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Era il ventiquattresimo giorno di navigazione, come al solito si svolgeva tutto nell’assoluta quotidianità, quando il capitano, stranamente di pessimo umore, andava da una parte all’altra del ponte di coperta rimproverando i marinai che lavoravano in modo superficiale; soprattutto tenne d’occhio i novellini. La giornata anomala terminò con qualche scaramuccia fra il capitano ed il nostromo. La notte sopraggiunse, il capitano stranamente non prese parte al banchetto e si chiuse nella sua cabina sbattendone con stizza la porta.
<<Che gli è preso oggi, a vostro padre?>> domandò incuriosito Davez.
<<Non fateci caso, non ce l’ha con nessuno>> rispose Bartholomew.
<<Un motivo ci deve pur essere. Nessuno si innervosisce per niente, ma il capitano ha problemi di salute di cui noi non sappiamo?>> continuò domandando Solar Knight.
<<Ehm... solo che... io non vorrei dirlo, perché porta sfortuna, ma d’altro canto la giornata è terminata senza problemi>> continuò Bartholomew, diventato più serio quasi come se doveva confessarsi davanti a un prete.
I due amici mago e cavaliere si guardarono in faccia sconcertati per le parole del marinaio, come poteva la superstizione mettere così in agitazione un uomo della tempra del capitano? Eppure i due amici avvertivano un senso macabro, un qualcosa di funesto pronto a interrompere quel viaggio sereno che avevano intrapreso con entusiasmo tempo addietro.
<<Sentite, noi marinai di natura siamo superstiziosi, ma il più delle volte sono sensazioni che derivano da segnali di pericolo incombenti...>> diceva Bartholomew prima di essere interrotto.
<<Oh aspettate un momento, non fissiamoci con queste cose, andiamo dagli altri che si stanno divertendo al posto di parlare di sfortuna, malocchio o addirittura di cose cimiteriali>> interruppe Davez innervosito e spaventato dai discorsi del marinaio.
<<Calma amico, fategli finire il discorso. Se volete, andate dentro a divertirvi>> disse Solar Knight per calmare il mago che decise di rimanere lì ad ascoltare, poi continuò dicendo: << Continuate messer Bartholomew, al mio amico, e devo ammettere anche a me, fanno un certo effetto queste cose. Vi prego di scusarlo>>.
<<Vi capisco messer Davez. Dunque stavo dicendo... Quando sono andato stamattina da mio padre, l’ho ritrovato sveglio, nervoso e sudato nel suo letto. E gli ho domandato se si fosse sentito male, ma mi ha risposto di aver fatto un terribile incubo>> raccontava Bartholomew, prima di interrompersi e proporre: <<Ho un idea andiamo a farcelo dire da lui stesso, magari riusciamo anche a calmarlo, se ci mettete anche voi una buona parola di conforto. Non sarebbe una cattiva idea!>>
<<D’accordo, andiamo dal capitano>> rispose Solar Knight.
Una volta ottenutone dal Capitano Thomas il permesso, i due ospiti e i nerboruto marinaio entrarono nella cabina a egli riserbata. Inizialmente il capitano non voleva essere disturbato, e solo dopo molti tentativi, Bartholomew e Solar Knight riuscirono a farlo decidere di raccontare ciò che aveva sognato e che tanto gli metteva preoccupazione.
<<Il tempo si era fermato fra la notte e il tramonto, il mare era leggermente mosso da piccole onde, riflettenti sia il rosso del tramonto che il blu scuro della notte; non erano spostate da nessun vento. Come può il mare muoversi senza vento? Eppure c’erano delle piccole onde, tutte uguali fra loro. La Fendi Onde era deserta, io chiamavo ognuno dei miei marinai, nome per nome. Niente! Ho provato a chiamare perfino voi ser Solar Knight e voi ser Davez...>> raccontava il capitano prima di essere interrotto da Davez con una delle sue solite domande impulsive.
<<E abbiamo risposto? Io di solito se non rispondo sto d-do-dormendo!>> domandò, stupidamente senza riflettere, il mago visibilmente preoccupato con le mani davanti alla bocca.
<<Ma che domande sono queste? Sta raccontando del suo sogno non della vostra giornata!>> rispose per prima Solar Knight.
<<Nulla, non una sola risposta, quando ad un tratto vidi sgattaiolare una piccola ombra nera fra i barili, aveva gli occhi riflettenti. Io dapprima mi spaventai, pensavo che fosse qualcosa di minaccioso, poi mi ripresi e andai a verificare cosa poteva essere>> continuò il capitano.
Solar Knight cercava di tenersi calmo ed impassibile, ma preso dalle parole e dall’espressione vuota del Capitano era percosso da sottili brividi di freddo, rimanendo in uno stato di innaturale tensione. Davez era addirittura sconvolto, tanto che ad occhi sbarrati si teneva stretto a se, sotto il mento, la mano destra chiusa in un pugno, mentre con la mano sinistra si sfregava un lato del viso, rendendosi grottesco.
<<Era un gatto!>> rivelò il capitano.
