L'apparizione del drago
Uno spiffero d’aria gelida accolse i due viandanti quando giunsero all’ingresso di una piccola grotta, ai piedi della sproporzionata montagna che da giorni tentavano di raggiungere.
La bufera di sabbia era alle loro spalle, e dava quasi l’impressione di temere quel luogo reclamato dalle potenze ultraterrene del mondo dell’ombra.
Legarono i cavalli ad uno sterile arbusto, spoglio e dello stesso colore del terreno desertico. L’aria, qualche metro più in alto di loro, s’insinuava nelle più piccole sporgenze e produceva un suono spettrale e lugubre.
Smontati dalle cavalcature recuperarono il loro equipaggiamento. BrightBlade si tolse tutti i vestiti protettivi che si era procurato per il lungo viaggio in quella landa inospitale e arida. Cyber Dark, che era stato particolarmente silenzioso, si allacciò gli schinieri e recuperò dai bagagli CrossBane, la sua seconda spada, la Vendicatrice dell’Ombra, con la quale non combatteva spesso ma che riservava per le occasioni particolari. Con calma la cinse alla cintura, sul lato destro, esattamente simmetrica a Melkador, la lama benedetta compagna di mille avventure.
Scostò la pesante cappa grigia sulla spalla sinistra, per svelare il suo abbigliamento. Bright rimase colpito, anche se si limitò ad una piccola esclamazione, quando notò che il suo Gran Maestro vestiva una pesante corazza candida come la neve più pura, rilucente anche alla pallida luce del sole, oscurato nel cuore del cielo da una minacciosa nuvola di sabbia.
“Questa, amico mio, è Thielwyd, la magica corazza dei Paladini. E’ un preziosissimo dono della Dama della Luna, ultima regina della tribù di mezzodraghi del continente meridionale. Questo metallo proviene dalle loro sacre miniere...prezioso quanto l’oro bianco, a cui molto assomiglia, ma resistente quanto il mithril più puro! Ma l’incantamento che gli è stato conferito è ciò che la caratterizza...uno scudo di Vera Fede la protegge anche dagli attacchi dell’anima più empia e corrotta che tu possa immaginare.”
Cyber studiò bene la reazione dell’amico. In realtà Bright non si scompose affatto, ma si limitò a complimentarsi con un lieve inchino. Questo piacque al gran maestro, e l’idea che anche il giovane allievo possedesse qualche arma nascosta lo allettò parecchio. Così, certo dell’aiuto che avrebbe ricevuto da quel giovane così volenteroso e dalla propria abilità in battaglia, lentamente si diresse verso la caverna. E insieme varcarono l’ingresso.
Il clima all’interno non era molto diverso da quello esterno. L’umida caverna era riscaldata continuamente dal soffio del drago, che probabilmente stava riposando in qualche anfratto oscuro. L’antro era talmente alto che i due amici facevano fatica a vedere il soffitto, benché le pareti della grotta, cilindriche, convergevano in un punto non ben definito, in lontananza. Il terreno non era per nulla omogeneo, e spesso grandi stalagmiti si alzavano spavalde verso la buia volta.
La coppia avanzò sicura per parecchi metri all’interno di quella insolita tana, così esposta all’esterno, a differenza di tane come quella di Red Dragon, molto più protette e nascoste da ogni genere di artificio magico e non.
Ci volle poco per trovare l’enorme figura del drago, appollaiata su un trono di ossidiana, una pietra che stonava parecchio col resto della grotta e che probabilmente era stata portata lì da lontano. L’essere era mollemente sdraiato in mezzo a quella imponente costruzione, respirando avidamente l’aria intorno a sé e fornendo di rimando sbuffi nerastri. Neri come le sue enormi scaglie, del corvino più scuro. Un’ondata di malvagità investì i due giovani guerrieri che, disgustati, contorsero il viso in un’espressione torva e bieca. Ciononostante, continuarono a camminare finché non si trovarono in uno spiazzo dal diametro di trecento metri, ricavato in mezzo alle inestimabili ricchezze ammucchiate intorno, esattamente di fronte all’orribile trono, scolpito con immagini peccaminose e diaboliche. Poi, nonostante la tensione crescente, fu BrightBlade a prendere la parola.
