00 13/02/2014 22:40
Il cielo era rimasto cupo e statico, rendendo l’alternanza del giorno e della notte irrilevante all’umana percezione. Il tempo nel suo fluire anomalo appariva infinito e immutato su quella superficie d’oceano dove si era imbattuta La Fendi Onde. Il vascello era come immerso in una foschia eterna in un oceano piatto come il marmo, fermo in una quiete sovrannaturale.
Si poteva perdere la cognizione del tempo, se Davez non avesse il suo segnatempo personale e il capitano Thomas avesse cessato di scrivere sul diario di bordo; mancavano tre giorni per completarne cinquanta dal momento della partenza, ben oltre ogni rosea aspettativa. Il capitano per la prima volta nella sua vita malediva la sua pignoleria, scaturita dalla troppa sicurezza di conoscere la meteorologia, sulla quantità di viveri portata; in quei momenti svariate volte rimpianse le sue scelte sfogando la rabbia sugli strumenti e gli oggetti nella cabina personale.
I marinai sembravano degli spettri persi in un limbo senza fine, vagando senza metà da una parte all’altra del vascello. Quel che più preoccupava era che una strana e improvvisa malattia si diffuse fra i componenti dell’equipaggio, molti marinai all’improvviso si accasciavano al suolo in preda al delirio e a una forte febbre.
<<Davez alzatevi, vi accompagno nella vostra cabina... Davez siete febbricitante!>> esclamò il cavaliere, cercando di far alzare da terra l’amico, ottenendone in risposta solo parole senza senso.
A rimanere ancora in piedi erano il capitano, il nostromo e qualche altro ancora; non più di una decina di uomini, rispetto ai trentuno in totale.
<<Dannazione... è la prima volta che impreco in vita mia... dai fai uno sforzo corpo mio!>> disse Solar Knight cercando di caricarsi sulle spalle l’amico oramai in preda al delirio.
Il cavaliere faticò molto a portare l’amico in cabina, la stessa malattia ne aveva indebolito il fisico, ma in modo meno grave. Solar Knight con la coda dell’occhio vide Mario correre in direzione del capitano, e una volta sistemato Davez nel suo letto, si precipitò a vedere cosa era accaduto.
Il Capitano Thomas era caduto vittima della misteriosa malattia, che per la veneranda età lo rendeva spasmodico al punto di auto-lesionarsi, Mario e altri due marinai dovettero legarlo a letto; il comando del vascello passò a James, in quanto la malattia non aveva nemmeno risparmiato Bartholomew, che pareva fisicamente più resistente degli altri.
Il giorno seguente James chiamò da parte Solar Knight, per discutere su una faccenda molto delicata e di estrema importanza, che il cavaliere non ignorava del tutto.
<<Ditemi messer James, cosa c’è di tanto importante da chiamarmi da parte?>> domandò il cavaliere, ancora affannato dalla malattia.
<<Vedete ser Solar Knight, la situazione ci è sfuggita di mano. Per la prima volta ci siamo trovati con le spalle al muro, sono rimasto solo al comando, il capitano ha perso i numi della ragione, e Bartholomew è immobilizzato a letto. Io ho riflettuto molto prima di farvi tale richiesta, ma sapete meglio di me che siamo in un momento critico, i marinai sono ammalati, non sappiamo dove siamo e per giunta non tira un alito di vento...>> iniziò a dire il nostromo.
<<Lo so. Ditemi qual è la richiesta?>> domandò di nuovo Solar Knight, avvertendo uno strano senso di inquietudine, come se da un momento all’altro dovesse mandar giù un’amara verità.
<<Le scorte di cibo stamattina sono finite, a parte qualche pezzo di pane immangiabile, gli uomini hanno bisogno di nutrirsi, per poter vincere la malattia. Lo stesso vale per il vostro compagno. Perdonatemi... ma è meglio che ve lo dica io adesso, prima che la fame e la malattia faccia diventare violenti i membri dell’equipaggio>> disse esitando James.
Solar Knight divenne scuro in volto, non riusciva a dire una parola, molto probabilmente intuì cosa avrebbe chiesto il nostromo.
<<Ser Solar Knight dovrò chiedervi di sacrificare il vostro cavallo!>> disse James, ben sapendo le regole di condotta che seguono il codice della cavalleria, poi osservando che il cavaliere non rispondeva disse: <<Domani mattina se non riuscite a... ci penserà Simeone... vi assicuro che saremo rapidi>>.
Il cavaliere non rispose per un lasso di tempo relativamente lungo, poi stringendo il manico della Spada Alata disse: <<Questo faccenda riguarda solo il cavaliere e il suo cavallo, Simeone interverrà dopo... io non avrò altro che acqua... e non venite a cercarmi>>.
Fra i vari doveri di un cavaliere, la cura del proprio cavallo è un elemento essenziale. Il cavallo è lo specchio del cavaliere, se il cavallo è poco curato, il cavaliere è di poco valore. Ancora peggio un cavaliere senza cavallo, non potrebbe essere definito tale.
Solar Knight rimase per tutto il tempo nella stiva in compagnia del suo cavallo, non avrebbe mai pensato ad un simile epilogo. Siria, una splendida cavalla bianca, gli fu donata dal suo maestro cavaliere, ser Romualdo. Lo stesso che gli suggerì di intraprendere il viaggio e presentare domanda come Aspirante Vassallo presso Lo Regno del Sommo Blue Dragon, lasciando le terre direne.
Da allora erano passati molti mesi e furono sufficienti per stringere un buon legame col suo destriero, ora a rischio per salvare la vita degli uomini presenti sul vascello. Se si fosse trattato solo della sua vita il cavaliere avrebbe preferito la morte, e in molti non l’avrebbero capito.