<<Ah un micio, piccolino s’era perso>> disse Davez, sentendo nominare un’innocua creatura, anziché un orribile mostro.
<<Un gatto nero!>> sottolineò il vecchio lupo di mare.
<<Vabbé, io non ho pregiudizi, poveretto così è nato>> affermò il mago.
<<La piantate di dire scemenze?>> disse scocciato Solar Knight per il comportamento dell’amico.
<<Scusate, cerco di... scusate>> rispose costernato Davez.
<<Fin qui, avrei dato ragione al vostro amico. Un gatto, anche nero, non porta tutta questa sfortuna; anzi per noi marinai il gatto a bordo è rispettato! Ma nel sonno, non era un comune gatto, aveva qualcosa di vagamente malefico. Mi sentivo appesantito, mi muovevo lentamente e affannosamente. Quando questi iniziò a dirigersi verso l’albero maestro, e miagolando come se ghignasse, iniziò a graffiarlo. E io volevo urlargli contro, ma non una sola parola, ne emissione di suono, riuscivo ad esalare; come se la mia lingua e la mia anima fossero cadute nel profondo del mio corpo. Poi fu mattino e mi svegliai>> disse il capitano, iniziando ad agitarsi di nuovo.
<<Non ho parole, io non riesco a capirne il significato>> dichiarò Solar Knight.
<<Per noi marinai, un gatto che graffia l’albero maestro è presagio di tremenda tempesta, da cui un vascello è destinato a... non fatemi continuare>> proferì Bartholomew.
I due amici capirono subito cosa mancò di affermare il figlio del capitano, secondo la tradizione marinaresca tali segni rappresentavano il più cattivo dei presagi, la colata a picco di un vascello, per giunta in mezzo ad una violenta tempesta; per la superstizione tradizionale marinaresca La Fendi Onde era arrivata all’ultimo viaggio.
Solar Knight e Davez rimasero meravigliati e allo stesso tempo preoccupati, di come dei marinai di così grande esperienza potessero allarmarsi per un sogno, un qualcosa di irreale. Come poteva una sciocca superstizione mettere in pericolo un vascello col suo equipaggio? Per secoli fra i marinai, la paura dell’ignoto, la presenza di strane creature provenire dal profondo degli abissi e la grande monotonia delle acque oceaniche e il tempo per percorrerle, avevano lasciato adito e diffuso svariate credenza e superstizioni. Ma ciò non basterebbe a incutere tanto sgomento nei più esperti lupi di mare, se tali segni non fossero presenti in storie di disgrazie realmente accadute, tramandate e raccontate di generazione in generazione. Per questo motivo i marinai con i loro capitani, onde evitare di sfidare la malasorte scatenando l’ira degli elementi naturali, adottarono delle vere e proprie regole di condotta e rituali al fine di scongiurarne il solo presunto pericolo.
Ma quando si tratta di sogni, incubi per i marinai, non c’era modo di mandare via la sfortuna.
I presenti in quella cabina si fecero coraggio, nella speranza che i sogni, in quanto tali, non potessero in alcun modo nuocere le persone nella vita reale.
Usciti dalla cabina del capitano, Solar Knight e Davez fecero un giro sul ponte del vascello discutendo di ciò che avevano sentito.
<<Gran brutta faccenda amico mio, non vorrei che il capitano iniziasse a perdere i lumi della ragione proprio ora che stiamo nel bel mezzo dell’oceano!>> disse Davez.
<<Io sono senza parole, non me ne intendo di tradizioni e storie marinare>> ribatté Solar Knight.
All’improvviso nella volta del cielo stellato comparve, in un breve lasso di tempo, una scia luminosa che passò da oriente verso occidente.
<<Avete visto? Una stella cadente!>> esclamò il cavaliere.
<<Esprimo un desiderio, fatelo anche voi>> disse Davez.
<<Non volete credere alla sfortuna, ma volete credere alla fortuna?>> domandò Solar Knight all’amico intento a esprimere un desiderio ad occhi chiusi.
<<Per noi marinai, le comete manifestano la volontà di qualcuno che vuol farci visita!>> disse il nostromo James apparito all’improvviso dietro ai due ospiti.
<<Mi stavate facendo morire di crepacuore, con quel vocione improvviso!>> disse Davez avendo sbandato all’improvvisa entrata in scena del nostromo.
<<Non volevo spaventarvi, ma per tutto il tempo non vi siete fatti vedere!>> affermò James un po’ deluso, ma con aria scherzosa.
<<Siamo stati dal capitano per calmarlo, era molto nervoso>> disse il cavaliere.
<<Oggi mi ha fatto arrabbiare parecchio, tanto che avrei preferito prendere una scialuppa ed andarmene a casa da solo in mezzo a tutta quest’acqua>> dichiarò il nostromo leggermente seccato.
<<Sono cose che accadono, dovreste vedere come si comportano gli ufficiali direni! Con quelli veramente c’è da perdere le staffe. Andiamo a dormire>> disse Solar Knight.
<<Domani sarà un altro giorno>> concluse Davez, in una posa alquanto pittorica.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
[SM=x92726]Cavaliere