Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 
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Lo Spartito Obliato -aggiornato per la lettura di tutti-

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2016 19:03
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Sesso: Maschile
Cacciatore di demoni
Regio Analista
17/01/2016 23:43
 
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Il cielo era terso e da diverse ore il gruppo stava viaggiando. La Luna era alta nel cielo e con i suoi raggi inondava le valli della sua flebile luce argentea. Il paesaggio collinare costellato qua e la da boschetti non era ostico e l'avanzata risultava agevole. Non era un viaggio faticoso. Proprio questo però permetteva alle menti di vagare. Alkor dal canto suo non prestava attenzione al mondo che lo circondava, per quello bastava Rethar. La sua mente vagava molto lontano. Agli eventi che avevano causato la scomparsa del suo mondo. Guerra e potere! Sempre la stessa storia, possibile che l'uomo non sia in grado di pensare ad altro!? pensò tra se e se ad certo punto. Poi come se si fosse risvegliato da un sonno profondo la sua attenzione fu attratta da un bagliore lontano, proveniente da un boschetto a settentrione del gruppo di eroi. Senza indugiare indicò a Rethar la nuova meta, e questi, senza porre obiezioni, virò immediatamente. Pochi minuti dopo furono sopra la causa del bagliore. Un piccolo specchio d'acqua alimentato da una cascatella si trovava all'interno del boschetto. Forse era stato il laghetto a creare quella luce, riflettendo un raggio lunare. Non sembrava esserci nulla di interessante in quel luogo, a parte la bellezza dello stesso. La Luna venne in quel momento coperta da una sporadica nuvola lasciando la zona nella penombra. Alkor stava già chiedendo all'amico Drago di ritornare sui suoi passi, quando un altro bagliore colse l'occhio del Cavaliere. Questa volta la Luna non poteva aver creato quell'effetto!
Da Parte sua, Gianlù cavalcava pensando a come sembrava semplice la missione che li attendeva, ma come in realtà, rischiavano di esser invischiati in una ragnatela pericolosa. Cosa sarebbe accaduto se la melodia col resto della biblioteca fosse caduta nelle mani sbagliate? Quale terribile potere si sarebbe risvegliato? Alzando gli occhi al cielo, come ad interrogarlo, si accorse che Alkor non era più su di loro. Il suo istinto, immediatamente fece scattare un campanello d'allarme, e diede l'alt al resto del gruppo, in attesa di notizie del compagno.
All'improvviso si udì un grido squarciare la quiete.
Il bardo girò di scatto ed esclamò:<<Da quella parte! Subito!>>
Tutti si gettarono al galoppo nella direzione indicata da Enricus, ma nessuno sapeva a cosa stavano andando incontro, tutti pensavano fosse di sicuro qualcosa di grosso.
Gixorn cavalcava a briglia sciolta, dando sfogo a tutta la sua potenza. Lo stallone elfico stava superando i primi della fila, quindi il Paladino decise di rallentare, non volendo distanziarsi dai compagni più lenti nel caso avessero avuto bisogno di aiuto. Senza pensarci portò la mano all'elsa di Drath'Kahn e la strinse con forza, preparandosi a sguainarla in caso di pericolo.
Otrebmu posizionò lo scudo metallico sul braccio sinistro, abbassando leggermente la lancia da cavaliere, erano usciti dalla galleria del gran massiccio da poco, possibile che ci fosse qualcuno che voleva impedire la loro missione, pensò.
DragonKnight che preferiva le spade alle lance dopo aver finito la galleria non andò ne troppo veloce né troppo piano. Era sicuro che sia all'inizio che alla fine del viaggio c'erano complicazioni. Si avvicinò alle orecchie del cavallo e sussurrò qualche parola in elfico. Il cavallo stranamente capì e cominciò a muovere la testa e a nitrire con tutta la forza che aveva. DragonKnight felice per quell'urlo di gioia posò il flauto nella sua custodia vicino al libro si mise il mantello più largo possibile senza che gli cadesse e cominciò a cantare insieme al cavallo una canzone che conosceva solo lui e il cavallo a cui l'aveva sussurrata.
Mariuccia, decisa più che mai a non fermarsi di fronte a niente, si preparò ad affrontare qualsiasi nemico o pericolo. Lasciò una briglia e impugnò saldamente il bastone ferrato, la sua arma, mentre, chinandosi leggermente si assicurava alla sella sul suo cavallo. Qualsiasi nemico non sarebbe riuscito a fermarli all' inizio della nuova missione, ne a metà, ne alla fine. Sarebbero giunti nuovamente al Regno vittoriosi, ne era certa.
Arkan partì insieme al resto del gruppo nella direzione indicata. I due mastini, con un latrato cominciarono a correre al fianco del padrone. Con la mano destra, Arkan estrasse Scylla ed era pronto a brandirla contro qualsiasi nemico.
