Mors, mortis

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Claudium
00mercoledì 9 settembre 2009 18:37
Colgo al volo l'appello di Bright della discussione sui Sommi per introdurre un tema di cui spesso si parla malvolentieri: la Morte.

Fin dalla sua nascita l'uomo ha combattuto per preservare l'integrità del proprio corpo da quella che alcuni definiscono come una piaga da debellare e che altri riconoscono invece come parte fondamentale del fluire delle cose.

Ora quel che vi chiedo è: voi cosa pensate di essa? La temete? La ignorate? La accettate? La accettate passivamente? Cercate di comprenderla? Pensate che sia obbiettivo dell'uomo e della medicina sconfiggerla? Pensate che si possa raggiungere l'immortalità? E i grandi della storia, in particolare letterati e filosofi, l'hanno davvero sconfitta?

A voi la parola...
Trekentoff
00mercoledì 9 settembre 2009 19:43
Un tema spinoso il tuo, caro Claudium. La morte è uno degli argomenti "Tabù" della società moderna, tutta concentrata su un modo per conservare in eterno la propria giovinezza.
Fasulla, la chiamo io, un inutile apparenza a cui viene però data un importanza che dire maniacale è poco. Apparire sempre belli, giovani e "vincenti" è diventata la priorità e ormai della morte non se ne ricorda quasi più nessun, o megli, nessuno se ne vuole ricordare, perchè darebbe fastidio pensare che un giorno, tutta quella "bella" giovinezza spesa a farsi vedere e a mettersi in mostra finirà. Decisamente piùcomodo agire sempre come se fosse l'ultimo giorno, fregandosene sempre delle conseguenze, no?
Peccato che quelle conseguenze ci sranno sempre e si faranno sentire.
In definitiva per rispondere alla tua domanda il mio parere personale è questo: Non bisogna temere la morte, perchè è il nostro destino e se abbiamo la cosicenza pulita non è un destino per niente brutto, anche se i media ci inculcano sempre quella maledetta fatalità che sta avvelenando il mondo, ma serve tenersela sempre davanti per ricordarci verso cosa andiamo.
Sono convinto che se la gente la smettesse di affannarsi come tante formiche impazzite alla ricerca di chissà cosa e si fermasse a riflettere anche solo un po' su questo il mondo andrebbe decisamente meglio.
Questo è il mio pensiero. Voi che ne pensate? Passo il testimone. [SM=x92710]


"Metti una spada in mano a un contadino e avrai una pedina sacrificabile, mettigli un ideale nel cuore e avrai un guerriero che non indietreggerà mai"


Drago.89
00giovedì 10 settembre 2009 00:57
Colgo subito l'occasione,prendendo al volo il testimone.
Un tema senza dubbio triste,ma in un modo o nell'altro riguarderà prima o poi tutti noi,nessuno escluso.
Io penso che la morte è l'unica cosa al mondo...ahimè certa e che non possa essere evitata,per quanto io sappia ancora nessuno è riuscito a ritornare dal mondo dei morti,quindi l'unica cosa da fare è accettarla. Con essa credo arrivi la pace,e mi riferisco soprattutto a coloro che credono in Dio,credo che la nostra anima si ricongiungerà con i nostri avi in un mondo migliore di quello che conosciamo noi tutti e che abitualmente chiamiamo Terra.
Personalmente avendo studiato la Divina Commedia credo sia possibile la suddivisione fatta dal dotto Dante Alighieri,secondo me non aveva tutti i torti. Concludo dicendo che nessuno sa cosa ci sia esattamente dopo la morte,ma come tutti i cristiani preferisco credere in Gesù che è morto e risorto per noi.

OT-Forse mi prenderete per stupido,ma voglio dirlo lo stesso. Talvolta ho pensato nella mia mente in un momento di riflessione sulla vita e la morte,che se e quando verrà la mia ora,spero e credo di ricongiungermi con i miei cari ed i miei amici...-OT
JoeCommoner
00giovedì 10 settembre 2009 06:30
Riallacciandomi a quanto detto da Drago.89, il miglior antidoto alla morte è semplicemente (per chi ci crede) la resurrezione.
E' inutile affannarsi in questa vita a ricercare la belezza del corpo, quando poi diventa polvere... E' più saggio pensare che dalla polvere Dio può resuscitarci in un "corpo spirituale immortale" (di un livello molto diverso da quallo effimero che abbiamo sulla terra) che ci farà apparire a ciascuno belli "come gli angeli". Bisogna ricercare la bellezza interiore, quella sì che è immortale!

