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Il Calice dell'Ombra

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2008 20:42
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06/06/2008 21:26
 
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<<Ritiriamoci, in silenzio>> sussurrò Kieran facendo un passo indietro.
Ma in quel momento tutti i mostri si voltarono verso la loro piattaforma, non solo a causa della luce dei globi di Dlamis, ma per il sangue delle loro ferite che era stato subito avvertito dalle bestie affamate, che iniziarono a digrignare i denti e pronunciare strani suoni.
<<Cosa dicono?>> chiese Bard indietreggiando.
<<Alcuni dicono cibo, altri carne>> rispose Angelicque deglutendo.
<<Andiamo via subito>> disse Otrebmu girandosi e spingendo i compagni.
<<Dirigiamoci verso l’alto, torniamo indietro>> gridò Kieran correndo.
Il gruppo iniziò una ritirata precipitosa cercando di percorrere solo gallerie che portavano verso l’alto.
I pochi mostri incontrati lungo le gallerie furono eliminati velocemente o feriti in modo tale che non potessero causare rallentamento del gruppo, e quindi, farli raggiungere dal grosso dei nemici che li stava inseguendo.
Il gruppo correva a perdifiato già da una trentina di minuti quando Bard che era d’avanti poggiò il piede su una roccia sporgente dal pavimento, la pietra si abbassò di scatto e alle spalle e d’avanti al gruppo due lastre di pietra chiusero i passaggi, tutto il pavimento della galleria iniziò a tremare.
Dopo alcuni attimi il pavimento si aprì come fosse una gigantesca botola, facendoli cadere lungo lo scivolo di roccia.
Scivolarono per una ventina di metri arrivando in una caverna, sbucarono da un foro del soffitto cadendo per quattro o cinque metri, ma non si fecero nulla cadendo sul morbido.
Rialzandosi videro che erano atterrati su dei millepiedi giganti, di quattro cinque metri,che erano stati schiacciati dal loro peso.
<<Guardate>> gridò Otrebmu indicando un punto in mezzo a loro.
Tutti guardarono nella direzione indicata e videro uno splendido fiore tra i corpi degli insetti giganti, era simile a una rosa, i petali però erano più grandi e brillavano come se un arcobaleno fosse posato su di essi.
<<Deve essere il Cuore delle Fate>> disse Kieran inginocchiandosi vicino al fiore.
Un rumore dietro le spalle del gruppo fece girare Eruner che dopo aver visto cosa lo aveva provocato disse: <<Abbiamo un problema qui>>
Tutti si girarono di nuovo vedendo che i tre millepiedi giganti morti, sotto il loro peso, non erano soli, e altri quaranta erano nella caverna e anche loro sembravano affamati.
Lo scontro fu sanguinoso dopo venti minuti gli insetti giganti erano morti ma il gruppo aveva riportato ferite gravissime.
Bard e Angelicque avevano le gambe quasi staccate dal corpo e diversi tagli profondi sul corpo. Markox e Eruner invece erano stati colpiti al ventre e avevano un taglio da un fianco all’altro. Kieran era stato morso diverse volte e il sangue fuoriusciva copioso dalle molteplici ferite. Otrebmu aveva una gamba martoriata dai morsi, varie ferite profonde sul torace e il braccio sinistro quasi reciso del tutto, stava per perdere conoscenza.
Con la poca lucidità rimastagli, Ittoram si tolse lo zaino facendo si che il braccio ferito sanguinasse ancora di più, poi prese il Calice della Luce e la borraccia d’acqua versandone un po’ nel Calice e bevendo subito il liquido da esso. Perse i sensi.
Il corpo di Otrebmu si illuminò per un attimo e le sue ferite si rimarginarono, anche il braccio rigenerò la parte recisa, Ittoram si riprese, stupito di una così completa e rapida guarigione.
Subito dopo versò altra acqua nel Calice della Luce e uno alla volta fece bere quasi tutti i suoi compagni, che si ripresero del tutto anche loro.
Lady Angelicque vomitò l’acqua e non ne ricevette benefici.
<<E' a causa della sua natura di vampira>> disse Otrebmu, gli altri annuirono.
Kieran prese il Calice della Luce e vi versò dentro dell’acqua, poi versò il contenuto sulle ferite del corpo della vampira che gridò per il dolore ma le ferite si rimarginarono.