Kyle stava un po' indietro, accanto a Mariuccia e Dragonknight, che stavano leggermente più indietro del gruppo.
Arkan notò il fatto, ma non si chiese il motivo, sapeva che l'ex-Serafino sapeva quel che faceva, anche se probabilmente il suo cervello si era ridotto assieme alla statura, se era a cavallo di una lepre.
Ma il bambino aveva messo una mano in tasca, pronto ad estrarre qualche diavoleria, come già in passato.
Ikarus, che cavalcava al fondo del gruppo, spronò il cavallo quando vide alcuni del gruppo lanciarsi nel bosco. Prese la mazza ferrata, quell'arma grossa e arcigna, fatta in spesso ferro battuto, avrebbe facilmente fracassato l'armatura di un cavaliere, ed avrebbe di certo instillato del timore nel nemico. Ora reggeva le briglie solo con le due dita della mano destra, dove reggeva anche il bastone. Il potere del gruppo di eroi era immenso, poco o nulla avrebbe retto quegli eroi insieme, quindi non aveva grandi preoccupazioni per la mente.
Addentrandosi nel bosco fittizio, Black Drake sguainò la sua spada. I cespugli si muovevano a causa della brezza.
<<Nessun pericolo in vista...per quello che si possa vedere attraverso i cespugli>> disse Black.
<<Restiamo uniti, il pericolo può essere sempre in agguato>> disse Enricus.
Una parte del cammino fu tranquillo, finché un albero non cadde in mezzo alla strada.
<<Chi può essere stato?>> si domandò Black cercando di individuare il nemico se ce ne era uno.
Poco dopo le parole di Black, il paladino cadde dal cavallo senza sensi. Un'orchetto dietro di lui, gli aveva tirato una pietra in testa...poco dopo altri otto goblin con arco e cinque orchetti con ascie e clave gli arrivarono dietro. L'orchetto fece un urlo e lui ed i suoi scagnozzi partirono all'attacco.
Ma non erano gli orchi e i goblin a spaventare Enricus, nell'aria sentiva qualcosa di molto più grosso! Sentore confermato da un possente ruggito. Enricus scese da cavallo con un balzo e fece comparire la spada dei Templari.
Gianlù, ordinò al gruppo di stare uniti, scesero da cavallo e si strinsero in cerchio per coprirsi le spalle a vicenda, mentre si chiedevano che fine avesse fatto Alkor.
DragonKnight vide Lady Rowena ed altri dietro insieme a lui. Pensò che dovevano essere al sicuro. Così spronò il cavallo e arrivò nel bosco. Vide Enricus e Black che si battevano con degli orchi.
<<All'attacco!Katana del Drago Bianco a me>> esultò DragonKnight.
Eruner era stato tra i primi ad entrare nel bosco, così fu costretto ad affrontare in prima linea gli orchetti e i goblin che avevano assalito Black. Capendo che non avrebbe potuto combattere da cavallo, smontò ed estrasse Drath'Kahn, cercandosi un nemico. Appena vide che uno dei Pelle Verde era leggermente discosto dal gruppo, lo caricò urlando: <<CHARGEEEE!>>
Quasi subito fu seguito in coro dalle urla dei compagni, che nel frattempo erano giunti alla zona boscosa e stavano dando manforte ai Fratelli presenti. Enricus fu raggiunto da Ikarus e Dragonknight e insieme cercarono di capire cosa aveva lanciato quell'urlo bestiale. In quell'istante, gli alberi di fronte ai tre compagni furono schiantati al suolo ed esplosero in centinai di schegge, come fossero fuscelli. Gli alberi caduti divennero sempre di più fino a che un golem della terra non spuntò davanti agli occhi dei templari e degli avventurieri. Eruner vide distintamente il golem. Sapeva che non sarebbe durato molto, ma aveva come un presentimento... Intanto la battaglia contro l'ochetto proseguiva. Il Paladino si stava stancando di quel combattimento, quindi finse un colpo al fianco destro, l'orchetto mosse l'arrugginita ascia a parare, ma il colpo non raggiunse mai l'arma primitiva: il Guerriero di Atlantide bloccò l'attacco prima dell'obiettivo e colpì al collo il pelleverde, quasi staccandogli il capo. Una volta terminato lo scontro si volse per vedere cosa succedeva e non fu sorpreso di vedere che il golem era già stato annientato. Credendo che il peggio fosse già passato, si voltò verso un nuovo nemico, quando avvertì un altro ruggito poderoso. Mentre affrontava due goblin vide apparire, con la coda dell'occhio, un enorme massa scura. Trapassando uno dei nemici, riuscì a voltarsi e vide il nuovo aggressore: un grifone enorme, almeno il doppio del normale, era apparso attraverso gli alberi, sovrastando le pietre che un tempo formavano il golem. Il bardo si girò di scatto. Piantando in asso l'orco che aveva davanti corse verso il mostro appena comparso facendo riponendo la sua spada templare e facendo comparire le sue due lame. DragonKnight sapeva, come Eruner, che non poteva combattere a cavallo. Così lo fece mettere al sicuro e corse in aiuto con la Katana Bianca contro gli Orchi. La sua era una spada di Luce e aveva più forza contro gli orchi. Il pericolo del golem era passato e vedeva che la battaglia non poteva durare molto, quand'ecco che vide il Grifone scendere dal cielo. DragonKnight vide Enricus piantarglisi davanti e cominciò ad uccidere i goblin davanti a lui, per poi raggiungerlo e dargli man forte.
