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Lo Spartito Obliato -aggiornato per la lettura di tutti-

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2016 19:03
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Sesso: Maschile
Cacciatore di demoni
Regio Analista
12/02/2016 23:28
 
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La luna era alta tra le nuvole del cielo notturno, la luce che da essa veniva emanata rendeva l’atmosfera magica e carica di flebili energie. Le strade lastricate di Bathav erano illuminate da alcune fiaccole, e su di esse le guardie direne vi marciavano per adempiere i loro compiti di vigilanza. Nei punti più ampi della piazza e degli incroci, c’erano piccoli drappelli con sette - otto soldati e un sott’ufficiale, pronti ad intervenire dove fosse scattato l’allarme. Nessun altro poteva girare per Bathav senza venire arrestato dalle guardie, infatti vigeva il coprifuoco pianificato dalla Principessa Lucrezia.
In un angolo scuro situato dietro alla locanda, tra il pollaio e lo steccato, una sagoma umana andava ad accovacciarsi tenendosi lontano dalle fiaccole.
<<La strada sembra libera, ma non è sicura dovremmo muoverci passando da una casa all’altra!>> disse a bassa voce l’uomo celato all’ombra del pollaio.
<<Va bene Ikarus, non possiamo fare altrimenti, avvicinati>> parlò a bassa voce un'altra persona nell’ombra, che non era da solo.
La figura scura si spostò dal pollaio alla parete est della locanda, per un attimo fu illuminato dalla fiaccola in strada, rivelando di essere solo in quel momento il priore, che stava esaminando le strade borghesi.
Ikarus in un rapido balzo raggiunse gli altri tre compagni, uno dei quali lo aveva incitato ad avvicinarsi.
<<Purtroppo dovremmo lasciare le armature e tutto ciò che può provocare rumori sospetti, unica cosa di metallico che porteremo sarà una sola arma. Non c’è altra soluzione>> disse Enricus sottovoce.
<<Porteremo solo le spade Sin Fein, il resto lo lasceremo sul tetto della locanda>> sussurrò Otrebmu.
<<Perché poi sul tetto?>> domandò a bassa voce Mariuccia.
<<In caso tardassimo a ritornare, potrebbero trovare i nostri equipaggiamenti e la nostra copertura salterebbe. Sul tetto in un angolo nascosto, staranno bene!>> spiegò sottovoce Otrebmu.
<<Mmmm Non ditemi che dovrò risalire dal balcone?>> domandò Mariuccia.
<<Siete la più agile e leggera. Come salite vi lanceremo gli equipaggiamenti e li nasconderete, così ci raggiungerete subito. Vi do una mano>> disse rapido e sempre con voce bassa Enricus.
Mariuccia non si fece pregare, e senza esitare salì con un piede sulla mano del Vassallo e si fece dare uno slancio arrivando al balcone della locanda, da dove erano scesi. Poi i tre uomini rimasti al piano terra lanciarono alla giovane Aspirante Vassalla uno ad uno gli equipaggiamenti superflui, che una volta avvolti in un unico mantello e legati a formare un sacco, come da decisione, furono portati sul tetto.
Unitisi i quattro amici, iniziarono a muoversi nell’oscurità tra un abitazione e un'altra, senza problemi, mentre i soldati di ronda giravano per le strade ignari del movimento.
Ad un tratto i quattro Sin Fein si fermarono sotto ad un arco in pietra avvolti nell’oscurità, davanti a loro un immenso spiazzo li separava dal palazzo della principessa. L’intera area antistante al palazzo era ben sorvegliata da soldati e cavalieri, mentre davanti al portone altri quattro soldati facevano la guardia armati di balestre; ma di tutto l’apparato militare la grande balista situata nell’angolo destro dello spiazzo aveva attirato l’attenzione di ser Enricus. L’arma d’assedio era sorvegliata da cinque soldati e uno di questi era preposto a dare l’allarme tramite una piccola campana di bronzo, istallata sulla stessa balista.
Accidenti di qui non si passa! Dovremmo aggirare il palazzo. Pensò Ikarus.
Il priore fece cenno ai compagni di tornare indietro e fare il giro dell’intero isolato. I tre compagni senza perdere altro tempo seguirono il priore, che li guidò tra viottoli e passatoie, fin ad arrivare a un albero di pesco che sporgeva a pochi cubiti da una delle finestre ovest del palazzo.
