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Blue Sky: libro fantasy a favore dei bambini africani

Ultimo Aggiornamento: 23/08/2010 13:19
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Eroe
23/08/2010 13:19
 
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Ciao a tutti,
volevo condividere con voi anche delle interviste che mi sono state rivolte.
In particolare la seconda per me è stata molto interessante.

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Intervista a cura del Forum Scrittori d' Italia
(http://scrittoriditalia.forumfree.it/?t=47604592)

1) Chi è, e perchè scrive Joe Commoner?

Joe Commoner è una persona come tante (commoner in inglese assume infatti tale significato), ma ha vissuto una significativa esperienza, che ha cambiato in modo indelebile la sua vita: una missione umanitaria in Africa.
I valori riscoperti in tale terra (quali semplicità, bontà e umiltà) hanno continuato ad ardere nel suo cuore, tanto da spingerlo, quasi senza rendersene conto, a scrivere per trasmetterli ad una società in cui ormai, purtroppo, stanno svanendo.

2) Ti va di parlarci del tuo "Blue Sky e l'ingannevole mondo dell'apparenza"? Leggo da IBS che il ricavato della vendita del libro andrà in beneficenza ai bambini di Migoli (Tanzania).

Il ricavato della vendita non poteva che andare in beneficenza per i più piccoli di quella terra, come ringraziamento per la gioia immensa che sono riusciti a trasmettermi.
Nel libro, dietro la metafora di una fiaba fantasy, genere letterario molto apprezzato tra i giovani, ho cercato di mettere in evidenza come, contrariamente a quanto i mass-media cercano di inculcarci, è l'essere che conta e non l'avere o l'apparire.
Infatti, la protagonista della fiaba, Miriam, è fortemente attratta dai falsi valori che circondano la società in cui vive: la ricchezza, il potere, la bellezza esteriore. Una notte, incantata da una luce misteriosa, decide di seguirla, precipitando nel fantastico mondo dell'apparenza. Qui la sua storia si intreccia con quella di Blue Sky, un saggio e spiritoso drago che la mette in guardia contri i falsi valori, suggerendole di non fermarsi alle apparenze, ma di ascoltare la voce del proprio cuore per intraprendere il sentiero giusto nel cammino della sua vita.

3) Lo hai pubblicato con le Edizioni Greco. Come ti sei trovato con questa casa editrice?

Beh, diciamo che mi sono trovato abbastanza bene. Il libro è subito piaciuto, ma c'era sempre il solito problemino della pubblicazione con contributo.
Per fare beneficenza dovevo pagare? Non se ne parlava proprio!
Così ho preso un certo quantitativo di copie e pian piano che le distribuivo (in cambio di una donazione volontaria), davo una parte dei soldi all'editore e l'atra la versavo in beneficenza...

4) Progetti per il futuro? Un sito dove possiamo trovarti?

Mi auguro di trovare il tempo per scrivere una triologia su "Blue Sky" e nel frattempo sto pubblicando un nuovo libro, di altro genere e con altro editore, ma questa è un'altra storia...
Potete trovarmi su: www.joecommoner.it/
oppure su Facebook:
- www.facebook.com/profile.php?id=541886921 (pagina personale)
- www.facebook.com/group.php?gid=265209058839 (gruppo sul libro)
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Seconda Intervista a cura di Barbara Risoli del Forum Autori Esordienti
(http://autoriesordienti.forumcommunity.net/?t=37115350)

1. Beccato! Un italiano che pubblica sotto pseudonimo straniero. Perché?

In generale, penso che chi pubblichi sotto pseudonimo straniero lo faccia per attirare un po’ di più l’attenzione, scegliendosi un nome che colpisca. Il mio caso è abbastanza diverso: l’ho scelto con la precisa volontà di mettere in risalto non la persona che scrive, ma il contenuto di ciò che si scrive. Infatti, Joe è semplicemente il nomignolo del mio vero nome, mentre Commoner significa appunto uno dei tanti, comparsa in slang cinematografico. Quindi, sono i valori che contano e non chi indica una via per seguirli.

2. Nella tua presentazione leggo che sei un attivo missionario con alle spalle viaggi in Tanzania. Coraggioso e nobile d’animo, tutto mi lascia presumere una tua profonda fede cattolica. Allora voglio capire come e dove nasce la fede, forte a tal punto da indurre in esperienze che arricchiscono, certo, ma sanno anche segnare l’anima incontrando dolore e povertà. Mi sto sbagliando?

