Il sole era ormai tramontato da molte ore e sulla Ventura non si udiva altro suono che il continuo scroscio delle onde.
Quella sera, il timoniere Eriemiton aveva ricevuto l'ultimo saluto prima di essere affidato alle cure del mare: nessuno era in vena di scherzi, neppure il giovane Than.
Dopo due ore di estenuante lavoro, i marinai erano infine riusciti a rimuovere il timone: il ninja, infatti, aveva chissà come riscaldato le giunture di ferro fino a farle fondere, bloccando la barra tutta a dritta in modo che la nave girasse in tondo. L'albero del timone – un'asta metallica spessa cinque pollici – si dimostrò un avversario formidabile e resistette ostinatamente a tutti i tentativi di manomissione della ciurma, fino a quando, sotto la guida di BrightBlade, cinque marinai, calatisi dalla coperta con imbragature improvvisate, riuscirono a scardinarlo facendo leva in modo opportuno con sbarre di ferro. A quel punto, però, la poppa era talmente danneggiata da rendere impensabile l'ipotesi di sostituire il timone: qualsiasi riparazione – come aveva previsto il Capitano Dixon – non sarebbe sopravvissuta alla prima avvisaglia di tempesta.
Dopo aver riallineato il vascello alla rotta a forza di remi, dunque, la nave riprese a navigare, sospinta dalla sua possente velatura. Per recuperare il tempo perduto, Dixon ordinò di spiegare tutte le vele, nonostante il mare fosse piuttosto agitato. La nave fendette le acque per tutta la notte a una velocità impressionante, tra continui sobbalzi e violenti scossoni che fecero venire il mal di mare non solo al povero Claudium, ma a metà della ciurma, costretta all'interno dello scafo traballante dal coprifuoco.
Soltanto gli uomini strettamente necessari alle manovre rimasero all'aperto, guardati a vista a turno dagli Aspiranti, ma non poterono certo reputarsi più fortunati dei compagni rimasti sotto coperta: un'ora dopo il tramonto, infatti, la Ventura fu investita da un violento acquazzone. La pioggia durò solo una decina di minuti, ma fu talmente intensa da inzuppare completamente i marinai aggrappati alle cime.
Quando BrightBlade tornò sotto coperta assieme al suo gruppo, lasciò dietro di sé un vero e proprio rivolo d'acqua. Avvolto nella fradicia pelliccia, con la barba gocciolante e i capelli arruffati, il Paladino sembrava uscito direttamente da un romanzo di avventure in alto mare e fu suo malgrado protagonista delle sporadiche battute che sospendevano, di tanto in tanto, l'atmosfera lugubre in cui era sprofondata la nave dalla morte di Eriemiton. Dopo essersi asciugato, l'atlantideo si rintanò nella propria cabina senza una parola.
Quanto a Eruner, l'elfo non sembrava infastidito dal continuo dondolio della Ventura più di quanto non lo fosse il suo maestro. Il Guerriero di Atlantide trascorse quasi tutta la notte all'aperto, accovacciato accanto alla polena a forma di drago, incurante della pioggia e del freddo, gli occhi continuamente rivolti alle acque scure sotto di lui, come se da un momento all'altro da esse potesse riemergere il loro misterioso assalitore.
Quando ormai mancavano poco meno di due ore all'alba, il Paladino di Atlantide uscì improvvisamente dalla sua stanza. Mentre tutti dormivano, BrightBlade fece il giro delle cabine e radunò i compagni di viaggio.
«Scoperto niente?» disse, non appena gli Aspiranti furono riuniti nella sua cabina.
«Negativo – rispose Albins scuotendo la testa – le mie trappole non sono scattate neanche una volta».
Ad uno ad uno, tutti fecero rapporto: nessun membro della ciurma si era comportato in maniera sospetta; né il coprifuoco era stato violato.
Dopo aver ascoltato il resoconto degli amici, BrightBlade si sedette sul proprio giaciglio, chiuso in un impenetrabile silenzio.
«A cosa state pensando, maestro?» chiese infine Eruner.
Il Vassallo si riscosse dai suoi pensieri.
«Tutto ciò è molto strano.
L'altra sera, quando avete sorpreso il ninja, si è dato immediatamente alla fuga. Voi, Albins, mi avete assicurato che questi ninja sono molto ben addestrati: il solo essere riuscito a seminare tanto facilmente Eruner è una prova più che sufficiente della sua abilità, per non parlare del fatto che pur avendo ripetutamente perquisito la nave non siamo riusciti a trovare nemmeno una traccia del suo passaggio».
«Senza dubbio» convenne Claudium, ancora pallido in volto a causa della nausea.
«Bene. Ma non vi sembra che ci sia qualcosa di strano in tutto ciò?» domandò BrightBlade.