Dopo essersi ripresi e aver riposto calice e borraccia al loro posto si avvicinarono al fiore, era salvo.
[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/06/2008 22:59]
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06/06/2008 21:27
 
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Durante il combattimento erano stati attenti che non si danneggiasse, proteggendolo con i loro corpi, per questo erano stati così pesantemente feriti.
Kieran si inginocchiò e aiutandosi con un coltello colse il fiore con tutta la zolla di terra dove erano le radici e lo tenne in mano perché non si rovinasse.
Il gruppo, Kieran escluso, cercò una via per uscire, la botola da dove erano caduti si era richiusa ed era troppo in alto per provare a riaprirla.
Dopo un’ispezione accurata scoprirono che l’entrata era stata fatta crollare per impedire ai mostri più grandi di entrare, in un piccolo angolo però vi era un piccolo passaggio che portava fuori, troppo piccolo per loro, così si misero a lavorare per allargarlo, dopo un paio d’ore uscirono dalla caverna e cominciarono a risalire facendo il più in fretta possibile.
Stranamente incontrarono pochi mostri sul cammino e li eliminarono prima che potessero segnalare ad altri la loro presenza.
Quando finalmente giunsero vicino alla caverna, dove vi era la scala che li avrebbe riportati dall’Antico e Dlamis, scoprirono il perché avevano incontrato pochi mostri.
Erano tutti riuniti alla base della scala, erano migliaia, la caverna era illuminata da centinaia di fiaccole, il gruppo era indeciso su cosa fare, non potevano vincere contro tanti nemici ma neanche rimanere li.
Dlamis camminava intorno al cerchio bianco, da circa due ore mostri di ogni tipo salivano dalle scale entrando nella caverna, ma appena uscivano dal cerchio il potere del diamante li distruggeva, Lanmar invece era immobile come in trance.
Un troll fece un balzo uscendo dal cerchio, il suo corpo esplose all’istante. L’Antico aprì gli occhi e disse: <<Sono qui, ma ci sono troppi mostri perché riescano a raggiungere le scale e salire>>.
Dlamis si voltò verso l’Antico e annuì, portando le mani al collo sganciò il fermaglio del mantello che aveva sulle spalle e con un movimento di esse lo fece cadere, poi portò le mani dietro la schiena estraendo due spade corte le cui lame avevano riflessi multicolore.
Dlamis e Lanmar si avvicinarono al cerchio bianco, l’elfo vi entrò di colpo, iniziando a colpire i mostri con una velocità sovrumana, nessun mostro resisteva, tutti crollavano sotto i suoi colpi, l’elfo si assicurava che i corpi cadessero giù dalle scale, mentre l’Antico lo seguiva da breve distanza.
Arrivati a metà altezza della scala Lanmar si fermò e fece un balzo nel vuoto fermandosi a poco distanza dalle scale senza precipitare, ma iniziò una lenta discesa come se levitasse, Dlamis intanto continuava a falciare i mostri liberando la scala.
I seguaci di Blue Dragon avevano sentito lo scompiglio provocato dall’elfo e dall’Antico e osservato i due scendere le scale.
Quando l’Antico era a pochi metri dal suolo i mostri sotto di lui si allontanarono spaventati, e a ragione, appena toccò il suolo Lanmar allargò le braccia, poi le mosse facendole convergere di fronte a lui disegnando un arco luminoso e multicolore mentre pronunciava parole di potere in una lingua antica.
L’arco prese una tonalità rosso fuoco e si incendiò proiettandosi in avanti e aumentando di dimensioni fino a diventare come una lunga lingua di fuoco di una lunghezza di una ventina di metri e incenerendo tutti i mostri che investiva, infrangendosi poi contro una parete rocciosa rendendola calda.
L’Antico gridò: <<Correte qui>>.
Vicino a dove si era infranta la striscia di fuoco vi era un passaggio di una galleria da cui uscì il gruppo di Cercatori che corsero verso Lanmar, uccidendo i pochi mostri che si erano ripresi dalla sorpresa e tentavano di fermarli.
Arrivati vicino l’Antico questi si fece da parte per farli passare, Dlamis con in mano le spade gocciolanti sangue, era alla base della scala che aveva liberato dai mostri, dalle ferite sui corpi delle bestie era evidente che non aveva usato solo le spade.
<<Salite più velocemente che potete>> disse l’elfo.
