascia che il bene abbia il suo inizio con te, egli ti ha aspettato a lungo e ora ti devi abbandonare. Guarda tu stesso il passato, la tua nascita–
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Paladino
21/02/2005 16:59
 
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A quelle parole la mente di Alucard si annebbiò e non si sentì più lui, ma come se egli fosse il tempo e lo spazio stesso, cominciò a vivere qualcosa. Era una stanza buia, illuminata fiocamente da alambicchi e grossi container vitrei collegati fra loro, dentro ad essi fluiva una strana luce. I contenitori capienti erano disposti come su di un anfiteatro, simili a spettatori e dentro ad essi vi erano infatti persone; ma a guardarvi meglio dentro era difficile definire quelle cose “persone”, erano obbrobri, mozziconi di corpi semi composti e semi decomposti. Ed ogni tanto si muovevano, piccoli spostamenti, ma davano l’impressione che quelle cose fossero ancora vive. In alto alla scalinata vi era poi un contenitore meno consunto rispetto ad altri, si sarebbe detto nuovo, se non fosse stato per la polvere e le tele di ragno che vi erano affisse. Quel che conteneva era un feto, così giovane da non poter ancora capire di che genere o razza fosse. Sembrava a posto, l’unico germe di vita dignitoso presente in quel luogo malefico.
Da lontano si sentirono le cadenze di passi decisi, di tacchi duri colpire sulla pietra fredda. Era una donna, pallida in volto da sembrare morta, in netto contrasto con la sua capigliatura sanguigna. Acconciata come una gran dama, indossava una lunga veste vermiglia con uno strascico violaceo. Severa guardò i container, fece per andarsene, poi si girò di scatto e con un cipiglio della mano scaraventò da sola due di quei grossi contenitori lontano. La sua bocca una smorfia esagerata e negli occhi la follia. –Io sono Cassandra, e voi dovete nascere! Voi dovete essere i miei figli! Io merito questo potere, io la grande Cassandra, a cui tutte le divinità dovranno sottomettersi e lo proverò!–, a quelle urla rispose uno strano coro di sibili doloranti, lunghi sospiri d’agonia, provenienti da quelle “cose” ch’ella stessa aveva appena distrutto.
Cassandra, salì l’anfiteatro fino a giungere al feto. –Sei l’ultimo, caro figlio mio. È ora il momento di far crescere in te la mia vita, sei giunto allo stadio degli altri prima che si deformassero e divenissero inutilizzabili al mio scopo, sento che non mi deluderai, che non mi deluderò…–

[Modificato da Alucard82 21/02/2005 17.02]






Alucard fece uno sforzo di volontà e si liberò dalla presa dell'essere, corse via mentre due voci dietro di lui gridavano di fermarsi.
Sale lo affiancò volando, anche lui dicendo di tornare indietro.
<> rispose Alucard.
Il Vassallo corse finchè non trovò l'uscita della caverna e si diresse dove era apparso, formulò un'incantesimo che riattivò il portale e lo attraversò.


[Modificato da Otrebmu Ittoram 07/11/2011 02:42]
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