“Ci siamo, Maestro.”
“Si. Qui inizia la parte più difficile del nostro viaggio...”
Probabilmente disturbato dalle loro voci, che rimbombavano nell’ampiezza della caverna, il temibile Thalax'Yazne'Bok si smosse dal suo giaciglio e alzò il lungo collo verso l’alta volta.
“...ma non temere. Non dobbiamo lasciarci intimidire.”
Il drago spalancò gli occhi e notò finalmente quei due sciocchi mortali che erano venuti a disturbarlo, agghindati in quella maniera così bizzarra.
“E soprattutto, dobbiamo svolgere un ottimo lavoro di squadra!”
Bright annuì appena al compagno e si voltò verso il mastodontico essere, che nel frattempo si era rizzato in tutta la sua altezza e torreggiava di fronte a loro. Era davvero enorme.
Dovette abbassare di parecchi metri il capo, per poter notar meglio i due paladini. E quando aprì bocca, la sua violenta e profonda voce –se così si poteva definirla– li investì con la stessa foga del vento e rimbombò a lungo nell’ampia caverna.
“CHI E’ IL PAZZO MORTALE CHE E’ VENUTO A DISTURBARE IL RIPOSO DEL GRANDE THALAX’YAZNE’BOK?!”
“Silenzio, sciocco!”
Cyber urlò il comando con tono talmente imperioso che sia Bright che il drago stesso ne furono profondamente colpiti. Thalax dovette ammettere che mai nessuno si era rivelato talmente impudente di fronte alla sua persona. Ma dopo quei pochi attimi di smarrimento, il mostro tornò alla carica e spinse il suo volto più vicino ai due.
“COME OSI ALZARE LA VOCE DI FRONTE A ME?! SAI CHE POTREI POLVERIZZARTI CON UN SOL COLPO DELLE MIE FAUCI?!”
E di tutta risposta l’essere alzò verso l’alto l’orribile volto ed lanciò un agghiacciante ringhio di rabbia che avrebbe terrorizzato anche il guerriero più valoroso o il mago più erudito. Ma non due paladini.
Bright avanzò di qualche passo verso il mostro e, gesticolando con un pugno chiuso, lanciò la sua sfida.
“Sai bene perché siamo qui, demone! Le tue ingiustizie hanno reso questa terra un deserto e i popoli che la abitano un manipolo di schiavetti. Siamo qui per punirti!”
Thalax si voltò nuovamente a guardarli, stupito del fatto che quei due minuscoli esseri, grandi quanto il corno più piccolo che aveva in fronte, avessero resistito senza batter ciglio ad un latrato così possente. Rimase parecchi metri più in alto di loro, ed emesse un suono gutturale che ricordava una risata. Poi si voltò nuovamente verso di loro. Cyber intanto avanzò quanto bastava per raggiungere il compagno.
“HAHAHAHAHAHHH! E DAVVERO VOI PENSATE DI POTER SCONFIGGERE IL GRANDE THALAX’YAZNE’BOK?! TANTI SONO STATI COSI’ FOLLI DA INCROCIARE I LORO PASSI CON ME, E NESSUNO E’ VISSUTO ABBASTANZA A LUNGO PER POTERLO RACCONTARE!”
Emise un altro potente ruggito, dispiegando le ali nere come la notte più oscura in tutta la sua cupa maestà. Si alzò completamente sul suo grande trono d’ossidiana, e si mise in posizione eretta, movendo lentamente gli arcigni artigli che gli spuntavano dalle mani.
Bright impugnò la spada da dietro la schiena, mentre Cyber fece scivolare le mani sul petto fino ad arrivare alla cintura.
Il momento della battaglia era finalmente arrivato.