00 10/09/2009 16:56
Sebbene avesse viaggiato in lungo e in largo, Jekyll non era del tutto preparato allo spettacolo della cosiddetta “capitale d'Oriente”. Il Vassallo si era aspettato di trovare una grande città commerciale: ed in effetti Katai lo era, ma in un modo del tutto inatteso.
Le strade pullulavano di venditori intenti a decantare le virtù delle loro merci, come avveniva a Direnia o a Griferia nei giorni di mercato, ma al posto del vociare concitato che caratterizzava quei luoghi, la città era avvolta in un brusio discreto, simile al mormorio di un grande mare ascoltato da dietro una collina. Persino gli odori erano diversi: Jekyll si sarebbe aspettato una miscela pungente di spezie e invece, almeno a quell'ora – era ormai pomeriggio inoltrato – l'aria profumava di muschio e riso fermentato.
Persino i movimenti della gente erano diversi: le persone camminavano rapidamente, a testa bassa, fermandosi per salutare con inchini aggraziati qualche conoscente. L'effetto era quello di una folla “ordinata”, completamente estranea all'esperienza del Vassallo.
Katai si mostrava agli occhi dello straniero nel suo abito migliore: eppure, dopo avervi passeggiato per mezz'ora, Jekyll iniziò a scorgere anche i lati più oscuri della città.
Se le vie principali erano grandi e pulite, i vicoli laterali erano spesso poco più che stretti e oscuri passaggi, specialmente in periferia, ed erano per lo più occupati da mendicanti o da ragazze poco più che quindicenni che si affacciavano appena sulla strada maestra e ammiccavano ai passanti con aria fin troppo esperta, chissà se per concedersi o per derubare.
Un altro dettaglio ad avere inizialmente colpito il Cavaliere del Nord era la quasi totale assenza di guardie: a parte quelle incontrare all'ingresso, aveva scorto una sola pattuglia. D'altronde, aveva pensato Jekyll, una città così tranquilla e pulita non sembra proprio averne la necessità...
In realtà, il Vassallo si era ben presto accorto che le strade – e più ancora i tetti – pullulavano di uomini intenti semplicemente a “osservare”. Qualche minuto prima, aveva incrociato lo sguardo con uno di questi guardiani invisibili e ne aveva dedotto che si trattava di avversari temibili. Il ninja – o qualsiasi cosa fosse quell'uomo – non lo aveva degnato che di un rapido sguardo, ma Jekyll immaginò che, se avesse suscitato l'interesse di quegli uomini, sarebbe stato decisamente difficile sfuggire ai loro occhi implacabili.
Mentre pensava, Jekyll era intanto giunto al Kanjoudoro, la più grande strada della città, che si avvolgeva come un anello attorno al Palazzo dello Shogun. Con disdetta, il cavaliere si accorse che l'ingresso al Palazzo era proprio dall'altro lato.
Beh, un lato vale l'altro, pensò il Vassallo, e scelse di aggirare il Palazzo da destra.
All'inizio, quando era entrato in città, riusciva a percepire abbastanza chiaramente l'aura di BrightBlade, ma in quel momento non avvertiva nulla. L'atlantideo aveva deciso di nascondere la sua posizione: un comportamento strano per un Paladino abituato ad affrontare a testa alta qualsiasi minaccia.
Metodi insoliti per una città insolita...
All'improvviso, Jekyll si fermò. Gli era sembrato di sentire un grido, ma attorno a lui la gente continuava a camminare come se nulla fosse. Devo avere i nervi a fior di pelle...
Il Vassallo stava per rimettersi a camminare, quando udì di nuovo un grido, questa volta distintamente.
Portando istintivamente le mani alle armi, il Cavaliere del Nord si guardò attorno. I passanti continuavano a passargli accanto, ignari di tutto. Mentre scandagliavano la folla in cerca di possibili minacce, i suoi occhi furono attratti da uno sprazzo di colore in movimento.
Guardando meglio, il Vassallo fece appena in tempo a vedere una persona – forse una donna – scomparire in un vicolo buio trascinata da una figura ammantata di nero.
Senza perdere tempo, si precipitò in quella direzione, mentre un silenzioso campanello di allarme squillava nella sua testa.
C'è qualcosa che non va...
Attraversata la strada, Jekyll entrò nella stradina. Stava facendosi sera, ma il Kanjoudoro era ancora ben illuminato dal sole: il passaggio dal grande viale al vicolo fu come un tuffo in un'ampolla di inchiostro nero.
