Blue Sky: libro fantasy a favore dei bambini africani

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JoeCommoner
00giovedì 20 novembre 2008 06:43

Salve a tutti,
purtroppo dopo che si è arcanamente cancellato il messaggio sul libro, cerco di mettere in evidenza qualche dato sul libro che ho scritto e a cui tengo molto non per me, ma per i bambini di Migoli (Iringa) in Tanzania, dove sono stato di persona per ben due volte e a cui ho cercato di donare me stesso, ricevendo 10, 100, 1000 volte di più.

Il libro si intitola "Blue Sky e l'ingannevole mondo dell'apparenza", edito da Greco, scritto da Joe Commoner (il mio pseudonimo), ISBN: 88-7512-045-5, costo attuale appena 9 euro.

Il libro è interamente consultabile on-line su:
Google Books

E acquistabile on line su:
Internet Bookshop
ma ormai in quasi tutte le librerie scolastiche d'Italia.

Come potete aiutarmi?
1) Pregando (mi rivolgo ai credenti) e facendo dei pensieri positivi su questi bambini affinchè trovino il cibo, l'istruzione, la sanità e soprattutto l'affetto di cui hanno bisogno.
2) Facendo adottare il libro dalle proprie insegnanti nelle scuole elementari e/o medie. A questo proposito, le insegnanti possono richiedere un saggio campione per una eventuale adozione,
al distributore nazionale "Il Capitello".
3) Acquistando, diffondendo il libro e eventualmente mettendo un commento su Internet Bookshop.

Un ringraziamento di cuore a chinque voglia collaborare a questo progetto.

Un abbraccio a tutti,
Joe

JoeCommoner
00giovedì 20 novembre 2008 06:50
Breve presentazione del libro

Questa in poche righe è la descrizione del libro:

Miriam, la protagonista, è una ragazza come tante. E' fortemente attratta dai falsi valori che circondano la società in cui vive: la ricchezza, il potere, la bellezza esteriore. Una notte, incantata da una luce misteriosa, decide di seguirla, precipitando nel fantastico mondo dell'apparenza. Qui la sua storia si intreccia con quella di Blue Sky, un saggio e spiritoso drago che la mette in guardia contri i falsi valori, suggerendole di non fermarsi alle apparenze, ma di ascoltare la voce del proprio cuore per intraprendere il sentiero giusto nel cammino della sua vita.

Per altre informazioni sul libro potete dare anche un'occhiata al mio sito:
www.joecommoner.it/

Grazie ancora,
Joe

JoeCommoner
00giovedì 20 novembre 2008 06:53
Esperienze di Missione a Migoli
Nel festeggiare il mio millesimo post (ormai è da un po' che sono nel Regno [SM=x92705]) è un privilegio descrivervi le emozioni da me provate a Migoli:

