Anch'io ho letto "Excalibur" di Cornwell e posso affermare che, oltre ad essere un libro avvincente e carico di emotività le quali portano ad una certo coinvolgimento da parte del lettore, non manca neanche di effettuare una obiettiva e fedele panoramica storica del periodo e del luogo che, ogni persona con una discreta cultura di entrambe, non può non riconoscere come vere e calzanti.
Il quadro storico ricostruito è particolarmente appropriato e non manca di documentazione, è palese ricordare che la Britannia in quel periodo è davvero dilaniata da lotte intestine tra Sassoni e Bretoni (destinati a soccombere), il tutto contornato dal progressivo abbandono dei Romani dell'Isola i quali ritiravano le truppe al fine di portarle a proteggere la madrepatria messa in periocolo dalle invasioni barbariche.
Il contesto di Cornwell è anche quello religioso ed, ancora una volta, veritiero. In molti sono gli storici e scrittori del tempo che affermano delle lotte tra cristiani e pagani e di come i secondi, lentamente, siano destinati a soccombere o ad integrarsi. L'Artù dello scrittore inglese è un uomo per cui conta solo la pace, non la religione che si professa (un concetto decisamente troppo "moderno" per l'epoca) e forse credo che questa sia la massiam espressione della tolleranza e, nel contempo ed in un certo senso, dei valori cristiani... le guerre di religione, prima di tutte le altre guerre, sono sbagliate e da combattere e nel libro Artù, nonostante il suo semi-ateismo sembra più cristiano di molti altri cristiani vedendo negli altri non cristiani o pagani, ma fratelli e "conterranei" con i quali lavorare sodo assieme per la sopravvivenza del paese.
L'Artù di Cornwell è un'innovazione rispetto alle precedenti versioni, è un uomo che nonostante la sua incredibile abilità nell'ars bellandi rifiuta ogni forma di combattimento e predilige nient'altro che una proficua alleanza tra le popolazioni della Britannia...
Quasi scherzosamente Gryps parla di Sansum... beh, è inutile dirlo, elementi del genere sono vissuti e vivono tutt'oggi, perfino tra le schiere ecclesiastiche...
Il punto è questo... ad una lettura altamente superficiale, disattenta e priva di analisi il romanzo in 5 libri di Cornwell sembra essere una mina vagante contro il Cristianesimo ma non è così... come lui stesso afferma in una frase che lascia riflettere "il cristianesimo di allora è un cristianesimo che noi oggi stenteremo a riconoscere"... Nulla di più vero.
Le guerre e le uccisioni in nome di Dio, in nome DEL NOSTRO DIO sono a parer mio le più grandi blasfemie che esistano... In quel luogo e in quel contesto dove regnava una forte confusione a livello religioso (non dimentichiamo mai degli scontri tra le varie culture religiose) certo i prinicpi del crisitanesimo, i nostri principi, tendevano a venir meno e, come sia Ostri stesso che Gryps ricorderenno dalla lettura del libro, Galad da cristiano è il primo a criticare la condotta di molti suoi confratelli...
Sulla religiosità di Artù c'è poi molto da dire... rimanendo sempre nel contesto del dove e quando è assai improbabile che Artù fosse cristiano perchè, rifacendoci a quel poco di attendibile che abbiamo, era difficile, molto difficile, (estremamente direi...) che un capo tribù (...attenzione... re è un tantino esagerato) bretone si fosse lasciato convertire... e signori, qui parlano la storia ed i fatti, non le fantasiose teorie di uno scrittore... la Britannia è stata tra le più restie colonie romane a piegarsi al credo e alla cultura dei proprio dominatori (e anche qui parlano le carte)... un significativo processo di conversione si ebbe solo dopo il 505 c.a D.C.
E qui chiudo, ma mi riprometto di rispondere ai vostri commenti dato che l'argomento mi vede particolarmente coinvolto...
Solo una domanda ad Ostri... con quali argomentazioni affermi che lo scritto di Cornwell è una porcheria? Dal punto di vista contenutistico-narrativo (anch'io sarei d'accordo su questo punto dati alcuni voli pindarici come il ruolo di lancillotto che non può non averti colpito)? Da quello storico (diamine non credo, una persona con un minimo di conoscenze storiche sulla Britannia dell'epoca -e a te non mancano, quindi escludo- troverebbe in Cornwell numerosi riscontri)? O ancora quello religioso (anche qui c'è da dire che la realtà ritratta dallo scrittore è abbastanza fedele...)?
P.S. (sempre x Ostri) Come tu stesso hai parlato di leggenda io ti ricordo che quest'ultima non rappresenta mai nulla di certo e torno a dire che l'intento di Cornwell non è quello di rispecchiare alla perfezione il mito (l'hanno fatto anche in troppi) ma quanto quello innovativo di fornire un altro punto di vista, di rendere un'altra idea e di cambiare un attimo scenario, alterando un attimo le parti, eliminando la staticità che ha segnato le narrazioni arturiane fino ad ora... E poi... definire un libro come "idiota" mi sembra un tantino fuori luogo, non trovi? Voglio dire... non si cala molto nello spirito critico che bisognerebbe assumere andando ad analizzare uno scritto... perquanto mediocre possa essere....
[Modificato da Lord Rhydderch 15/06/2004 19.12]