Nella stanza calò un breve silenzio.
Dopo aver capito che nessuno aveva notato nulla, il Paladino si decise a parlare.
«Vedete: intenti come eravamo ad andare su e giù per la nave, ci siamo dimenticati della cosa più elementare, e cioè le nostre percezioni.
Come forse saprete, i maestri di spada dell'oriente si vantano di poter controllare il proprio ''sakki'', o brama di uccidere. Essi affermano che la violenza e il desiderio di morte verso qualcuno non solo possono essere percepiti, ma anche controllati. Grazie all'addestramento in questa difficile arte, questi combattenti non sono mai colti alla sprovvista, perché avvertono le minacce imminenti prima che queste si verifichino. Tutto ciò è il loro modo di spiegare quelle che noi chiamiamo ''aure'' e a cui l'uomo comune spesso si riferisce quando parla di ''sesto senso''. Sapete anche che, per quanto controllo si possa esercitare sulla propria aura, è impossibile nasconderla nell'istante in cui si sferra il colpo. Certo, un guerriero formidabile potrebbe riuscire a celare il proprio ''sakki'' fino a pochi istanti prima: ricordo che l'abilità di Nightlord in questo era impareggiabile. Per così dire, si può nascondere il pugnale nella manica sia prima che dopo l'omicidio, ma per uccidere la lama deve uscire allo scoperto, per quanto rapido possa essere l'assassino nel ritrarla: lo stesso vale per le aure.
Ebbene: qualcuno di voi ha percepito mai un'aura malvagia, dal giorno in cui siamo partiti? Ne dubito. Io stesso non ho avvertito nulla, neppure la più lieve sensazione: eppure è stato assassinato un uomo! Inoltre, per quanto abile sia questo ninja, dubito che sia così capace da nascondersi completamente
a me. Ho passato tutta la notte a concentrarmi, ma non ho percepito alcunché».
«Non capisco, maestro: volete dire che non c'è nessun sicario a bordo? Ma allora chi ha pugnalato il timoniere?» disse Eruner.
«Neanch'io so cosa pensare, amici miei. Però posso partire dalle poche certezze che ho: la prima delle quali è che la brama di morte è percepibile da un uomo addestrato a farlo, come sono tutti i presenti».
«Beh, non si direbbe proprio che il povero Eriemiton sia stato vittima di un incidente!» esclamò Drago.
«Per di più, Eruner ha chiaramente visto un sicario dei Sawamura: costoro sono professionisti dell'assassinio. – proseguì Albins – Non metto certo in dubbio le vostre facoltà, BrightBlade, ma personalmente non sono così sicuro di non poter essere ingannato da uno di quegli assassini...».
«Sarà come dite voi, Albins, ma quell'assassino mi ha seminato come se niente fosse. – disse Eruner – Se è così bravo, perché non ci ha ancora eliminati tutti? Forse non è capace di sorprendere BrightBlade, ma se davvero noi non siamo in grado di percepire la sua minaccia, può coglierci di sorpresa quando vuole. Io sono stato solo sul ponte per più di tre ore: un sicario così abile mi avrebbe potuto uccidere almeno una decina di volte...»
«Beh, magari non è sua intenzione eliminarci» intervenne Claudium.
«Mah... di certo non vuole farci arrivare in Katai, amico mio: e come ci arriviamo, se siamo morti?» ribatté Drago, animandosi.
«Questo è vero, però forse il suo scopo è solamente rallentarci: dopo tutto, non abbiamo idea di quale sia la situazione! Può darsi che ai nostri nemici sia sufficiente guadagnare tempo!»
«In effetti Claudium ha ragione– disse Albins – Non sappiamo nulla dei nostri avversari, quindi non possiamo fare altro che supporre».
«In ogni caso, questo non spiega perché il mio maestro non abbia sentito nulla!» esclamò Eruner.
A quel punto, tutti gli Aspiranti si accorsero che il Vassallo aveva uno strano sguardo. Sebbene i suoi occhi fossero fissi sui presenti, sembrava quasi che il Paladino guardasse attraverso i compagni.
«Albins, che mi dici della divinazione in Katai?» chiese all'improvviso BrightBlade.
Il ninja, colto alla sprovvista da quella domanda apparentemente fuori luogo, impiegò qualche secondo a raccogliere le idee:
«Io... ehm... credo che sia... beh, la divinazione è molto praticata in Katai. Ma questo cosa c'entra con...».
«Interessante – lo interruppe BrightBlade – non ci avevo mai pensato.
Ditemi: vedete quella candela?». Mentre parlava, indicò il lume appoggiato su una mensola dall'altro lato della cabina, a tre metri di distanza.