[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/06/2008 22:23]
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06/06/2008 21:27
 
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Il gruppo iniziò a salire le scale, l’Antico rifece il gesto di poco prima ricreando l’incantesimo, Dlamis riposte le spade, lo imitò dandogli le spalle, i mostri furono inceneriti dalle due lingue di fuoco, quelli che riuscirono a evitare la morte iniziarono a fuggire.
I Cercatori intanto stavano salendo velocemente la scala come gli era stato detto.
L’Antico e Dlamis si guardarono intorno, i mostri si erano nascosti lasciando vuota la caverna.
Lanmar salì i primi scalini della scala fermandosi poco dopo, Dlamis lo seguì fermandosi sul secondo gradino e chinandosi fino a toccare il primo con la mano e pronunciando una parola di una lingua sconosciuta, la pietra si illuminò di scritte azzurre di una lingua antica. Tutti gli scalini di pietra iniziarono a tremare e poi a muoversi verso l’alto come un lungo serpente.
Quando le scale iniziarono a muoversi i seguaci di Blue Dragon erano ormai alla fine e sbucarono nella caverna soprastante le scale saltando fuori dal cerchio bianco.
Eruner e Angelicque furono fermati prima che uscissero dal cerchio bianco, da un grido di Kieran che gli ricordò che il potere del diamante era ancora attivo.
Poco dopo Lanmar e Dlamis li raggiunsero, con le scale che tornarono ad essere un solido pavimento di pietra.
Dlamis fece rientrare tutti nel cerchio e iniziò a pronunciare delle parole, il cerchio bianco si illuminò e furono trasportati nella sala dell’arco di pietra.
Arrivati tutti, uscirono dal cerchio esclusi Eruner e Angelicque.
Dlamis disse loro che dovevano usare il portale per essere portati in un’altro piano per evitare la morte, quando al Calice della Luce sarebbero stati incastonati i diamanti.
Lanmar e Dlamis si posizionarono e aprirono il portale, i due all’interno vi entrarono e il portale fu chiuso.
Kieran diede il Cuore delle Fate a Dlamis che uscì di corsa dalla porta, gli altri aspettarono l’Antico che con passi lenti li raggiunse alla porta per poi percorrere il corridoio e arrivare alla stanza delle sfere.
Dlamis stava lavorando a un tavolo su cui vi era il Cuore delle Fate, sistemato in un vaso dorato, l’elfo guardò il gruppo e disse: <<Ora serve il Calice della Luce>>.
Otrebmu si tolse lo zaino e prese il calice, porgendolo poi all’elfo, il quale vi versò dentro una polverina dicendo: <<E’ il polline del Cuore delle Fate>>.
Dlamis e Lanmar si diressero con il calice alla parete de portale con il gruppo che li seguiva, la parete si illuminò e l’attraversarono per arrivare alla piccola stanza dietro e poi alla stanza dove si trovavano i diamanti, le sei statue che attorniavano il piedistallo guardavano verso le pareti.
L’Antico si mosse verso il piedistallo fino ad arrivare a pochi centimetri da esso, fermandosi vicino a due statue, passando il braccio fra esse inserì il Calice della Luce nel fascio di luce, poggiandolo sul piedistallo.
Il calice rimase fermo, intanto Lanmar tornava indietro riunendosi al gruppo, passati alcuni minuti il fascio di luce aumentò di luminosità.
Il calice iniziò a fluttuare verso l’alto dove si trovavano gli otto diamanti che a loro volta iniziarono a muoversi in circolo finché il calice non li ebbe raggiunti.
Dal calice si sprigionò come un canto soave e da ogni singolo diamante una musica celestiale, ogni incavo del calice brillò e i diamanti andarono a incastrarvisi, scaturì così una melodia sublime e si sprigionò una sfera di Luce bianca che circondò il Calice della Luce.
La sfera dopo poco iniziò ad aumentare di dimensioni espandendosi sempre più, prima fino alle sei statue poi fino al gruppo e poi aumentando sempre di più attraversando le pareti.
<<Ora avvolgerà tutto il pianeta, raggiungendo anche il nucleo>> disse Dlamis sorridendo.
I mostri all’esterno dell’edificio videro la sfera di luce bianca che attraversava le pareti dell’edificio e che si espandeva raggiungendo le rocce intorno ad esso e incenerendo i mostri stupefatti.
