Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Un messaggio dal passato

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2005 14:40
OFFLINE
Email Scheda Utente
Sesso: Maschile
Maestro
08/11/2004 14:12
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Ancora scosso per l'accaduto, BrightBlade raggiunse assieme a Syrienne le pendici del vulcano. Il sentiero si tuffava dentro alla roccia in corrispondenza di un piccolo arco, ricoperto di rune identiche a quelle che i due viaggiatori avevano visto là dove era morta la maga.
Dopo aver scrutato quelle rune, che l'ultima volta non erano state di buon auspicio, i due entrarono.
Il brusco cambiamento di temperatura li lasciò senza fiato: la fredda aria piccante dell'esterno cedette il posto ad un vapore caldo e molto umido, che ben presto si condensò sulla corazza del Paladino formando mille goccioline rossastre. BrightBlade e Syrienne si trovavano in una piccola camera rettangolare, dalle pareti affrescate. Al centro della stanza c’era un grande catafalco di pietra nera, presumibilmente una tomba. Sulla lastra di pietra, perfettamente liscia, era inciso un cerchio sovrapposto ad un triangolo leggermente più grande. Il Vassallo non aveva mai visto nulla di simile: le rune di Atlantide sono infatti composte per lo più da linee sinuose e curve, e solo i simboli che esprimono concetti negativi (come guerra o dolore) contengono in maggioranza linee spezzate. Quella runa invece era l’unione del triangolo e del cerchio: la linea curva chiusa e la linea spezzata chiusa più semplici che ci fossero. La loro presenza, insieme, non aveva senso nella simbologia di Atlantide e di tutte le culture successive. Evidentemente, quel catafalco si trovava lì da molto più tempo, così tanto che abbracciarlo con la mente risultava difficile. Persino l’arco ricoperto di rune protetto dalla maga era comunque sia riconducibile alla simbologia atlantideiana, ma quel simbolo era così rudimentale e semplice e allo stesso tempo realizzato con estrema perizia che al suo confronto ogni altra cosa incontrata fino a quel momento sembrava recentissima. Il sentiero e l’arco, dunque, erano stati costruiti molto dopo la camera rettangolare in cui si trovavano, e probabilmente da due popoli diversi. Dunque, pensò Bright, anche la maga che aveva ucciso non faceva parte della conformazione originale di quel luogo così antico. Perché la scalinata, il sentiero e l’arco con la sua guardiana solitaria fossero stati aggiunti restava un mistero.
Dal lato opposto a quello in cui erano entrati, Syrienne e BrightBlade videro un corridoio inoltrarsi nelle profondità della caverna. Torce attaccate alle pareti illuminavano la strada.
Istintivamente, il Paladino sguainò la spada. Nessuna magia, neanche la più potente, può conservare una torcia accesa per migliaia di anni. Qualcuno era stato lì, e di recente per giunta.
I due avanzarono lentamente lungo il corridoio, aspettandosi un agguato da un momento all’altro. Percorsolo fino in fondo, si trovarono in un’altra stanza rettangolare, lunga per lo più una quindicina di metri e larga dieci. Due file di piccole colonne sorreggevano il soffitto. Per la verità, colonne e soffitto sembravano essere fuse insieme. Bright immaginò che la stanza fosse stata scavata nella roccia con colonne e tutto, ovvero nel modo più logico. Eppure, non vi era alcun segno di scalpello, alcuna intaccatura. Ogni superficie era perfettamente liscia e lucida. Non c’erano dubbi: tutto era opera della magia. Di una potente magia, perché ben presto il Paladino e la Sacerdotessa raggiunsero una nuova sala, ancora più grande della precedente.
La sala era riccamente decorata, ogni centimetro di parete ricoperto da rune di ogni genere. Simboli di Atlantide si mescolavano al linguaggio corrente o a idiomi incomprensibili, la cui comprensione andò persa centinaia di anni prima.