Gli Aspiranti si scambiarono uno sguardo allarmato, prima di annuire esitando.
«Non ne dubitavo. E Eruner, grazie ai suoi occhi da elfo, potrebbe probabilmente dirci cosa c'è scritto nel piattino alla base».
In effetti, nel sottile disco di ottone era incisa una scritta, ma era talmente piccola che i presenti faticavano anche solo a scorgerla
«Mi sembra dica ''
Ventura illustro, non ventura''».
Gli altri Aspiranti spostarono lo sguardo esterrefatto dall'allievo al maestro, confusi dai discorsi senza senso del Vassallo e dalla vista incredibile dell'elfo.
«E che significa?» chiese sottovoce Albins, senza ricevere risposta.
«Benissimo – riprese BrightBlade – Ora, che cosa potrebbe far sì che nessuno di noi, neppure Eruner, veda quel lume?».
Deve esserci un qualche nesso tra la maledetta candela e il sicario, pensò Drago, prima di dire: «Beh, potrei coprirlo!»
«Oppure, lo si potrebbe spostare in un'altra stanza» aggiunse Albins.
«O magari, nasconderlo tra cento altre candele» disse Claudium.
«Come il proverbio elfico: se vuoi nascondere un albero, mettilo in una foresta!» aggiunse Eruner.
«Molto interessante – commentò BrightBlade – ma non è a questo che penso. Che altro?»
Uno dopo l'altro, i presenti scossero il capo.
«Io penso – disse allora il Vassallo – che un altro modo per impedire a Eruner di vedere la candela sia metterla molto lontano da lui. E penso che sia questa la ragione per cui nessuno di noi ha avvertito il sicario».
«Ma... ma era... è sulla nostra stessa nave!» disse Drago.
«Davvero? Eppure di lui non c'è traccia: niente di niente.
Sarà un'idea strana, ma a me sembra abbastanza plausibile: il sicario non è mai salito a bordo».
«Come? E allora chi ha ucciso...»
«Come ha confermato Albins, in Katai è molto diffusa la divinazione. Dal canto mio, ho letto qualche storia di sicari capaci di imprese stranissime...»
«... come uccidere principi che si erano circondati di soldati e chiusi ermeticamente nella loro stanza!» concluse per lui Albins.
«Esattamente. Secondo voi come è possibile? Per me, è divinazione».
«Intendete forse dire che questi sicari riescono a creare una specie di ''fantasma'' a molta distanza dal luogo in cui si trovano?» chiese Eruner.
«Ebbene sì. Dopo tutto, anche i lama dicono di poter abbandonare il proprio corpo: perché non potrebbe farlo un ninja?
Immaginate che i più abili sicari dei Sawamura siano capaci di ciò: molte delle loro imprese sarebbero facilmente spiegate da simili capacità. Inoltre, è ben difficile percepire la brama di morte di un uomo che si trova magari a decine di chilometri di distanza, giusto? Proprio come la nostra candela! Inoltre, l'aura emanata da una simile manifestazione è per noi del tutto sconosciuta: magari qualcuno di voi si è sentito a disagio o osservato, ma non ha potuto ricollegare queste sensazioni a qualcosa di definito».
Gli Aspiranti guardavano il Paladino attoniti, mentre l'idea che qualcuno fosse in grado di ''uccidere a distanza'' si faceva lentamente strada nella loro mente.
«Ma se ciò che dite è vero, siamo completamente impotenti di fronte a un simile avversario!»
«Anche in questo caso, ho un'idea differente – spiegò BrightBlade – Quando Eruner ha inseguito il sicario, quest'ultimo è come svanito nel nulla, giusto?
E se fosse invece che l'aura di Eruner ha interferito con la proiezione del ninja? Una cosa molto simile avviene anche nel mio caso: la magia arcana si attenua naturalmente a contatto con la mia aura – e questo a dire il vero mi ha salvato la vita più di una volta!».
«Fatemi capire – disse allora Claudium – Secondo voi un ninja del Katai si è ''proiettato'' sulla nave e ha eliminato il timoniere, prima che la sua ''magia'' fosse dissolta dall'avvicinamento di Eruner?».
BrightBlade sorrise.
«Questa è la mia teoria. Che ne pensate?».
I presenti guardarono sbalorditi il Vassallo per un lungo minuto. Poi...
«Credo che ci dormirò su.» disse Drago, ed uscì dalla stanza.
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PS: ma che significa la scritta sulla candela?
(PPS: speriamo di non aver sbagliato niente, sennò Enricus mi pela vivo!)
PPPS: Complimenti a tutti! Ero proprio indeciso se intervenire o no: il racconto filava a meraviglia!
[Modificato da BrightBlade 16/10/2008 23:39]