Il bardo udì Dragonknight e si affrettò a dirgli, con una foga insolita per il suo carattere, ma dettata dalla velocità di dover comunicare: <<Andate via fratello, è troppo potente per voi!>>
Mentre ancora parlava si parò di fronte il nuovo nemico che attaccò il Vassallo con una poderosa zampata, facendolo indietreggiare di brutto. Enricus era incolume, ma si rese conto della preponderante forza fisica dell'avversario. Da solo avrebbe certamente potuto batterlo, ma non ne sarebbe uscito incolume! L'avversario, non diede tempo di pensare che scatenò un nuovo attacco, questa volta fu parato da Ikarus, giunto in soccorso del fratello Vassallo. Ai due bastò uno sguardo per comprendersi. Ognuno si lanciò da un lato differente della creatura, tentando una manovra a tenaglia. Lo stratagemma riuscì brillantemente: il grifone tentò di artigliare il chierico, senza notare che il bardo lo stava attaccando da dietro. Le lame di Enricus cozzarono violentemente contro la pelle leonina della creatura, provocando uno squarcio profondo. Il nemico però sembrò quasi non accorgersene, tanto che si voltò verso il Templare e lo attaccò con la stessa potenza di prima. Di certo oltre alle dimensioni, aveva anche una grande resistenza. Non sarebbe stato un problema per i due Vassalli, ma li avrebbe impegnati per un bel po', impedendogli di aiutare i compagni ancora impegnati nella lotta contro gli altri assalitori. DragonKnight udendo le parole gridategli dal'amico si allontanò andando a dare manforte agli altri contro quelli di poco conto. Vide Gianlù battersi come una furia con la sua Julia e pensò che qualcuno doveva dare una mano ai suoi amici contro il Grifone. Così, con potenti fendenti si avvicinò al Vassallo.
<<Gianlù andate ad aiutare Ser Enricus e Ikarus, resisteranno, sì, ma non so se riusciranno da soli a sconfiggerlo>> disse DragonKnight indicando il Grifone.
Gianlù che combatteva contro gli orchi e i goblin, non si era accorto dell'imponente bestia. Così fece un cenno affermativo all'amico e con qualche salto e qualche colpo di spada si avvicinò alla bestia. DragonKnight restò lì a vedersela con i pochi superstiti che aveva lasciato Gianlù lì vicino. Rowena stava per andare in aiuto di Enricus, ma subito si accorse che dall'altra parte dell'enerme bestia, il Priore si apprestava a dare le sue benedizioni. Il grifone era veramente enorme, e la sua potenza sembrava al pari delle sue misure. Stava valutando proprio questo fatto, quando Gianlù gli passò come una furia davanti, diretto verso il colossale nemico! Allora si diresse verso un'altro goblin, e con un solo fendente velocissimo affondò la spada nel suo petto. Si guardò intorno, accorgendosi che gli orchetti erano ancora sempre tanti. Da dove arrivavano? Gli occhi dell'amazzone rotearono al di sopra delle teste dei suoi amici, in cerca di qualcosa che non si vedeva facilmente, e colse subito la presenza, anche se lontana, di un entità oscura. Il bardo indietreggiò di un paio di passi. Come la bestia cercò di avventarsi verso di lui, egli si scansò rotolando per terra. Ikarus si parò d'innanzi al mostro mentre Enricus, già in piedi piantò le due spade nel corpo di esso. Gianlù arrivò giusto in tempo per mollare un ennesimo fendente al Grifone, il quale ruggì ancora più forte di prima per la rabbia e il dolore. Per quanto resistente fosse, tre Vassalli erano troppo anche per lui, se poi si aggiungeva anche il fatto che le spade dei Sin Fein moltiplicavano il loro potere quando combattevano insieme, era chiaro che l'essere era già condannato a morte.
<<La fauna del boschetto o è parecchio aumentata o qualcosa si sta radunando qua? non è che siamo capitati nel momento sbagliato durante una convocazione di pelliverde e affini?>> si domandava Kyle più a sé stesso che ad altri, mentre saltava dalla lepre per arrampicarsi su un albero.