ESPERIENZA 1:
E' un'ardua impresa tentare di descrivere a parole la tempesta di emozioni che ho provato nei miei 18 giorni di permanenza a Migoli.
Ricordo ancora il colloquio con Padre D., prima della mia partenza, quando mi disse:"Ora io cercherò in tutti i modi possibili di scoraggiarti a partire", illustrandomi i rischi e i pericoli che avrei dovuto affrontare. Non mi sono per nulla fatto intimorire, poiché in cuor mio sapevo che sarei stato sotto la protezione divina.
Arrivato a Migoli, sono stato accolto dalla popolazione come se fossi uno di loro: ho avuto come la sensazione di essere stato là da sempre! Anche se ci sono state difficoltà legate alla lingua, in realtà il linguaggio dell'amore è quello che ha trionfato e trionferà sempre.
Stare là è come assistere quotidianamente ad un soave concerto: l'alba, la natura, gli animali, la terra a contatto con i piedi nudi dei suoi abitanti, i bambini che giocano felici intere giornate con un pezzo di legno, le case di fango spesso mezze distrutte, il tramonto e il cielo notturno tempestato di stelle spendenti emettono armoniosamente una propria melodia. Tale melodia non può essere ascoltata con le nostre orecchie, ma solo col nostro cuore, in quanto non rappresenta altro che la massiccia presenza di Dio!
Alcune chiese erano fatte di pietre, legno e paglia, ma i canti, le danze e l'immensa fede della popolazione rendevano le celebrazioni davvero toccanti: usando semplicemente parti di biciclette, pezzi di legno e tappi di bottiglie, la gente riusciva a trasmettere intense emozioni, tanto da farmi commuovere. Ciò poiché non si loda il Signore solo con gli strumenti musicali, ma soprattutto e specialmente col cuore.
A proposito di fede, vorrei riportare una frase, su cui ho molto meditato, detta da un ragazzo di Migoli per consolare un amico che stava male:"La malattia è la benedizione di Dio". Infatti, quando stiamo poco bene, la prima cosa che facciamo è metterci in contatto con l'Onnipotente. Magari noi avessimo tanta fede! Noi che siamo sempre tanto bravi a lamentarci...
Diversi sono poi i piccoli grandi gesti che mi hanno fatto riflettere: il modo di spolpare e quasi sbranare ciò che mangiano, mentre noi siamo spesso schizzinosi e lasciamo quasi tutto sul piatto; il modo di ricevere gli oggetti con due mani e con un inchino, mentre noi usiamo una sola mano e magari con la faccia girata dall'altro lato... Questi sono segni dell'amore e della dedizione che loro mettono in qualunque cosa e tutto ciò che a noi può apparire insignificante per loro ha un valore immenso.
Ogni volta che avevo qualche minuto libero, ne approfittavo per recarmi all'orfanotrofio, in cui venivo accolto con immensa gioia dai bimbi, subito pronti ad aggrapparsi alle mie gambe, per cercare un po' di calore umano, sicuramente mai abbastanza da colmare il loro vuoto. Si attaccavano a me con tanto ardore da farmi commuovere e rendere davvero difficile il distacco.
Concludendo, sono partito per scoprire luoghi nuovi e gente nuova, ma in realtà ho scoperto meglio me stesso: Dio ha inondato il mio cuore di tanta luce da far accendere in me una fiamma ardente. Ciò che ho capito è che la mia vera missione inizia adesso, al mio rientro, ed è quella di estendere la fiamma che arde in me a tutti voi, così da far risplendere anche i vostri cuori.

ESPERIENZA 2:
Quando due anni fa ho lasciato la terra africana, ho chiesto al Signore un dono: quello di ritornare in quei luoghi assieme alle persone a me più care. Ed è così che ho condiviso la mia nuova esperienza, come se fosse una perla preziosa, con mia moglie Tatiana e mia sorella Agata.
Le giornate a Migoli iniziano sempre nel migliore dei modi: la Santa Messa, al termine della quale ci si prepara per celebrarla nuovamente in un altro dei diciassette villaggi della missione catanese. Al ritorno, ad attendere il sacerdote, c'è sempre una lunga fila di persone bisognose, le quali espongono i loro problemi, che noi occidentali non potremmo nemmeno immaginare. Nonostante tutto, nella mentalità africana, prima di chiedere qualsiasi cosa, vale a dire prima di pensare a se stessi, c'è sempre la delicatezza di chiedere all'altro come sta, se hai dei problemi, e solo dopo viene fatta la richiesta, che nella maggior parte dei casi consiste in un minimo sostentamento per sfamare i propri figli.
Nel villaggio di Migoli, un grande insegnamento mi è stato dato da un ragazzo ritardato ed epilettico, di nome Chungu (che in lingua swahili significa dolore), il quale, anche se parla a stento, ha una spiritualità eccezionale: prima di mangiare con una fatica indescrivibile si fa il segno della croce e chiude per qualche attimo gli occhi in segno di ringraziamento. Dalle sue ore passate a fissare un crocifisso dipinto sul muro ho imparato veramente tanto…
Un'altra importante testimonianza mi è stata donata in occasione del tragitto verso un altro villaggio. In quell'occasione, eravamo una trentina di persone in una jeep, strette come sardine e sbattute ripetutamente a causa dei continui sobbalzi del mezzo, dovuti al terreno molto scosceso. Mi chiedevo il perché era venuta tanta gente, a differenza delle altre volte, e pensavo tra me che forse era un modo per farsi una gitarella, per impegnare il tempo. Ma mi sbagliavo: erano venuti, pur soffrendo, per testimoniare su come hanno incontrato il Signore nella loro vita ai loro fratelli di un altro villaggio e per celebrare la Santa Messa. E noi che abbiamo tante chiese a portata di mano, in cui si celebra messa anche più volte al giorno, ci lamentiamo piagnucolando che non abbiamo il tempo per andarci!
Una cosa che è messa a dura prova in questa terra è sicuramente la pazienza. Siamo ormai abituati a fare così tante cose nell'arco della nostra giornata che, quando abbiamo del tempo per stare da soli con noi stessi, cadiamo in crisi. Stare da soli con sé stessi non è sinonimo d'isolamento, ma al contrario, chi ci riesce ritrova dentro di sé la profondità dei suoi sentimenti, basilare per l'equilibrio personale. Sono fondamentali tali pause per interrogarci su noi stessi e diventare padroni delle nostre attività, anziché schiavi delle nostre abitudini. "L'empio fugge anche se nessuno lo insegue, mentre il giusto è sicuro come un giovane leone" (Proverbi 28,1).
So che le parole sono inadatte ad esprimere i forti sentimenti interiori provati in questi giorni, ma c'è come un fuoco che arde dentro di me, che anche se volessi non riuscirei a soffocare. Ho vissuto in prima persona quella realtà e ormai mi sono compromesso: non posso non pensare ogni giorno, in ogni mia azione, a liberarmi del superfluo e tentare di vivere nella semplicità e nella condivisione.
Andando in terra di missione, si ha la voglia di agire concretamente, per esempio distribuendo delle caramelle, o vestendo un bimbo coperto di stracci. Ma dobbiamo chiederci per chi lo facciamo veramente: per loro o per noi stessi? Se scaviamo nella nostra anima, sappiamo che ciò ci gratifica, ma se vediamo con gli occhi di quei bambini, ci rendiamo conto che ciò che vogliono non sono degli oggetti materiali, ma ciò che dobbiamo donare è noi stessi! Siamo pronti a fare vera missione? Doniamo noi stessi, il nostro calore, il nostro amore… E se qualcuno di loro sbaglia, e cerca di approfittarne, perdoniamolo, perché è la povertà che lo spinge a questo. Bene, rimbocchiamoci allora le maniche e pensiamo alle loro condizioni di vita, a testimoniare la loro semplicità e umiltà con l'esempio: solo così saremo veri missionari.

