Il sistema penale inquisitorio

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Claudium
00sabato 27 agosto 2016 21:22
Ostri, se ne hai il tempo avrei piacere di farti un domanda sull'Inquisizione, visto che ne sei un esperto.

La mia prima lezione di diritto processuale penale fu sulla storia dei vari tipi di sistema processuale esistiti in occidente. La distinzione classica vede contrapposti il sistema inquisitorio (definito così proprio perchè tipico dell'Inquisizione) a quello accusatorio. Nel sistema inquisitorio quella che concettualmente sono definiti come accusa e giudice vengono incarnati nella stessa persona (perciò chi accusa una persona è quello che poi anche la va a giudicare); inoltre essa si caratterizza per il fatto che il processo è prettamente cartolare e "segreto": i giudici non sono tenuti ad ascoltare l'accusato ed a volte neanche a spiegargli gli elementi a base dell'accusa. Il sistema accusatorio invece è l'opposto: accusa e giudice sonon scissi, il processo si forma nel contradditorio tra le parti ed a giudicare tutto è una giuria.
Nel primo sistema viene lodata la celerità nel formare una sentenza a scapito però dell'equità, in quanto i giudici formulano il giudizio per conto proprio. Nel sistema accusatorio, invece, accade l'opposto.
Da quel che ricordo in occidente non esistono più sistemi puramente inquisitori o accusatori, in quanto si è cercato in vari modi di trovare una mediazione tra i due. Nel sistema italiano, per esempio, l'equilibrio viene trovato attraverso una caratterizzazione in tre fasi: una fase di indagine preliminari, di carattere inquisitorio, una di udienza preliminare, un misto da inquisitorio e accusatorio, e una fase dibattimentale, di carattere accusatorio.
La domanda che ti rivolgo è semplicemente se questa ricostruzione del sistema inquisitorio derivato dall'Inquisizione ti torna o meno.
Sommo Ostri
00domenica 28 agosto 2016 10:01
Holux Clau, non sono un esperto tecnico giuridico, ma ti posso rispondere in base allo storico delle cronache dei processi che sono arrivati fino a noi. L'Inq è una vecchia istituzione che operò per svariati secoli e in parti del mondo molto diverse, questo significa che le procedure inquisitoriali furono molto diverse da processo a processo, da luogo a luogo, da tempo a tempo, fermo restando che si basavano sul diritto romano, ma apportando alcune significative migliorìe, possiamo dire "evolvendolo" e modernizzandolo, riducendone le barbarie il più possibile, aumentandone l'imparzialità di giudizio, mitigandone notevolmente i traumi per gli imputati. Allora, sinceramente non ero a conoscenza del fatto che Pubblica Accusa - Giudice coincidessero, anzi posso dirti che nei processi inquisitoriali, non erano ammessi nè accusa nè difesa dell'imputato.
L'inquisitore sarebbe meglio chiamarlo "Perito" piuttosto che "Giudice", in quanto l'inquisitore non doveva far altro che emettere una perizia tecnica-teologica. In caso di riconosciuta eresia, l'imputato era riconosciuto automaticamente reo di "alto tradimento", poi la pena era altrettanto automatica, in base alle leggi statali vigenti in quel determinato luogo del processo, relative all'alto tradimento. Quindi come vedi il Giudice è "automatizzato" [SM=x92706] invece il corpo vero e proprio del processo era la perizia teologica per stabilire se l'imputato fosse eretico o no.
Ci si avvaleva prevalentemente di testimoni e di dichiarazioni dell'imputato, e anche di prove di vario altro tipo.
Concordo che il sistema accusatorio può sembrare più imparziale, ma non ci metterei la mano sul fuoco [SM=x92713] e poi approfitto della discussione per chiedere una tua opinione sull'effetivo modello giuridico attuale, che secondo me non è nè inquisitorio, nè accusatorio, nè misto. E' un sistema Legislatorio-integralista: spesso i Giudici applicano la legge alla lettera, senza contestualizzarla caso per caso, come fossero dei robot senza cuore... eh ma così possiamo metterci un computer al posto del giudice caspita! ma che modo è?! Non è mai successo prima nella storia un imbarbarimento del genere del sistema giuridico! Era perfino meglio quando decideva il Re caso per caso anche andando contro la legge a volte! Che ne pensiamo Clau? [SM=x92713]
Vinyadan
00domenica 28 agosto 2016 13:08
A me invece fa paura quando i giudici fanno sentenze che non hanno nulla a che fare con la legge o che ne stravolgono il significato. Non parlo di quando devono dare giudizi su ambiti per cui la legge non esiste ancora, lì c'è un problema ma la colpa non è loro, ma proprio di casi in cui la legge c'è ma preferiscono fare di testa propria. Poi se si va in appello di solito l'errore viene corretto, ma se nel processo si è stati trascinati contro la propria volontà e si devono già pagare le spese per il primo grado, andare in appello mette una gran paura a chi è un povero cristiano.