I due esploratori erano rimasti sulla soglia, ammaliati da quella serie sconfinata di rune che celavano un messaggio che gli sfuggiva, quando Bright sentì improvvisamente il Diadema pulsare di energia. Lo estrasse. L’artefatto emetteva un forte campo di magia, quasi come fosse stato attratto dal corridoio che conduceva fuori da quel luogo. Il Vassallo lo assecondò, portandosi in quella direzione. Quando però raggiunse, seguito dalla Sacerdotessa, il centro della stanza, di colpo tutte le rune alle pareti brillarono di luce intensissima. I loro raggi si incrociavano in ogni direzione, e lentamente andarono a formare delle figure semitrasparenti. Erano diciotto anziani, che indossavano lunghe tuniche bianche e strani gioielli. I loro capelli e la barba scendevano fino a terra. Erano posizionati in modo da circondare i due avventori.
Bright si guardò attorno, aspettandosi qualcosa, ma gli anziani rimasero lì, immobili, a guardarlo.
“Che magia è questa?” disse ad alta voce Bright. L’eco della sua voce rimbalzò avanti e indietro nel sotterraneo, perdendosi in lontananza. Quando ormai il Paladino stava per cercare di oltrepassare quella barriera di figure, i diciotto vecchi alzarono le mani al cielo, e quindi le puntarono, con i palmi aperti, contro l’atlantideo. Senza che quest’ultimo sapesse perché, il suo corpo cominciò a risplendere di luce argentea. Al contrario, il Diadema sembrava aver perso ogni potere.
Comunque sia, i vecchi sembrarono soddisfatti, perché le loro immagini cominciarono ad affievolirsi e quindi scomparvero del tutto, lasciando BrightBlade e Syrienne soli nella stanza.
“Che cos’hanno fatto?” chiese il Paladino alla compagna.
“Non lo so, ma è stato bello” rispose lei. In effetti, mentre il suo corpo ardeva di luce, Bright aveva sentito ogni fatica abbandonare le sue membra, ogni preoccupazione lasciarlo.
Sospirando, l’atlantideo mise da parte quel ricordo, e guidò Syrienne oltre la stanza.
Il corridoio che imboccarono era di certo di origine naturale: tortuoso e stretto, era percorribile grazie ad un rozzo sentiero che era stato intagliato nella roccia. La via li portò ad attraversare un lungo complesso di caverne magnifiche. Serpeggiando tra stalattiti, stalagmiti e altri accumuli cristallini dalla forma stravagante, i due giunsero in un lungo corridoio, di nuovo opera dell’uomo – o del popolo che aveva realizzato il complesso –, ammantato di fumo. L’aria era caldissima. BrightBlade avanzò nella fuliggine, seguito dalla Sacerdotessa. Insieme, emersero in un’enorme caverna, al centro della quale si apriva una voragine ampia almeno duecento metri. Sopra di loro aleggiava una pesante cappa di nubi, ma Bright capì lo stesso che quello doveva essere il cratere del vulcano. Il pavimento della caverna era come un enorme anello attorno alla voragine, fatta eccezione per uno stretto camminamento che si inarcava sopra l’abisso, come un ponte. Al centro di quell’arcata strettissima, era ancorato una specie di scoglio dalla superficie liscia come una tavola, sulla quale spiccava un’incudine di ferro nero con un martello adagiato alla sua sommità.
Nel momento stesso in cui il Paladino posò gli occhi sui due oggetti, rivide con incredibile nitidezza l’immagine che lo aveva fatto svenire, molto tempo prima, nella Biblioteca del Regno. E così, là era nato il Diadema.
In effetti, l’oggetto sembrava voler tornare all’incudine, ma BrightBlade non ne intuiva la ragione. Non che ebbe il tempo di ragionarvi, perché una voce echeggiò alle sue spalle.
“Benvenuto, BrightBlade di Atlantide”. Era una voce che l’atlantideo non udiva da molti, moltissimi anni. Da quando, ancora giovane, prima di tuffarsi per il viaggio attraverso l’oceano che lo avrebbe salvato dalla distruzione dell’isola, si era voltato per salutare il suo migliore amico. Keeran Lathern, il Discepolo del Sommo Sacerdote di Atlantide.