Una volta che fu sopra vide un gruppetto di avversari e lì vicino il grifone, poteva buttarsi addosso agli uni come all'altro, non sapeva decidersi mentre tirava fuori la sua fida Emery, ridotta ad una spada corta, come per magia, dalla sua tasta destra. Il mercenario cercava di trattenere indietro gli orchi dai Vassalli che stavano per finire il grifone. Scylla e Caryddy continuavano a parare e a menar fendenti e per quanto deboli fossero i pelleverde, le forze di Arkan e degli altri non potevano durare all'infinito. Vicino al loro padrone, i poco simpatici amici a quattro zampe Morte e Flagello azzannavano qualunque creatura si avvicinasse. Nel mezzo del conflitto Arkan vide l'amico serafino che si arrampicava su di un albero, per attuare un qualcosa di folle ma allo stesso tempo geniale. Due orchi tentarono di saltare addosso a Mariuccia, che nel frattempo menava colpi e magie ai pelleverdi. Impugnò bene l' arma e con un colpo seccò buttò a terra un orco, poi, guidando il fuoco fatuo già evocato, come fatto in precedenza, sconfisse il secondo orco, che cadde a terra inerme. Guidando ancora il fuoco fatuo buttò a terra un altro orco e corse verso gli altri, più vicini al grifone. Fu' a quel punto che spuntò un nuovo avversario. Era forse un goblin, o un orchetto, ma incappucciato e stretto nel mantello di tessuto grezzo e scuro. Mariuccia si gettò verso di lui senza farci troppo caso. Questi si allontanò con un salto e agilità sorprendente, e scomparve tra le fronde di alcuni alberi. La ragazza restò un attimo a guardare in alto, stupita, ma riprese a menar colpi appena un avversario tentò di colpirla. Assorbita dalla lotta si dimenticò presto del tizio ammantato.
I tre Vassalli decisero che era giunto il momento di eliminare il Grifone, così, mentre Ikarus ed Enricus lo attaccarono ai fianchi, Gianlù, correndo velocemente, riuscì a portarsi alle spalle della belva, e con un agile balzo gli saltò in groppa. Afferrando stretto la criniera dell'essere, cominciò ad affondare i colpi delle sue lame nel collo del mostro, sempre più in profondità.
Eruner si stava iniziando a stufare di quegli scocciatori olivastri. Il goblin che aveva oltrepassato prima per osservare come procedeva il combattimento dei Vassalli lo avevo colpito ad un braccio con la rozza lancia di pietra, probabilmente creata da lui stesso, che si era infranta sull'armatura nera come fosse un pezzetto di ghiaccio lanciato contro un muro. L'Aspirante guardò la piccola creatura con sdegno e gli disse, indicando il corpo esanime del goblin che lo aveva preceduto: <<Vi do tre secondi per sparire, altrimenti andrete a fare compagnia al vostro amico>>.
Le parole erano incompresensibili per l'ebete pelleverde, ma forse i gesti, o forse la voce atonale, fecero capire al piccoletto che "aria tirava". In pochi istanti era già nel folto della foresta. Il Paladino non ebbe il tempo di sentirsi soddisfatto per esser riuscito a non ucciderlo, perchè un nuovo nemico gli si parò di fronte, agitando l'ascia arrugginita e ruggendo bestialmente mentre metteva in bella mostra le zanne traboccanti di saliva imputridita. Il Mago dell'Acqua, vagamente schifato, decise che non avrebbe sporcato l'arma donatagli dal Maestro con una simile bestia. Poggiò la mano su Enemesi e la estrasse, sentendo ancora una volta la dura impugnatura di metallo non ricoperto. Iniziò a farla rotare su se stessa, producendo un basso e allo stesso tempo penetrante suono, prima di avventarsi sull'orchetto ed ingaggiare un serrato combattimento.
