Desiderare

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Adriano II
00giovedì 18 novembre 2004 09:15
E VOI PADRI, INSEGNATE CHE DESIDERARE È BELLO
da Famiglia Cristiana, n. 46, 14 novembre 2004
di Renata Maderna

------------------------------------------------------------

Siamo nella società del "tutto e subito". Ma così i figli non imparano ad allenarsi alle fatiche della vita.

I desideri? Non ci sono più. Parola di Claudio Risé, psicanalista, docente di Sociologia dei processi culturali e soprattutto autore di libri dall’ininterrotto successo, testi che macinano nuove edizioni in pochi mesi e conoscono quella diffusione tentacolare che solo il passaparola riesce a tessere. Come Il padre, l’assente inaccettabile, un testo decisivo nel dibattito sul ruolo paterno, e il più recente Il mestiere di padre, pubblicato anch’esso dalle edizioni San Paolo, ricco di risposte sui tanti interrogativi della vita familiare, dalla richiesta di appendersi un anello al naso a quella di andare in discoteca. Felicità è donarsi è, invece, il titolo del libro pubblicato per Sperling, «contro la cultura del narcisismo e per la scoperta dell’altro», un desiderio evocato anche da alcuni dei lettori che ci hanno scritto in questa occasione.


Consumatori fin da bambini

«Fa piacere ascoltare queste richieste, perché l’assenza di desideri è in realtà un malessere diffuso, tipico di questa società che ti abitua a essere un consumatore fin dalla più tenera età. Nei molti incontri che ho avuto con i miei lettori, e nelle centinaia di messaggi che ricevo nel sito www.claudio-rise.it, rilevo sempre molti disagi, molti bisogni, ma pochissimi desideri. I bambini stessi imparano a organizzare la propria energia psichica attorno al soddisfacimento immediato del bisogno e non alla produzione del desiderio».
L’ultimo modello di un giocattolo? Prego, ecco qui. Il giornalino esposto in edicola? Tieni i soldi per comprarlo. Lo zainetto che hanno tutti? Si butta il vecchio e si acquista subito il nuovo... Le situazioni in cui le richieste dei bambini vengono immediatamente soddisfatte balzano alla mente di tutti, come del resto l’evoluzione di questi desideri, che più avanti si trasformeranno nell’immagine di una moto, un’automobile, l’ultimo film o il viaggio nel Paese della moda.

Tendere l’arco per lanciare la freccia

Spiega Risé: «Il desiderio nasce da un momento di solitudine e di silenzio. Nasce da una mancanza. Ma se non mi manca nulla, che cosa desidero?
Se il cibo mi viene continuamente rovesciato addosso, come faccio a decidere che cosa vorrei? Il desiderio non ha neppure il tempo di nascere. La psiche è continuamente affollata da una serie di stimoli che vengono dall’esterno e che mettono il soggetto in posizione passiva».
Lo psicanalista e autore, che scrive dei padri ma piace molto a tante madri perché grida da tempo l’urgenza che gli uomini ritrovino un ruolo educativo (abbandonato alle donne o, peggio ancora, da esse mutuato secondo una dannosa fotocopia), scova sempre immagini molto efficaci.
«Il desiderio», spiega, «è come un arco: se non lo tendi, non puoi scoccare la freccia. I padri cominciano ad accorgersene guardando i figli adolescenti apatici, che fanno fatica persino a progettare una vacanza o a decidere quale regalo vogliono. Sono loro, i padri, che dovrebbero istruire a desiderare, a mettere a fuoco un obiettivo per cui impegnarsi, lottare, allenandosi nella presa di distanza e anche nel fallimento, nella caduta, da cui le madri proteggono per mestiere. Questo è il sapere che io chiamo simbolicamente "della ferita". Solo così si educa a tendere l’arco».



N e s s u n o
00giovedì 18 novembre 2004 20:00
Problema complesso...
Condivido l'analisi generale: ma estendo il problema anche agli adulti anche se negli adolescenti e nei bambini è immediatamente visibile.
Viviamo in una società che lascia sempre meno spazio ai desideri del singolo e cerca invece sempre più di "desiderare per noi".
Una sorta di fabbrica di piccole (e futili) felicità preconfezionate da comprare e gustarsi comodamente a casa, purchè questo distolga il bambino (e l'adulto) dal desiderare qualcosa di più grande e più soddisfacente, come la pace o la libertà....o chissà cosa.
Non c'è più urgenza di imparare a fare i genitori, ci pensano società e tv. Tonnellate di canali tematici per bambini e ragazzi in onda 24 ore al giorno: se non hai tempo/voglia per dedicarti a lui, non sentirti in colpa....piazzalo davanti ad uno schermo. Oppure, se sei benestante, ecco una serie di desideri preconfezionati con cui gli abbiamo riempito il cervello: soddisfane un paio e per un po' ti lascerà in pace.

Il figlio non è un essere umano a cui dedicarsi che impara a vivere, ma insegna anche a vivere. Ormai è un accidente casuale, è necessario averlo perchè se non ci sono figli la famiglia non è "politically correct". Poco importa se poi li si abbandoni per metà della loro esistenza in un turbine di televisioni/playstation/babysitter/nonni/asili/preasili/asilinido.

In fondo "Devo pur vivere/farcarriera/sentirmirealizzato/a anche io!".

E ciò che viene fuori è un piccolo Nulla, che non sa cosa è nè cosa vuole realmente, ma solo cosa DEVE volere. I cui pensieri, desideri e orizzonti sono come una finestra murata sulla quale campeggiano milioni di insegne pubblicitarie....
...e allora il regalo più bello che possiamo fare a questi bambini è un solido, robusto, grandioso...PICCONE!!

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:32.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com