Joe
Claudium
00giovedì 10 settembre 2009 23:04
Sul fatto che la società moderna faccia di tutto per allontanare dai pensieri della gente l'idea della morte, sono assolutamente d'accordo con te Trekentoff. Anzi, era proprio per questo motivo che ero tentato di cercare un altro argomento per questa discussione, perchè sapevo già che la maggior parte della gente che avrebbero letto questo post avrebbe pensato:
"Guarda qua, uno che parla della morte. Ma non poteva trovare un argomento più allegro? Vabbè, cavoli suoi, vediamo cosa hanno scritto gli altri".

E' una cosa normale oggi, vogliamo tutti sentirci dire che la Terra continuerà a girare in eterno intorno al Sole, che le giornate saranno tutte azzurre, che le ragazze saranno sempre belle e che noi vivremo e ci divertiremo per sempre.

Quante volte davanti al telegiornale ci siamo detti "Oh, sempre di morti parlano, cambiamo canale", lo fanno i nostri genitori, lo fanno i nostri amici e lo facciamo anche noi, io per primo. Purtroppo però, come ha detto Drago, la morte è una cosa inevitabile. Domani potranno anche a venirci a dire che la Terra gira intorno alla Luna, che al Polo nord fa caldo e che le stelle sono fatte di formaggio, ma nessuno ci potrà mai dire che noi non siamo destinati a morire. E letterati, poeti e filosofi hanno sempre scritto fiumi e fiumi di inchiostro su questo tema, ma a me sembra che questo argomento abbia oggi molto poco successo.

Un giorno mentre ero nel letto e stavo per addormentarmi ho provato a pensare alla mia morte.
Premetto che sono ateo, come Joe ben sa, e che quindi non credo nella resurrezione delle anime.
Ho provato ad immaginarmi a come sarebbero state le cose senza di me, a come sarebbero stati gli altri quando me ne sarei andato. Al termine di questi pensieri ho avuto un momento di smarrimento: mi sono accorto che le cose sarebbero sempre state grossomodo le stesse, che le persone mi avrebbero pianto, ma poi mi avrebbero dimenticato lentamente e che il mondo sarebbe andato avanti come se non fosse successo niente. Mi sono reso conto che gli uomini nel mondo sono come le cellule di un corpo: ogni giorno ne muiono migliaia ma nonostante ciò il corpo continua a vivere.

Bisogna capire però che è anche giusto così: le cose cambiano di continuo, scorrono, nascono e muoiono e per ogni persona che muore un'altra ne prende vita.
Eraclito avrebbe detto "Panta Rei", "Tutte le Cose Scorrono".

Sapete dopo tutte queste riflessioni, oggi, di cosa ho davvero paura? Sicuramente della morte, intesa come il trauma fisico, come il dolore che proverò quando ciò succederà, ma soprattutto di un'altra cosa: di essere dimenticato.

Io, sforzandomi al massimo, posso anche accettare l'idea di morire, di non esserci più, ma quello che non riesco ad accettare è il fatto che tutto quello che ho fatto, che sto facendo, che farò, verrà dimenticato per sempre, che la mia persona, i miei pensieri le mie idee si perderanno "come lacrime nella pioggia".

Dopotutto finchè veniamo ricordati noi viviamo ancora. Vivremmo nei ricordi dei nostri genitori, dei nostri amici, nei testi che abbiamo scritto, nelle donne che abbiamo amato.
Noi muoriamo veramente solo quando l'ultima traccia che abbiamo lasciato qua sulla terra, ricordo o testo che sia, viene cancellata. Solo allora la nostra morte è totale. E questo pensiero i grandi poeti, i grandi scrittori, i grandi della storia, persino gli scienziati che si affannano a dare il loro nome a qualsiasi cosa scoprano, lo sapevano.
E solo i migliori tra questi, coloro che hanno dato all'umanità opere, idee, pensieri talmente grandi da durare per sempre hanno davvero raggiunto l'immortalità; perchè, seppur loro sono morti nel corpo, in verità sono ancora vivi nelle parole e nei pensieri di tutti noi.
Nomi come Dante, Petrarca, Orazio, Kant non scompariranno mai dalle nostre bocche e nemmeno le loro opere dalle biblioteche, almeno fino a quando l'umanità continuerà a vivere.