In quello stesso momento Alkor e Rethar ignari della battaglia in cui erano incappati gli amici stavano scendendo a spirale verso la superficie calma del laghetto. Non un'increspatura turbava l'acqua di quel piccolo bacino, tranne dove la piccola cascata faceva il suo ingresso in quel luogo quasi magico. Tutto era silenzio, mentre il drago compiva gli ultimi cerchi in volo e posava i suoi possenti arti inferiori al suolo. Solo una leggera brezza muoveva le fronde, ma senza turbare l'acqua del lago. Pareva un luogo quasi irreale tanto la calma regnava sovrana. Ancor più irreale parve quando anche l'astro notturno tornò ad illuminare quel luogo con i suoi candidi raggi e molte lucciole, comparsero dal nulla, iniziando a ondeggiare sopra lo stagno. Il Cavaliere rimase molto impressionato da quella visione, ma senza perdere altro tempo iniziò a guardarsi attorno in cerca della sorgente di quel bagliore, senza, però, venirne a capo. Non capiva proprio da cosa potesse essere causato, ma, cosa che lo turbava non poco, non capiva il motivo per cui il suo istinto l'aveva portato a indagare su quello che poteva essere un semplice gioco di luce. La risposta sarebbe stata da lì a poco evidente. Improvvisamente le lucciole, che fino ad allora si erano limitate a far da corredo all'incantevole paesaggio, iniziarono a danzare in modo ordinato, creando un cilindro di luce giallastra in mezzo allo stagno. In quello stesso punto le acque iniziarono ad incresparsi leggermente, come in risposta alla danza dei piccoli insetti luminosi. Il silenzio naturale di quel luogo divenne improvvisamente innaturale, caricando l'aria di tensione e aspettativa. Sentimenti contrastanti che pervasero anche Alkor e l'amico Drago. I due, infatti, iniziarono a guardarsi intorno irrequieti, ma allo stesso tempo erano attirati in modo quasi morboso verso il fulcro di quell'evento. Senza rendersene conto e in modo del tutto istintuale formularono le parole arcane della fusione, come se qualcosa li avesse spinti a reagire a una minaccia imminente. Come se stessero per compiere qualcosa di immensamente pericoloso. Qualcosa che giustificava un così grande dispendio di energia. I loro corpi vennero sommersi da una luce argentea intensissima che si alzò come una colonna nel cielo notturno. Fu più intensa di qualsiasi altra fusione e così luminosa da poter essere vista a miglia di distanza, come se fosse un richiamo per chi poteva vederla. Quando l'effetto magico fu terminato il Balor argenteo fece la sua comparsa ai margine del laghetto. Imponente e minaccioso, con numerose scariche elettriche che circondavano il suo corpo. Pareva quasi che lui stesso fosse la minaccia incombente.
In quella forma, infatti, la ragione veniva meno e l'istinto prevaleva. Il rumore del fiato che usciva dalle fauci assieme allo scoppiettio delle scariche elettriche opprimevano l'aria circostante, ma nonostante ciò non successe nulla di pericolo. Dopo alcuni istanti, come in risposta alla colonna di luce argentea irradiata poco prima, dal centro dello stagno si alzò nel cielo una colonna di luce dorata. Una luce che non preannunciava un conflitto, ma che infondeva calma, anche al corpo trasformato del Cavaliere del Drago. Quando questa luce svanì una figura di fanciulla comparve al suo posto. Una giovine che stava levitando sopra le acque tornate nuovamente calme. Lunghi capelli biondi, cadevano sciolti sulle sue spalle, incontrando le candide e leggeri vesti, fatte unicamente di veli semitrasparenti. Aveva lineamenti fini e pelle chiarissima. Nei suoi tratti giovanili era semplicemente stupenda. Eppure dalla sua figura traspariva grande sicurezza e saggezza. La figura senza esitare si fece avanti e senza sfiorare la superficie del lago giunse di fronte al Balor argenteo. Incredibilmente la furia della Creatura non crebbe, anzi con l'avvicinarsi della donna diminuì. La giovane donna alzò la mano e senza mostrare alcuna paura toccò il muso della Mostro.
<<Non aver paura mio Cavaliere! In questo luogo nessun pericolo potrà raggiungerci!>> disse la magica fanciulla e dopo un attimo di silenzio riprese: <<Ho un messaggio per voi e un oggetto da donare a voi e ai vostri amici! Ma a loro penseremo dopo e solo se risulteranno degni di giungere in questo luogo!>>
Il Balor rimase in silenzio lasciando proseguire la fanciulla, che disse: <<Il messaggio è questo e proviene da un'entità che vi siete prefisso di ritrovare! Lui lo sa bene! Cavaliere...voi e l'altro Cavaliere sopravvissuto alla fine del vostro mondo presto dovrete mettervi in cammino per quello che potrà essere una rinascita...Il quando sarà chiaro al momento opportuno!>>
Alkor e Rethar parvero capire quelle parole e mentre il viso del mostro era inespressivo il suo animo stavano gioendo. In risposta al sentimento provato dai due, una lacrima, seguita subito da un'altra, solcarono il viso della donna, depositandosi nella sua candida mano.
<<Ecco questo è il mio regalo! L'oggetto di cui vi parlavo!>> detto questo, la donna posò nella mano artigliata del Balor le lacrime ora tramutate in due perle a forma di goccia.
<<Vi serviranno per trovare ciò che cercate e a capire chi dei vostri amici ha bisogno d'aiuto. Per utilizzare il potere della gemma dovrete concentrarvi sulla vostra cerca!>> detto ciò la fanciulla levitò nuovamente verso il centro del laghetto, rimanendo li sospesa in attesa.
Come d'incanto anche la magia della fusione venne meno e sia Alkor sia Rethar, in silenzio e osservando un po’ la gemma, un po’ la giovine, si misero seduti sulle rive quiete dello stagno.