Quando gli occhi si abituarono all'oscurità, il Vassallo scorse un movimento in fondo al vicolo. Dopo aver raggiunto di corsa il punto in cui la strada svoltava, colse il guizzo di un mantello nero nel vicolo successivo, e la stessa cosa avvenne nei tre incroci seguenti, senza che il Cavaliere del Nord riuscisse mai a vedere chiaramente le persone che stava pedinando. Non riusciva neppure a capire se stesse guadagnando terreno: a volte, il grido della persona in pericolo – Jekyll aveva concluso dalla voce che doveva proprio essere una donna – sembravano venire da dietro l'angolo, ma a ogni svolta il Vassallo riusciva appena in tempo a scorgere un indizio sulla prossima direzione delle figure che lo precedevano.
Dopo almeno venti minuti di svolte, Jekyll si fermò in una piccola corte, respirando affannosamente.
L'aria, in quel dedalo di viuzze e stretti passaggi, era fin troppo stagnante, e le casupole erette una accanto all'altra, in una precaria lotta per l'esiguo spazio disponibile, rendevano l'atmosfera opprimente persino in quello slargo. Grazie agli anni trascorsi all'avventura, il Vassallo aveva ancora un'idea della direzione da prendere per tornare sul Kanjoudoro, ma il percorso a ritroso gli sarebbe costato molto più tempo. Per di più, sembrava che i malfattori fossero finalmente riusciti a seminarlo.
«Maledizione!» borbottò il Cavaliere del Nord.
Si voltò per tornare sui suoi passi, ma due figure sbucarono dal nulla a sbarrargli la strada, ed il rumore di passi felpati suggerì al guerriero che alle sue spalle la situazione non era migliore.
«Chi siete?»
Gli sconosciuti non risposero, ma guardandole meglio Jekyll iniziò ad avere qualche sospetto ed i suoi dubbi si tramutarono in certezza quando una delle figure parlò:
«Consegnateci il libro e i mocciosi»
Con un fluido movimento, il Vassallo sguainò le sue due armi, la Sciabola d'Argento e la Spada di Acciaio Azzurro, preparandosi ad affrontare nuovamente i predoni che aveva già sconfitto a Vetoio.
«Non ci penso nemmeno!»
Senza il minimo preavviso, le figure attaccarono.
Jekyll aveva di fronte a sé due combattenti e aveva valutato che ce ne fossero altrettanti alle sue spalle. Ciò che non si aspettava erano i nemici che si lanciarono su di lui dai tetti delle catapecchie.
Nondimeno, il Vassallo non si diede per vinto. Ben sapendo di non poter resistere a lungo completamente circondato, condusse abilmente lo scontro fino a un porticato, che si affacciava sulla corte. Sfruttando come copertura le solide travi di legno che sorreggevano i piani superiori della casa, il Vassallo diminuì di molto le direzioni da cui poteva essere attaccato, e lasciò che le sue due spade guizzassero liberamente fra i nemici.
Con una finta di corpo, riuscì a deviare uno contro l'altro gli assalti di due predoni, che crollarono a terra ai suoi piedi. Un attimo dopo, il Vassallo ruotò sul piede destro, spostandosi da un lato all'altro di una trave mentre le spade ambrate degli avversari si piantavano nel legno nel punto in cui si trovava poco prima. Senza dar tempo ai nemici di liberare le proprie lame, Jekyll li abbatté con un unico, largo fendente della sciabola, mentre la Spada di Acciaio Azzurro deviava all'esterno un affondo diretto al petto del cavaliere.
Dopo essersi sbarazzato di quell'avversario con una raffica di colpi micidiali, il Cavaliere del Nord si guardò attorno. Dai vicoli, continuavano a sbucare nuovi avversari; quanto a lui, l'inseguimento lo aveva affaticato non poco, ma non disperava di poter tenere testa ai predoni. Per quanto avessero il vantaggio del numero, presi singolarmente erano del tutto inferiori al Vassallo in quanto a abilità con le armi, e sembravano non disporre di alcun potere magico all'infuori dell'illusione con cui lo avevano presumibilmente attirato nella trappola.
I successivi cinque minuti videro la piccola piazza tramutarsi nel luogo di un massacro: i predoni accorrevano da ogni lato, ma Jekyll, spalle al muro, li metteva implacabilmente fuori combattimento, uno dopo l'altro.
Se continuano così, ben presto ci saranno troppi cadaveri per combattere, pensò mestamente il Vassallo. Aveva ormai abbattuto una quindicina di avversari e iniziava ormai a vedere i primi cenni di indecisione negli occhi dei nemici.