I quattro Sin Fein, accertandosi della momentanea mancanza di guardie, si arrampicarono sull’albero. Una volta saliti, Mariuccia con l’agilità di un ninja si spostò sopra il ramo e si aggrappò alla finestra. La giovane studiosa con l’aiuto della spada forzò la finestra e l’apri, passandoci attraverso. Gli altri tre compagni seguirono l’esempio di Mariuccia e riuscirono anch’essi ad entrare, con qualche piccola difficoltà per Otrebmu che spezzò il ramo a cui era appoggiato; per fortuna riuscì ad entrare senza essere notato.
I corridoi del palazzo erano poco sorvegliati, il grosso delle guardie era fuori nel cortile, nei giardini e nello spiazzale d’ingresso. I quattro combattenti del Dragone Blu si fecero largo tra le stanze e stordendo obbligatoriamente qualche guardia e “nascondendola”, riuscirono a visitare gran parte delle stanze, fino a fermarsi davanti ad una doppia porta tutta finemente elaborata. La stanza aveva la luce accesa e da essa si sentivano delle voci. I Sin Fein capirono che era la stanza della principessa, la quale canticchiava allo specchio, mentre si pettinava.
A quest’ora? Questa deve essere fusa sul serio. Pensò Mariuccia.
Ikarus richiamò l’attenzione dei compagni verso una stanza in fondo al corridoio.
<<Otrebmu ha trovato qualcosa!>> disse sottovoce Ikarus agli altri due.
<<Avete sentito Enricus? Ikarus ha trovato qualcosa. Enricus?..ehm ehm ehi!>> sussurrò Mariuccia.
<<Ehm… si vi seguo… stavo solo verificando che… che? Tutto fosse a posto!>> riferì a bassa voce il bardo, facendo finta di controllare la serratura della porta!
<<Non è il momento di distrarsi a guardare simili oche!>> disse Mariuccia quasi sussurrando.
<<Non preoccupatevi, un Vassallo non perde mai la cognizione del tutto>> rispose Enricus.
I quattro Sin Fein entrarono nella stanza, chiudendone la porta e vi ritrovarono una grande biblioteca, con scaffali stracolmi di libri e tavoli schiacciati da pile altissime. Al centro della biblioteca un enorme vetrata faceva entrare la pallida luce lunare, che sfiorava leggera tutte le superfici della stanza.
<<Fantastico… Urrà, si legge!>> disse Enricus con tono svogliato.
<<Non perdiamo tempo! Abbiamo poche ore prima dell’alba per controllare tra tutti questi libri dov’è questo benedetto inventario>> disse Ikarus, alle quali parole i due Aspiranti Vassallo si cimentarono nella ricerca.
<<Ok, diamoci da fare, quando si scherza si scherza. Ora faccio sul serio>> affermò il bardo iniziando a controllare un'altra pila di libri.
Il tempo passava, ma dell’inventario di Rinaldo e di qualcosa relativo allo Spartito Obliato non saltava fuori, quando ad un tratto si spalancò la porta della biblioteca ed entrarono dei mercenari del Katai. Erano in nove.
<<Abbiamo delle visite, i soldati della principessa sono degli incompetenti. Miei uomini occupiamoci di questi ladri>> disse la voce più autorevole del gruppo.
<<La situazione ci sta sfuggendo di mano>> disse preoccupato Otrebmu.
<<Non hanno dato l’allarme! Se li stendiamo, forse non verranno altri!>> disse Ikarus.
<<Attaccateli!>> ordinò il mercenario di prima.
<<Sistemiamoli>> disse incitante Enricus.
Otto mercenari si piombarono con sciabole e bisento spianati sui quattro Sin Fein. Uno dei mercenari sferrò uno colpo sgualembrato nei confronti di Ikarus, quest’ultimo lo scansò e attacco il primo con uno sgambetto e una pomellata al viso; il mercenario cadde a terra frastornato. Altri due mercenari attaccarono in coppia sia Mariuccia sia Otrebmu, fracassando i tavolini e facendo cadere le pile di libri sul pavimento. Otrebmu si abbassò, facendo in modo che Mariuccia gli passasse sopra e sferrare un calcio circolare ai due avventori. Enricus non faticò ad afferrare un mercenario con la propria bisento e scagliarlo contro un altro. L’ottavo mercenario prese di mira Otrebmu a suon di sciabolate, ma intervenne Ikarus nel stenderlo, con un colpo secco alla nuca.
<<Non c’è voluto molto!>> disse Mariuccia, quando si vide cadere a terra.
<<Che sta succedendo? Lady Mariuccia!>> esclamò Enricus.
<<Un mercenario come me, anche se si sta battendo contro dei demoni porta sempre a termine la missione!>> dichiarò il nono mercenario con una cerbottana in mano.
