La disperazione e la Speranza

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Adriano II
00martedì 28 giugno 2005 15:30

RASSEGNINA a cura del Clu
In breve, dalla stampa dal 14 al 27 giugno 2005
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Gianni Riotta
Soffrire in silenzio nel mondo in cui viviamo
Corriere della Sera, 22 giu.
«Donne amputate in Congo, ragazze stuprate in Italia, una premio Nobel dimenticata (…)
Questo è il mondo in cui viviamo: i nipoti lo guarderanno con affascinato ribrezzo».

Ezio Mauro
Le ragioni del naufragio laico
la Repubblica, 14 giu.
«Il risultato del referendum non è solo una sconfitta: è il naufragio di un’Italia laica che si proponeva di cambiare una legge ideologica».

Benedetto XVI
L’uso radicale di un credo illuministico conduce a un’ideologia ostile alla libertà
Corriere della Sera, 16 giu.
«Dovremmo, allora, capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno».

Ferrara
Ratzinger non delude
Il Foglio, 17 giu.
«Accogliamo questa idea di fingersi l’azione del divino nel mondo per imparare a divertirsi con grazia. In fondo in fondo, questi preti qui non ci hanno chiesto con l’astensione di piangere, ci hanno chiesto di godere della vita fingendo per lo meno che abbia un senso ci hanno chiesto (con giudizio) di fottere».

MarinaCorradi
La gratuità di quella madre spiazza e ammutolisce.
Avvenire, 23 giu.
«E’ capace di gratuità chi è grato di ciò che ha ricevuto. Dalla gratitudine per ciò che si è avuto può partire una generosità che non misura. Forse sull’asfalto di Besano davanti al figlio morto una donna ha affrontato il suo strazio, e i venticinque anni vissuti con lui, indietro, fino al giorno della nascita. Quanto, di amore. E in quella gratitudine più forte del dolore, ha immaginato un bambino».

Commento
La rassegnazione acritica di Riotta davanti alla lunga sfilza delle violenze e delle ingiustizie di cui il mondo è pieno (e non da adesso!), e i disprezzanti commenti sull’esito del referendum da parte di coloro che si presumono intelligenti e, forse per questo, si definiscono i “veri laici”, di fatto contribuiscono a una mentalità comune sempre più disfattista. Le loro finiscono per essere denunce sterili che non lasciano intravedere alcuna via d’uscita.
Di fronte a tale declino, apparentemente inesorabile, inevitabile esito di una ragione che ha come unico riferimento se stessa, papa Benedetto XVI invita, invece, i laici moderni (anche noi) a vivere come se Dio ci fosse e a verificare se questo conviene.
Ammettere l’esistenza di Dio, infatti, significa ammettere che la realtà abbia un senso positivo; significa credere che il limite, l’errore nostro e altrui, possano non essere l’ultima parola.
Questa ipotesi permette di “godere della vita”, come dice Ferrara: la ragione, infatti, per non fare acqua da tutte le parti e per tener conto senza scandalo di tutti gli aspetti della realtà, ha bisogno di sperare. Questa ipotesi trova vita nell’inaspettato e altrimenti inspiegabile gesto della mamma di Besano che, pur nel dolore per la morte del figlio, soltanto accettando la possibilità di un senso buono, può non solo non cedere alla disperazione, ma anche ricominciare ad amare gratuitamente.
Come diceva Eliot: «Comprendere/ il punto d’inserzione del senza tempo/ col tempo è un’occupazione da santi…/ E nemmeno un’occupazione, ma qualcosa ch’è dato/ e tolto, in un annientamento di tutta la vita nell’amore,/ nell’ardore, altruismo e dedizione». Un’occupazione da santi, cioè da laici, poveri uomini che vogliono diventare uomini veri.

Drauen Ghor
00mercoledì 29 giugno 2005 13:43
Non sono d'accordo (tanto per cambiare) con molte cosa scritte.
Si tratta solo di opinioni personali, e non vogliono essere una dichiarazione d'intelligenza, come hai scritto nei confronti dei laici.