A parte questo, questa divisione del processo inquisitorio mi ricorda il sistema dell'attainder in Inghilterra. Un bill of attainder era in pratica una votazione con cui il Parlamento proclamava una persona colpevole di qualcosa e ne decideva la punizione (generalmente perdita dei diritti civili, della nobiltà, delle proprietà e/o della vita). Questo è un caso ancora più estremo che il processo inquisitorio, perché il Parlamento era sia legislatore, che giudice, che accusatore e il crimine veniva dichiarato ad personam. Fra le vittime della pratica Catherine Howard (quinta moglie di Enrico VIII)e Thomas Cromwell.
Claudium
00domenica 28 agosto 2016 20:37
X Ostri

Diciamo che il mio scopo era capire se quella che mi è stata insegnata è una verità o una semplice semplificazione da libro di testo. Considerando quello che scrivi, secondo cui a te non torna che giudice ed accusatore fossero la stessa persona e sul fatto che il procedimento variasse in base a zona ed epoca, propendo più per la seconda ipotesi allora.

Lungi da me da considerare il sistema accusatorio come migliore; per quanto mi riguarda è semplicemente diverso. L'inquisitorio infatti è molto efficiente nel formulare una sentenza in tempi rapidi mentre nell'accusatorio la giuria è di tipo popolare (e quindi facilmente suscettibile di manipolazioni) e l'accusa devo essere portata avanti da un privato (col rischio quindi che se nessuno accusi il processo non inizi nemmeno, cosa che nel nostro sistema penale viene evitata grazie alla presenza del pubblico ministero, un organo terzo che ha il dovere di formulare un'accusa in presenza di determinate condizioni).