<<Cosa gli avete fatto?>> domando Ikarus vedendo Mariuccia a terra come paralizzata.
<<La freccetta che le ho scagliato contro era avvelenata, avete giusto il tempo per decidere o la vostra amica gli si fermerà il torace e morrà. La sua vita dipenderà dalla decisione che prenderete. Se vi arrenderete prometto che la salverò, ma se solo provate ad attaccami, io rovescerò il prezioso contenuto di questa boccetta sul pavimento. Decidete e in fretta>> affermò l’uomo mostrando nell’altra mano una boccetta contenente l’antidoto.
<<Dannazione… si avete vinto, ci arrendiamo>> rispose Enricus.
<<Bene>> replicò il nono mercenario.
Il capo dei mercenari diede l’allarme e in poco tempo la biblioteca si riempì di soldati, i tre uomini del Sommo Blue Dragon vennero immediatamente incatenati e condotti nelle prigioni. Enricus vide con la coda dell’occhio il capo dei mercenari abbassarsi dove giaceva a terra Mariuccia. La missione pianificata con Gianlù non era andata a buon fine.
<<Ikarus… mi dispiace, non pensavo che sarebbe andata a finire così>> disse Enricus trascinato e strattonato dai soldati.
<<Quell’uomo ci ha sconfitti con l’astuzia>> replicò il priore anch’egli tirato malamente dai soldati.
<<Accidenti>> disse stizzito l’altro compagno.
<<Su camminate! Vi sto portando in un luogo consono alle vostre brutte facce!>> disse un sottufficiale dando un forte spintone ad Otrebmu.

Frammenti di storia: L’inaspettato discorso di capodanno

Era il primo dell’anno a Direnia, il cielo era ricoperto di nubi filamentose che coprivano un sole straordinariamente pallido, il vento era presente e non arrecava molto disturbo. Nella piazza principale elementi caratteristici della festività religiosa erano ancora ben visibili, non potevano mancare simboli, addobbi, striscioni, bandiere e fiori, e ancora vi erano permessi il commercio e le attività ricreative. La gente era allegra e viveva la giornata tranquilla, ma col sol pensiero di ascoltare, al termine delle celebrazioni religiose nella cattedrale Aurea, il discorso di capodanno del re.
<<Irene, avete riscaldato bene i miei indumenti?>> domandò il re seduto vicino al tavolino rotondo, intento a praticare fumenti con un grande asciugamano che gli ricopriva la testa e le spalle.
<<Si mio signore, è tutto pronto. Come vi sentite?>> domandò l’ancella, togliendo gli abiti dal camino.
<<Meglio di ieri sera… quanto vorrei aver ereditato la salute coriacea di mio padre. Questo è il secondo fine anno che non riesco a esporre il discorso annuale ai miei sudditi. Coff coff coff L’inverno per me è sempre stato un inferno!>> rispose il re tossendo.
<<Maestà, non affaticatevi>> proferì l’ancella aiutando il re ad asciugarsi.
<<Vi ringrazio. Fate davvero tanto per me>> disse il re.
<<Oh, maestà. È un mio dovere, ma soprattutto piacere>> manifestò l’ancella.
<<Lo so, in quel che fate ci mettete il vostro affetto. Siete la figlia che non ho mai potuto avere. Solo per questo non finirò mai di esprimervi gratitudine>> ripeté il sovrano.
L’ancella fece un sorriso al suo re e con la gentilezza di sempre lo aiutò a indossare il panciotto sopra la camicia. Dopo nemmeno un minuto dall’essersi vestito, il re fu informato da uno dei maggiordomi dell’arrivo di ospiti e parenti nella sala dei ricevimenti. Il re diede il tempo necessario alla sua ancella personale di potersi rendere presentabile, poi dovettero entrambi passare per i lunghi corridoi e arrivare davanti alla gradinata per i piani superiori. A ogni gradino al re pareva di trascinarsi tonnellate di piombo legate alle gambe e sentiva sollievo solo grazie all’aiutato dalla sua buona Irene, che gli ricordava i bei tempi vissuti nella magione di campagna. Ricordava il tempo che aveva trascorso in quel luogo fatto da gente semplice, in mezzo a contadini, ad allevatori e pastori, per propria volontà lontano dal caos della capitale. E ricordava la prima volta, quando conobbe la sua Irene, era appena una bambina. Una spaurita creatura sottratta dalle grinfie di un vampiro, grazie al valore di un grande Vassallo, il celebre cavaliere errante ser Vik. Il re, l’allora noto principe Rhupert, accolse con affetto la piccola Irene, ammirando il grande coraggio del Vassallo, comprendendo quanto fosse stato immaturo il comportamento del padre in passato per l’aver bandito qualsiasi rapporto con gli uomini delLo Regno di Blue Dragon. Da allora Irene fu accudita e coccolata dai servi e dallo stesso principe della magione, i quali diventarono grandi compagni di giochi e spensierati maestri. Una piccola bambolina spaurita ebbe l’occasione di diventare una graziosa fanciulla, molto volenterosa e altruista, soprattutto con l’avvento della malattia del suo amato principe. Poi alla morte di Re Taul, la dimora e la vita cambiarono radicalmente. Re Taul non ebbe il tempo di fare il testamento che tanto desiderava, in cui vi doveva essere espresso il desiderio di passare la corona al principe Rufus; e alla sua morte la corona passò di diritto al poco desiderato primogenito Rhuper. Per il defunto re, era un figlio debole e inadatto.