L'avversario era decisamente forte, ma il Paladino sapeva chi alla fine avrebbe prevalso. Ad ogni nuovo attacco l'ascia arrugginita cozzava violentemente contro Enemesi, sprigionando leggere scintille. Dopo un furente scambio di colpi, parate e contrattacchi Eruner balzò all'indietro, distanziandosi leggermente dal nemico. La creatura bestiale emise un ruggito e caricò il giovane, eseguendo proprio la mossa che voleva l'Aspirante Vassallo.
Vediamo se funziona... Quando l'ho provata alla Gilda non mi veniva, magari sarò più fortunato! Altrimenti ci lascerò la pelle, ma meglio morire qui che in palestra col Maestro! Pensò ghignando Eruner, mentre spostava la gamba destra leggermente più indietro e abbassava Enemesi, quasi facendole toccare il terreno con la punta. L'orchetto tentò di spezzare letteralmente in due l'umano, che però parò il colpo, si slanciò di fianco il nemico e girando su stesso gli piantò la spada alla base del collo, estraendola subito dopo. Mentre il giovane puliva la lama e la rinfoderava, il pelleverde prese a sputar sangue, rallentò, cadde in ginocchio ed infine si accosciò, ormai senza vita. Il Guerriero di Atlantide pensò, mentre si guardava intorno. Perfetto, ha funzionato! Bene, direi che è finita... Vediamo... Si, questi li possono eliminare anche gli altri! Son curioso di sapere che fine ha fatto Alkor! Forse è più avanti... Vediamo, dov'è Otrebmu? Ah, eccolo!
Il guerriero stava tagliando di netto la testa ad un goblin quando vide Eruner immobile, con le spade nel fodero. Mentre si chiedeva cosa diavolo avesse in mente, si avvicinò all'amico e gli chiese: <<Sogghignate... Non è positivo... L'ultima volta che lo avete fatto ci ho quasi rimesso la pelle! Cosa c'è che non và?>>
<<Mi chiedevo dove fosse Alkor... Se magari è in pericolo? Lo andiamo a cercare? Forza, qui riusciranno benissimo a cavarsela senza di noi! Fra un po' dirò a Gianlù dove siamo, promesso!>> dichiarò Eruner.
E senza aspettare le più che giuste obbiezioni del compagno, le afferrò per lo scudo e prese a tirarlo verso la foresta, dimostrando che le ore passate in palestra con BrightBlade erano decisamente servite. In pochi secondi furono lontani dal luogo degli scontri, avanzando nella fitta boscaglia. Dopo i fendenti che Gianlù aveva inflitto nel collo della bestia, un copioso fiotto di sangue ne uscì colando lungo il collo e formando piccole pozze. La bestia ferale, con un grido disperato, morì ricadendo al suolo. Mentre la bestia crollava Gianlù balzò giù dal suo corpo. Si guardavano attorno e tutto pareva andare per il meglio, quando una voce irruppe prepotente tra le fronde degli alberi. Il presentimento di Rowena era fondato.
<<Ha ha ha ha, la vostra comune presunzione di poter affrontare ogni nemico, vi rende ridicole e vulnerabili, abitanti del Regno>> disse una voce tra i cespugli.
Per nulla scosso, Ikarius gli rispose immediato: <<Sicché avete questo ardire nelle parole mostratevi codardo!>>
In quell'istante gli Orchi rimanenti iniziarono a fuggire in ogni direzione e un vortice nero si materializzò sulla carcassa del grifone. Un giovane dai capelli bianchi come la neve e dagli occhi gialli comparve, vestito in una tunica da mago molto pesante di un blu scurissimo. Tutti i presenti osservavano il giovane che emanava una spaventosa aura maligna.
<<Oh, ma che belle parole... Ikarus, giusto?>> disse il misterioso mago, mentre il priore alzò un sopracciglio.
<<Oh, non vi stupite che sappia il vostro nome, un amico mi ha parlato di voi, so molto su di voi Ikarus, hehehehe, ma non sono qui per farvi nulla, anzi, il mio amico mi ha chiesto di farvi un regalo ed ha detto che lo apprezzerete molto, hwhahahaha!>> terminò di dire l’apparente giovane mago, per poi finire a ridere fragorosamente.
<<Bando alle ciance buffone, dicci chi sei piuttosto!>> proruppe Gianlù irritato.
<<Come osate insetto?! so molto cose io! anche di voi non dubitate, e di voi, Enricus e Mariuccia. Si vi vedo, e so chi siete! Ad ogni modo, sono qui per fare “questo favore” a “quell’amico”. Non so se ci siamo capiti?!>> disse con fare odioso il mago.
Poi volse lo sguardo ad Ikarus e puntò il palmo della mano contro di lui. Un ondata di anime urlanti uscì dal palmo del ragazzo, le quali gementi si diressero protendendo le loro bocche e le loro braccia verso Ikarus. I suoi compagni tutti, cercarono di muoversi, ma con uno sguardo del giovane, tutti si bloccarono come statue di pietra.