Per Gianni Riotta questo è un periodo brutto e i nostri nipoti ci guarderanno con affascinato ribrezzo.
Non credo che il futuro sarà molto meglio di oggi: ogni epoca ha caratteri brutti e belli

Ezio Mauro
Anche se i laici hanno perso, non era un tentativo di cambiare una legge ideologica, ma di scegliere tra due diverse: ritenere se un ammasso di cellule uguali che diventeranno un essere umano sia già un essere umano o no e nel caso del sì fino a che punto tutelarlo.

Benedetto XVI
Non vedo assolutamente perchè l'uso di un credo illuministico condurrebbe un'ideologia ostile alla libertà (anzi penso al contrario).
Inoltre ottengo che tutte le cose hanno un sostegno ed un criterio anche senza la presenza di un dio (senza pure che ce ne sia un urgente bisogno).


Se qualcuno sta meglio credendo in un dio mi va benissimo. Io non ne ho assolutamente bisogno, ma chi ne ha bisogno non può trasformare il bisogno in un dogma necessario per tutti per vivere bene (ho messo troppi bisogni, ho sempre fatto schifo in italiano[SM=x92713] ).
Adriano II
00mercoledì 29 giugno 2005 15:58
Re:

Scritto da: Drauen Ghor 29/06/2005 13.43
Non sono d'accordo (tanto per cambiare) con molte cosa scritte.
Si tratta solo di opinioni personali, e non vogliono essere una dichiarazione d'intelligenza, come hai scritto nei confronti dei laici.

Per Gianni Riotta questo è un periodo brutto e i nostri nipoti ci guarderanno con affascinato ribrezzo.
Non credo che il futuro sarà molto meglio di oggi: ogni epoca ha caratteri brutti e belli

Ezio Mauro
Anche se i laici hanno perso, non era un tentativo di cambiare una legge ideologica, ma di scegliere tra due diverse: ritenere se un ammasso di cellule uguali che diventeranno un essere umano sia già un essere umano o no e nel caso del sì fino a che punto tutelarlo.

Benedetto XVI
Non vedo assolutamente perchè l'uso di un credo illuministico condurrebbe un'ideologia ostile alla libertà (anzi penso al contrario).
Inoltre ottengo che tutte le cose hanno un sostegno ed un criterio anche senza la presenza di un dio (senza pure che ce ne sia un urgente bisogno).


Se qualcuno sta meglio credendo in un dio mi va benissimo. Io non ne ho assolutamente bisogno, ma chi ne ha bisogno non può trasformare il bisogno in un dogma necessario per tutti per vivere bene (ho messo troppi bisogni, ho sempre fatto schifo in italiano[SM=x92713] ).



TI RISPONDO USANDO LE PAROLE DI PAVESE, IN QUANTO
ESSE CONTENGONO IL SEME DI QUANTO AFFERMATO SOPRA.
...
Idiota e lurido Kant
se Dio non c'è, tutto è permesso.
Basta con la morale. Solo la carità è rispettabile.
Cristo e Dostoevskij. Tutto il resto sono balle.
...
Cesare Pavese
Il mestiere di vivere, Diario 1935-1950
----
Non è un problema di dogma (...e già qui bisognerebbe
capire cos'è un dogma), ma di ragionevolezza e di
obiettività !

Adriano II - balestriere

Ogino-DC
00mercoledì 29 giugno 2005 18:04
Lasciamo in pace il povero dannato
Pavese si è suicidato o mi confondo?
Tom Baker - Doctor WHO
00mercoledì 29 giugno 2005 19:39
Re: Lasciamo in pace il povero dannato

Scritto da: Ogino-DC 29/06/2005 18.04
Pavese si è suicidato o mi confondo?



E allora ??!!
Anche fosse morto suicida il punto è un altro:
la frase citata è vera? è ragionevole ? è realista ?

Bisogna leggere e capire quello che viene scritto e
riportato; NON fermarsi all' "involucro" ma entrare nel cuore
dei contenuti.

Io condivido la frase di Pavese: se non esiste un Dio
tutto è lecito perchè affidato al singolo o alle leggi,
quindi al moralismo.
Drauen Ghor
00venerdì 1 luglio 2005 10:37
Non sono molto acculturato dal punto di vista letterario linguistico, quindi non riesco a capire le frasi del Pavese.