Appena le creature capirono che il potere che proteggeva l’edificio si stava allargando oltre i confini conosciuti iniziarono a fuggire e gridare ma la sfera raggiungeva i più lenti e continuava ad allargarsi senza fermarsi.
[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/06/2008 22:28]
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06/06/2008 21:28
 
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Un grosso drago nero si alzò sulle zampe posteriori, pronunciò un incantesimo in una lingua antica e proibita, la magia colpì la sfera ma non ebbe alcun effetto.
L’enorme creatura come prevedendo che il potere della sfera avrebbe avvolto tutto il pianeta, si levò in volo, come per non morire come gli altri che fuggivano gridando; dopo essere arrivato fino alle nuvole, si lanciò in picchiata verso la sfera che ormai avvolgeva tutta la montagna, quando la toccò il suo corpo venne trasformato immediatamente in cenere.
La sfera espandendosi avvolgeva tutto, dopo la montagna toccò al deserto fino a che tutto il pianeta fu avvolto dalla sfera bianca che arrivò fino a diversi chilometri nello spazio intorno al pianeta, non lasciando scampo a nessun mostro alato che era volato in alto credendo di salvarsi.
La sfera avvolse per alcuni minuti il pianeta, poi lentamente iniziò a contrarsi fino a circondare solo il Calice della Luce, per poi sparire.
Dlamis si avvicinò al piedistallo e prese il calice, i diamanti splendevano incastonati intorno al bordo, si concentrò per alcuni secondi poi disse: <<Ho limitato il raggio d’azione dei diamanti a pochi centimetri dal Calice della Luce>>.
Il gruppo andò prima nella stanza dell’Antico dove posero il calice su un tavolo, poi in quella dell’arco dove Lanmar e Dlamis riaprirono il passaggio facendo tornare Angelicque e Eruner che appena tornato disse: <<Ve la siete presa comoda, ci siamo annoiati a morte in quel corridoio dimensionale>>.
Tornarono tutti nella stanza dov’era il calice, l’Antico e Dlamis li fecero sedere iniziando i preparativi, la pozione e il rituale.
Mentre erano così impegnati Kieran chiese all’elfo altre informazioni, Dlamis gli rispose che erano sicuri che erano loro i prescelti grazie a una profezia che era giunta a loro mille anni prima che il male prendesse il sopravvento, ma che nessuno era riuscito ad interpretarla finché non era stato troppo tardi.
Solo allora i versi furono capiti e si seppe cosa doveva essere fatto.
Kieran chiese a Dlamis di recitargli la profezia e l’elfo lo accontentò, usando però non la voce ma la telepatia, e legando le menti dei sei cercatori per ascoltare:
Un giorno avverrà,
che il male aumenterà.
Le razze si uniranno,
e insieme lo combatteranno,
ma ormai tardi sarà
e la vittoria non gli arriderà.
In un solo luogo al sicuro saranno,
li tutti i superstiti fuggiranno.
Un antico luogo di sapienza,
l’ultima speranza, sarà la conoscenza.
<<Questa prima parte si avverò e tutti capirono che qui era il luogo di sapienza dove il male non poteva entrare perché il diamante lo distruggeva>> disse Dlamis continuando a lavorare.
Dopo una breve pausa continuò dicendo: <<Ci vollero un paio di mesi per capire cosa significava la seconda parte>>
<<E cosa diceva>> chiese Bard incuriosito
Dlamis di nuovo con la telepatia rispose:
Un sonno magico e costante,
unica salvezza di tanta gente.
Sacrifici verranno richiesti a chi ha sapienza,
donare la vita, aspettare con pazienza,
finché le genti dalla coppa lucente berranno,
la pozione con il Cuore delle Fate, che cercheranno.
[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/06/2008 22:31]
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06/06/2008 21:29
 
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Terminato Dlamis disse che per la seconda parte ci vollero i più sapienti e saggi per capirla, visto che il Cuore delle Fate era un fiore rarissimo che sbocciava solo una o due volte in diecimila anni, solo tre esperti erboristi su tutto il pianeta conoscevano l’esistenza di quel fiore.
Dopo una pausa l’elfo proseguì dicendo che per fortuna quando si interpretò la profezia uno era ancora vivo e si trovava li, cosi la seconda parte fu chiara e su antichi testi di trentamila anni furono trovate le formule e le pozioni per le due bevande, una per far dormire e una per risvegliare.