Si mosse per parare un nuovo affondo da destra, ma uno dei predoni sull'altro lato lo colpì di striscio a una gamba. Jekyll cadde in ginocchio, e il colpo ricevuto gli salvò la vita: una frazione di secondo dopo, tre dardi piumati si conficcarono con uno schiocco sordo nel muro di legno proprio sopra la sua testa.
Alzando gli occhi, Jekyll vide altrettanti predoni, probabilmente arrivati solo in quel momento, ricaricare freneticamente le balestre. Tuttavia, dovette di nuovo concentrarsi sugli avversari più vicini a lui, evitando gli affondi delle spade con una capriola e tornando in piedi.
Dopo aver disarmato il combattente più vicino e trafitto altri due predoni con una mossa degna di un manuale di scherma, il Vassallo si voltò e menò un fendente d'istinto: la spada si mosse appena in tempo per intercettare due dei dardi diretti contro cavaliere, ma un terzo lo colpì alla spalla sinistra. L'armatura argentea del Cavaliere del Nord assorbì gran parte del colpo e impedì alla punta avvelenata di trafiggere le carni del Vassallo, che però cadde a terra per la forza del colpo.
Immediatamente, i predoni si fecero sotto.
Jekyll si rialzò con un balzo, pronto a difendersi, ma percepì qualcosa di mortalmente veloce sfrecciare a un palmo dal suo orecchio destro. Il primo dei predoni si bloccò a mezz'aria, la spada sollevata sopra la testa in un affondo che non sarebbe mai arrivato, mentre il secondo lasciò cadere la spada, stringendosi il petto prima di stramazzare al suolo: entrambi erano stati colpiti da frecce piumate di bianco e azzurro.
Un gorgoglio raccapricciante gli comunicò che anche uno dei balestrieri era stato colpito.
Un attimo dopo, udì il suono familiare di due spade simili alle sue che venivano sguainate.
«Volete i balestrieri o gli schermidori?» chiese BrightBlade, ponendosi al suo fianco.
«Visto che ve ne intendete, lascio a voi le armi da tiro» rispose il Cavaliere del Nord, voltandosi verso i predoni rimasti.
Se un Vassallo rappresentava una sfida ai limiti dell'impossibile per i predoni, la presenza di due di loro era semplicemente troppo.
Gli altri due balestrieri si diedero alla fuga senza neppure finire di ricaricare le balestre, ma uno di loro fu troppo lento: BrightBlade lo centrò con un fendente di piatto della Lama di Atlantide talmente violento da scaraventarlo a tre metri di distanza; dall'altro lato, libero dalla preoccupazione dei quadrelli in arrivo, Jekyll diede libero sfogo alla sua perizia nel combattimento con due lame, spazzando via i predoni rimasti come un'onda su un castello di sabbia.
Dopo aver pulito le spade dal sangue scuro dei nemici, i due Vassalli si strinsero in un forte abbraccio.
«Cosa ci fate in Katai, Jekyll?» domandò quindi BrightBlade.
«E' una lunga storia, ma vi riferirò il nucleo: mentre ero a Vetoio per conto del Sommo, mi sono imbattuto in due fanciulli che si erano messi sulle vostre tracce su consiglio di Syrienne».
All'udire il nome della sua amata, il Paladino di Atlantide ebbe un sussulto. La sua vita come servitore del Regno gli concedeva poco tempo per stare con lei, eppure il legame che li univa non aveva fatto che crescere con la distanza.
«I due fanciulli, Arynn e il piccolo Haruvien, hanno con loro un libro che dicono di poter consegnare soltanto nelle vostre mani e una profezia della Sacerdotessa. Se ho ben capito, qualcuno si è messo alla ricerca di un certo Cristallo Nero, vi dice nulla?».
Il volto di BrightBlade si rabbuiò. Erano passati molti anni da quando si era conclusa la sua cerca del Diadema, e l'atlantideo aveva iniziato a sperare che il suo passato lo lasciasse in pace.
«Purtroppo sì. Si tratta di uno dei tre artefatti più potenti mai forgiati dalla mia gente. Gli altri due sono il Diadema e la Verga del Potere».
Per recuperare il Diadema, BrightBlade aveva affrontato l'avventura più difficile della sua lunga vita; aveva conosciuto Syrienne, è vero, ma aveva anche rischiato di perderla per sempre...
