00 24/12/2010 02:34
Quella mattina, gli abitanti del Regno furono svegliati da un insolito clamore. Chi in abito da notte, chi indossando rapidamente tunica e calzari, in molti scesero in strada e si lasciarono guidare dalla folla in movimento, incuriositi da tutto quel tumulto di prima mattina.
Coloro che si gettarono in quel fiume umano scoprirono che esso conduceva proprio di fronte alla grande struttura avvolta dai teli che era sorta misteriosamente qualche tempo addietro. Immediatamente, la gente iniziò a riunirsi in gruppetti in cui ognuno esponeva la propria teoria su cosa fosse celato all’interno delle gigantesche impalcature. Se fosse stato presente un cronista, avrebbe scoperto che non vi erano due versioni uguali in tutta la piazza, ma ognuno aveva sviluppato un’ipotesi diversa. A quanto pareva, il riserbo dei lavoratori di quello strano cantiere era stato totale.
In ogni caso, buona parte delle fantasiose ricostruzioni venne scartata qualche minuto dopo, quando nella piazza antistante la misteriosa opera giunse BrightBlade. Il cavaliere salì in fretta i gradini di pietra antistanti il cantiere, quindi si voltò e si rivolse alla folla:


Vi ringrazio per essere intervenuti, e chiedo venia se ho interrotto le vostre attività. So che molti di voi si sono chiesti che cosa stia avvenendo dietro questi grandi teli, e da quanto ho sentito alcuni di voi non sono molto lontani dalla verità.
Tuttavia, prima di svelare questo piccolo mistero, vi chiedo di pazientare ancora un po’, in modo da dare a tutti il tempo di arrivare. Mentre aspettiamo, vorrei condividere con voi alcune mie riflessioni su questa nostra grande casa che è il Regno.
Come sapete, io sono originario dell’isola di Atlantide, dunque il Regno non è sempre stato la mia casa. La mia prima casa è stata l’Isola Bianca, un piccolo lembo di terra agli estremi confini dell’arcipelago di Atlantide. Di quella terra ho un vago ricordo, poiché fui subito portato al Tempio dei Paladini per essere addestrato, come avveniva a tutti i bambini nati in quel particolare periodo dell’anno. Credo di esserci stato solamente due volte, entrambe quando avevo meno di quindici anni, e ormai è passato troppo tempo perché io riesca a richiamare alla mente immagini definite. Tutto ciò che ricordo sono i volti dei miei genitori: mio padre, medico, e mia madre, insegnante. Di loro non ho mai saputo neppure il nome, poiché così vuole il rigido addestramento a cui sono stato destinato.
Dopo gli anni dell’addestramento al Tempio, giunse per me il momento di partire per il mondo. Così, un giorno dovetti salutare per sempre la mia patria e salpare alla volta di un mondo sconosciuto. Quando raggiunsi la terra ferma e seppi della caduta di Atlantide, piansi come mai ho più pianto da allora. Perdere la propria patria è un dolore indescrivibile e io posso soltanto tentare di rievocarlo.
Così, solo e disperato, mi incamminai in quelle terre a me ignote in cerca di fortuna. Attraversai molte terre e affrontai molti nemici, rischiando la vita ad ogni passo. Furono anni duri in cui il mio spirito fu temprato. Eppure, per quanto mi sforzassi di essere stoico, il mio cuore era ferito, perché ero un uomo senza casa, l’ultimo superstite di una stirpe ormai finita.
Credevo che sarei morto da solo, ucciso in uno scontro in qualche angolo dimenticato di quel vasto mondo, ed in cuor mio tremavo al solo pensiero. Più che temere la morte, ero ossessionato dall’idea che tutto il sapere del mio popolo, la sua storia, le sue tradizioni… tutto questo sarebbe scomparso con me. Soprattutto, ero terrorizzato dall’idea che non avrei mai più avuto una casa.
Poi, un giorno, giunsi nel Regno. Ne avevo sentito parlare durante i miei viaggi, e mi ero convinto che forse in quel luogo avrei trovato la risposta al mio dilemma. Non perché le descrizioni udite fossero particolarmente esaltanti: ma gli occhi di coloro che me ne parlavano brillavano di una luce diversa, una luce che non avrei mai potuto ignorare. Badate, io non credo nel destino in senso stretto. Piuttosto, sono convinto che ognuno di noi abbia un compito, una missione da svolgere nella sua vita. Per cui, non credo di poter affermare che “era destino” che giungessi qui nel Regno. Avrei potuto ignorare quei segni, fingere di non sentire quel “richiamo”: per fortuna, non l’ho fatto.
Molti uomini ignorano la propria “chiamata” perché non rientra nei loro piani, salvo poi condurre vite infelici. Spesso siamo portati a pensare che la vita sia complicata o difficile, ci struggiamo senza saper decidere cosa fare del nostro destino, e invece la vita stessa ci sta suggerendo – spesso a gran voce – qual è la strada giusta per noi. Ma quella strada, magari, non ci piace, e così ignoriamo quei chiari segnali e aspettiamo invano altri segnali, più appetitosi ai nostri occhi.
Come dicevo, io sono stato fortunato. Ho avuto la forza di ascoltare quel messaggio e mi sono messo in cammino: e non crediate che la strada sia stata facile. Quando si viaggia verso il Regno, si compiono due strade, una interiore e l’altra esteriore; e per quanto lunga e difficile quella esteriore è senza dubbio la più breve e la meno tortuosa. Chi infatti si vuole accostare alla luce, scopre ben presto che più si avvicina ad essa, e più i suoi difetti vengono illuminati, resi visibili, cosicché non si hanno che due alternative: correggere i propri difetti, oppure ritrarsi dalla luce. E’ proprio ciò che dice il detto “il traguardo non sta alla fine del viaggio, ma è il viaggio stesso”, e il viaggio verso la luce è un viaggio che non si può affrontare se non si è disposti a soffrire e a cambiare.
Ebbene, a distanza di tanti anni, sto ancora viaggiando. Mi sono avvicinato alla luce, e sto ancora combattendo contro le ombre che inevitabilmente scopro di proiettare. E così voi, amici miei: anche voi state viaggiando. Forse non ne siete consapevoli o forse volutamente ve ne volete scordare. Voi, come me, siete chiamati a intraprendere il cammino verso la luce. È questo, non altro, il significato del Regno.
Non crediate di poter chiamare “casa” il Regno solo perché vivete fra le sue mura, frequentate le sue piazze e le sue botteghe! Non crediate di poter chiamare “casa” il Regno solo perché ne portate qualche titolo, o conoscete i suoi abitanti o vi passate del tempo! Un uomo potrebbe benissimo trovarsi al centro di queste mura, nella possente Rocca del Sommo: ma sarebbe ugualmente lontanissimo dal Regno, se non si sforzasse costantemente di applicare i Valori nella vita di tutti i giorni, se non fosse convinto di poter e dover migliorarsi costantemente, se si accontentasse o si illudesse di essere già arrivato.
Nessuno, amici, può chiamare “casa” il Regno se il suo spirito non è perennemente in viaggio, completamente dedito al cammino di miglioramento che è esso stesso, come ci insegna il Sommo, il vero traguardo.
In cammino, dunque!





BrightBlade
Vassallo e Ambasciatore del Regno di Blue Dragon
Gran Maestro della Gilda dei Paladini di Blue Dragon
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I Giardini di Atlantide