Per quanto riguarda il mio parere sulla situazione processuale moderna mi hai fatto una domanda mica da ridere, Ostri [SM=x92713]
Innanzitutto premetto che non sono un professore di diritto o un magistrato/avvocato con esperienza ventennale, perciò la mia è la semplice opinione di un laureato in giurisprudenza.
Se un sistema possa essere definito come inquisitorio, accusatorio o misto non è una questione di efficienza ma di caratteristiche. A mio parere trovo giusto che la fase di indagini preliminari sia di tipo inquisitorio (mica puoi rendere pubblico che il tuo unico problema per confermare la colpevolezza dell'imputato principale è trovare l'arma del delitto [SM=x92705] ). La fase dibattimentale poi mi sembra ancora giusta ad essere di carattere accusatorio, perchè bisogna mettere le parti nella condizione di contestarsi a vicenda per capire quale sia la verità.
Circa invece l'atteggiamento dei giudici nel formulare una sentenza qui purtroppo devo aprire una parentesi bella lunga... (meglio se vi fermate un attimo e vi fate un tè prima di continuare a leggere [SM=x92713] )
Come affermato giustamente da te Ostri, storicamente la funzione del giudice è quella di trovare una mediazione tra legge e caso concreto, cioè quella di applicare una valutazione di carattere umano che una macchina non potrebbe mai fare (altrimenti basterebbe usare dei computer per fare i processi). Sul ruolo ricoperto dal giudice nella formulazione del giudizio o, meglio, su "quanto" di quello che pensa lui come individuo metta nella sentenza, è un argomento su cui vengono scritte addirittura intere tesi di laurea. Teoricamente il confine tra legge e giudice è molto netto: il legislatore ha la funzione di scrivere le leggi, i giudici di applicarle. Violare tale principio equivale a rompere l'equilibrio tra i tre grandi poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario). Tuttavia, spesso e volentieri il legislatore formula leggi dubbie o che non coprono tutti i casi del reale (esempio stupido: è punito con la pena della reclusione chi ruba le biciclette rosse. Ma quelle color mattone le considero rosse o no? E se la bici era blu ma poi la hanno colorata di rossa?). Ecco quindi emergere la funzione fondamentale del giudice nota come "interpretazione". Ma l'interpretazione consiste solo nel chiarire come applicare una legge o consiste nell'alterare il significato della legge stessa, creandone magari una nuova? Ecco una domanda molto difficile. Teoricamente l'interpretazione non può spingersi fino a cambiare il significato della legge, perchè equivarrebbe ad invadere il potere legislativo, ma praticamente invece lo fa. Prendiamo per esempio il mobbing. Nel nostro codice penale non esiste il reato di mobbing eppure le persone in Italia vengono comunque punite per questo. Come è possibile? Perchè la giurisprudenza (cioè i giudici) ha compensato tale vuoto lasciato dal legislatore (che non ha mai introdotto questo reato) prendendo la fattispecie di "Maltrattamenti contro familiari e conviventi" ampliandola anche ai casi di maltrattamenti sul lavoro tramite un'interpretazione secondo cui nel concetto di famiglia può essere ricompreso anche il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro. Tale funzione può sembrare forse sovversiva ma in realtà è fondamentale, perchè permette al giudice di adattare la legge al caso concreto; inoltre essa è storicamente attestata, in quanto nelle prime fasi del diritto romano i Pontefici Massimi, cioè i sacerdoti preposti all'applicazione delle leggi, formalmente lasciavano intatte le antiche leggi che non avevano facoltà di modificare ma praticamente ne creavano di nuove "interpretando" quelle già esistenti.
Ho aperto questa lunga parentesi per spiegare come nel nostro ordinamento il giudice faccia perciò tutto il contrario che applicare letteralmente la legge. Certo, ci sono dei confini che non può oltrepassare, perchè ci sono norme che deve rispettare alla lettera (per esempio, se c'è scritto che la pena va da 10 a 15 anni non può decidere di darne 20), pena (nel migliore dei casi) ad un annullamento nel giudizio di gradi successivo o (nel peggiore) ad un provvedimento disciplinare da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Ma ti dirò di più: esiste in ambito giuridico un istituto chiamato "giudizio di compensazione". Quando infatti in un caso sono presenti sia circostanze attenuanti (es. Riduzione di un terzo della pena) e aggravanti (es. Aumento di un quarto della pena) il giudice, al fine di non applicare meccanicamente una somma algebrica, è autorizzato a decidere quali circostanze applicare in base al caso concreto, giudicando se prevalgano le attenuanti o le aggravanti


X Vinyadan

Purtroppo dipende da che giudice ti capita: ci sono giudici in gamba ed altri che fanno come gli pare.

