"Se mi farà spiegare... magari capirà perchè sono quì..." disse Selina.
Il tecnomago abbassò il capo e si scusò. Poi la condusse lungo l'ingresso fino a una porta metallica. Entrarono entrembi. Era questa una sala luminosa, con una vetrata altissima al fondo. Su questa, erano raffigurati momenti di battaglia e momenti di pace, con creature antiche e ormai perse nei meandri del tempo.
Al centro era posto un grande tavolo ovale, di cristallo purissimo, sorretto da una radice d'albero che creava un sinuoso disegno al di sotto del pianale. Intorno a questo erano poste delle poltrone ricoperte di vlluto verde scuro.
"Prego, si metta a suo agio" disse il ragazzo.
La donna non si fece pregare e si sistemò frontalmente alla vetrata.
"Sa cosa dicono di noi Cavalieri Splendenti, mago?" disse la donna con una punta di disprezzo.
"Che pure le montagne tremino al solo pensiero di ospitare un vostro combattimento... vero? poi, per sua informazione, sono un Tecnomago..." rispose con calma.
"Suvvia, è un'esagerazione quello che dite su noi Cavalieri, poi, non è un'arte proibita quella della tecnomagia? mi chiedo perchè dovrei parlare di questa catastrofe con uno come voi!" rispose Seline.
Gli ormai neri precordi del tecnomago stavano per esplodere. Distolse allora lo sguardo dalla donna per portarlo alla vetrata. Gli infondeva una sensazione calmante.
"Qui la tecnomagia non è proibita... quindi non sono un profano, la stessa cosa vale per Allendor, il mio pianeta natale... Per caso siete di Eliner? oppure... potrei azzardare Ranir? Solo li e in pochi altri pianeti considerano la tecnomagia come un abominio... comunque, a me può parlare di questa catastrofe perchè ho conoscenze molto vaste... e non intendo solo di persone..."
"Va bene... però nella mia lingua: Kirn Fales oringad romir" disse la Cavallerizza Splendente.
Il ragazzo sbiancò in volo, sembrava avesse visto, o meglio, sentito un fantasma... poi esclamò: "La... La F.. Fortezza... Fantasma... sta... arrivando? Di solito, è preceduta da un dì senza luce e una notte senza buio... qui non ci sono ancora state..."
"Vede... tutto questo... accadrà da domani... poi il cancello si aprirà e inizierà la battaglia..." disse Seline.
"Devo avvertire... i Sommi..." disse Antonidas.
Poi lasciò sola la donna e corse via dalla stanza. Stava salendo in cima alla torre. Gli scalini gli sembravano infiniti, ma poi raggiunse la cima. Entrò nell'unica stanza lì presente. Una piccola stanza dedicata allo studio degli astri.
Senza fermarsi andò verso l'unica porta finestra che illuminava la stanza. La aprì e uscì.
Era su un balcone largo, di pietra bianca. Si avvicinò alle colonnine marmoree che costituivano insieme a un mancorrente, anch'esso marmoreo, il parapetto. Poi fischiò forte. Per tre volte fischiò. Al terzo fischio un falco si avvicinò a lui. Era un bellissimo esemplare. Il tecnomago gli disse alcune parole all'orecchio, poi gli mise un oggetto simile a un medaglione attaccato alla zampa. Prese poi un piccolo pezzo di pergamena, e, con una magia, vi inscrisse la situazione corrente.
"Vai, vai e trova i Sommi, te ne prego, trovali il prima possibile!" disse lasciando andare il falco.
---Ot---
per il riferimento temporale: dopo che almeno un Sommo è libero da missioni...
come sta venendo?