Bright si voltò lentamente, spada in pugno.
Il volto che osservò non aveva nulla in comune con quello del suo antico compagno. I capelli erano scomparsi, sostituiti da una pelle chiara solcata da numerose cicatrici. Ancora una volta, come nell’incontro avuto quando svenne nella Biblioteca del Regno, Bright fu colpito dagli occhi freddi di Keeran. Non vi era più vita in loro.
“Non mi riconosci?” disse divertito Lathern.
“Keeran, come potrei scordarmi di te?” mormorò Bright. L’altro sorrise.
“Già. Un tempo ti consideravo mio Fratello, BrightBlade. Eppure, ancora oggi, non capisco cosa ci sia in te che io non ho” disse amaramente.
“Di cosa parli?” chiese il Paladino, ma conosceva già la risposta.
“Sai bene di cosa parlo – disse infatti lui – Il Gran Sacerdote non doveva scegliere te”.
“Il Gran Sacerdote deve aver avuto le sue ragioni, anche se nemmeno io le conosco. In ogni caso, sbagliò. Se avesse fatto partire te, Atlantide non sarebbe caduta”.
Il volto di Keeran fu distorto dall’ira.
“CHE NE PUOI SAPERE TU? NON SAI NULLA, NIENTE DI NIENTE, DEL DIADEMA!!!” gridò.
“Una cosa so, Keeran Lathern. Atlantide è caduta a causa del Diadema. Sei stato soggiogato al suo volere, e hai distrutto la nostra patria. Cos’altro dovrei sapere?”
Lathern era fuori di sé.
“Il Diadema non mi ha dominato! Sono stato io, io soltanto a scegliere quel destino! Atlantide doveva essere punita!”.
Bright gli lanciò uno sguardo glaciale.
“Punita per cosa? Per aver scelto me e non te? Perché non saresti stato tu il Re?”
“Tu, tu avresti preso il potere! Ma io dovevo impedirlo!” disse istericamente Keeran.
“Io? – ribatté Bright – Io ho scelto la Via del Ramingo. Non sarei potuto divenire né Re né Gran Sacerdote”.
“TU MENTI!!! AVRESTI UCCISO IL RE! E IL POPOLO AVREBBE OSANNATO TE, TE, ASSASSINO DEL SOVRANO!” gridò Keeran. La sua voce si perse nella vastità della caverna.
Egli stesso sapeva di star mentendo. Ma non voleva, non poteva ammetterlo.
Riguadagnò il controllo su di sé.
“Dammi il Diadema, Bright” disse pacatamente.
“Non posso Keeran. Non dopo ciò che ti ha fatto” rispose BrightBlade.
Con un movimento repentino, Lathern afferrò Syrienne per un braccio e la interpose tra sé e il Paladino, mentre sguainava un pugnale
“Dammi quel dannato Diadema” ripeté lui “o la tua amichetta farà una brutta fine”.
BrightBlade vide la luce della follia negli occhi di colui che un tempo era stato suo amico.
“Lasciala andare Keeran” disse.
“DAMMI IL DIADEMA O L’AMMAZZO!” gridò lui.
“Torcile un capello, e ti giuro che getterò il Diadema nel cratere. Anche uno stupido sarebbe capace di un lancio del genere” disse freddo il Paladino.
Il dubbio si insinuò nell’animo dell’altro. I suoi occhi cominciarono a spostarsi freneticamente tra il cratere, il Diadema e gli occhi del Vassallo, come se volesse calcolare se quest’ultimo avrebbe attuato o no la sua minaccia. Bright ricambiò il suo sguardo con durezza. Aveva già deciso di distruggere il Diadema, comunque, nello stesso momento in cui aveva visto l’incudine.
Lentamente, Keeran lasciò andare Syrienne, che corse alle spalle di BrightBlade.
“Ora dammi il Diadema” disse Lathern. La sua era più una preghiera che un’intimidazione.