Conosco poco il sistema inglese, giusto la distinzione fondamentale tra common law e civil law ed alcuni istituti specifici tipo il trust, ma quello che mi descrivi mi fa venire in mente due istituti giuridici italiani, i quali potrebbero esservi in qualche modo connessi:
- la messa in stato di accusa da parte del Parlamento del Presidente della Repubblica (i giornali lo chiamano impeachment ma impropriamente perchè quella è la messa in stato di accusa da parte del Congresso del Presidente degli Stati Uniti).
- l'autorizzazione a procedere che il Parlamento deve rilasciare perchè un Pubblico Ministero possa accusare penalmente un parlamentare.
Sommo Ostri
00lunedì 29 agosto 2016 13:23
Grazie Clau ho capito molto meglio la situazione tragica in cui versa il nostro sistema giuridico. Secondo me dunque il nostro problema principale è il Legislatore che scrive spesso e volentieri leggi completamente idiote, totalmente ingiuste.
E' questo il punto secondo me, la Giustizia. Per rimanere nel tuo esempio sulla bicicletta rossa, la legge è completamente ingiusta, e il Giudice la applica in maniera altrettanto ingiusta. Il risultato è che come al solito per un cavillo idiota uno in malafede se la cava per una sfumatura di colore.
Capito che intendo? Vogliamo o no una sentenza che renda giustizia? Oppure stiamo tutti così a cazzeggiare su cavilli legali e conflitti di ruoli legislativi?
Non può essere che se vengo svegliato di notte da un ladro dentro casa, vedo che ha una pistola in mano, io riesco a prendere una scopa e gli rompo un dito cercando di disarmarlo, sono io che vengo condannato per eccesso di difesa perchè la pistola era un giocattolo. Dentro casa mia! Ma stiamo scherzando?!
Claudium
00lunedì 29 agosto 2016 14:16
Condivido grosso modo il tuo punto di vista Ostri. Diciamo che per come la vedo io, i problemi del sistema giuridico italiano (in ordine di importanza) sono i seguenti:

- eccessiva lunghezza dei processi

Oggigiorno infatti le cause in tribunale durano anni ed a volte anche decadi. I motivi principali, a mio parere, sono dovuti al fatto che i procedimenti sono troppo lunghi e dispersivi ed al fatto che l'organico dei tribunali è troppo ridotto (andrebbe almeno raddoppiato). In quest'ultimo caso ricordo infatti che quando lavoravo in tribunale i fascicoli erano così tanti che non ci stavano tutti sui tavoli ed eravamo costretti ad impilarli sul pavimento.

- interventi maldestri del legislatore

Il nostro sistema giuridico è troppo vecchio (data di pubblicazione del codice civile: 1942; data di pubblicazione del codice penale: 1930). La conseguenza è che gran parte delle norme sia stata cancellata o riscritta o ampliata/ristretta un numero innumerevole di volte per adattarle ai tempi moderni; a ciò si aggiungono inoltre tutti i vari decreti scritti nei decenni precedenti che vanno a creare un'appendice aggiuntiva ai codici stessi. Tutto ciò rende quindi molto difficile districarsi tra le leggi e combinarle tra loro. Per non parlare poi degli interventi fatti dal legislatore che non sa o che non riesce a comprendere per i suddetti motivi il quadro generale, i quali creano ulteriore lavoro ai giudici che devono trovarvi un'interpretazione.

- uso improprio della prescrizione (solo ambito penale)

La prescrizione è un istituto creato per risparmiare tempo e denaro il quale prevede che, trascorso un certo periodo di tempo dal verificarsi di un determinato reato, venga dato per scontato che nessuno abbia più interesse ad ottenere una sentenza al riguardo (se 20 anni fa mi hanno rubato la bici non ha senso che io chieda adesso che il ladro venga messo in prigione). Per via però dell'allungarsi dei tempi del processo, tale istituto si è trasformato in una forma di scappatoia dalla giustizia, in quanto molti imputati e avvocati puntano oggi ad allungare il più possibile la durata di processi già lunghi facendo richieste inutili o creando serie infinite di appelli, al fine di raggiungere il termine di prescrizione e quindi estinguendo un processo che probabilmente si sarebbe concluso con una sentenza di condanna.
Vinyadan
00lunedì 29 agosto 2016 19:00
Io ho avuto l'impressione, ultimamente, che parecchie leggi siano state semplicemente scritte con i piedi o senza preoccuparsi della loro applicazione. I casi che ho di più in mente sono due:

Uno riguarda la falconeria. Se vuoi praticare la falconeria, devi avere il porto d'armi, anche se non avrai mai bisogno di un'arma, perché la lepre la prende il falco. Devi avere il porto d'armi perché, per falconare (verbo inventato), devi avere la licenza di caccia, per il quale serve il porto d'armi; che è come dire che devi avere il porto d'armi per pescare a lenza, perché magari vuoi anche pescare con il fucile subacqueo. Gli spettacoli, così come le operazioni di bird control, sono invece praticamente tutti illegali, perché la falconeria è descritta dalla legge solo come operazioni di caccia e il falcone è equiparato al fucile; questo vuol dire che spettacoli fatti in luoghi o tempi o modalità in cui la caccia non è consentita sono in teoria impossibili.

