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Questa è una delle prove che il Diavolo esiste.

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2016 22:45
18/09/2016 21:10
 
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Dunque, per toccare un argomento così delicato come l'eutanasia ci vogliono davvero i guanti di velluto. Cercherò di usarli nell'esprimere un'opinione che in parte diverge da quella di Solar.

Innanzitutto, da giurista, faccio una precisazione sul discorso della volontà del bambino: la tua ricostruzione circa la capacità di intendere e di volere e sulla capacità di agire è giusta, Solar, ma da quello che hai scritto, cioè: "...deve essere espressa la volontà del bambino prima di procedere", penso che tu abbia frainteso il punto. Quando nelle leggi si parla di espressioni tipo: "...deve essere espressa la volontà del minore" oppure "il giudice nel prendere la decisione deve sentire il minore" non vuol dire nella maniera più assoluta che è il minore a decidere. Il minore non è maggiorenne e quindi non ha capacità di agire. Vuol dire semplicemente che altri che debbono esprimere la loro capacità di agire (il giudice o i parenti) non possono formulare um giudizio adeguato senza prima sentire anche l'opinione del bambino.
L'esempio che ci si avvicina di più all'argomento che trattiamo è quello della decisione da parte del giudice circa l'affidamento del minore in caso divorzio; in quel caso il giudice in Italia può/deve (non ricordo esattamente al momento) sentire l'opinione del minore. Perchè questo? Perchè il giudice che deve decidere se affidare il figlio al padre o alla madre devo sapere cosa ne pensa il bambino: Con il papà ci sta bene? Con la mamma no? Come sta prendendo la separazione? Sarebbe meglio stabilire invece l'affidamento congiunto? Tutti interrogativi che servono a completare il quadro generale al fine della decisione ma che non vogliono dire che è il minore a decidere.
Lo stesso spirito di questa norma mi pare di riconoscere in questa disposizione sull'eutanasia, in quanto un giudice/genitore non può decidere se un bambino debba vivere o morire senza nemmeno guardarlo in faccia: Come sta il ragazzo? Sta soffrendo? Spera di poter guarire? Capisce oppure no quello che gli sta per accadere? Tutte domande che ovviamente servono per formulare un giudizio ma che sono ben distinte dal dire: "chiedo ad un bambino se vuole vivere o morire".

Chiusa questa parentesi per precisare il quadro, mi accingo ad entrare nel vivo del discorso. La mia opinione sull'eutania e sull'aborto (situazione troppo simile per non citarla) è: no, tranne casi eccezionali.

Perchè no? Perchè uccidere una persona è un male pressochè assoluto ma in alcuni casi, a mio parere, lasciarla in vita è un male anche peggiore.
Faccio l'esempio di un incidente stradale: un ragazzo di 20 anni perde gambe e braccia in un incidente stradale. Non presenta sintomi di ripresa. Per 3 anni sta in depressione e tenta di suicidarsi un numero innumerevole di volte, mordendosi la lingua o peggio. Cosa fare in quel caso? Prolungare la sua sofferenza per decenni o porvi fine? Secondo me sarebbe più umano porvi fine.
Badate bene: ho scritto "per 3 anni sta in depressione" perchè è normale che una persona che ha appena avuto un incidente del genete voglia morire; è la depressione del momento ed in quel caso è sbagliato autorizzare l'eutanasia; solo se dopo un dato (e direi anche lungo) periodo di tempo la persona cede e non dà segno di voler continuare a vivere, solo allora si può parlare di eutanasia. Sfatando infatti il mito secondo cui una persona non in salute è certamente infelice, bisogna dire che ci sono persone con menomazioni gravi che hanno condotto una vita persino più felice della nostra. Ricordo infatti di un ragazzo nato senza occhi e con gravi menomazioni nelle braccia e nelle gambe (per fare la doccia doveva strisciare al centro ed aspettare di essere "annaffiato" dal padre) che in realtà ha condotto una vita particolarmente felice. Perchè? Perchè la famiglia lo seguiva e compensava i suoi handicap. Il padre infatti lo portava in giro con la carrozzella e questo ragazzo era in grado di suonare la tromba in una banda perchè mentre lui suonava il padre lo spingeva in formazione con la carrozzella. Ecco, questo secondo me è il punto vero: affidare l'eutanasia ai genitori è pericolo perchè si pensa che essi agiscano sempre per il bene del minore quando in realtà essi possono essere invece molto vili; ci sono genitori infatti che piuttosto di sacrificare una parte significativa della loro vita occupandosi di un figlio menomato preferiscono "abbatterlo" e ricominciare con una sano, quasi che un bambino sia uno smartphone con lo schermo rotto che è meglio rimpiazzare con un nuovo modello, piuttosto che un essere umano con sentimenti e voglia di vivere. Difficilmente si pensa che un sacrificio, per quanto inaspettato, possa dar vita a risultati positivi sia per il bambino che per i genitori. Sul come risolvere questo problema non lo so: forse sarebbe meglio affidare la decisione ad un terzo, il giudice, come si tende a fare in Italia, ma anche lì ci sono pro e contro.