I due, il re e la giovane ancella entrarono nella grande sala dei ricevimenti ancora sorridendo, quando videro il gran numero d’invitati. Re Rhupert passò tra gli ospiti e si sedette al centro del muro principale su una sedia di legno pregiata e ammantata di velluti; altri occuparono posto uno dopo l’altro ai propri tavoli.
Il maggiordomo iniziò a elencare gli invitati. Vi erano: il principe Rufus seduto al centro del suo tavolino servito e riverito da ufficiali e attendenti, i giovani principi Lucrezia e Julius seduti l’uno di fronte all’altro senza guardarsi in faccia, la giovane regina madre Flavia e il figlio Lumix, la nobiltà di Direnia e alcuni membri di spicco del Gran Consiglio, dei rappresentanti dei grandi villaggi del continente occidentale, alcuni nobili di Crelia, dei rappresentati del Katai, il figlio del borgomastro di Griferia e un unico ambasciatore del Regno di Blue Dragon.
Questi ultimi due erano giunti insieme dal continente occidentale da più di due mesi e mezzo, e tra tutti gli invitati erano rimasti ancora in piedi presso la porta d’ingresso, finché il re gli fece cenno di avvicinarsi.
L’ambasciatore e il suo accompagnatore si avvicinarono e fecero un breve inchino.
<<Maestà per me è un onore essere stato, con il mio giovane amico, ospite nel vostro regno>> disse l’ambasciatore in armatura e abiti eleganti.
<<L’onore è mio, aver potuto usufruire in questi giorni dei vostri consigli e della vostra gradevole presenza>> rispose il re, coprendosi poi la bocca con un fazzoletto per tossire.
<<Non ci sono parole degne per contraccambiare il vostro apprezzamento nei miei confronti. Avete fatto tanto per riavvicinare il mio regno al vostro. Aiutando il piccolo villaggio di Vigel, avete aiutato noi delLo Regno>> disse l’ambasciatore.
<<Se vi riferite ai miei sovvenzionamenti alla sede Vima del villaggio e all’apporto di provviste e rifornimenti, per me è sembrato ancora poco, ser Madhead! L’eradicazione dei vampiri in quella regione è un sogno che si avvera per me e la mia giovane aiutante>> disse Re Rhupert stringendo con amore quasi paterno la mano dell’ancella accanto.
<<Rammento le parole di un caro amico e maestro, alle buone azioni e ai fatti concreti non ci sono parole eguali in questo mondo>> disse Ser Madhead.
<<Siete molto gentile, ma non voglio prendervi altro tempo, accomodatevi col vostro amico al tavolo. La mia servitù sarà lieta di offrirvi dell’ottimo vino di Salus>> concluse il re.
L’ambasciatore di Blue Dragon fece un breve inchino col capo e seguito dal figlio del borgomastro di Griferia andò a occupare il proprio tavolo, dopodiché re Rhupert fece chiamare un po’ alla volta gli altri invitati per poterli salutare. Dopodiché nell’ampia sala dei ricevimenti si procedette ai festeggiamenti del primo dell’anno, con balli e cantate, mentre ai piani inferiori del palazzo reale furono allestiti due lunghi tavoli gremiti di ogni ben di Dio, in modo da far sentire partecipi anche le guardie di turno. Il re non si limitò al solo castello, ma la distribuzione del cibo e delle bevande furono alla portata di tutti nella piazza principale e nelle piazzette adiacenti.
<<È un vero peccato, che il re voglia dimettersi. Per quel che ricordo e per quel che ho studiato, Direnia non è mai stata così simile al nostro Regno come lo è sotto la corona di Rhupert Auron VI!>> prese a discutere ser Madhead.