<<Che esseri ingenui, pensavate che un potente stregone quale sono vi avrebbe fatto interferire? Nah>> affermò quello che si rivelò essere uno stregone molto potente.
Ikarus, puntò il suo bastone e quando le anime vorticando furono vicine, cozzarono contro un'invisibile barriera. Sul volto del priore comparve un sorriso compiaciuto, fin quando la barriera crollò. L'ondata di anime investì il priore che cercò l'istintivo riparo della mano destra. I Dannati iniziarono a scavare nella sua carne e ad entrare in lui attraverso il braccio. Digrignando i denti Ikarus cercò di resistere al dolore e non cadere a terra. Il suo braccio destro iniziò a mutare da sotto l'armatura, sentendo un bruciore diffuso e atroce, mentre la cute iniziò a sanguinargli e seccarsi. Quando anche l'ultima anima entrò attraverso la mano, Ikarus rimase barcollante e piantonò i piedi a terra.
<<Cosa mi hai fatto? Dannato?!>> pretese Ikarus.
<<Sto solo eseguendo la volontà di un mio amico, che voi avete ucciso! Un certo Mordeous vi ricorda nulla?! Mi ha contattato e vuole ripagarvi le pene che sta provando ora per causa vostra ed io sarò felice di accontentarlo! I miei poteri sono quasi prosciugati, trattenere quelle furie dei vostri amici non è semplice, ma terminerò ciò che ho iniziato!>>
Detto questo il ragazzo estrasse un pugnale e alzandolo al cielo, lo fece ricadere di scatto trapassandosi il collo. La nera anima che ne uscì si diresse ridendo verso Ikarus, il priore non poteva permettere che arrivasse in lui, così alzò un ennesima volta il bastone ed una grande ondata di luce colpì l'anima del giovane, facendola dividere in numerosi raggi neri. Quando abbassò il bastone pensando di essere riuscito, uno dei raggi lo colpì al braccio facendolo cadere al suolo. In quell'istante, tutti presero a rimuoversi normalmente. Ikarus era privo di sensi, il braccio sanguinava e pareva in preda agli incubi. L'armatura sul braccio si sgretolò lasciando allo scoperto il braccio. Su di esso il sangue scorreva libero e con orrore di tutti, degli occhi e delle fauci erano sparse su di esso fino alla spalla. Degli occhi dalle orbite insanguinate guardavano gli eroi e le fauci parevano serrate in un cupo sorriso.
<<oh, bene. Come al solito non incrociamo problemi per strada, eh?>> disse il bardo.
Con un cenno fece sparire la spada dei Sin Fein. Dal suo corpo iniziò a uscire una luce inizialmente flebile. Sembrava che il suo corpo fosse diviso in due dalla luminosa forza, quando tutt'a un tratto forte lampo di luce obbligò i presenti a coprirsi gli occhi.
Quando la luce svanì, Enricus era molto cambiato. Sul suo corpo stava un'armatura splendente di colore blu. Due fulgide spade stavano incrociate sulla sua schiena. Un elmo di foggia antica sul suo viso lasciava intravedere solo due forti luci provenienti dagli occhi. Nelle sue mani un liuto. Il bardo sorrise guardando quel che sino a pochi minuti prima era il suo caro amico Ikarus. Poi, si girò verso i suoi compagni dicendo: <<Amici, liberiamolo!>>
<<Ehm...io che dovrei fare? Restare fermo davanti alle cose che non so è la scelta migliore credetemi... hmmm Ma forse... ma si proviamo>> ragionò ad alta voce Black Drake.
Il paladino si scagliò verso l'amico buttando la spada, cercò di stringergli le mani ma non ci riuscì.
<<Hey Ikarus! Siete li dentro spero! Esci fuori di lì mostro spregevole!>> disse Black Drake dando un pugno al mostro. La risposta del mostro fu un pugno forte il quadruplo che gli fece uscire sangue dal naso. A questo punto Black drake uscì fuori di senno.
<<Brutto schifoso me la pagherai!>> disse il paladino col naso colante di sangue, prendendo poi la spada e menando colpi all'impazzata al mostro.
Mentre Black Drake menava fendenti all'impazzata, un secondo pugno gli calò pesantemente sulla testa, tramortendolo. Mariuccia, strabuzzando gli occhi e si rivolse a Gianlù.
<<Ma non gli avrete fatto male?>> domandò la bionda ragazza.
<<Nooo. Ha la zucca dura come il marmo, e non solo lui, visto che manca anche l'altro zuccone della compagnia>> rispose Gianlù, notando l'assenza di Eruner ed Otrebmu, mentre Alkor ancora non era apparso.
