00 01/06/2007 07:01
Derkal arrivò in quel momento con in mano uno strano oggetto che brillava, dalle stalle arrivò un guerriero che conduceva un magnifico cavallo bianco sellato, il Patriarca vi montò in groppa e il cavallo dopo una piccola rincorsa apri le ali e prese il volo, era un pegaso.
Il sommo chierico si diresse verso la testa della creatura gigante, era ormai vicino quando all’enorme capo quando un colpo della possente mano dl mostro colpi lo splendido animale il quale precipitò verso il suolo, con Derkal che disarcionato si reggeva con una mano a una staffa della sella, quando mancavano cinque metri al suolo il petaso ripresosi riuscì a rallentare e a rimanere in volo con un possente battito d’ali ma lo strattone fece cedere la presa sulla staffa al Patriarca che precipitò al suolo.
Otrebmu sceso dalle mura lo raggiunse, il chierico si era rotto una gamba cadendo, il pegaso gli atterrò vicino, mentre tentava di rialzarsi, Ittoram tentò di farlo desistere ma Derkal non voleva ascoltarlo, alla fine il ragazzo gli disse che se gli diceva cosa doveva fare l’avrebbe fatta lui cosi il chierico con uno strano sguardo gli consegnò una piccola e strana sfera d’argento con un’energia azzurra che la circondava e gli disse di usare il pegaso e di lasciarlo avvicinare al gigante perché doveva far si che il manufatto sferico venisse ingoiato dal non-morto gigante.
Otrebmu sbiancò in volto ma mordendosi il labbro annui e messo il manufatto in una sacca legata alla cintura, montò sul pegaso che dopo la rincorsa prese il volo.
L’animale si diresse verso la creatura gigante e poi verso la testa di questi, schivando questa volta i colpi della grande mano, ma non riusciva ad avvicinarsi abbastanza perché il suo cavaliere potesse lanciare la sfera.
Dopo vari tentativi il pegaso si elevò a una ventina di metri sopra il gigante e poi scese in picchiata verso la testa, ma quando sembrava avercela fatta, la mano gigante lo colpi in pieno disarcionandone il cavaliere che non riuscì a tenersi e cadde insieme all’animale.
Mentre cadeva Otrebmu muoveva le braccia nella speranza di aggrapparsi a qualcosa e cosi fu, quando riprese fiato capì che era appeso all’esterno di una delle corna dell’essere gigante che iniziò a fare scatti con la testa per farlo cadere ma lo fece solo sbalzare verso l’interno e scivolare verso il basso del corno, l’essere all’ora mosse la mano verso la testa per liberarsi di lui, quando le dita si chiusero non trovarono nulla.
Ittoram per non essere preso si era lasciato scivolare verso il basso sulla fronte dell’essere e poi sempre più giù sulla guancia fino ad arrivare all’angolo della bocca dell’essere, per non cadere aveva usato il coltello piantandolo nelle carni del mostro ma il lungo squarcio procurato nella discesa si era gia rimarginato.
Arrivato vicino alla bocca il giovane stava tentando di prendere il manufatto sferico dalla sacca quando l’essere spalancando la bocca lo fece cadere all’interno, facendolo quasi svenire per il terribile fetore, la bocca si richiuse e Otrebmu dovette gettarsi verso l’interno della bocca per non essere tranciato dai denti affilati, cosi facendo si ritrovò ricoperto dalla saliva dell’essere che cominciò a bruciarlo, resistendo al dolore prese l’artefatto dalla sacca e lo gettò nella gola dell’essere che aprendo la bocca urlò proiettandolo fuori.
Il grido sembrava provenire dai più profondi recessi dell’aldilà, dalla bocca, dagli occhi e poi da tutto il corpo uscirono dei fasci di luce, dal corpo dell’essere emersero come migliaia di voci urlanti dall’oltretomba, l’essere espose in un globo di luce che si espanse tutt’intorno distruggendo tutti i non-morti che si trovavano dentro e fuori le mura.
Otrebmu cadde dalla bocca dell’essere precipitando verso il suolo, il pegaso che si era ripreso gli si lanciò sotto riuscendo a farlo atterrare sulla groppa ma fu di breve durata perché il giovane svenuto cadde dalla groppa, l’animale alato con la stessa tattica non poté far altro che rallentare la caduta di Ittoram finche non cadde al suolo, intanto il globo di luce si espandeva e colpiva anche il corpo del giovane a terra mentre distruggeva i non-morti che si trovavano all’interno o all’esterno delle mura.
Otrebmu si risvegliò nel suo letto con il corpo tutto dolorante e con varie fasciature e steccature su di esso.
Derkal arrivò poco dopo e spiegò a Ittoram che era stato fortunato a salvarsi, non tanto dalla caduta rallentata dal petaso, ma per via della sua permanenza all’interno della bocca dell’essere, la puzza che lo aveva quasi fatto svenire indicava che l’aria era avvelenata, la saliva poi era corrosiva, per fortuna quando il globo di luce si era espanso e lo aveva colpito aveva bloccato i due effetti che lo stavano uccidendo.
La caduta gli aveva solo rotto qualche costola, un braccio e una gamba.
Il Patriarca gli disse che l’artefatto che aveva distrutto l’essere non-morto gigante e tutti gli altri si chiamava sfera dell’espiazione.