Otrebmu pensieroso chiese: <<Cercheranno chi, noi?>>
Dlamis annuì dicendo: <<Si la terza parte della profezia parla di voi>>
E prima che qualcuno gli chiedesse qualcosa, telepaticamente la recitò:
La coppa lucente,
portata da viandanti di un Regno splendente.
Ad altri si unirono,
ma quando fu il tempo si divisero.
In sette rimasero per la coppa cercare,
uno si sacrificò per i compagni aiutare.
In sei nella ricerca erano rimasti,
una donna oscura, di sangue i suoi pasti.
Un mago esuberante di freddo ammantato,
un altro mago di calma circondato.
Un giovane che deve dimostrare coraggio,
un elfo di antico lignaggio.
Un cavaliere che non conosce il suo passato,
salveranno questo mondo sventurato.
Non solo recando la coppa da cui le genti berranno,
ma con coraggio il Cuore delle Fate troveranno.
Dlamis finì la comunicazione telepatica e si allontanò velocemente con una ciotola di pietra, in cui con un pestello aveva polverizzato qualcosa presa da uno degli scaffali.
I sei compagni si guardarono pensando alla profezia.
Dopo molte ore di lavoro l’Antico e Dlamis presero il Calice della Luce dal tavolo e vi versarono dentro con un cucchiaio gigante, tutto in cristallo, dal lungo manico il contenuto attinto da un enorme calderone che stava sul fuoco del camino, lasciarono il liquido alcuni minuti dentro la coppa, poi lo riversarono nel calderone e attesero.
Otrebmu e i compagni si avvicinarono e videro che il liquido contenuto nel calderone era di colore verde, poi rosso, blu, arancio, continuava a cambiare colore velocemente.
<<E’ una cosa buona?>> chiese Otrebmu rivolgendosi a Dlamis, che annuì sorridendo, mentre il liquido passava da un giallo chiaro a uno scuro e quasi brillante come se fossero fuso quel liquido contenuto nel calderone.
Dopo un’ora il colore oro fu sostituito da migliaia di colori, era come se mille arcobaleni fossero stati resi liquidi e versati nel calderone.
Dlamis si allontanò, tornando poco dopo con cinque paia di guanti, e due grosse e robuste sbarre di metallo, si infilò i guanti e diede gli altri a Otrebmu, Bard, Markox e Kieran dicendo: <<guanti di pelle di drago, infilateveli, vi proteggeranno dal calore>>
<<Che calore?>> chiese Bard.
Lanmar si fece avanti eseguendo un gesto con la mano, il calderone si alzò di una decina di centimetri e avanzò di due metri. Dlamis posizionò le due sbarre di metallo dentro due grossi anelli ai fianchi del calderone e posizionandosi di lato disse che lui avrebbe controllato che non oscillasse troppo. Per i quattro fu chiaro che dovevano reggere il calderone usando le sbarre.
Non appena i quattro, ebbero salda la presa l’incantesimo di levitazione si dissolse e sentirono tutto il peso dell’oggetto.
<<Ma come può pesare tanto?>> domandò Kieran sotto sforzo.
<<E’ magico, è come fossero cento insieme>> rispose Dlamis.
[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/06/2008 22:35]
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06/06/2008 21:30
 
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<<Che bello>> disse Otrebmu ironico.
<< Ma non si poteva lasciare l’incantesimo che lo faceva volare?>> chiese Bard.
<<No, nessuna magia deve stare troppo a lungo a contatto con il calderone>> rispose Dlamis per poi continuare rivolgendosi a Eruner e Angelicque e dicendo: <<Voi due rimanete almeno tre metri indietro, le vostre aure oscure non si devono avvicinare troppo>>.
Il corteo partì, Lanmar in testa, il gruppo con il calderone nel mezzo e Eruner e Angelicque in coda ad alcuni metri di distanza.
Non si diressero a nessuna delle uscite che conoscevano, ma verso il muro apposto alla porta che portava all’arco del portale dimensionale.
Arrivati d’avanti l’Antico toccò la parete che lentamente si spostò mostrando un lungo corridoio in cui delle fiaccole si stavano accendendo apparentemente da sole.
Camminarono fino a quando il corridoio curvò a sinistra, svoltarono trovandosi poco dopo di fronte a una parete che al tocco di Lanmar si spostò lentamente, facendoli entrare in un altro corridoio che si allungava a sinistra.