Un altro è un po' più tecnologico: la legge sui cookie in Italia. E' una cosa da follia, richiede di fare cose che semplicemente non sono possibili e minaccia punizioni da centinaia di migliaia di euro. E, se uno dice "ma va' a... il sito lo faccio con base in Austria", salta fuori che l'eventuale reato non è avere il sito fatto in un certo modo, ma che il sito fatto in quel modo venga visualizzato dall'Italia, anche se è all'estero; il che vuol dire che la prossima volta che Obama viene in visita bisogna arrestarlo, perché il sito della Casa Bianca viene visitato da utenti italiani, ma non rispetta le leggi italiane sulla tutela della privacy. Il Garante per la Privacy, che è quello che ha fatto la legge, ha poi emesso dei suggerimenti sulla sua applicazione, suggerimenti che invitavano a violare la legge stessa, tanto per dire quanto l'aveva scritta bene.

Per il caso 1 c'è il confronto con la Germania, dove l'esame di caccia non richiede necessariamente il porto d'armi (sono cose tipo come sono fatte le prede, quali sono le leggi eccetera); una volta che hai fatto questo esame fondamentale puoi farne un altro per poter cacciare con armi (e qui ti serve il porto d'armi) oppure uno separato per la caccia con animali (falco, furetto). Poi se vuoi li fai tutti e tre, però in pratica vuol dire che non devi spendere i 500 euro per il porto d'armi se tanto un'arma non la vuoi toccare perché a te piace la caccia col rapace.

Per il caso 2 c'è il confronto con qualunque altra nazione, in particolare l'Inghilterra che ha proposto di partire dal presupposto del consenso implicito - se visiti un sito dai implicitamente il consenso al fatto che i tuoi dati saranno raccolti; se non vuoi premi il bottoncino che spegne l'accettazione dei cookie, mica che il padrone del sito deve creare 5000 pagine di informative e istruzioni e spiegazioni e comandi java per generare schede traforate con 500 tipi diversi di cookie da cui l'utente medio dovrebbe scegliere quali usare.

E queste sono leggi per cose che, alla fine, sono delle minchiatine, io mi immagino che cosa infernale deve essere avere un'azienda o essere in regola con un negozio o un ristorante.
SolarKnight
00lunedì 29 agosto 2016 21:10
[SM=x92713] eh eh è bello argomentato questo dibattito sulla giurisprudenza. Dal canto mio per quel che so (non ho ancora letto gli interventi, lo farò con calma) il codice penale non ha avuto grandi aggiornamenti e con un avvocato "capace, noto e di peso" anche un killer la fa franca... sul come non lo so.
Vinyadan
00martedì 20 settembre 2016 15:46
A proposito di quello che dicevo, dei magistrati che giudicano a caso senza seguire la legge: probabilmente avete sentito di quello che è successo poco tempo fa, Tiziana Cantone che si è uccisa per la diffusione dei video. Sperando nella misericordia di Dio verso tutti quelli che sono coinvolti, resta il problema che la Cantone, dopo un primo tentativo di far mivuovere i video, aveva sporto denuncia per violazione della privacy contro chi li aveva diffusi. Il PM ha risposto che non poteva procedere perché mancavano i riscontri del divieto di diffusione, insomma lei non aveva prove di aver vietato di diffonderli. Adesso che è morta, il Garante della privacy dice che, in realtà, secondo la legge, non è vero che si può diffondere quello che si vuole se non c'è il divieto dell'interessato: invece, è vietato diffondere informazioni sensibili senza avere il consenso esplicito dell'interessato.