Se la spiegazione di Tom Baker è giusta, coiè se non esiste un Dio tutto è lecito perchè affidato al singolo o alle leggi,
quindi al moralismo, allora posso dare una mia opinione.

Mi va benissimo che tutto sia affidato al singolo e alle leggi, non ci vedo niente di male. Per quanto riguarda il moralismo, mi potrebbe andare bene solo se nascesse dall'interno di un individuo e non da fonti esterne. Per esempio, se non voglio tradire mia moglie perchè la sento una cosa sbagliata, senza magari sapere il motivo preciso, mi va bene come moralismo. Non mi va bene quando non tradisco mia moglie perchè la società la vede una cosa sbagliata, e questo suo concetto è stato inculcato a forza nella mia mente.
Forse, come al sloito non sono stato chiarissimo. Al massimo chiedetemi delucidazioni.
Tom Baker - Doctor WHO
00venerdì 1 luglio 2005 14:49
Moralismo e morale

La corruzione della moralità - oggi particolarmente in voga - si chiama moralismo. Il moralismo è la scelta unilaterale dei valori per avallare la propria visione delle cose. Normalmente gli uomini capiscono che, senza un certo ordine, non si può concepire la vita, il reale, l'esistere. Ma come definiscono quest'ordine? Considerando la realtà secondo i vari punti di vista da cui partono, la descrivono nei suoi dinamismi stabili e mettono in fila un seguito di principi e di leggi, adempiendo i quali sono persuasi che l'ordine si crei. Ecco allora che si scandiscono, in ogni epoca, le varie proposizioni analitiche in cui la riflessione distende le sue pretese: “Bisogna fare così e così”. I farisei definivano l'ordine con un numero quasi infinito di leggi: da un certo punto di vista il fariseo è l'uomo affezionato all'ordine, il difensore della morale intesa come quell'ordine affermato e delineato, in quanto possibile all'uomo, secondo tutti i suoi dettagli.

Il moralismo si traduce in due sintomi gravi. Il primo è, appunto, il fariseismo. Nessuno è più antievangelico di chi si considera onesto, perchè non ha più bisogno di Cristo. Il fariseo vive senza tensione, perchè stabilisce lui stesso la misura del giusto e la identifica con ciò che crede di poter fare. Come contraccolpo, egli usa la violenza contro chi non è come lui. Il secondo sintomo perciò è la facilità alla calunnia. Da un lato, dunque, giustificazione per se stessi. Dall'altro, odio e condanna del prossimo. (..)

Nel Regno di Dio non c'è nessuna misura, nessun metro. “Nessuno giudichi, perchè Dio solo giudica”. San Paolo dice anche: “Io non giudico nessuno, neanche me stesso”. Solo Dio misura tutti i fattori dell'uomo che agisce e la sua misura è oltre ogni misura: si chiama misericordia, qualcosa per noi di ultimamente incomprensibile. Come l'uomo Gesù che ha detto di coloro che lo uccidevano: “Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno”: sull'infinitesimo margine della loro ignoranza Cristo costruiva la loro difesa. La nostra imitazione di Lui è nello spazio della misericordia.

Per questo la moralità è una tensione di ripresa continua. Come un bambino che impara a camminare: cade dieci volte, ma tende a sua madre, si rialza e tende. Il male non ci ferma: possiamo cadere mille volte, ma il male non ci definisce, come invece definisce la mentalità mondana, per cui alla fine gli uomini giustificano quello che non riescono a non fare. (..)

Luigi Giussani

Generare tracce nella storia del mondo, Rizzoli


Drauen Ghor
00venerdì 1 luglio 2005 15:29
Il moralismo è la scelta unilaterale dei valori per avallare la propria visione delle cose.
In questo io non ci vedo niente di male.
E' giusto dire che senza un ordine non si può concepire vita, realtà ed esistenza. Però io ritengo che non è obbligatorio concepirli, preferisco credere che l'umanità non ne è ancora capace (e forse non lo sarà mai) e andare avanti senza problemi (solo un'opinione mia).