«Subito dopo l'arrivo dei ragazzi – stava continuando Jekyll – mi sono scontrato con una creatura malefica, probabilmente un'ombra, che ha cercato di sottrarmi i fanciulli prima a Vetoio e poi nel tunnel sotto il Gran Massiccio. Costoro – disse, indicando i corpi disseminati attorno a loro – sono i seguaci di quella creatura. Mi stupisco di trovarli anche qui in Katai»
«Dove si trovano i fanciulli, ora?» domandò l'atlantideo.
«Li ho lasciati fuori città con Eoden. Katai mi sembrava pericolosa e purtroppo le mie sensazioni erano corrette. Sarà meglio andare: se hanno trovato me, potrebbero trovare anche loro».
Il Cavaliere del Nord fece per avviarsi, ma il Gran Maestro lo trattenne.
«Aspettate».
Avvicinatosi all'uomo che aveva stordito poco prima con il fendente di piatto, BrightBlade lo schiaffeggiò con violenza. Il predone aveva sembianze umane, ma la pelle era nera e vagamente traslucida, come quella dei drow. Non appena ripresosi, il manigoldo si guardò attorno in cerca di un'arma, ma l'unica nei paraggi era la Lama di Atlantide puntata minacciosamente alla sua gola.
«Chi siete?»
Per tutta risposta, il farabutto sputò in faccia al Paladino.
BrightBlade si pulì con calma studiata la guancia, su cui aveva lasciato crescere una barbetta incolta. Quindi, tornando a fissare il suo prigioniero con sguardo glaciale, ripeté la domanda.
«Uccidetemi: non vi dirò niente» sbottò quello.
Improvvisamente, BrightBlade rinfoderò la spada, sotto lo sguardo stupito di Jekyll.
«In questo caso, allora, ascoltatemi attentamente. Tornate dal vostro padrone, chiunque egli sia, e ditegli che se desidera così tanto quel libro, farebbe bene a venirselo a prendere di persona, invece che mandare avanti dei buoni a nulla come voi. E ora filate!»
Ancora incredulo per essere stato lasciato in vita, il predone si rialzò in piedi incespicando e si precipitò verso un vicolo. Non erano passati che pochi istanti, tuttavia, quando la sua espressione passò dalla gioia alla paura e quindi al dolore. L'uomo si portò una mano alla gola, da cui sporgeva un piccolo dardo piumato, quindi crollò a terra rantolando, in preda alle convulsioni.
Immediatamente, i Vassalli sguainarono le armi, ma nessun dardo venne scagliato in loro direzione: evidentemente gli aggressori non ignoravano la famosa immunità al veleno dei Paladini. Dopo diversi secondi di attesa, i due rinfoderarono le spade e si avvicinarono al predone.
La morte lo aveva paralizzato in una posizione grottesca, le membra contorte bloccate negli ultimi spasmi incontrollati prima della fine. Una bava giallastra gli aveva riempito la bocca, colando su una guancia fino a terra.
Con un sospiro, Jekyll si voltò verso l'amico.
«Ma fanno sempre così da queste parti?»
BrightBlade annuì con sguardo tetro.
«Sembra sia un'usanza abbastanza consolidata. Non è il primo che vedo morire in questo modo, e posso assicurarti che il veleno di quei dardi è dannatamente efficace».
«Lo credo bene» disse Jekyll, scoccando un'occhiata al cadavere ai suoi piedi.
«Tuttavia, non capisco – continuò il Cavaliere del Nord – non stava per rivelarci informazioni importanti, o qualcosa di simile...».
BrightBlade si era chinato sul corpo, e aveva raccolto il dardo avvelenato.
«Ma aveva fallito» disse quindi, mentre riponeva l'oggetto in una tasca del mantello, dopo averlo avvolto con un fazzoletto di stoffa.
«In compenso, forse Albins saprà identificare questo dardo, anche se credo di sapere già a chi appartenga...».
«Ma che diamine sta succedendo qui a Katai?» domandò Jekyll.
«Ve lo racconto strada facendo. Si sta facendo sera, e devo tornare a Palazzo entro la notte. Portatemi dai ragazzi» rispose BrightBlade, incamminandosi con l'amico.

OT: lascio a voi il compito di descrivere la prima parte della festa, in cui gli ospiti vengono introdotti in una specie di "buffet". La scena dovrebbe concludersi con l'esibizione di una danzatrice, dopodiché arriviamo io e Jekyll e probabilmente anche i ragazzi.
Nel frattempo, io e Jekyll scriveremo la parte in cui io incontro Arynn e Haruvien e poi torno a Katai in tempo per il clou della festa di Hidetada. Scusate per la lunga assenza!
[Modificato da BrightBlade 11/09/2009 13:04]