L’ALBERO
Dopo lo scontro con l’insetto procedemmo per altri tre giorni e verso sera ci accampammo. Come ogni sera Selenia sparse intorno all’area dove ci eravamo accampati un repellente giallognolo per tenere alla larga gli insetti molesti. Quella sera davanti al fuoco eravamo stranamente taciturni, entrambi immersi nei nostri pensieri. Questa quiete continuò finché Selenia non ruppe il silenzio:
“Non sarà facile”.
“Come scusa ?”
“La resina. Dico che non sarà facile recuperarla. Intorno all’albero si avventurano moltissimi insetti per lo più in caccia di cibo e quindi dovremo essere molto cauti nel muoverci e dovremo essere pronti a tutto”.
“Scusa ma non possiamo sprecare nemmeno un po’ di quel repellente ? Con quello addosso non avremmo problemi”.
“Purtroppo no. Il repellente che ci rimane è appena sufficiente per il ritorno e fidati quando ti dico che è meglio non rimanere senza durante la notte”.
“Va bene, vada per la cautela allora”.
Tornò il silenzio.
“Allora, a quando il matrimonio ?” la domanda mi uscì di getto e non ebbi nemmeno il tempo di pensarci.
“Cosa?” rispose lei sorpresa.
“Ehm…Beh, sei una principessa, giusto? E quindi dovresti sposare un principe per poter diventare regina e regnare”.
“Forse questo succede nel tuo mondo, ma da noi è diverso”.
“Diverso in che senso?”
“I Minimei di sangue reale non sono obbligati a sposarne altri di alto rango, ma possono scegliere chiunque ritengano degno del proprio amore ed adatto a governare il popolo”.
“Quindi potresti scegliere chiunque anche un…”
“Un cosa? Un cavaliere?” chiese incuriosita..
“…un contadino!”
Scoppiò a ridere.
“Sì, anche un contadino”.
“E i matrimoni da voi sono come i nostri ? Grandi cerimonie dove gli sposi dichiarano il loro amore davanti a Dio e si giurano reciproca fedeltà?”
“No, niente di tutto questo. A noi Minimei per sposarci basta un bacio”.
“Come un bacio?”
“Un bacio. Basta che doniamo, in qualunque luogo ed in qualunque momento, il nostro primo bacio alla persona che amiamo ed insieme condivideremo lo stesso amore e lo stesso fato”.
“Quindi tu non sei mai stata baciata?”
“No, mai”.
“Capisco. E tu hai già trovato il fortunato che riceverà il tuo bacio e regnerà insieme a te?”
“Non ancora però ci sto lavorando. Dì un po’, come mai se cosi curioso?”
Iniziai ad arrossire vistosamente.
“Ehm…No, niente, era solo per parlare un po’. Beh, comunque forse è meglio se dormiamo altrimenti domani ci mancheranno le energie” e detto questo mi sdraiai sul mio giaciglio.
“ Sì, hai ragione, anche io ho sonno…” ne seguì uno sbadigliò “…buonanotte Claudium”.
“Buonanotte Selenia”.
Il mattino seguente riprendemmo la marcia e dopo qualche ora di cammino raggiungemmo finalmente l’ Albero della Guarigione. La pianta era molto simile ad una quercia e non produceva frutti. Le sue gigantesche fronde lambivano il cielo e sembravano quasi toccare le nuvole mentre le sue enormi radici l’ancoravano saldamente al suolo, con il quale sembravano quasi fondersi. Come ipotizzato da Selenia, intorno all’Albero girovagavano una miriade di insetti diversi, alcuni piccoli ed innocui, ma altri grossi e pericolosi. Decidemmo quindi di girare intorno alla pianta tenendoci a debita distanza da quelle bestiacce per valutare la situazione e creare un piano, ma purtroppo gli insetti erano troppi e troppo forti e qualunque strategia sarebbe sicuramente andata a monte.
“Claudium, aspetta, mi è venuta in idea!” esclamò fiduciosa Selenia.
“Come?”