Per i sintomi gravi: il primo mi sembra grave solo per chi aspira all'evangelismo, e quindi a me non comporta niente.
Il secondo non lo ritengo esatto: uso la violenza non contro chi non è come me, ma contro che va contro di me.
Un altro esempio stupido dei miei: io non riesco a concepire i gay (li trovo contro natura, almeno finchè non si darà una spiegazione scientifica di perchè alcuni individui hanno questi atteggiamenti). Comunque non voglio usare violenza contro di loro, perchè a me non fanno niente (e molto spesso sono migliori di tante altre persone).
Diverso è il caso dei satanisti. Uso volentieri la violenza contro di loro (non per forza nel senso letterale, ma con leggi e con previsione di sanzioni nei loro confronti, ecc.), perchè il loro operato potrebbe portare ad essere ucciso, e questo va contro la mia persona.
Tom Baker - Doctor WHO
00venerdì 1 luglio 2005 18:06
Re: Moralismo o moralità

Scritto da: Drauen Ghor 01/07/2005 15.29
...
Per i sintomi gravi: il primo mi sembra grave solo per chi aspira all'evangelismo, e quindi a me non comporta niente.
Il secondo non lo ritengo esatto: uso la violenza non contro chi non è come me, ma contro che va contro di me.
...



Il moralismo si traduce in due sintomi gravi. Il primo è, appunto, il fariseismo. Nessuno è più antievangelico di chi si considera onesto, perchè non ha più bisogno di Cristo.
-- non è un problema per chi aspira all' evangelismo,
ma di tutti: se tutti si ritengono onesti significa
che nessuno ha più bisogno di cambiare, perchè ci si
sente a posto, perfetti

Il fariseo vive senza tensione, perchè stabilisce lui stesso la misura del giusto e la identifica con ciò che crede di poter fare.
-- ti senti perfetto perchè crei una legge o una norma che
è a tua misura, a tua portata, così che tu possa dire:
io ce l' ho fatta, sono bravo ... sono onesto.

Come contraccolpo, egli usa la violenza contro chi non è come lui.
-- violenza non significa solo far del male, ma anche usare
male la realtà, le cose che hai davanti, le circostanze
e le persone: non le guardi e non le affronti per quel
che sono, ma per quel che tu le reputi.

Il secondo sintomo perciò è la facilità alla calunnia. Da un lato, dunque, giustificazione per se stessi. Dall'altro, odio e condanna del prossimo. (..)

Drauen Ghor
00lunedì 4 luglio 2005 22:46
Anche dandosi da soli i propri valori, è molto difficile rispettarli. E comunque con il proseguire della vita, i valori possono cambiare, e quindi non esiste l'immutabilità di cui parli. Se poi qualcuno riesce a sentirsi perfetto e a stare bene, io lo chiamo illuminato, e penso "fortunato lui". Non ci vedo niente di male.

Uno che sceglie i propri valori, ci pensa accuratamente, e quindi non vede le cose come piacciono a lui. Più che altro, vede le cose, e a seconda del modo in cui le percepisce (ogni persona vede le stesse cose in maniera diversa) decide i propri valori.

Quella che tu chiami calunnia, io la chiamo opinione e questa non porta all'odio a alla condanna del prossimo.
Tom Baker - Doctor WHO
00martedì 5 luglio 2005 09:55
Re:

Scritto da: Drauen Ghor 04/07/2005 22.46
Anche dandosi da soli i propri valori, è molto difficile rispettarli. E comunque con il proseguire della vita, i valori possono cambiare, e quindi non esiste l'immutabilità di cui parli. Se poi qualcuno riesce a sentirsi perfetto e a stare bene, io lo chiamo illuminato, e penso "fortunato lui". Non ci vedo niente di male.

Uno che sceglie i propri valori, ci pensa accuratamente, e quindi non vede le cose come piacciono a lui. Più che altro, vede le cose, e a seconda del modo in cui le percepisce (ogni persona vede le stesse cose in maniera diversa) decide i propri valori.

Quella che tu chiami calunnia, io la chiamo opinione e questa non porta all'odio a alla condanna del prossimo.