<<Davvero? Davvero il re vuole dimettersi?>> domandò il figlio del borgomastro.
<<Si, mi meraviglio che fin ora non eravate a conoscenza. Qui tutti lo sanno e alcuni non attendono altro. Fra non molto lo ufficializzerà fuori alla terrazza che si affaccia sulla piazza principale>> disse l’ambasciatore, osservando il maggiordomo portare al re la pergamena del programma giornaliero.
Finiti i brevi festeggiamenti col brindisi collettivo nella grande sala, re Rhupert indossò il suo mantello e portando corona e scettro si avviò alla balconata, seguito dall’ancella personale e da due guardie. Gli invitati gli andarono dietro. Fra di loro, il principe Rufus e la principessa Lucrezia parvero i più appagati, di ciò che il re si accingeva a fare. Re Rhupert iniziò con un lungo discorso sulle bellezze delle terre occidentali, sulla rassicurante crescita demografica, i recenti piccoli villaggi, i nuovi rapporti commerciati e di tanti altri risultati raggiunti nell’anno finito il giorno prima. La piazza era piena di gente allegra e pronta ad ascoltare ben volentieri fino all’ultima parola. Tra i tanti meriti direttamente attribuibili alla buona politica del re, nessuno di questi fu accennato, a parte il grande merito dei sudditi per averlo sostenuto e amato. Poi il re si fermò come per riflettere.
<<Miei sudditi questi sono grandi risultati e di questo sono molto orgoglioso. So che riuscirete a fare sempre meglio. Volevo solo dirvi, che purtroppo il mio regno giunge a termine>> disse il re, per poi fermarsi di nuovo appena noto l’aumento dell’attenzione da parte dei sudditi, poi comunicò:<<Il mio stato di salute è assai precario, e quanto prima sento dentro di me che non avrò più nemmeno la forza di muovermi liberamente nel castello. Direnia è arrivata ad un punto cruciale della sua storia e ha bisogno di un sovrano energico e molto determinato. Per questo motivo ho deciso di dimettermi e di cedere la corona, nonché la direzione del regno, a chi può farlo!>>.
Alla dichiarazione del re nella piazza principale si levarono tante voci e qualche piccolo coro di dissenso. Nella sala dei ricevimenti avvenne qualcosa di simile, per un momento alcuni invitati tra cui Ser Madhead e la regina madre ebbero un’espressione cupa e rammaricata.
<<Capisco… coff coff coff… ehm capisco il vostro disappunto, ora che siamo in un momento di piena rivalutazione, il cambio del re potrebbe sembrare una scelta azzardata. Vi prometto, finché ne avrò le forze, che la scelta del re sarà fatta nel modo più accurato possibile. Non farò valere altra legge, fuorché gli antichi rituali d’iniziazione>> dichiarò il re.
<<Che cosa? Ma è impazzito!>> ebbe da ridire Rufus.
<<Perché fa questo? Come regola la corona spetterebbe al secondogenito. Ha detto che non sta bene. Per me vuole assicurarsi un degno erede. È così stancante essere re? Non ci credo l’ha fatto davvero. Incredibile, va bene che me lo aspettavo, ma non così>> iniziarono a vociferare alcuni invitati.
<<Uh questa è una splendida notizia, si vede che “alcune voci” erano fondate>> esclamò la principessa Lucrezia con aria civettuole.
<<Che cosa sarebbero?>> domandò il figlio del borgomastro di Griferia all’ambasciatore.
<<Non so in cosa consistono di preciso, ma sono una serie di prove, da svolgersi nell’arena, chieste dal re accomiatante verso altri aventi diritto a trono. È una pratica antica che risale a qualche dinastia precedente agli Auron>> spiegò ser Madhead.
<<È una cosa buona?>> domandò il ragazzo.
<<Più che altro, è una scelta obbligatoria, la più ragionevole>> affermò l’ambasciatore.
Il re terminò il suo discorso e decise di congedarsi il freddo ambiente esterno della terrazza l’aveva molto provato, ma concesse il permesso ai convitati di poter continuare i festeggiamenti. Anche ser Madhead e l’altro andarono via, mentre i restanti continuarono a festeggiare e a discutere delle parole del re, Rufus lo fece animatamente. Mentre ciò accadeva, il principe Julius si diresse fuori al terrazzo e con sguardo ricolmo di ambizione guardò la sua Direnia.

[Modificato da SolarKnight 13/02/2016 20:17]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
[SM=x92726]Cavaliere
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