No, non ti sbagli affatto circa la mia fede cattolica. La fede può essere scoperta nei più svariati modi: sono praticamente infinite le vie che portano a Dio. Nel mio caso è stata la sofferenza la chiave di svolta: dal delirio di onnipotenza giovanile (pensa che ho praticato sport ad alto livello ed ho anche lavorato come modello in una agenzia di moda) sono passato a comprendere la mia fragilità, la mia nullità in confronto a Dio. Ma questa è un’altra storia e ci sono forse i presupposti per un nuovo romanzo (ops … mi è scappato!).

3. Mettiamo da parte il messaggio (anche contestato, lo so) del tuo libro. Da uomo come riesci a condannare l’esteriorità? La donna ha la sua arma principale nella bellezza e la coltiva a vari livelli. Te la senti di affermare che questo ti lascia indifferente e ciò che cerchi in una donna a primo acchito è solo l’anima?

Corpo e anima in una persona non sono scisse, ma rappresentano un tutt’uno: ogni persona è uni-duale. Infatti, se viene trascurato il corpo anche l’anima ne risente e viceversa. La mia critica (non condanna!), dunque, non è tanto rivolta verso la cura esteriore, che ritengo necessaria (purché non si scada nell’eccesso), ma è rivolta verso la “cultura del bello”, ossia verso quel canone estetico che la società mass-mediale odierna cerca di inculcarci. Ciò che a primo acchito mi colpisce in una donna non è l’anima, ma neanche il corpo, come comunemente viene inteso. Ciò che mi attrae sono gli occhi, o meglio lo sguardo, specchio dell’anima, dove riesco a cogliere l’uni-dualità di cui ho appena accennato.

4. BLUE SKY E L’INGANNEVOLE MONDO DELL’APPARENZA, il tuo libro, un titolo altisonante. Eppure appare come un messaggio per ragazzi se non per bambini, pur con una tematica mica da poco. Parlane e dimmi sinceramente se credi di poter dare un contributo sostanzioso alla diffusione dei principi che esponi. Cosa rappresenta la figura del drago nel contesto del romanzo?

Il libro narra le vicende di una bambina come tante, la quale, pur essendo fondamentalmente buona, si lascia influenzare negativamente dal mondo esterno, finendo per essere assorbita dal culto del bello e del superficiale, nonostante gli inutili avvertimenti da parte dei genitori. Una notte, in preda al conflitto interiore, la sua indole buona emerge e, sotto forma di fatina, la conduce nel “mondo dell’apparenza”, un mondo magico (stile fantasy-medioevale) che rappresenta una proiezione del mondo reale, in cui tutti i fantastici personaggi incontrati sono le persone reali sotto altre vesti. Solo grazie al superamento di tre prove (amore per la natura, test matematico e prova di coraggio), la protagonista riuscirà a ricevere il dono, che le spalancherà gli occhi. In questa impresa, la figura chiave è quella del drago, che rappresenta il proprio maestro di vita, sempre pronto ad incoraggiare e a far emergere quanto di buono c’è nella protagonista. Col dono, infatti, la piccola protagonista avrà la possibilità di vedere la parte interiore di qualsiasi essere, senza farsi ingannare dall’apparenza di quello esteriore. Attraverso l’esperienza in tale mondo, la piccola riuscirà a comprendere il vero significato della parola felicità e ascolterà finalmente gli avvertimenti dei genitori, coloro che le vogliono sinceramente bene, comportandosi di conseguenza nel mondo reale.
In tutta onestà, penso che il contributo che posso dare alla diffusione dei principi che espongo sia come una goccia nell’oceano, ma senza quella goccia, l’oceano non sarebbe lo stesso …

5. Perché la scelta di indirizzare il tuo lavoro ai lettori giovani o giovanissimi? Quali le difficoltà di linguaggio perché i concetti possano essere compresi da chi non è adulto e tanto meno smaliziato?

Ho indirizzato il libro ai giovani per due motivi. Intanto, perché leggo per diletto prevalentemente libri indirizzati a loro, soprattutto di letteratura fantastica. Inoltre, perché ritengo sia un bene che tali valori vengano interiorizzati in tenera età.
Proprio per aggirare l’ostacolo del linguaggio, ho cercato di non trattare i temi morali con un approccio diretto, che spesso viene “mal digerito” dai giovani, ma con uno stile che metta in risalto la tipica morale delle fiabe antiche (Edipo, Fedro, ecc.), con un’ambientazione fantasy, molto attraente per i giovani d’oggi.

