Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 
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Un messaggio dal passato

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2005 14:40
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12/07/2004 22:04
 
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L’ex allievo del Gran Veggente spinse le due grandi ante della Sala del Trono.
La sala era lunga circa un centinaio di metri, ed alta almeno il doppio. Non vi erano colonne a sorreggere la volta, che poggiava interamente sulle pareti perimetrali. Un prodigio di architettura che molti nobili di Atlantide si erano sforzati – invano – di imitare.
La superficie della stanza era occupata prevalentemente da file di scranni di pietra, tranne un corridoio al centro della stanza, che procedeva fino alla piattaforma rialzata del trono.
Quest’ultimo era forse uno degli oggetti più splendidi dell’intera isola.
Era stato forgiato completamente in oro, e raffigurava un aquila nell’atto di spiccare in volo. Tra le zampe dell’animale vi era lo scranno del Re, plasmato in modo da fondersi con l’aquila in un continuo armonioso. Se non fosse stata d’oro, e alta quasi quattro metri, la bestia sarebbe apparsa viva. Molti si chiedevano infatti, ammirati, perché l’animale non spiccasse il volo, portando con sé in cielo il trono.
Nella parete di fondo, qualche metro al di sopra della testa dell’aquila dorata, vi era un grande rosone, nelle cui vetrate erano rappresentate con incredibile perizia le gesta degli antichi eroi di Atlantide. I raggi del sole, in quel momento, illuminavano la porta di accesso alla sala, e quando Keeran ne spalancò i battenti i raggi del sole si persero nella lunghezza del corridoio che conduceva alla stanza.
Il giovane ci mise qualche secondo ad abituarsi a quella luce di fronte agli occhi, ma infine riuscì a scorgere il Re. Era seduto sul Trono, la testa reclinata su una spalla. Si copriva gli occhi con una mano, e i suoi sussulti fecero intendere a Lathern che stava piangendo amaramente. Come al solito, indossava la sua armatura cerimoniale anche in quel frangente: al Re di Atlantide non era concesso di toglierla mai, neppure di notte.
Keeran Lathern avanzò lungo il corridoio centrale della stanza, gli occhi fissi sul Sovrano di Atlantide, che sembrava non essersi accorto neppure della sua presenza. Giunto ai piedi della piattaforma rialzata, si inginocchiò.
“Mio Signore…” sussurrò. I singhiozzi del Re riecheggiavano nella cavernosa sala, completamente sgombra. “Mio Signore…” ripeté Keeran, più forte. Il Re alzò lo sguardo.
Il giovane paladino si perse, per un attimo, nei due abissi di dolore che erano gli occhi del sovrano.
“Keeran… è morto…” disse Re Jaleth Kahn, quasi per convincere se stesso più che rivolgendosi al paladino. “Lo so, mio Signore, ma ormai è successo. Ora dobbiamo pensare alla difesa di Atlantide!” rispose Keeran.
“Difesa?” disse il Re. “Non è possibile alcuna difesa. Atlantide è finita”, concluse stancamente.
“Non è vero, mio Sire!”. Il paladino aveva parlato con foga, e si accorse di aver alzato la voce un po’ troppo. Ormai è fatta, pensò, e proseguì: “Convocate i Paladini! Il nostro esercito è forte, respingerà quei tritoni negli abissi da dove sono venuti senza sforzo!”.
“Ma non capisci Keeran? La fine è vicina, vicinissima! Tra qualche ora, forze minuto, Atlantide finirà. Quei tritoni non arriveranno mai ad Atlantis: la rovina è già qui!” gridò il Re, balzando in piedi.
Ancora una volta, Lathern rimase sorpreso dall’aspetto fisico del Re. Pur nel dolore, era imponente. Appariva come uno degli eroi di Atlantide, rivestito nella sua lucente armatura. Istintivamente, il giovane chinò il capo di fronte al suo signore.
Come può cadere un simile Re?, si chiese il paladino.
“Come è possibile?” chiese, dando seguito ai suoi pensieri. Il Re abbassò lo sguardo su di lui. “Il Gran Veggente lo ha previsto. Tra poco giungerà il Portatore di Tenebra! Il Distruttore, il Messia dell’Apocalisse! Cosa possiamo noi, miseri mortali, di fronte al suo potere?” chiese il sovrano, con voce roca, sopraffatto dal dolore.
“Voi dovete affrontarlo! Siete invincibile, mio Re, lo sapete benissimo! Nulla può infrangere la vostra armatura!” gridò Keeran, balzando in piedi.
“Voi dovete combattere! Non potete aspettare la fine qui, seduto su quel trono, piangendo come una donna!”, continuò.
Re Jaleth Kahn fu colto dall’ira.
CHE NE SAI TU, KEERAN, DEL DISTRUTTORE?” gridò. La sua voce tornò indietro parecchie volte, rimbalzando da un lato all’altro della stanza. Al giovane Lathern era parso più un tuono che la voce del suo Re.
“Con un sol gesto della mano può distruggere questo intero palazzo, se vuole!” proseguì il sovrano.
“Che cosa posso io contro di lui?” concluse, lasciandosi cadere sul trono, coprendosi il volto con le mani e ricominciando a singhiozzare.
“Usate questo, mio Signore!” gridò Keeran. Portò le mani alla testa, e si sfilò il Diadema, porgendolo al Re.
Jaleth Kahn fissò l’artefatto all’inizio con sguardo vuoto, privo di interesse. Poi, i suoi occhi si sgranarono dallo stupore!
“Keeran! Che cos’è quell’oggetto? Dove lo hai trovato?” chiese allarmato.
“Non importa, Sire. Usatelo, e nessuno potrà mai sconfiggervi!” rispose il paladino.
Ma Re Jaleth Kahn aveva già percepito l’enorme aura malvagia emanata dal Diadema, ed era balzato in piedi.
“Allontana da me quel tramite di perdizione, Keeran Lathern! Come osi portare un simile artefatto al cospetto del Re?” gridò.
Keeran non capiva. Cosa c’era che non andava in quel diadema?
“Ma… mio Signore, quest’oggetto vi darà il POTERE! Indossandolo, nulla potrà sconfiggervi! Neppure il Distruttore! Sarete invincibile!” rispose il paladino, accorato.
Jaleth afferrò il Diadema dalle mani del ragazzo, lo scaraventò a terra ed estrasse la sua Lama. Prima che Lathern potesse fare qualcosa, colpì il Diadema con tutte le sue forze.
Keeran avvertì un dolore lancinante alla testa, come se fosse stato colpito lui stesso.
NO, MIO SIGNORE! NON FATELO!” gridò, in preda al dolore.
Ma Re Jaleth era sordo ad ogni parola. Calò nuovamente, con ancora più forza, la spada sull’artefatto.
Questa volta il dolore esplose nella testa del giovane, quasi fino a farla scoppiare.
Keeran si gettò sull’artefatto, proteggendolo con il suo corpo.
“Togliti Keeran, per il tuo bene! Dovrò uccidere anche te!” gridò Re Jaleth.
Ma il giovane Lathern non si mosse. Anzi, udì nella sua mente una voce, vagamente familiare, che sussurrava: “Aiutami!”. Senza esitare un istante, indossò il Diadema.
E così fece la sua apparizione.

[Modificato da BrightBlade 12/07/2004 22.15]

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