“Nella sacca oltre al repellente ho anche un liquido ad azione inversa, che attira gli insetti come il miele attira le api…” detto questo tirò fuori dalla sacca una piccola boccetta viola “… basterà spargerne un po’ su dell’erba poco lontano dall’Albero e tutti gli insetti saranno attratti dal suo odore, dandoci tutto il tempo necessario per recuperare la resina”.
“Magnifico, mi sembra un ottimo piano! Però ora che ci penso non ti ho ancora chiesto come faremo a raccogliere la resina.”
“La resina viene secreta su tutta la superficie dell’Albero, anche alla sua base. Basterà trovare una spaccatura nella parte bassa del tronco, infilarci questa canna e far scorrere il liquido in una boccetta”.
“Perfetto, mettiamo all’opera il piano allora”.
Io e Selenia agimmo come da copione: ci dirigemmo ad ovest della pianta e spargemmo tutto il liquido sul terreno. Fatto ciò ci allontanammo il più velocemente possibile correndo verso sud , per evitare di incrociare gli insetti, poi procedemmo verso est ed infine verso nord, fermandoci vicino alla pianta e nascondendoci dietro a dei fili d’erba.
“Il piano sembra avere funzionato, gli insetti sono spariti” esclamò esultante Selenia.
“Aspetta, cosa sono quelle?” indicai alcuni grossi insetti neri vicino alle radici.
“Maledizione, formiche. Sono tra i pochi insetti che non vengono attirati dal mio liquido”.
“Beh, non sembrano essere un grosso problema. Mi pare che non siano più di quattro o cinque, e poi non sono molto più grosse di noi. Dovremmo avere sicuramente la meglio”.
“Sono sei in tutto e non lasciarti ingannare dal loro aspetto: sono piccole, è vero, ma ciascuna può sollevare tre volte il suo peso e possiedono mandibole d’acciaio. Se ti prendono sei finito”.
“Cosa possiamo fare allora? In qualche modo dobbiamo pur allontanarle”.
“Ci penserò io, le distrarrò fino a quando non avrai preso la resina; in questo modo ce la faremo di sicuro”.
“Selenia, sai che non potrei mai chiederti una cosa del genere; se c’è qualcuno che dovrà rischiare la vita quello sarò io”.
“Tesoro, io infatti non te l’ho mica chiesto. Ci vediamo dopo” e senza neanche darmi il tempo di reagire la principessa sguainò la spada e si gettò urlando sulle formiche, in modo da attirarle tutte a sé. Io non ebbi altra scelta e dovetti attenermi al piano, sperando che funzionasse. Mentre le bestie si avvicinavano a Selenia che cercava di condurle lontano verso est, io mi avvicinai all’Albero e senza essere visto incastrai la canna in una fenditura dell’Albero, aspettando che il liquido colasse nella boccetta. Nel frattempo seguivo da lontano il combattimento. Selenia, nonostante la superiorità numerica delle sue avversarie, se la cavava egregiamente, tenendole tutte a debita distanza con colpi ampi e rapidi ed arrivando persino ad abbatterne due. Tutto sembrava andare liscio fino a quando Selenia non commise un errore: perse di vista una delle formiche che con un colpo di mandibola disarmò la minimea. Selenia, tuttavia, non si diede per vinta ed estraendo i suoi coltelli continuava a difendersi. Purtroppo i coltelli le garantivano una maggiore velocità ma le loro lame corte le impedivano di tenere a distanza le bestie, che in pochi secondi la gettarono a terra. In quel momento il mio animo era spaccato in due: se lasciavo andare la boccetta avrei perso l’occasione di raccogliere la resina, e senza il liquido attraente non avremmo più avuto la possibilità di avvicinarci all’Albero, sancendo così il fallimento della nostra missione, il fallimento della mia prova e la fine del mio sogno di diventare paladino del Regno di Blue Dragon. D’altro canto se continuavo a raccogliere la resina avrei condannato Selenia a morte certa. Dovevo decidere tra il sogno di tutta una vita e la donna di cui mi ero innamorato.