6. Come ho già avuto modo di dichiarare, per scelta non faccio politica in rete (ma ho le mie idee, si intende), poco parlo di religione (ma ho il mio credo, si intende pure questo). Ebbene, molti lettori hanno contestato il messaggio del tuo romanzo come bigotto, da catechismo, troppo cattolico. Personalmente non credo questo abbia un valore assoluto, ognuno è libero di esprimersi nel rispetto dell’altrui sensibilità. Premesso questo, cosa pensi di questa sorta di allergia ai dettami positivi del tuo messaggio?

In tutta onestà, penso che queste persone abbiano fatto confusione tra intentio auctoris e intentio operis, che non necessariamente coincidono. I libri hanno una loro storia, più grande dei loro autori, e un lettore attento dovrebbe saper spezzare gli equivoci dell’ideologia. Una persona “allergica” agli ideali cattolici, quando legge un libro di un cattolico non necessariamente deve vederci tali ideali, per facilmente poi contestarli. Dovrebbe avere l’onestà intellettuale di valutare senza pregiudizi. In questo libro, ritengo di aver messo ideali condivisibili da tutti, indipendentemente da un credo religioso o meno. Lascio a lettori più attenti il compito di esprimere un giudizio più obiettivo, invitandoli a leggere con un cuore da bambini (a cui il romanzo è dedicato), scevri da qualsiasi precomprensione. Coraggio, non è difficile! J

7. I nomi non si fanno, ma cosa trovi fuori luogo nella produzione esordiente italiana in campo letterario?

Non c’è la domanda di riserva? J
Diciamo che ciò che trovo fuori luogo è l’idea che in Italia un esordiente, per pubblicare un libro, o è un personaggio famoso in altri campi (che magari non ci azzeccano per niente) e si trova la strada più che spianata, oppure è costretto a rivolgersi a piccole case editrici, che solitamente non se la sentono di investire su uno sconosciuto e richiedono un contributo. Con questo non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma nella maggior parte dei casi penso accada proprio questo.

8. Dare di piglio al portafoglio. Convinci chi sta visionando questa intervista a leggerti e specialmente a comprarti. Vietate le minacce, ammesse le suppliche. Vai.

Potrei suggerire di comprare il libro perché tanto io non becco un centesimo, ma non lo faccio. Potrei suggerire di comprare il libro perché i proventi sono destinati in beneficenza per dare un po’ di gioia ai bambini della Tanzania, ma non lo faccio.
Suggerisco soltanto di comprare il libro per dare un po’ di gioia ai nostri giovani, dandogli in mano un libro divertente, ma allo stesso tempo educativo.

Ti ringrazio per la gentilezza.

Grazie a te. E’ stato un vero piacere. Spero di essermela cavata.
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Terza intervista a cura di ruairidh del forum Aspiranti scrittori
(http://aspirantiscrittori.forumcommunity.net/?t=39982040)
(http://ridiculusmus.wordpress.com/2010/08/23/intervista-a-joe-commoner/)

1. Ti ringrazio per aver esserti volontariamente sottoposto alle mie torture!

R: Grazie a te che me ne hai dato la possibilità. Spero di cavarmela …

1b. Inizio subito chiedendoti di parlarci un po' di te: da quanto tempo calchi questa terra, cosa studi o fai di lavoro e quando hai incominciato a scrivere?

R: Ho 36 anni e due lauree, di cui una presa in gioventù (ad indirizzo scientifico) e l’altra presa da recente (ad indirizzo umanistico). Il lavoro è arrivato in gioventù, grazie alla prima laurea, ma era come se mi sentissi incompleto. Così, nonostante il lavoro e la famiglia, per pura passione ho preso la seconda laurea. L’impulso di scrivere si è fatto sentire a 30 anni, subito dopo aver vissuto una significativa esperienza, che ha cambiato in modo indelebile la mia vita: una missione umanitaria in Africa. I valori riscoperti in quella terra (semplicità, bontà, umiltà …) hanno continuato ad ardere nel mio cuore, tanto da spingermi, quasi senza rendermene conto, a scrivere per trasmetterli ad una società in cui purtroppo stanno svanendo.

2. Specifichiamo meglio ai lettori: cosa hai scritto finora, i generi e i titoli, e cosa ti ha spinto a cimentarti in questa particolare attività letteraria, in particolar modo per quanto riguarda le tipologie peculiari a cui ti sei dedicato? Hai in mente di dedicarti ad un altro genere con i tuoi prossimi lavori? O rimarrai fedele a un tuo progetto o modo di scrivere?

R: Finora ho scritto solo “Blue Sky e l’ingannevole mondo dell’apparenza”, un romanzo fantasy che cerca di mettere in evidenza come nella società è l’essere che conta e non l’avere o l’apparire. Per quanto riguarda il futuro, mi auguro di avere tempo per scrivere una trilogia di “Blue Sky”, anche se nel frattempo spero di pubblicare un nuovo libro, di altro genere e con altro editore. Ma questa è un’altra storia...