E forse è questa la vera missione di ogni uomo, fare qualcosa di talmente straordinario da non essere mai dimenticato, ma, ahimè, non tutti purtroppo abbiamo la capacità di farlo.
Drago.89
00giovedì 10 settembre 2009 23:59
A me basterebbe essere ricordato dai miei cari,dagli amici e da voi o fratelli e sorelle di questo Regno.
Trekentoff
00venerdì 11 settembre 2009 00:17
Lo ammetto, anche io ho passato qualche notte a rifletterci su e devo dire per corretteza che ho trovato conforto nella religione, ma dato che tu, Claudium, sei ateo devo provare con un altro tipo di spiegazioone.
Certo, essere dimenticati è la cosa peggiore per un uomo, nessuno si ricorderà di lui, nè di quello che ha fatto, e nemmeno che è esistito, ma alla fine è cosi importante? Qualunque azione, buona o cattva, è fatta in base al risultato che speriamo di ottenerne, non in nome del ricordo.
Einstein ha fatto le sue scoperte per essere ricordato o per fare in modo che le generazioni future potessero vivere meglio?
Attenzione, perchè con questo non voglio biasimare la tua paura della morte, sono davvero pochissimi gli uomini che non ne hanno e io per esempio non ne faccio parte, ma voglio dirti un modo che secondo me può essere utile almeno per affrontarla serenamente.
Io credo che basti sapere che con le proprie azioni anche solo una persona ha avuto anche solo un po' di sollievo per essere soddisfatti. Probabilmente nessuno lo ricorderà, ma la storia è scritta e non scompare solo perchè qualcuno la dimentica.
Come hai detto tu non tutti possono lasciare grandi cose come gli scienziati e i poeti, ma nel nostro piccolo tutti lasciamo qualcosa e se è qualcosa di buono alloar nessuno può sminuirla. Per esempio, i figli, se mai ne avrai o ne avrò anche io, se una donna me se piglia.(commento paesano finale) [SM=x92710] [SM=x92710] [SM=x92710]
JoeCommoner
00venerdì 11 settembre 2009 08:26
Piccola precisazione Claudium,
parlando come credente non esiste la resurrezione delle anime, ma della carne. L'anima è immortale.

Pensando come ateo mi verrebbe di tranquillizzarti con queste parole: se non credi che dopo la morte ci sia qualcosa, se credi che dopo la morte non esisti più, come farai ad accorgerti se e per quanto tempo sarai ricordato dagli altri?
Un po' come diceva Plotino: non avete paura della morte, perchè quando c'è l'uomo la morte non c'è ancora, e quando c'è la morte l'uomo non c'è più: uomo e morte non si incontrano mai.

Inoltre secondo me, la missione di un uomo non è fare qualcosa di straordinario per non essere dimenticato, ma fare straordinariamente bene l'ordinario, che è anche più difficile :-)

Joe
Drago.89
00venerdì 11 settembre 2009 10:33

Inoltre secondo me, la missione di un uomo non è fare qualcosa di straordinario per non essere dimenticato, ma fare straordinariamente bene l'ordinario, che è anche più difficile :-)



Concordo appieno con JoeCommoner.
Claudium
00venerdì 11 settembre 2009 12:14
X Drago
Ti ammiro Drago per accontentarti di così poco. Io non riuscirei a sopportare l'idea che una volta morte anche quelle persone io scamparirei per sempre.

X Trekentoff
Ma chi ti dice che Einstein non lavorasse con l'obiettivo di raggiungere entrambe le cose? Non tutti gli scienziati sono bravi e buoni e fanno il loro mestiere solo per il bene dell'umanità. Certo, ce ne sono molti di questo tipo e forse Einstein era uno di questi, però vi sono anche scienziati che con le loro ricerche non mirano tanto ad aiutare la gente ma ad ottenere gloria e fama. Vi siete mai chiesti perchè gli scienziati diano il loro nome alle cose che scoprono? Secondo me perchè fino a quando ciò che hanno scoperto esisterà (che sia una cometa, un elemento, o una roccia) anche il loro nome non verrà dimenticato.
Per quanto mi riguarda, io non ho detto che non ho paura della morte, secondo me sarei uno sciocco a non averne, ho detto solo che ciò che mi spaventa davvero della morte è il venire dimenticati, sapere che le proprie azioni verranno cancellate come se non fossero mai esistite. Certi forse riescono ad accettarlo, ma io al momento no.