James, che per tutto il tempo rimase a pensare una soluzione e visto che rischiare era l’unico modo, prese una rete e le legò dei pezzi di pane, oramai durissimo come la roccia calcarea, e legata all’argano di manovra dei carichi, la gettò in mare.
Era mattino, Solar Knight non aveva chiuso occhio, durante la notte il cavaliere aveva vagato come un anima errante tra la cabina dell’amico e la stiva; era più che mai deciso a sacrificare il suo cavallo, ben sapendo come si sarebbe sentito dopo.
Mi dispiace, non avrei mai pensato di fare un simile gesto estremo. Siamo stati ottimi compagni di viaggio, per una volta nella mia vita ho avuto un valido destriero capace di capire uno sventurato cavaliere come me al solo modo di respirare. Un tutt’uno cavallo e cavaliere. Non so se troverò un altro degno compagno o la forza di continuare il viaggio. Perdonami. Furono i primi pensieri del cavaliere, prima di estrarre la spada. Stranamente, per la prima volta il cavallo sembrava più fermo di una statua, con gli occhi rivolti verso il padrone non fece un sol movimento se non abbassare la testa. Fu in quel momento che Solar Knight tremò col braccio, per poi fermarsi a pensare: Mi dispiace, lo devo fare per Davez e gli altri! La vita di molti dipende da questo gesto!
<<FERMO! SER SOLAR KNIGHT!>> disse una voce, mentre una mano fermò l’avanzata del colpo mortale del cavaliere.
<<James...>> disse Solar Knight, e da parte sua fu anche l’ultima parola in quel momento.
<<Non ce n’è bisogno! Ieri notte la rete che ho gettato personalmente in mare si è riempita di tonni rossi! TONNI ROSSI! Sia benedetto il Signore, siamo salvi! Lasciate stare quella povera creatura. Perdonatemi, non succederà mai più. Inoltre si è alzato un sottile alito di vento, e con esso la speranza di andarcene da questo posto stramaledetto>> disse tutto contento James, senza interrompersi nel discorso, e visibilmente costernato per l’accaduto.
Il cavaliere lascio cadere la spada a terra, rimanendo in un lungo silenzio. Dopo essersi ripreso, rinfoderò la spada e con James andò a dare una mano a quei pochi marinai ancora in piedi sopra coperta nel sistemare il ricavato della pesca, stavolta davvero miracolosa.
Simeone poté cucinare dell’ottimo tonno grigliato per tutti. Verso sera quasi tutti i marinai si sentirono molto meglio, dopo tanto tempo era tornato il buon umore.
Solar Knight, dopo una dura giornata dedicata a lavorare per i marinai, ritornò nella cabina dove Davez si era da poco destato dal sonno.
<<Davez come state? Vi siete ripreso?>> domandò Solar Kinght.
<<Si, mi sento benissimo. La malattia è sparita dopo aver tanto dormito>> rispose Davez, per poi domandare al cavaliere: <<E voi come vi sentite?>>
<<Bene, anche se non mi sento in forze, mi sento meglio>> rispose Solar Knight, dopo una lunga giornata passata senza aver detto una sola parola.
<<Siete strano, comunque il tonno di Simeone era di una squisitezza indescrivibile>> disse il mago stiracchiandosi nella sua branda.
<<Ne sono contento>> disse il cavaliere, dando segno di stanchezza.
<<Lo sapete, ho fatto uno strano sogno>> rivelò Davez.
<<E no, basta! Non parlatemi di gatti neri che graffiano, squali che seguono scie e uccellacci del malaugurio! Proprio adesso che le cose si mettono bene!>> disse seccato Solar Knight.
<<Niente di tutto questo, ho sognato di giocare a scacchi con un tale, che mi aveva bloccato>> continuò Davez.
<<Meno male... forse>> disse Solar Knight.
<<Per me è stata dura vincere, e se non vincevo il tale che mi ha sfidato mi avrebbe mandato a casa per sempre. È strano, ma così era. Vi giuro che mai avrei giocato una partita così strana in vita mia! Ogni pedina che muovevo potevo rischiare la vita di un essere umano, uomini e donne che conosco. Poi quando ho vinto, mi ha detto queste precise parole. Adesso siete entrambi degni di poter accedere alla prova finale dell’acqua>> disse perplesso Davez.
<<E che significa?>> domandò Solar Knight.
<<Ascoltatemi, non chiedetemi cosa avrà voluto dire, ma questa non l’ho proprio capita. Soprattutto per il fatto che ho vinto solo io in sogno, e mi parlava come se fossi in compagnia di un altro! Gli chiedevo spiegazioni, ma quello mi ha sorriso ed è... svanito! A dir la verità, mi ha fatto un po’ girare le sfere magiche>> disse in risposta Davez.
<<Che dire, eravate stremato dalla malattia, dopotutto. Spero che non vi dispiaccia se mi addormento sulla mia branda... yawn... scusate, sono sfinito>> disse il cavaliere, prima di piombare in un sonno profondo appena poggiò la testa sul cuscino.
<<Riposate, domani vedrete sarà un giorno migliore... che strano sogno, lo ricordo nei minimi dettagli. Quel tipo sembrava reale tanto che mi ha fatto arrabbiare>> disse borbottando il mago.
Nella notte tornò il vento, e il nostromo James non esitò a governare il vascello coadiuvato dai marinai rimasti disponibili nel manovrare le vele. La speranza di poter finalmente toccare terra alimentò una grande forza interiore in quegli uomini di mare dalle mille risorse; sembrò che l’incubo fosse finito.
[Modificato da SolarKnight 13/02/2014 22:41]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
[SM=x92726]Cavaliere