OT: Eh eh Night, lo so, noi Paladini facciamo cose che voi umani non potete neanche immaginare...
/OT
BrightBlade si sentiva già meglio, ma le ferite che aveva erano pur sempre molto gravi.
"Lirisea, vi ringrazio per il vostro aiuto, tuttavia sono stato colpito troppo duramente, e vi sarei soltanto d'impiccio.
Quindi" e qui, l'atlantideo assunse un tono quasi perentorio "andrò io ad avvertire i Sommi, e vi raggiungerò non appena possibile".
Templar annuì, trovando sensata la proposta del Paladino.
"Ma come farete a trovarci?" chiese Aredhel.
"La magia curativa di Lirisea scorre ancora nelle mie vene. Sfruttandola, con un po' di concentrazione, sarò in grado di conoscere la vostra posizione approssimativa. Per il resto... credo mi sarà sufficiente seguire la scia di nemici distrutti, giusto?".
Templar scoppiò a ridere, ma tutti e tre gli interlocutori del Gran Maestro sembravano restii a separarsi dal Paladino di Atlantide.
Intuendo la loro preoccupazione, Bright sorrise.
"Non preoccupatevi. Mi sembra che siate in grado di cavarvela egregiamente. Piuttosto, cercate di evitare gli scontri diretti. Agite nell'ombra, se possibile. So di non essere la persona da cui ci si aspetterebbe un simile consiglio, ma meno quelle creature vi vedranno, meglio sarà. Abbiamo già provocato abbastanza danni da far sì che qualsiasi di quei mostri ci veda smetta all'istante di compiere qualsiasi attività per darci la caccia".
Detto ciò, Bright emise un lungo fischio. Dopo qualche secondo, un grande stallone grigio-perla comparve nella foresta.
"Che la luce risplenda sul vostro sentiero", disse il Vassallo montando in sella al fido destriero.
Quindi si chinò sul collo del possente animale e sussurrò: "Al Regno, amico mio!".
Il cavallo nitrì, scrollò la testa e infine partì al galoppo, scomparendo immediatamente nella fitta vegetazione.
Lirisea, Aredhel e Templar sospirarono, vedendo partire il Paladino, quindi si volsero l'uno verso l'altro, guardandosi negli occhi...