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Non era certo intenzione di Kentan di varcare l’imponente corpo di guardia con il naso rivolto verso l’alto e con le labbra spalancate, perché si trattava di un comportamento da sciocchi. Ridusse la velocità del proprio destriero fino a condurlo al passo, mentre si avvicinava ai pesanti cancelli del Regno.

Vi erano stanziati di ronda sei guardmen: due si trovavano all’interno delle mura, due appena al di fuori, e gli ultimi due in piccoli vani ricavati nella roccia, esattamente al centro del passaggio.
Il guerriero non smontò neppure da cavallo, e non degnò di uno sguardo le guardie, finché non furono loro a fermarlo, incrociando le lunghe picche dinnanzi al suo cammino. Il cavallo sbuffò sonoramente, indietreggiando di qualche passo.
Non si trattava di una procedura usuale: solitamente le guardie si limitavano ad augurare la buona giornata ai viandanti che si recavano nella cittadina, ma stavolta, evidentemente, qualcosa in quel nero viaggiatore doveva averli profondamente insospettiti.

"Altolà.." cominciò uno di essi, osservandolo con viso duro.

Kentan abbassò lentamente lo sguardo, in maniera quasi flemmatica, distogliendolo dal panorama offertogli dalla città, e puntandolo profondamente sul proprio interlocutore. Il viso del guardman si contrasse per un istante, mentre uno strano brivido gli percorreva gli arti. Preferì non proseguire la frase.

"Qual è il vostro nome, viandante?"
Il guerriero voltò allora i propri occhi verso il compagno del primo uomo, che aveva ora preso la parola, osservandolo a lungo, prima di concedergli una risposta.

"..il mio nome non è certo più importante dei membri di questa comunità..sono solo un viandante giunto alla meta del proprio viaggio."

La sua voce era calma, quasi innaturale. Sembrava serbare una sorta di purezza elementare, ben opposta al tono insolitamente rude e conciso delle guardie.

"E qual è allora il tuo luogo di provenienza!"

L’affermazione suonò più come un’asserzione perentoria, piuttosto che come una domanda desiderosa di congiungersi ad una replica. Alcuni popolani, intenti alle proprie mansioni, interruppero il loro incedere veloce e sbrigativo, addossandosi in un piccolo gruppo ad osservare la bizzarra situazione, forse richiamati dal tono acceso dei guardmen. Kentan rivolse loro un singolo sguardo, socchiudendo gli occhi, gesto che costrinse alcuni tra i villici a distogliere da lui lo sguardo. Ma non gli aspiranti vassalli presenti tra di essi.

"..il luogo che chiamo casa non ha un nome. Ma non per questo possiedo con esso un legame inferiore a quello che voialtri possedete con questa terra fertile. Non sono le cattive intenzioni a muovere i miei passi, né a fornire colore bruno al materiale della mia corazza. Cerco solo riposo, dopo il mio viaggio."

Le due guardie si scambiarono uno sguardo dubbioso, ma si costrinsero a ritrarre le proprie armi qualche istante più tardi. Dal canto suo, la folla si scostò sui lati della strada, per evitare di incrociare la strada del nero cavaliere.
Kentan chinò il capo in segno di assenso e saluto, pur non trattenendo un lieve sorriso, in tutto simile ad un ghigno appena accennato.
Mentre il suo cavallo lo portava verso le prime case, tra le due colonne di popolani, i due aspiranti vassalli presenti all’ingresso, e che avevano assistito alla scena, si allontanarono con passo veloce, seguendo una strada laterale, ben consci di quale sarebbe stata la loro prossima meta.