Le ossa dopo tre settimane guarirono, grazie alle cure dei chierici le ustioni e l’avvelenamento anche, dopo quattro settimane, cioè poco dopo un mese dall’attacco del non-morto gigante Otrebmu era completamente ristabilito.
Il portone era stato riparato e gli attacchi successivi al gigante erano tornati i soliti, Ittoram aveva ripreso a fare da sentinella.
Dopo due mesi dall’attacco del gigante in una notte in cui la luna era coperta dalle nuvole le sentinelle avvertirono un forte abbassamento della temperatura, contemporaneamente i non-morti che accerchiavano le mura si ritirarono.
Derkal fu avvertito subito da Otrebmu che era di turno.
Tutte le sentinelle erano all’erta e chi riposava nei dormitori fu svegliato, dopo alcune ore di attesa si senti uno strano rumore come di un ringhio cupo e basso, d’avanti i portoni comparve un’enorme creatura in decomposizione, dopo attimi di concitazione dei difensori la creatura si avvicinò rivelandosi un’enorme drago-zombi.
- Ci sono altre sfere di espiazione -
Chiese con la bocca spalancata Otrebmu al Patriarca che gli rispose
- Le stavo preparando per un’evenienza del genere, ma mi serve ancora un’ora per finirne una -
- Vedremo di resistere un’ora -
Disse Ittoram mentre Derkal correva giù per la discesa che portava al cortile e andava verso il Tempio.
Il drago-zombi attacco per primo i portoni colpendo con poderosi colpi di coda, mentre ogni tanto ghermiva i difensori, sempre con la coda usandola come una frusta, colpendo la sommità delle mura, colpendo e facendo volare le sentinelle.
Per fortuna i portoni erano stati rinforzati da quando erano caduti sotto i colpi del gigante, cosi prima che cedessero passo quasi un’ora, nel momento che una delle due ante del portone fu divelta dai cardini i non-morti rimasti nascosti nell’ombra fino a quel momento uscirono dirigendosi verso di essi ed entrando nel cortile interno dell’Ultima Casa, dove dopo una prima scarica di incantesimi da parte di maghi e chierici iniziò un combattimento corpo a corpo tra i non-morti e i guerrieri che difendevano il luogo.
Il drago-zombi intanto continuava a colpire l’altra anta del portone anche se ciò significava che le sue frustate di coda a volte colpivano i non-morti che stavano entrando, facendo cosi diminuire il flusso di entrata di quegli esseri.
Derkal usci dal Tempio correndo, Otrebmu nel cortile a combattere, ucciso il suo avversario gli andò incontro, dalla stalla uno scalpitio avverti che il pegaso stava arrivando, infatti cosi fu, anche se stavolta non era condotto, ma stava letteralmente trascinando il guerriero che lo aveva preso in consegna dallo stalliere.
Otrebmu disse che sarebbe andato di nuovo lui e Derkal non si oppose minimamente e gli consegnò la sfera di espiazione, cosi il giovane montò sul pegaso che spiccò il volo.
Derkal si posizionò d’avanti al drago-zombi pronunciando un incantesimo di distruzione per non-morti, il drago fu colpito ma la magia che aveva distrutto all’istante i non-morti intorno alla bestia non le fece un grande effetto come se fosse protetto
- Come pensavo -
Disse Derkal con una smorfia per poi gridare a Otrebmu
- Solo la sfera di espiazione può distruggerlo dall’interno -
Ittoram in sella al pegaso si gettò in picchiata verso il drago-zombi il quale però spiccò il volo a sua volta,lo spostamento d’aria fu tale che fece sbalzare via e lontano i non-morti che stavano per entrare dall’anta del portone che aveva ceduto.
Il drago iniziò a inseguire il pegaso cercando di afferrarlo con gli artigli e i denti, ma la splendida cavalcatura bianca schivava tutti gli attacchi con rapide manovre, tale da far si che per non essere disarcionato Otrebmu aveva lasciato le redini e aveva letteralmente abbracciato il collo dell’animale e stretto le gambe al torace.
Dopo alcuni minuti di inseguimento il pegaso si lanciò in una picchiata verso il suolo inseguito dal drago, quando stava per toccare il terreno cambiò direzione repentinamente disarcionando Otrebmu che riuscì ad aggrapparsi alle redini svolazzanti non evitando però di sbattere a terra prima che il pegaso si dirigesse di nuovo verso l’alto.
Il drago non riuscì a fare lo stesso e si schiantò pesantemente al suolo, ma si rialzò riprendendo il volo e ricominciando l’inseguimento.
Ormai il pegaso si stava stancando e il drago si avvicinava sempre più spesso e aveva anche iniziato a usare il suo soffio che sembrava essere una nube di gas velenoso.
Otrebmu risalito in sella decise che era il momento di fare qualcosa, diresse il pegaso verso il suolo dirigendosi però vicino le mura dell’Ultima Casa, arrivati quasi al suolo e con di fianco le mura fece cambiare direzione al pegaso primo facendolo volare parallelo al terreno e poi arrivati a uno degli angoli dove si trovavano le torri lo fece svoltare, il drago questa volta non si schiantò ma virò in tempo , volando però rasente il terreno all’angolo anche lui svoltò trovando però una sorpresa.