<<Enricus, siete sicuro di poterlo liberare? Già Mordeus si rivelò un nemico pericoloso ed astuto, adesso, sembra ci siamo imbattuti in un suo pari...>> disse Gianlù interpellando Enricus.
Intanto l’erudito cavaliere e paladino avanzavano nella foresta, tagliando ogni tanto qualche ramo per aprirsi la via. Improvvisamente Eruner si fermò, con un'espressione attonita sulla faccia, che poteva essere scambiata per terrore. Otrebmu, che conosceva il giovane oramai da molto tempo, si stupì nel vederlo così preoccupato, cosa che non accadeva molto spesso. Si avvicinò al Fratello Templare e gli chiese: <<Che accade amico mio? Perché quell'espressione? Parlate avanti!>>
<<Non avete sentito? Non avete avvertito l'orrenda malignità, la vita che distrugge le vite?>> iniziò a domandare l’elfo.
Il giovane era sconvolto, questo era evidente, però Ittoram non capiva cosa stesse dicendo. Preoccupato, lo prese per le spalle e lo scosse violentemente. Appena lo lasciò, il Paladino sembrò riprendersi, spiegandosi meglio.
<<Come sapete, grazie ai poteri da Paladino riesco ad avvertire distintamente la presenza di esseri oscuri. Siccome questa situazione persiste da poco tempo, quelli tra loro che sono più potenti e malvagi mi arrecano un profondo disturbo. Poco fa, vicino alla luce dei nostri compagni ho visto una zona nera, più nera di una notte senza luna... Nera come l'inferno stesso... E' accaduto qualcosa di grave, dobbiamo tornare indietro immediatamente!>> dichiarò Eruner.
Mentre ancora parlava, si voltò di scatto e prese a correre verso la zona del combattimento che avevano abbandonato, quasi come se il demonio lo stesse inseguendo. Il Cavaliere della Strada Pura faticava a stargli dietro, rallentato com'era dalla pesante armatura che si incastrava tra i rami più bassi, però convinto che l'Aspirante Vassallo non fosse del tutto rinsavito, si spronò a non perderlo di vista
Enricus si girò sorridente verso Gianlù per dire: <<E secondo voi, io, riuscirei a liberare Ikarus da tale male? Suvvia, siamo realisti>>
Le facce dei Templari si fecero scure, tutti confidavano nei poteri del bardo. Ma egli scoppiò a ridere lasciando tutti di sasso.
<<Naturalmente non ce la farei... da solo! Ma non mi pare di esserlo ora!>> disse il bardo.
Detto ciò cessò di ridere, si concentrò e lanciò un fortissimo urlo, che molto sapeva di comando: <<CIRCONDATELO!>>
Il tempo passava e ormai la Luna era alta nel cielo, ma dei compagni del Cavaliere non vi era traccia. Alkor iniziò a mostrare segni di irrequietezza. Nella sua mente baluginava la possibilità che i suoi amici non sarebbero mai giunti in quel luogo, non perché incapaci di farlo, ma semplicemente perché lui non li aveva avvertiti della sua deviazione. Si alzò di scatto e guardò la dama al centro dello stagno.
<<Mia Signora...mi deve perdonare, ma devo andare a cercare i miei compagni, potrebbero essere molto lontani da qui e magari bisognosi del mio aiuto!>> disse Alkor.
A quelle parole la giovane donna alzò il capo e fissò il Cavaliere del Drago, per poi sostenere: <<Non preoccupatevi Cavaliere! I vostri amici vi hanno visto e sono più vicini di quanto crediate! Stanno combattendo una dura battaglia in questo momento, ma del vostro aiuto dovranno farne a meno!>>
Alkor rimase di stucco a quelle parole. I suoi compagni in pericolo e lui non poteva andare a soccorrerli.
<<Perché, mia Signora?>> domandò il Cavaliere del Drago.
<<Perché così deve essere!>> rispose seccamente la bellissima apparizione.
<<Ma non capisco>> disse Alkor.
<<Non chiedete altro Cavaliere e abbiate fede...arriveranno!>> disse la dama per poi aggiungere sottovoce: <<Sempre che trovino questo luogo incantato>>
All'ordine del bardo tutti si disposero attorno al nemico circondandolo. Enricus, a quel punto spalancò le braccia e le levò al cielo. Dal terreno spuntò un organo. Non era il solito della danza astrale, era un organo particolare, molto antico... ai suoi piedi la scritta: Enricus VII fecit.
Nel lato dello strumento c'erano due fori. Enricus estrasse le due spade dalle fodere poste sulla schiena e facendole roteare, le conficcò in tali fori. Le lame iniziarono a muoversi su e giù facendo da mantici.
Il bardo si sedette e, prima di suonare, disse ai suoi compagni: <<Tenetevi pronti ad ogni evenienza>>.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
[SM=x92726]Cavaliere
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