Quindi il PM ha addirittura negato l'avvio di un processo applicando una legge da lui inventata.

A me vengono i brividi quando leggo queste storie. Il PM ha poi fatto un pastrocchio aggiuntivo confondendo il diritto all'oblio di fatti di pubblico interesse con il diritto alla rimozione di dati personali diffusi indebitamente (nel primo caso deve passare del tempo per rimuovere i dati, nel secondo no, anzi, va fatto il più in fretta possibile).

L'intervista al presidente del Garante è disponibile qui, sul sito del Garante: 194.242.234.211/documents/10160/4630756/SKY+TG+24+%22Gogna+sul+web%22+-+Intervista+Antonello+Soro%2C16+settembre+...
SolarKnight
00martedì 20 settembre 2016 16:16
Infatti è una di quelle classiche storie che puzzano lontano un miglio, quando si dice che la legge la applcano a modo loro, non è una cavolata. Purtroppo sono quelle cose che ti fanno arrabbiare molto.
Su questo fatto sarei interessato a sapere da Claudium cosa sarà mai successo sul piano della giurisprudenza, come possono cambiare versioni dalla sera al mattino (a parte per quel che è successo).
Claudium
00martedì 20 settembre 2016 22:55
Di questa vicenda qua a Londra non avevo sentito nulla, mi spiace molto per quella ragazza.

Per il discorso da giurista, non conosco con precisione le norme inerenti la tutela della privacy (nella mia facoltà fanno studiare stron**** tipo il diritto commerciale romano e poi non inseriscono nel programma di nessuno corso una cosa così importante come la tutela della privacy. Vergognoso...)

Tuttavia, da come hai intavolato il discorso Vinyadan, non penso che quel PM abbia inventato una legge, semplicemente era un magistrato poco preparato (e fidatevi, con tutti i raccomandati che girano all'esame da uditore giudiziario, ce ne sono davvero parecchi...) che non conosceva una tematica di legge su cui invece avrebbe quantomeno dovuto compiere una ricerca. Il nostro ordinamento, infatti, è talmente incasinato tra interventi e correzioni fatte a destra ed a manca che persino un magistrato in buona fede può sbagliare. Figuriamoci poi un inetto o, ancora peggio, uno malevolo.
Vinyadan
00mercoledì 21 settembre 2016 10:52
In effetti nel parlare di legge inventata ho esagerato, perché a dire così sembra che il PM abbia fatto apposta, il problema è che per il povero cittadino il risultato non cambia. Immagino che in questa fase (denuncia) non si usi un avvocato? Penso che un avvocato capace di fare il suo mestiere avrebbe tirato fuori la legge giusta (denuncia per... come da art. XXY).

Mi domando però, un magistrato che fa errori di questo tipo ne deve rispondere? Si era parlato molto della responsabilità civile o addirittura penale dei magistrati, ma, da come girano le notizie, sembra che queste leggi cambino più in fretta di quelle sulle pensioni.
Claudium
00mercoledì 21 settembre 2016 11:32
Dunque, parlando per quanto mi è stato insegnato, in questo momento ci troviamo nella fase immediatamente precedente alle indagini preliminari. C'è una denuncia, la quale costituisce la modalità in questo caso attraverso cui il pm viene a conoscenza della possibile commissione di un reato, a cui fa seguito l'iscrizione nel registro delle notizie di reato, la quale dà inizio al procedimento in via ufficiale. Da lì in poi inizia la fase di indagini preliminari (non più di 6 mesi) al cui termine il pm decide se effettivamente ci possa essere stato un effettivo reato e tutti gli elementi a sostegno di questa tesi. Se non è convinto, si procede all'archiviazione, altrimenti si va all'udienza preliminare. I pm fanno tutti parte di un ufficio chiamato Procura della Repubblica e praticamente ce ne è una in ogni tribunale. Ogni pm è supervisionato dal capo del suo ufficio che sarebbe il Procuratore della Repubblica (ovviamente parlo solo del primo grado di giudizio). A ciò si aggiunge il fatto che ogni magistrato sottostà al Consiglio Superiore della Magistratura, il quale decide vita, morte e miracoli della carriera di un magistrato. In teoria quindi i controlli ci sono anche se non so dirvi nella pratica quanto siano stringenti. Comunque ricordo che un annetto fa c'era un magistrato che aveva avuto il coraggio di dire in televisione che una madre con un figlio drogato è una madre fallita, perchè non ha fatto bene il proprio mestiere. Ecco, quel magistrato mi sembra fosse stato rimosso immediatamente dal suo incarico.
Claudium
00mercoledì 21 settembre 2016 21:30
Dimenticavo una cosa importante: attenti a non confondere un processo civile con uno penale.