X Joe
Hai ragione è resurezione della carne, non dell'anima [SM=x92713]

Il punto non è che io voglio essere ricordato per avere un qualche compiacimento nel vedere che gli altri mi ricordano dopo che sarò morto. Come hai detto tu, secondo me, dopo non c'è niente e quindi non posso avere questa soddisfazione. Ripeto, il punto è che finchè rimane il ricordo non si muore. Non ci sarà più il nostro corpo, non ci sarà più la nosta mente, ma il nostro essere, ciò che siamo stati rimarrà nel ricordo delle persone in cui abbiamo lasciato un segno, e se il segno che lasceremo sarà abbastanza grande potremmo diventare immortali. Per spiegarmi meglio vi citerò un passo delle Odi di Orazio:

Ho compiuto un monumento più duraturo del bronzo
e più alto della mole regale delle piramidi,
che non la pioggia corrodente, non lo sfrenato Aquilone
possano distruggere o la successione
innumerevole degli anni ed il corso del tempo.
Non morirò interamente ed anzi gran parte di me
eviterà la morte; sempre giovane crescerò
nella lode dei posteri, finché il pontefice
salirà il Campidoglio con la silenziosa Vergine.
Si dirà, laddove rumoreggia l’Olofanto rumoroso
e Dauno povero d’acqua, regnò su un
popolo di agricoltori, che io (divento) grande
da mie condizioni ho per primo trasferito
il carme eolico e ritmi italici. Afferra la superbia
guadagnata con i meriti e a me la chioma
cingi con l’alloro delfico, Melpomene, propizia.


Secondo me ha ragione: sono passati duemila anni e la sua opera c'è rimasta, le piramidi invece iniziano a sgretolarsi.

Sulla grande missione dell'uomo, questa è una cosa discutibile (non per niente ho messo "forse" nel post prima). Indubbiamente fare straordinariamente bene l'ordinario è una cosa ammirevole e bella, ma non dona l'immortalità. D'altro canto io preferisco mille volte vivere la mia vita volgendola il più possibile a fare ciò che è giusto e venire dimenticato, piuttosto che venire ricordato per sempre come un crudele sterminatore di uomini come Attila.
Trekentoff
00venerdì 11 settembre 2009 13:49
Scusa, forse mi sono espresso male, non intendevo dire che è da vigliacchi avere da paura della morte, anzi come hai detto tu, solo uno sciocco o qualcuno che non ha niente da perdere non ne avrebbe, volevo esprimere solo la mia opinione, se ti ho offeso, ti chiedo ancora scusa, non era mia intenzione.
Claudium
00venerdì 11 settembre 2009 14:48
Non mi è neanche passato nell'anticamera del cervello che tu mi avessi offeso. Ho solo chiarito quello che volevo dire [SM=x92702]
Vinyadan
00venerdì 11 settembre 2009 15:42
Questa discussione, in sé stessa, ha qualcosa del cliché - ma "nulla è più un cliché, dopo che ti è capitato" (Max Payne, credo). Perché dico questo? Ovviamente, senza nessun intento offensivo. In teoria, parlare della morte dovrebbe essere un fatto comune, quasi un luogo comune; e, dato che se ne parla da sempre, è difficile dire qualcosa di nuovo. In questo, è un cliché.
Però oggi non è di moda parlare della morte; ed il motivo è semplice. Chi parla della morte fa pensare alla morte. Chi pensa alla morte, non compra. Ergo, fare pubblicità alla morte significa fare calare le proprie vendite. E, viste le proporzioni del fenomeno pubblicitario nella vita di tutti i giorni e quanto esso influisce sul modo di pensare, è ovvio che uno finisca per non rifletterne o parlarne.
A me capita spessissimo di pensare alla morte; ogni sera, vado a dormire col pensiero che il giorno dopo potrei non svegliarmi. La mia visione della morte è quella cristiana, e questo attenua l'angoscia che ne deriverebbe se non fosse per la fede.
Eppure, io trovo una strana sicurezza nella morte. Trovo rassicuranti le danze macabre, per la semplicità con cui rappresentano l'esistenza: si vive, si muore; se si vive candidamente si va da una parte, se no dall'altra. E, allo stesso tempo, il mio film preferito è il Settimo Sigillo, in cui la Morte pone enigmi di cui non ha soluzione ("dunque tu non sai nulla?" "Non mi serve sapere"). Forse è il mio amore per ogni cosa che è assoluta, ogni visione completa, che mi consente di accostare realtà così diverse. E ho sempre avuto la sensazione di vivere in una terra d'esilio, da cui tornerò solo con la morte.
Claudium
00venerdì 11 settembre 2009 16:36
Re:
Vinyadan, 11/09/2009 15.42:

. E, allo stesso tempo, il mio film preferito è il Settimo Sigillo, in cui la Morte pone enigmi di cui non ha soluzione ("dunque tu non sai nulla?" "Non mi serve sapere"). Forse è il mio amore per ogni cosa che è assoluta, ogni visione completa, che mi consente di accostare realtà così diverse. E ho sempre avuto la sensazione di vivere in una terra d'esilio, da cui tornerò solo con la morte.



Sembra interessante questo film. Mi puoi dire a grandi linee di cosa parla (so che potrei cercarlo con google ma vorrei sentire come lo descriveresti con parole tue)?


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