3. Hai finora ricevuto, per questi lavori, qualche premio o riconoscimento? Oppure hai partecipato a qualche competizione? In quali occasioni? Raccontaci di queste esperienze: è stato facile per te partecipare e vincere? Lo sarebbe altrettanto per un ipotetico autore emergente? Quanto è stata serrata, a questo proposito, la competizione e come ti sei sentito una volta terminato il concorso: realizzato, determinato, deluso, demotivato? Se no, hai in mente di parteciparvi o ritieni di star lavorando/aver lavorato in attesa di qualche riconoscimento ufficiale che ti piacerebbe ricevere?

R: Il più grande riconoscimento ottenuto è quello di sapere che, grazie al mio romanzo, decine e decine di bambini in Africa (Tanzania) possono avere cibo, vestiti, vaccinazioni e istruzione. Questa per me è la cosa più importante. Non ho mai lavorato in attesa di avere un riconoscimento ufficiale. Diciamo che ho già largamente ricevuto la mia ricompensa.

4. Prima si parlava di studio e di lavoro: ritieni che questo si sposi adeguatamente con le tue aspirazioni scrittorie? Come concili i due ambiti e cosa consiglieresti a quegli esordienti che si stanno addentrando nel mondo del lavoro, qualunque esso scelgano?

R: Il lavoro d’ufficio che svolgo mi lascia abbastanza tempo libero da dedicarmi alle mie passioni e in particolare la scrittura. Consiglierei agli esordienti che si addentrano nel mondo del lavoro di non cercare necessariamente e a tutti i costi un lavoro che calzi a pennello con le proprie inclinazioni (ovviamente se si trova meglio!), ma di cercare un lavoro che comunque lasci lo spazio alle proprie aspirazioni e ai propri sogni.

5. Relativamente al tuo ambito di preferenza: prosa o poesia, ritieni di poterti o volerti cimentare nell'altro campo di scrittura? Pensi possa essere facile o difficile per te e per quale motivo? Quali sono, se ci sono, le dritte che, a questo proposito, potresti dare ai neofiti che, per la prima volta, si stanno facendo attrarre dalle voluttà dell'ispirazione?

R: In tutta onestà, non ho mai pensato di cimentarmi nella poesia, ma non voglio escludere nulla a priori. Dritte ai neofiti? Beh, continuare a farsi ispirare e continuare a coltivare i propri sogni! Suggerisco comunque di scrivere ciò che si conosce meglio, che si è sperimentato in prima persona, in modo da essere più coinvolgenti e soprattutto sé stessi.

6. Mi parlavi del tuo romanzo: "Blue Sky e l'ingannevole mondo dell'apparenza", parlaci dell'esperienza della sua stesura. Prima ci hai parlato della "partenza", ora racconta del "viaggio"!

R: Inizialmente la stesura non è stata per niente facile: i primi tre mesi li ho trascorsi solo per delineare la trama e i personaggi, senza aver scritto un solo rigo! Pian piano, però, iniziando a scrivere ho provato una forte emozione, in quanto era come se i personaggi stessi prendessero vita, muovendosi da soli all’interno del racconto. Così, in qualche modo, senza quasi rendermene conto, il romanzo era come se si scrivesse da sé!

7. Per finire, Joe ha deciso, attraverso una morale "semplice e immediata", di attirare un pubblico giovanile. Per quale motivo ritieni che questo espediente possa funzionare e per quale motivo ti stai rivolgente proprio a questo tipo di pubblico?

R: Nel mio romanzo, ho cercato di mettere in risalto la morale tipica delle fiabe classiche (Edipo, Fedro, ecc.) con un’ambientazione fantasy, in modo da risultare “digeribile” per i giovani d’oggi, che amano questo genere. Mi sono rivolto proprio ai giovani perché ritengo sia un bene che i valori espressi siano interiorizzati in tenera età. I giovani in fondo sono lo specchio dell’umanità…
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[Modificato da JoeCommoner 23/08/2010 13:19]




Non si insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere, si insegna e si può insegnare solo quello che si è. (Jean Jourès)
Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo, saremmo limitati. Non potremmo essere così forti come siamo. Non potremmo mai volare.


Gruppo su FB del mio primo libro in beneficenza:

Blue Sky e l'ingannevole mondo dell'apparenza



Gruppo su FB del mio secondo libro in beneficenza :

Giochi di ruolo e letteratura fantasy. Nuove frontiere di pastorale giovanile?

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