Joe
JoeCommoner
00giovedì 20 novembre 2008 06:56
Incontro di Joe con gli alunni della IA dell'Istituto Comprensivo Pitrè

Volevo inoltre descrivervi la mia esperienza come interlocutore con dei ragazzi che hanno letto il libro con l'adozione da parte dell'insegnante in una scuola media siciliana:

Dopo qualche settimana di preavviso, era giunto il fatidico momento: l'incontro con i ragazzi della IA dell' Istituto Comprensivo Pitrè, i quali durante l'anno avevano avuto modo di leggere il libro "Blue Sky", adottato dalla loro insegnante prof. Maria Bonventre come testo di narrativa. A dire il vero, nonostante fossi abituato a parlare del libro (e della missione di Migoli ad esso collegata) in pubblico, in conferenze e parrocchie, per me era la prima volta ad avere un' audience di soli ragazzi. Ero molto contento dell'invito e ad essere onesto anche un po' timoroso, perchè non sapevo bene cosa mi aspettasse.
Al mio arrivo, dopo una calorosa accoglienza da parte dell'insegnante e dello staff della scuola, sono entrato nell'aula predisposta per iniziare l'incontro. Per cercare di creare l'atmosfera adatta, ho iniziato col proiettare un video introduttivo sul libro, che a dire il vero si sentiva un po' male. Imbarazzato, ho cercato di spiegare ai ragazzi che non era fondamentale sentire le singole parole, ma percepire i sentimenti di gioia che trapelavano dal video, che spero sia stato comunque apprezzato. Dopo di ciò, al via con le domande e chiarimenti da parte dei ragazzi!
Ho notato con grande piacere che i ragazzi si erano preparati con grande serietà all'incontro, per cui ho cercato di rispondere loro con altrettanta serietà e onestà. Talvolta, da qualche adulto mi sono sentito dire che "Blue Sky" è un libro bigotto, scritto male e poco adatto ai ragazzi, perciò avevo qualche timore che ciò si mettesse in evidenza anche in quel momento. Invece, ho compreso che i miei timori erano infondati: i ragazzi hanno davvero una sensibilità d'animo sorprendente e spesso riescono a percepire meglio e andare più a fondo di noi grandi, a cui spesso manca il coraggio di scavare in noi stessi. Infatti, oltre alle domande di rito su come nascono i libri, come si evolvono e come si stampano, la maggior parte delle domande sono state molto più profonde e riguardavano i rapporti con la famiglia, l'etica di comportamento, ricerca valoriale, discernimento del bene e del male, ecc., creando un clima molto piacevole, quasi di intimità con loro. Così, mi si è spianata la strada per raggiungere gli obiettivi che mi ero in qualche modo proposto: la promozione della lettura in generale, ma soprattutto dei valori cristiani che sono alla base della nostra esistenza, in particolar modo il non giudicare il prossimo, ma amarlo come nostro fratello in Cristo.
Alla fine dell'incontro, durato due orette, devo dire che mi sentivo stanchissimo per la varietà degli interventi e per cercare di mantere un filo logico, ma in fondo ero felice per aver piantato nei ragazzi "un semino di gioia", nella speranza che venga ben curato e fatto germogliare per essere donato agli altri. Personalmente, ho un magnifico ricordo di quei ragazzi, da cui ho imparato davvero tanto e ricevuto molto di più di quel poco che ho cercato di dare. Saranno sempre nel mio cuore. Infine, un ringraziamento particolare va all'insegnante Maria Bonventre, per la cura nella realizzazione dell'incontro e per il magnifico rapporto che è riuscita a instaurare con i ragazzi e con me.