Il problema non è dei o nei valori, ma un altro, ben più
grande e profondo, che è racchiuso, secondo me, in una frase
citata da qualcuno di cui non ricordo il nome:
SE NON SEGUI UN SOLO DIO, SEGUI TANTI PADRONI.

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Calunnia: non è un mio modo di definire o di condannare,
ma una evidenza.

Guarda a quanto successo ultimamente: tutti hanno diritto
a esporre le proprie opinioni e idee, ma se la Chiesa osa
esporre la propria opinione e indicazione (non imposizione)
a proposito di referendum L.40/2004 e matrimoni gay, cosa
succede ..... E' CALUNNIATA, e incolpata di ingerenza e
di "controllo delle coscienze".

E' paradossale: coloro che accusano la Chiesa di oscurantismo
e "inquisizione", agiscono proprio secondo il modo che loro
condannano.
Basta osservare la nostra sinistra e i nostri radicali per
vedere e capire quanta ipocrisia vi sia in loro !
I NUOVI FARISEI !!!

[Modificato da Tom Baker - Doctor WHO 05/07/2005 9.59]

[Modificato da Tom Baker - Doctor WHO 05/07/2005 10.00]

Adriano II
00mercoledì 6 luglio 2005 18:29
Giovanni Testori
...

Perché almeno ieri, almeno oggi, almeno adesso, non si pone fine al sistema delle retoriche, opposte eppur eguali, e non si aiuta l'uomo a porsi con terribile chiarezza di fronte alla realtà? Perché chi ha la possibilità e, dunque, il dovere di farlo, non l'aiuta a capire come sia proprio la realtà sociale a naufragare una volta che essa venga privata del suo sangue sacro e religioso? Perché s'è avuto e si ha ancora il timore di dire che il Dio rifiutato è un vuoto che nessuna demagogia del benessere e dell'eguaglianza, o d'ambedue assieme, può colmare; e che quel vuoto, a riempirlo, sarà solo il cupo inferno della materia impazzita e della sua impazzita cecità e solitudine? (...)

L'uomo e la sua società stanno morendo per eccesso di realtà; ma d'una realtà privata del suo senso e del suo nome; privata, cioè, di Dio. Dunque, d'una realtà irreale. (...)

Affondare gli occhi nel nostro male tenendo presente il Dio che abbiamo lasciato o, quantomeno, il dolore d'averlo lasciato, non significa veder meno: significa vedere ancora di più; e significa, inoltre, non poter più usare la parola (quella parola che è appunto ciò che si fa carne) come menzogna; menzogna che è servita e serve per usare la carne; per colpirla, crivellarla e stenderla, assassinata, su una delle strade che avevamo costruito per il nostro bene e per la nostra vita.

Giovanni Testori

Corriere della Sera, 20 marzo 1978

Drauen Ghor
00mercoledì 6 luglio 2005 22:21
Ora non ho capito allora cosa intendi esattamente per calunnia.

La chiesa è definita controllore di coscienza, perchè se uno è un buon cattolico (maggioranza degli italiani) dovrebbe accettare le parole del Papa e reputarle come vere. Così molti pii che non hanno voglia di ragionare, danno ascolto ai preti e votano come vogliono loro. Non è certo colpa della chiesa se controlla le coscienze, ma di quelli che non ragionano neanche. Se tanti avessero ragionato su molte scelte, e avessero dato ragione alle opinione della chiesa cattolica mi sarebbe andato bene, ma si sa che questo succede ben poco (soprattutto tra i più vecchi). Una buona cosa, almeno secondo la mia opinione che so che è opinione di molti altri, il fatto che tanti anni fa si sia votato per aborto e divorzio non dando ascolto alla chiesa, è stato un sintomo che in quei casi la gente ci ha ragionato veramente (senza andare ad indagare se aborto e divorzio siano effettivamente giusti). Purtroppo ripeto che il ragionamento sembra mancare più si vada avanti con gli anni.


Per quanto riguarda Giovanni Testori, quello che scrive mi sembra solo un'accozzaglia di false retoriche da cui egli stesso aspira al loro termine.
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