La pagina seguente era completamente bianca, salvo una scritta al centro del foglio, che diceva:
"Della mia storia, mio possessore,
nulla ti interessa conoscere o sapere
se non di come giunsi al traditore
che le rocce di Atlantide fece cadere…"
La pagina si voltò da sola. Oltre a questa si trovava un foglio bianco, su cui una calligrafia raffinata ed elegante aveva tracciato un lungo racconto. Il Paladino notò con stupore che il brano era scritto nella lingua di Atlantide.
Quel maledetto vecchio! Ha pagato il suo errore con la vita, ma che cos’è questo in confronto alla salvezza di Atlantide? Quell’idiota del re non vuole darmi ascolto! “Il Gran Veggente ha detto che non possiamo opporci alla distruzione di Atlantide!”. Se invece di starsene a pregare i suoi Dei, raccogliesse l’esercito, spazzeremmo via quei dannati uomini-tritone in un lampo!
Devo fargli cambiare idea, a qualunque costo!
L’ho trovato! Potrò convincere il re e salvare Atlantide!
A questo punto seguivano alcune righe incomprensibili. Scorrendole, nella mente del Paladino passò come un flash l’immagine di un uomo che gridava, stringendosi la testa, attorniata da un cerchio di fuoco. Gli parve quasi di udire le urla di dolore dello sventurato… scacciando quel pensiero dalla mente, il Vassallo continuò a leggere.
Notò subito che la calligrafia era tornata ad essere quella “graffiata” delle prime pagine, e la lingua non era più quella della sua isola natale.
E così, mi impossessai della debole mente di Keeran Lathern, allievo del Gran Maestro. Sei sorpreso, possessore? Eppure nessuno può vincere la Mia volontà. Persino tu, tra poche ore o giorni, diverrai mio schiavo per sempre.
Ed ora ascolta della rovina che ho causato, e conosci il mio potere!
Sotto all’ultimo paragrafo comparve un titolo in rosso:
Della caduta di Atlantide