Joe
Otrebmu Ittoram
00giovedì 20 novembre 2008 07:16
Risposta molto veloce, che ho fatto la nottata [SM=x92713] ma ho aggiornato la cronologia dei racconti di Blue Dragon sul forum di Trand e devo ancora fare delle cose li poi credo non andrò a dormire ma al lavoro [SM=x92706] .
Ma quello fatto stanotte so' che non è nulla in confronto a quello che fai tu, non c'è paragone.


il libro come sai lo comprai tempo fà anche se non l'ho ancora letto, (del resto gli ultimi 2 di Harry Potter manco li ho comprati visto che non ho tempo [SM=x92712] ) per avere tempo per sistemare la cronologia in pratica stanotte non ho dormito [SM=x92707]
Però quando posso parlo del tuo libro, ovviamente se centra con l'argomento [SM=x92713]

A farlo adottare qui non c'è niente da fare [SM=x92712] [SM=x92711]
volevo provare con mio zio (quando uscì il tuo libro ancora insegnava) ma mi dissero che non era riuscito a far adottare il libro scritto da mia cugina avendo come aiuto non solo lui ma anche l'insegnate di italiano [SM=x92712]

pensieri positivi, sempre per te [SM=x92702]

ok torno alla cronologia, devo fare altre cose per sistemarla, ma domani dormirò invece di continuare con lei [SM=x92713]

JoeCommoner
00giovedì 27 novembre 2008 06:18
Grazie Otrebmu per l'impegno.

Qualcun altro?

Grazie comunque a tutti,
Joe
Sommo Ostri
00mercoledì 17 dicembre 2008 18:45
Ringrazio Joe per questa stupenda iniziativa, non ho parole degne per farti i miei complimenti! Ho messo in evidenza questo topic e spero che non accada più che venga cancellato. Vai così Joe, sei tutti noi!!!
JoeCommoner
00lunedì 2 marzo 2009 12:15
Grande obiettivo raggiunto!
Salve a tutti,
volevo solo condividere con voi la mia gioia per il fatto che grazie all'iniziativa del libro è stato raggiunto un ragguardevole
risultato: oltre 50 bambini sono stati mantenuti per un anno!

Ringrazio tutto il Regno e in particolare coloro che sostengono e continuano a sostenere l'iniziativa.

Joe
@Jekyll@
00lunedì 2 marzo 2009 20:02
Grande, Joe!!! Sei un mito!! [SM=x92702]
JoeCommoner
00lunedì 23 agosto 2010 13:19
Ciao a tutti,
volevo condividere con voi anche delle interviste che mi sono state rivolte.
In particolare la seconda per me è stata molto interessante.

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Intervista a cura del Forum Scrittori d' Italia
(http://scrittoriditalia.forumfree.it/?t=47604592)

1) Chi è, e perchè scrive Joe Commoner?