In un processo civile ci sono un giudice, una parte che accusa, ed una che si difende, ed entrambe quest'ultime sono assistite da un difensore (quello che volgarmente chiamiamo avvocato).

In un processo penale ci sono il giudice, la parte che accusa (che sarebbe sempre e comunque il Pubblico Ministero) ed un parte che si difende (l'imputato), la quale è assistita da un difensore. In tutto questo quadro la vittima viene definita come "persona offesa dal reato"; essa non ha un difensore perché praticamente già il Pubblico Ministero sarebbe l'avvocato che accusa per conto suo. Il suo ruolo nel processo, salvo casi particolari è comunque molto limitato: presenta memorie o indica elementi di prova. Tutto il resto lo fa il PM.
SolarKnight
00mercoledì 21 settembre 2016 23:46
Le tue nozioni di giurisprudenza non guastano, è un bene sapere come funziona il sistema giudiziale, anche se non sei andato nel dettaglio per darci modo di capirle.
Claudium
00mercoledì 21 settembre 2016 23:57
Ripeto: le mie conoscenze sono limitate alla sola teoria. So solo come le cose "dovrebbero" andare. Per i dettagli cosa è che vorresti capire di preciso? Come sono divise le fasi di un processo penale?
SolarKnight
00giovedì 22 settembre 2016 00:20
Volevo sapere che razza di situazione giuridica si sta creando per il caso che Vinyadan ha citato, ma da quel che hai detto, non lo potremo mai capire, perché come hai ripetuto dalla teoria alla pratica cambiano un sacco di cose, oltre al fatto che non si tengono conto altre dinamiche esterne di qualsiasi natura (che appunto non conosco).
Vinyadan
00giovedì 22 settembre 2016 00:28
Io penso che si siano due cose che vanno fatte. La prima è, da un lato, rendere più semplice la struttura dello studio universitario, dall'altro rendere più efficace l'insegnamento, in modo tale che la prossima generazione sia più preparata e, soprattutto, abbia un senso di responsabilità più forte di quella attuale. E poi rendre più efficienti le strutture burocratiche, certo.