“Ti ho già detto che non posso. Devo distruggerlo Keeran”.
L’altro sembrò riacquistare la ragione.
“E come farai? Gettandolo nel vulcano lo renderai solo irraggiungibile per me. Ma gli spiriti del fuoco lo libereranno prima o poi. Sai bene che devi colpirlo con il martello lassù. Ma io non ti ci farò arrivare” spiegò.
Aveva ragione. A meno che…
BrightBlade scattò all’improvviso verso il ponte, e cominciò a percorrere lo stretto arco di pietra ad una velocità spericolata. L’altro gridò di furore, e si lanciò al suo inseguimento attraverso l’arcata.
Il Paladino raggiunse l’incudine, estrasse il Diadema e la gettò su di essa, quindi afferrò il pesante maglio. Stava per abbatterlo, quando Keeran gli piombò addosso con un balzo, scaraventandolo a terra. Il Maglio cadde a fianco all’artefatto con un sordo rumore.
Bright si afferrò ai bordi del sentiero di roccia per non precipitare. Con una contrazione dei muscoli delle braccia, balzò di nuovo sull’arco, mentre Lathern stava per afferrare il Diadema. Ruotando la spada davanti a sé, il Paladino costrinse l’avversario ad allontanarsi dall’incudine. Keeran sguainò la sua Lama di Atlantide, ed i due cominciarono a duellare sull’orlo del precipizio.
Quando BrightBlade era partito dall’isola natia, aveva salutato un amico molto più abile di lui nell’arte della spada. Ma le sue infinite avventure, il servizio sotto Blue Dragon e l’apprendistato presso Cyber Dark lo avevano reso un avversario formidabile persino per il pupillo del Gran Sacerdote, che impugnava la Lama a due mani come aveva appreso ad Atlantide.
Il Vassallo invece era armato di scudo ed aveva appreso ad impugnare la sua spada con una sola mano, guadagnando in rapidità un grande vantaggio. Keeran infatti non riusciva quasi mai ad attaccare, impegnato com’era a schivare i micidiali affondi del Paladino di Atlantide.
Tuttavia, Lathern aveva un’assoluta padronanza della magia di Atlantide, che usava a proprio vantaggio. Raffiche di vento infuocato deflettevano la Lama di Bright ogniqualvolta questa si avvicinava troppo all’avversario, e l’arcata di pietra sembrava attivamente intenta a farlo precipitare di sotto. Il combattimento era dunque uno stallo, nessuno dei due riusciva a prevalere sull’altro.
Fu a quel punto che Syrienne decise di intervenire. La Sacerdotessa era rimasta di fronte all’entrata alla caverna, completamente ignorata da entrambi i contendenti. Vedeva chiaramente la schiena di Keeran e, oltre di lui, il Paladino, unico ostacolo tra l’artefice della distruzione di Atlantide e il Diadema che tanto bramava.
Syrienne non conosceva molti incantesimi d’attacco, il più potente dei quali era un globo di forza che, se non avrebbe ferito l’avversario del Paladino, almeno lo avrebbe distratto, concedendo all’altro una possibilità.
La Sacerdotessa scagliò l’incantesimo. Il globo di energia, invisibile, schizzò verso la schiena di Keeran. Quest’ultimo, tuttavia, era un mago troppo esperto per non accorgersi di quel seppur silenzioso incantamento. Così, un attimo prima che la magia lo colpisse, ruotò su se stesso, Il globo lo mancò e colpì in pieno il Paladino di Atlantide, scaraventandolo oltre l’incudine. Bright rimase, per la seconda volta in pochi minuti, a penzolare nel vuoto, aggrappato con una mano al sentiero di roccia che attraversava il cratere. Sotto di lui, a trecentocinquanta metri di distanza, la lava ribolliva, quasi non vedesse l’ora di arrostire qualcuno. Bright decise di non accontentarla, e si issò di nuovo sull’arcata. In quel preciso istante, Keeran Lathern indossò il Diadema.
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com




Vota bluedragon.it nella MTprox Top100