Joe Commoner è una persona come tante (commoner in inglese assume infatti tale significato), ma ha vissuto una significativa esperienza, che ha cambiato in modo indelebile la sua vita: una missione umanitaria in Africa.
I valori riscoperti in tale terra (quali semplicità, bontà e umiltà) hanno continuato ad ardere nel suo cuore, tanto da spingerlo, quasi senza rendersene conto, a scrivere per trasmetterli ad una società in cui ormai, purtroppo, stanno svanendo.

2) Ti va di parlarci del tuo "Blue Sky e l'ingannevole mondo dell'apparenza"? Leggo da IBS che il ricavato della vendita del libro andrà in beneficenza ai bambini di Migoli (Tanzania).

Il ricavato della vendita non poteva che andare in beneficenza per i più piccoli di quella terra, come ringraziamento per la gioia immensa che sono riusciti a trasmettermi.
Nel libro, dietro la metafora di una fiaba fantasy, genere letterario molto apprezzato tra i giovani, ho cercato di mettere in evidenza come, contrariamente a quanto i mass-media cercano di inculcarci, è l'essere che conta e non l'avere o l'apparire.
Infatti, la protagonista della fiaba, Miriam, è fortemente attratta dai falsi valori che circondano la società in cui vive: la ricchezza, il potere, la bellezza esteriore. Una notte, incantata da una luce misteriosa, decide di seguirla, precipitando nel fantastico mondo dell'apparenza. Qui la sua storia si intreccia con quella di Blue Sky, un saggio e spiritoso drago che la mette in guardia contri i falsi valori, suggerendole di non fermarsi alle apparenze, ma di ascoltare la voce del proprio cuore per intraprendere il sentiero giusto nel cammino della sua vita.

3) Lo hai pubblicato con le Edizioni Greco. Come ti sei trovato con questa casa editrice?

Beh, diciamo che mi sono trovato abbastanza bene. Il libro è subito piaciuto, ma c'era sempre il solito problemino della pubblicazione con contributo.
Per fare beneficenza dovevo pagare? Non se ne parlava proprio!
Così ho preso un certo quantitativo di copie e pian piano che le distribuivo (in cambio di una donazione volontaria), davo una parte dei soldi all'editore e l'atra la versavo in beneficenza...

4) Progetti per il futuro? Un sito dove possiamo trovarti?

Mi auguro di trovare il tempo per scrivere una triologia su "Blue Sky" e nel frattempo sto pubblicando un nuovo libro, di altro genere e con altro editore, ma questa è un'altra storia...
Potete trovarmi su: www.joecommoner.it/
oppure su Facebook:
- www.facebook.com/profile.php?id=541886921 (pagina personale)
- www.facebook.com/group.php?gid=265209058839 (gruppo sul libro)
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Seconda Intervista a cura di Barbara Risoli del Forum Autori Esordienti
(http://autoriesordienti.forumcommunity.net/?t=37115350)

1. Beccato! Un italiano che pubblica sotto pseudonimo straniero. Perché?

In generale, penso che chi pubblichi sotto pseudonimo straniero lo faccia per attirare un po’ di più l’attenzione, scegliendosi un nome che colpisca. Il mio caso è abbastanza diverso: l’ho scelto con la precisa volontà di mettere in risalto non la persona che scrive, ma il contenuto di ciò che si scrive. Infatti, Joe è semplicemente il nomignolo del mio vero nome, mentre Commoner significa appunto uno dei tanti, comparsa in slang cinematografico. Quindi, sono i valori che contano e non chi indica una via per seguirli.

2. Nella tua presentazione leggo che sei un attivo missionario con alle spalle viaggi in Tanzania. Coraggioso e nobile d’animo, tutto mi lascia presumere una tua profonda fede cattolica. Allora voglio capire come e dove nasce la fede, forte a tal punto da indurre in esperienze che arricchiscono, certo, ma sanno anche segnare l’anima incontrando dolore e povertà. Mi sto sbagliando?

No, non ti sbagli affatto circa la mia fede cattolica. La fede può essere scoperta nei più svariati modi: sono praticamente infinite le vie che portano a Dio. Nel mio caso è stata la sofferenza la chiave di svolta: dal delirio di onnipotenza giovanile (pensa che ho praticato sport ad alto livello ed ho anche lavorato come modello in una agenzia di moda) sono passato a comprendere la mia fragilità, la mia nullità in confronto a Dio. Ma questa è un’altra storia e ci sono forse i presupposti per un nuovo romanzo (ops … mi è scappato!).