L’antico toccò la parete alla loro destra che si spostò anch’essa facendoli entrare nella torre di destra.
<<Ma sto posto ha tutti passaggi segreti!>> disse Bard stringendo i denti per lo sforzo.
Scesero lentamente gli scalini a chiocciola fino ad arrivare al piano terra dove l’Antico toccò una parete ed entrarono nella grande sala dove i corpi fluttuavano.
Il calderone fu poggiato a terra ma i quattro continuarono a tenerlo in equilibrio.
Lanmar mostrò la mano sinistra in cui aveva il Calice della Luce e il cucchiaio gigante, che immerse nel calderone per poi ritirarlo e versare il liquido arcobaleno nel Calice della Luce.
Dlamis intanto si era tolto i guanti e si era avvicinato all’Antico che gli pose il Calice, così l’elfo iniziò a versare la pozione nelle bocche semiaperte di tutti gli esseri che iniziarono a svegliarsi, la magia che li teneva sospesi si annullò ed essi lentamente toccarono il pavimento.
I portoni furono aperti dai primi ad essersi svegliati quando la sala cominciava a riempirsi e tutti uscirono alla luce del sole. L’operazione di risveglio andò avanti per un giorno e una notte, alla fine tutti si abbracciavano e piangevano per la felicità.
Una settimana dopo, in pochi erano rimasti, la maggior parte si era diretta ai luoghi dove abitava una volta per ricostruire le città o villaggi distrutti, a differenza dei millenni prima, le razze erano unite.
Le città che furono costruite non ospitavano solo gli appartenenti di una razza, ma tutti, i nani si occupavano di costruire, gli elfi della natura e degli animali, gli uomini di coltivare e cosi via, la difesa era svolta da truppe che comprendevano componenti di tutte le razze.
I sei che avevano trovato il Cuore delle Fate e portato il calice furono festeggiati e ringraziati, anche se molti si tenevano lontani da Angelicque e Eruner avvertendo l’oscurità in loro, qualcuno aveva avanzato l’idea di ucciderli ma uno sguardo corrucciato di Lanmar o Dlamis aveva scoraggiato anche i più testardi.
Dopo due settimane dal risveglio, ultimati i preparativi, i sei Cercatori erano pronti a ripartire e si trovavano nella sala dell’arco.
Otrebmu stringeva il Calice della Luce nella mano sinistra, Angelicque invece stringeva il suo medaglione, gli altri erano intorno ai due, Dlamis e l’Antico erano pronti ad aprire un passaggio dimensionale, dopo i saluti lo fecero e i Cercatori vi entrarono dentro.
Una volta richiuso il passaggio i due lasciarono la stanza, percorsero il corridoio, attraversarono la parete magica entrando nella stanza dell’Antico, attraversarono il muro magico per entrare nella stanza piccola e da li entrarono nella stanza che una volta custodiva i diamanti.
Le sei statue erano disposte di fronte ai due, i quali si avvicinarono proprio nell’istante in cui prendevano vita diventando di carne e ossa, non dissero nulla ma sorrisero, poi tutti e otto si posizionarono intorno al piedistallo.
Lanmar dopo un sospiro disse: <<Il nostro compito è stato portato a termine dopo aver a lungo atteso, è ora di dormire>>.
Tutti chiusero gli occhi e si trasformarono in statue, il luogo non fu abbandonato, altri vi dimorarono per imparare le antiche conoscenze, chi passava per quella stanza con deferenza diceva: <<Gli otto Antichi riposano>>.
Otrebmu e gli altri attraversarono le dimensioni fino ad arrivare nel reame di Angelicque , si ritrovarono in una landa desolata, brulla e sassosa, nel cielo vi era una luna rossa che illuminava il tetro paesaggio.
<<Sono a casa>> disse Angelicque guardandosi intorno.
<<Che allegria>> disse Bard con una smorfia sul viso.
[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/06/2008 22:50]
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06/06/2008 21:31
 
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OFGDRParte scritta da Kieran sulla distruzione del calice d’ombra.OFGDR
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06/06/2008 21:32
 
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Il gruppo aveva ormai raggiunto il punto dove si erano ritrovati quando erano giunti in quella dimensione.
<<Ma ora come torniamo indietro?>> chiese Bard.