In quel momento sentii da un alto una voce potente dentro di me che mi diceva di lasciarla andare, che la mia missione di diventare paladino e combattere il Male era più importante e che Lei al mio posto avrebbe preso la mia stessa decisione e persino il Re avrebbe compreso il fatto che la figlia si fosse sacrificata per una causa più grande. Dall’altro invece sentivo un’altra voce che mi sussurrava che io non ero così vile, che non avrei mai lasciato che qualcuno si sacrificasse in mio nome, tantomeno un innocente. La mia testa sembrava voler esplodere e non sapendo cosa fare strinsi il petto e mi rivolsi al mio cuore, lasciando a lui la decisione. Lui mi diceva che l’amavo e che nulla di ciò che esisteva contava più di quell’amore, nemmeno il mio sogno. Quel giorno rinunciai al mio sogno, non per fare ciò che era giusto, non in nome di un ideale, ma in nome dell’amore. Sicuramente quello non fu un agire da paladino, ma posso dire con altrettanta sicurezza che fu un agire da uomo.
Lasciata cadere la boccetta estrassi entrambe le mie spade ed urlando mi avventai sulle ultime tre formiche rimaste. La prima riuscii a farla fuori grazie ad un colpo di fortuna, colpendola alle spalle con le spade ed attirando così l’attenzione delle altre. Quelle bestiacce possedevano davvero una forza disumana ma concentrandomi su un solo avversario alla volta riuscì in breve ad avere ragione della prime due. Appagato per la mia prestazione non mi accorsi dell’ultima formica che stava per attaccarmi alle spalle. Fu Selenia a salvarmi. Prima di svenire lanciò il suo coltello contro la creatura dandomi il tempo di reagire e sconfiggerla. Conclusa la battaglia lasciai cadere le armi e corsi verso Selenia per soccorrerla. La minimea era piena di ferite ma per fortuna non presentava lesioni gravi, con un po’ di riposo si sarebbe sicuramente ripresa. Contento di sapere che Selenia era fuori pericolo, la strinsi forte a me, lasciandomi sfuggire una lacrima. Lei si risvegliò ancora debole.
“Claudium… ce l’abbiamo fatta?”
“Sì, le abbiamo fatte fuori tutte quelle bestiacce”.
“No… intendo… la resina… l’hai presa?”
“Purtroppo no, ma ora è meglio che ti riposi, alla resina penseremo in seguito. Ma lo sai che mi hai fatto prendere un bello spavento, cocciuta di una minimea?” le dissi sorridendo.
“Te l’ho detto tigre, non mi conosci. Ci vogliono più di quattro insettucoli per sconfiggermi” disse ridendo.
“Già, Selenia: l’insuperabile guerriera minimea”.
“Claudium…”
“Dimmi principessa”.
“Perché sei tornato a salvarmi? La mia vita era ben sacrificabile di fronte al tuo sogno ed al tuo ideale”.
“Non parlate nemmeno per scherzo! Nessuna vita è sacrificabile, tantomeno di fronte al sogno di un povero figlio di contadini. E poi…”
“E poi cosa?”
“Io… ti amo, Selenia. Ti ho amato dal primo momento che ti ho visto e da allora non ho più potuto smettere di pensare a te”.
“Claudium…”
“Lo so, non sono il tipo adatto a te…
“Claudium…”
“Sono noioso, non molto bello, e quando non si tratta di combattimento o di magia, io…”
“CLAUDIUM!”
“Cosa c’è?”
“Chiudete gli occhi, cavaliere: stiamo per sposarci”.
Non appena chiusi gli occhi lei fece altrettanto e, dopo aver avvicinato le nostre labbra l’una all’altro, ci baciammo; un lungo ed intenso bacio che durò pochi attimi, ma che per noi sembrò durare ore, giorni, mesi, anni, secoli. Provai una sensazione che non avevo mai provato prima, sentii che io ero in lei e lei in me, uniti come un’unica cosa ma allo stesso tempo separati. Mi chiesi se quello che stavo vivendo fosse un sogno o la realtà, ma ora non aveva importanza, perché finalmente avevo conquistato la sua mano ed il suo cuore