3. Mettiamo da parte il messaggio (anche contestato, lo so) del tuo libro. Da uomo come riesci a condannare l’esteriorità? La donna ha la sua arma principale nella bellezza e la coltiva a vari livelli. Te la senti di affermare che questo ti lascia indifferente e ciò che cerchi in una donna a primo acchito è solo l’anima?

Corpo e anima in una persona non sono scisse, ma rappresentano un tutt’uno: ogni persona è uni-duale. Infatti, se viene trascurato il corpo anche l’anima ne risente e viceversa. La mia critica (non condanna!), dunque, non è tanto rivolta verso la cura esteriore, che ritengo necessaria (purché non si scada nell’eccesso), ma è rivolta verso la “cultura del bello”, ossia verso quel canone estetico che la società mass-mediale odierna cerca di inculcarci. Ciò che a primo acchito mi colpisce in una donna non è l’anima, ma neanche il corpo, come comunemente viene inteso. Ciò che mi attrae sono gli occhi, o meglio lo sguardo, specchio dell’anima, dove riesco a cogliere l’uni-dualità di cui ho appena accennato.

4. BLUE SKY E L’INGANNEVOLE MONDO DELL’APPARENZA, il tuo libro, un titolo altisonante. Eppure appare come un messaggio per ragazzi se non per bambini, pur con una tematica mica da poco. Parlane e dimmi sinceramente se credi di poter dare un contributo sostanzioso alla diffusione dei principi che esponi. Cosa rappresenta la figura del drago nel contesto del romanzo?

Il libro narra le vicende di una bambina come tante, la quale, pur essendo fondamentalmente buona, si lascia influenzare negativamente dal mondo esterno, finendo per essere assorbita dal culto del bello e del superficiale, nonostante gli inutili avvertimenti da parte dei genitori. Una notte, in preda al conflitto interiore, la sua indole buona emerge e, sotto forma di fatina, la conduce nel “mondo dell’apparenza”, un mondo magico (stile fantasy-medioevale) che rappresenta una proiezione del mondo reale, in cui tutti i fantastici personaggi incontrati sono le persone reali sotto altre vesti. Solo grazie al superamento di tre prove (amore per la natura, test matematico e prova di coraggio), la protagonista riuscirà a ricevere il dono, che le spalancherà gli occhi. In questa impresa, la figura chiave è quella del drago, che rappresenta il proprio maestro di vita, sempre pronto ad incoraggiare e a far emergere quanto di buono c’è nella protagonista. Col dono, infatti, la piccola protagonista avrà la possibilità di vedere la parte interiore di qualsiasi essere, senza farsi ingannare dall’apparenza di quello esteriore. Attraverso l’esperienza in tale mondo, la piccola riuscirà a comprendere il vero significato della parola felicità e ascolterà finalmente gli avvertimenti dei genitori, coloro che le vogliono sinceramente bene, comportandosi di conseguenza nel mondo reale.
In tutta onestà, penso che il contributo che posso dare alla diffusione dei principi che espongo sia come una goccia nell’oceano, ma senza quella goccia, l’oceano non sarebbe lo stesso …

5. Perché la scelta di indirizzare il tuo lavoro ai lettori giovani o giovanissimi? Quali le difficoltà di linguaggio perché i concetti possano essere compresi da chi non è adulto e tanto meno smaliziato?

Ho indirizzato il libro ai giovani per due motivi. Intanto, perché leggo per diletto prevalentemente libri indirizzati a loro, soprattutto di letteratura fantastica. Inoltre, perché ritengo sia un bene che tali valori vengano interiorizzati in tenera età.
Proprio per aggirare l’ostacolo del linguaggio, ho cercato di non trattare i temi morali con un approccio diretto, che spesso viene “mal digerito” dai giovani, ma con uno stile che metta in risalto la tipica morale delle fiabe antiche (Edipo, Fedro, ecc.), con un’ambientazione fantasy, molto attraente per i giovani d’oggi.