Ma io credo che tutti debbano partecipare e che il Regno in particolare abbia delle risorse non da poco. Le leggi sono confuse, le leggi sono incasinate. Noi qui abbiamo un uomo che è riuscito a districare l'inestricabile e a ricomporre l'incomponibile. Io propongo che Otrebmu Ittoram, dopo la Cronologia, riscriva tutte le leggi e tutti i codici italiani, quello penale, quello civile, quelli regionali, i regolamenti municipali e quelli di tutti i parchi giochi. Ovviamente nessuno di noi potrà assisterlo, perché toccare il lavoro di un cotanto maestro, per degli zucconi come noi, vorrebbe dire rovinarlo. Forza Otre! L'Italia ha bisogno di te! Noi intanto ti facciamo il tifo [SM=x92702] [SM=x92713]
SolarKnight
00giovedì 22 settembre 2016 00:32
Mi metto da parte. Mai intralciare anche con la rpesenza lo Mastro Erudito. Infatti, vado a continuare il lavoro Rpg, che è meglio [SM=x92706]
Sommo Ostri
00martedì 18 ottobre 2016 15:06
Allora ho sentito la notizia che quella madre che ha ucciso il suo piccolo figlio e gettato in un fosso (non ricordo i nomi, credo sia il piccolo Loris, non seguo queste macabre telenovelas per principio) è stata riconosciuta colpevole e condannata a 30 anni.
Io volevo solo chiedervi se non è il caso di cambiare un tantino le leggi, se è stata giudicata colpevole, è assurda la pena di 30 anni. Non sarebbe il caso di darle 3 ergastoli? In modo che anche qualora ricevesse la grazia dal Pres fella Rep. le rimarrebbero 2 ergastoli da scontare. Possibile che nemmeno quando un omicidio sia così atroce, con tutte le aggravanti incredibili del caso, come la vittima giovanissima, lo stretto legame parentale... possibile che neanche così si arrivi a dare 1 ergastolo?! Io non ho parole...
Claudium
00martedì 18 ottobre 2016 17:08
Penso che per una donna di 28 anni stare in galera fino ai 58 non sia così tanto differente dallo starci per sempre.
In ogni caso vorrei leggerlo il testo della sentenza perchè c'è qualcosa che non mi convince:
- Le condanne sono a titolo di due reati, "Omicidio" (art. 575 c.p.) e "Occultamento di cadavere" (art. 412 c.p.). La prima prevede la pena della reclusione dai 21 anni in su mentre la seconda la pena della reclusione fino ai 3 anni.
- L'omicidio aggravato in quanto omicidio del discendente (parricidio aggravato) prevede in realtà la pena dell'ergastolo (art. 576, c.1, n.2, ipotesi 1), ma in questo caso non è stata applicata. Dovrei fare una ricerca per esserne sicuro ma secondo una nota molto confusa sul codice penale che ho letto, credo che il motivo sia dovuto al fatto che tale circostanza aggravante, per essere applicata, necessita anche del criterio della c.d. "premeditazione", la quale so per certo dall'articolo di giornale che è stata esclusa.
- Tuttavia l'art. 577 c.p., c.1, prevede di nuovo la pena dell'ergastolo a titolo di parricidio semplice e vorrei sapere per che c**** questa non è stata applicata.

Qui qualcosa non mi torna...
Sommo Ostri
00mercoledì 19 ottobre 2016 12:13
thanks Claude, la cosa schifosa è che, qualunque siano le motivazioni da Codice Penale, essendo stata condannata a soli 30 anni, se ne farà scarsi 10 tra inulti, indultini, buona condotta e stercate varie. Per un delitto del genere, ripugnante...
Vinyadan
00giovedì 3 novembre 2016 02:16
Per restare nell'ambito delle "cose strane":

Oggi è uscita la notizia che la Lucarelli è stata condannata a 500 euro di multa e 5000 di danni per aver scritto nel 2010 un post sul suo blog in cui diceva che una concorrente di Miss Italia era trans operata.

A parte che la ragazza in questione è veramente, ehm, "ragguardevole" e dell'uomo non ha nulla, a guardare la cronaca degli eventi un po' di domande mi salgono.

Nel 2010 lei scrive il post e viene querelata. Nel 2013 parte il processo. Nel 2016 arriva la condanna.

Ma ci vogliono sei anni e un processo con pm e avvocati per decidere se un testo più breve di un foglio A4 va multato o no?

E oggi è anche uscita la notizia della possibile riapertura del processo al libro "La falce e il carrello" di Caprotti. Libro del 2007, processo in corso da nove anni con tre sentenze diverse (I il libro va vietato e fatto sparire, II il libro va distribuito, III la sentenza numero II è stata fatta sulle basi sbagliate, quindi si può ripartire con una quarta sentenza, se qualcuno si sente!), l'autore è morto stravecchio la settimana scorsa.

Insomma, io non denuncerò mai nessuno. [SM=x92712] Già essere in un processo per dieci o dodici anni come parte civile è una condanna.
Claudium
00giovedì 3 novembre 2016 13:10
Hai centrato perfettamente il punto Vinyadan. Le tempistiche della "giustizia" italiana sono proprio queste. Ti dico solo che alcuni miei amici hanno iniziato una causa civile 18 anni fa e stanno finendo solo adesso con una sentenza di secondo grado...
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