Parlando invece dell'eutanasia su persone che possono concretamente recuperare, lì basta un semplice divieto di legge: eutanasia permessa esclusivamente quando è escluso al 100% un effettivo recupero.

Sulla questione del coma lì invece si va a trattare una zona grigia. Correggimi se sbaglio, Solar, ma penso che le nostre attuali conoscenze mediche ci impediscano infatti di dire se una persona può davvero uscire dal coma o meno e, immagino per statistica, succede che la maggior parte non si risvegli.
In quel caso una regola assoluta non penso esista: bisognerebbe decidere di caso in caso in base alle condizioni.
Personalmente posso dire che se finisco in coma e se ci sto per 4/5 anni senza segni di ripresa io vorrei davvero essere ucciso: non vorrei, soprattutto se nel peggiore dei casi sono cosciente ma prigioniero del mio corpo, continuare a soffrire in quel modo.
Circa la posizione del Cattolicesimo, in particolare di quello di stampo medievale, concordo sul fatto che aborrisca il suicidio ma ho la prova che l'idea di un suicidio "positivo" non sia estranea al pensiero cattolico medievale.
Per chi avesse la pazienza di controllare, infatti, nel Canto I del Purgatorio nella Divina Commedia di Dante (più cattolico e più medioevale di così si muore) viene presentato il personaggio di Catone l'Uticense quale guardiano preposto da Dio all'entrata del Purgatorio. Ora, era risaputo che Catone fosse morto suicida una volta che Giulio Cesare aveva preso il potere a Roma, in quanto rifiutava l'idea di continuare a vivere in un mondo che a suo parere aveva perso la sua libertà, esso eppure è stato posto da Dante al di fuori dell'Inferno e della Selva dei Suicidi; anzi, la sua collocazione, seppur estranea al Paradiso, è stata addirittura scelta in una posizione di merito da parte di Dio. Forse che in alcuni casi il suicidio sia un qualcosa di migliore rispetto al continuare a vivere?

Detto questo, quello che a mio parere fanno davvero paura non sono queste scelte moralmente dubbie ma giuste come l'eutanasia, ma la loro generalizzazione, tipica della nostra epoca.

Legalizzazione dei matrimoni gay, in modo che anche chi nasce diverso possa essere felice? Ok, allora adesso faccio una sfilata mezzo nudo simulando rapporti sessuali con un maschio.

Legalizzazione della fecondazione assistita, in modo che anche una donna sterile possa avere un figlio? Ok, allora adesso mi faccio ingravidare con lo sperma di uno sconosciuto perchè sono troppo antropogena per far crescere mio figlio con un padre.

Ho la possibilità di porre fine alle sofferenze di mio figlio? Ok, conduco una vita troppo trendy per stare a sbattermi dietro un handicappato. Meglio toglierselo dai piedi e provare da capo.

Secondo me è di questo che dobbiamo avere paura: non delle scelte coraggiose, ma di sprecare la libertà che ci viene data per farle prendendo invece decisioni vili.
[Modificato da Claudium 18/09/2016 21:17]
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