6. Come ho già avuto modo di dichiarare, per scelta non faccio politica in rete (ma ho le mie idee, si intende), poco parlo di religione (ma ho il mio credo, si intende pure questo). Ebbene, molti lettori hanno contestato il messaggio del tuo romanzo come bigotto, da catechismo, troppo cattolico. Personalmente non credo questo abbia un valore assoluto, ognuno è libero di esprimersi nel rispetto dell’altrui sensibilità. Premesso questo, cosa pensi di questa sorta di allergia ai dettami positivi del tuo messaggio?

In tutta onestà, penso che queste persone abbiano fatto confusione tra intentio auctoris e intentio operis, che non necessariamente coincidono. I libri hanno una loro storia, più grande dei loro autori, e un lettore attento dovrebbe saper spezzare gli equivoci dell’ideologia. Una persona “allergica” agli ideali cattolici, quando legge un libro di un cattolico non necessariamente deve vederci tali ideali, per facilmente poi contestarli. Dovrebbe avere l’onestà intellettuale di valutare senza pregiudizi. In questo libro, ritengo di aver messo ideali condivisibili da tutti, indipendentemente da un credo religioso o meno. Lascio a lettori più attenti il compito di esprimere un giudizio più obiettivo, invitandoli a leggere con un cuore da bambini (a cui il romanzo è dedicato), scevri da qualsiasi precomprensione. Coraggio, non è difficile! J

7. I nomi non si fanno, ma cosa trovi fuori luogo nella produzione esordiente italiana in campo letterario?

Non c’è la domanda di riserva? J
Diciamo che ciò che trovo fuori luogo è l’idea che in Italia un esordiente, per pubblicare un libro, o è un personaggio famoso in altri campi (che magari non ci azzeccano per niente) e si trova la strada più che spianata, oppure è costretto a rivolgersi a piccole case editrici, che solitamente non se la sentono di investire su uno sconosciuto e richiedono un contributo. Con questo non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma nella maggior parte dei casi penso accada proprio questo.

8. Dare di piglio al portafoglio. Convinci chi sta visionando questa intervista a leggerti e specialmente a comprarti. Vietate le minacce, ammesse le suppliche. Vai.

Potrei suggerire di comprare il libro perché tanto io non becco un centesimo, ma non lo faccio. Potrei suggerire di comprare il libro perché i proventi sono destinati in beneficenza per dare un po’ di gioia ai bambini della Tanzania, ma non lo faccio.
Suggerisco soltanto di comprare il libro per dare un po’ di gioia ai nostri giovani, dandogli in mano un libro divertente, ma allo stesso tempo educativo.

Ti ringrazio per la gentilezza.

Grazie a te. E’ stato un vero piacere. Spero di essermela cavata.
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Terza intervista a cura di ruairidh del forum Aspiranti scrittori
(http://aspirantiscrittori.forumcommunity.net/?t=39982040)
(http://ridiculusmus.wordpress.com/2010/08/23/intervista-a-joe-commoner/)

1. Ti ringrazio per aver esserti volontariamente sottoposto alle mie torture!

R: Grazie a te che me ne hai dato la possibilità. Spero di cavarmela …

1b. Inizio subito chiedendoti di parlarci un po' di te: da quanto tempo calchi questa terra, cosa studi o fai di lavoro e quando hai incominciato a scrivere?

R: Ho 36 anni e due lauree, di cui una presa in gioventù (ad indirizzo scientifico) e l’altra presa da recente (ad indirizzo umanistico). Il lavoro è arrivato in gioventù, grazie alla prima laurea, ma era come se mi sentissi incompleto. Così, nonostante il lavoro e la famiglia, per pura passione ho preso la seconda laurea. L’impulso di scrivere si è fatto sentire a 30 anni, subito dopo aver vissuto una significativa esperienza, che ha cambiato in modo indelebile la mia vita: una missione umanitaria in Africa. I valori riscoperti in quella terra (semplicità, bontà, umiltà …) hanno continuato ad ardere nel mio cuore, tanto da spingermi, quasi senza rendermene conto, a scrivere per trasmetterli ad una società in cui purtroppo stanno svanendo.

2. Specifichiamo meglio ai lettori: cosa hai scritto finora, i generi e i titoli, e cosa ti ha spinto a cimentarti in questa particolare attività letteraria, in particolar modo per quanto riguarda le tipologie peculiari a cui ti sei dedicato? Hai in mente di dedicarti ad un altro genere con i tuoi prossimi lavori? O rimarrai fedele a un tuo progetto o modo di scrivere?