<<Non lo so, non ci avevamo pensato>> rispose Kieran.
<<Vediamo di farlo in fretta, stanno per raggiungerci>> disse Otrebmu guardandosi alle spalle.
In lontananza si vedeva una grande nuvola di polvere.
<<Non vengono solo da lì>> fece notare Angelicque.
Anche dalle altre direzioni rimaste si vedevano nuvole di polvere alzarsi.
<<Non hanno preso bene che gli abbiamo distrutto il Calice d’Ombra>> disse Otrebmu ironico, stringendo il Calice della Luce e pensando che avrebbe voluto riportarlo alla città di Eraslon seguito dai suoi compagni.
In quel momento una luce li avvolse e si ritrovarono d’avanti al Tempio.
<<Come ci siamo arrivati?>> chiese Bard stupito.
<<Forse è stato il calice>> rispose Otrebmu perplesso guardando l’artefatto, mentre la Gran Sacerdotessa gli andava incontro e sorridendo disse: <<Vedo che avete mantenuto la parola>>.
Otrebmu le consegnò il calice che ella rimirò a lungo lasciando che i raggi del sole si poggiassero sugli otto diamanti.
<<Più bello, prezioso e potente di quanto ve lo abbiamo prestato>> disse alla fine dirigendosi verso il Tempio.
<<Seguitemi, cureremo le vostre ferite>> disse un chierico al loro fianco.
Passarono dieci giorni prima che il gruppo si riunisse, Eruner e Angelicque erano sotto stretta sorveglianza vista la loro natura o arte magica usata, gli altri invece giravano liberamente.
In quei dieci giorni visitarono la città e il Tempio, proprio nel bosco-giardino dietro ad esso Otrebmu incontrò di nuovo la Dea Serena, si inchinò al suo cospetto ed Ella che era seduta su un macigno piatto gli fece segno di avvicinarsi e poi di raccontarle della loro avventura dopo aver lasciato la città.
La prima parte sembrò che la conoscesse, fu molto interessata invece di quello successo nella dimensione oscura e di come avevano distrutto il Calice d’Ombra.
Finito il racconto la Dea disse che avevano compiuto una grande impresa distruggendo un simile artefatto oscuro.
Otrebmu rispose che era stato grazie al Calice della Luce e ciò era stato possibile perché Ella lo aveva realizzato ed ebbe l’ardire di chiederle come lo aveva creato.
La Dea divertita guardandolo disse, che una Dea non era certo un cantastorie o menestrello ma che se proprio voleva saperlo sarebbe stato accontentato e non solo per la creazione del Calice della Luce.
La mente di Otrebmu fu toccata prima dolcemente e poi invasa come se una diga fosse crollata e seppe di come furono creati il Calice della Luce e il Calice d’Ombra.
A Ittoram servirono alcuni giorni di riposo per riprendersi.
L’undicesimo giorno dopo essere apparsi d’avanti al Tempio, il gruppo si riunì al suo interno con tutti i chierici e la Gran Sacerdotessa, la Dea fu detto loro era andata via.
[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/06/2008 22:55]
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07/06/2008 20:42
 
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Dopo un discorso della Gran Sacerdotessa, che elogiava il gruppo per l’impresa e per aver riportato il Calice della Luce più potente che mai, i chierici aprirono un portale dimensionale che li avrebbe riportati nel Regno di Blue Dragon.
Il gruppo di cercatori attraversò il portale, mentre lasciava la città di Eraslon, Otrebmu pensò che avrebbe voluto vedere ancora una volta la Dea, e ricordandosi che aveva detto che il nome Serena era quello con cui la conoscevano i mortali voleva chiederle quale era il nome con cui la conoscevano gli altri Dei.
Nell’istante che riapparvero a un centinaio di metri dai Cancelli del Regno di Blue Dragon Ittoram sentì una voce nella sue mente che diceva: Forse già conoscete quel nome.
Quando il gruppo apparì vicino i Cancelli, comparvero anche due occhi sospesi nel vuoto a vari metri di altezza, osservavano il gruppo attentamente come avevano fatto per tutta la missione.
Il gruppo si diresse verso i Cancelli e vi entrò poco dopo salutando i Guardman, dirigendosi poi verso la Locanda chiedendosi se Gianlù, Alkor e gli altri dell’altro gruppo fossero già tornati dalla loro missione.

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