R: Finora ho scritto solo “Blue Sky e l’ingannevole mondo dell’apparenza”, un romanzo fantasy che cerca di mettere in evidenza come nella società è l’essere che conta e non l’avere o l’apparire. Per quanto riguarda il futuro, mi auguro di avere tempo per scrivere una trilogia di “Blue Sky”, anche se nel frattempo spero di pubblicare un nuovo libro, di altro genere e con altro editore. Ma questa è un’altra storia...

3. Hai finora ricevuto, per questi lavori, qualche premio o riconoscimento? Oppure hai partecipato a qualche competizione? In quali occasioni? Raccontaci di queste esperienze: è stato facile per te partecipare e vincere? Lo sarebbe altrettanto per un ipotetico autore emergente? Quanto è stata serrata, a questo proposito, la competizione e come ti sei sentito una volta terminato il concorso: realizzato, determinato, deluso, demotivato? Se no, hai in mente di parteciparvi o ritieni di star lavorando/aver lavorato in attesa di qualche riconoscimento ufficiale che ti piacerebbe ricevere?

R: Il più grande riconoscimento ottenuto è quello di sapere che, grazie al mio romanzo, decine e decine di bambini in Africa (Tanzania) possono avere cibo, vestiti, vaccinazioni e istruzione. Questa per me è la cosa più importante. Non ho mai lavorato in attesa di avere un riconoscimento ufficiale. Diciamo che ho già largamente ricevuto la mia ricompensa.

4. Prima si parlava di studio e di lavoro: ritieni che questo si sposi adeguatamente con le tue aspirazioni scrittorie? Come concili i due ambiti e cosa consiglieresti a quegli esordienti che si stanno addentrando nel mondo del lavoro, qualunque esso scelgano?

R: Il lavoro d’ufficio che svolgo mi lascia abbastanza tempo libero da dedicarmi alle mie passioni e in particolare la scrittura. Consiglierei agli esordienti che si addentrano nel mondo del lavoro di non cercare necessariamente e a tutti i costi un lavoro che calzi a pennello con le proprie inclinazioni (ovviamente se si trova meglio!), ma di cercare un lavoro che comunque lasci lo spazio alle proprie aspirazioni e ai propri sogni.

5. Relativamente al tuo ambito di preferenza: prosa o poesia, ritieni di poterti o volerti cimentare nell'altro campo di scrittura? Pensi possa essere facile o difficile per te e per quale motivo? Quali sono, se ci sono, le dritte che, a questo proposito, potresti dare ai neofiti che, per la prima volta, si stanno facendo attrarre dalle voluttà dell'ispirazione?

R: In tutta onestà, non ho mai pensato di cimentarmi nella poesia, ma non voglio escludere nulla a priori. Dritte ai neofiti? Beh, continuare a farsi ispirare e continuare a coltivare i propri sogni! Suggerisco comunque di scrivere ciò che si conosce meglio, che si è sperimentato in prima persona, in modo da essere più coinvolgenti e soprattutto sé stessi.

6. Mi parlavi del tuo romanzo: "Blue Sky e l'ingannevole mondo dell'apparenza", parlaci dell'esperienza della sua stesura. Prima ci hai parlato della "partenza", ora racconta del "viaggio"!

R: Inizialmente la stesura non è stata per niente facile: i primi tre mesi li ho trascorsi solo per delineare la trama e i personaggi, senza aver scritto un solo rigo! Pian piano, però, iniziando a scrivere ho provato una forte emozione, in quanto era come se i personaggi stessi prendessero vita, muovendosi da soli all’interno del racconto. Così, in qualche modo, senza quasi rendermene conto, il romanzo era come se si scrivesse da sé!

7. Per finire, Joe ha deciso, attraverso una morale "semplice e immediata", di attirare un pubblico giovanile. Per quale motivo ritieni che questo espediente possa funzionare e per quale motivo ti stai rivolgente proprio a questo tipo di pubblico?

R: Nel mio romanzo, ho cercato di mettere in risalto la morale tipica delle fiabe classiche (Edipo, Fedro, ecc.) con un’ambientazione fantasy, in modo da risultare “digeribile” per i giovani d’oggi, che amano questo genere. Mi sono rivolto proprio ai giovani perché ritengo sia un bene che i valori espressi siano interiorizzati in tenera età. I giovani in fondo sono lo specchio dell’umanità…
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